I Kill Giants, il film. La recensione senza spoiler
Perché sì, da qualche giorno è arrivato su Netflix il film di I Kill Giants, e la domanda sulla bocca di chiunque abbia letto il fumetto ovviamente è: è figo quanto la sua controparte cartacea? La storia della giovane e sofferente nerd Barbara Thorson funziona anche sullo schermo? [...]
Per prima cosa, il momento Bitch, please. Hai letto in giro un po' di recensioni di scappati di casa che parlavano di una copia di Sette minuti dopo la mezzanotte (A Monster Calls), film del 2016 di Juan Antonio Bayona, il regista di Jurassic Resident Coso. Sì, le due storie hanno diversi punti in comune, un confine labile tra reale e fantastico motivato da una vita difficile. Per il bullismo e per altre cose. Solo che il film di Bayona è tratto dal romanzo omonimo di Patrick Ness del 2011. I Kill Giants è un fumetto del 2008. Dicosadiavolostiamoparlando, Willis?
Detto questo, proprio come per A Monster Calls, lo sceneggiatore dell'opera originale è stato chiamato a occuparsi della sceneggiatura della pellicola. Il fumettista Joe Kelly, autore della graphic novel I Kill Giants con Ken Niimura, si è trovato così a occuparsi direttamente della sua traduzione sul grande schermo. Non stupisce perciò vedere quanto film e fumetto siano simili. Per i personaggi, la loro caratterizzazione, i dialoghi.
Certo, ci sono ovviamente delle differenze, e non tutte ti sono piaciute. Quel certo scambio tra Barbara e [OMISSIS] sul finale soppianta una scena muta che nel fumetto funzionava decisamente di più e faceva molto meno Fantaghirò.
O la banda delle bulle della scuola, più originale su carta e molto più Secco Jones, Spada e Patata dei Simpson nel film. Ma sono dettagli, alla fine, perché la cosa più difficile di tutte era rendere credibile Barbara, questa ragazza che se ne va in giro con un paio di orecchie da coniglio sulla testa e un mondo intero dentro quest'ultima e quindi attorno a sé. Una ragazzina delle medie badass e priva di paura, in grado di tirar fuori una delle frasi più iconiche e chucknorrise degli ultimi vent'anni.
Ma la scena è tutta per Barbara, le sue trappole, le esche con le teste di pesce, il baseball vintaggio, la sua caccia ai giganti.
Il regista, un ragazzotto danese classe '78 pressoché esordiente, Anders Walter (che però si è portato a casa un Oscar, quattro anni fa, per il corto Helium), dice di essersi ispirato a film con protagoniste femminili giovani e forti, come Leon e Paper Moon - Luna di carta, ma anche ad E.T. e Il labirinto del fauno di Del Toro. E in effetti c'è un po' di tutto questo, in I Kill Giants.
Sarebbe un dettaglio pure questo, visto che la storia parla d'altro, non fosse che la spettacolarità di alcune soluzioni visive contrastava nel fumetto con il carattere stilizzatissimo dei personaggi e ingarbugliava ancora di più la matassa, cancellava ulteriormente la linea di demarcazione polverosa tra reale e immaginato. Qui, con un taglio giocoforza realistico e dei pupazzoni in CGI con la grazia di un terzino gambizzato, quel contrasto non c'è.
Ma Walter, lì, come si chiama, si è giocato comunque bene le carte a disposizione, mettendoci stile e dimostrando di aver studiato davvero i classici.
La storia, per chi il fumetto non l'ha letto, regge fino al finale, anche se si poteva probabilmente sforbiciare qualche minuto di girato qui e là. Bello visivamente, con una grande protagonista, amarcordo e financo toccante, quando va a pizzicare quella corda che annoda la gola a chi l'ha già sentita risuonare. Sapevi già cosa sarebbe successo, ma quella scena ti ha ricordato un gesto simile e alè, cry me a fiumecrati.
Chi vuole saperne di più sul fumetto di I Kill Giants (in Italia edito da Bao), può leggere qui. Chi vuole accattarselo, qua (c'è anche l'estratto per leggerne le prime pagine).
Hai deciso di crearti un'arma mistica pure te e di chiamarla diegomilito, o al massimo walterzenga.
