Devilman, la storia del manga capolavoro di Go Nagai, figlio della TV (e di Batman)
Come uno dei manga più belli e influenti di tutti i tempi, il Devilman di Go Nagai, è stato plasmato da una serie di scelte legate alla sua versione televisiva, e non viceversa. Storia di un super-eroe per il piccolo schermo diventato su carta una violentissima metafora della guerra [...]
Fino a un po' di anni fa, pensavi anche tu, come tanti, che l'anime di Devilman fosse solo una trasposizione edulcorata dell'omonimo manga di Go Nagai. Che, iniziata la serializzazione del fumetto, ne avessero fatto immediatamente dopo una versione animata all'acqua di rose, ammorbidendone i contenuti più violenti e controversi.
E invece quello che è avvenuto è esattamente il contrario.
A confermare il tutto e delinearne meglio i contorni è Gekiman!, un manga autobiografico in tre volumi (pubblicato da noi da J-Pop. Vedi in fondo) con cui Go Nagai, celandosi dietro il nome di Geki Nagai e ritraendosi come un bel ragazzo proprio sullo stile di Akira Fudo, racconta come ha creato Devilman.
Tutte le singole scelte, spesso dettate da richieste esterne precise o frutto di ripensamenti in corso d'opera, che hanno reso Devilman il capolavoro assoluto del fumetto mondiale che è. E sì, a distanza di cinquant'anni, anche uno dei manga dal finale più da cazzotto nello stomaco che si possa immaginare.
La particolarità di Gekiman! è che al racconto di quegli anni si fonde in pratica un remake di Devilman, tutte le parti salienti del quale sono state ridisegnate per l'occasione. Per mostrare quello che ai tempi non fu possibile utilizzare o che lo stesso Nagai decise di mettere da parte.
Un Devilman con la tecnologia del suo mondo aggiornata, un tratto più ricercato e maggiore approfondimento psicologico, ma ancora più crudo e violento. Con cui Geki/Go Nagai spiega, mostra, si mette a nudo. E racconta pure il vero significato di quella scena finale, di quel cerchio luminoso di angeli. L'ovvio risultato, da grande cultore delle avventure di Akira Fudo, è che quella di Gekiman! è una delle letture che ti ha appassionato di più negli ultimi tempi.
Ma allora, com'è nato Devilman? E cosa c'entrano esattamente la TV e i super-eroi americani?
All'inizio degli anni Settanta, Go Nagai e il suo staff sfornavano una media di quattro serie settimanali, per altrettanti magazine. Centinaia di pagine mensili, un lavoro massacrante che lasciava però il giovane Nagai, all'epoca poco più che ventenne, insoddisfatto, oltre che stremato.
Erano tutte serie comiche, e lui voleva dedicarsi a un story-manga, un fumetto dal respiro più ampio, e magari di genere fantascientifico. Come il suo maestro, Shotaro Ishinomori, a cui aveva fatto da assistente qualche anno prima.
In altre parole, non voleva essere più considerato solo come l'autore de La scuola senza pudore (Harenchi Gakuen), che grazie alle polemiche suscitate aveva reso lui un mangaka estremamente popolare e Shonen Jump un magazine di punta.
L'occasione si presenta quando la Toei si interessa a una delle sue prime opere non comiche. Un manga rimasto incompiuto per la chiusura della rivista che lo ospitava (Bokura Magazine della Kodansha) e ispirato alla Divina Commedia illustrata dal Doré: Mao Dante.
Toei vuole dunque un anime simile a Mao Dante, manga nato a sua volta dall'idea di Nagai di realizzare qualcosa con dei mostri giganti, ispirato dai kaiju. Ma quel protagonista, il Ryo Utsugi che diventa Dante il re dei diavoli, per l'emittente TV non va bene: sembra un cattivo, non un eroe.
Il responsabile di Toei chiede a Go Nagai di creare un eroe come quelli dei fumetti americani. "Qualcosa di simile a Superman e Batman".
