Marvel, le riviste degli anni 70 - parte 2: : Conan, Bruce Lee e il fattaccio di quella storia di Hulk
Giusto due giorni fa raccontavamo, nella prima parte di questo approfondimento sul mondo delle riviste Marvel degli anni 70, di come Stan Lee e la Casa delle Idee abbiano cercato di farsi largo nel mondo ambizioso e redditizio dei magazine, senza Comics Code e con molte più libertà. Un viaggio che, partito da Spider-Man e dall'horror, arriva a metà decennio a toccare nuovi generi, come le arti marziali. Prima che esplodano, nell'ordine, il fenomeno televisivo di Hulk e le polemiche per una sua storia [...]
1. MAUS ALLA MARVEL: L'UNDERGROUND DI COMIX BOOK
Sia pure in leggero ritardo, nel '73 Stan Lee si era sintonizzato sul fenomeno già in declino dei fumetti underground, esploso anni prima a San Francisco e uno dei volti più noti della controcultura. L'energia senza regole delle opere di autori come Robert Crumb, Trina Robbins, Gilbert Shelton e Barbara Mendes piace al Sorridente, che si mette in testa di creare una rivista Marvel dedicata a questo tipo di fumetti, per avvicinare un pubblico diverso.
Lee contatta uno di questi cartoonist, Denis Kitchen, e gli offre formalmente carta bianca. Uscita nell'ottobre del '74, Comix Book chiude però dopo solo tre uscite. Il 4 e il 5, due numeri già completati ma inediti, Kitchen riesce a pubblicarli in seguito con la sua Kitchen Sink Press, aprendo il numero 4 con un editoriale in cui se la prende con se stesso, essenzialmente, per essersi lanciato in un esperimento del genere. Portare l'underground in tutte le edicole e i supermercati d'America non era stata evidentemente una buona idea.
Le restrizioni sui contenuti alla fine della fiera c'erano, e soprattutto la Marvel aveva chiesto da principio tutti i diritti di quanto pubblicato: in un secondo momento Kitchen era riuscito a spuntarla su questo fronte, ma intanto la richiesta aveva allontanato tanti possibili collaboratori. Sia quel che sia, in quei primi tre numeri sono stati pubblicati dalla Marvel autori come la citata Trina Robbins, Skip Williamson e soprattutto Art Spiegelman: su Comix Book 2 appare infatti il prototipo del suo Maus.
Era una ristampa, perché quella storia di tre pagine (che poi Spiegelman svilupperà dando vita al Maus che conosciamo) era già apparsa nel '72 su Funny Animals. Cionondiméno, tra le pubblicazioni Marvel del 1974 ci fu, tra gli albi di Iron Man, Spidey, Difensori e tutti gli altri, anche un assaggio di un futuro capolavoro assoluto del fumetto.
(Nonché oggetto della tesi di laurea di tua moglie, ma quella è un'altra storia).
2. EVERYBODY WAS KUNG FU FIGHTING
La volta scorsa dicevamo di come, arrivati a metà decennio, il parco riviste della Marvel sia stato rinnovato, chiudendo le testate horror e sostituendole con altri generi. E siccome gli Stati Uniti, come cantava Carl Douglas. erano impazziti per le arti marziali e per il culto di un attore che era appena morto, nel nome di Bruce Lee nascono non solo l'albo a fumetti di Shang-Chi (fine '73), ma anche la rivista The Deadly Hands of Kung Fu: 33 numeri più uno speciale, pubblicati tra il '74 e il '77.
Il magazine presentava fumetti in bianco e nero dei vari eroi Marvel a tema (Shang-Chi e Iron Fist, ma anche personaggi nati proprio sulla rivista, come la Tigre Bianca, i Figli della tigre e le Figlie del drago), accanto a speciali sui film di Lee e la serie TV Kung Fu, interviste e lezioni di arti marziali, per chi volesse proprio apprendere lo stile della mantide religiosa, metti.
Sulle splendide cover dipinte di Neal Adams, Ken Barr, Earl Norem, questi mondi si univano, e mese dopo mese potevano darsi il cambio in copertina Bruce Lee, Chuck Norris, Iron Fist, Shang-Chi o il David Carradine di Kung Fu...
3. CONAN E KULL, I NUOVI BARBARI
E se il magazine apripista Savage Tales (vedi post precedente) chiude nel '75, sul fronte fantasy dal '74 parte la pubblicazione di The Savage Sword of Conan, in assoluto il più longevo di questi magazine che la Marvel presenta sotto l'etichetta Curtis, visto che andrà avanti fino al 1995, per la bellezza di 235 uscite.
