Marvel contro Capcom - Parte 2: Marvel Super Heroes
Proseguiamo la serie di post sui picchiaduro inclusi nella collection Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics, e dopo X-Men: Children of the Atom (1994) è la volta di Marvel Super Heroes (1995). Alcuni dei mutanti del primo gioco tornano in scena al fianco di eroi e villain Marvel, e tutti insieme scoprono l'amore per la bigiotteria [...]
In memory of Jack "King" Kirby, si legge nei titoli di coda di Marvel Super Heroes, perché il Re, l'uomo che ha di fatto co-creato il Marvel Universe per come lo conosciamo, se n'è andato poco più di un anno prima, nel febbraio del 1994.
Marvel Super Heroes arriva nelle sale giochi di tutto il mondo nell'autunno del 1995, ed è evidente come Capcom cerchi di spingerlo come un seguito a tutti gli effetti di X-Men: Children of the Atom.
Nel materiale promozionale qui sopra - pescato, come tutte le altre foto di questo post, tranne quella delle confezioni del gioco in versione domestica, dagli extra della Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics - si sottolinea che Children of the Atom sta arrivando in versione casalinga e che questo Marvel Super Heroes è frutto dello stesso team di sviluppo e ne riprende alcuni personaggi (Wolverine, Psylocke e i due boss, ora giocabili, Magneto e Fenomeno).
La principale aggiunta alla struttura di gioco, sempre improntata sulla barra delle Special e su combattimenti che sfruttano molto in verticale le varie arene grazie ai Super Jump, è rappresentata dalle Gemme dell'Infinito.
I due boss del gioco, utilizzabili grazie a un cheat code, sono Thanos (ovviamente) e un regale Dottor Destino. Il terzo personaggio sbloccabile, sempre per la faccenda della quota Capcom come Akuma nel gioco degli X-Men, è Anita di Darkstalkers.
Rigiocando oggi, ventinove anni dopo, la versione arcade di Marvel Super Heroes, sono due le cose che ancora colpiscono. La prima è la spettacolarità di alcune delle mosse speciali attivabili riempiendo la barra delle Infinity Combo: la devastante Proton Cannon di Iron Man, immortalata nella foto qui sopra, è passata alla storia dei giochi arcade, ma possiamo dire lo stesso della Gamma Crush di Hulk.
L'altro elemento che balza agli occhi è la suprema beltà non solo degli sprite dei personaggi, enormi, ma degli sfondi. I livelli in cui combattono, che spaziano da una NYC postapocalittica allagata al palazzo del Daily Bugle, sono davvero splendidi.
Marvel Super Heroes spopola in sala e arriva sulle piattaforme domestiche due anni dopo, alla spicciolata, a partire dall'agosto del 1997 (versione Sega Saturn giapponese). Questa volta i possessori di PlayStation non devono aspettare un paio di ere geologiche come nel caso di X-Men: Children of the Atom, ma solo un paio di mesi.
La conversione per Saturn, e in particolare la sua versione nipponica, è un altro capolavoro, molto, molto prossimo al gioco da sala. Su PlayStation abbondano invece i tagli alle animazioni e i rallentamenti. Sul 2D, il Sega Saturn restava avanti anni luce, e la cosa sarebbe diventata ancora più evidente con i capitoli successivi che supportavano l'impiego dell'espansione di memoria da 4 MB (MSH era compatibile con la cartuccia da 1MB).
Vorresti chiudere con uno dei finali del gioco, quello di Spider-Man, in cui Peter scopre che sta per diventare papà. La figlia prima e il matrimonio poi sarebbero stati cancellati dalla continuity per "ringiovanire il personaggio", e per riannodare quei fili abbiamo dovuto aspettare praticamente l'attuale versione Ultimate di Peter. Mannaggia al secchio.
Nel materiale promozionale qui sopra - pescato, come tutte le altre foto di questo post, tranne quella delle confezioni del gioco in versione domestica, dagli extra della Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics - si sottolinea che Children of the Atom sta arrivando in versione casalinga e che questo Marvel Super Heroes è frutto dello stesso team di sviluppo e ne riprende alcuni personaggi (Wolverine, Psylocke e i due boss, ora giocabili, Magneto e Fenomeno).
La principale aggiunta alla struttura di gioco, sempre improntata sulla barra delle Special e su combattimenti che sfruttano molto in verticale le varie arene grazie ai Super Jump, è rappresentata dalle Gemme dell'Infinito.
Traendo ispirazione dalla saga Il guanto dell'infinito, di Jim Starlin, George Pérez e Ron Lim, il team Capcom aggiunge a queste scazzottate tra personaggi Marvel le gemme che anche ogni buon fan dell'MCU conosce bene: tempo, potere, realtà, spazio, mente e anima.
Le gemme vengono rubate ai nemici affrontati o si ottengono colpendo per primi l'avversario, sono attivabili in qualsiasi momento e ciascuna offre un potenziamento diverso: quella del tempo rende più veloci, quella del potere permette di infliggere più danni, e così via.
Alcune gemme generano degli effetti speciali con determinati personaggi: ad esempio, Spider-Man si sdoppia quando usa quella del potere, mentre Psylocke, con la stessa pietra, genera quattro cloni ombra.
