Marvels: le origini e il senso del capolavoro di Kurt Busiek e Alex Ross... raccontati da Kurt Busiek

Marvels Kurt Busiek Alex Ross storia

Dopo i post sulle origini di Watchmen e de L'ultima caccia di Kraven, la rubrica che continua a non avere un nome e che racconta la genesi dei grandi capolavori della storia del fumetto passa a occuparsi di Marvels. Il capolavoro di Kurt Busiek e Alex Ross che ha lanciato la carriera di entrambi e cambiato il nostro modo di vedere i super-eroi USA. Da una nuova prospettiva. Letteralmente. Ne hai parlato con Kurt Busiek, che ti ha raccontato come Marvels è nata e perché era così importante tornare a un'immagine positiva e ottimista degli eroi in costume [...]

Marvels Kurt Busiek Alex Ross storia

Prima di Astro City, prima di Kingdom Come, prima di tutto quello che ne è venuto dopo. È il gennaio del 1994 quando arriva nelle fumetterie americane il primo di quattro numeri (più un #0, uscito dopo, in estate) di Marvels. Una miniserie che ha rappresentato tante cose per la storia del fumetto USA. Il trampolino di lancio, dicevamo, nelle carriere dei suoi autori. Un approccio diverso, in tutti i sensi, a quel tipo di storie, temi e personaggi. Per lo stile pittorico di Alex Ross e per una riscoperta della tradizione rappresentata da decenni di Marvel Universe, ora visti attraverso gli occhi (poi, l'occhio) di una persona comune. Dalla strada e non dal cielo, ad altezza d'uomo e non di super-uomo.
Un ritorno al sense of wonder, alla meraviglia apparentemente dimenticata del fumetto di super-eroi (della casa delle meraviglie). 
Negli anni delle gimmick cover, dei fumetti tutti splash page e zero storie della prima Image, dei redesign tamarri dei costumi Marvel e DC, di un mondo del fumetto che dopo l'esplosione della bolla speculativa raccoglie i cocci e cerca disperatamente di guardare avanti, Marvels di Busiek e Ross dice Aspetta, guarda cosa ci stiamo perdendo. Cosa ci stiamo lasciando alle spalle. Cosa siamo. Noi, la storia, tu lettore che fai quello che devi, cioè leggi e sogni.

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La prima storia di Marvels, poi diventata il numero 0. Le origini della Torcia Umana degli anni 40, raccontate, tre pagine alla volta, su Marvel Age, a partire dal novembre del '93.

In Italia Marvels esce qualche mese dopo. Marvel Magazine, curata da Andrea Plazzi, è una rivista contenitore bomba. Nel solco della tradizione del primo Star Magazine, propone ogni mese storie di assoluto livello, come Devil: L'Uomo senza Paura (Daredevil / The Man without Fear) e, a partire da ottobre, Marvels, appunto. Preceduto da un albetto di 32 pagine regalato in fiera e contenente il materiale del numero 0, Marvels debutta ufficialmente nel nostro paese su Marvel Magazine 4. Fermate un attimo il nastro e vedrete gli occhi spalancati della versione diciottenne di chi vi scrive, nello sfogliare quelle pagine, nel leggere quella storia.

Avevi già sentito parlare di Marvels, ne avevi letto su Wizard, alla quale eri appena riuscito ad abbonarti con l'arrivo in città della prima fumetteria. Ma avventurarti nel lungo viaggio del fotografo Phil Sheldon attraverso la Golden e la Silver Age Marvel, vedere quegli eroi attraverso il suo racconto e l'obiettivo della sua macchina fotografica, beh, era tutto un altro paio di maniche.

