Image Comics: tutti i numeri 1 dei primi due anni (1992-1994)


Primi albi Image Comics 1992-1994 numeri 1

Ah, i primi anni della Image Comics. Quella selva di copertine colorate, personaggi clonati dai mutanti Marvel, numeri 1 con le gimmick cover, storie spesso inesistenti. Eppure. È grazie alla rivoluzione portata da Image che il fumetto USA è cambiato, gli autori hanno oggi determinati diritti, e, paradossalmente, da anni buona parte delle cose più interessanti dei comics americani vengono proprio da Image. Ma allora, agli esordi, nei primi e tumultuosi due anni di vita dell'etichetta, chi ha sfornato più numeri? Quali serie sono nate, e spesso subito defunte? Scopriamolo [...]


1990-1991: le origini

Image Comics, come probabilmente saprete, nasce da una cena. Rob Liefeld, Erik Larsen e Jim Valentino si ritrovano nel 1990 attorno a un tavolo con l'editore della Malibu, Dave Olbrich. Liefeld vorrebbe pubblicare con la Malibu Comics un fumetto creator-owned, di cui detenga i diritti, e coinvolge nella sua idea i due colleghi. Ma quando i piani alti Marvel vengono a sapere della cosa, reagiscono male, sventolando sotto il naso di Liefeld il suo contratto di esclusiva.

Rob non demorde. Ne parla con Todd McFarlane, che per le stesse ragioni è stanco, si sente sfruttato da una società che è da poco sul mercato azionario e munge i suoi artisti in quel periodo di grande bolla speculativa, e ha annunciato il suo "ritiro". Todd, a sua volta, tira a bordo Jim Lee, che sulle prime non è convinto sia il momento giusto per muoversi, ma poi lascia da parte le sue perplessità. Il 17 dicembre del '91, McFarlane, Lee e Liefeld incontrano il presidente della Marvel, Terry Stewart, e l'editor-in-chief Tom De Falco, e annunciano la loro intenzione di andare via.


1992

L'1 febbraio del '92 viene annunciata ufficialmente la nascita di Image Comics, i cui sette membri fondatori sono Todd McFarlane, Jim Lee, Rob Liefeld, Erik Larsen, Jim Valentino, Marc Silvestri e Whilce Portacio. Ma Portacio è assente in quel primo incontro, non sarà mai un'azionista della società e continuerà ad essere perseguitato da una serie incredibile di sfighe personali e familiari, povero cristo. Il suo Wetworks uscirà solo nel giugno del '94.

Tra i membri fondatori dovrebbe esserci anche lo scrittore Chris Claremont, ma il progetto che ha in cantiere con lo stesso Portacio non vedrà mai la luce, e la figura di Claremont finirà sullo sfondo, proiettandolo verso altri lidi (come Sovereign Seven per la DC). Le azioni Marvel crollano, alcuni autori contattati dagli esuli, come Dale Keown, vengono allontanati dagli albi Marvel per cui stanno lavorando, e il mondo del fumetto si prepara ad assistere al lancio del primo albo Image, il 16 aprile del 1992. Ovviamente stiamo parlando di...


...Youngblood #1 (aprile 1992). Dunque. Rob Liefeld ha all'epoca solo 25 anni. È lui che ha messo in moto gli eventi che hanno portato a Image, sembra lecito sia lui ad aprire le danze con il primo fumetto dei suoi Extreme Studios, uno dei sei studi e di fatto sotto-etichette di cui si compone la Image.


Anche se i personaggi sono diversi, Liefeld sta facendo girare il nome Youngblood dal 1987, quando sono state pubblicate su vari albi della Megaton Comics le pubblicità di una prossima serie con quel nome, scritta da Hank Kanalz e disegnata appunto da Liefeld. Ma la Megaton è fallita prima di poterla pubblicare.

Fresco dell'incredibile successo dei New Mutants prima e di X-Force poi, Liefeld vivrà un rapporto tumultuoso con i suoi soci, fino ad esser buttato fuori dopo una pubblica lite con Silvestri nel '96. Tornando a Youngblood, la qualità delle storie faceva il paio con il livello infimo delle matite: pagine su pagine buttate via alla viva il Chapel, parenti alla lontanissima delle cose migliori che Liefeld aveva fatto in Marvel, come i primi numeri di X-Force (quella storia fighissima di Wolverine Agente dello Shield, What If? 27, non vale perché lì facevano tutto le chine del grandissimo Scott Williams).

