Marvel, le riviste degli anni 70 - parte 1: grandi artisti, rischi e polemiche
I protagonisti sono sempre Hulk, Moon Knight, Morbius, Conan e altri personaggi Marvel, ma quelle in cui appaiono sono storie diverse dalle classiche avventure della Casa delle Idee: artistiche e decisamente più rischiose, per vari motivi. In una manciata di anni, quasi tutti compresi nel decennio dei 70, va in scena un grande esperimento editoriale per la Marvel di quei tempi: aggirare i vincoli del Comics Code e i prezzi da albo standard, puntando su delle riviste in bianco e nero per un pubblico adulto. I risultati? Cover grandiose, un giro di generi, e un vespaio sollevato da una certa storia di Hulk [...]
1. SALTARE SUL TRENO DELLA WARREN (E DI PLAYBOY)
I primi tentativi della Marvel di agganciare il mercato delle riviste risalgono alla fine degli anni 60. Nel '68 escono due numeri di un magazine dedicato a Spider-Man, The Spectacular Spider-Man: il primo in bianco e nero e il secondo a colori, con delle storie di Peter (firmate sempre da Stan Lee e John Romita Sr.) più lunghe di quelle tradizionali.
Il prezzo di 35 centesimi, contro i 12 di un albo normale, non è casuale. Quei 35 cent sono infatti il prezzo di copertina delle riviste che stanno spopolando in quegli anni: i magazine della Warren Publishing, Eerie e Creepy, a cui si aggiungerà nell'autunno del '69 anche Vampirella. Il settore delle riviste è in fermento, soprattutto per l'horror (ci sono anche le pubblicazioni simili della Eerie Publications e della Skywald), e anche la Marvel ne vuole una fetta.
Di The Spectacular Spider-Man - da non confondersi con la testata ragnesca semi-omonima, Peter Parker, the Spectacular Spider-Man, nata nel '76 - verrà messo in cantiere negli anni 80 per la cronaca anche un terzo numero, scritto da Lee, disegnato da Marie Severin e inchiostrato da Romita Sr. Ne vengono disegnate 14 pagine, ma Romita quelle chine non le realizza più, e resta un progetto incompiuto.
L'altra rivista-esperimento del '68 in casa Marvel è l'unica uscita di The Adventures of Pussycat. La Pussycat del titolo, evidentemente ispirata ai fumetti di Playboy, è un personaggio sexy e ammiccante (ma non erotico) creato da Wally Wood, protagonista in precedenza di storie con umorismo da caserma apparse su diverse riviste per uomini della Magazine Management Company, casa editrice gemella della Marvel e sempre di proprietà di Martin Goodman.
The Adventures of Pussycat si limita a ristampare otto di quelle storie, scritte in prevalenza da Stan Lee e da suo fratello, Larry Lieber.
Ma, appunto, erano solo delle prove per saggiare la temperatura dell'acqua prima di tuffarsi. Stan - a cui per tanto, troppo tempo il mercato degli albi di super-eroi è andato troppo stretto - voleva sfondare in quello dei magazine, a suoi occhi più prestigioso, oltre che più redditizio. Per farlo, aveva solo un piccolissimo scoglio da superare: il suo editore.
2. RACCONTI (TROPPO) SELVAGGI
Martin Goodman non ne voleva proprio sapere di mischiare i contenuti dei fumetti Marvel con quelli delle sue riviste: per quanto queste ultime non fossero formalmente soggette alle regole del Comics Code, Goodman non voleva correre rischi inutili e avere grane dall'associazione degli editori di fumetti, di cui faceva parte.
Quando perciò Stan Lee fa uscire il primo numero di Savage Tales, nonostante quell'indicazione enorme in copertina sul pubblico a cui è rivolto, Goodman non manda giù la cosa e decide di cancellare immediatamente la testata.
Non è una pubblicazione a marchio Marvel, è una rivista della Magazine Management, ma resta pur sempre un contenitore di fumetti in cui un personaggio dei fumetti Marvel, il Conan il Barbaro della Casa delle Idee, regge in mano sulla cover dipinta da John Buscema la testa mozzata di un nemico.
