Mazinga dopo i Thunderbirds: l'influenza delle serie in Supermarionation sui robot nagaiani
Conosciamo tutti la storia. Go Nagai resta impantanato nel traffico e la frustrazione del momento partorisce l'immagine di un'auto a cui spuntano delle lunghe gambe per fuggire dall'ingorgo. È la scintilla da cui nella testa del giovane mangaka nascerà Mazinga Z, il primo di una nuova stirpe di anime robotici. Ma nella genesi dei robot di Go Nagai c'è tanto altro, come idee nate lavorando sul manga di Devilman (il Rocket Punch). O anche, pure se non se ne parla mai abbastanza, tantissima periferia industriale inglese: quella in cui, pochi anni prima, era esploso il mondo delle marionette di Gerry e Sylvia Anderson [...]
L'altra sera guardavi su Netflix un documentario intitolato Filmed in Supermarionation - contrazione di "Super Marionette Animation" - che nonostante i sottotitoli mai passati per un controllo ortografico racconta l'epopea delle marionette elettromeccaniche di Gerry e Sylvia Anderson, utilizzate per una serie di popolari show per bambini realizzati nel Regno Unito per tutti gli anni Sessanta.
Prima che gli Anderson abbandonassero le marionette (che Gerry non aveva mai amato) e passassero alle serie live action come UFO e Spazio 1999. (Della storia di queste ultime hai parlato tempo addietro, qui e qui.)
Le produzioni in Supermarionation, soprattutto a cominciare da Supercar (1961) e fino a Captain Scarlet and the Mysterons (1967), passando per Fireball XL5, Stingray e i celebri Thunderbirds, hanno influenzato enormemente anche una generazione di giovani - e a loro volta influentissimi - autori giapponesi.
Realizzate guardando al mercato americano, a cui puntava il praticissimo produttore Lew Grade, queste serie ebbero grandissima popolarità in molti altri paesi. E se in Italia arrivarono solo una manciata di episodi di Thunderbirds e Stingray sulla RAI, e solo nel '74, e il film per il grande schermo Thunderbirds Are Go, ribattezzato Thunderbirds: i cavalieri dello spazio, ben altra sorte toccò alle marionette degli Anderson in Giappone.
A Tokyo e dintorni le serie vengono trasmesse a pochi mesi di distanza dalla premiere britannica. E lì il lavoro incredibile compiuto sulle miniature dal team britannico trova terreno fertile in un paese che ama da anni i kaiju che fanno a pezzi i diorama di una metropoli e fanno esplodere finti serbatoi di benzina.
I veicoli nati dalla fantasia di Derek Meddings e Reg Hill spopolano tra i modellisti giapponesi, e case editrici come Shogakukan ne pubblicano manga e libri illustrati per bambini. Il passo verso la contaminazione delle serie autoctone nate nell'arcipelago è brevissimo.
Basta dare un'occhiata oggi alle sequenze di lancio delle miniature adoperate in queste serie, alla struttura delle basi dei loro eroi, alle caratteristiche di squadre come i Thunderbirds per trovarci tanto di quello che di lì a poco diventerà lo standard dei superteam giapponesi, tanto nell'animazione quanto in live action: dai Gatchaman (1972) alle serie Super Sentai e tokusatsu, a cominciare da Ultra Seven (1967).
Nelle serie in Supermarionation ci sono le squadre con veicoli diversi, ciascuno con un suo numero e un codice colore (Thunderbirds), come quelli dei Gatchaman e in seguito di quasi tutte le squadre a cinque. Un altro tassello da aggiungere alla loro genesi, parallelamente alle origini della figura del bassista carismatico. Se amate i leoni colorati di Golion/Voltron, ora sapete da dove arrivano.
Negli show degli Anderson ci sono i razzi che decollano sul ciglio di una scarpata, lasciando precipitare in un burrone il carrello che li ha portati fin lì (Fireball XL5), come succederà alla moto di Hiroshi Shiba tutta una serie infinita di volte in Jeeg.
In Stingray ci sono le postazioni dei piloti che vengono calate all'interno dei loro mezzi e le rampe di uscita dalla base segreta nascoste sott'acqua, al termine di un tunnel sotterraneo.
Basi che sempre in Stingray scompaiono nel sottosuolo o si inabissano, come accadrà alla Fortezza delle scienze de Il Grande Mazinga e anni dopo agli edifici della Neo-Tokyo 3 di un altro grande impallinato delle cose degli Anderson come Hideaki Anno.
Per darvi un'idea: Anno ha curato nell'85 la pubblicazione di una compilation di episodi dei Thunderbirds e ne ha supervisionato mesi fa la versione rimasterizzata. Per il suo Neon Genesis Evangelion, i Thunderbirds e le altre serie Supermarionation sono state influenti quanto quella storia di Mechagodzilla.
E ancora: Koji Kabuto parte all'avventura con il suo Mazinga Z, nel '72, uscendo da una piscina a forma di ferro di cavallo, esattamente come il missile ipersonico Thunderbird 1:
Ed è tutto così. Guardi l'evoluzione subita in quegli anni dalle marionette della AP Films (poi Century 21 Productions) degli Anderson, sempre meno caricaturali e sempre più realistiche - e inquietanti, certo - e ci rivedi un mondo di avventure degli eroi nagaiani e di tutti i robot giganti venuti dopo, in scia.