Però. C'è un però. Ecco la cover di Youngblood 1 ti è sempre piaciuta. Per i colori da cazzotto in faccia, l'energia che sprigionava. C'erano tutti i limiti del buon Rob, come l'assenza di piedi, le famigerate gambe a cazzetto rovesciato e la parata di cloni di eroi Marvel, ma era d'impatto. E confessi che per un po' di tempo - poco, eh - da rEgazzino in fissa con questa new wave dei comics, in mezzo ai posterini vari della tua stanza c'era anche quello con la cover di Youngblood #0 (dicembre '92).


Questa qui. E oh, che vi si deve dire. Aveva dei bei colori. Youngblood #1 finirà per vendere oltre un milione di copie, nonostante il ragguardevole prezzo di due dollari e cinquanta del '92.


Quasi la metà di quanti riesce a piazzarne Spawn #1, che esce il mese dopo, maggio 1992. Quanto poco ti piaccia McPupazzo come disegnatore e scrittore l'hai scritto più e più volte, fino a trasformare la cosa nell'ennesima running gag dell'Antro. Anche questa cover, però, ti è sempre garbata tantissimo. Perché era difficile vedere copertine con una tale forza, merito indubbiamente anche qui non solo della posa riuscita di quel frullato di costumi altrui, ma dei colori di Ken Steacy.

Anche Spawn era già apparso altrove, anni prima. Molti anni prima.


Nel 1977, Todd McFarlane ha 16 anni e disegna questa copertina per un albo autoprodotto di 35 pagine, che il padre lo aiuta a stampare. Beh, almeno c'era già il mantello. Il numero 1 di Spawn vende oltre un milione e ottocentomila copie, diventando l'albo indipendente più venduto di sempre negli USA.

Come si recuperano oggi, le prime storie di Spawn? Se li trovate, ci sono i volumoni deluxe di Panini, con 25 storie a blocco. Costosi ma di pregio.


Spawn è anche l'unico albo nei primi anni di Image che viene pubblicato con regolarità. Nella primavera del '94, due anni dopo, avrà accumulato 18 uscite, quasi una al mese. Il resto è un tripudio di ritardi, rinvii e cancellazioni che fanno grattare la testa ai proprietari di fumetterie e generano ansie e perplessità tra i lettori.

Così l'unica uscita di giugno '92 è Spawn 2, e a luglio arrivano il secondo numero di Youngblood e il primo della miniserie di Savage Dragon di Erik Larsen, che precede la serie regolare. Per tanti, tanti anni, Savage Dragon è rimasto il tuo personaggio Image preferito, e una delle letture che hai apprezzato di più dei primi tempi dell'etichetta.


Provate a indovinare? Sì, esatto, anche il poliziotto verde è un personaggio che Larsen si portava dietro da anni. Creato addirittura durante le elementari, e apparso per la prima volta su carta nel 1982, su una fanzine messa in piedi con alcuni amici. Il personaggio si chiama allora solo Dragon. Qui si racconta che l'aggettivo Savage (in stile Incredibile Hulk) è stato aggiunto in seguito da Larsen perché Dragon Magazine, una rivista dedicata al mondo di Dungeons & Dragons, gli aveva intimato di non usare il solo Dragon come nome di un personaggio. LOL.

Per recuperare le prime storie di Savage Dragon, serie pubblicata in Italia negli anni da un numero esorbitante di editori diversi, c'è finalmente un'edizione integrale unica curata da Cosmo.


L'agosto del '92, oltre ai nuovi numeri di Spawn e Youngblood, vede tre nuove uscite. La prima è Brigade, di Liefeld, Eric Stephenson e Marat Mychaels, una delle tante, troppe serie satellite superflue sfornate a getto continuo dagli Extreme Studios di Rob.


La seconda è WildC.A.T.S. di Jim Lee. Una parata pure qui di cloni, tanto bella da guardare quanto impalpabile da leggere. Lee crea la serie insieme all'amico di una vita, Brandon Choi, e le sue tavole lo rendono uno dei fumetti di punta della Image. Tanto da generare action figure, un videogioco, una serie animata.

Lee venderà la sua etichetta e il suo blocco di personaggi, la Wildstorm, alla DC Comics sei anni dopo. Da oltre dieci anni, Spartan, Grifter, Voodoo vanno a spasso nel mondo di Batman e Superman. I primi numeri di WildC.A.T.S. sono stati riproposti dalla DC in un Absolute cartonato da 500 pagine bello quanto costosissimo.


