Perché Anon di Andrew Niccol è un film che tiene fede al suo nome

Anon netflix recensione
Mhh. A un certo punto dovrete smettere di vedervi, tu e Andrew Niccol. Più semplicemente, dovresti abbandonare quest'idea di continuare a vedere i suoi nuovi film fantascienzi sperando in un altro Gattaca, perché ogni volta stai lì, alla fine, a pesare gli elementi interessanti di film che non ti sono piaciuti. Anon - pellicola prodotta da Sky UK, uscita al cinema in Inghilterra a maggio e spedita direttamente su Netflix nel resto del pianeta - non fa eccezione. Un'ora e mezza di spiegoni, pistolotti e dialoghi scemi, per mandare in vacca un'idea molto, molto interessante [...]

A Niccol, ormai lo abbiamo capito, piace giocare con mondi dal fascino retro in cui gli esseri umani si sono inchiappettati da soli con una qualche fissazione tecnologica invasiva e ubiqua. I razzi e la competizione di Gattaca, il virtuale di Simone, il tempo vitale di In Time. The Host non lo conti perché oltre ad essere una all-around-minchiata, era tratto da un romanzo. Insomma, gioca con un tema attuale, il cineasta kiwi, traslandolo nelle ossessioni future. Il che è esattamente l'ingrediente perfetto per della fantascienza in stile anni 70 di quella che ti piace un casino, e la ragione per cui Gattaca è un film grandioso. Il problema è, qui come altrove, lo sviluppo mimmo di quello spunto intrigante.
Nel mondo di Anon tutti sono collegati sin dalla nascita, grazie a degli impianti, a una rete parisa chiamata Ether. I loro ricordi sono registrati e trasmissibili, e rubare, tradire le persone o uccidere è molto più complicato. A meno che non intervenga un hacker in grado di alterare quelle registrazioni. È un mondo incredibilmente affascinante, nel senso più distopico e tetro del termine, quello in cui si svolge la storia. C'è tutto il grigio asettico e lo stile vintage del Niccol degli esordi, in un'overdose di informazioni da realtà aumentata che inondano gli occhi dei protagonisti. Pubblicità, dati biometrici, vizi privati. Un feed di caz*ialtrui inarrestabile.
Non esiste più la privacy, con la scusa della sicurezza e dell'intrattenimento: è il tema sbattuto in faccia dello spettatore dal minuto zero, la versione fantascienza di quello che viviamo ogni giorno, 
passando sotto alle telecamere piazzate dal comune o likando pizze margherita sui social. Roba da Black Mirror, appunto: un tema attuale e sufficientemente complesso, trasformato in un thriller fantascienzo. Il problema? Il thriller fantascienzo.
I dialoghi, pur ammettendo che quel tipo di tecnologia renda tutti un po' ebeti, sono ridicoli. La performance di Clive Owen, incarnato degli stereotipi da detective solo e sofferente e divorziato e che ha perso [OMISSIS], rende diverse scene un sequel spirituale della trombata con la Bellucci - con sparatoria incorporata - di Shoot 'Em Up - Spara o muori!. Amanda Seyfried va un po' meglio, sfiorando addirittura il minimo sindacale, in termini di espressività, di un figurante di babbo natale alla Coop a dicembre.
Ma il tutto annaspa in un mare di prevedibilità, spiegazioni per spettatori scemi, scelte dei protagonisti insondabili e finalone con sorpresone noir telefonato dai titoli di testa. Se vuoi giocartela ossessivamente sul campetto del noir, e come noir fai un po' ridere come pippi calzelunghe, averci quella fotografia ricercata e una resa visiva molto figa della realtà aumentata serve come un cavatappi a una serata degli alcolisti anonimi.

Ci sarebbe spazio, sul finale, per una chiosa che richiami il tema dell'anonimato, della privacy e delle telefonate col codice col cancelletto, ma la credibilità della pellicola ha già tirato giù la saracinesca e mandato tutti a casa almeno quaranta minuti prima. 
Però, ecco, almeno il titolo è sincero: parte stiloso e alla ricerca di una sua identità, Anon, e poi sprofonda presto nell'anonimato di quei film "originali" di Netflix che capisci subito perché siano finiti lì. Una giapponesina di Blade Runner e mezzo su 5; due se vi fermate dopo i primi dieci minuti e buona lì (o se vi stavate chiedendo che fine avesse fatto Rachel Roberts).



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Commenti

  1. Stavo proprio iniziando a guardarlo oggi, poi ho lasciato perdere. A quanto pare ho fatto bene :P.

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  2. Come avere faccialibro incorporato: un incubo. Una guardata provo a dargliela, Niccol mi intriga sempre un po'.

