Braintrust, gli altri super-eroi italiani in edicola negli anni 90


Qualche settimana fa, parlando di Europa, il fumetto sui super-eroi italiani (italospagnoli) di Marvel Italia, dicevamo come quello non fosse il primo esperimento del genere nel nostro paese. Che iniziative simili ce n'erano state in giro già tante, a cominciare da Braintrust. Ma cos'era Braintrust? Chi c'era dietro? E cosa c'entrano Jim Lee e Alan Davis? [...]

Il numero Zero, in bianco e nero

Siamo nel 1994, c'è stato il boom della Image e tutti sognano di avere una propria testata, meglio ancora un proprio universo di super-eroi, con quello stile lì. L'avventura dalle tempistiche ballerine di Jim, McPupazzo e gli altri ha aperto insomma una strada.

Una strada su cui si avventura anche la Unicorn, etichetta editoriale guidata da Stefano Sacco, che crea Braintrust. La prima testata di un universo condiviso, appunto, chiamato Uni*verse. Con un unicorno rampante al centro del logo. Il numero zero di Braintrust, con una storia di 11 pagine in bianco e nero e gli schizzi preparatori dei personaggi, ha come data di copertina settembre 1994.

La storia è dello stesso Stefano Sacco, i disegni di Francesco "Checco" Angelastro, i colori al computer di Matteo De Benedittis. Ti imbatti a una fiera in quell'albetto da duemila lire, e ci trovi qualcosa di esplosivo. È una roba tutta italiana, quella. Anche da noi, quindi, si potevano "fare le cose alla Image".

Cain sulla prima pagina di Braintrust 3 (disegni di Francesco Angelastro)

Il numero 1 te lo ritrovi davanti in edicola, un giorno, poco dopo (novembre '94). Un albo tutto a colori, un flipbook, che presenta da un lato la storia dal punto di vista del capitano Michael Coldwell, dall'altro dal tizio a cui questo è legato dalla connessione mentale che dà il titolo alla serie. Il tipo con la coda da cavallo lunga un metro qui sopra, Cain.

I disegni sono di Paolo Lamanna (ciao, Paolo!), lo stile visivo e narrativo mescola Giappone, Nathan Never, le inevitabili influenze del Castellini del periodo e l'esplosività di quei fumetti pieni di mutanti capelloni e incazzati che pubblica la Image. Ce n'è abbastanza per tirarti sotto come un treno. È difficile spiegarlo ora, ma per il te stesso dell'epoca trovare questo fumetto in edicola è come veder soffiare un vento di libertà. 

Sì, è strano, ma non sapresti come altro definire quella sensazione che avverti, fortissima, nell'ottobre di ventisei anni fa. Per l'idea, anche al di là del contenuto.

I primi quattro numeri. Del n.1 ti sei ritrovato anche la versione limited autografata, ma vai a sapere quando e dove l'hai comprata. Boh.

Di cosa parla Braintrust? Di una squadra di assassini al soldo di un'organizzazione di Kyoto, la Muteki no Yaiba, inviati in missione per recuperare un programma e destinati a lasciarsi dietro una scia di cadaveri (anche propri).


Il design dei personaggi è così anni 90 che manca solo Britney Spears. C'è un'intera sottobanda di tizi carne da macello simil-ninja che fa una brutta fine; c'è una donna con un'armatura alla Shadowhawk (Sight); c'è ovviamente lo psicopatico più psicopatico e più letale degli altri, l'artigliato della banda (Shrike, come l'averla assassina).


C'è una guerriera in calze a rete e perizoma (Morning Star) e c'è un tizio con il cappuccio da Boia chiamato Flagello. Al Playmobil Boia sarebbe piaciuto un casino.


La violenza di questi non-eroi ti spiazza, soprattutto perché spesso totalmente ingiustificata. Dove si girano, impalano qualcuno. Ma quei costumi sono fighi (quanto è bello, nella sua semplicità, quello di Shrike qui sopra?) e i disegni, beh, sono davvero una qualchecaus.

Gianluca Panniello (n.2) e Checco Angelastro (n.3) non fanno altro che farti montare l'hype per questa testata, accompagnati da quella colorazione al computer che tanti albi Marvel che si leggono ai tempi (ancora con un discreto gap rispetto agli USA) si sognano. Ma non è tutto.


C'è questo corticircuito, in ogni albo, del tizio capellone con le spade, Cain, disegnato da artisti che conosci e stimi, provenienti da altri mondi. Palumbo, Claudio Villa, lo stesso Jim Lee.


O un giovane Simone Bianchi che firma questa serigrafia e altre illustrazioni della banda.