In Gekiman! non viene fatta menzione della cosa, ma in Giappone, ai tempi, impazza ancora la Bat-Mania, per le repliche della serie TV con Adam West (trasmesse proprio nel '71), oltre che il boom dei tokusatsu nato qualche tempo prima. Non è un caso che anche gli eroi Tatsunoko, a partire da Gatchaman, nascano in quel periodo.
È per questo, se ve lo state chiedendo, che Devilman ha un nome da super-eroe, traslitterato anche in Giappone dall'inglese (デビルマン, "Debiruman"), e soprattutto che indossa nell'anime uno slip: non è censura, è l'ABC degli eroi USA.
Il volto è modellato per ricordare le ali di un pipistrello, e pure qua la fonte d'ispirazione, oltre ai diavoli, è quel certo tizio di Gotham City che passa tanto tempo in una caverna.
Chiariti il concept e i personaggi dell'anime, lo sviluppo delle storie per quest'ultimo viene affidato allo sceneggiatore Masaki Tsuji. Nagai decide nel frattempo di realizzare una versione manga di Devilman, che dovrà essere però il più possibile diversa dall'anime.
In effetti, non è stato l'anime a presentare una versione più light del manga, ma il contrario. La redazione di Shonen Magazine non vuole infatti "una storia di super-eroi", perché non sarebbe in linea con la rivista. Nagai si impegna allora a realizzare per il fumetto una trama drammatica e molto più horror, non una semplice carrellata di diavoli sconfitti capitolo dopo capitolo come avviene nell'anime.
Qualcosa che racconti la sofferenza, "un solido dramma umano come Ashita no Joe".
È il primo ma non l'unico modo in cui il corso dell'anime influenzerà il manga di Devilman, spingendolo in una data direzione o modificandone i contenuti. È Tsuji, ad esempio, a ideare l'inserimento di un demone donna che gli serve per l'anime, Sirene, chiedendo a Nagai di darle un aspetto.
Ah, nota a margine: è grazie a Sirene che nasce il Rocket Punch di Mazinga Z.
In Devilman Nagai mette tutto se stesso, rinunciando ad altre serie popolari che portava avanti in quel periodo e dedicandosi, tra il giugno del '72 e quello del '73, a ritmi di lavoro ancora più massacranti, in cui persino i crolli dovuti alla stanchezza lo aiutano, suggerendogli nuovi incubi e suggestioni mostruose da inserire nella sua opera.
Un'opera con la quale Nagai vuole essenzialmente lanciare un monito nei confronti della guerra. Non sono passati neanche trent'anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, e Nagai immagina che, al presentarsi di determinate condizioni, il Giappone potrebbe tornare a riarmarsi e a combattere con altre nazioni.
Akira Fudo rappresenta i giovani giapponesi, e la sua trasformazione in Devilman è la militarizzazione che potrebbe riguardare questi ultimi, in caso di conflitto.
In tutto questo, Ryo Asuka doveva essere solo un personaggio introduttivo: una figura-spiegone per illustrare ad Akira Fudo la situazione, raccontargli grazie a quel mascherone tutta la faccenda dei diavoli e spingerlo a trasformarsi in Devilman. Per poi schiattare e uscire di scena. Una serie di circostanze spingono però Nagai a tenere Ryo in vita, e solo alla fine deciderà di dargli quel ruolo e rivelare su di lui quello che sappiamo.
È così anche per la drammatica, sconvolgente sorte di Miki e della sua famiglia: Nagai racconta in Gekiman! che, arrivato a quel punto, non aveva altra scelta, per dare a Devilman un finale drammatico, che non lo trasformasse in una delle tante serie eroiche con un lieto fine.
Se la stella polare che lo guidava era del resto, come abbiamo detto, il dramma di Joe Yabuki, la sua cenere bianchissima, ha tutto senso.
Anche perché, a quel finale, Nagai era arrivato correndo come un pazzo e scervellandosi per farci stare tutto quello che avrebbe voluto farci stare. Perché pur essendo un manga di successo, Devilman doveva chiudere.
Uno dei tanti aspetti interessanti di Gekiman! è proprio il fatto che spiega questo tipo di dinamiche editoriali, e come la mostruosa macchina da manga che era la Dynamic (con assistenti storici di Nagai come Ken Ishikawa e Gosaku Ota) cercava di farvi fronte.
