Per piacere smettetela di usare la maschera di V for Vendetta a cazzo di cane (grazie)

Maschera di V for Vendetta significato
Come la maschera di Guy Fawkes di V for Vendetta è passata magicamente, nel mondo dell'Internet, dall'essere il volto di un personaggio impegnato nella lotta al fascismo all'avatar di tanti neofascisti [...]
Buona parte dei fenomeni dell'Interweb manco sanno cos'è o da dove proviene davvero quella maschera. È tipo il simbolo di Anonymous, no? Fa di me un hackerZ della Rete dall'identità misteriosa anche se ho la bacheca piena di foto con mio cugino, no? No, idiota. Anche se tu non sai chi sia Guy Fawkes, anche se non hai mai sentito parlare di V for Vendetta, anche se magari non hai nemmeno visto la pallida trasposizione sul grande schermo dei Wachowski, quella faccia di plastica con quegli zigomi da modella anni 90, quei baffi e quel pizzetto vuol dire che sei uno stupido, e usarla come avatar, vantartene in giro, è l'equivalente di presentarsi a un ballo con un dress code molto rigido in mutande. A cuori. (Non sai cos'è il dress code? Fa niente. Andiamo avanti).
Anche se arriverà a una conclusione solo a fine decennio, in casa DC Comics e sull'altra sponda dell'Atlantico, V for Vendetta nasce sulle pagine della rivista britannica Warrior nell'82. La storia di Alan Moore e David Lloyd parla di V, un terrorista anarchico che indossa una maschera con il volto di Guy Fawkes, il responsabile della Congiura delle Polveri. Un tizio la cui morte viene ricordata con allegria, da quattrocento anni, bruciandone i fantocci in piazza e intonando armoniose canzoncine per bambini. Please to remember, the fifth of November, etc.

Ma contro chi combatte il V del fumetto? Essenzialmente, contro la Tatcher e tutto quello che rappresenta. Sono, i primi anni 80 del Regno Unito, gli anni della Lady di Ferro. Della deregulation, del braccio di ferro feroce con i sindacati, delle privatizzazioni. Alan Moore, per come la pensa, non può che odiarla, e immagina un Inghilterra distopica spostata di pochissimo nel futuro, negli anni 90. Uno stato di polizia in cui l'opposizione viene sterminata o rinchiusa nei campi di concentramento e si inneggia alla supremazia bianca, alla religione, al controllo. È un anarchico, V, che lotta contro uno stato neo-fascista. Il tema di fondo, molto semplicemente, è la libertà individuale in una dittatura fascista e quello che si è disposti ad affrontare per perseguirla.
Poi sono arrivati i fratelli Wachowski (ora sorelle Wachowski) ed è avvenuto il primo slittamento di significato.
Il problema principale di V per Vendetta, il film, è che tanti cambiamenti apportati all'ambientazione e ai personaggi ne hanno cambiato il significato di fondo. 
Non più il Regno Unito prossimo, ma quello del 2030. Non più la sinistra proiezione del presente vissuto dagli autori, ma la solita distopia generica in cui i cattivi sono delle caricature, e perciò molto meno efficaci delle loro controparti cartacee. V non è più un pazzo anarchico e inarrestabile, ma un romantico paladino della libertà: si perde tutta l'ambiguità morale di fondo (perché no, chiaramente far saltare i palazzi non è una via percorribile per affermare la propria individualità in un'omogeneizzante società del controllo) e si perde anche il tema. Che diventa, per usare le parole di Moore, la semplice contrapposizione tutta americana tra liberalismo e neo-conservatorismo.

Nel fumetto, soprattutto, quegli oligarchi erano saliti al potere e conservavano il loro consenso non grazie a una qualche arma biologica sarcazza, come avviene nel film del 2005, ma con delle regolarissime elezioni. Perché è così, che funziona là fuori. Il cervello delle teste semplici lo lavi con le solite vecchie stronzate sulla sicurezza, la patria e Dio, non c'è bisogno di alcun virus.
Di quel film, generico per come era stato reso generico e innocuo il suo messaggio, è rimasta impressa, nella cultura popolare, solo la maschera e il suo essere un vaffanculo buono per tutte le stagioni a questo o a quell'altro.

(Domanda: quale partito amante della retorica del vaffanculo clonerà la V rossa del titolo, incorporandola nel proprio logo?)

Un vaffanculo all'autorità, al potere, a big pharma, al big money, alle lobby, a Wall Street, alle corporation. Una maschera adottata da Anonymous, da Occupy e da tanti altri movimenti. Moore e Lloyd ne sono da principio contenti. Il primo, in particolare, si dichiara entusiasta del vedere l'impatto avuto dal personaggio e del fatto che quel simbolo venga utilizzato con uno spirito anarchico, non dissimile da quello che lo animava quando scrisse le prime storie di V. Era come se la vera anima della storia fosse venuta a galla, in certi ambienti, a dispetto dell'annacquamento operato dal film, quel film che Moore non aveva neanche voluto vedere.