La terza è ShadowHawk di Jim Valentino. La prima di una collana di miniserie dedicate al personaggio, un eroe/vigilante sieropositivo, che ha debuttato qualche mese prima sul numero 2 di Youngblood. Il nome ShadowHawk era stato ideato da Valentino durante la sua run sui Guardiani della Galassia, per una versione oscura di Starhawk, ma De Falco gli aveva impedito di usarlo.

Cosa ci facesse esattamente Valentino in mezzo a quei disegnatori dal tratto moderno e (in ogni caso) di grande impatto, non l'hai mai capito. Non a caso, non è che la gente all'epoca si strappi esattamente i capelli per questa sua serie.


Per trovare un'altra nuova uscita dobbiamo scivolare fino a ottobre, con Cyberforce #1. E anche qui: grandissimo disegnatore, Silvestri - grandissimo davvero - ma le storie erano livello fanzine (con tutto che su Made in Usa leggevi storie infinitamente più curate o divertenti. E non solo quelle di Leo Ortolani, eh) e i personaggi i soliti stereotipi da mutanti Marvel: il tizio artigliato, quello grosso, la Psylocke, il Cable, etc.


Il mese dopo, in una desolazione in cui c'è solo Spawn a fargli compagnia, arriva anche Supreme #1. Sulla cover c'è scritto "volume 2", perché il personaggio è già apparso su un albo flip-book, Youngblood #3. Pure qua ci starebbe un glorioso sticaz*i, non fosse che tempo dopo Rob Liefeld avrebbe chiesto a un certo Alan Moore di scrivere le storie di Supreme. Lo stregone avrebbe accettato, confezionando un ciclo memorabile. Di lui torniamo a parlare tra un attimo.

Il 1992, questi primi nove mesi di Image, si chiudono con sei numeri di Spawn, sette albi della banda di Liefeld, e una manciata di altre serie sparse.


Nel 1993, però, Image è sufficientemente cresciuta da procedere con le sue gambe, affrancandosi dal supporto di Malibu, che l'anno dopo verrà inglobata - ed editorialmente parlando uccisa - dalla Marvel. A gennaio '93 debutta Pitt, eroe non a caso dalla mole imponente: Dale Keown è diventato famoso grazie alla sua bellissima run su Hulk con Peter David.


A marzo esce Darker Image. Primo e unico numero di quella che dovrebbe essere una testata antologica e che non vedrà altre uscite. All'interno, Bloodwulf di Liefeld, Deathblow di Lee e soprattutto The Maxx di Sam Kieth. Torniamo su entrambi subitissimo.


Detto infatti del primo numero di Stormwatch, serie che finirà nelle capaci mani di Ron Marz prima e Warren Ellis poi (e ai tempi nota soprattutto perché il suo forzuto, il giapponese Fuji, aveva un orgasmo ogni due minuti. No, sul serio),


qualche giorno dopo esce anche il primo numero di The Maxx. L'eroe viola di Sam Kieth era apparso per la prima volta su Comico Primer #5, della Comico Comics, e sarebbe stato protagonista come Spawn di una popolare, schizofrenica serie animata, trasmessa su MTV nel '95. In giro si trovano ancora i vecchi volumi Magic Press.


Sempre del marzo '93 sono i numeri 1 di Tribe, di Larry Stroman e Todd Johnson (che vende bene, ma non avrà mai una seconda uscita)


e Wildstar di Al Gordon e Jerry Ordway. Con la sua cover gommata e il suo tratto superclassico alla Ordway che non c'entra una well-loved con gli altri albi.


Ma dicevamo di Alan Moore. La Image ha il grande merito di far tornare al fumetto mainstream il "ceremonial magician" di Northampton, ai tempi alle prese con una relazione a tre con la moglie e Deborah Delano (amante di entrambi) e lontano dalla DC ormai da quattro anni. Dopo vari esperimenti nel mondo del fumetto indie, è McFarlane a convincerlo a tornare al fronte dei super-eroi facendogli scrivere un numero di Spawn (l'8, febbraio 1993).

Moore inizia così la sua collaborazione con Image, che dà vita ad aprile dello stesso anno al primo numero di 1963, un omaggio alle storie di Jack Kirby, con tanto di finte pubblicità d'epoca. Vezzo poi ripreso nella Lega degli Straordinari Gentlemen con Kevin O'Neill. Ricordatemi a proposito, please, che un giorno dobbiamo parlare in dettaglio della ABC.