Il bianco e nero, anche in questo caso, dà risalto alle pagine meravigliose sfornate mese dopo mese per la testata diretta da Roy Thomas da artisti del calibro di John Buscema, Barry Windsor-Smith, Neal Adams, Alfredo Alcala, Esteban Maroto, Walt Simonson, Alex Niño e tanti altri, con le altrettanto splendide cover di Boris Vallejo, Earl Norem, Joe Jusko...
Il tutto viene proposto in Italia prima dalla Corno e poi da Comic Art (su Conan la Spada Selvaggia), e genera un rapporto osmotico con il Conan portato al cinema da John Milius: i film con Schwarzenegger attingono visivamente dal Conan Marvel, e a loro volta rilanciano le vendite dei fumetti, già spinte dalla mania per il fantasy che interessa gli USA a partire dagli anni 70.
Infine a Conan viene affiancato un secondo magazine per un altro eroe di Robert E. Howard, Kull. Kull and the Barbarians esce solo per tre numeri, fungendo in pratica da cuscinetto tra la chiusura del suo primo albo a fumetti Marvel (Kull the Conqueror, 1971-1973) e il lancio del secondo, Kull the Destroyer (1973-1978).
Ah, dimenticavi. Piccolo quiz: quale altra celebre cover Marvel è stata ispirata da quella di Buscema e Vallejo di The Savage Sword of Conan 5, con il Conan sulla croce a forma di X (foto sopra, in alto a destra)? Vediamo chi indovina...
4. EROI PULP E FANTASCIENZA OLD SCHOOL
Intanto, in quegli anni, la Marvel continua a pubblicare fumetti su licenza, e di lì a poco questo si rivelerà fondamentale per la sua stessa sopravvivenza (vedi sotto). Tra gli esperimenti in materia, i magazine - sempre a marchio Curtis - dedicati alla saga cinematografica del Pianeta delle scimmie, Planet of the Apes (29 numeri), e quello sull'uomo di bronzo, Doc Savage (8 uscite). L'eroe pulp di Lester Dent era stato già protagonista in precedenza di un albo a fumetti Marvel (8 numeri anche lì, tra il '72 e il '74).
E poi c'era il bimestrale Unknown Worlds of Science Fiction (6 numeri e uno speciale), un altro antologico affidato a Roy Thomas, che mescolava contenuti nuovi e ristampe, tra cui gli adattamenti di alcuni grandi classici della narrativa fantascientifica.
Tra un'intervista a Ray Bradbury e una chiacchierata su Dune con Frank Herbert, c'era spazio così per chicche firmate da Bruce Jones, Gene Colan e la rilettura a fumetti dell'esistenzialista, evangelico Behold the Man di Michael Moorcock, fatta da Doug Moench e Alex Niño. Nel caso vi steste chiedendo da dove salti fuori quella crocifissione nello spazio, ecco.
5. NASCE UNA FUTURA STELLA DI HOLLYWOOD: MARVEL PREVIEW
Altra rivista contenitore era Marvel Preview: 34 uscite (le ultime 10, però, dal 1980 con un altro titolo, Bizarre Adventures) con i personaggi più vari. Dal Dominic Fortune di Howard Chaykin al debutto del futuro beniamino dell'MCU Star-Lord, da Sherlock Holmes a Blade, Thor, il Punitore, Merlino...
6. QUANDO I KISS SALVARONO LA MARVEL
La Marvel è diventata dal 1972, dopo lo storico sorpasso ai danni della DC, la prima casa editrice di fumetti d'America, ma le cose, nonostante l'incremento momentaneo delle vendite portato dal telefilm di Hulk (vedi sotto) o da fenomeni come quello di Howard the Duck, non vanno affatto bene. È il mercato delle edicole a rappresentare uno dei problemi più grossi, il che porterà a un cambio drastico nel meccanismo distributivo dei fumetti.
Ma prima che la Marvel stessa arrivi a un passo dal fallimento, a salvarla sono due cose. I KISS e Star Wars.
Che cosa era successo? Il meccanismo classico della vendita in edicola, con la politica dei resi, faceva sì che molti edicolanti disonesti strappassero le copertine e le rispedissero indietro per non pagare gli albi, che poi rivendevano per i fatti propri a basso prezzo, senza copertina e senza averli pagati. Inoltre le case editrici spesso, per non dover gestire i resi, accettavano delle semplici dichiarazioni sull'invenduto, che incentivavano di fatto queste pratiche. Sostanzialmente, gli albi vendevano di meno che in passato e dalle edicole arrivavano sempre meno soldi.
