Nerd o Geek? Ma c'è davvero differenza? (no)

Nerd geek differenza significato
Qualche giorno fa ti chiedevi se avesse senso, nel 2018, parlare ancora di nerd. Dicevi quanto quell'aggettivo abbia perso di significato in molti dei contesti in cui, per convenzione, viene usato oggi. Qualcuno ti ha chiesto allora perché non usi l'espressione geek. Ci sarebbe una bella differenza tra nerd e geek. Il punto è che la parola geek - e non te ne vogliano gli amici di Bari - ti è sempre stata sulle balle e la trovi sinceramente insopportabile. Perché? Tanto per iniziare, fare i fighi e gli smart con i gadget cool, i nerd evoluti, chiamandosi pirla mangiaratti è come atteggiarsi a playboy autodefinendosi sfighé [...]

Nerd dai finti anni 50.
Sì, chiaro: anche nerd nasce come (e per buona parte del mondo resta una) parola offensiva. Nerd viene da nert, che nel gergo studentesco USA degli anni 40 sta a sua volta per nut. Pazzo. O magari anche stupido, ma già pazzo va bene. Murdock dell'A-Team era pazzo, ma era figo. Nerd in Happy Days, lo show che ha reso nazionalyankeepopolare la parola, era Potsie. E, in linea generale, significava "non figo come Fonzie", perché Potsie non aveva neanche mezzo tratto dei nerd anni 80, dei soggettoni con gli occhiali in tartaruga e le penne nel taschino. A un certo punto, insomma, i nerd sono diventati quelli che si vestivano come i mormoni, gli impallinati con il QI superiore, quelli della Rivincita, quelli che nei college li prendevano per il culo e invece poi hanno fatto i soldi. E poi giù, nel passare degli anni, fino agli appassionati di fumetti e giochi di ruolo, gli studenti di ingegneria innamorati delle battute sul pi greco, gli anime fan... e la marmellata nerd di cui si parlava l'altra volta. Geek, invece?

Più o meno uguale, solo con un risvolto di disagio in più. Significa pazzo o freak, ed è stata un'altra serie TV degli anni 70 a diffonderne l'uso negli USA (Sanford & Son). Il geek, all'inizio del Novecento, era un idiota che si esibiva in un circo, in un freak show. Un "sempliciotto" che mangiava teste di topo o di gallina per far divertire altri sempliciotti dal collo rossissimo come lui. Negli anni 80, diventa in qualche modo sinonimo di nerd, per indicare coloro che "lacked social graces but were obsessed with new technology and computers". Genietti che smanettano su un IBM socialmente disagiati, pure qua. E dove sta la differenza con nerd? All'epoca non c'è, l'hanno creata dopo i, uh, contadini della tastiera che si sono scordati la mamma, nonostante i moniti di Merola.
Una dozzina di anni fa, geek diventa la parola d'ordine di chi è nerd e non vuole sentirsi più sfigato. In modo totalmente arbitrario (ma nell'evoluzione del parlato vale tutto, lo sappiamo), viene conferito al termine un significato autoconsolatorio: fermi tutti, i nerd sono gli emarginati sfighé, ok, ma i geek no. I geek, dichiara nel 2007 Richard A. Clarke, ex nerd e capo dell'antiterrorismo USA, sono i nerd che ce l'hanno fatta, che combinano davvero qualcosa: "geeks get it done". Dice che Bill Gates aveva smesso improvvisamente di essere un nerd, quindi, perché ora era un geek. Così era deciso, l'udienza era torva.

