Le cose che restano lì a dirci come eravamo, cosa eravamo
La vita va avanti e i ricordi sono solo ricordi. Incorporei, sbiaditi, irreparabilmente moddati dal modo in cui li abbiamo rievocati o raccontati per la prima volta. Poi, però, ogni tanto le incontri. Le tracce del passato. Simboli mangiati dal sole di quello che è stato, della vita da ragazzi o ragazzini. E davanti a un'insegna con i loghi Commodore o Sega, viaggi nel tempo senza bisogno di una macchina in acciaio inox. Ciao, libici [...]
Reperto 01. Rende (CS), oggi, anni 80
Il suo spazio, quei due piani presidiati da signore demi-anziane con la noia facile per i bambini smarriti, se lo sono spartito un OVS pampìni e un conad. Quasi tutto. Della vecchia Standa restano alcune saracinesche abbandonate, in fondo.
Con le insegne vintage che vanno a male, scartavetrate dal vento e decorate dalla ruggine; che perdono pezzi di vernice, come parti di un quadro di Rotella. Era poco distante da dove abitavi da ragazzo. E siccome tutto torna, in qualche forma, questo posto è poco distante pure da dove abiti ora.
Ci venivi a fare la spesa con i tuoi, ma prima di avventurarvi nel supermercato dabbasso, prima di affrontare questa botta di futuro che erano le scale mobili, c'era il piano dei giocattoli da esplorare, nella speranza che ne saltasse fuori qualcosa. Non succedeva spesso, ma a volte succedeva quando proprio non te l'aspettavi. È lì che tuo padre ti ha portato per il Castello di Grayskull e tanti altri regali per sfinimento.
Pochi metri più in là, nel reparto dischi, hai comprato i tuoi primi 33 giri, ai tempi delle medie. Alcune robe di cui oggi ti vergogni abbastanza, ma soprattutto i primi album dei Cure. Sono ancora con te, gli album e i Cure. Non se ne andranno più.
Anche le scale mobili che facevano futuro nei primissimi anni 80 sono ancora lì, abbandonate tra l'OVS pampìni e il conad, con i passamano in gomma ingottiti. Neoarcheologia della memoria in cui presente e passato si toccano, si sovrappongono.
Loro, le scale, si ricordano di te. Loro si ricordano tutto.
Reperto 02. Rende (CS), oggi, 199x
Pochi metri più in là, negli anni 90, c'era il negozio di Marco. Non lo conoscevi, Marco, ai tempi. Non sapevi che sareste diventati in seguito colleghi. Era quello del negozio di videogiochi. Dal 1992, come recita l'insegna, rimasta lì.
È sparito, in un quadrato coperto di bianco, solo il nome del negozio. Tutto il resto, il corollario di loghi, ti ricorda ogni volta com'era entrare in un negozio di videogiochi negli anni 90. Nel pre-Internet, nel pre-Gamestropp, nel pre-no, so che stai facendo solo il tuo lavoro, ma fanculo l'assicurazione, l'anello al naso l'ho lasciato a casa, grazie.
Quei loghi Sega, Commodore, Gig (per Nintendo); l'ultimo arrivato e pronto a spadroneggiare, la triplice P di Pleistéscio; la scritta CD-ROM, promessa di futuro già arrivato e per tutti, grazie a un laser che avrebbe distrutto non già astronavi, ma numero di ore di sonno pro capite, in combutta con una scheda grafica degna del suo nome aggressivo e magico.
Entravi nel negozio di Marco e lo trovavi a giocare a qualche titolo di calcio giapponese import per Nintendo 64. O a sparare ai tizi dell'aeroporto in Die Hard Trilogy per il mostrillo grigio Sony. Entravi, chiacchieravi, te ne uscivi con un gioco nuovo quando c'avevi i soldi, senza niente quando non ce li avevi.
Da lì è uscita la tua seconda pleistescio, lì tuo fratello si precipitò in bici a comprare Tekken 2, il giorno dell'uscita. È andato lui perché te avevi un esame, il giorno dopo.
Siete rimasti lo stesso a tirarvi cazzotti e scrocchiarvi le ossa con le chiavi articolari di King fino a tardissimo.
Reperto 03. Roges di Rende (CS), oggi, 1991
La piazzetta nuclearizzata, terreno di coltura di balle di fieno rotolante, vecchie uscite dalla messa e abbandonate lì, antimateria. Inutile distesa di cemento all'esterno della giungla del Parco Robinson, popolata da anatre, tartarughe e topi grandi quanto Splinter. Pure di più.
Aguzzate la vista come anziani fruitori della settimana enigmistica con lenti bifocali, e in questo screen di google maps scorgerete delle serie di aiuole collegate da panchine. Tre aiuole, due panche in legno nel mezzo ciascuna. È quanto resta della versione 2.0 della Bastarda e le sue sorelle.
La panchina da saltare, a costo della vita. O quanto meno di un paio di incisivi.