La fine prematura dell'anime - per ragioni di palinsesto terminato dopo nove anziché i dodici mesi previsti - spinse Shonen Magazine a chiedere a Nagai di chiudere anche il manga. I lettori non avrebbero più avuto lo stesso interesse, secondo loro, senza la spinta del prodotto televisivo.
Nagai ingaggia allora una battaglia su più fronti: con la redazione, per ottenere nuovi capitoli e più pagine, e con se stesso, per arrivare a un finale che lo soddisfi. Tanto della grande guerra finale che ha in mente, l'armageddon tra i diavoli e l'esercito di devilman di Akira, resta fuori. Non c'è spazio.
La brusca accelerazione della trama è percepibile, rileggendo l'ultimo volume di Devilman, ma se vogliamo ammanta il tutto di un alone ancora più drammatico. Proprio come Nagai voleva, il tema della guerra è quanto mai esplicito: una volta innescato, un conflitto globale non lascia spazio per nient'altro. L'escalation è rapida e brutale, tutto viene meno, le persone muoiono, e per una volta non vince l'eroe, ma la barbarie.
Se non avete mai letto Devilman, dovreste proprio farlo. C'è l'Omnibus di J-Pop, che ripropone il tutto in un unico volume. Se invece lo avete già fatto (bravi), la lettura di Gekiman! è, si sarà capito, caldamente consigliata. Potete scegliere tra i singoli volumi o un box cartonato che li contiene tutti e tre, a circa 35 euro. I tre volumetti hanno inserti pieghevoli a colori e delle copertine pazzesche sotto le sovraccoperte.
Per i fan di Devilman è semplicemente imperdibile.
Versione brevissima di tutto quanto scritto finora: uno dei tuoi manga preferiti di sempre è così unico perché esigenze televisive hanno messo una fretta del diavolo a un mangaka che dormiva solo un paio d'ore a notte e sul punto di implodere, che aveva creato quel personaggio perché la stessa TV gli aveva chiesto un Superman/Batman, con tanto di mutandoni a vista.
Alcuni degli elementi di maggiore impatto di Devilman - capolavoro di Nagai e uno dei manga più influenti di tutti i tempi, ricordiamolo un'altra volta - furono decisi da Nagai all'ultimo secondo.
E quelle storie su come una buona trama dev'essere tutta pianificata sin dall'inizio, allora? Al diavolo. Anzi, al debiruman.
Mi stuzzica l'idea di farmi come regalo la biografia o il volume unico.
RispondiEliminaTigermask
E alla fine per compleanno (oggi) mi hanno regalato "Gekiman!", non vedo l'ora di leggerlo!
EliminaTigermask
Tutto molto interessante! Compresa la "fretta" delle case editrici. In netto contrasto con l'andazzo attuale, dove mi sembra che più la serie è lunga (e allungata) e meglio è.
RispondiEliminaAvevo letto il manga sin dalla primissima edizione della Granata Press (oggi andata distrutta, purtroppo. E devo dire che, copertine a parte, come impaginazione faceva davvero schifo) In seguito ho recuperato quella della Dynamic).
RispondiEliminaGià il vecchio cartone lo consideravo roba fortina, paragonato a molti altri. Anche se alla fine era una serie robotica.
C'era il classico nemico da sconfiggere ad ogni puntata, dopotutto. E in un celeberrimo OAV Akira Fudo combatteva pure a fianco di Koji col Mazinga Z!
Però niente mi poteva preparare al VERO Devilman.
Certo, un piccolo assaggio lo avevo avuto con i due OAV della Granata, ma...il finale é davvero un pugno nello stomaco.
Finisce male, malissimo. Come peggio non si potrebbe. Ma alla fine é una conclusione giusta.
E oggi come oggi non si potrebbe essere più d'accordo.
Se un giorno dovesse mettersi davvero male anche nel mondo reale, la colpa sarà come al solito dell'uomo stesso.
E' l'uomo, il mostro peggiore di tutti.
Non sono i demoni, a decretare la fine del genere umano. Ma i mali che da sempre lo contraddistinguono e lo affliggono come il razzismo, l'intolleranza, la reciproca diffidenza che li porta a non cooperare mai.