Wired (si parla di quella USA, naturalmente. Quella che contava, quando contava) cavalca il fenomeno e si parla ovunque in quegli anni di geek culture. Anche al di fuori dell'ambito strettamente tecnologico. Di moda geek, con gli occhialoni finti. Di negozi online geek che vendono gadget geek di cui essere fieri. Di quanto - in un florilegio di infographic tese a sottolineare le differenze, inventando ogni volta un canone diverso - sia bello e fico essere geek, cioè un nerd ma non sfigato come i nerd. In pratica, compiuta la rivincita profetizzata dal film dell'84, conquistati i centri del potere mondiale (la produzione di serie TV, film e cartoni), ai nerd non restava altro che levarsi l'onta di quel nome perculatorio. Come dei contadini arricchiti che si vergognano senza motivo delle loro origini rustiche? Tipo.
E oh, era figo, a metà anni Duemila, fare il figo dei computer e farsi chiamare stupido da circo, freak sgozzagalline. Lo diceva Wired USA.
Tanto che all'epoca, quei due lustri e mezzo orsono in cui il pianeta assisteva sgomento al modo in cui il termine geek veniva sdoganato e arricchito coattamente di un'accezione positiva, avendo - il pianeta - effettivamente altri cacchi a cui pensare, ti chiedevi perché la cosa non venisse replicata anche in altri settori. Sarebbe stato fortissimo vedere i rubagalline di tutto il globo consorziarsi per dare a quella parola il significato di nobili ridistributori robinhoodi di risorse economiche. O quanto meno accontentarsi, su una scala minore, di trasformare tutti i coglioni d'Italia in geni veri. Figuratevi che svolta epocale a ogni incrocio stradale del Bel Paese: "Coglione!", "Grazie, modestamente!".
Infografiche come questa: è semplice, i geek sono "cool", i nerd sfigati. Con il cravattino. Chi lo dice? I nerd geek.
Con il post della volta scorsa non intendevi affatto - come qualcuno ha capito, prendendo fischi per fiaschette di estus, because Internet - decretare chi meritasse quel nome, stabilire chi sia o non sia nerd. Parlavi dell'abuso del termine e di come, di conseguenza, ne siano mutati raggio d'azione e destinatari. Di come ormai sia tutto nerd, e quindi non lo sia più niente. Ma non hai nulla contro quella parola. L'hai usata per definirti tante volte e, in mancanza d'altro - si diceva anche questo - è una convenzione comunque comoda per indicare al volo un certo pool di hobby. Ma geek no, per cortesia. Ognuno faccia quello che crede, ma mille volte meglio pazzo o stupido che pirla mangiaratti. Qualunque cosa abbiano da dire al riguardo dei nerd USA che hanno fatto i soldi e che ora si vergognano di esser accostati a Caccola.


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Commenti

  1. Ho letto l'articolo con moolto interesse, come sempre quando si tratta di questioni linguistiche. Fino a oggi, perlomeno nel mio circolo di amici e parenti, la parola "geek" non è mai uscita in riferimento agli appassionati di fumetti, serie TV ecc. ma se dovesse capitare li rimando a questo post dopo averli mandati al diavolo anche perché non avrei saputo spiegare la differenza meglio di così :)

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  2. Una volta io e il mio amico Erik ("Lo Sceriffo" Erik) eravamo in mezzo a un sacco di donne e per fare i fighi ci siamo messi a disquisire con loro su cartoni giapponesi e musica dei tempi che furono, essendo queste ragazze intenditrici di entrambi i settori. Ad un certo punto una fa: «Ma voi siete otaku o nerd?».
    Io e Erik ci guardiamo e poi lui fa, in tacito accordo con la mia persona «Dunque, io sono Erik e lui è Daniel...»

    Più o meno questo è quello che penso di tutti questi termini che la società moderna ti (ci) affibbia per creare "gruppi" di interesse. E' invece interessante scoprire il perchè succede questo. Temo che il bisogno di incanalare una (sub)cultura in un determinato argine sia un modo come un'altro per rendere vendibile un prodotto e di conseguenza controllare il mercato. Insomma vendere roba. Doc, se ho letto bene la tua riflessione, questo piccolo aneddoto ce lo spieghi tra le righe velatamente .

    E comunque "geek" l'ho sentito un paio di volte in vita mia e mi è subito uscito dalla testa. Mi fa skifo...

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  3. Ciao Doc, mi arrogo il diritto (assolutamente immeritato, ma fammi fare il balengo ogni tanto) di aver ispirato questo post molto interessante con i commenti a quello sui nerd. Dopo questa sequela di cavolate volevo esprimere con orgoglio il fatto di essere un nerd duro e crudo, sfigato al massimo e di vantarmi pure di questa "sfighitudine", non mi sono mai sentito cool, social, figurati geek... Per quanto abbia sempre sofferto (lo so, lo scrivo sempre, ma è così, purtroppo) il fatto di essere emarginato, solitario e ribelle, non rinnego assolutamente il mio passato e quello che sono. Ho scelto di essere così e non mi sono mai vergognato della cosa (un pò come tenere per il Toro...). Mi ricordo un episodio di X-files dove Mulder si scambiava il corpo con un altro tizio che lo usava per fare il gadano con le colleghe... Mulder aveva scelto di essere così com'era, un pò per i traumi subiti, un pò perché gli piaceva essere così, fuori dagli schemi, con gli amici strambi (più o meno di lui), anticonvenzionale e stralunato.
    Non si può cambiare ciò che si è, non importa quale revisionismo storico venga applicato e attribuito, l'essenza rimane, con buona pace di tutti.