Eri uno skater, lo sei stato per poco. Qui la banda di wannabe toninofalco veniva a spalmarsi per terra. "Tonino il Condor, Diego, il Mollicone, Gianni Spider-Man e qualche volta anche Maruzzo l'Alieno", raccontavi in un vecchio post. Qui sei stato, per pochi secondi, lo Stacy Peralta non biondo della Calabrifornia. Prima di spalmarti per terra un'altra volta.
La Bastarda e le sue sorelle furono modificate poco dopo dal comune, in un reboot poco convinto di questo spazio urbano poco riqualificabile, ma abbastanza inqualificabile. Avevate vinto. A tavolino.
Diego vi ha lasciato qualche anno dopo lo scioglimento della banda. Era l'unico ad aver saltato la Bastarda due volte di fila. Atterrando in modo umano e non su una spalla o sulla faccia, cioè.
Reperto 04. Quattromiglia di Rende (CS), oggi, 1981
Spoiler: quell'edificio beige in fondo a destra, quello che sembra una chiesa brutta di fine anni 70, è una chiesa brutta di fine anni 70. Chiusa da anni. È lì che è iniziata la tua avventura con gli scout, quel viaggio con un fazzoletto brutto al collo che ti avrebbe portato a sfidare cinghiali giganti, usare il motto di Karate Kid e cose così.
Ma quello che ci interessa, ora, è il rudere bianco lì accanto. Un palazzo a due piani orribile e pericolante, come testimonia la recinzione. Abbandonata e orribile e pericolante pure quella, scopa. Sui cartelli c'è scritto Non vi avvicinate, tanto tra un po' viene giù da solo e ce lo leviamo dai coglioni.
A nessuno importa, ma a te un po' sì. No, correggi: tanto. Quasi tanto.
È stato per un po' un ufficio comunale, questo posto brutto. Ma nella sua lunga vita ha fatto anche la scuola. Qui hai vinto una medaglia in prima elementare per un disegno agghiacciante in stile naïf che avevi fatto come omaggio inconsapevole a Henri Rousseau e i tuoi erano molto orgogliosi e tu non sapevi cosa dire e ti veniva un po' da piangere che tutti ti guardavano e la medaglia non era d'oro come pensavi.
Qui, in mezzo alle foto di Pertini, hai conosciuto Piero che non si chiamava Piero, la cui storia ti ha insegnato così tanto su come va il mondo, prima ancora di compiere sette anni.
Qui, un giorno, guardando oltre le vetrate gigantesche e vecchie della classe, hai visto il sole coprirsi di grigio. Allora hai pensato che volando in alto, molto in alto, il cielo dovesse essere tutto blu, sopra le nuvole.
I Pooh ci sono arrivati solo undici anni dopo.
Bel racconto, es iusual, Doc...e già che ci siamo buona festa del papà (per me è la seconda...)
RispondiEliminaAuguri!
EliminaCaro Doc, ormai un pò ci conosciamo, io sono un ragazzo malinconico e molto nostalgico, con i post di questo stampo lo sai che con me ci vai a nozze. Il mio piccolo contributo "nordico" riguarda un ricorso che è nato dal fatto che mio figlio Raoul deve fare logopedia, come ho già scritto da altre parti è un bimbo speciale che necessita di tante attenzioni. L'anno scorso abbiamo iniziato un percorso terapeutico e ci hanno mandato in un posto in collina, mediamente lontano da casa ma molto vicino al mio piccolo corazon, essendo ubicato sulla linea 73, quella che mi portava (spesso) da casa a scuola e ritorno. Qui ho iniziato a provare i primi vagiti sentimentali per Teresa, una ragazza speciale che sarebbe anni dopo diventata la mia fidanzata, purtroppo per poco tempo. Qui, dopo di lei, aspettavo che salisse ogni giorno una bellissima ragazza bionda, cugina di una mia ex compagna delle elementari, senza avere il coraggio mai di dirle una parola ma felice solo per il fatto di poterla vedere, ripensandoci con il senno di poi mi sembra ancora di vedere i suoi capelli scossi dal vento in slow-motion, che poi quale vento ci fosse sul bus devo ancora capirlo. Insomma, la vita mi ha riportato tra luoghi ed emozioni famigliari, la vita in tutti i sensi, una nuova vita, per la precisione e tante emozioni si sono ripresentate alla porta, come se fossero sempre state lì ad aspettare dietro l'uscio. Grazie Doc
RispondiEliminaUn abbraccio a te e al piccolo, Daniele!
EliminaTi ringrazio e ricambio a te e alla piccola Pikki. Come ha scritto qualche altro antrista, ti si vuole bene.
EliminaUh anche tu uno scout :)
RispondiEliminaGrande Doc, amo anche io scrivere cose analoghe, e ovviamente ho amato leggerle.
La Standa era appunto il futuro di tutti... la scala mobile, la vasta offerta... anche la generazione dei nostri genitori si era trovata come in una magia da boom economico.
