El Camino - Il film di Breaking Bad: ne è valsa la pena? (recensione senza spoiler)

El Camino Breaking Bad film recensione

Lo si è atteso per quasi un anno, El Camino, Il film di Breaking Bad. Da quando nel novembre del 2018 è saltata fuori questa storia di un film sequel sulla saga di Vince Gilligan. Ed eccolo qui, su Netflix da ieri, l'epilogo della vicenda dello sfigatissimo Jesse Pinkman. La domanda, ovviamente, è: ce n'era il bisogno? [...]


Il film reunion, che anni dopo la fine di una serie rimette in pista i suoi protagonisti, per una sferzata di nostalgia dolceamara ai loro fan, è ovviamente di suo un concetto vecchio come il cucco. Ma Breaking Bad non è esattamente Hazzard o Love Boat. Quel finale, il 29 settembre del 2013, aveva chiuso il cerchio e reso di fatto impossibile riutilizzare il personaggio sulle cui rughe era stata costruita tutta la baracca.

La tua perplessità maggiore per El Camino riguardava del resto proprio la scelta (forzata) di Pinkman come bersaglio dei riflettori. Che Gilligan sia in grado di scrivere delle storie eccellenti per esplorare il background di un personaggio lo dimostrano non solo il fatto che Better Call Saul sia una delle cose più meravigliosamente meravigliose che la TV yankee abbia sfornato negli ultimi dieci anni negli ultimi vent'anni in assoluto, ma anche tutti quei prologhi di puntata con i flashback nella stessa Breaking Bad che aggiungevano dettagli e retroscena.

Ma Jesse Pinkman non è Saul Goodman, e raccontare cosa ne è stato dopo la prigionia e la fuga al volante di quella El Camino significa raccontare una storia che potrà andare essenzialmente solo in due modi.


Puntando su un personaggio che al di là della sofferenza, delle sfighe, delle felpe orrende parte di tutto uno schema colore e della capaabomba, non aveva altro da offrire. Jesse era in Breaking Bad poco più che l'incarnazione del potere di Walter White di corrompere e distruggere qualsiasi cosa lo circondasse, nella sua trasformazione in cattivo. Uno spacciatore di piccolo cabotaggio a cui il professore di chimica non si è limitato a rompere le palle con gli ottetti a scuola, ma l'ha trascinato per il berretto in una spirale di (fidanzate) morte, casini e violenza.

È con tutti questi pensieri nella testa che ti sei messo a guardare ieri mattina El Camino, e due ore dopo sei arrivato ai titoli di coda soddisfatto. Non stupito, non esaltato, ma soddisfatto. Il tutto scorre prevedibilmente come un episodio lungo e ben girato di Breaking Bad,
con la rimpatriata di tutta una serie di personaggi della serie e un bel latte condensato aromatizzato alla tensione, da sorseggiare per buona parte della pellicola, con lo stesso sapore delle puntate clou delle ultime serie dello show.
No, in effetti, a parte la sua sofferenza perché gliene sono capitate di ogni da quando si è messo a cucina la meth blu con il signor White, Jesse e il suo capoccione non hanno molto da dire, ma è tutto quello che gli gira attorno a farti ricordare perché quella serie fosse così riuscita. Personaggi surreali come un certo tizio con la faccia da bravo ragazzo (oggi faccia da bravo ragazzo x3) che fa le cose turpi con la nonscialanza di questo e quell'altro mondo, delinquenti improvvisati che non sanno sparare, figure comiche, momenti di una tristezza che ti porta.


Diverse soluzioni narrative sono talmente telefonate da uscire sull'elenco di Albuquerque, e più in generale, se chiamato ad affrontare il test del "Ma senza i personaggi di Breaking Bad ti sarebbe piaciuto?", El Camino ne viene fuori con un discreto. La tensione c'è, in alcuni momenti funziona più che in altri, ma di escape movie così alla fine della fiera se ne sono visti tanti. È chiaro che la vera ragione d'essere del film sono il viaggio lungo il viale dei ricordi, la possibilità di colmare qualche passaggio ancora non raccontato, di trascinare il pubblico in un Toh, guarda chi c'è continuo.

Si sarebbe potuto farne a meno? Oh, certo. La storia di Jesse si sarebbe potuta chiudere benissimo lì, con quell'urlo e quel cancello sfondato. Nessuno ci avrebbe perso il sonno. Perché Jesse era come detto un elemento di quella storia, un povero cristo da compatire, ma non il suo protagonista. E qua resta un pupazzo del dolore, un bambolotto testone trascinato in giro in piena sindrome di Stoccolma, che sì, ok, l'hanno trattato da bestia e ha perso la sua umanità, ma questo lo si sapeva già.
Anche qui, in pratica, pur essendo il protagonista assoluto di una pellicola di due ore, il Jesse Pinkman di Aaron Paul è una spalla. Non più di White, ma del mondo di Breaking Bad.

E così sei contento di esser potuto tornare per due ore in quel mondo lì, di averne visto scorrere un altro pezzetto, anche se non era rimasto fondamentalmente nulla di importante da svelarne. Di esser arrivato a quel senso di calma che il finale, dopo due ore di tensione, regala. Gilligan ha raccontato quello che gli era rimasto da raccontare. Ora si può andare avanti, cioè tornare indietro.

