The unforgettable file
Dopo la pinnata. Avviene sempre dopo la pinnata.
Stai fissando da cinque minuti buoni lo stesso ologramma di una carpa koi, bianco latte e rosso #C70039, grande quanto un drone-consegne, sotto il quale sono accampati tre catcher. Più o meno da una vita, diresti. Più o meno senza una vita. Fanno scorrere veloci i pollici sui loro smartphone srotolati, in attesa che arrivi il momento, senza alzare mai gli occhi dagli schermi. Non ne hanno bisogno.
La pinna caudale sferza l'aria densa di umidità e l'ologramma piange altri NFT, che i catcher sperano di prendere, di fare a tempo a salvare prima che evaporino i loro crediti per riuscirci. Li rivenderanno nel marketplace di meta per un paio di euro, se va bene. E se pure va male, tanto il miracolo digitale si ripete all'infinito. [...]
Ti sforzi di staccare gli occhi da quell'ipnotico saggio di alienazione, ma la porta è ancora come l'ultima volta in cui l'hai squadrata. Chiusa. Riprovi a fissare da molto vicino lo scanner retinico sul pannello di metallo, con l'iride incellophanato dalle lenti-filtro a pochi centimetri dall'occhio di vetro Nikkor del lettore. La porta, in un tempo piuttosto remoto presumibilmente liscia, è satinata dai graffi, decorata dalle impronte e incorniciata da incomprensibili scritte fluo per lampada uv. Il neon che bagna di luce arancione l'ingresso flickera un messaggio tutto per te, in una qualche lingua che però non conosci.
Solo un'infinità di istanti dopo senti un tlack: il metallo del pannello scorre di lato, spalancando un corridoio buio. Una teoria di led rossi sulle pareti, ad altezza caviglie, talmente fioca da esser quasi subliminale, ti invita ad entrare. Non vuoi delle risposte?, sembra chiederti. Non sei qui per questo?
Quando esci a respirare di nuovo l'umidità della sera è passata quasi un'ora. Sembra tutto come ogni singola volta che sei stato lì o in uno dei tanti altri posti perfettamente identici, a parlare con quello o un altro aruspice digitale. Ma stavolta non tremi come uno strafatto di crash, e non senti quel freddo. Ti reggi sulle tue gambe, non provi l'urgenza di gettarti tra le braccia di un antidolorifico che non farà mai il suo. Stavolta sorridi.
C'è stato un momento, non troppo tempo fa, in cui pensavi di aver superato il tuo orizzonte degli eventi. Il tuo software di sostentamento vitale, Effe, bastava e avanzava a farti stare bene, e cercavi di compensare il resto. Il chip era talmente rattoppato, e talmente rattoppato male, che anche solo stare in piedi per pochi minuti ti rigettava nella Grande Ruota del Dolore®. Stavi finendo dritto in un buco nero dal quale, ti dicevano, non saresti riemerso più.
Pazienza, rispondevi.
Era così, era questo, e non potevi farci nulla. E comunque questo era meglio di tanta altra merda, dei questo infinitamente peggiori che capitano agli altri, per il semplice fatto che gira così. A ogni nuovo colpo di pinna.
Perciò vivevi e respiravi un mantra con il quale cercavi di convincere te stesso che non si può essere dei cowboy tutta la vita, che i tempi dei viaggi al di qua e al di là dello Sprawl erano finiti, e dovevi accettarlo. Perché era l'unica cosa che potevi fare, no? Te lo ripetevano cyber-chirurghi e stregoni digitali: 4-bit-u-4-t1c1.
Solo che no, non lo hai mai accettato davvero. Nel senso di: neanche per il cazzo. Doveva esserci dell'altro, perché il momento in cui molli sul serio è sempre il vero punto di rottura, quello da cui non ti rialzi più.