Magari a Moore avrebbe fatto meno piacere sapere che il design di quella maschera, per anni la più venduta su Amazon, era e resta di proprietà della Time Warner, che guadagna su ognuno delle centinaia di migliaia di pezzi venduti.
Ma poi, come sempre succede quando qualcosa diventa un brand, il significato ha continuato a diventare via via più generico, elastico, vuoto.
Una versione postmoderna e internettiana della maglietta col Che, indossata da chi quel tizio argentino se lo immagina sempre e solo col basco e la camicia da guerrigliero, 
con l'aggravante che qui i pezzi si sono persi subito, nel giro di pochi anni. Perché a nessuno importa di capire davvero il significato di quello che indossa, IRL o virtualmente. La maschera di coso, là, presa da quel film che non ho visto e usata negli scontri di quelli alla TV, boh, diventa un Menefrego valido per tutti. Un avatar o una cover da Facebook per chiunque voglia semplicemente giocare all'anonimo tenebroso di stocazzo, neanche si fosse ancora su Usenet negli anni 90. Anche per i fascisti, i reazionari, gli amici di Putin e della ruspa, i sovranisti, suprematisti bianchi, i razzisti.
Perché è la logica del brand inteso come mera decorazione estetica. Come milioni di adulti che indossano magliette dei super-eroi senza aver mai letto un fumetto in vita propria, solo molto peggio. Perché qui
vuol dire usare fieramente, per atteggiarsi, un simbolo nato per repulsione nei confronti di quella gente e delle sue idee. 
Significa esser fiero della propria natura razzista, fascista, reazionaria, dio-patria-polizia, scegliendo di celarsi dietro alla maschera sì del vaffanculo, ma in primo luogo un vaffanculo ai razzisti, fascisti, reazionari, dio-patria-polizia. Come, per uno sportivo, usare un avatar con il proprio capitano che dice Chi tifa per questa squadra è un emerito coglione!, ed esserne pure contento.


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Commenti

  1. All'inizio non capivo quanto profonde e quanto aberranti fossero le modifiche apportate alla trama del film rispetto al fumetto, poi rileggendo e riguardando sono riuscito a farmi un'idea. Mi spiace sinceramente per Moore che si chiederà ogni giorno da anni: "ma sono io il responsabile di tutto questo ritardo mentale?" però è anche vero che se lo scopo era quello di scrivere un manifesto anti-thatcheriano direi che ha calcato un po' la mano..

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    1. Diresti la stessa cosa di Ken Loach?

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    2. Non lo conosco per niente, quindi non saprei dirti. Il Regno Unito nel dopo Thatcher è diventato uno dei paesi più liberali del mondo dove i laburisti hanno potuto governare per anni; altro che fascismo e tecno-controllo. Probabilmente è stato possibile anche grazie alle denunce e all'attivismo di grandi pensatori, ma non ci metterei la mano sul fuoco.. o comunque non sono abbastanza informato per poterlo affermare.

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    3. Concordo. Ma è questo il punto. La mia impressione è che Moore nel tentativo di fare un'opera "politica" abbia in realtà raccontato una storia visionaria di significato molto più ampio che va al di là delle scaramucce fra destra e sinistra. Come ha sintetizzato bene Doc. il tema è la "libertà individuale in una dittatura fascista" ma l'Inghilterra sotto la Thatcher è stata "semplicemente" una nazione democratica in cui sono state applicate politiche liberiste dopo decenni di politiche socialiste. Moore ha avuto la sensazione che il nuovo corso avrebbe portato inevitabilmente all'instaurarsi di una dittatura ma così non è stato. A meno che Moore non sia lui stesso convinto che questo nuovo mondo globalizzato sia appunto illiberale e tecno-controllato (probabilmente ho scritto qualcosa di incomprensibile).

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  2. Mi ricordo ancora che quando uscì il film, mi rifiutai categoricamente di andarlo a vedere, proprio perchè mi aspettavo una rilettura in chiave "paladina" della complessa figura di V.
    Un mio caro amico andò a vederlo e gli piacque talmente tanto da comprare il cofanetto in edizione limitata con la maschera.
    Per il suo compleanno gli regalai la graphic novel (versione in bianco e nero) e dopo che la ebbe letta, prese il dvd e la maschera e le buttò via.
    Da allora il film di V for Vedentta è il film che detesta di più…

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  3. Tutto quello che avrei voluto dire/scrivere, soltanto scritto meglio!
    Grazie Doc!

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  4. Il problema di fondo che emerge dal tuo articolo, caro Doc, è che nonostante si abbia accesso a svariate fonti e ci sia la possibilità di approfondire e imparare cose nuove ogni giorno, la pigrizia mentale che attanaglia la maggior parte di coloro che usano dei simboli conclamati adminchiam unita all'ignoranza che si portano dietro e all'arroganza tipica di chi non sa ma sostiene bovinamente le proprie idee conducono inevitabilmente a queste abberrazioni. E' normale che ciascuno di noi abbia delle lacune e delle cose su cui è ignorante, ma proprio il fatto di essere consapevoli di ciò, unito agli spunti interessanti che si prendono da un blog come il tuo dovrebbero in qualche modo spingere a informarsi e a cercare di colmare tali lacune. Invece no, ci si ferma alla superficie delle questioni, privilegiando la componente estetica privata del messaggio di fondo.

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  5. D’accordissimo al 100%!
    Non ho mai letto la graphic novel ma ho visto un paio di volte il film e da quando i simboli della V cerchiata etc. etc. scesero in campo nel mondo reale per la propaganda politica di “quella gente”... capii all’istante quanto fossero stati stronzi i Wachoski nel loro progetto di adattamento.
    Solo un appunto però... io ricordo perfettamente che il film è ambientato in UK, non negli USA.

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    1. Intendevo che si sono perse le connotazioni tatcheriane dell'ambientazione e quel Regno Unito del 2030 sembrano gli USA. Ma dal testo in effetti non si capiva, ho riformulato.

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    2. Esperienza personale e spero non troppo OT: nel 2011 son stato nel Regno Unito, ma, escludendo "la provincia" e le campagne, la capitale Londra sembra effettivamente agli USA...

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  6. clap clap clap calp.
    Il mainstream divora tutto, e' un blob che divora tutto.

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  7. Ricordo che lessi il fumetto tutto d'un fiato, in un pomeriggio autunnale in quel di Grosseto... lo confesso, a quei tempi di fantascienza distopica non sapevo quasi un beneamato... il film mi è sembrato una tipica cacchetta americana... una sottomatrixata o (a)matrixana... (e peccato per lo spreco di attori: uno per tutti, il Leader interpretato grande John Hurt, già Winston Smith in 1984.... bella trovata)...