Sono fortunato perché da me esiste ancora il luogo playstation, che è (ancora, assurdo) una videoteca.
Moz-
Assurdo davvero. Adoro i posti del genere che ancora - il proprietario è autorizzato a toccarsi - resistono.
EliminaA chi lo dici. A volte penso che siano tipo portali di un tempo sospeso.
EliminaMoz-
ho letto in un libro (mi pare di Sheldrake) che tutti i tentativi degli scienziati di localizzare i ricordi nel nostro cervello sono falliti. La sua teoria è che ogni volta che qualcuno ricorda si collega con il se stesso del passato ed estrae quello che gli serve, per cui si tratta di un vero e proprio viaggio nel tempo. So che può sembrare una teoria balzana, ma pensandoci bene potrebbe essere plausibile...
RispondiEliminaMolto poetica e romantica come teoria, la sposo subito! Ricorda un pò il film The Butterfly Effect, dove il protagonista si "collegava" con il sé stesso del passato e ogni piccola variazione effettuasse comportava grandi (e gravi) ripercussioni sul suo presente. Anche questo sarebbe bello, poter tornare indietro, incarnandosi dentro i noi stessi del passato e trovare il coraggio di dire due parole alla ragazzina bionda dell'autobus...
EliminaTutti abbiamo questo genere di pensieri, Daniele. Ma nel tuo caso, se quelle parole fossero dette potrebbe esserci, come conseguenza, la mancata conoscenza di tua moglie, e quindi la mancata venuta al mondo del piccolo. E ne parli così spesso che oramai ci siamo affezionati, quindi è meglio non dire nulla alla ragazzina bionda.
EliminaTi ringrazio Scott, diciamo che per il piccolino hai perfettamente ragione, per nulla al mondo potrei rinunciare a lui. Per la moglie se ne può parlare... ;)
EliminaNel caso, sono avvocato! (si scherza, eh!)
EliminaBuono a sapersi, mandami il contatto!! Si sa mai...
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaChe splendido racconto amarcord Doc! Qui da me purtroppo i negozi storici sono quasi tutti spariti tranne che alcune botteghe in centro . Nel mio quartiere ahimè non c'è praticamente più traccia, tutto ricostruito da nuovo. Anche per me però ogni tanto è quasi terapeutico un tuffo nel passato, in quella che è stata la mia vita nei primi 20 anni e che per una ragione e per l'altra è stata totalmente differente da quella di questi ultimi 21. Come se uno spartiacque avesse diviso la mia infanzia e prima giovinezza dal resto. Ogni tanto infatti sento il bisogno di tornare a cercare posti, ricordi, profumi dei "miei luoghi" e ripensare al momento in cui li ho provati. Nel 1998 lasciai la mia prima casa, quella in cui sono nato, per trasferirmi con la famiglia nelle immediate vicinanze della città. Fu un trasloco epocale ed anche molto sentito visto che la mia famiglia viveva lì da decine d'anni. Ora quando mi è possibile torno, magari in bicicletta o a piedi, per un breve giro in quella via semichiusa al traffico e a quel condominio più piccolo in mezzo ai palazzoni più alti e una volta lì penso... penso a quante cose, giochi, attività,giornate di studio, feste,rincorse,momenti belli ed altri meno che ho fatto in quella via che mi sembrava enormemente più grande di quella che vedo attualmente e mi vengono in mente tante persone, amici e amiche, vicini di casa e dei palazzi attigui che per una ragione o per l'altra ho lasciato o perso di vista durante la mia crescita. Ripenso a quando andavo a scuola a piedi e passavo dalla salumeria per una focaccia al prosciutto o al salame, ripenso a quando andavo allo stadio sempre a pochi passi da casa, ripenso a quando ebbi la mia prima bici,scooter,moto,auto,ai primi amori...Credo sia una situazione comune a tutti( o quasi) andare a cercare le proprie radici e se l'infanzia è stata felice si torna per qualche attimo a respirarne la felicità. Quando la realtà riprende il sopravvento tu torni a casa più sorridente e questo significa tantissimo ma la vita va avanti, c'è una bambina da crescere e tanto da fare ogni giorno. Grazie per il bel racconto Doc. Ora mi asciugo i filoni di pane che mi sono giunti agli occhi mentre scrivevo il mio pensiero. :-)
RispondiEliminaCollega 41enne, un saluto
EliminaQuando torniamo a passeggiare nel nostro passato, per quanto triste, ritorna sempre un sorriso amaro, ed anche queta vota ora sale la bruschetta per quei posti speciali che ohgnuno di noi ha lasciato dietro di se.
RispondiEliminaUn abbraccio Doc e grazie sempre per questi racconti .
Ti capisco, Doc.
RispondiEliminaMi ricorda una moltitudine di sabati notte, all'uscita dalla discoteca. Prima di rincasare, facevo tappa ad un baracchino nei pressi di via Morgantini, per il panino e la birretta della staffa.