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  4. Bellissimo articolo: aggiornato, completo e direi anche perentorio, nel senso migliore del termine; insomma autorevole.

    Terminata la captatio benevolentiae (^__^), voglio ricordare che nel 2006 – in qualità di editor di un'allora appena nata casa editrice che nel frattempo è cresciuta e ha fatto un po' di strada – feci pubblicare un bel libretto di Stefano Priarone, “Nerd Power”, non so se il primo ma uno dei primissimi saggi sul tema in italiano. Mi inventai il sottotitolo per il libro: “C'è uno sfigato in tutti noi e sta raschiando per uscire” (la casa editrice ne realizzò anche delle magliette che andarono esaurite).

    I nerd sono sfigati?
    Oggi ritratterei la parola perché “sfigato” è una parola dialettale settentrionale, però tutto sommato oggi rende l'idea se ne cogliamo il senso etimologico. Insomma se uno sfigato è uno che non beneficia dell'altrui pheega, e se il nerd è tale anche perché (oltre ad avere una rosa di interessi scientifici e culturali e varie idiosincrasie caratteriali e nell'abbigliamento ecc.) è talmente imbranato e timido da non intrattenere rapporti con l'altro sesso, ergo lo si potrebbe additare come “sfigato”. O no?

    [A fini euristici – e dopo aver scritto euristici posso andare a nascondermi – ho dato per assunto che il nerd sia un maschio, mai una femmina; ma ovviamente ci possono essere nerd femmine, solo che per loro essere sfigate è materialmente impossibile].

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    1. C'è un breve post anche sull'apprezzabilissimo libro di Priarone, qui sull'Antro. Di undici anni fa, in piena esplosione del fenomeno "siamo geek e non nerd".

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    2. L'ho appena letto! O riletto? Non ricordo. Grazie :-)

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    3. Ma guarda! Il libricino lo lessi a suo tempo, ma ormai l'ho perso chissà dove. Quel sottotitolo mi è sempre rimasto in testa.

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    4. Anche noi donne nerd veniamo definite sfigate, io ho una lunga carriera di considerazione come sfigata alle spalle...

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  5. Ciao Doc, nel mio commento all'altro post dicevo cone disdegnassi questi ragazzetti che fanno i nerd e che in qualche maniera mi vergognassi di essere associata a loro in quanto 'appassionati alla moda e non alla materia. Sono d'accordo che le etichette non si debbano affibbiare e che in effetti nerd ci, mi definisce in maniera più precisa di geek. Geek, non l'ho mai nemmeno preso in considerazione cone termine in quanto lo trovo ancora più odioso di nerd e mi trovo d'accordo con quanto hai detto nel post. Piccolo aneddoto visto che hai citato il Bgeek: tranne quest'anno ci sono sempre andata (abito a Taranto) e una volta ho quasi ridotto in lacrime un ragazzetto che con tanto di riccioloni al vento si era vestito (secondo lui) da Kenobi. Io lo chiamo e gli dico "Anakin Anakin facciamo una foto?" E lui "ma io sono Obi Wan non Anakin" ed io "ma il giovane Kenobi aveva i capelli a spazzola tu invece sei Anakin si vede!" E quello mesto mesto dopo averci pensato un attimo su mi fa "hai ragione sono Anakin". Che perfida che sono LOL!

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  6. Pensa che io invece avevo inteso geek come un'accezione tech di nerd.
    Spiego meglio: laddove il nerd è l'appassionato di scienza/informatica/manga/anime/comics/giochi da tavolo/videogiochi/pupazzame/laqualunquerobanerd, il geek era quello più predisposto e "attrezzato", diciamo, a livello di competenze per gli aspetti più informatico/tecnologici delle passioni nerd.
    Non so bene neanche io da dove mi sia arrivata questa interpretazione.
    Forse è quello che ho dedotto dal modo in cui venivano utilizzati i due termini.

    O forse, beceramente, è solo la (inesistente) assonanza geek/tech. Un attimo che spiego anche questa: lo so bene che geek si legge "ghiik", g dura, ma in testa, quando vedo quei caratteri, mi suona all'italiana "così com'è scritto", con la g dolce. In pratica jack xD

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    1. In parte è così. Dieci anni fa, Geek era il nerd tecnologico cool e proto-hipster (e via di infografiche per distinguere pure il geek dall'hipster). Ora si definiscono geek anche gli appassionati di fumetti, anime, pop culture in generale. Non è un caso - e ripeto, nulla contro di loro. Il post è capitato oggi perché se l'è tirato dietro la coda lunga dell'altro - se la fiera di Bari si chiama in quel modo. Detto questo, ghìk a parer mio suona pure male, tipo rantolo di un opossum.