    E, come si potrebbe legge in tanti bei film italiani (soprattutto "politici") degli anni 60 e 70 (per esempio "Todo Modo" e "Cadaveri Ecellenti", molto più inquietanti di tante baracconate sucessive, di qua e di là dell'Atlantico...) "ogni riferimento nel post dl Doc a situazioni, fatti e personaggi dell'Italia di oggi, è puramente casuale"

    chiudere con un bel remake:
    Sal(V)ini per Vergogna...

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  8. Doc hai ragione,non c’è che dire.
    Quando hai tirato in mezzo il “Che” che è un personaggio che mi affascina da sempre,sono anche stato al suo mausoleo a Santa Clara,mi sono un po’ sentito in causa,perché io del Che ho letto biografie,visto film e visitato i suoi luoghi,ma quanti sanno chi era,cosa pensava,cosa faceva?
    Boh.
    Molti si limitano a eleggerlo come simbolo e molto invece a denigrarlo senza sapere chi era.
    E vale tanti personaggi nel bene e nel male

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    1. Per una prima scrematura basta la domanda: in che nazione è nato il Che? Pronto a scommettere che un buon 60% non lo sa

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  9. Come si diceva l'altra volta...si tende a semplificare tutto. TROPPO.
    Col risultato che tutto perde di significato.
    Sbagliero'...ma ho notato che certe cose della rete stanno iniziando ad urtarti PARECCHIO.
    Beninteso...non la rete in se'. Ma UN CERTO USO CHE SE NE FA.
    A parer mio non ci vedo nulla di nuovo.
    Come la tv, i computer e i telefonini prima.
    Tutte grandi invenzioni, come internet e i social.
    Ma e' PESSIMO l'uso che se ne fa.
    Forse per il semplice fatto che si sono sviluppate e sono dilagate talmente velocemente (come i cellulari, piu' dei cellulari) che la gente non ha imparato le regole su come gestirle.
    Anzi...non ha avuto nemmeno il tempo di FARSELE, le regole.
    Io continuo a ripeterlo...STAY DISCONNECTED.

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    1. Credo sia il prezzo da pagare per la velocità...

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    2. Il bello dell'internet era un pò anche l'anarchia però...con tutto quello che comportava se su internet esisteva un comunità regolamentata era perchè si era autoregolamentata.

      Il fatto è che oggi l'accesso all'internet è cambiato, gli smartphone lo hanno messo in mano a chiunque, e questo chiunque non è in grado di gestire l'assenza di regole o di gestirsi in questa assenza.

      personalmente non approvo i sempre più marcati tentativi della legislatura esterna e dei colossi della rete di regolamentare sempre più l'internet,per ora tutto ciò ha portato solo censura su censura.

      Forse la rete doveva continuare a vivere senza regole permettendo a tutti se volevano di essere degli idioti neo fasci con la maschera di V per vendetta,è il prezzo per la libertà totale.

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    3. Si assiste alla strana tendenza per cui quando si era giovani e le fonti di informazione scarseggiavano, poiché non si aveva internet a disposizione, si andava all'affannosa ricerca di tutto ciò che ci interessava e nel far questo si imparavano anche cose nuove che magari poco ci azzeccavano con l'oggetto della nostra ricerca. Però questo contribuiva ad alimentare la nostra cultura personale. Oggi, invece, dove in teoria si ha a disposizione un sapere smisurato, non si cerca in realtà di informarsi ma ci si affida alla corrente, alla conoscenza dettata da altri, quella di consumo spicciolo e che non implica grande approfondimento. Tale approccio purtroppo porta alle conseguenze che il Doc ha sintetizzato bene nel suo post.

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  10. Mi è scappato un molto,invece era molti

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  11. È esattamente ciò che sostengo da tempo. Mi sale la carogna ogni volta che si utilizza senza criterio l'immagine di quella maschera, sovvertendone il significato profondo. In quanti ricorrono a quel simbolo come immagine profilo sui social senza capirci un cavolo. Ecco, al solo pensiero mi sta salendo di nuovo la carogna.

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  12. Leggo ma non commento mai. Ti dico solo due cose:

    1) Userò questo articolo come short link ogni qual volta un bimbominkia mi fa l'anticonformista col culo degli altri.
    2) Se ti candidi ti voto.

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  13. Amo, ma da matti, visceralmente quella graphic novel. Concordo su tutto e di più, mio stesso identico pensiero. Tristezza.

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  14. Toh, un altro caso fortuito di come a volte i post del Doc vadano in parallelo con alcune mie ricerche personali: Giusto ieri ho finito di leggere per la prima volta tutto il volumone di V for Vendetta, comprese le annotazioni dei due autori, scoprendo quale fosse lo scopo originario e quanto poi si discostasse il film. Grazie mille come sempre Doc per mettere a testo pensieri (e novità) sempre interessanti.

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  15. Ti dirò che a me il film, al di là delle semplificazioni e distorsioni, tutto sommato non m'è dispiaciuto, anche se è vero che le cose migliori sono quelle riprese paro paro dal cartaceo (la storia di Evey). Riguardo alla perdita di significato della maschera, è una cosa che capita sempre ai simboli quando assumono diffusione globale: ricordo delle discussioni agli esordi del movimento no-global quando qualcuno diceva di fare attenzione che il movimento "NO LOGO" non diventasse esso stesso un brand da rivendere. E qui ormai ci siamo ampiamente arrivati.
    Grazie per il post e per far sentire la tua voce in questo momento francamente angosciante.

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  16. Doc ti quoto interamente, io ancora rifletto su cosa direbbe Orwell nel sapere di aver dato il nome al più famoso reality del mondo

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  17. Basti pensare a cosa fa V alla ragazza nel fumetto... basta quello per considerarlo l'antieroe che è, affatto migliore se non di poco della sua controparte fascista...