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  3. Ecco diciamolo pure:
    GLI SPIEGONI
    sono un male del nostro tempo.
    Personalmente la soglia della mia sopportazione si sta abbassando sempre di più, non dico che tutte le opere devono essere alla Donnie Darko però un minimo di rispetto per gli spettatori dal QI medio in su.. e che razzo!

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  4. prova "Il sacrificio del cervo sacro", Doc.

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  5. Gran peccato, davvero.
    Approfitto del post per parlare di Gattaca, visto che e' uno dei miei film preferiti.
    Uno di quelli che ringrazi il cielo di aver visto. Perche' se te lo fossi perso non sarebbe stato lo stesso.
    NON SARESTI STATO LO STESSO, senza un tassello cosi' importante (un po' come Arrival).
    Ero uscito dal cinema con la piacevole consapevolezza di aver fatto la scelta giusta. Di aver dato mezzo grammo di fiducia ad un film che mi ha ripagato in pieno, superando tutte le aspettative. Che per inciso erano UNO ZERO TONDO O GIU' DI LI', visto che ero andato a vederlo perche' non c'era niente di meglio, quella sera. E invece...
    La suspence del protagonista di venire smascherato. Perche' quella era una societa' pacifica, dove al massimo lo avrebbero ricacciato a fare l'uomo delle pulizie con la raccomandazione di NON FARLO MAI PIU'. Ma per uno che insegue un sogno con tutte le sue forze, vederlo crollare deve essere il peggiore degli incubi. Specie in un mondo dove a un individuo vengono precluse tutte le strade perche' e' considerato imperfetto solo per il fatto di non essere nato ONG e in provetta. Possono vivere anche loro, ma vengono relegati ai lavori piu' umili.
    E' la scienza a stabilire la loro inferiorita', a priori (cosa tutta da dimostrare).
    Brutto sentirsi dire dai propri genitori, seppur con tono bonario...E' INUTILE CHE TI ILLUDI, TESORO. SOFFRIRAI SOLO DI PIU'. NON SEI COME LORO. RASSEGNATI. LO DICIAMO PER IL TUO BENE.
    E poi...il clamoroso colpo di scena a tre quarti di film. E il finale, che mi ha quasi commosso. E contiamo che vent'anni (vent'anni? Credo proprio di si) fa, e puo' sembrare assurdo, non avevo la lacrima facile come adesso. Dove basta un momento Bing - Bong (TM) qualsiasi di un film Pixar per mandarmi in crisi...
    Peccato che Niccol non ne abbia piu' imbroccata una, da allora.
    Ma la cosa peggiore e' che spreca ottimi spunti (tipo IN TIME, dove il concetto era molto interessante. Specie sul fatto che al mondo esistono sufficienti risorse per tutti. Solo che sono malamente suddivise. A chi troppo, a chi niente. Abbiamo un miliardo che da solo spreca come gli altri sei messi insieme) con scelte di trama incongruenti e trovate talvolta ridicole.
    Peccato davvero.
    Forse gli dovrebbero affiancare uno sceneggiatore come si deve...

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    1. Aggiungiamoci pure soggetto e sceneggiatura di The Truman Show (anche se lì la regia era di Weir).

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  6. Provo a dargli una posdibilita' stasera .... Incrociamo molto le dita

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  7. capisco cosa intendi, altra occasione con un bel soggetto, ma sprecata malamente come in In Time.
    IMHO queste storie renderebbero di più in puntate autoconclusive di una serie tv da 20'-40', come succedeva appunto in "Ai confini della realtà" o al giorno d'oggi in "Black Mirror", in modo da avere il tempo di spiazzare lo spettatore.

    personalmente il film di Niccol che ho apprezzato di più è stato S1mOne, proprio perchè non parte da un futuro distopico, ma dal "presente". E poi c'è un meraviglioso Al Pacino!

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    1. Sì, dei suoi film fantascienzi è il meno fantascienzo, ma come ho scritto ha tanti punti di contatto con le altre pellicole scritte e dirette da lui.

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  8. Peccato.
    Spunto interessante comunque, anche se già visto e rivisto.
    C'è almeno qualche scena d'azione caciarona? Almeno lo riciclo come popcorn movie.

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  9. Ad essere sincero questo film non mi ispira per niente, piuttosto sto un'ora e mezza a fissare le due giappognocche a fine post. :)

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  10. Bah non è che mi sia tanto piaciuto, certe scene mi ricordavano un altro film. Questa la dice lunga...

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