Sempre di aprile '93 sono un'altra serie satellite di Youngblood, Youngblood Strikefile,



ehr, un'altra serie satellite di Youngblood, Bloodstrike, con una delle peggiori gimmick cover di sempre (strofinando quelle macchie di "sangue" potevi farle sparire per qualche secondo. Se non avevi una delle tante copie fallate in giro. E se l'avevi te lo meritavi, che non te l'aveva ordinato il medico di comprare 'sta roba),


e Deathblow, serie con cui Jim Lee prova a imitare i giochi di ombre alla Frank Miller. Miller la prende talmente bene che qualche tempo dopo, in una pagina di Sin City: A Dame to Kill For #1,


mostra Marv che ha appena massacrato Cray, il protagonista di Deathblow.


A maggio escono una nuova serie di Brigade (Liefeld ormai faceva del brigadismo. Ah ah... ehm),


l'ennesima cover nera con logo in evidenza, Shaman's Tears di Mike Grell,


e Trencher, primo numero di una mini di quattro di Keith Giffen, nello stile del suo Lobo (ringrazi Filippo per la segnalazione su FB, te l'eri perso per strada).


A giugno il primo numero della serie regolare di The Savage Dragon,


Union (sempre grande amore per le anatomie deformate di Mark Texeira, l'uomo a cui dobbiamo il Wolverine alto due metri e dieci. Sul serio: ti faceva e ti fa impazzire qualunque cosa sia mai uscita dal suo tavolo da disegno)


e WildC.A.T.S. Trilogy, spin-off affidato a un'altro giovanotto di belle speranze, Jae Lee (all'epoca ventunenne).


Superpatriot (luglio '93) è un'altra serie che adori. Ti piace il personaggio - avevi anche il pupazzetto della McPupazzo Toys - e le tavole di Dave Johnson, poi imitate da mezzo mondo, erano seriamente una qualchecaus. Nessuno faceva o fa sparare i suoi personaggi in volo e a testa in giù come lui.


Ma un'altra serie di Youngblood, ché sono giù alcuni mesi dall'ultima e poi pare brutto? Team Youngblood (settembre '93), toh.


Lo stesso mese debutta anche lo strombazzatissimo crossover con l'altra etichetta calda del momento, regina delle Top 10 su Wizard, la Valiant di Jim Shooter. Deathmate è il fallimento simbolo delle grosse falle organizzative della prima Image. Valiant pubblica i suoi albi in tempo, Image no. Ne nasce un fiasco fatto di uscite nell'ordine sbagliato, ritardi lunghi mesi e copie rimaste sul groppone delle fumetterie. Also, complimenti per quei 4,95 dollari per un albetto del '93.


L'ondata di nuovi titoli di Extreme Studios, intanto, non si placa. Prophet è un personaggio, dichiara Liefeld, in qualche modo ispirato "alle opere di Gene Roddenberry e Steven Spielberg". Viene opzionato tempo dopo per un film, non se ne fa niente. Dal numero 4 arriva alle matite Stephen Platt, fresco del successo ottenuto con il suo lavoro su Moon Knight alla Marvel.


Seguono Vanguard #1 (ottobre '93),


la Freak Force di Erik Larsen e Keith Giffen 


e Troll (dicembre '93). Probabilmente uno dei punti più bassi raggiunti dalla banda di Liefeld. Il gioco di parole non era voluto, ma ok, fa niente.


Ad aprire il 1994, il primo numero di Codename: Stryke Force (con la y), spin-off di Cyberforce e nuova proposta della Top Cow di Silvestri. Ricordi vagamente una rivista sui fumetti che tua madre ti aveva portato l'estate prima da Londra, con un lungo articolo su questa ennesima cumpa di cyborg dediti al sacchettismo. Come Black Anvil, lì in primo piano, davanti a Stryker.


Il mese dopo, febbraio '94, debutta una serie che sarà molto amata anche da noi, Gen¹³ di Jim Lee e Brandon Choi, disegnata dall'emergente J. Scott Campbell (all'epoca vent'anni tondi). Probabilmente la serie più MTV di quegli anni pieni di roba per il pubblico di MTV.

Torniamo a parlare in dettaglio anche di questa, promesso. Intanto, per chi volesse recuperarla, c'è il volume Gen¹³: The Complete Collection della DC, di qualche anno fa. Buona caccia.