Per prima cosa, il momento Bitch, please. Hai letto in giro un po' di recensioni di scappati di casa che parlavano di una copia di Sette minuti dopo la mezzanotte (A Monster Calls), film del 2016 di Juan Antonio Bayona, il regista di Jurassic Resident Coso. Sì, le due storie hanno diversi punti in comune, un confine labile tra reale e fantastico motivato da una vita difficile. Per il bullismo e per altre cose. Solo che il film di Bayona è tratto dal romanzo omonimo di Patrick Ness del 2011. I Kill Giants è un fumetto del 2008. Dicosadiavolostiamoparlando, Willis?
Detto questo, proprio come per A Monster Calls, lo sceneggiatore dell'opera originale è stato chiamato a occuparsi della sceneggiatura della pellicola. Il fumettista Joe Kelly, autore della graphic novel I Kill Giants con Ken Niimura, si è trovato così a occuparsi direttamente della sua traduzione sul grande schermo. Non stupisce perciò vedere quanto film e fumetto siano simili. Per i personaggi, la loro caratterizzazione, i dialoghi.
Certo, ci sono ovviamente delle differenze, e non tutte ti sono piaciute. Quel certo scambio tra Barbara e [OMISSIS] sul finale soppianta una scena muta che nel fumetto funzionava decisamente di più e faceva molto meno Fantaghirò.
O la banda delle bulle della scuola, più originale su carta e molto più Secco Jones, Spada e Patata dei Simpson nel film. Ma sono dettagli, alla fine, perché la cosa più difficile di tutte era rendere credibile Barbara, questa ragazza che se ne va in giro con un paio di orecchie da coniglio sulla testa e un mondo intero dentro quest'ultima e quindi attorno a sé. Una ragazzina delle medie badass e priva di paura, in grado di tirar fuori una delle frasi più iconiche e chucknorrise degli ultimi vent'anni.
E anche la Barbara Thorson di I Kill Giants, la giovane Madison Wolfe, è semplicemente grandiosa.Non era facile reggere sulle lenti dei propri occhiali da nerd fan di Dungeons & Dragons un'ora e quaranta di pellicola, in pratica, ma è quanto avviene. Perché il resto del cast, quasi tutto femminile, può solo accompagnare, come si dice sull'interweb. Zoe Saldana è una psicologa di cuore, ma con un'autonomia nell'inseguimento degli studenti in fuga che non supera il metro e mezzo. Imogen Poots è una sorella povera crista che cerca di mandare avanti la famiglia, non potendo contare sui due fratelli scoppiati.
Ma la scena è tutta per Barbara, le sue trappole, le esche con le teste di pesce, il baseball vintaggio, la sua caccia ai giganti.
Il regista, un ragazzotto danese classe '78 pressoché esordiente, Anders Walter (che però si è portato a casa un Oscar, quattro anni fa, per il corto Helium), dice di essersi ispirato a film con protagoniste femminili giovani e forti, come Leon e Paper Moon - Luna di carta, ma anche ad E.T. e Il labirinto del fauno di Del Toro. E in effetti c'è un po' di tutto questo, in I Kill Giants.
Il fascino guaglionico da film Amblin, la paura, il raccapriccio e i sentimenti, ovviamente. Tanti.Quello che manca è forse la spettacolarità nelle scene d'azione. La Barbara disegnata da Niimura scalciava davvero culi a nastro con il suo martello; qui giganti e titani, per quanto non disprezzabili, sembrano quello che sono - dei pupazzoni in CGI a budget LOL - e la sequenza clou di un certo scontro è parecchio fiacca.
Sarebbe un dettaglio pure questo, visto che la storia parla d'altro, non fosse che la spettacolarità di alcune soluzioni visive contrastava nel fumetto con il carattere stilizzatissimo dei personaggi e ingarbugliava ancora di più la matassa, cancellava ulteriormente la linea di demarcazione polverosa tra reale e immaginato. Qui, con un taglio giocoforza realistico e dei pupazzoni in CGI con la grazia di un terzino gambizzato, quel contrasto non c'è.
Ma Walter, lì, come si chiama, si è giocato comunque bene le carte a disposizione, mettendoci stile e dimostrando di aver studiato davvero i classici.