Ma il vero flash arriva in edicola ad aprile. La copertina del numero 4 di Braintrust la firma Alan Davis. Quell'Alan Davis. Uno dei tuoi disegnatori preferiti di sempre, uno dei pochi di cui saresti corso in seguito a comprare una tavola originale una volta scoperto ebay. L'Alan Davis di Excalibur, di quelle storie pazzesche di Batman e degli X-Men, e ai tempi di ClanDestine.

Alan Davis che disegna la copertina di un fumetto di super-eroi italiano, che trovi in edicola accanto a quelli USA. Con un tizio capellone con la canotta scollata da culturista, il giubbino di Kenshiro e una collega che va in giro coperta da calze a rete e un po' di nastro adesivo.

Era successo davvero. Ti sembrava incredibile, ma era successo davvero. 


Quel quarto numero chiude il primo ciclo di Braintrust, mentre si moltiplicano le altre pubblicazioni della Unicorn. Come la serie D-Generation (scritta, come praticamente tutto il resto, da Stefano Sacco e realizzata con Stefano Ponti e Alberto Ponticelli), come Dept. H - Dipartimento H. Anche sugli albi di Braintrust appaiono in appendice altre storie, con altri personaggi, come Shape.


Ai singoli membri della squadra di Cain vengono dedicate pure delle uscite speciali: qui sopra le copertine di Morning Star, Mantide (l'ex capo della squadra Muteki no Yaiba) e Flagello. Gran bella cover, peraltro.


Scivoliamo in avanti fino all'ottobre del '97. Braintrust torna, ma non più in edicola. Il primo numero della serie regolare, Braintrust 5, è destinato al solo mercato delle fumetterie, costa 5mila carte, presenta la storia meno interessante della collana fino a quel momento. È solo un prologo per un nuovo ciclo, certo, e Morning Star stavolta è direttamente nuda per fare prima, ma è purtroppo un prologo che non avrà seguito. L'avventura di Braintrust si chiude lì.

Quanto e più dell'Image, o della successiva Image all'italiana di Europa, però, quella coraggiosa sortita in edicola della Unicorn ti cementa in testa un'idea in testa. Da tempoi, vuoi creare anche tu dei tuoi super-eroi. Butti giù un po' di righe per immaginare personaggi, costumi, background. E niente, è quello che un giorno, molti, molti anni dopo, sarebbe diventato Icon 1 e la Squadra Alpha.

Merito anche di un fumetto in stile Image tutto italiano, con l'idolo del Playmobil Boia in prima linea. Pensa te.

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Commenti

  1. Wooah, che incredibile tuffo nel passato, Braintrust, e come se me lo ricordo, trovato in edicola a prezzo modico rispetto al resto delle produzioni (all'epoca forse solo gli spillatini Comic Art della roba Vertigo costavano di meno) ma non mi incuriosì più di tanto, anche se c'è da fare un preambolo...

    Gli anni '94 (non è un errore) sono stati anni in cui per qualche ragione la Image fece scuola anche in Italia, non solo dal punto di vista stilistico e delle storie. Ci fu anche un'ondata incredibile di produzioni indipendenti in cerca di fortuna commerciale, forti del circuito delle fumetterie che non avevano il diritto di recessione e che accumulavano materiale di ogni tipo di case editrici indi o di pseudo autoproduzioni. In mezzo all'assurdo marasma di materiale e edizioni di questo genere "Baintrust" si perdeva abbastanza e, pur essendo un materiale da edicola, mi parve lì per lì più debole del resto delle cose che uscivano in quel circuito. Questo fino a che non vidi la cover di Alan Devis (madò che fighi i disegni di Excalibur su Wolverine della Play Press, madoooo). Ma se penso a: Erinni di Ade Capone; Capitan Italia e Graal del Down Studio; Il Massacratore dei ragazzi di Lisca; Examen; il disegnatissimissimo 2700; tutte quelle fantastiche produzioni spillate indipendenti; e soprattutto un famossissimo TOPO col costume giallo che faceva schiantare dalle risate, beh, allora Braintrust era una roba tipo Europa della Marvel. Soliti tipi dai denti digrignati e pieni di armi.

    Però, che dire, erano tempi analogici e pionieristici. La collezione completa di Brainlust mi pervenne qualche anno fa da un cugino che andando a vivere con la compagna si liberò di tanta roba che aveva in casa (Zione, la prendi tu o la butto via? - Ale, che cxxxxxo dici, dammela ora!!!). Quei volumi sono in uno scatolone, ma non mi era mai salita la curiosità di rileggerli.
    Fino ad oggi....