Ultime due nuove proposte, prima del compleanno di aprile '94, sono The Kindred, altra roba Wildstorm, disegnata da Brett Booth,


e la prima parte del cross-over con la DC, tra Spawn e Batman. Il periodo delle vacche grasse per il mercato dei comics USA è finito: la bolla speculativa è esplosa, e Image è una realtà sufficientemente solida per pensare sia a una propria ristrutturazione, sia a seppellire l'ascia di guerra con le due major e iniziare a collaborare. Per il bene (economico) di tutti.

Si parte dall'incontro in due parti con Batman (a questo one-shoot scritto da Frank Miller e disegnato da Todd McFarlane farà seguito Batman-Spawn: War Devil della DC, di Doug Moench, Chuck Dixon, Alan Grant e Klaus Janson.

Ha inizio una nuova era, in cui tutti si metteranno a pianificare crossover, il trucco delle gimmick cover verrà spinto fino a farlo implodere, e Lee e Liefeld torneranno a lavorare per la Marvel. Per la Image degli esordi, l'avventura dei sette, sarà l'inizio della fine. Ma non l'inizio della fine per la Image in sé. Che muterà, come detto, verso il porto per prodotti editoriali nuovi e intriganti che è stato negli ultimi vent'anni.

Ma anche di quello, magari, torniamo a parlare un'altra volta.

32 

Commenti

  1. Ma Shaman's Tears ha la testata scritta col papyrus di word, come i libri new age? Ah be' che tocco di classe.

    RispondiElimina
  2. Savage Dragon mi piaceva un botto ed aveva anche belle storie. Spawn - perme - mai preso : troppo inconcludente e basato sullo svolazzare di mantelli. Il Gen 13 l'ho seguito un po' e mi aveva preso, caso mai lo recupero. Pero' guardando molte copertine sovviene l'Immortale Rene' Ferretti " Mad**na quanta procheria che ho fatto " .

    RispondiElimina
  3. Post interessantissimo, con molti particolari "storiografici" che non conoscevo. All'epoca ero lontano dal fumetto americano e leggevo solo manga. In seguito, quando ho iniziato a recuperare, lo stile bombastico Image non mi è mai piaciuto (pur riconoscendone, ovviamente, l'importanza zeitgeistiana). Discorso diverso per le loro produzioni successive.
    Ah: ricordati che un giorno dobbiamo parlare della ABC😂

    RispondiElimina
  4. Si, vedendo cosa sta pubblicando la Image in questi ultimi anni (fumetti tra i piu' inconsueti e originali) c'e' da rimanere basiti.
    Considerando che all'inizio era nata solo e unicamente per spremere i lettori.
    Presentando mille versioni trite e ritrite sempre della stessa zuppa.
    Certo, c'era la questione economica, su cui di sicuro gli autori avevano ben diritto di lamentarsi. Con gli editori che facevano soldi a palate, e loro che venivano pagati due dita in un'occhio.
    Ma poi c'e' stato il rovescio della medaglia.
    Troppa fama, troppo successo, troppo tutto in una volta sola. C'e' gente che ha finito col perdere letteralmente la testa.
    Tipo McFarlane. Lui e la sua storia delle palle da baseball ne e' l'esempio.
    O Liefeld, per cui l'anatomia umana rappresenta un concetto puramente astratto.
    Al di la' di tutto, e' la filosofia che sta alla base che non condivido piu'.
    L'idea di fare roba per collezionisti.
    Gente che compra ogni fumetto di una casa editrice, in tutte le versioni possibili. Fa niente che poi tre/quarti di quello che compra non lo legge.
    Pero' fa figo averli tutti belli impilati, perfetti e in ordine. Vero?
    No. Non piu'.
    Una volta, forse.
    Parlo per me, eh. Coi manga facevo la stessa cosa. Poi mi sono reso conto di quanto fosse stupido.
    Ma la cosa peggiore e' che un bel pezzo Marvel e DC gli andarono dietro, invece di provare a proporre qualcosa di diverso.
    Per fortuna che poi qualcuno se n'e' accorto. Che non si poteva andare avanti a lungo proponendo belle copertine con dentro IL NULLA.
    Gran bel post, Doc.
    Complimenti.

    RispondiElimina
  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  6. Interessante rassegna: alcuni titoli non li avevo proprio mai sentiti nominare!

    Personalmente di tutto quel panorama lì apprezzai molto la "nicchia" dell'etichetta TopCow dedicata all'accoppiata Witchblade e Darkness.
    Tant'è che pensavo, erroneamente, che Witchblade ed il suo primo disegnatore Turner facessero parte della prima infornata di titoli...