Persino quando si é ad un passo dal punto definitivo di non ritorno, si pensa sempre e solo al proprio orticello. E fancuore a tutti gli altri.
Roba che un demone potrebbe andare davnti ad un umano superstite e dirgli tranquillamente AVANTI, CHI E' LA VERA BESTIA, QUI?
Capolavoro.
"E quelle storie su come una buona trama dev'essere tutta pianificata sin dall'inizio, allora?" che è poi quel che - a distanza di quindici anni - mi affascina ancora quando penso all'altro caposaldo del genere, quello che da il nome a questo blog.
RispondiEliminaTi sei mai spiegato come accidenti abbiano fatto Moore e Gibbons a incastrare tutto così perfettamente (come un orologio, sic!), elementi grafici e narrativi in perfetta organicità, pubblicando un capitolo al mese?
Un altro dei fumetti della mia top 5 mondiale.
RispondiEliminaDovrò per forza comprare il box.
Consigli per gli acquisti ? Si grazie. Imperdibile per un fan come il sottoscritto.
RispondiEliminaGrazie doc, eh? Ora mi toccherà comprarlo... :P Ma 'è anche qualche accenno alla sorte di Mazinga Z? Sapevo che era stato "sacrificato" all'altare di Devilman e l'ho sempre considerato un peccato. A oggi ancora sogno un mazin saga in cui si parta dallo Z di Nagai e si viri con qualche retcon alla versione di Ota
RispondiEliminaMazinga Z viene citato (e mostrato) più volte, e venne sacrificato per la semplicissima ragione che, racconta Nagai, tutto fu sacrificato per il suo desiderio di concludere Devilman come voleva. Col senno di poi, è palese che sia stato così.
EliminaNagai racconta che Mazinger, in confronto a Devilman, era una passeggiata. Oltre alla faccenda dei Rocket Punch, viene spiegato anche - di sfuggita - come il lavoro fosse diviso pure lì con i suoi assistenti, e che rapporto avesse con Ishikawa e gli altri.
Impressionante.
RispondiEliminaGrande Doc, grazie per questo tuo post, le info su una tra le mie Opere preferite in assoluto e I consigli per gli acquisti (il mio portafoglio ti ringrazia ogni volta che apri bocca, in effetti…)
RispondiEliminaMi sta dando moltissimi spunti di riflessione il concetto di “trama che si sviluppa da se’”: che I personaggi dell’immaginario vivano davvero nell’Altroquando, e l’Autore sia solo uno di cui hanno bisogno (non solo quei sei famosi che hanno svelato il segreto, ma tutti…)?
Al liceo e all’universita’ ho avuto prof esaltati con la Divina Commedia: l’una assegnava canti da recitare a memoria, l’altro apriva a caso il Sapegno, leggeva una terzina e ti chiedeva “Chi parla? Dove siamo? Che succede ora?” Ovviamente io ero la presidentessa del secchionissimo club dei Superamici (con praticamente solo un paio di tessere), e non chiedevo altro. L’edizione dei poveri plasticosa di Dore’ che avevo a casa riempiva spesso I miei pomeriggi. Con questo popo’ di background Devilman ha trovato terreno fertile, prima nella versione angioletto che su nel cielo volerai e poi nella RIVELAZIONE del manga edito dalla Granata Press che -devo confessare, e non esagero-, ha segnato il mio immaginario, la mia formazione e la mia sfiducia sempre crescente nell’Umanita’.