E non solo. I Thunderbirds hanno spinto Shigeru Miyamoto a ideare anni dopo la serie Star Fox per Nintendo, e hanno generato una trasposizione anime intitolata Thunderbirds 2086. Sono ancora oggi molto presenti nell'immaginario di un'intera generazione di ex ragazzini giapponesi (basta guardare, come sempre, ai vari pachinko e pachislot a tema...). Il punto d'origine di tanto di quello che è venuto dopo.
Perché nella scia di cui sopra, prima degli anime, si erano messe serie tokusatsu come Mighty Jack, del mago degli effetti speciali Eiji Tsuburaya e della sua Tsuburaya Productions. La chiusura del cerchio è arrivata poco dopo, con una serie concepita da Go Nagai e realizzata però proprio con le marionette: X-Bomber.
Era già il 1980, l'epopea della Supermarionation era già terminata nella natia Inghilterra, e sulla TV giapponese arrivava questa serie in "Supermariorama", un incrocio tra i robot di Nagai e Star Wars, che due anni più tardi, con il titolo di Star Fleet, diventerà molto popolare proprio nel Regno Unito,
tanto che, per i casi della vita, il suo buffo robot con un mulino a vento in faccia finirà sulla copertina del primo album da solista di Brian May dei Queen, Star Fleet Project. Con, tra gli altri, Eddie Van Halen alla chitarra.
Non che potessero reggere il confronto, Brian e i suoi amici, con i fratelli Balestra ("Se tu sei in pericolo e lo spazio è minacciato tu non sei spacciato c’è X-Bomber..."), chiaro. Con tutto il rispetto.
Fratelli Balestra Rules!!!
RispondiEliminaBellissimo articolo Doc.
Nonostante adorassi X-Bomber, non mi sono mai piaciute molto le serie di Thunderbirds e simili, anche se Thunderbirds 2086 mi piaceva una cifra.
Io ho sempre trovato queste serie di marionette... strane. Strane, ma intriganti. I modellini utilizzati erano e restano stupendi, però.
Elimina...ben ritrovati questi post, tra i miei preferiti nell'Antro e ben trovato, Doc..
RispondiEliminanon avevo mai fatto caso a questo stretto legame tra le produzioni in Supermarionation e la (nostra) storia robotica nipponica...sarà perchè, troppo piccolo nel 1974 (un anno), ho visto "Stingray" e "John Superboy" alcuni anni dopo e, con tutto quello che era arrivato dal Giappone e non solo, mi sembravano vecchissimi... o forse perchè, a diffenrenza di X Bomber e tutto il resto, avevano una sigla italiana che era puro delirio.... quei "vola, vola, vola John Superboy" e i nonsense "pee ka boo pee ka booo, curuccuccuruccù" mi provocavano perplessità e risate....
Joe 90, la serie di cui parlava il testo di "Jo Superboy", partiva peraltro da uno spunto inquietantissimo. Ma lì il Supermarionation era agli sgoccioli. La serie successiva, The Secret Service, fu l'ultima del filone... e includeva già molte sequenze girate con attori in carne e ossa, per i campi lunghi, le camminate etc. Il risultato era perciò ancora più straniante.
EliminaRicordo che da piccolo beccai Jo 90 per le reti meno conosciute della penisola... con quella inquietantissima macchina friggi cervelli così anni 60 che metteva una certa ansia quando usata sul ragazzino per infilargli nozioni in testa.
RispondiEliminaRoba strana, come scrivi qui sopra. :D
Cheers
se non sbaglio. l'ultima serie "supermarionation" fu "Terrahawks" con delle marionette a dir poco inquietanti (capabomba ma "realistiche")
RispondiEliminaQuella è arrivata molto dopo e non era in Supermarionation, ma animata con dei pupazzi in lattice. Come scritto poco sopra, in risposta a un altro commento, il filone Supermarionation si era chiuso nel '69 con The Secret Service.
Eliminavero, errore mio
EliminaUrge una re-visione di Team America: World Police
RispondiElimina..e niente, il mio cervello continua a farmi leggere Super Mario Nation. Proporrei di cambiare il nome del Giappone in Super Mario Nation.
RispondiEliminaMega interessante e totalmente inaspettato. Anche oggi l'Antro mi ha imparato le cose
RispondiEliminaOra capisco tante cose.
RispondiEliminaMi ricordo che li omaggiava anche Kya Asamiya in Assembler OX (il seguito di Compiler), dove scopriamo che il padre e i fratelli della riccastra e viziata Megumi sono...i Thunderbirds appunto.
La serie animata 2086 piaceva molto pure a me.
Di sicuro piu' di quella originale coi pupazzetti.
Realizzati magnificamente (soprattutto i mezzi), ma io li trovavo odiosi.
Non mi piacevano le marionette ma da oggi le rivaluto per questa commistione
RispondiEliminaUrca! Avevo sempre invertito (e mai approfondito) l'ordine delle cose. Grazie dell'articolo Doc.
RispondiEliminaNon ha a che fare con le marionette, ma anche lo "scivolo" dove entra Actarus in Goldrake prima di trasformarsi è preso da Anderson (l'entrata dei piloti degli intercettatori su Base Luna).
RispondiEliminaChe belli questi tuoi post di approfondimento, mi mancavano.
RispondiEliminaDa bambino non ero appassionato di "cartoni con le marionette", ma potendo oggi apprezzare la qualità dei modelli li mette sotto una luce decisamente diversa
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