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Facciamo un passo indietro. Siamo nel 1993. Alex Ross non è ancora la superstar del fumetto che diventerà proprio grazie a Marvels. Il ventitreenne di Portland, Oregon, cresciuto in Texas nella famiglia di un pastore (papà Clark, che poi avrà modo di farsi una lunga chiacchierata con lo Spettro in Kingdom Come. Ma lui e la mamma di Alex appaiono già nel primo numero di Marvels, più volte) ha in curriculum la miniserie Terminator: The Burning Earth per NOW Comics (1990) e ha affinato il suo stile pittorico con le copertine di Superman: Doomsday & Beyond (1993).
È mentre lavora alle cover di quella mini su Superman che ad Alex Ross viene un'idea. 
Una mini sugli eroi Marvel, una testata antologica in cui vari autori, lui compreso, reinterpretino i personaggi della Casa delle Idee con i pennelli. Personaggi come Namor, la Torcia Umana originale Jim Hammond, Gwen Stacy. Una mini chiamata semplicemente Marvel. Al singolare, senza la s.

Marvels Kurt Busiek Alex Ross storia 1

Ross ne parla con Kurt Busiek. I due si sono conosciuti qualche tempo prima, nel '90, quando Busiek lavorava nella redazione della Marvel e si occupava tra le altre cose di una testata antologica di fantascienza chiamata Open Space. Busiek aveva commissionato a Ross una storia per il numero 5 di Open Space: avrebbe dovuto essere l'esordio di Alex Ross in Marvel, ma la serie chiude con il numero 4 e la storia resta nel cassetto. Verrà pubblicata nel '99 come allegato di Wizard, Open Space #0 (in Italia su Wiz #46, agosto '99).

Busiek è diventato nel frattempo uno scrittore freelance e dà alcuni suggerimenti a Ross per quel progetto, per cui Ross ha già sostanzialmente pronta la storia di 12 pagine con la Torcia Umana originale degli anni 40 che in seguito diventerà il numero 0 postumo di Marvels, dopo esser stata pubblicata tre pagine alla volta su Marvel Age #130-133. Non basta, crede Busiek, un'antologia di eroi Marvel. Ci vuole una trama, un filo conduttore. Inventa così il personaggio di Phil Sheldon e immagina che Phil incontri vari super-eroi Marvel.

Ma per raccontare delle storie nuove, non per rivivere i momenti salienti della storia del Marvel Universe. Le tavole di Ross rapiscono l'attenzione dell'editor Marcus MacLaurin, ma al momento non ci sono ancora l'arrivo di Galactus o la morte di Gwen Stacy. Phil Sheldon è solo il presentatore, non la voce narrante di un'epopea lunga decenni.

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È un'altra persona a suggerire di legare a filo doppio la trama di questa miniserie alla macrotrama di tutto quel mondo di fantasia. Il suo nome è Tom DeFalco, ed è già la seconda volta su tre che in questa rubrica salta fuori il suo nome. Come l'Editor-in-Chief della Marvel abbia influenzato il corso preso da Marvels, ce lo racconta lo stesso Busiek, che ringrazi per il tempo concessoti qualche giorno fa per una breve intervista. E sì, che cosa meravigliosa l'Internet.

Kurt Busiek: L'idea iniziale di Alex su un'antologia in stile pittorico era difficile da piazzare. Gli dissi che una miniserie di pochi numeri le cui storie fossero collegate da una singola trama avrebbe avuto più possibilità. Così abbiamo iniziato a ragionare su una storyline che ci permettesse di infilarci tutti i personaggi che Alex voleva dipingere, e questo ci ha portato a un fotoreporter come protagonista, qualcuno che fungesse da testimone degli eventi.
Abbiamo immaginato una serie di storie nuove in cui Phil incontrava le Meraviglie. Ma non pensavamo di usare eventi classici della storia Marvel. Quando Tom DeFalco ci ha suggerito di farlo, la sua idea era al contempo eccitante e spaventosa. Eccitante perché sapevo che avrebbe reso il tutto molto più interessante. Spaventosa perché capii che avrei dovuto fare un sacco di ricerca.
Tom immaginava probabilmente che ci saremmo concentrati su un singolo evento famoso come la Trilogia di Galactus [The Galactus Trilogy, Fantastic Four 48-50, 1966], ma io pensai che avremmo dovuto sfruttare tutto il contesto, quello che accadeva attorno all'arrivo di Galactus. Fare in modo che Phil Sheldon sapesse cosa avveniva e cosa facevano gli altri personaggi, Fantastici Quattro compresi. 