    Cmq Doc avevo letto un'intervista di Moore dove diceva che V era stato ideato prima dell'ascesa della Thatcher, anzi si prendeva in giro perché nel fumetto la sequela di eventi che porta alla dittatura inizia con la vittoria laburista nel 1979

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    1. Non so, il fumetto è partito nell'82, nel pieno del thatcherismo, e quali che fossero i piani iniziali, è evidente a chi si riferisce quando parla del Regno anni 90. L'avversione per la signora Margherita e le sue scelte politiche sarebbe continuata negli anni, generando altri frutti. Ad esempio la casa editrice Mad Love, nata per protesta nei confronti della repressione omofoba della "Sezione 28".

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  18. E' anche più vero che Guy Fawkes era un reazionario cattolico, contrario alla democrazia parlamentare e favorevole all'assolutismo monarchico fedele alla Chiesa di Roma. Quindi forse è Moore ad aver preso un simbolo che non è propriamente quello che vorrebbe rappresentare.

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    1. È la contraddizione, volutissima, alla base del fumetto. Non è stato scelto un personaggio a caso. V non è né un eroe, né un simbolo. E di certo non è un modello da seguire. Solo che questo lo capisce chi il fumetto l'ha letto e poi ha visto l'annacquamento del tutto operato dal cinema prima, dall'ignoranza caprina subito dopo.

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    2. si, pero' come fai a non amarlo in quel pezzo in cui spiega e Evey che l'anarchia e' fare cio' che si vuole, non prendere cio' che si vuole? :)

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  19. Mi becchero' qualche critica ma il vero errore di fondo è estremizzare il nostro vivere attuale, credendo di essere in un mondo distopico. I bei tempi andati non sono mai esistiti, e una società giusta e' irrealizzabile (se ci mettiamo a parlare di stipendi...auguri). Per la cronaca ne' il film ne' il fumetto mi sono piaciuti, troppe contraddizioni intrinseche.

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  20. Ammetto che il film non mi era dispiaciuto, forse perché davo per sottinteso il fumetto e perché avevo letto da poco l'opera e aspettavo trepidante il film dopo essere rimasto pietrificato davanti ad una locandina in cui c'era solo la V e il cerchio.

    Il film usa gli attentati per convincere la popolazione della necessità di una guida forte e il regime, come la maggioranza dei regimi, nasce con una vittoria alle elezioni e applausi scroscianti. Nel fumetto è "solo" la propaganda, quella verso il diverso e verso coloro a cui dare la colpa di tutto, funziona da sempre e ora, grazie ai social, funziona anche meglio. La propaganda che permette alla gente di non pensare ponendo davanti a loro una facile soluzione. La Voce che conforta il popolo mente gli altri sensi vigilano contro il dubbio estirpandolo.

    V e la sua maschera ormai sono andati oltre a tutto questo e i campioni del buongiornismo l'hanno assunto come nume tutelare benché la sua figura rappresenti la reazione, uguale e contraria, ad un forte totalitarismo ed un asservimento al pensiero unico.

    PS: ho appens regalato a mio Zio V cor Vendetta ma a colori perde tantissimo.

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  21. E' decisamente ora che io colmi le mie (immense) lacune fumettistiche.
    Mi consigliate la versione in italiano o è meglio cimentarsi in quella originale?

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  22. Curiosamente, questo (ottimo) pezzo intercetta un'altra notizia su cui stavo ragionando in questi giorni.
    A Verona la giunta comunale si regge su un'alleanza d'acciaio tra la destra più retriva e le associazioni cattoliche tradizionaliste, quel brodo di coltura che ha espresso l'attuale ministro della Famiglia, il leghista Lorenzo Fontana, quello che chiama le famiglie omogenitoriali "schifezze" (testuale).
    Tra le iniziative di questa maggioranza ci sono state di recente due mozioni, una generica contro l'accesso all'interruzione di gravidanza, l'altra per istituire un programma di "sepoltura dei bambini mai nati". Durante la discussione di tali mozioni, ad assistere al pubblico dibattito nell'aula del consiglio comunale si sono presentate tre esponenti dell'associazione Non Una di Meno (https://nonunadimeno.wordpress.com/) vestite come le protagoniste della serie TV ispirata a "Il racconto dell'ancella" di Margaret Atwood.
    La notizia ha acquisito visibilità perché un consigliere della maggioranza ha rivolto alle tre il saluto romano e poi, con il coraggio e il senso di forte responsabilità della migliore tradizione dei neofascisti italiani, ha svicolato scrivendo su FB "non si può neanche salutare" (avesse avuto almeno la dignità di rivendicare il suo gesto, poveraccio).
    Purtroppo Verona non è nuova a notizie del genere.
    L'elemento che si lega all'articolo del Doc però è una vera e propria tendenza che non mi pare esistesse anche solo 15 anni fa. Immagini diffuse dall'entertainment di massa diventano risorse per manifestare la propria protesta, forme per attestare una resistenza, da parte di persone che ignorano il testo e quindi il messaggio di partenza (non tutte e non sempre, chiaro! ma quanti tra gli utilizzatori di maschere Fawkesiane, veli e tuniche rosse hanno letto il romanzo della Atwood o la Graphic Novel di Moore?).
    La potenza immaginativa e aurorale, l'inventiva, la capacità di creare simboli per aggregare un'opposizione viene ceduta in outsourcing a immense macchine mediatiche che, proprio per la loro natura di investimento di massa, non possono permettersi il lusso della libertà che hanno avuto Moore & Lloyd, Atwood e più in generale scrittori, illustratori, compositori (si pensi alle canzoni di protesta che la pubblicità si è divorata) che si esprimono per un'urgenza interiore e senza pensare al target e alla resa economica della loro creazione. Che è - appunto - una creazione, non un prodotto.