A tamponare questa situazione furono due clamorosi successi legati al mondo dello spettacolo: i comics di Star Wars e quelli dei KISS. Gene Simmons era un grande fan dei comics e fece contattare la Marvel per realizzare un loro albo. Era un amico dello sceneggiatore ed editor Marv Wolfman, usava un costume di scena con un mantello ispirato a quello di Freccia Nera degli Inumani, voleva diventare un personaggio di un fumetto. Ma non un semplice musicista, un super-eroe a tutti gli effetti.
Le trattative andarono avanti a lungo, finché non si trovò un accordo e i KISS debuttarono su un albo Marvel - Howard the Duck 12 (maggio 1977) - prima della pubblicazione della rivista lussuosa che Simmons aveva chiesto.
Quest'ultima divenne il primo numero della collana Marvel Super Special, venduto a un dollaro e mezzo (contro i 35 centesimi di un albo normale ai tempi). Una storia in cui i KISS si scontrano con il Dottor Destino e Mefisto, e in cui appaiono gli Avengers, Spider-Man e altri eroi. Come racconta un servizio a colori nell'albo, un campione di sangue prelevato dai membri del gruppo venne mescolato in tipografia ai colori di stampa: per quel dollaro e mezzo, i fan dei KISS potevano portarsi a casa LETTEALMENTE un pezzo della loro band preferita.
I Marvel Super Special hanno un grande successo, sono estremamente redditizi (il prezzo salirà nel volgere di qualche anno a 2 dollari e mezzo) e spingono sempre più la casa editrice verso la pubblicazione di fumetti legati a film, gruppi e serie TV popolari.
Nei numeri successivi vediamo così, oltre a Conan e alla saga fantasy Weirdworld, Incontri ravvicinati del terzo tipo di Spielberg disegnato da Walt Simonson e Klaus Janson, la storia non autorizzata dei Beatles, ancora i KISS, Lo Squalo 2, un adattamento di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (pubblicato solo all'estero perché il film era stato un flop), Battlestar Galactica, il film di Star Trek e L'impero colpisce ancora e così via.
In alcuni casi, come gli adattamenti di Blade Runner, Indiana Jones e Labyrinth, la Marvel li pubblica prima nella versione su rivista e poi come miniserie su albi standard.
Curiosità: i citati fumetti Marvel di Indiana Jones verranno pubblicati in Italia a metà anni 80 dalle Edizioni L'Isola Trovata, cioè dalla Bonelli.
7. HULK E IL FATTACCIO DI QUELLA STORIA SU THE HULK
Il grande successo, nel '77, della serie L'incredibile Hulk sulla CBS spinge comprensibilmente la Marvel a puntare sul golia verde. Al suo fumetto viene quindi affiancato un magazine per un pubblico adulto, chiamato The Rampaging Hulk.
Il formato è da principio quello delle altre riviste sotto etichetta Curtis, cioè bianco e nero d'autore, con storie di Hulk e altri personaggi (come il cacciatore di mostri Bloodstone e in seguito Moon Knight) illustrate anche a carboncino da Walt Simonson, Alfredo Alcala, Sal Buscema, Val Mayerik, Keith Pollard e tanti altri. Le cover dipinte sono un altro campionario di capolavori firmati Ken Barr, Earl Norem, Jim Starlin...
Tutto nella norma, non fosse che poi capita quell'incidente. Chiamiamolo così.
A partire dal numero 10, il titolo cambia in un più semplice The Hulk e si passa al colore, che rende le storie - fatta salva qualche eccezione - molto più ordinarie, per colpa della piattissima colorazione standard dell'epoca.
Ma tutto questo passa in secondo piano quando, sul numero 23, la ricerca di contenuti maturi che differenzino queste avventure da quelle del fumetto classico di Hulk spinge Jim Shooter - all'epoca editor-in-chief della Marvel - a scrivere la famigerata "A very personal Hell".
In questa storia, disegnata da John Buscema con chine di Alfredo Alcala e colori di Steve Oliff (!), Bruce Banner si nasconde sotto falso nome in un ostello della YMCA a New York City, e mentre fa la doccia sta per essere violentato da due uomini (che in qualche modo mette in fuga quando svela di essere Hulk).
È solo l'inizio di una storia condita da violenza, suicidi, droga e prostituzione, insomma un po' di tutto, ma è la scena della doccia a fare incazzare un sacco di gente.
Le pagine della posta del numero 25, due mesi dopo, non sono popolate infatti dalle solite richieste sulla continuity tra queste storie e quelle del fumetto, ma da proteste di singoli e associazioni per i diritti dei gay, che si chiedono come mai una casa editrice che, all'epoca, non ha mai parlato di omosessuali, abbia deciso di farlo proprio con un tentato stupro di gruppo.