    Recentemente, di quel periodo (più o meno), sono riuscito a recuperare tutti i numeri pubblicati in italia delle testate Marvel 2099 (grazie soprattutto ad una bancarella estiva che sotto la roba più svariata nascondeva un buon 80% di tutti gli albi pubblicati in quei 2-3 anni) e così sto finalmente leggendo quelle storie: alcune non male (l'uomo ragno 2099 non ha solo un bel costume, ma anche storie intriganti), altre veramente illeggibili (ravage...) ed altre fulminanti (destino 2099 ha molte chicche e solo qualche scivolone, ma soprattutto certe sequenze diventano chicche e le si possono apprezzare solo oggi: ad esempio quando quel presidente "fantoccio", proprio quel personaggio lì, esordisce con il suo discorso "rendiamo di nuovo grande l'america"... non potevano ovviamente saperlo, ma letto oggi il messaggio ed il messaggero costituiscono un ossimoro tanto eclatante da meritarsi un posto sul dizionario :"D).
    Visto la copertura del periodo, potresti considerare una rassegna anche sul 2099?
    Sarei molto interessato a leggere un approccio a quelle storie da parte di chi ha le conoscenze per incrociarle con il contesto storico in cui venivano pubblicate, ma soprattutto con le storie e saghe future dell' "etichetta" principale (così di primo acchito, mi verrebbe da dire che molte svolte interessanti siano poi state riprese ed ampliate in saghe o cicli di storie successivi).
    Inoltre sarebbe interessante sapere anche cosa è successo a quanto non pubblicato in Italia e quanto venuto dopo la chiusura di tutte le serie.

    Nathan

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho parlato più volte del 2099, ma sì, è in programma anche quello :)

      Elimina
    2. Ottimo!

      In effetti lo davo per scontato / implicito, ma se mi sono interessato alle storie dell'uomo ragno 2099 (non essendo un grande ammiratore del ragno) è anche perché ne ho letto bene a queste coordinate: prima per me era solo il portatore del secondo costume più bello del ragno (nonché di quello con cui ho giocato la maggior parte di marvel spider man per ps4).

      Nathan

      Elimina
    3. Citando la TopCow mi hai fatto venire in mentre quando leggevo la rivista antologica, edita da Panini, con dentro Witchblade e Darkness. Fumetti carini farciti di fan service. Tra i vari fumetti ospitati su quella rivista il mio preferito era Midnght Nation. Il cammino del protagonista che si trova in una sorta di limbo e tutto quello che gli ruota intorno lo trovavo fantastico. Bella anche la figura della sua accompagnatrice, molto enigmatica. Midnght Nation si distingueva anche dagli altri fumetti di quella rivista perché era un po' più sobrio ovvero in quello ogni due secondi non c'era una tipa super gnocca discinta come per gli altri.
      In quel periodo uscirono dei fumetti della Image che mi colpirono. Scoprii in seguito che fui uno dei pochi ad apprezzarli. Erano Warlands, Dark Minds e Neon Cyber (spin-off di Dark Minds). Dark Mind ebbe anche un crossover con Wirtchblade.
      Dark Minds e Neon Cyber erano chiaramente e pesantemente ispirati da GitS il primo e alla banda di motociclisti di Kaneda il secondo.

      Elimina
    4. Allora ne hai trovato un altro: presi e mi piacquero tutti e tre i titoli.
      In particolare Warlands era molto d'impatto per disegni, ma soprattutto per colori. Penso che se fosse stato pubblicato oggi, o comunque in tempi più recenti, forse avrebbe avuto più seguito... anche se avrebbe rischiato così di risultare derivativo (o ancor più derivativo).
      Comunque ci sarebbero volute più storie fantasy come Warlands prima che jackson le sdoganasse al cinema ed aprisse la via a tutti i vari epigoni di successo e non.

      Nathan

      Elimina
  7. Vic Bridges su Freak Force #1 sembra J. Byrne sotto nom de plume.
    Forse era merito dell'inchiostrare?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sbagli. Le chine delle prime cover di Freak Force sono di Karl Kesel. Tra le altre cose, inchiostratore di Byrne sul suo Superman. Oltre che sceneggiatore con la moglie Barbara del fumetto che ha lanciato Liefeld, la miniserie di Hawk and Dove del 1988.

      Elimina
  8. Quanti ricordi! All'epoca presi spawn quandò iniziò ad essere pubblicato da panini, gen13 e witchbalde & darkness. Disegni sempre molto vistosi, ma storie davvero brutte, noiose, intricate. Ma erano gli anni 90, con baywatch e le tette di pamelona anderson, perciò tutto doveva essere gonfiato, colorato e luccicoso.