Si, via Morgantini.
Nella via vicino c'erano ancora i resti di Console Generation. Il negozio aveva chiuso da anni, ma l'insegna era rimasta. Con tutti i loghi delle console. E il poster di Street Fighter III - Third Impact per Dreamcast sulla porta d'ingresso, ancora visibile tra le griglie della serranda abbassata.
Lo raggiungevo e me ne rimanevo li', in religioso raccoglimento, a mangiarmi il panozzo e a scolarmi la lattina, e a ripensare a tutto cio' che quel negozio aveva rappresentato per il sottoscritto...
So che e' anacronistico, ma il mio sogno sarebbe proprio quello di aprirmi un negozio cosi', tutto mio.
Ma...avrebbe ancora senso, al giorno d'oggi (fermo restando che devo prima trovare i soldi, gente)?
Bella idea! Io posso contribuire con un poster vintage di Donkey Kong Country, recuperato in un negozietto di Sanremo prossimo alla chiusura, nel lontano 1997 (se non ricordo male).
EliminaAnche io quando ripassavo da quelle parti, durante le estati successive e fintanto che non è stato rimpiazzato da un negozietto di paccottiglia cinese (che ormai stanno diventando la regola in tutte le città, purtroppo) buttavo sempre un occhio a quelle vetrine dismesse dove ancora dimoravano le vestigia di un passato (video)ludico che mi ha accompagnato per diversi anni.
Milano, specialmente negli ultimi anni, è sempre in evoluzione e spesso questo significa che quei posti che consideravi casa cessano di esistere. Quante volte passando nel passaggio tra Piazza Libery e Via San Pietro all'Orto mi sono accorto che la Milano che conoscevo da bambino è sparita un pezzo alla volta. C'era la mitica Astragame, il paradiso del cabinato, e adesso c'è Zara... c'era il cinema Apollo e adesso ci sono quelli della Apple con uno spazio immenso per 20 prodotti di numero.
RispondiEliminaPoi non conto i negozi che hanno chiuso a cui ero super affezionato. Uno fra tutti la pasticceria che faceva il pammeino (è un dolce tipico milanese) più buono di Milano; era arredata come negli anni 40 e quando ci entravo con mia Madre a prendere il pammeino pensavo di star mangiando la cosa più buona del mondo e quando sono cresciuto sognavo di portarci io un figlio ma non ho fatto in tempo.
OT
Quando ho conosciuto mia Moglie una delle cose che ho fatto è stata quella di farle conoscere tutti i dolci di Milano che spesso conosco solo gli indigeni. Il panettone lo conosco tutti ma il pammeino, la veneziana, il pan dei morti, la cremonesa o i tortelli con l'uvetta (il mio dolce preferito) spesso e volentieri non lì conosce nessuno.
Perdona l'invadenza, per pura curiosità che dolce sarebbe la Veneziana? Millenni fa esisteva anche a Palermo un dolce con questo nome che nessuno ricorda più(credo lo faccia ormai unicamente un bar in zona stazione centrale). So già che saranno abbastanza diversi,ma così per sapere. Comunque quella palermitana era una sorta di mattonella di sfoglia spessa ,farcita di crema di ricotta ,separata in due da una "paratia"di Pan di Spagna fortemente impregnato di cannella.
EliminaLa Veneziana a Milano è un dolce dall'apparenza simile ad un panettone con la granella di zucchero sopra (solo la granella, non come la colomba con granella, glassa e mandorle), e con le arance candite ma senza uvetta. A casa mia è il dolce di Capodanno, ma si trova in pasticceria anche nella versione piccola tutto l'anno.
EliminaE, Drakkan, il pan dei morti era il mio dolce preferito da bimbo, qui altro che madeleine. Per fortuna si trovano ancora posti che lo fanno.
Un bravò! a Travis.
EliminaLa veneziana è il dolce di capodanno della tradizione milanese ed è una colomba a a forma di panettone visto che ha la stessa pasta della colomba e la stessa glassa della colomba. Come già detto ha i canditi fatti con la scorza dell'arancia. Mio Padre la ordina in pasticceria tutti gli anni per capodanno, cascasse il mondo, mentre io è un po' che non la mangio perché mia Moglie preferisce il panettone perché meno dolce.
Come dice Travis esiste la versione per tutto l'anno da bar ma la trovi soprattutto nei bar del centro.
Il pan dei morti è buonissimo, ancora più buono del pammeino anche se per me il pammeino rievoca molti più ricordi. Non vorrei far scoppiare alcuna guerra di religione ma il pan dei morti stravince sulle madeleine, non c'è proprio partita.
Per i non milanesi il pan dei morti si mangia nel periodo della festa di Ognissanti e dei Morti ed è a base di cacao, frutta secca e spezie. Si presenta come una sorta di biscottone soffice e friabile. Una vera prelibatezza.
Mi riprometto di portamelo dietro quando andiamo a Lucca ma lo scorso anno non ho avuto modo di prenderlo prima di partire.