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    2. Pensa che io invece avevo inteso geek come un'accezione tech di nerd.

      Io paro paro come omoragno. Non ero informata degli ultimi mutamenti nel significato, evidentemente... O_o

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    3. Ecco, anche per me il "Geek" descriveva un tizio stracompetente in ambito informatico e/o elettronico, non conoscevo nessun'altra accezione del termine, fino ad oggi.

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    4. Io sono anni che mi chiedo cosa sia un hipster, ed ancora non l'ho capito...

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    5. Tranquillo, anche gli hipster se lo stanno ancora chiedendo...

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    6. Io sapevo che hipster è un modo per definire i radical chic, gente piena di soldi ma che si veste con roba presa ai mercati, gira in bici, finge di mangiare frugale e in realtà mangia roba biologica super cara...

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  7. Mmh, mi da' da capire che la questione dell'altra volta non si sia ancora conclusa.
    Ti confesso che non sono molto pratico di queste cose. Ok, passi il termine NERD, ma GEEK?
    Manco lo conoscevo.
    Oddio, lo avro' giusto sentito nominare di sfuggita un paio di volte. Ma ritenevo che fosse una variante pura e semplice. Un po' come burino e buzzicone.
    E da ignorante in materia mi sa che non ci sono andato molto lontano.
    Ancora una cosa: SANFORD & SON era un mito di telefilm.

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    1. Concordissimo su Sanford & Son, per di più con una sigla favolosa

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  8. Doc, oggi mi ricordi un po' il Nanni Moretti di Palombella rossa, quello che "Le parole sono importantiiiii!". :-D
    Ho letto con molto interesse il tuo post, su internet è raro trovare spunti di questo tipo a riguardo. Spesso mi sono ritrovata a disquisire su cosa si intende adesso per nerd o geek ed il loro significato originario. Ho riscontrato che ognuno tende a modellare i due termini a seconda di ciò che gli conviene, secondo me, perché vince il desiderio di dare un unico nome alla propria identità, di per sé complessa. Non ci trovo nulla di male, con le subculture è sempre successo, ma nel caso di questi due termini (geek soprattutto) ci si esprime dando la propria interpretazione del termine, senza seguire un'accezione precisa. Che si stia plasmando piano piano proprio in questi anni? Oppure si sta creando solo un caos di "pareri personali"?

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    1. Le parole sono sempre importanti :)
      Il significato dei due termini muta, e continua a farlo, perché sono utilizzati oggi soprattutto dal loro oggetto. E nerd e geek, autodefinendosi tali, tirano appunto quella definizione a seconda della propria visione, se non del proprio comodo.

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  9. Cavolo io geek l’ho sentito adesso per la prima volta.
    Ok adesso me ne torno nel mio mondo fatato

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  10. Stavo portando a spasso il cane e riflettevo sulla differenza tra nerd e geek. Torno a casa e trovo questo post! Qui siamo oltre Google che ascolta le conversazioni, siamo in piena lettura del pensiero!

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  11. Quella in foto, più che nerd o geek, è decisamente feek

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  12. Articolo bellissimo, però non capisco perché etichettare a priori quelli che sono dei normali interessi.
    La mia affermazione non è ovviamente rivolta all'articolo, ma all'utenza generale di uniformare l'individuo inserendolo in un catalogo.

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    1. Da un punto di vista antropologico si sa che l'uomo è un animale sociale che ha bisogno di condividere un'identità affinché si senta accettato e parte di un cotrutto sociale. Anche un misantropo e antisociale come il qui presente (piccola citazione di "Grosso Guaio a Chinatown", giusto per non rinnegare le origini) ha dovuto trovare una identificazione nel (grande) gruppo dei nerd per non sentirsi troppo "diverso" e completamente isolato ed estraniato. A mio avviso ciò che connota proprio la cultura nerd è il fatto che ci sia una sorta di libertà e accettazione nei confronti del prossimo, senza troppi pregiudizi e restrizioni (sempre, però, nell'ambito dei parametri di riferimento, quindi videogiochi, fumetti, libri, film...).