Jim Shooter risponde personalmente a queste lettere, dice che la scena della doccia è basata su un episodio accaduto a lui, si difende, cerca di rigirare più volte la frittata, ma finisce per peggiorare la situazione. Rispondendo infatti a un lettore che cita un'intervista di John Byrne al The Comics Journal (nella quale, pare, Byrne lamentava la resa di un inchiostratore, che faceva sembrare i suoi volti da personaggi "omosessuali"), Shooter aggiunge che Byrne può portare le sue "idee bigotte" ovunque, ma non alla Marvel.
Il numero successivo, il 26, si apre così con un editoriale di scuse a John Byrne da parte dello stesso Shooter, perché quanto scritto nella posta del numero precedente sembrava confermare le accuse che erano state rivolte al disegnatore. The Hulk chiude i battenti il mese dopo.
9. A UN PASSO DAGLI 80: TOMB OF DRACULA E HOWARD THE DUCK
I tempi stanno cambiando. E dal '78 la Marvel comincia a usare ovunque, sulle sue riviste ancora in piedi, il loghetto Marvel Magazine, con la testa di Spider-Man: i suoi eroi sono ormai personaggi televisivi in carne e ossa, non c'è più nulla da nascondere o dissimulare.
Gli ultimi due magazine del decennio sono un nuovo contenitore per Dracula (che riprende il titolo The Tomb of Dracula, 6 numeri) e Howard the Duck (9 numeri). Quest'ultimo seguiva la chiusura del fumetto di Howard e l'allontanamento del suo creatore, Steve Gerber. Le storie in bianco e nero di "Orestolo il papero" sono quindi scritte da Bill Mantlo e disegnate - divinamente, manco a dirlo - da Michael Golden e Gene Colan. In tutto questo, la povera Beverly finisce un po' troppo spesso con pochi o zero vestiti addosso.
Gli esperimenti con il formato rivista non sono comunque finiti, e di lì a poco nascerà la linea Epic con una sua rivista, Epic Illustrated, senza contare i magazine che verranno dedicati negli anni 80 a The Punisher, o a The 'Nam, per ristampare in un bianco e nero di grande impatto quanto già apparso a colori sugli albi.
Ma siamo andati lunghissimi, perciò di tutto questo parleremo magari un'altra volta.
Fabbè, quella della cover è facile: X-Men 251, il ciclo australiano, con Wolvie al posto di Conan :)
RispondiEliminaE comunque ancora grazie per questi articoloni, Doc: davvero il meglio del meglio <3
RispondiElimina;)
EliminaVado a memoria, se sbaglio punitemi con garbo: disegni di Silvestri che in una vignetta disegna Logan nell' atto di "scrocifiggersi" mentre si tira un piede fuori dal chiodo ...invece di tirare via il chiodo; Claremont nella didascalia fa commentare allo stesso Wolverine 《Forse c'era un modo più facile...》.
EliminaGrande articolo, complimenti.
Caro DocMan, scusa se sono pedante come il Giuda del guanciale nei commercials, ma Marvel aveva già raccontato personaggi gay nei suoi albi (non nelle riviste): 1) lo Starr Saxon che scopre l'identità segreta di Daredevil( una idea del 18enne Barry Smith non ancora Windsor) 2) due personaggi di contorno nel serial Jungle Action in cui Don McGregor raccontava le vicende di Black Panther. Nel primo caso non saprei direi in cosa consista la caratterizzazione del personaggio e cosa lo distingua da un eterosessuale, nel secondo caso - in un serial che si era già segnalato nella Casa delle Idee perchè i personaggi erano tutti di colore (McGregor aveva risposto divertito che certo era una storia ambientata a Wakanda, in Africa) - il rapporto tra Taku e Venomm (nessuna relazione con Venom ndr) era accennato nei dialoghi e mi chiedo come sia stato reso dai traduttori della Corno. Forse da qualche parte ho ancora qualcuno di quegli albi di Thor in cui Pantera Nera era la seconda storia. Ciao
RispondiEliminaStai parlando di personaggi, come tu stesso scrivi, di contorno. Un paio di esempi di contorno, infilati di straforo e seminascosti, in un universo con migliaia di figure. Da qui a Northstar la strada è stata lunghissima. Il tema era assente, e anche per questo la storia in oggetto ha sollevato il vespaio che ha sollevato: non ne parli mai, e quando decidi di farlo lo fai così?
Eliminasì, concordo - è stato un modo inappropriato di approcciare un tema sensibile
EliminaWohooooo, 2 in una settimana, doc sei un treno!
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