PS: vicinissimo a casa mia c'è un laboratorio che produce mozzarelle e burrate (a Milano, lo sò) e, testimone il Doc, sono molto buone. Hanno fatto una roba "fusion" spettacolare: delle burratine con dentro un po' di gorgonzola. Tramite questo prodotto ho però scoperto, con mio sommo sgomento, che chi è di giù solitamente non mangia i formaggi muffi come il gorgonzola.
A Rimini fanno la piada dei morti. Una specie di ciambella molto carica con uvetta e noci
EliminaGrazie a nome mio e della glicemia (figurarsi, oggi a Palermo è giornata di "sfinci",unica tentazione alla ricotta alla quale non so dire di no)
EliminaMi avete fatto ingrassare di due etti solo a leggere i vostri post!! Mannagg!!
EliminaHo letto del pammeino e non mi diceva nulla. Poi sono andato su google e ho scoperto che si tratta del Pan de Mej, e mi si è aperto il terzo occhio.
EliminaComunque, da fiero sostenitore del pan dei morti, per il resto dell'anno uso come metadone il panino con le uvette (che, se fatto bene, è di una bontà sopraffina ^_^)
Ho sempre un bel ricordo di quando da ragazzino mi facevo i viaggi per raggiungere diversi negozi di videogiochi. Uno in particolare lo ricordo con affetto e ironicamente non mi viene in mente il nome. Ma era una videoteca con tanti giochi, dove le novità erano esposte in vetrina. Era il periodo della prima play, ma io in quel periodo potevo permettermi solo il Nes e Snes. Per mia fortuna il negozio aveva pure questi giochi e il commesso tirava fuori da sotto il bancone una scatola pieni di giochi del Nes. Adoravo spulciare quella scatola e trovare dei titoli che mi ispiravano dalla copertina, tipo Mega man 2 e U fou ria li ho presi li ed è stato amore a prima vista. Ammetto che ora avere un gioco grazie ad Internet e altro è molto più semplice, ma come ora, in passato mi piace esplorare negozi e giochi mai sentiti o visti fin'ora, è come una piccola avventura.
RispondiEliminaOttimo post! Per altro a me entrano le bruschette negli occhi ogni volta che vedo il cartello di un playstationaro dismesso, a prescindere dal luogo in cui si trova.
RispondiEliminaChe bel post, ma proprio bello.
RispondiEliminaL'orrenda Penisville è cambiata un sacco in questi anni. E pure non è cambiata per nulla, è solo più grigia e aspetta il tempo in cui potrà tornare ad essere meno grigia e un po più azzurra. O ancora più grigia...
X Daniele:
RispondiEliminaNon sai quante volte sono stato tentato di staccarla, quell'insegna, e di portarmela a casa per ricordo.
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EliminaCi credo vecchio mio, ci credo. Questo post capita proprio a fagiuolo, domenica ho tirato fuori delle scatole di roba vecchia con il piccoletto, che a curiosità non scherza, c'erano tante cianfrusaglie, tra cui degli orologi Casio degli anni '80 che si erano letteralmente sbricciolati, altre che mi hanno portato alla mente tanti ricordi, come il suddetto poster o una Play 2 grigia metallizzata che non ricordavo nemmeno di aver comprato... C'ernao anche un paio di guanti che mi aveva regalato una persona che ritenevo essere amica, ma che in realtà si è rilevata tutt'altro, i quali mi facevano ancora male al solo sguardo e che ho buttato via, erano un ricordo troppo doloroso...
Eliminagrande Doc, come sempre.... acc... lo devo fare pure io qui a Palermo...
RispondiEliminaBentornate antrostorie ❤️
RispondiEliminaFinalmente conosco il vero significato del Reperto 2, grazie mille Doc! Sono ormai anni che lo vedo ogni giorno al ritorno a casa e mi sono sempre chiesto se ci fosse ancora un qualche negozio di retrogame o se fosse semplicemente abbandonato lì. È da quando ero piccolo che mi ha sempre affascinato moltissimo ed è sempre stato uno dei miei sogni più grandi poter entrare in una di quelle sale giochi anni '90 che ormai si vedono solo nei film e nei vecchi spot ricaricati su YouTube. Ed ecco che scende la lacrimuccia...
RispondiEliminaOgnuno e ognuna di noi nerd ha i suoi ricordi... io ricordo la mia prima fumetteria, la Libreria Nord al quarto piano della Rinascente, ricordo la Libreria del Salone in via Roma con tanto di riviste su fumetti e cinema fantastico in inglese, ricordo Avalon in via Magenta a due passi da Porta Nuova, ricordo la fiera Itinerari fantastici negli anni Novanta al Pala Ruffini e il Japan Fan Club di via Anglesio, in periferia. Tante cose che non ci sono più ma che sono state importanti.