La storia, per chi il fumetto non l'ha letto, regge fino al finale, anche se si poteva probabilmente sforbiciare qualche minuto di girato qui e là. Bello visivamente, con una grande protagonista, amarcordo e financo toccante, quando va a pizzicare quella corda che annoda la gola a chi l'ha già sentita risuonare. Sapevi già cosa sarebbe successo, ma quella scena ti ha ricordato un gesto simile e alè, cry me a fiumecrati.
Chi vuole saperne di più sul fumetto di I Kill Giants (in Italia edito da Bao), può leggere qui. Chi vuole accattarselo, qua (c'è anche l'estratto per leggerne le prime pagine).
Hai deciso di crearti un'arma mistica pure te e di chiamarla diegomilito, o al massimo walterzenga.
Visto qualche giorno fa, film godibilissimo che, in fin dei conti, rende giustizia alla bellissima versione cartacea.
RispondiEliminaIl fumetto è davvero tanta roba, l'ho scoperto grazie alla tua rubrica insieme ad un sacco di altre cose che sto recuperando e l'ho davvero amato. Il film per carità, bello, ma la CGI pezzotta mi uccide sempre la sospensione dell'incredulità ed arrivo a fine visione con una leggera sensazione di fastidio. Ecco cara Netflix, spendi un po' più per gli Io uccido i giganti ed un po' meno per i C'ho i pugni di ferro, grazie.
RispondiEliminaSolo una precisazione: il film non l'ha prodotto Netflix, è un produzione della 1492 di Chris Columbus. È uscito al cinema negli USA a marzo.
EliminaWow non ne avevo letto né sentito da nessuna parte prima di beccarlo su Netflix, o me n'ero dimenticato grazie alla mia memoria di ferro, grazie per l'informazione Doc.
EliminaAdorato il fumetto, aspettavo il film, ma ancora non l'ho visto.
RispondiEliminaBeside, viste le prime della terza stagione di AoT?
Per ora solo la prima.
EliminaL'ho letto proprio l'altra sera! Stranamente senza sapere niente di questo film.
RispondiEliminaAspettavo di scriverne nel prossimo Microletture per dire quanto sia una delle storie più belle che ho letto negli ultimi anni (oltre che per ringraziare il Doc dei sempre ottimi consigli!) , anche se i disegni sono troppo "abbozzati" per i miei gusti.
E ora so anche che bel film guardare stasera .
Appena finito di vedere il film (saranno davvero cinque minuti) e ancora sono genuinamente commosso. Mi resta la piacevole confusione tra immaginazione e realtà, ma forse non devo nemmeno cercare di capire dove finisce una e inizia l’altra. Mi sento malinconico, vado ad ascoltare i grilli nella notte estiva. Grazie per il magnifico suggerimento.
RispondiEliminaHo amato di amore vero il fumetto, ero preoccupatissimo che il film non riuscisse a renderlo degnamente. Ho finito per amare follemente anche il film. Che storia meravigliosa.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminawow, il post col tempismo perfetto! Ho notato ieri I kill giants sul mio Netflix e volevo proprio saperne di piu', che il nome mi suonava famigliare...e tadaaa, ecco la recensione del Doc e il mistero svelato di dove ne avessi gia' sentito parlare (qui). Vedrollo il prima possibile!
RispondiEliminaPS. Doc, ma diegomilito e' la spada e walterzenga lo scudo, vero? :D
Esattamente.
EliminaGrazie doc per la segnalazione, il rischio di perdermelo tra le troppe cose da guardare sarebbe stato reale
RispondiEliminaAccidenti, e io che non ho netflix lo troverò nel cestone dei dvd?
RispondiEliminaVisto senza sapere nulla (ho letto adesso la tua recensione ) e non conoscendo il fumetto ..... Avrei dovuto senz'altro leggere prima il fumetto, il film è molto bellino soprattutto nel finale, ma immagino che nel fumetto la questione regga bene fino alla fine, cioè arrivi al momento senza sapere bene cosa aspettarti, mentre nel film è palese dove si voglia andare a parare dopo 30 secondi e di fatto rovina gran parte del senso del film, ma cmq gradevole visione
RispondiEliminaSette Minuti Dopo Mezzanotte di Ness è del 2011 come dici tu, ma l'ha scritto rielaborando il romanzo incompiuto di Siobhan Dowd che è morta nel 2007. Quindi alla fine credo che nessuno abbia copiato qualcuno xD
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