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    2. @Daniele
      Ho letto nel fine settimana il bellissimo fumetto di Daniel Cuello: "Guardati dal Beluga Magico". A parte che vede il mondo in modo molto simile al mio, c'è una vignetta che mi è tornata alla mente leggendo il tuo commento. Nella vignetta ci sono due signore e un signori ad un tavolo, attempati e molto "curiosi". L'autore dopo averli descritti chiosa in questo modo: "amo la gente ma a distanza". Forse i nerd sono un po' misantropi :P

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    3. Ho visto, caro Drakkan e devo assolutamente convenire con te. Inoltre anche la gelataia con il Poderoso Cucchiaio del Sacro Ordine dei Gelatai mi sembra una rappresentazione adeguata di quando dobbiamo interagire con un qualsivoglia negoziante, quando ansia e indecisione si impadroniscono inesorabilmente di noi.

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  13. Questa modifica di un termine derogatorio non é cosi poco comune come potrebbe sembrare, almeno negli States. Con i dovuti distinguo basta considerare quanto è complessa la storia linguistica della N-word e di come l'utilizzo di questa parola sia tema di dibattito e scontri anche accesi tra i vari sostenitori delle diverse posizioni.

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    1. Mi permetto di fare la pdf di turno, giusto perché "le parole sono importanti", come si citava più su. Occhio, che derogatory in italiano non si traduce con derogatorio, eh! ;)

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  14. Ho provato a definirmi geek ma percepivo che non mi calzasse molto. Per me geek significa "nerd ripulito".

    Invecchiando impari a prendere le giuste distanze della cose e a pesarle con maggiore accuratezza. Quando parlo di me lo dico con vanto di essere un appassionato di fumetti. Quando si va in argomento spiego che il fumetto è uno dei pochissimi, se non l'unico, settore dell'editoria in Italia che gode di buona salute e che l'Italia è il 4° mercato mondiale del settore in virtù del fatto che siamo uno dei pochi paese al mondo ad avere una grande tradizione alle spalle. Il fumetto è una forma d'arte come lo è la pittura o il cinema, ritengo sia una passione rispettabilissima e quindi se vengo definito nerd perché mi affascina e attrae bene così. Peggio per chi non la capisce e non l'apprezza, ha perso l'occasione di giovarsi di qualcosa di bello.

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  15. Doc, tanto di cappello.a quanto.hai scritto. Solo che adesso, chi è iscimmiato di videogames, horror, gdr e boardgames, con incursioni nel cinema, tv e fumetti, e che ha sempre avuro una vita sociale da umano, come lo devo etichettare??

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  16. Per chi volesse un esempio della differenza tra Nerd e Geek straconsiglio il film ZERO CHARISMA.
    Parla di un gruppo di giocatori nerd di D&D che invitano un geek hipster a giocare con loro, ciò sconvolgerà le loro dinamiche di gioco e sociali.

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  17. E se invece di Geek usassimo Brother Power? (battuta cripto-DC)

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  18. accontentarsi, su una scala minore, di trasformare tutti i coglioni di Italia in geni veri.

    Beh, forse a livello linguistico non ci si è ancora arrivati. Ma nella pratica quotidiana la teoria per cui l'opinione della portinaia sulla scienza medica vale tanto quanto (o di più, se sposata dalla maggioranza) quella del medico vero, ha ormai vinto. Ed essere competenti è quasi un'onta. Per cui...

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    1. Che commento classista, ci sono anche un sacco di persone laureate che sono contro i vaccini ad esempio.
      Altro esempio? Vannoni del metodo Stamina era laurato.
      Prendere la portinaiache fa un lavoro non specializzato come esempio di stupidità e ignoranza lo considero offensivo e classista.

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    2. Ti consiglio di sentire l'intervento di Saviano da Fazio e lo dico da persona che non è poi un grande fan ne dell'uno o ne dell'altro. Mettere tutti sullo stesso piano o tenere in buon conto l'opinione di tutti, anche di quelli che per mille motivi di quella cosa non sanno una mazza sembra il mantra di internet.
      Amo moltissimo le citazioni, non perché non abbia mai una mia idea ma perché tanti hanno un eloquio migliore del mio e spesso riescono a riassumere meglio quello che io esprimo malamente. Detto questo ti lascio a due citazioni che amo molto.

      Umberto Eco: "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli. La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità".

      Natalino Balasso: "essere sempre se stessi non è un buon consiglio se sei un coglione".

      PS: c'è un bellissimo monologo di Filippo Giardina su di uno sportello rigato...

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    3. Itlas, Minty ha scritto solo che la gente crede più a chi non è medico che al medico vero.
      Calma.

