Terzo post sui picchiaduro Capcom inclusi nella collection dal titolo chilometrico
Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics. Dopo
X-Men: Children of the Atom (1994) e
Marvel Super Heroes (1995), scivoliamo fino al 1996 di
X-Men vs. Street Fighter. Anzi, del MERAVIGLIOSO
X-Men vs. Street Fighter [...]
C'è questo equivoco tanto diffuso quanto ostinato per cui in tanti credono che la serie
Marvel vs. Capcom sia nata con il primo
Marvel vs. Capcom, nel 1998. Comprensibile, ma sbagliato. Dopo le prove generali rappresentate dai summenzionati
X-Men: Children of the Atom (1994) e
Marvel Super Heroes (1995), in cui si era limitata a inserire dei singoli personaggi propri come cameo, Capcom decide infatti di lanciare i suoi eroi in uno scontro frontale con quelli Marvel già nel 1996.
Uscito in sala sempre su scheda CP System II (o CPS-2 che dir si voglia) di Capcom agli sgoccioli dell'estate di quel '96, X-Men vs. Street Fighter era però diverso dai suoi due predecessori non solo perché il suo roster era pieno per metà di personaggi di Street Fighter, anziché Marvel. Perché cambiavano in modo sostanziale tanto la struttura del gioco, quanto la sua confezione.
X-Men vs. Street Fighter è infatti il primo capitolo della serie Vs. a vedere il coinvolgimento di Bengus, artista classe 1970 che ha lavorato per Capcom dal 1992 al 2006, prima di diventare freelance (ha avuto modo comunque di collaborare con Capcom anche in seguito). Bengus plasma i lottatori di
Street Fighter e i mutanti Marvel che gli vengono affidati con il suo stile inimitabile, capace di rendere questi personaggi tanto sexy quanto teneri, badass e adorabili allo stesso tempo.
Gli art di Bengus coprono poster promozionali, schermate d'intermezzo del gioco e tanto altro, conferendo al titolo un look particolarissimo, in seguito ripreso per altri titoli della serie, a cominciare da Marvel Super Heroes vs. Street Fighter (1997). Il risultato è che dopo aver attinto per i primi due capitoli da pagine e copertine di Jim Lee, fratelli Kubert, Mark Bagley, etc, la serie poteva vantare ora un suo stile personale, riconoscibilissimo, dannatamente efficace.
Mettere assieme Ryu e compagni con i mutanti di Xavier non era peraltro un'operazione semplicissima, visto che i primi non avevano sulla carta i superpoteri dei secondi. Per ovviare,
X-Men vs. Street Fighter pompa al massimo gli attacchi tradizionali dei suoi "lottatori da strada", gonfiando dimensioni ed effetti di hadouken e simili.
La squadra di X-Men poteva contare su vari ripescaggi da X-Men: Children of the Atom (Wolverine, Ciclocchio, Tempesta, Fenomeno) e tre new entry, Sabretooth e soprattutto la coppia formata da Gambit e Rogue.
Il team Street Fighter annoverava invece Ryu, Ken, Cammy, Charlie, Bison, Chun-Li, Dhalsim, Zangief e Akuma, riciclando tutto il riciclabile da Street Fighter Alpha 2 (alias Street Fighter Zero 2).
Quanto alla struttura di gioco, la novità principale era rappresentata dal fatto che gli scontri erano 2 contro 2. Scelti i suoi due personaggi, chi giocava poteva alternarli sul campo fino a sconfiggere i due esponenti del team avversario, stage dopo stage.
Questo, unito agli ormai classici Super Jump, alle combo aeree e alle devastanti mosse scatenabili dopo aver riempito la barra Hyper Combo, permetteva di dar vita a dei match super-spettacolari,
come sempre impreziositi dalla qualità incredibile di sprite e animazioni. Ancora oggi, ventotto anni dopo, ci sono pochi picchiaduro 2D belli da vedere come questo. Un altro paio di foto e riprendiamo subito il discorso:
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Wolverine contro Sabretooth, finalmente. |
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Il super attacco di Chun-Li, il Kikosho: e Akira muto. |
Il boss del gioco era un gigantesco, e fin troppo malleabile, Apocalisse, sconfitto il quale... toccava far combattere fra loro i propri due eroi, guidando quello con cui si era assestato l'ultimo colpo al boss.