Cammini nel fresco di una sera che sarebbe d'autunno, non fosse per i residui di un'estate che ormai dura pure qui sette mesi. Vai avanti in linea retta, deviando dalla tua traiettoria giusto quel poco che basta per evitare una collisione, quando senti il sibilo di un monopattino elettrico che sfreccia verso un domani, forse.
Cammini e cammini, senza una meta precisa, godendoti semplicemente il fatto che puoi farlo di nuovo. Il valore delle cose che dai per scontate, e che comprendi davvero solo quando te le portano via, già. >Non correrai più >Non camminerai più >Non viaggerai più sono tutte subdirectory di sistema che stai provando a lasciare nel cestino, per sempre.
Tre mesi fa, ai file della nuova cura, con un'estensione di tipo diverso, mai vista prima, che ti venivano prospettati hai risposto Certo. Avevi toccato il fondo, non eri mai stato così. Male, spaventato, a terra. Così. Peggio non poteva andare, no? Pensavi funzionasse? No. Non sul serio.
E invece lo sta facendo.
Un palazzo molto vecchio, di almeno metà anni Ottanta, ti squadra severissimo nel suo signorile grigio fumo chiazzato di giganteschi pannelli pubblicitari VLED con effetto 3D. Era questo il posto? Quello dell'ultimo overclock del vecchio tipo, con le scorie digitali degli edream delle spettatrici di Topazio 4.0 che coprivano il cielo come una rete di amicizie collaterali poco importanti da social neurotwork? Quanti anni sono passati? Sette(mila).
Pure quella volta tante speranze, ti dice una vocina dal volto orribile, nella testa, e poi sai com'è andata a finire. Fortunatamente un'altra voce meno stronza ti ricorda anche che risultati così non li avevi ottenuti. Mai, in oltre dieci anni di prove, aggiornamenti, upgrade, formatta, riavvia. No che non l'abbassi la guardia, certo: ma le cose vanno molto meglio, con i nuovi innesti e la programmazione di uno sciamano che sa il fatto suo.
Ti vibra in tasca una notifica: un'occhiata veloce al display ti ricorda che ne hai 37 da aprire. Butti tutti i messaggi vocali e guardi solo l'ultima: è di un amico che non vedi da troppo tempo e sono solo tre parole di testo in tutto. Ehi - ti chiede - come va?
Bene, rispondi. Finalmente bene.
Oddiosantissimononsaiquantosonofelicedileggerequellocheholetto! (Scott)
RispondiEliminaMagone! O brividavadividi (citando re Giulian)
RispondiEliminaMi fa davvero piacere, è una bella notizia. Ti leggo da tanto e ho sempre apprezzato i tuoi racconti (in qualche modo) autobiografici.
RispondiEliminaChe grande notizia Doc! Felicissimo di sapere che finalmente qualcosa funziona!
RispondiEliminaSempre complimenti per la sintassi, Doc.
RispondiEliminaGrande, finalmente un racconto fantascienzo con un finale felice! 😃
RispondiEliminaNon ti conosco di persona, ma sono immensamente felice per te. Ma tanto tanto.
RispondiEliminaIl cyber-cowboy è tornato ed è più in forma di prima! Hell yeah!
RispondiEliminaPremesso che sono davvero contento che le cose vadano sempre meglio, che leggere parole speranzose (soprattutto dopo aver letto, negli anni, dei tuoi momenti difficili) è un balsamo, che definire Effe un "software di sostentamento vitale" l'ho trovato tanto nerd quanto commovente (<3), premesso tutto, dicevo, ma quanto mi piacciono queste incursioni nell'universo parallelo saiberpunco! :D
RispondiEliminaKudos Doc
<3
RispondiEliminaBrividi. Doc, un software è per sempre. Il prossimo step è semplicemente la catapulta infernale. Aspetto testimonianze video a riguardo. Intanto, nel dubbio, #teamforno
RispondiEliminaE niente.
RispondiEliminaAncora una volta in piedi, Doc.
In tutti i sensi.