E questo voleva dire dover leggere e prendere appunti su, beh, tutto. È stato un lavoro enorme, difficile, divertente, estremamente lungo. Sfogliare fumetto dopo fumetto cercando qualsiasi cosa potesse rappresentare un titolo da giornale in quel mondo, ma anche capire dove si trovavano in ciascun momento gli eroi, così da poterli inserire nella storia e menzionarli in modo corretto. Ma quel lavoro ha reso Marvels quello che è. È stato davvero un ottimo suggerimento da parte di Tom. 

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Al matrimonio di Reed e Sue, insieme ai Beatles e a tutti quegli altri ospiti illustri, in prima fila ci sono i genitori di Ross a scambiarsi quel bacio come modelli per la tavola.

Marvels, dicevamo nell'intro di questo post, non ha solo lanciato un intero sottogenere (ci torniamo tra poco), ma cambiato la percezione degli eroi classici in un periodo in cui si puntava a tutt'altro. Ha creato un filone che avrebbe portato dritti tra i palazzi di Astro City o a vivere con gli Avengers di Busiek e George Perez delle avventure dal sapore classico, sull'onda di una sorta di dolce nostalgia usata come filtro per raccontare altre storie. Negli anni in cui spopolavano mutanti dai capelli lunghi, cloni, copertine gimmick e costumi tamarri. Il ritorno al sense of wonder, alla meraviglia. Alle meraviglie. Appunto.

Hai chiesto a Kurt se, almeno in parte, questo nasceva da una reazione da parte sua e di Ross, creatori ma anche fan di un'interpretazione più classica di quei personaggi, ai trend dell'epoca.

Kurt Busiek: Abbiamo pensato soprattutto ai lettori. A quei tempi ci si era spinti a tal punto nella direzione degli eroi badass, dark, grim and gritty, che i lettori cercavano qualcosa di diverso, un approccio che sembrasse nuovo e fresco. E pensavamo che tornare all'idea degli eroi visti come eroi, figure ottimiste e portatrici di speranza, ma con un approccio moderno, da una prospettiva inusuale, potesse essere nuovo ed eccitante.

Ma ai tempi non pensavo al possibile impatto della miniserie. Volevo raccontare quel tipo di storia perché sono le storie che mi piace scrivere. E Alex voleva raccontare quel tipo di storia perché è così che vede quei personaggi. Perciò siamo stati fortunati: ai lettori interessava davvero leggere quello che ci spinge a scrivere a dipingere. Ci siamo trovati al posto giusto nel momento giusto, con il fumetto giusto. Ma solo perché è quello che volevamo fare: non c'è stato alcun calcolo alla base. 

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Mentre va avanti lo scambio di mail con Kurt, finisco di rileggere Marvels per l'ennesima volta. La Vedova Nera assiste al suo processo per omicidio, persa nei suoi pensieri. La storia della ragazzina mutante mi accartoccia qualcosa dentro, un'altra volta. Gwen incarna il sense of wonder e l'innocenza ormai perdute, davanti a quelle macchine da guerra venute da Atlantide. È un attimo di pace, fuori dal tempo. Sembra cristallizzato nell'ambra, ma dura solo una manciata di pagine. Quello Snap le spezzerà il collo, cambierà tutto.

Vista da fuori, senza i pensieri di Peter, la morte di Gwen è ancora più terribile. The rest of it was a blur... The police... The other reportes... the ambulance... and she was still dead, dice Phil. Con la sua voce narrante incapsulata in delle didascalie bianche. L'unica cosa che, potendo tornare indietro, Busiek cambierebbe di Marvels.

Kurt Busiek: È solo un piccolo dettaglio, ma la sola cosa che cambierei davvero di Marvels sono le didascalie. Le farei gialle, perché all'epoca le didascalie erano in genere di quel colore. E dovevamo farle gialle anche noi, ma poi ce ne siamo dimenticati. Ma mi vanno benone anche quelle bianche, eh.