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L'unica versione Saturn esistente, quella giapponese. Il box includeva il cartuccione della vittoria da 4MB, grazie al quale la magia era possibile. |
X-Men vs. Street Fighter sbarca su Sega Saturn circa un anno dopo rispetto all'uscita nelle sale, nel novembre del 1997. Se le due conversioni per Saturn di X-Men CotA e MSH erano state già eccellenti, qui si era in presenza di un porting arcade perfect, grazie all'espansione di memoria da 4MB allegata al gioco.
Il problema fu che Sega decise di rinunciare alla commercializzazione della cartucca da 4MB di RAM nel mercato occidentale, e il gioco non poteva farne a meno. Risultato: non è mai uscita una versione USA o PAL di X-Men vs. Street Fighter per Sega Saturn.
La versione PlayStation, invece, è uscita nel 1998 in tutto il mondo, ma avrebbe anche potuto risparmiarsi la fatica. Per farlo girare con le grosse limitazioni della console Sony in termini di RAM e gestione degli sprite, il gioco venne orrendamente mutilato, non solo sul fronte animazioni, ma anche su quello del gameplay, eliminando gli scontri 2 contro 2, cioè la sua caratteristica principale. Fischi dagli spalti.
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Sempre dai contenuti extra della Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics. |
Dicevamo prima dello scontro fraticida che attendeva la coppia di eroi scelti dopo la zuffa con Apocalisse. Uno scontro da colpo al cuore quando si guidavano - e voialtri fan dei fumetti Marvel lo facevate una volta sì e l'altra pure - gli shippatissimi Rogue e Gambit. Ma quello che sembrava un finale triste per Rogue, e che vediamo in uno dei bozzetti preparatori qui sopra, in realtà non lo era.
In questo reel per Instagram realizzato qualche tempo fa, notavi che mettendo nel giusto ordine i finali di Rogue e Gambit, infatti...
Prossima tappa: il seguito diretto, Marvel vs. Street Fighter (1997).
(Se intanto volete prenotare la versione fisica per PS4 di Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics, in uscita il 22 novembre, ecco un link con referral)
Sono molto affezionato a questo gioco, legato alla giovinezza in sala giochi, dove sono riuscito a finirlo, se non erro con un solo gettone, grazie alla mitica coppia Ryu-Ken. Non ho passato moltissimo tempo nelle sale giochi, per me finire un gioco in sala era una rarità.
RispondiEliminaAnni dopo ho trovato per caso (letteralmente. Sulla spiaggia da un tizio che ci aveva messo la copertina Marvel Super Heroes!) la versione Playstation, e mi ci sono divertito sebbene la mancanza dello switch tra i personaggi (disponibile solo tramite cheat in modalità 2 giocatori utilizzando la stessa coppia di personaggi se non erro) si facesse sentire.
lanciare palle di fuoco in aria con Ryu sogno proibito dai bootleg di SF2. Peccato per il boss finale che per me segna una china di mostruosità una peggio dell'altra
RispondiEliminaNon che con i primi due si scherzasse, eh.
RispondiEliminaMa da qui...si inizia a fare sul serio.
Mosse combinate pazzesche, roster da urlo e un boss che nello scontro finale diventa a dir poco gigantesco, da abbattere a suon di super.
Mi piace un sacco, lo stile di Bengus.
Tu pensa che mi ero pure comprato l'albo illustrato della Capcom con le varie locandine e copertine dei giochi, e con dentro un sacco di sue illustrazioni.
Certe volte ho l'impressione che l'inizio della fine per le sale giochi avvenne proprio in quel periodo li'.
Ormai gli originali e le conversioni casalinghe erano di fatto indistinguibili.