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    4. @Doc, grazie ^^ In effetti io non ho parlato genericamente di "laureati", ma specificamente di "medico", e non a caso. Non ne facevo un discorso di classe/titolo di studio, ma di competenze sull'argomento specifico.

      @Drakkan, mi sa che ci piacciono le stesse citazioni ;)

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    5. Mi spiace, no, non mi calmo, ho sempre detestato quella citazione di Eco che mostra una spocchia indescrivibile e il suo non aver compreso, come un anziano qualsiasi , la vera rivoluzione di Internet.
      L'esprimere la propria opinione è un diritto di tutti, dallo scrittore famoso al leghista al bar che mi odia in quanto meridionale, la cosa rivoluzionaria di questa tecnologia è che ha reso democratico ciò che prima era oligarchico, ha tolto la parola ai pochi, i quali come Eco si sono indispettiti per aver improvvisamente perso la loro esclusività e il loro potere, per redistribuirla a tutti, ha dato a tutte le voci la possibilità di farsi sentire, di unirsi e di cambiare le cose.
      La libertà e la democrazia hanno sempre due facce, danno la parola a quelli che sostengono la messa al bando delle armi negli USA quanto a quelli che sostengono che la Terra sia piatta.
      La soluzione non è diminuire le voci ma educare le persone su quali ascoltare.

      @minty, lo so che hai parlato di medici e non di laureati in generale, ma come esempio di persona incompetente ed ignorante hai usato "la portinaia" solo per la sua mansione "comune" e questo per me è classista.
      Il mio discorso sui laureati era riferito al fatto che anche loro nonostante il loro titolo di studio o la loro mansione specializzata (perfino ministeriali come possiamo vedere in questo periodo) non abbiano competenze mediche o possano credere in teorie completamente errate e dannose per la salute come il no-vax.
      La prossima volta come esempio potresti voler usare espressioni come "l'opinione della persona qualunque".

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    6. "Mi spiace, no, non mi calmo".
      Non era una scelta, eh. Credevo che dopo anni conoscessi le regole: qui si discute con calma, o quella è la porta.

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    7. Due parole due. Eco, con un po' di spocchia da anziano buca palloni, ha espresso un concetto semplice: non siamo tutti uguali, c'è chi è più bravo degli altri, c'è chi è più preparato degli altri e quindi le opinioni non hanno tutte lo stesso peso. Tutti parlano ma non tutti con la stessa autorevolezza.
      La famosa portinaia che cita Minty o più semplicemente uno come me che non ha studiato medicina possono esprimere delle opinioni di tipo filosofico sull'obbligo vaccinale ma non hanno le competenze per dire se sia giusto o sbagliato. Per compiti o scelte complesse la democrazia non esiste. La famosa frase riportata da Piero Angela sul fatto che non si stabilisce la velocità del suono a maggioranza. La scienza non è democratica.
      Quando si sale su di un aereo di linea non è che alla prima turbolenza le persone si possono alzare e dire al pilota vattene, guido io che non sei capace, ho letto un manuale di volo di 100 pagine e ho le idee più chiare delle tue. Lo stesso per i vaccini, c'è chi ha leggiucchiato qua e la articoli, spesso pseudo scientifici, e pretende di insegnare a chi la materia la studia da 20 anni.
      La scena evocata da Eco è proprio questa, l'ignorante di turno che dice che la Terra è piatta e i suoi concittadini che lo guardano dicendogli "ti tas", non perché il bar non sia un ambiente democratico ma perché è utile a lui e al mondo far presente che ha detto una cazzata. Il nostro ciarliero avventore potrà essere un mago nell'innesto e nella potatura della vite, pratica che richiede anni di esperienza per essere affinata, ma sulla forma della terra dovrà fidarsi di secoli di studi e degli esperti.
      Detto questo tutti meritano rispetto, l'importante che non si mettano ad insegnare a quelli che oggettivamente ne sanno più di loro.
      Ultima cosa. Per la diffusione delle armi e per la forma della Terra c'è un approccio scientifico e corretto al problema. Se vendi 20 fucili a qualsiasi persona desideri acquistarli e tra questi qualcuno sclera fa un massacro, è oggettivo. La Terra è sferica (un geoide) e ci sono numerose misurazioni che lo dimostrano, è oggettivo. Chi dice il contrario dice cazzate, democraticamente esprima pure il suo pensiero ma non potendo dimostrare la validità delle sue tese ha perso un'ottima occasione per stare zitto.