Non è l'unico azzardo, perché nelle quattro storie di quel primo numero - in cui Stan Lee figura come editor e direttore artistico - incentrate su Conan, il mondo futuro delle Femizons, Man-Thing e Ka-Zar, ci sono delle morigerate scene di nudo, una tentata violenza sessuale e in generale un tono molto più adulto e vagamente lascivo rispetto a quello che appare normalmente nei comics di casa Marvel.
E se chi comanda, dicevamo, non ne vuole sapere, il problema si risolve da solo, perché nel '72 Goodman (che aveva venduto quattro anni prima la Marvel alla Perfect Film & Chemical Corporation) lascia il suo ruolo da publisher della casa editrice. L'incarico finisce a Stan Lee, che ora ha così campo libero, e nel giro di un paio d'anni non solo fa andare avanti Savage Tales, ma le affianca una decina di riviste diverse...
3. IL MARVEL MONSTER GROUP
E siccome, come detto, sono i magazine horror della Warren l'esempio da seguire, e il genere sta vivendo nei fumetti una rinascita dopo decenni di oscurantismo, che horror sia. La Marvel ha appena lanciato in edicola un fumetto dedicato al più celebre dei vampiri, The Tomb of Dracula (1972): il primo di una serie di albi di mostri che in quegli anni popolano il Marvel Universe, sfruttando le maglie più larghe del Comics Code, rivisto nel '71 e ora tollerante le storie di vampiri, zombie e licantropi vari.
Ma le riviste possono spingersi ovviamente oltre rispetto agli albi, oltre che costare molto di più, ed è proprio quello a cui punta il Marvel Monster Group, un intero blocco di magazine horror che appaiono tra il '72 e il '75, e che la Marvel pubblica con l'etichetta Curtis Magazine.
E così su Dracula Lives (13 numeri e un annual) le cover di Boris Vallejo, Luis Dominguez o del grande Earl Norem (autore di alcune delle illustrazioni più belle di sempre dei Masters of the Universe) custodiscono storie di Roy Thomas, Marv Wolfman, Steve Gerber disegnate in modo sublime da artisti come Neal Adams, Gene Colan, Vicente Alcazar, Tony DeZuniga, il cui tratto è esaltato dal bianco e nero, senza la colorazione - dalla resa su carta ancora troppo pasticciata - di quei tempi.
A corredo, articoli di approfondimento sul Dracula del grande schermo (scritti anche da Chris Claremont!) e racconti illustrati.
4. FIGLIE DEMONIACHE
Stessa formula per Vampire Tales (11 numeri e un annual) e The Haunt of Horror (5 numeri), anche se quest'ultima ai vampiri preferisce storie horror di altri tipi, dalla possessione demoniaca post L'esorcista ai vecchi racconti di paura in stile EC Comics.
In comune, Vampire Tales e The Haunt of Horror hanno il personaggio di Satana, la figlia del diavolo, eroina sexy creata da Roy Thomas - che gestisce in prima persona buona parte di queste riviste - e da Romita Sr., leggerissimamente ispirata a Vampirella, le cui storie appaiono su entrambi i magazine, prima di sbarcare negli albi del Marvel Universe tradizionale. Alcune storie di Satana sono disegnate da un altro artista che avrà a che fare in seguito con i Masters, Esteban Maroto.
A far compagnia a Satana, su Vampire Tales appare inoltre un'altra eroina discinta e dal padre celebre, Lilith la figlia di Dracula, insieme a storie di Morbius e Blade il cacciatore di vampiri. Non solo per gli autori, in altre parole, ma anche per i personaggi, fumetti e riviste Marvel restano vasi comunicanti.
5. MOSTRI PER TUTTI
Del Marvel Monster Group fanno parte anche la trascurabile Monster Madness (tre numeri), una raccolta di foto di vecchi film di mostri Universal con l'aggiunta di balloon contenenti delle raggelanti battute del vecchio Stan (un genere di comicità a cui Lee si dedica spesso in quegli anni, con esiti mai davvero brillanti), e soprattutto Tales of the Zombie e Monsters Unleashed (10 e 11 uscite più un annual ciascuna). Tutte storie che pochi mesi dopo andranno ad alimentare i 22 numeri dello storico Corriere della Paura pubblicato in Italia dalla Corno.
Tales of the Zombie presenta, tra le altre, soprattutto le storie di Steve Gerber e Pablo Marcos dello Zombie, aka Simon Garth. Una creatura soprannaturale che Roy Thomas aveva ripescato da un vecchio fumetto dell'epoca Atlas (la futura Marvel) pubblicato nel '53.