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  23. Vidi il film anni fa, senza aver letto il fumetto (cosa che ancora mi manca). Lessi su internet la delusione di chi a suo tempo lesse il fumetto, ma non diedi mai troppa importanza - d'altra parte, era solo una storia ed il cinema è pieno di film che snaturano il messaggio dell'opera cui si ispirano.
    Nonostante ciò, ho vissuto e vivo l'uso che si fa di una maschera/simbolo e di come un simbolo si presti ad essere decontestualizzato e ricollocato. D'altra parte, un veloce ripasso ai totalitarismi dello scorso secolo ci ricorda come essi nacquero ufficialmente con nobili intenti di ribellione dalla parte del popolo, per ritorcersi contro poco dopo. O di come il citato Che Guevara sia diventato un marchio come la Coca-Cola, perdendo tutto il suo significato.
    Questi articoli servono un sacco Doc, perché va bene ringere, ma un occhio a quello che ci circonda va sempre buttato e ora più che mai bisogna opporsi, nel proprio piccolo, ad un modo di pensare troppo pericoloso, per evitare ai nostri figli quello che i nostri nonni e bisnonni vissero.

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  24. Andrò bannato ma, con tutte le debite differeze, a me il film di V e il fumetto di V piacciono molto entrambi, pur comprendendo il cambio di messaggio di fondo. Anche sul fumetto c'è tutto il trip spiegone sotto LSD che, personalmente, ho sempre trovato molto ingenuo; nel film togliendo la parte matrix finale davvero inutile e fuori luogo il risultato lo ho trovato molto molto buono per quanto si poteva sperare di vedere su schermo, parlando realisticamente per il tipo di film e il "fatto da quelli di matrix!!!!1111UNO1111!!!!".

    Detto ciò la colpa è stata più che del film di Anonimous, che sperava di fare cosa buona e invece ha creato un nuovo Gè Chevara, come diceva il buon Pagliuca.

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  25. Dare la "colpa" al film per il proliferare di ritardati vari su internet che ne usano i simboli mi ricorda un po' quelli che davano la colpa ai cartoni animati giapponesi negli anni'80 perchè i bambini sarebbero diventati violenti.
    Mi dispiace quando il significato di un libro/film/fumetto/simbolo viene distorto, ma lì il problema è nella testa dei minus habens e di chi, come scrivi in maniera giustissima, lava il cervello alle teste semplici. Se non era la maschera e il V erano i gattini e la ruspa o salcazzo cosa

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    1. "Dare la colpa a...". E infatti non l'ho fatto.
      Ho spiegato come il cambio di significato è partito dal film ed è continuato con chi si è agganciato al film, senza neanche aver visto quello. Figuriamoci aver letto il fumetto. La dinamica del lavaggio, appunto, è spiegata in modo fin troppo esplicito.

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  26. Mah. I simboli sono dannosi a prescindere dal contenuto, indicano l'appartenenza e di conseguenza una non appartenenza. Che è il problema principale direi del mondo tutto. Detto questo, non trovo alcun altro motivo di arrabbiarsi per l'uso che se ne fa. Sono figli dei tempi, talvolta sovvertiti volutamente nei loro valori (mi vengono in mente famosi marchi usati proprio a criticare le aziende che rappresentano) talvolta maldestramente interpretati, come ad esempio nei nostri partiti (vedi pci, msi, dc) ma lo trovo veramente di poca importanza. Un simbolo non è intrisicamente nulla, se non il valore che al momento vi si attribuisce. Di che cosa ci dovremmo scandalizzare? Certe volte non vi capisco. Nel 2006 cantavamo popopo ma non è che stavamo la a pensare al testo originale, giusto?

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  27. Credo sia, appunto, inevitabile.

    È un discorso che vale per tutti i simboli potenti, pure quelli più universalmente noti:

    Per dire, vogliamo parlare dell'attuale Ministro dell'Interno che usa vangelo e crocefisso mentre perpetra politiche e (soprattutto) linguaggi che vanno in netta contrapposizione con la morale cristiana e l'opinione dello stesso Papa?

    Oppure, parlando di Che Guevara, l'impressione di vedere il suo faccione campeggiare nelle sedi di CasaPound...

    Il destino di V in questo mi ricorda un po' quello di Capitan Harlock, cioè di un'appropriazione indebita di quel "carisma anarchico" che ha sempre fatto gola a quelli che stanno esattamente dall'altra parte della barricata.

    Forse è una roba congenita, non lo so (del resto il babbo del Musone era anarchico e lo ha battezato Benito in onore di Benito Juárez, rivoluzionario messicano).

    Più probabilmente c'è qualcosa di tribale e potente nel simbolo in quanto tale, e il significato poi conta (purtroppo) davvero molto poco...destino simile lo ha avuto pure la svastica in occidente, ahimè.

    PS: ho un amore smisurato per il V for Vendetta fumetto, anche se a suo tempo ammetto di aver apprezzato molto il film per realizzazione / impatto (soprattutto, l'interpretazione di Natalie Portman) ma col tempo mi rendo davvero conto di quanto la sua "americanizzazione" abbia davvero corrotto molto della sua anima, specie nella percezione del pubblico.

    Forse è per quello che succede di questi tempi (anni fa mi sarei detto "vabbè, è solo intrattenimento"...oggi l'intrattenimento mi pare l'ideologia più potente del mondo)

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  28. come non essere d'accordo con la disamina del doc,che ha ragioni da vendere,mi limito solo ad aggiungere che quando ha precisato che ora i wacioschi sono le wacioschi ho provato una strana ma abbastanza familiare sensazione,...niente e che la realtà sta diventando ancora più assurda ed improbabile della fantasia,come facciamo a vincere questa battaglia se tutto diviene tragicamente ridicolo e delirante?descrivi la realtà e sembra che stai facendo battute da comico di terz'ordine,non è la nostra crisi .è la crisi della realtà,il multiverso scricchiola e noi siamo residenti in pianta stabile a san junipero,...aaaaagh!