RispondiEliminaAle, eccheddire...??? La Standa mi ricorda la megaferrovia (per me bambino) e le piste Polistil di fianco alla scala mobile nel periodo di natale. E poi i dischi, i DISCHI...
RispondiEliminaGli altri luoghi, conosciuti e vissuti.
Ps. Nella "chiesa brutta di fine anni 70" (o forse anche di un decennio o due precedenti - chissà...), adesso di un rosa "moderno" e comunque realmente brutta, ho ricevuto il primo sacramento.
Pps. Quasi quasi mi scende una lacrimuccia, maledetto ba....do! ;)D
Sembra l'inizio di un buon libro, io lascerei che l'ispirazione scriva il resto.
RispondiEliminaLa Libreria Nord. Che tuffo al cuore, Elena!... Uno dei due o tre posti qui dove non c'è il mare (altro reperto d'epoca, quel pezzo degli Statuto) dove potevi trovare certi tipi di letteratura o fumetto.
RispondiEliminaDue tra i tanti reperti di quell'evo meraviglioso: Intron Depot: Blades, la raccolta di illustrazioni a tema (perlopiù) fantasy di Shirow, e il volume celebrativo che Sunrise pubblicò dopo Gundam F91, in pratica tutto l'Universal Century prima di V, Crossbone e Unicorn. Colpa di quel libro se amo il pur pasticciato ZZ (quel cannone binato sul braccio...) e il Nu Gundam è il mio preferito, come per il Doc. Feci ancora a tempo a comprarvi una bella festa della prima run Panini di Bastard!!
Frequentavo più di rado Avalon, ma ho ancora dei modellini (ciao amici, SD V Gundam dice ciao ciao ciao) e ambientazioni di Shadowrun 2nd Edition (Aztlan, Bug City) a ricordarmelo...
Rilancio comunque con Queen, che assieme ad Alex era uno dei due grossi store a tema videogiochi in città. Poi sparito nel giro di un niente per investimenti sbagliati, credo, ma il punto vendita vicino al Mauriziano era per me il posto dove potevo trovare i capitoli nuovi di Armored Core (a parte il 2, che per qualche motivo faceva capolino anche in posti come Mediaworld o l'allora ancora esistente Fnac).
Mi sa che ci siamo incrociati, ero uno dei frequentatori seriali di Queen!!
EliminaCiao Luca e Daniele!
EliminaIo ricordo i vecchi negozi di fumetti usati, in cui i proprietari ti facevano sfogliare per ore vecchi fumetti e dopo aver conquistato la loro fiducia ti facevano cercare tra gli scaffali "preziosi".
Mister No, Comandante Mark e altri, ricordo con emozione quando ho comprato i primi dieci numeri di Mister No originali del '75, qualcosa di spettacolare, a chi non lo ha mai letto consiglio di recuperare la storia che inizia sul numero 3 "'Lultimo Cangaceiro", capolavoro di Guido Nolitta.
Mister No negli ultimi numeri si perse, ma i primi 100 numeri sono albi uno più bello dell'altro.
Ma dici quelli in centro? Dalle parti di piazza Arbarello? Io mi fornivo spesso da quello in piazza Carducci e molto spesso quando ero in vacanza a Sanremo andavo al Pozzo di San Patrizio, un bellissimo locale stracolmo di fumetti di tutti i tipi e tempi. Forse Massimo Perrone lo conosce che è della zona.
EliminaCiao Daniele!
EliminaMi dispiace ma io sono di Palermo, parlavo di negozietti che erano gestiti per lo più da anziani appassionati, adesso i negozi di fumetti ci sono ancora, ma sono molto diversi, o sono io che sono cambiato...
Ciao Nemo, ho capito male io, nessun problema. Comunque quoto il fatto che le bancarelle e i negozietti di una volta fossero per lo più gestiti da anzianotti in pensione (meglio fare le distinzioni perché magari avevano ai tempi la nostra età ma noi NON avremo la pensione, eh eh) molto poco interessati a guadagnarci e molto felici che qualcuno stesse ore a leggere gli albi che commerciavano. Erano altri tempi, come si dice...
EliminaSai che quando trovavo vecchi fumetti la prima cosa che leggevo erano le allora striminzite e rudimentali rubriche interne?
EliminaParlo degli albi Bonelli e simili che per la maggior parte non avevano rubriche come la posta o altro ma per esempio in Mister No avevano delle pagine sulla giungla o in Tex mi sembra ci fossero le spiegazioni delle parole del West.
Leggere questi articoli e e osservare le impostazioni della seconda o terza di copertina mi faceva sentire per qualche minuto un lettore di quei tempi.
Adesso per mancanza di tempo non leggo più niente e ho tolto tutto ma mi piace sempre ricordare e parlarne.
