Quarto
post sui picchiaduro Capcom inclusi nella collection Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics, già disponibile in digitale per PS4, Switch e PC, e in arrivo il 22 di questo mese anche in fisico per la console Sony e quella Nintendo. Dopo X-Men: Children of the Atom (1994), Marvel Super Heroes (1995) e X-Men vs. Street Fighter (1996), è arrivato il momento del forse meno noto Marvel Super Heroes vs. Street Fighter (1997) [...]Scrivi "meno noto" perché pur essendo a tutti gli effetti il secondo capitolo ante litteram di
Marvel vs. Capcom,
Marvel Super Heroes vs. Street Fighter si ritrovò incastrato tra la personalità e le innovazioni del capitolo immediatamente precedente,
X-Men vs. Street Fighter (1996), e l'inizio della serie Marvel vs. Capcom vera e propria, nel 1998, con
Marvel vs. Capcom: Clash of Super Heroes.
Impacchettato da nuovi e ancora una volta splendidi saggi di bravura dell'artista Bengus come X-Men vs. Street Fighter, Marvel Super Heroes vs. Street Fighter rimpiazzava in pratica tutti i mutanti del gioco precedente, eccetto Wolverine e Ciclocchio, con dei personaggi ripescati da Marvel Super Heroes (1995), vale a dire Spider-Man, Hulk, Capitan America, Cuore Nero e Shuma-Gorath - che qualcuno in Capcom doveva continuare ad amare, evidentemente - più Omega Red, che veniva da X-Men: Children of the Atom.
Sul fronte Street Fighter, invece, la formazione era quella di X-Men vs. Street Fighter, solo con Dan e Sakura al posto di Cammy e Charlie.
Questo voleva dire evidentemente, al di là di una fortissima sensazione di déjà vu, che la coppia di personaggi preferita un po' di tutti di XMvSF, Rogue e Gambit, era assente.
(Quantomeno come personaggi giocabili: eccoli lì sullo sfondo di un livello, magrissima consolazione).
Questo capitolo della serie, come il successivo, non ha peraltro personaggi femminili selezionabili sul fronte Marvel. Il problema non era quindi solo Rogue.
La struttura di gioco continuava ad avere come propria spina dorsale gli scontri due contro due. L'aggiunta principale era rappresentata dal sistema "Variable Assist", grazie al quale era ora possibile non solo scambiare al volo i propri lottatori, ma anche coinvolgere quello "in panchina" per un super-attacco combinato. Nella foto qui sopra, Wolverine e Spider-Man hanno appena finito di gonfiare come una zampogna giapponese il povero Ryu.
Grazie al palette swap, c'era pure l'Hulk Grigio. Lo stesso discorso vale per una serie di personaggi segreti, ottenuti cambiando i colori a quelli base: U.S. Agent, Armored Spider-Man, Mefisto (Cuore Nero in rosso), Mech Zangief, Dark Sakura e Shadow (Charlie).
Tra i personaggi extra, ma solo nella versione giapponese, figurava pure una specie di Jerry Lewis nipponico, Norimaro, ispirato al comico Noritake Kinashi.
L'altra novità di
Marvel Super Heroes vs. Street Fighter è che qui il team si è preso la briga di creare un boss finale vero e proprio. Dopo un nuovo e altrettanto tedioso scontro con il mid-boss Apocalisse, destinato a sciogliersi come una medusa al sole una volta sconfitto, entrava in scena Cyber Akuma (in Giappone Mech Gouki), che vedete qui sopra sulla destra.
Una versione cyborg di Akuma con zoccoli geta a reazione e ali alla Mazinga Z, sicuramente più interessante dello scontro tra i propri due lottatori a cui costringeva la fine di XMvSF.
Le sequenze finali si limitavano a una/due schermate statiche disegnate da Bengus, ma presentavano comunque alcuni spunti interessanti. Hulk e Blanka (quest'ultimo ancora colpevolmente assente nel gioco) scoprivano di avere altro in comune, a parte il verde, forse.
Il finale di Omega Red mostrava invece un Ken disperato per la sorte del povero Ryu, aggiso male dal mutante sovietico. E quando Ken Masters gli chiede "How many lives have you ended?", Omega Red risponde "Do you count the number of breaths you've taken?".
Esatto, è una JoJo reference:
Nel primo arco narrativo de Le bizzarre avventure di JoJo, Dio Brando risponde a una domanda simile di Will A. Zeppeli sulle vite strappate chiedendogli a sua volta se ricorda quanto pane ha mangiato nella sua vita.
La versione in inglese della frase ("Do you remember how many breads have you eaten in your life?") è diventata un meme dell'Internet almeno una quindicina abbondante di anni fa.
Uscito nelle sale giapponesi nel luglio del 1997, Marvel Super Heroes vs. Street Fighter arriva su Sega Saturn - solo nella versione giapponese, per la faccenda dell'espansione di memoria da 4MB non uscita nei mercati occidentali di cui si è detto la volta scorsa - nell'ottobre del 1998. Ancora una volta, la versione Saturn è una conversione arcade perfect.
E ancora una volta quella PlayStation (sbarcata sulla console Sony solo nel 1999) è al contrario una mezza truffa. Come già successo per
X-Men vs. Street Fighter, mancavano gli scontri tag team, soppiantati da una banale modalità 1 contro 1 al meglio di tre round.
L'unico modo per ottenere un 2 contro 2 era il "Crossover mode", in cui si controllava come secondo personaggio il clone di quello dell'avversario (se, ad esempio, sceglievi Hulk e il tuo avversario era Ryu, il tuo secondo personaggio era Ryu e quello dell'avversario Hulk).
Perfino le copertine del porting su PlayStation erano orribili, nelle versioni USA e PAL, perché soppiantavano la cover di Bengus con il solo logo del gioco. Pura follia.
Prossima tappa: salutiamo il Saturn e approdiamo su Dreamcast con Marvel vs. Capcom (1998), di nome e di fatto, finalmente.
(Se intanto volete prenotare la versione fisica per PS4 di Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics, in uscita il 22 novembre, ecco un link con referral)
Ciao Doc, una cosa non mi è chiara di questa collection. Leggo in questo post e nei precedenti, che le versioni Playstation sono inferiori, cosa di cui non ero a conoscenza quando li giocai a suo tempo. Ma in questa collection le versioni raccolte sono le originali arcade, giusto?
RispondiEliminaSì, sono ovviamente le versioni arcade di tutti i giochi inclusi. Si può anche scegliere se giocare ciascun titolo in versione occidentale o giapponese.
Elimina