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  29. Dopo anni di letture senza commenti aggiungo anche io i miei 2 cents:
    1- Grande DOC per il meraviglioso blog
    2- Bellissimi questi post di riflessioni sull'internetto
    3- L'appropriazione indebita della maschera di Guy Fawkes, decontestualizzata dall'opera di Moore, replicata e sovvertita del significato originario è un esempio di una grave e triste uso dei media, internet in primis. Vedi qui per le pseudo frasi di Pasolini https://www.wumingfoundation.com/giap/2018/07/pieta-per-la-nazione/
    4- Da gggiovane scrivevo mail su pine e facevo parte della community di Napster, ho visto la nascita dei social e la loro diffusione. Penso di avere in qualche modo sviluppato degli anticorpi, con gli anni. Ho una figlia piccola e mi sembra che sia necessaria una educazione all'internet che permetta ai "nativi digitali" di decifrare i simboli, riallineare significanti e significati. Poi gli stupidi ci saranno sempre, ma almeno sarebbe bello "vaccinare" i nostri figli/nipoti contro questa ipocrisia e la cultura usa e getta del, "tanto è tutto uguale". NO! Guevara è diverso dal Papa, che è diverso da V di Vendetta che è diverso da....

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  30. A costo di sembrare il solito precisino scassapalle volevo segnalare che anche nel film i fasciofuturi vincono le normali elezioni a suon di propaganda. Il "finto" attentato è solo un escamotage per ottenere velocemente consenso (un trucchetto noto fin dai tempi di Pisistrato) e rendere più tollerabile le seguenti misure repressive. Alla fine l'emergenza rientra e viene rilasciata pure la cura...quindi l'arma biologica di sarcazzo in sè non è il modo in cui il Cancelliere mantiene il potere, ma solo un barbatrucco ;)

    Per il resto concordo sull'analisi del Doc e anche se il film in fin dei conti non mi è dispiaciuto (nonostante apprezzi di gran lunga di più il fumetto) la sua strumentalizzazione becera è diventata davvero stomachevole, tanto da farmi reagire con stizza ogni valda che vedo il faccione ghignante di Guy Fawkes usato a cazzo...direi poi che il paragone con il Che è estremamente calzante.

    Ah, giusto for the lulz, se volete vedere il buon Sir John Hurt (Il Cancelliere Supremo) vestire i panni di Guy Fawkes, date un occhio al film Oxford Murders ;)

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  31. Ok, ditemi dove si firma per sottoscrivere ogni riga!
    Grazie, Doc! Era ora che qualcuno lo dicesse/scrivesse!

    (Per dire, io sono una che non si compra le t-shirt delle band che ascolta, perché non conoscendo a menadito la loro storia e discografia, mi sembrerebbe di barare. E infatti le uniche magliette "fan" che ho mai indossato, sono state quelle di certi anime. Quelle le posso portare senza vergognarmi di usurpare alcunché ;D)

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    1. Ma io la butto la: e se invece te ne sbattessi il razzo e ti mettessi quello che ti pare, che rutto sommato è una cosa che deve piacere a te e poi non è che devi dare spiegazioni a nessuno sul cosa, come, quanto e perché ti piace una roba qualsiasi?

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    2. Ma se a uno piace il logo dei Led Zeppelin (per dire) ma magari non conosce una loro canzone, la maglietta la può comprare o no?

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    3. Oh, poi ognuno faccia un po' il cappero che gli pare, eh! Io, per carattere, non me la sento di andare in giro con addosso simboli, loghi e cose in cui non mi identifico al 100% e per benino.
      E dato che sono fondamentalmente anche un po' anarchica, in realtà mi è difficile trovare cose a cui aderisco così tanto. Ed è il motivo per cui, per la maggior parte del tempo, indosso magliette a tinta unita o con loghi assolutamente anonimi XD

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  32. Benvenuto nella mezza età Doc! è tipico lamentarsi di come le nuove generazioni non hanno alcuna memoria dei simboli, sono decerebrati e strumentalizzati, nemmeno hanno letto il fumetto di Moore(già passati più di trenta anni!) e forse nemmeno hanno visto il film. Una maschera simbolo dell'anarchia e della protesta anti Tatcher che adesso viene orgogliosamente usata anche da esponenti dell'estrema destra, scandaloso.
    Io sono talmente anziano che ricordo i campi hobbit dell'estrema destra e la scandalizzata reazione della sinistra italiana alle opere di Tolkien, gli italioti videro rune e esseri della mitologia scandinava e da una parte politica e dall'altra entrambi dedussero che trattavasi di opera wagneriana filonazista, all'epoca poi i più documentati (non c'era l'internèt) scoprirono che l'autore (bianco) era nato in Sud Africa, apriti cielo, entusiasmo dei neofascisti orrore censorio della sinistra. Pensare che in USA il Signore degli Anelli era diffuso tra gli hippies.
    Non si può fermare l'idiozia delle masse, nemmeno (o soprattutto) tentando di "educare" le giovani generazioni alla conoscenza e alla buona educazione, perchè si sa che una volta c'era più rispetto e meno violenza, signora mia.

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  33. Ma basta con queste frecciatine politiche! Veniamo sul tuo blog per leggere notizie su curiosità non per vederti rosicare per il risultato delle ultime politiche e chiamare tutti quelli non di sinistra o fascisti o imbecilli.

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    1. Ed eccone un altro. Ciao! Addio!

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    2. Ma forse ha sbagliato a scrivere, quello "politico" era il post precedente... Comunque non ti curare di loro Doc e vai dritto per la tua strada, come hai sempre fatto!

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    3. Alpha Cherno, parla per te e non usare il plurale "veniamo", perché a me questi post ed argomenti piacciono ed a giudicare dalle risposte siamo la maggioranza.