Periodo complicato anche per il sottoscritto, se mi concedi una divagazione.
Perche' ovviamente, per una cosa che e' andata benissimo e una che forse, chissa', magari un giorno andra' bene ce n'e' una che sapevi benissimo che non sarebbe finita bene. Anzi che sarebbe finita malissimo.
Solo che ha scelto il momento sbagliato per andare malissimo.
Pazienza. Ormai l'ho capito.
Come diceva Spidey, per alcuni il calcolo delle probabilita' e' sempre sfavorevole.
Diciamo che saro' quello che e' chiamato a sorreggere la baracca mentre gli altri crollano, per evitare che tutto finisca in pezzi.
Amen, come dicevo.
Un match alla volta. Un round alla volta. Un passo alla volta. E un pugno alla volta.
Tanto ci rialziamo sempre.
Sono contento per te, Doc.
Stammi sano e in gamba, mi raccomando.
Bravo Doc, e brava Effe!
RispondiElimina....sono lieto che sia bene, che sia davvvero bene....anche se non può essere davvero tutto bene, anche se non può essere bene come era bene un tempo, anche se non è bene dovunque, ma è da qualche parte bene, anche se magari tra un giorno, un anno, chissà, non sarà più così bene....ma ora bene!
RispondiEliminaPer il resto, pur non conoscendoci di persona ma condividendo alcune cose, per ragioni di età, di testa, di meridione, di chissà che altro, vedendo che non sono l'unico che - ogni tanto - racconta e si racconta da qualche parte... davvero lieto che sia bene...
A presto...
Totò
Te lo meriti doc, fosse anche solo per averci tenuto compagnia e deliziato durante tutti questi anni con un post, un video, un pensiero
RispondiEliminaGrazie ‹3
Kemma
bene ,mi fa molto piacere che tu veda la luce in fondo al tunnel, esiste ancora vita sulla terra, dai ,dai, dai.
RispondiEliminaSono super felice di leggerti in questo modo Doc e sono davvero sincero nell'affermare che è fondamentale avere intorno a sé persone che ti capiscono fin dal profondo dell'anima e che davvero sono la panacea di tante cose.
RispondiEliminaDaje Doc! Tutta la deboscia è con te, come sempre!!
RispondiEliminaGrande Doc, siamo tutti con te!
RispondiEliminaLetto solo ora! Sorrido due volte: per il testo e per lo scrittore. Grande Doc! Ti auguro che tutto, per quanto possibile, continui a essere una passeggiata, e che ti capiti pure di fischiettare.
RispondiEliminaGrande Doc! Puoi finalmente chiudere il thread e usare tutti i core al massimo!
RispondiEliminaGrande Doc, speriamo di riaverti presto in forma.
RispondiEliminaNel frattempo grazie per aver condiviso questi momenti. E soprattutto visti così, da dietro due occhiali a specchio.
"Bene - Finalmente bene"... M'hai svoltato la giornata, giuro. È la cosa che mi fa più piacere leggere. Ormai sono quasi 10 anni che son qui a seguire il blog e quelle 3 parole finali sono la migliore cosa che potessi "binocolare". Con affetto
RispondiEliminaCiao Ale, un abbraccione e spero di vederti a Lucca per abbracciarti davvero
RispondiEliminaFa sempre piacere sapere che un vecchio amico, se mi posso permettere di chiamarti così, sta meglio, o perlomeno meno peggio, ché di sti tempi non è cosa da poco. Quindi spero che il periodo prosegua e non si fermi, ora che hai trovato un equilibrio, merito anche di chi ti sta vicino. Io vivacchio, cercando di gestire le sfide (sfighe) quotidiane, sempre nell'attesa di tempi migliori, sperando di non finire come cantavano i Litfiba... Un abbraccio
RispondiEliminaBella Doc. Felice di sapere che i bisticci neurali saiberpunki vadano meglio 👍 E grazie per queste perle di post!
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