Scusa Nemo per la tardiva risposta. Anche io ho poco tempo ma resisto e continuo ad accumulare Dampyr e Nathan Never (finché riesco a stiparli nelle librerie, ma manca poco e arriverò al limite). Molte volte faccio esattamente quello che facevi tu: mi leggo le rubriche interne con i riferimenti alla storia o a eventi / albi che devono essere pubblicati e la storia magari la leggo dopo svariati mesi. Anche a me fa lo stesso effetto di ritornare indietro nel tempo e sentirmi un lettore del passato. A volte mi rileggo anche qualche vecchia rubrica dell'Almanacco della Fantascienza, con i rimandi ai film e ai libri di quegli anni...
EliminaPost al solito eccezionale per dei vecchidemmerda e super nostalgici come me....
RispondiEliminaSarebbe bello farne un contest o una raccolta dei luoghi dimenticati di tutti gli Antristi, che ne pensi?
Cioè no aspetta... quindi quelle robe colorate sotto la P rossa sono altre due P e non una S? Questo è perché la chiami la triplice P?
RispondiEliminaNo non ce la faccio. Non posso accettare questa realtà. Voglio tornare nel mio mondo dove c'è una P rossa ed una S variopinta sotto di lei.
;o)
Bel post comunque. A Milano, come diceva qualcuno più sopra, le cose cambiano in fretta, ma il parchetto dove andavo a giocare da piccolo c'è ancora!
Triplice P di Pleistéscio? A me sembra che il logo sia composto da una "P" rossa sopra una "S" colorata sdraiata sotto. Sono l'unico?
RispondiEliminaNon sei assolutamente l'unico!! 😱
EliminaD'accordo, nostalgici lo siamo tutti,tu doc mi hai spesso indicato che è normale vedere il passato con un occhio benevolo solo perché era l'età della spensieratezza. Fin qui sarebbe un tratto comune a tutte le generazioni.Ma oggettivamente quando oggi camminando incontri in molte vie solo saracinesche abbassate ormai da più di un decennio. Quando gli ex piccoli che hai cresciuto fanno così fatica a trovare un lavoro o anche una prospettiva di studio appagante, allora io penso che la nostra nostalgia sia un po' diversa da quella che han provato i nostri padri e madri mentre ci crescevano. Perché mentre faticosamente diventavamo quella massa di giovani vecchi che siamo ora,fuori ,lontano dalle nostre vite si è combattuta una guerra. Non dichiarata,ma in fondo voluta da molti. Non da noi però,ed ora più che mio padre che diceva :"ai miei tempi", mi sembra di somigliare ai poveri Cristi della prima puntata di Ken il guerriero. È saltato in aria tutto un mondo, purtroppo eravamo troppo impegnati per accorgercene (anche io, forse anche quel G8a Genova,non mi rendevo conto di dove si sarebbe andati a parare).
RispondiEliminaFantastico! Mi ha fatto tornare in mente il mitico "Cagliostro" dove si potevano trovare fumetti e libri usati, o semplicemente fare quattro chiacchiere con il proprietario! Altri tempi (e la caramella era obbligatoria)
RispondiEliminaUn post veramente molto bello, giudizio non particolarmente brillante e originale, ma ritengo che la forza di quanto hai scritto sia così immediata da arrivare allo strato più profondo di ognuno di noi.
RispondiEliminaCi sono ricordi costituiti da immagini di luoghi, odori, sensazioni, suoni che sono lontani nella memoria, all'altro capo di una lunghissima catena di giorni, una tremenda teoria di anni che sembrano (e forse sono) persi e disgregati, ridotti a brandelli di reminiscenze che perdono peso, sostanza e forza man mano che le lancette continuano ad affettare il tempo.
Non stavano meglio dieci, venti o trent'anni fa, ma sento un senso di soffocamento pensando che quelle situazioni scompaiono, al punto che pare persino non siano mai esistite. Allora rimpiango, divento triste, mi rendo conto che non ho costruito, non ho realizzato, non ho ottenuto... ho provato, però non vivo quel futuro che credevo possibile e mi accorgo che anche io sto scomparendo come quei ricordi, un po' come la foto di famiglia di Marty McFly che evapora lentamente, vittima di un'anomalia temporale.
Non è malinconia, è più di nostalgia, forse è solitudine, ma pesa... molto...
Bellissimo post, Doc, ma col ca##o che stavolta vado a leggermi il post di Piero che non si chiamava Piero e affini, affogando in un mare di tristezza quel che resta di marzo!
RispondiEliminaLa scala mobile, l'unica in tutta Lucca, ce l'aveva la Upim in centro. E quando la mamma mi ci portava era festa grossa, tipo come essere catapultati in una puntata di Star Trek (eh, lo so, ho iniziato presto il mio 'trekking'). Ricordo ancora la spinta sotto la mia mano dello scorrimano in gomma...adesso e' una OVS (coincidenze? noi degli anni 80 crediamo di no), ma la scala resiste stoica. E si', sono sicura si ricordi di me quando torno a visitarla...