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  2. Doc ora mi aspetto una recensione su questo progetto...

    https://www.facebook.com/guardianiitaliani/ a me sembra una gigantesca mimmata, anche per via dei 200mila mila super eroi e dei nomi scelti

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    1. https://www.facebook.com/guardianiitaliani/photos/a.200967757460386/200968044127024/?type=3&theater

      i design sono anche molto fighi, ma i nomi non si possono leggere Ossolom il super eroe di ossola in piemonte

      Milanoman

      Dottor Torino

      'o munaciello

      :)

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    2. Ritrovare Capitan Nova dopo averlo dimenticato su delle tovagliette dei pub che frequentavo in città è stato di nuovo un momento di WHAT che torna dopo un decennio.
      Mi chiedo cosa possano presentare le trame dei guardiani italiani, giusto pensando ai pericoli che possono occorrere a Novara:
      Presto, capitan Nova! Il malvagio Lord Rumenta ha di nuovo mescolato la frazione organica con il vetro!

      Gotham City? ci fa ridere, qui a Novara! Ah!

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    3. Ho fatto vedere questa cosa mio figlio dodicenni mesi fa, sta ancora ridendo.

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  3. Io ho letto quasi esclusivamente Bonelli (shame on me) ma quando hai fatto il nome di Castellini mi si è aperta la diga dei ricordi... i due albi DYD "La casa infestata"(con Jack Nicholson muscoloso) e "Horror paradise", le copertine di Nathan Never... quello stile inconfondibile e il gioco a trovare la sua firma nascosta nei dettagli della copertina...
    Sono andato a cercare un po' per capire dove era finito e pare che dopo aver collaborato con Marvel e DC (pare, ma voi lo saprete già, che una sua storia di Silver Surfer sia famosissima) ha avuto una conversione al cristianesimo delle origini e ora non vuole più disegnare storie violente ma campi esclusivamente con lavori su commissione per i collezionisti!
    Roba che nemmeno lo sceneggiatore più fantasioso...

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    1. scusate per la botta di congiuntivite: abbia avuto, non voglia più....

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  4. Caro DocMan, ti ringrazio di cuore per il tuo biscottino proustiano e non tanto per la serie che citi - ricordo di averla sfogliata da qualche parte fuori tempo massimo per esserne colpito - quanto per le tue considerazioni sulle sensazioni che hai provato allora perché mi sono rivisto bimbo molti anni prima davanti allo Jimmy Olsen che carica con un bastone di ferro un vampiro kyrbiano ( n. 141 serie USA da noi sul n. 9 di Kamandi della Corno ). Il King al lavoro su di una testata in qualche modo collegata a Supes con vampiri e micropianeti, come seconda portata di una testata che era praticamente un upgrade del Pianeta delle Scimmie via DC Comics. Tutto era possibile e fumettabile.

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  5. Un po' di tempo prima un mio amico mi fece leggere un fumetto dal titolo Asmodeus Special, ad opera degli stessi autori di Braintrust. Scusate per la seguente sottile analisi critica, ma faceva cagarissimo, in ogni suo aspetto!

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    1. Concordo, ho chiesto una cosa simile nel mio post più sotto.

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  6. A proposito del finale del post, ho riletto giusto l'altro ieri le storie di Icon 1 (mangiandomi ancora i gomiti per non aver cercato un disegnatore per proporre la mia storia per l'annual). Peccato si sia interrotto così bruscamente.

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    1. Eh. Ho spiegato diverse volte i problemi a cui il progetto è andato incontro. Non ultimo il fatto che molti dei ragazzi che avevano disegnato i primi numeri avevano trovato del lavoro nel campo. Cosa che ovviamente mi rendeva e mi rende ancora felice, visto che lo scopo dichiarato di tutto era anche quello. Alcuni degli spunti che avevo in mente, però, li ritroverete prossimamente nel fumetto di Hiro ;)

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  7. Purtroppo mai letto. Ma mi è venuto il magone ed ora lo recupero :)

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  8. Quando uscì quel numero 0 mi trovavo alla ComicConvention di Milano, la fiera che per me era imprescindibile e che si teneva rigorosamente al Quark Hotel. Era la prima volta che portavo la mia fidanzata (attuale moglie) ad una fiera di fumetti e arrivati davanti allo stand Unicorn mentre io guardavo con grande interesse Braintrust lei riconosce in Stefano Sacco un suo vecchio amico, quindi siamo stati li un sacco a parlare del progetto e avevano grandi idee peccato che poi si siano dovuti fermare.

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  9. Mah... negli anni 90 collezionavo Legs Weaver e questo l'ho perso

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  10. Doc, non vorrei dire una corbelleria, ma i personaggi di Braintrust, erano apparsi anche in un altro fumetto precedente chiamato Asmodeus?

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