Monsters Unleashed ospita invece, oltre a una discreta dose di ristampe di vecchi fumetti Atlas pre-Comics Code del '54, fosche avventure di licantropi, Man-Thing (l'Uomo Cosa) e il mostro di Frankenstein di Gary Friedrich e John Buscema, sbarcato anche lui nel frattempo in un albo del Marvel Universe (testata The Monster of Frankenstein, 1973).
Vita breve hanno Masters of Terror (2 numeri) e Legion of the Monsters (un'unica uscita). Monsters of the Movies (8 numeri), infine, aggiunge al mix anche qualche mostro cinematografico più moderno, come Godzilla.
6. NON TROPPO PAZZI PER CRAZY
E poi c'è Crazy, che non ci tenta neanche di nascondere la sua natura di clone della fortunata Mad, creata nel '52 da Harvey Kurtzman e William Gaines e negli anni Settanta già da tempo proprietà della National Periodical Publications: vale a dire la diretta concorrenza della Marvel, la DC Comics.
Crazy andrà avanti per dieci anni, tra il '73 e l'83, per 94 uscite più due speciali, sempre attenendosi rigidamente alla formula di Mad, fatta di parodie di film di successo, satira politica e finte pubblicità tra il brillante e il demenziale, con l'aggiunta di qualche personaggio Marvel qui e là.
E se Crazy, come tutti i cloni, non brilla mai di luce propria, forse sono proprio i contenuti Marvel l'unico elemento memorabile, quando riescono (e non sempre lo fanno) ad essere divertenti. Come il fumetto-fai-da-te del numero 82, che ironizza su tutti gli elementi classici di una storia Marvel.
Troppo poco, in ogni caso, e troppo tardi.
7. COLPI MORTALI, BARBARI E DISCHI VOLANTI
Nel frattempo, a metà anni 70, il parco titoli delle riviste Marvel aveva rapidamente cambiato volto. I magazine horror chiudono tutti nel '75, soppiantati da pubblicazioni legate a nuovi generi di moda, come le arti marziali, il fantasy e la fantascienza.
Tocca quindi alle varie The Deadly Hands of Kung Fu, The Savage Sword of Conan, Marvel Preview e Unknown World of Science-Fiction farsi largo nei chioschi USA, continuando a saturare il mercato per buttar fuori realtà minori come la Skywald citata all'inizio (che nel '75 chiude infatti i battenti).
Ma è la volta anche di Planet of the Apes e di un magazine tutto per Hulk, nato per sfruttare la scia de L'incredibile Hulk in TV. E proprio quella rivista finirà di lì a poco al centro di una rovente polemica.
Ma di tutto questo parleremo nei prossimi giorni, nella seconda parte di questa carrellata. Stay tuned.
qui non ci sono like dunque fai conto che questo sia un grosso pollicione entusiasta
RispondiEliminaGrazie ;)
EliminaADORO queste succose retrospettive!
RispondiEliminaMi associo agli applausi del pubblico. E grazie anche per aver citato il Corriere della Paura, letto di nascosto millanta anni fa grazie a uno zio pochi anni più vecchio che lo lasciava in giro. Ricordi sbloccati etc. etc.
RispondiEliminaBellissimo pezzo, al solito.
RispondiEliminaSempre un piacere trovare queste sorprese sull'Antro
Una curiosità: un lettore scrisse alla posta di Dracula (mensile in b/n che continuava nel solco del Corriere della Paura) per chiedere perchè alle covers pittoriche del CdP (che erano prese dalla riviste di cui ha parlato il DocMan qui sopra) si fossero sostituite quelle da comic book e Maria Grazia Perini rispose che sebbene le prime fossero più belle, disorientavano i lettori. Era anche una questione di codici. Albo gigante in bianco e nero = destinato a mature reader. Io percepivo da bimbo di leggere qualcosa rivolto ad un adulto anche se era Tomb of Dracula di Wolfman e Colan che avevo visto a colori ed in formato albo sugli A.S.E. (Albi dei Super-Eroi, antologico con personaggi a rotazione) e non sapevo che lo Shang-Chi che leggevo in b/n era colorato dallo stesso Gulacy che lo disegnava.
RispondiEliminasorry, il mio commento qui sopra è partito come anonimo, mea culpa
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