RispondiEliminaChe spettacolo Doc, i post del ricordo!! Anche vicino casa mia c'era la stessa tipologia di Standa con le scale mobili che scendevano...ricordo al tuo stesso modo i passaggi in rassegna al reparto giocattoli dal quale sono provenuti molti Masters e altri giocattoli da bruschette, nonché Super Mario Bros. 3 per NES che costò un rene e mezzo (ai miei 😉)...ancora ricordo inoltre il simbolo della Montedison sulla maniglia della porta a vetri! Ora (da un pezzo in realtà 😁) è diventata parte Oviesse e parte profumeria e il supermercato di sotto era diventato un Discount Tigre che è andato a gambe per aria...e pensare che all'epoca era una cosa gigantesca da queste parti: la cosa più vicina ad un "centro commerciale"!!
RispondiEliminaCiao Dave!
EliminaIo ricordo ancora quando non ricordo quale recensione mi convinse a spedere più di 100.000 lire per Lemmings per Nes, poi non mi piaque e dopo un paio di partite lo misi in un angolo...
Ciao Nemo! Perdona la "differita" con cui rispondo 😉 io Lemmings lo ho giocato solo con pc, e udite udite Macintosh Color Classic https://www.youtube.com/watch?v=DwljvfenX1E Forse rende meglio che attraverso console... Comunque quelle cartucce costavano tantissimo all'epoca e poi spesso si pigliavano certe sòle tremende (non c'erano gameplay da vedere su internet e appunto anche le stesse recensioni a volte mmmeh...)
EliminaCazzarola non mi ricordo più come si chiama quel negozio dei palazzi gemelli... ma ricordo (io che di solito mi rifornivo da Game Master e Global Game a Cosenza) i 3 giochi che c’ho comprato: Abe’s Exoddus, Pes1, Metal Gear Solid 2
RispondiEliminaQua a Venezia è in un certo senso mostruoso e bello al tempo stesso scovare tracce di vecchie attività commerciali, di quel che resta di un mondo spazzato via dalla monocultura turistica. Vicino a dove abitavo c'è una ex macelleria, vuota da decenni e mai più data in locazione (va a capire perche'), che ha ancora oggi, esternamente, un bel bassorilievo bronzeo che raffigura un manzo/bue. Ogni volta che ci passo davanti, ricordo il me stesso sette/ottenne che, nelle settimane di giugno post anno scolastico e pre-partenza per le vacanze accompagnava la mamma a fare la spesa, e mentre lei al banco faceva i suoi acquisti, la attendeva seduto su una vecchia sedia al fresco del negozio, col signor Ugo che puntualmente a quel paffuto bambino che ero regalava un assaggio di prosciutto cotto o di qualche altro affettato (ma senza olive greche...).
RispondiEliminaSenti com'è dorce! E' n'zucchero a Sergio!! 'O senti?? (cit.) 😁😁😁
EliminaEsattamente, pensavo proprio a quella scena, Dave, ahahahah!
EliminaAltro ricordo legato in qualche modo a vecchie insegne, diciamo così, è quello di quando, dalla vecchia casa dove ho vissuto fino al 2003, dalle finestre della camera dei genitori vedevo l'insegna luminosa con la scritta CAMPARI collocata sopra un albergo del Lido. L'hanno levata da qualche anno, e già negli anni 70/80/90 era per certi versi anacronistica, rimandando a un passato in cui il Lido di Venezia era località di villeggiatura di un certo livello, per gente altolocata, penso ai primi decenni del Novecento, l'epoca dannunziana, quella roba lì insomma.
RispondiEliminaHo vissuto un'infanzia ballerina, cambiando posto e città almeno tre volte prima di stabilirmi (da quando avevo 16 anni) nel paese dove sono adesso.
RispondiEliminaQuindi i miei "posti dell'infanzia" sono ancora tutti lì, cristallizzati nell'ambra dolceamara del ricordo.
Non sono più tornato nei luoghi della mia infanzia, né ci tornerei: mi mancherebbe il coraggio di scoprire il destino riservato loro dallo sfacelo del Tempo. Preferisco pensare che siano ancora come li ricordo, ingiallite fotografie nell'album della memoria, mentre guardo avanti con la fotocanera digitale pronta a scattare altre istantanee perenni.
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RispondiEliminaCiaoDoc,E' da un po che conosco il tuo blog e mi è sempre piaciuto,ma devo ammettere (mea culpa) che non l'ho visitato molto spesso (Grave errore!).Poi oggi mi imbatto in questo post,lo leggo, e mi passano i complessi da pseudo emo-leopardiano nostalgico...della serie...minchia ma allora non sono solo io che ho la crisi nostalgica dei 3(6) anni!!! "L'articolo" è splendido..sembra uno dei miei ricordi pero' adattato ad un altro scenario Calabrifornico...Ora capisco perchè sono finito in disgrazia a causa dello smodato uso di ebay per l'acquisto pesante di Retroconcole/retrogame... Retropsicanalisi per Retronostalgici! Bel post davvero. Ah,e prometto di seguirti ogni mattina dopo colazione! :D Saludosss!
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