Perché sì, ora pensiamo per piacere alle cose serie e sotto con la nuova stagione di Better Call Saul. La serie spin-off che Breaking Bad, per quanto ti riguarda, se l'è già lasciata alle spalle.

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Commenti

  1. Tutto giusto ma Doc lascia stare le felpe di Pinkman!

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  2. un bel puntatone extra, gradevole. e poi c'è Florence dei Jefferson.

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  3. Partendo dal presupposto che ho finito BB settimana scorsa (sarò mai perdonato per questo ritardo?), adorandolo non poco, posso solo dire che non vedo l'ora di vedere BCS dopo queste tue parole!
    Il film è stata una piccola ciliegina sulla torta, con qualche momento che ti mette in dubbio lo star vedendo un sequel di BB (tipo tutti quelli con il cosplay di todd) , ma che, con qualche guizzo qua e là, mi mette in pace con il mondo.
    Spero che questo film aiuti anche Aaaaron Paul, dopo aver letto che ha avuto anche una bella botta da Hollywoo dopo BB e un paio di film flopp.
    Ma si sa, funziona cosi l'America. Un giorno ti aiutano, l'altro ti abbandonano in guerra come se nulla fosse.
    A parte questo, L'ho adorato qui, l'ho adorato in BB (non era il protagonista, ma mi ci sono affezionato molto) e spero abbia più possibilità in futuro.
    PS: Un abbraccio Doc, che in live non riesco quasi mai ad esserci!

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  4. Mi è piaciuto molto, non da gridare al capolavoro ma l'ho goduto. Rivedere le vecchie facce, chiudere gli ultimi cerchi lasciati aperti. Due ore godibili ed intense al punto giusto, per chi ha amato BB.

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  5. Domanda per chi lo ha già visto: il film racconta anche le vicende del nostro Jimmy McGill? Ci sono spoiler sulla quinta stagione di BCS?

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  6. Qui Jesse Plemons parla dei suoi problemi di peso:
    https://hellogiggles.com/lifestyle/health-fitness/jesse-plemons-weight-gain-helped-him-empathize-with-women-in-hollywood/

    Nel 2015 è dovuto ingrassare per una parte (Black Mass - L'ultimo Gangster), mi chiedo se non sia successo qualcosa di simile anche qui. Vedremo com'è in The Irishman di Scorsese, a novembre. Detto questo, a me importa poco. Sì, fa effetto, perché gli eventi sono immediatamente successivi a quelli della serie e si vede che sono passati anni, ma quell'effetto lì lo fanno pure le rughe degli attori.

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  7. Concordo in pieno, bella rimpatriata e nulla più. In attesa del grande it's all good man!

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  8. Sostanzialmente INUTILE, la serie come dici sinera chiusa perfettamente, non si sentiva il bisogno di un dlc, soprattutto non come questo che nulla aggiunge..... Cioè praticamente finisce esattamente come è iniziato...... Per carità non è sicuramente brutto, è una piacevole rimpatriata e sarebbe stata un'ottima puntata dell'ultima stagione, ma così bah, potevano risparmiare tempo e soldi imho

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  9. Visto ieri, non mi ha detto molto. Forse avrei dovuto scoprire prima che avevi fatto un riassunto delle vicende di Jessie, perchè ricordavo poco.
    L'attore è bravo ma "diverso" e - come dici tu - il personaggio era spalla ed è rimasto tale.
    Sia le cose telefonate (qualcuno ha detto cruscotto?) sia alcune goffaggini (la scena post telefonata in negozio, magari voleva far ridere...) mi hanno lasciato perplesso, così come il fatto - probabilmente voluto, già nella serie - che Todd sia contemporeanemente spietato, stupido e con la faccia da buono.
    Due ore che non aggiungono molto nè come trama nè come curiosità/interesse, portano in scena pochi top player e per pochi secondi.

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  10. Soono sostanzialmante daccordo su tutto Doc.
    Ma mi sento di aggiungere che la performance di Aaron Paul è davvero altissima, e per quanto tu veda Jesse come comprimario, la resa del personaggio (in questo capitolo messo alla fine delle vicende principali del romanzo) esce molto forte e vibrante.

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  11. grazie per l'interessante post, in virtù del quale... comincerò probabilmente a vedere Better Call Saul : )

    segnalo un (irrilevante) typo


    >> si è messo a cucina la meth blu

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  12. No, Doc... dopo tutta questa attesa mi sono trovato davanti uno di quei giallacci del sabato sera su RaiDue. Imbarazzante, non ci sono altre parole. Mentre lo vedevo mi sentivo come quando Bart era al Campeggio Krusty e continuava a sperare che non poteva essere così e il meglio doveva venire.
    Non c'era un briciolo delle atmosfere... dello stesso straordinario modo di scrivere personaggi e dialoghi... di quei colpi di scena fulminanti... dell'angoscia e dello sprezzante humor di BB o BCS.
    Una delle più grosse delusioni della mia vita.

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    1. "Mentre lo vedevo mi sentivo come quando Bart era al Campeggio Krusty e continuava a sperare che non poteva essere così e il meglio doveva venire." :-))))
      Io avevo già letto le recensione, ero preparato :-)

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    2. Bello, ma ad uso e consumo esclusivo di chi ha seguito tutta la serie. Anzi, serviva anche una rinfrescata di memoria a chi la conosce per non perdere nessuna citazione

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