Dopo Marvels, i cerchi nello stagno di questa nuova nostalgia, di un approccio classico che punta al cuore del lettore anziché semplicemente all'occhio, non avrebbero più smesso di propagarsi. Marvels era un sasso troppo grande. La Marvel avrebbe provato a riproporre altrove l'approccio pittorico di Ross, trascinando Phil Sheldon nel distopico futuro parallelo di Ruins. Ma Wizard e i fan dell'epoca prendono per serio quello che nella testa di Warren Ellis è innanzitutto una divertita parodia di Marvels, a partire dal titolo.

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La DC vuole il suo Marvels e lo ottiene con Kingdom Come, pur affacciandosi (pure qui) su un sinistro domani anziché su un eccitante passato. Busiek riversa quell'approccio vincente sui Thunderbolts, sui suoi Avengers e soprattutto sulle meravigliose storie di Astro City. Un seguito vero e proprio di Marvels arriva solo nel 2009, con Marvels: L'Occhio della Fotocamera (Marvels: Eye of the Camera), scritto da Busiek e illustrato da Jay Anacleto. Seguono Marvels: Epilogo (Marvels: Epilogue), storia stand-alone di Busiek e Ross sugli X-Men degli anni 70, e a breve la nuova serie The Marvels, di Busiek e Yildiray Cinar, con cover di Alex Ross.

In tutto questo, tra le mille citazioni celate nelle vignette di Marvels (se volete scoprirle tutte, recuperate la versione Marvels Annotated. L'edizione digitale costa una manciata d'euro e contiene Marvels, Epilogue e tonnellate di contenuti), c'è spazio anche per lo stesso Busiek, che è tra i passanti che assistono all'arrivo di Galactus sul numero 3, a pagina 17, insieme a sua moglie Ann.


Kurt, sei entrato così a far parte ufficialmente tu stesso del Marvel Universe, giusto?

Kurt Busiek: Esatto! Ma allora va detto che faccio parte ufficialmente del Marvel Universe sin dal 1985! Su Marvel Age Annual 1 ho scritto una storia in cui io, dalla redazione della Marvel, chiamavo tutti i super-eroi per sapere cosa sarebbe successo nei loro albi. Ma è stato davvero bello poter posare per Alex e diventare parte del cast di Marvels. Rende il tutto ancora più personale.

Un enorme grazie, ancora, a Kurt per la disponibilità. Se qualcuno di voi non ha ancora letto Marvels, beh, lo invidi. Perché ha la possibilità di leggere un fumetto senza tempo, che gli farà scoprire o riscoprire l'amore per gli eroi in tutina. La prossima tappa di questo viaggio? Un altro giro di mail e torniamo a parlarne presto. Restate sintonizzati.

Dimenticavi: visto che ancora non abbiamo un vincitore, altri suggerimenti per il nome della rubrica, plz.

LA STORIA DI WATCHMEN E QUELLA DI SPIDER-MAN: L'ULTIMA CACCIA DI KRAVEN

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Commenti

  1. La rubrica non avrà ancora un nome ma questo pezzone può ricadere nel glorioso format "Le Grandi Interviste dell'Antro Atomico".

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  2. Recuperare l'Opera di Ross e' un dovere morale per ogni lettore di fumetti che si rispetti, per tematiche, freschezza , idee. Veramente grazie e complimenti per l'intervista.

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  3. Butto lì:

    Fumetti DOC

    Ripassare I Fondamentali

    Antro Masterpiece

    Rileggere I Classici

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    1. Bello Fumetti DOC, anche se essendo una serie (per ora?) limitata alla produzione USA direi Comics DOC.
      Anche ABC (Antro Best Comics) mi piace, per la possibilità dell'acronimo significativo

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    2. Ti dirò, avevo pensato a Comics DOC ma l'ho scartato perché D.O.C. è un acronimo italiano e mi suonava strano.

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  4. A me "Antro Masterpiece" piace assaje.

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  5. Quell'immagine di Ant-Man gigante l'avevo già vista. E' l'immagina di sfondo all'inizio di una conferenza di Bressanini su YouTube.

    A parte questo il titolo potrebbe essere: Fumetti a Regola d'Antro

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    1. La conoscevi per Bressanini? Nel senso che non hai mai letto Marvels?
      Devo toglierti il saluto, Dani? :D

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    2. Non l'ho mai letto effettivamente ma posso rimediare. Metti il link su Amazon che compro.