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  34. X Daniele Brovida:
    Hai centrato il punto.
    Una volta, quando qualcosa ti piaceva e volevi informazioni a riguardo, ti dovevi SBATTERE COME UNA BESTIA per ottenerle.
    Da sempre appassionato di console, mi ricordo quando compravo GUIDA VIDEOGIOCHI della Jackson editori. Oppure MAGIC BOY, visto che parlava del Nintendo.
    E poi THE GAMES MACHINE e ZZAPP!!.
    Pagine e pagine di titoli per PC, Amiga e C-64, che poi mi interessavano soprattutto le console e i giochi da bar...ma leggevo anche quelle, nonostante non me ne fregasse nulla.
    La mia formazione culturale riguardo ai videogames e' iniziata li'.
    Ma non parliamo solo di quelli, che se no e' troppo facile.
    Un altro esempio?
    Le MMA.
    Da sempre appassionato di sport da combattimento, sono rimasto intrippato dal Vale Tudo (l'antenato delle Mixed Martial Arts) dopo averne visto i primi articoli su riviste specializzate come BUDO INTERNATIONAL e SAMURAI.
    La lotta al suolo, in particolare, mi affascinava.
    Ma dalle mie parti...Thai e Kick Boxing andavano per la maggiore.
    E quindi facevo chilometri su chilometri per andare in palestre scalcinate e in the butt of the wolves per partecipare a stage dimostrativi dove firmavi solo una liberatoria e pagavi la quota di partecipazione. Zero mezzi ma massimo impegno.
    Ma se c'e' una cosa che ho imparato...e' che spesso gli insegnanti migliori si trovano nei posti piu' improbabili.
    Poi...un viaggio negli Usa, nel 2004. Dove ho fatto incetta di libri sul Brazilian Jiu Jitsu e sulla lotta, introvabili qui in Italia.
    E poi...una palestra a 30 km da casa mia, ogni fine settimana. Dove ho trovato uno dei mifliori istruttori che abbia mai conosciuto. E un caro amico.
    Pagavi una cavolata e ti allenavi come un matto. Spesso non voleva nulla.
    QUESTE SONO ESPERIENZE, ragazzi. Non Internet.
    E cosi' che hai una storia da raccontare.
    Tutto questo e' andato perduto, oggi.
    Uno vede una tecnica su Youtube e pensa di poterla fare solo guardandola.
    Assurdo.

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    1. Ciao Redferne, mi fa piacere che qualcuno legga ogni tanto le cavolate che scrivo e si trovi anche d'accordo con le mie idee (anche perché da quello che leggo non potrei essere altrimenti, rischio che mi asfalti di botte in caso di dissensi!). Poi la tua storia, anzi la tua vita, ha qualche parallelismo con quella di un mio caro amico, Alessandro Castriotta, che purtroppo non c'è più e che era un grande appassionato di Brazilian Ju-Jitsu e di Kenpo, avendo anche conosciuto un maestro brasiliano che lo allenava personalmente. Io stesso ho praticato a Torino lo Yoseikan Budo per alcuni anni con il maestro Lacassia, uno dei pochi ad aver ricevuto riconoscimenti in Giappone per la sua abilità, quindi vedi alla fine come è piccolo il mondo? Purtroppo questi scambi di esperienze sono ciò che manca di più alle nuove generazioni perdendosi nella fruizione da fast food dei social e di internet. Come sostieni giustamente ora tutti si credono capaci di fare qualsiasi cosa perché hanno visto un video su YouTube o si sono fatti una full immersion di Cobra Kai (serie perarltro bellissima solo per il fatto che porta in auge il buon vecchio stile anni '80 del karate). Inoltre non importa più ciò che sei, devi solo urlare al mondo quanto quanto sei arrabbiato con il mondo e quanto sei cool ad usare dei simboli che nemmeno ti rappresentano....

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  35. Scusate...volevo dire MIGLIORI.

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  36. Secondo me la trama del fumetto era veramente troppo complessa per farne un film, l'adattamento dei Wachowski ci sta tutto. Sarò strano io, ma ho faticato a considerare nel film V un eroe, è una persona in cerca di vendetta, non di giustizia. Edmond Dantes, non Superman. Bruttino e retorico il finale del film, ma molto carino il film. Il messaggio in sè non era affatto male alla fine e metteva in guardia proprio dalle stesse cose vediamo succedere oggi: l'uso della paura per fini propagandistici, il bisogno di un nemico ... per cui fa un po' specie vederlo usato proprio da certa gente. Anche Fuoco Norreno nel film vince le elezioni, non ci arriva con un vero e proprio golpe.
    Poi è diventato, ahimé, quello che è diventato, ma ormai tutto in questo periodo viene travisato, insozzato e reso banale, direi anche poco capito.

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  37. X Daniele Brovida:
    See, Daniele, figurati...non farei del male a una mosca, dal canto mio.
    Tornando al nostro discorso...una volta era la scarsita' di mezzi a favorire queste cose, come dici tu.
    Ci si arrangiava. Ma il bello era proprio questo.
    Cosa mi spingeva ad inforcare la bici certi sabati di pomeriggio e farmi venti km all'andata e al ritorno solo per andare davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli per vedere le novita' per il Nintendo, visto che era l'unico a venderle? Ben sapendo che UNO NE AVREI POTUTO COMPRARE, a Natale o al compleanno...
    O farmi 5 km a piedi all'unica edicola dove vendevano Consolemania, per vedere se era uscito il nuovo numero?
    Probabile che mi mancasse qualche rotella.
    Ma erano AVVENTURE.
    Ho sempre avuto il bisogno di fare cose come questa. Anche solo per il gusto di farlo. O di raccontarlo e ricordarlo.

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    1. Ti capisco in pieno! Anche io d'estate inforcavo BMX con mio fratello la mattina e andavo a scoprire le Langhe, tornando poi nel tardo pomeriggio con i nonni che mi urlavano dietro perché non li avevamo avvertiti, mica c'era il cellulare... Oppure i sabati pomeriggio periodicamente prendevo il 67 per andare all'edicola della stazione di Porta Nuova, a non so quante fermate da casa, per comprare EDGE oppure anni prima a quella di Piazza Nizza per prendere COM 64... Mi sentivo davvero un eroe che compiva grandi imprese e che delusione se per caso le riviste non erano arrivate... Naturalmente non contemplavo di prendere altri mezzi, per me esisteva solo il 67 che passava sotto casa, poi arrivavo il più vicino possibile alle destinazioni andando a piedi...