Il mio interesse per gli altri prodotti sulla scia di Devilman e’ continuato (attendo di mettere le grinfie su Mao Dante, che mi manca), e a tal proposito mi piacerebbe sapere cosa pensa la Deboscia del Crybaby netflixiano, e se tu, Sommo Doc, hai in qualche modo rielaborato o ripensato quello che hai scritto su Screenweek: io concordo quasi su tutto, sono passata dagli stessi “meh”, e all’inizio ho abbandonato varie volte la visione bloccata dalle mani fucilate del disegnatore e dalla Pollyannitudo di Miki. Poi pero’ mi sono messa d’impegno, ho lasciato da parte quello che mi aspettavo o avrei voluto dall’Autore (del resto, con Devilman la filosofia e’ questa), e mi sono lasciata rapire da tutto, facilitata dalla colonna sonora che ogni tanto mi sparo ad altissimo volume nelle cuffiette quando ho bisogno di “uscire senza disturbare nessuno”. E mi sono accorta che mi intrigavano e mi piacevano certe scelte, molte in effetti, incluso l’assurdo rimando costante all’anime del tempo che fu. E insomma, mi ha catturato, mi ha devastato, e’ stato per me piu’ sconvolgente nel finale del manga (che e’ tutto dire: probabilmente visto che I rapporti personali tra Ryo e Akira erano piu’ scandagliati), e in sintesi, come tutte le cose che “bendono” la mia mind, mi e’ piaciuto molto.
“Chissene”, direte. E nulla, volevo partecipare :-P
Ma, Doc e Antristi, se avete voglia vorrei I vostri pareri: io ho solo questo meraviglioso spazio per me quasi clandestino, alla luce soffusa dell’Antro, per potere ciarlare di questo tipo di cose: “fuori” devo –purtroppo- proteggere la mia identita’ segreta. Che in una citta’ come Gotham, dove vivo per ormai da anni, e’ anche abbastanza facile.
Non ho più rivisto Crybaby. All'epoca la trovai una serie comunque coraggiosa, nel modo in cui riprendeva alcuni degli elementi più forti e controversi del manga di Nagai. E ce ne aggiungeva di nuovi. Era lo stile con cui il tutto era presentato, oltre al pacing inframezzato da momenti grotteschi, a non andarmi giù, nonostante i nomi coinvolti.
EliminaMa prima o poi dovrei rivedermelo.
RoPuRos, Crybaby, a mio parere la migliore serie degli ultimi anni. La sintesi grafica la trovo perfettamente adeguata ad un media che deve raccogliere il testimone di quel monumento che è Devilman. Se oggi leggi Devilman per la prima volta rimani certamente spiazzato dalla essenzialità del tratto grasso, rumoroso, tagliente del suo autore di quei lontani anni settanta quando, invece, da diverso tempo e sempre più spesso la veste grafica di un prodotto di massa deve tendere alla perfezione, essere studiato a tavolino fino all'ultimo gadget, imponendo così all'autore un impegno sul fronte del disegno tale da distrarlo dallo sviluppo del tema tanto da scambiarne i valori (Baaastard??? Berseeerk???).
EliminaEbbene Crybaby ne è la celebrazione e trasposizione logica e stilistica del lavoro di Nagai: il disegno non ti distrae, le pagine ed i fotogrammi ti scorrono veloci nella mente, ma quello che vedi è indelebile nel messaggio ed è qualcosa che ti rimbomba nella testa per giorni. Quella fucilazione pubblica, il fratellino che cede alla sua nuova natura, la manipolazione mediatica, non hanno bisogno di tratti barocchi e manieristici, hanno solo bisogno di scivolare oltre, di guidarti verso l'ennesima escalation di assurda umanità. È come il ricordo di qualcosa di caro, ed indietro nel tempo, è veloce, sfocato, lo riempi di dettagli che ti inventi sul momento ma il senso di quel ricordo è quanto di più importante che ti porti dietro, non importa quale fosse il numero delle pennellate e delle velature, il livello di fotorealismo. O come un incidente, veloce, incomprensibile, fatto di due fotogrammi due, che però ti rimangono marchiati a fuoco per sempre... e tutto il resto è affanno, dolore, e ferite che ti cambiano. Devilman e la sua pseudo copia di Crybaby sono così: ti ricordi come era disegnata pagina X oppure il minuto Y della terzultima puntata? Mai e poi mai, e non mi frega nulla di nulla, ma se mi chiedi se mi ricordo della sensazione che mi ha lasciato potrei dirti che era come precipitare.
Doc, ti prego in ginocchio sui ceci e sui cocci, preceduto da tutti gli ATTENZIONE SPOILER che vuoi, ma cosa significa quel cerchio luminoso?