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    8. @Drakkan, comincio a pensare che siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Anche io ritengo che la scienza non debba essere democratica. Così come i cosiddetti "esperti" o chi viene spacciato per tale non ha certo l'autorevolezza di chi è davvero padrone della materia. Il problema, purtroppo, è che siamo talmente bombardati da informazioni e da opinioni che, come sosteneva giustamente Minty, diventa difficile identificare chi è veramente preparato rispetto a chi si spaccia come tale. Tutti si atteggiano a consumati esperti competenti ma se andiamo a vedere nel dettaglio pochi sono realmente preparati. Nemmeno io sono esperto di vaccini o di virologia ma mi rivolgo a chi ne sa più di me per cercare di avere un quadro più oggettivo e completo possibile. Certo, non mi fermo alla prima autorità in materia, ritengo di avere una certa capacità critica, maturata negli anni, che mi permette di sposare le tesi di chi porta delle evidenze a ciò che sostiene e confuta quelle contrarie dati alla mano, sperando di non beccare l’imbonitore di turno. Tutto ciò per dire che IMHO bisogna fare un distinguo tra le situazioni. Nel senso che tutti sono liberi di esprimere opinioni e prendere posizioni, in qualunque sede e come più aggrada, poi è vero che ciò che scrive Saviano o Eco ha sicuramente più eco (scusa il gioco di parole) di quanto possa avere pensiero del pinco pallino di turno. La cosa buona delle nuove tecnologie e del fatto che viviamo in un contesto democratico è che si ha libertà di manifestare le proprie idee, prendendosene, però, la responsabilità. Poi è anche giusto che ci sia un confronto civile e anche la possibilità che qualcuno ti dica che stai scrivendo cavolate (come magari sto facendo proprio ora). A me, personalmente, danno fastidio i vari Eco, Saviano, Baricco, ecc. quando si pongono su un piano superiore agli altri per affermare le proprie tesi in quanto latori di verità universali e di scienza (in loro) infusa. Allora sì che divento scontroso, non mi piacciono i professori o presunti tali, posso sicuramente essere d’accordo quando dice che internet ha sdoganato gli imbecilli, ma ciò che non dice è che nessuno è obbligato a starli a sentire, la loro attendibilità rimane pari a quella di un avventore ubriaco da bar, se non mi piace o non sono d’accordo con le loro tesi, semplicemente non li considero (e qui mi sembra di cogliere un certo astio dovuto piuttosto al fatto che si consumano meno libri e si perde più tempo a leggere e scrivere sul web, con danno economico all’esimio professore). Altro discorso è quando fanno i divulgatori e ci forniscono un’altra visione della realtà o un approfondimento particolare.

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    9. @Daniele
      Il problema non è che l'ubriacone parla che ma il suo pensiero, personalissimo quindi per il popolo di internet meritevole di essere messo sullo stesso piano di chi è preparato, trova in rete terreno fertile in chi a pelle sente qualcosa di simile, senza che vi sia un fondamento nella realtà dei fatti o scientifico. Queste persone senza approfondire l'argomento e appoggiandosi alle opinioni di chi la pensa nello stesso entrano in un loop in cui visto che lo dicono altri deve essere vero, un sistema auto-suffragante. Come spiega Diego Cajelli nel suo ottimo libro si creano le echo chambers dove tutti se la cantano e se la suono. Spazi in cui se provi ad entrare e magari porre all'attenzione il fatto che alcune cose che dicono sono oggettivamente non vere vieni cacciato, non sia mai che vi sia un confronto costruttivo.
      Poi effettivamente gli intellettuali potrebbero, ogni tanto, fare un po' meno i pdf e rendersi più accattivanti.

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  19. Articolo molto interessante Doc.
    Nerd è una parola che non riesco neanche a pronunciare, continuo a percepirla come un sinonimo di sfigato per cui non mi piace per niente.
    Mentre Geek è uno sfigato che sostiene di essere un figo per cui potenzialmente è ancora più sfigato.

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  20. Mio figlio, nel suo candore di bimbomostro ha inquadrato bene questa cosa del dare etichette a tutto, nerd geek freak prot e chi più ne ha più ne metta.
    Mia sorella: "Ieri siamo andati a vedere Ready player One, devi troppo vederlo anche tu: è pieno zeppo di tutte quelle nerdate che ti piacciono tanto"
    Mio figlio: "... E' pieno di m3rd@te, zia?..."
    "No... Cioè... Non ho detto... Non volevo dire... Ommamma, e mò come te lo spiego?..."