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  6. In un'opera di recupero dei grandi classici ho preso Marvels lo scorso anno. Non sono un superfan dei comics, ma questo è uno di quelli che mi sono decisamente piaciuti.
    A seguire ho letto anche Kingdom Come, ma forse per i tempi stretti fra l'uno e l'altro li ho trovati troppo simili ed ho finito per apprezzarlo poco.

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  7. Umile proposta per il titolo della rubrica: Prima Della Tavola ( anche se non è molto in linea con i titoli delle altre rubriche). Oppure Lupus In Tavola che c'entra poco ma è un giochino di parole abbastanza scemo.

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  8. Altro bel post di una serie che è già tra le mie preferite. Complimenti.
    Aprendo una piccola parentesi visto che hai citato DeFalco, sarebbe interessante (per me) sapere cosa pensi dei vari EIC Marvel e di come hanno influenzato i prodotti della Casa delle Idee.

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    1. Tra le righe ne ho parlato più volte (nessuno, in ogni caso, allaccerà mai le scarpe al tanto discusso Jim Shooter), ma è uno spunto su cui tornare, sì.

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  9. Letto.
    Inutile dire che mi e' piaciuto parecchio.
    Non solo per quel ritorno alla golden age del genere, col senso di estasi e di meraviglia nei confronti dei super - umani.
    Ma anche perche' Ross, in un certo senso, dona agli eroi Marvel un'immagine quasi divina. Irraggiungibile.
    Li trasforma in veri e propri Dei che camminano e combattono in mezzo ai comuni mortali, che possono solo stare a guardare. E adorarli.
    Come e piu' che nei fumetti classici, direi.

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  10. Ricordo male o fecero una mostra di tavole originali in italia che andò letteralmente a ruba?

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  11. la storia della ragazzina mutante mi lasciava in lacrime ogni volta. Con la dannata voglia di abbracciarla. Con il sentirmi stronzo perché ci sono mille bambini mutanti in giro per il mondo (ma anche vicini, eh!) che avrebbero bisogno di un abbraccio ed io non vado a darglielo. Comunque, qualcuno può dirmi se la ragazzina se l'è cavata? C'è traccia di lei in altre storie Marvel? Fatemelo sapere, per favore.

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  12. La butto lì per il titolo: Comics that made us

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    1. Già detto io l'altra volta, mi sa che non è passato.

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  13. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  14. Doc complimenti, l'hai già ampiamente dimostrato ma scrivi davvero bene.
    Parlando di Marvels, considerando che sono a digiuno di fumetti Marvel credi che ci possa capire qualcosa lo stesso ?

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    1. Assolutamente sì. Storia godibilissima anche per chi di Marvel non sa nulla.

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  15. Confesso che ogni volta che si cita Marvels, mi vengono in mente gli occhioni neri della bambina mutante, mi vengono i brividi e si inumidiscono i miei. Potentissimo.

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  16. Meraviglia vera. Per certi versi - sicuramente la scelta pittorica - di quando comprai (per puro caso, attratto dalla copertina, beata gioventù e senza capirci niente), "Havok e Wolverine: Fusione"
    dei coniugi Simonson, e Kent Williams e Muth a darci di pennelli.

    Quello stupore lì, pagina dopo pagina. Grazie Doc. :)

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  17. Letto e riletto all'epoca su MarvelMagazine. bellissimo

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  18. Doc abbiamo un collegamento mentale? mentre tu pubblicavi questo io prima di partire ho fatto un video su marvels, approfittando dell'uscita dell'epilogo, e che ho programmato il giorno dopo l'uscita di questo articolo :°D

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    1. LOL :)
      Bentornato! Com'è andato il viaggio in yankeelandia?

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  19. "Fenomenologia e Cosmogenesi del Classico del Fumetto, Modulo Uno - 12 Crediti"
    Ecco cosa propongo, come nome.

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  20. Come nome che ne pensi de "I Bellissimi di ReteAntro"?

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