RispondiEliminaLeggiti Gekiman!, ché merita. Lì è lo stesso Nagai a spiegarti cosa volesse dire.
EliminaMa comunque...
[SPOILER]
...
...
È l'arma finale di Dio, per cancellare quel che resta del creato, visto come sono andate le cose. Nagai avrebbe voluto chiudere il manga con le tenebre e una bibbia che si chiude: il fiat lux al contrario.
il fiat multipla...ok mi taccio :D
EliminaEcco questo colpevolmente non ne avevo proprio sentito parlare. Al solito Ale mille grazie, si butta in carrello!
RispondiEliminaEcco, adesso io, convinto marvellofilo, come faccio a non recuperare una lettura così interessante?
RispondiEliminaNe avevo sentito parlare, ma non ho mai trovato il tempo e la voglia di iniziarne la lettura.
Diavolo di un Doc, ora mi tocca per davvero!
A parte gli scherzi, la cosa intriga parecchio e potrebbe essere ilio biglietto d'ingresso per un mondo che ho sempre guardato con diffidenza.
Grazie Doc, ti farò sapere.
Buonasera Doc e buonasera a tutti,riguardo a questa opera e il confronto manga/anime mai avrei immaginato questi retroscena "invertiti" (grazie Doc!).prima di acquistare i tre volumi decenni fa ero un po preparato all eta adulta della traslitterazione manga/anime grazie ai manga dello zeta e del Great(mai avrei immaginato tavole come la genesi di blocken o la fine di misato)ma devilman fu per me,all epoca,uno shock.sopratutto quando,dopo il preludio di akira fudo nel secondo o terzo volume fa elegantemente capire se il genere umano non è capace di controllarsi è davvero un problema.inoltre mi ricorda da matti il film "prophecies of nostradamus 1999/catastrofe che davano su reti regionali 30 e più anni fa.un saluto
RispondiEliminaIl primo manga in assoluto che abbia letto, quando si arriva a metà della storia con la conclusione di quel ragazzino... e tanto di "disclaimer" del protagonista... il ribaltamento della situazione, alcune vignette dal taglio cinematografico, la sorte dei personaggi, l'ultima decina di pagine e la confessione del biondino... Capolavoro, senz'ombra di dubbio!
RispondiEliminaCiao ragazzi,ciao Doc,purtroppo Devilman lo conosco solo di nome...
RispondiEliminaOrgoglioNE possessore dell'edizione Granata degli anni '90. Ai tempi Devilman mi fulminò. Ne ho amato tutto: dalla trama che scivola sempre più nella cupezza e nella disperazione fino al climax biblico, al tratto così plastico, sporco e tuttavia essenziale, che Nagai ha purtroppo (per me) perso nel corso degli anni successivi in favore di un dettaglio maggiore ma, dal mio punto di vista, meno genuino.
RispondiEliminaDi Gekiman! non sapevo niente ed è finito nel carrello seduta stante, tiafolo tentatore di un Doc ;)
Ok, scrivo dopo aver finito la lettura: lo consiglio vivamente. Mi risulta difficile credere che Nagai non avesse quantomeno un'idea di fondo di dove volesse andare a parare con la storia (il fatto stesso che dica che i kanji del nome ryo asuka hanno un rimando con la sua identità mi pare una coincidenza troppo forzata), ma è interessantissimo seguire passo passo la creazione di un'opera di tale portata, e capire in quali condizioni è stata scritta. La vita del mangaka, quantomeno fino a 20 anni fa, è stata spesso descritta come un'esistenza di dedizione al lavoro, con le scadenze che gravavano sulle spalle degli autori e le corse per chiudere le tavole in tempo, ma "vedere" Nagai e il suo staff alle prese con queste difficoltà quotidiane, il crollare addormentato accanto alle tavole, il fatto che fosse talmente immerso nel lavoro che pure i sogni finivano col dargli spunti per la storia, mette la cosa sotto tutt'altra luce
RispondiEliminaHo letto poco i fumetti quando ero piccola, oggi ne leggo molti di più. Devilman lo vedevo in tv come cartone animato e peccato che le nuove generazioni non lo conoscono.
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