    RispondiElimina
  9. Mammamia, come mi ricordo quei tempi, a comprare le cover diverse, perché faceva collezionismo. Quanti soldi buttati. Di tutto questo salvo solo Savage Dragon e Gen 13, il resto è tutta fuffa.

    RispondiElimina
  10. Mai filati di pezza, soprattutto perché quando sono esplosi mi stavo ancora avvicinando a piccoli passi al mondo del fumetto. Negli anni ho incominciato a lambire il mondo di Stormwatch. Alcuni personaggi specifici, che non ho idea se siano nati in quel periodo o dopo, come Jenny Sparks e Midnighter mi fanno colpito molto. Tutta gente legata ad Authority e di cui ho letto i volumi monografici, oltre a quelli di Authority. Questa passione mi ha fatto imbattere in Grifter dei WildC.A.T.S.
    Grifter appare nel numero zero e numero quattro in Sleeper (se non lo avete letto non vi volete bene) e poi c'è un volume carino intitolato Unione Incivile in cui Midnighter collabora con Grifter.
    Volendo recuperare qualcosa mi attirano un sacco Savage Dragon e Superpatriot.

    PS: quando si parlava di integrazione sotto il post di Static Shock mi venne in mente uno scambio di battute tre Midnighter e Grifter in Unione Incivile. Grifter pensa di essere morto ma si sveglia con uno strano sapore in bocca perché gli ha salvato la vita Midnighter facendogli la respirazione bocca a bocca. Midnighter vede Grifter preoccupato e gli dice una cosa del tipo "non ti preoccupare, non sei il mio tipo".

    RispondiElimina
  11. Adoro questi articoli "storiografici" !!!

    RispondiElimina
  12. Che ricordi.
    Ricordo che quando la Star Comics scomporò le cacate di Liefield dalla testata contenitore 'Image' feci un salto di gioia; le uniche cose che mi piacevano degli extreme bla bla bla erano Supreme e Prophet.
    Ultimamente ho recuperato Savage dragon in volume ed è sempre bello come allora.

    RispondiElimina
  13. La notizia che Claremont dovesse essere della partita, da che fonte proviene? Davvero suggestiva, però non ne avevo mai sentito parlare prima.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I commenti anonimi non sono ammessi. Usa per piacere un nome o un nick, o c'è rischio finiscano triturati dai filtri. A ogni modo, è storia nota. Ne ha parlato più volte anche il diretto interessato. Una delle tante interviste in cui ne fa menzione:
      http://comicsbulletin.com/interview-chris-claremont-life-comics/

      Elimina
  14. Di tutti 'sti cloni di roba Marvel/DC ricordo di aver letto giusto Gen13, grazie ad un crossover con Generation X. Credo che se ora riprendessi in mano l'80% di queste robe anni '90, che all'epoca divoravo, mi sparerei un colpo in testa dopo averne fatto coriandoli XD

    RispondiElimina
  15. Eccohallah!!! E sono lacrime.
    Incredibile pensare che l'Image esordì da noi proprio nel 93/94 anno in cui iniziava il suo "declino" negli USA, ma qui fu una novità assoluta.
    Mi ricordo che la Star Comics puntò tutto su questa nuova generazione di eroi mentre la Panin... emhhh, Marvel Italia, si accaparrava i diritti della major americana. Ricordo questi fumetti come una cosa assolutamente innovativa e inaspettata. Dopo aver seguito per anni la Marvel (e qualcosa DC, insomma, quello che usciva) dei supereroi più conosciuti e aver fatto una grossa incursione nel fumetto italiano prima di allora abbastanza ignorato (se escludiamo Dylan Dog e Diabolik), ecco che inizia per me la rivoluzione dei fumetti giapponesi (con Jojo in testa) e nello stesso periodo balza fuori questo IMAGE della Star. Sinceramente i vecchi fumetti di questa casa mia hanno sempre intrigato e seppur la grafica presentava una serie di (chiamiamole) soluzioni strane, sembrava dannatamente funzionare. Gli eroi Image avevano un grande dinamismo molto simile a quello dei manga (secondo me si), i primi colori digitali, le pose plastiche da modelli. Si, i personaggi sembravano un po tutti uguali e le storie, diciamocelo, non erano un granchè (escludendo quelle 3 o 4 più famose), però che figata! Erano tutti pronti a menare la mani e risolvere la situazione con la violenza dei loro cannoni e di una serie infinita di armi che prima gli eroi non avevano. Insomma per quanto limitato, quell'universo rimarrà sempre nel mio cuore e ogni volta che ripenso a quei tempi mi viene un po' la bruschetta sull'occhio, anche per Jim Valentino... anche per lui...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hanno dovuto per forza di cose aspettare un po' prima di iniziare a pubblicarli da noi. Con quel ritmo vabbè delle uscite, non si poteva fare altrimenti :D