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  21. Hai ragione e ti porgo sinceri complimenti per la tua cultura, non è cosa così scontata in un blog di appassionati di nerdate, come ha scritto un altro antrista. Anche a me non è estraneo il concetto di tribalismo culturale e di visione a tunnel implicate da le echo chamber, dove l'informazione si riverbera in quanto propagata all'interno di un gruppo chiuso verso l'esterno, in quanto altamente auto-selezionatosi. In ogni caso ciò non toglie che proprio la mancanza di analisi (auto)critica provoca tali fenomeni sociali.

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    1. Rileggendo il commento che ho scritto sopra si capisce quanto sia distratto mentre scrivo, altro che cultura ;)
      Qui ci sono molte persone interessanti che scrivono i commenti e per me non è un caso. Avere una passione denota molte volte voglia di approfondire e approfondire significa non essere superficiali.

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    3. Infatti cosa manca, nel mio caso specifico, è il tempo, non certo gli interessi o la voglia di approfondire, anche grazie agli spunti del Doc o di antristi come te!

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  22. Scusate, stavo rispondendo a Drakkan ma da cellulare non sono riuscito a proseguire il thread.

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  23. Bah! Io sapevo solo che ad un Nerd Miwa non lancerebbe mai i componenti.

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  24. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    1. Per piacere, non usate paroledimaleducazione, ché finite nei filtri antispam. Meritatamente.
      Tanto più se sono parole offensive e non c'è alcun bisogno di usarle.

      Copio il commento di Michele senza la chiosa inutile nemica dell'antispam:

      Io andrei a cercare il significato delle parole sul dizionario.
      Intanto esiste una differenza tra british ed american english

      https://dictionary.cambridge.org/dictionary/english/nerd

      [UK]nerd
      on, especially a man, who is not attractive and is awkward or socially embarrassing:
      a person who is extremely interested in one subject, especially computers, and knows a lot of facts about it:
      [US]nerd
      a person who lacks social skills, esp. someone interested in technical things:

      https://dictionary.cambridge.org/dictionary/english/geek

      [UK]geek
      noun [ C ] UK ​ /ɡiːk/ US ​ /ɡiːk/ informal
      ​someone who is intelligent but not fashionable or popular:
      someone who is very interested in a particular subject and knows a lot about it:
      [US}geek
      someone who is extremely interested in computers, esp. someone whose only interest is computers:

      In pratica in UK english sono termini molto simili come significato., anche se geek è più leggero ed ampio. IN US english nerd indica una persona molto più asociale rispetto al geek, che è una persona molto interessata ad un soggetto.


      Dunque, del significato UK non vedo l'importanza. Sono parole nate negli USA e il cui significato è cambiato negli USA, diffusesi nel resto del mondo partendo dagli USA. Che nell'inglese d'Inghilterra, India, Australia o Molise abbiano un senso leggermente diverso non ha rilevanza alcuna per il discorso che si sta facendo.

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  25. Ma quindi io che le teste di gallina le ho mangiate con soddisfazione al Mao, e che penso potrei mangiare anche quelle di piccoli e grandi roditori, posso coerentemente definirmi geek?

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    1. Solo se lo fai in un circo davanti a gente che ti irride.
      Se no non vale.

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  26. Questo articolo e il precedente mi hanno fatto riflettere sia sul fatto che io abbia passioni che mi porto dietro dai primi anni 90 (e un lavoro) decisamente da nerd, che cozzano col fatto che negli anni 00-10 sia diventato decisamente palestrato e sportivo. Ma mi fanno riflettere anche sulle nuove generazioni. Ho una figliastra (figlia di mia moglie vedova) ucraina di 15 anni, decisamente solitaria, che adora gli anime (che guarda sottotitolati o col traduttore in russo) e che passa giorni (e anche notti ) a giocare su Steam e in particolare a DOTA (anche a squadre parlandosi in diretta): queste giovani generazioni rientrano nell'etichetta nerd? o il mondo nerd è da ritenere cristallizzato all'immaginario anni 80?
    Forse avranno un'etichetta che gli verrà affibbiata negli anni a venire, ma non ho una risposta definitiva. Forse chi è nerd in una certa accezione farà la fine di chi collezionava i giochi degli anni 40-50: esaurita anagraficamente la generazione nostagica, i prezzi di quegli articoli sono decisamente calati. Conta anche il fatto che chi si riconosce nell'etichetta nerd è spesso nella generazione dei 40 e quindi in una categoria di consumatori con un'alta possibilità di spesa.

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