Laddove Children of the Atom pescava il suo materiale grafico in un lago più uniforme, quello dello stile Lee/Kubert, le fonti di Marvel Super Heroes sono più eterogenee, e dentro c'è un po' di tutto della Marvel di quel periodo, da Lee allo Spider-Man di Mark Bagley, passando per l'Hulk di Gary Frank.
Laddove Children of the Atom pescava il suo materiale grafico in un lago più uniforme, quello dello stile Lee/Kubert, le fonti di Marvel Super Heroes sono più eterogenee, e dentro c'è un po' di tutto della Marvel di quel periodo, da Lee allo Spider-Man di Mark Bagley, passando per l'Hulk di Gary Frank.
E sì, le schermate di fine match sono tutte estremamente aggressive come le quattro qui sopra.
Quanto al roster di personaggi, ai citati quattro mutanti si affiancano Hulk, Spidey, Iron Man, Capitan America e due scelte bizzarre, il Grande Antico piovrone noto come Shuma-Gorath, nemesi del Dottor Strange, e Cuore Nero (Blackheart) dai fumetti di Ghost Rider. Letteralmente un figlio del demonio, visto che suo padre è Mefisto.
Quanto al roster di personaggi, ai citati quattro mutanti si affiancano Hulk, Spidey, Iron Man, Capitan America e due scelte bizzarre, il Grande Antico piovrone noto come Shuma-Gorath, nemesi del Dottor Strange, e Cuore Nero (Blackheart) dai fumetti di Ghost Rider. Letteralmente un figlio del demonio, visto che suo padre è Mefisto.
(Ah, Cuori di Tenebra, con Wolverine, Ghost Rider e Punitore, scritta da Howard Mackie e disegnata da John Romita Jr. con chine di Klaus Janson. Quanti ricordi)
L'altro elemento che balza agli occhi è la suprema beltà non solo degli sprite dei personaggi, enormi, ma degli sfondi. I livelli in cui combattono, che spaziano da una NYC postapocalittica allagata al palazzo del Daily Bugle, sono davvero splendidi.
Marvel Super Heroes spopola in sala e arriva sulle piattaforme domestiche due anni dopo, alla spicciolata, a partire dall'agosto del 1997 (versione Sega Saturn giapponese). Questa volta i possessori di PlayStation non devono aspettare un paio di ere geologiche come nel caso di X-Men: Children of the Atom, ma solo un paio di mesi.
La conversione per Saturn, e in particolare la sua versione nipponica, è un altro capolavoro, molto, molto prossimo al gioco da sala. Su PlayStation abbondano invece i tagli alle animazioni e i rallentamenti. Sul 2D, il Sega Saturn restava avanti anni luce, e la cosa sarebbe diventata ancora più evidente con i capitoli successivi che supportavano l'impiego dell'espansione di memoria da 4 MB (MSH era compatibile con la cartuccia da 1MB).
Per i giocatori europei e americani, in compenso, Marvel Super Heroes uscì con un nuovo, spaventoso art di copertina realizzato da Joe Madureira, che realizzò anche un poster promozionale per il gioco. E qui avresti un lungo e rocambolesco aneddoto sulla versione PlayStation PAL di Marvel Super Heroes, ma non sei sicuro si possa scrivere.
Magari ne parliamo a voce qualche volta, in qualche live.
Vorresti chiudere con uno dei finali del gioco, quello di Spider-Man, in cui Peter scopre che sta per diventare papà. La figlia prima e il matrimonio poi sarebbero stati cancellati dalla continuity per "ringiovanire il personaggio", e per riannodare quei fili abbiamo dovuto aspettare praticamente l'attuale versione Ultimate di Peter. Mannaggia al secchio.
Prossima tappa: la prima zuffa vera e propria tra eroi Marvel e Capcom, nel 1996, con X-Men vs. Street Fighter (1996).
(Se intanto volete prenotare la versione fisica per PS4 di Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics, in uscita il 22 novembre, ecco un link con referral)
Bello era bello, ma io ancora oggi continuo a preferirgli children of the atom, per personaggi e attitude.
RispondiEliminaCi sta. Di sicuro XMCoTA era più omogeneo dal punto di vista tematico, sembrava meno un fritto (multidimensionale) misto.
EliminaMe lo ricordo il finale con Peter e MJ sposati... considerato che questi videogiochi erano rivolti ai giovanissimi (in quegli anni i beat'em up li giocavano gli adolescenti in sala e non erano ancora materiale da vecchi) mi sa che Quesada e compagnia, quando hanno deciso di eliminare il matrimonio per riportare Spidey nella prospettiva dei giovanissimi, non hanno considerato che perlomeno in questo prodotto rivolto a loro il matrimonio faceva tranquillamente parte della narrazione del personaggio, senza turbamenti e come la cosa più naturale di questo mondo.
EliminaAltro giocone.
RispondiEliminaL'ho adorato solo per il fatto di vedere Spidey in versione Capcom.
Bei giochi, davvero!
RispondiEliminaDi Children of the Atom ho dei ricordi in sala giochi, mentre MSH lo presi per PS1 e fu grazie a quel gioco se poi anni e anni dopo non fui colto impreparato da tutta la storyline delle gemme dell'infinito nell'MCU (io che leggevo solo testate mutanti, infatti, avevo avuto poco o nulla a che fare con Thanos e ciò che gli girava intorno).