      Elimina
  16. Di Pitt ne hai parlato appena, ma va detto che negli USA ebbe un seguito mica male, difatti lessi da qualche parte che fumettisti come Kirkman e Rucka la consideravano la loro preferita all'interno del catalogo Image, immagino principalmente per i disegni. Il primo gli rese omaggio facendogli fare un cameo in Invincible fra i pochi eroi dei primi anni Image che apparirono in quella violentissima e cruenta battaglia tra i Mark Grayson delle dimensioni alternative

    RispondiElimina
  17. Ai tempi Savage Dragon mi piaceva molto. Peraltro giu il cappello per Erik Larsen che continua a lavorarci su, visto che ormai sarà l'albo a fumetti americano più longevo gestito da un solo autore.

    RispondiElimina
  18. Io comunque a Liefeld gli voglio bene, ha sempre avuto un grandissimo entusiasmo nelle cose che fa...
    Tra l'altro ha da poco iniziato un podcast ed è un piacere ascoltarlo: non dice niente di particolarmente nuovo(almeno fino adesso) e si nota che la DC gli sta sui maroni(per motivi suoi e recenti), però traspare veramente il suo amore per il fumetto (anni '70 soprattutto).

    Di Jim Lee, a me ha sempre fatto ridere la storia che lui non voleva andarsene dalla marvel perchè lui si trovava bene, ma venne convinto a passare all'Image perchè la dirigenza marvel non volle pagargli il biglietto d'aereo per il comicon di San Diego.

    RispondiElimina
  19. Che ricordi... Ero appena diciottenne!
    Ricordo di Gen 13 le 13 variant!!! Del numero 1!!!

    RispondiElimina
  20. "Mark Texeira, l'uomo a cui dobbiamo il Wolverine alto due metri e dieci"

    Oddio, questa me la sono persa...potrei avere chiarimenti in merito?
    Grazie.

    Bellissimo viaggio ai tempi del me pischello, questi post antologici sono i miei preferiti da sempre,
    soprattutto quando si parla di un periodo parecchio nebuloso e incasinato come quello della primissima Image.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Magari non nella sua primissima apparizione contro Hulk, ma Wolverine è sempre stato ritratto come un uomo di bassa statura. Per rendere l'idea, boh, del mustelide di cui porta il nome. Mark Texeira prese a disegnarlo invece con un fisico molto più slanciato. Un po' era l'effetto delle prospettive usate, un po' è che lo faceva proprio alto quanto Sabretooth. Oltre a dargli spesso il volto di Clint Eastwood, certo.

      Poco male. Qualche anno dopo, per portare Logan sullo schermo, verrà scelto come sappiamo (all'ultimo secondo) un attore australiano alto quasi uno e novanta... ;)

      Elimina
  21. Ricordo quando entrando in fumetteria erano tutti gasati per questi nuovi albi, la Image era la supernovità e puntava fortissimo su un disegno nuovo e accattivante.
    Anche io che all'epoca leggevo solo manga ne ero attratto, ma i prezzi fuori scala per l'epoca me ne tennero lontano 😅
    Questi articoli comunque sono fichissimi.

    RispondiElimina
  22. Quanti ricordi !! All'epoca (per fortuna) stavo in oarte uscendo dal tunnel degli albi USA d'importazione ma quello che era pubblicato in Italia prendevo tutto.
    A ripensarci adesso sembra assurdo quanto potere avesse il nome del disegnatore/artista su tutto il resto e avremmo imparato a caro prezzo che anche la storia conta. In effetti l'altra faccia della Image anni 90 era la Vertigo degli inizi, dove l'autore di riferimento era spesso e volentieri lo scrittore.
    Comunque, in ordine di preferenza del me stesso dell'epoca, Wildcats e Cyberforce sopra tutti, poi Dragon. Spawn a metà classifica e il Liefeld-cosmo in serie B.


    RispondiElimina

Posta un commento

Metti la spunta a "Inviami notifiche"per essere avvertito via email di nuovi commenti. Info sulla Privacy