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  38. Ho letto il fumetto ed ho visto il film e li ho apprezzati entrambi.
    Di solito cerco di valutare il film come opera a sé stante, riflettendo sulle idee e sulle emozioni che mi ha trasmesso, piuttosto che sulla sua maggiore o minore aderenza all’opera letteraria dalla quale trae ispirazione.
    Proverò ora a descrivere il significato che il film mi ha trasmesso, soffermandomi in particolare sulla scena per me più importante, quella senza la quale l’intero film non avrebbe alcun senso: il perdono di Evey.

    Il protagonista, in seguito alle torture subite da lui e da Valerie, medita vendetta contro i suoi aguzzini.
    Il personaggio di V incontra Evey e decide di farle provare un’esperienza simile a quella patita da lui.
    Evey però, anziché meditare vendetta, perdona il suo aguzzino: questo gesto manda in frantumi molte convinzioni del protagonista il quale, quando Evey va via, piange amaramente.
    Alla fine del film, il personaggio di V riconosce la superiorità morale di Evey, affermando che devono essere quelli come lei a decidere come dovrà essere il mondo futuro.
    Il film “V per Vendetta” è un film, più che sulla vendetta, sul perdono: sulla superiorità del perdono sulla vendetta.
    La prima forma di libertà è la libertà morale donata dal perdono: chi medita vendetta non è libero.

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    1. È un'interpretazione interessante. Io l'ho vista in maniera diversa da te. Evey è prima schiava di un sistema di cui accetta involontariamente tutte le storture (che di fatto subisce). Dopo la prigionia si libera prima di tutto delle proprie paure e poi capisce che rimanere con V è impossibile perché è un uomo capace solo di vendetta e pronto a fare cose terrificanti. V si era convinto che facendo patire gli stessi tormenti da lui subiti avrebbe convinto Evey a seguirlo, ma Evey ha capito molto meglio di lui il messaggio di Valerie che è in fondo un messaggio di speranza e d'amore. V a quel punto si rende conto di perseguire solo una vendetta personale, di essere una maschera tragica nata da una tragedia, di essere inadatto, un simbolo storpiato e in qualche modo decide di passare il testimone a persone migliori come Evey. Più che un messaggio sul perdono, di riconciliazione.

      Nemmeno V è del tutto insensibile al pentimento, tanto da dare una "dolce morte" alla dottoressa e accettare le sue scuse, ma nel suo mondo distorto esiste solo la punizione, può perdonare, ma non può riconciliarsi con le tragiche cicatrici lasciategli dai suoi aguzzini.

      È sempre bello leggere le diverse interpretazioni ad un'opera.

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  39. X Daniele:
    Guarda, io Edge e Gamesmaster li recuperavo alla vigilia di Natale, quando si andava con i miei per il consueto giro in centro e salto in Duomo per la messa di mezzanotte (giusto per la cronaca...abitavo fuori Milano, ai tempi. Ora, da sposato, sono un po' piu' a ridosso della metropoli).
    Le riviste estere le trovavi nelle librerie del centro.
    In genere mi capitava alla vigilia o a Sant' Ambrogio, per la fiera degli Oh bej Oh bej.
    E da li' poi era un attimo in piazza duomo a fare un salto nel Virgin Megastore (MIII, il VIRGIN MEGASTORE!!) o alle Messaggerie Musicali, poco piu' avanti.
    Sigh, quanti ricordi. Oggi non c'e' piu' nulla di tutto questo. Ma rifarei TUTTO, credimi.
    Perche' se sono quel che sono (e orgoglioso di esserlo) il merito e' anche di queste cose.
    Comunque...grazie di cuore.
    E' molto bello vedere persone che hanno avuto esperienze simili.
    Ti fanno comprendere che in giro c'e' molta gente che HA PROVATO. Che CAPISCE E CHE SA QUEL CHE VUOI DIRE.
    E credo ce ne siano parecchie, qui sull'Antro.

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    1. Grazie a te! E' sempre bello rimembrare dei momenti di vita che, purtroppo, non torneranno più. Quando li vivevamo ci sembravano situazioni normali, invece erano momenti speciali. La cosa bella era che sapevi di non aver accesso a molte cose, però non importava, tutto ciò che arrivava era apprezzato. Non si aveva quella smania odierna di avere tutto e subito, potevi sognare riempedoti gli occhi delle pagine patinate delle riviste oppure dalla copertina di COM 64 o Load'n Run ti facevi dei viaggi mentali pazzeschi. Era veramente un'altra epoca. Peccato non esserci conosciuti prima!! A quei tempi quelli come noi erano pochi (oppure ben nascosti). Dico noi per non dire nerd o usare altre definizioni!

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  40. La maschera usata ormai a cippa: esiste uno che fa i video didattici sulle api, con la maschera.
    E VUALÁ ecco a voi "anonimo apicoltore" su YouTube....

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    1. Un solo Commento Aggiuntivo è dovuto; la maschera di Anonymous è Utile per chiunque, Onesto Lavoratore, Martirizzato ed Umiliato dalla Azienda per cui lavora per anni o Cittadino vessato da Tasse Ingiuste e pesantissime e con a carico figli e annessi e connessi, desideri DENUNCIARE tali Ingiustizie senza venire ufficialmente riconosciuto e quindi successivamente DEMOLITO e Buttato su una Strada insieme alla Famiglia per dormire sotto i ponti...Non importa se quel povero lavoratore lo pubblica sul suo social insieme alle foto dei Suoi figli e amici perché Nessuno potrà dire che sia Lui veramente con maschera e voce camuffata e immaginare o supporre non è prova indiziaria.... 😉 Io trovo che per Giusta Causa la Maschera di Anonymous sia Giusto e Utile usarla ed anche Metodo Molto Intelligente ed Interessante di Denuncia...!!!

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