Per un pugno di dollari (1964)

Per un pugno di dollari
Sei stato a lungo indeciso su questa cosa, sul mettere o meno in piedi un'altra rassegna di film, una collana di post tutta incentrata sul western. Dicevi pochi giorni fa, parlando dell'album di figurine di Tex, di come questo genere ti leghi a tuo padre, di un'infanzia e una protoadolescenza trascorse a leggere e guardare roba western con lui. Ora, com'è ovvio a tutti, tranne a qualche sprovveduto dell'internet che ancora non ha capito cosa significhino le parole "blog" e "personale" messe una accanto all'altra, non sei un critico e non ti interessa esserlo, sei solo un tizio che scrive quello che pensa di quello che gli piace. Ma qui c'è in più che quello che pensi è filtrato da uno strato spesso così di ricordi, vuoi perché molti di questi film di gente che si spara, si alcolizza e sputa in terra li hai visti e rivisti un milione di anni fa, vuoi per tutto quello che di collaterale, affettivamente parlando, si portano dietro. L'unica passione tra le sue che sei riuscito ad ereditare, eccetera eccetera. Vale? Ma sì, se vale per tutto il resto, vale anche per i western. E allora, dopo questo caveat grosso così, partiamo direttamente dal mito, aggrediamo il genere da chi ne ha riscritto le regole cinquant'anni fa a suo piacimento. La trilogia del dollaro di Leone, che per te è sempre stato anche e soprattutto un culto di dimensioni domestiche, molto prima di sapere chi era Sergio Leone e cosa aveva fatto. Prendi il primo film, Per un pugno di dollari (1964), prendi tutte le volte che l'hai visto. Prendi quel raggioblù e riveditelo un'altra volta, recitandone a memoria le battute. Lo sapete, no, cosa succede quando un uomo con una pistola incontra un uomo col fucile? [...]
Bastano i primi minuti di Per un pugno di dollari per farti capire, ancora una volta, come la magia del cinema sia tutta lì. In una serie di scelte più o meno casuali, di ripensamenti e cambi di programma che, quasi senza volerlo, confezionano il mito. "Titoli", il più celebre dei brani composti da Ennio Morricone per il film, accompagna (appunto) i titoli di testa e si riaffaccia poi più volte in quell'oretta e mezza che la pellicola dura. È il famoso pezzo fischiato da Alessandro "Fischio" Alessandroni, vero e proprio co-protagonista del film, qualcosa di completamente diverso da quello che Sergio Leone aveva chiesto al compositore, eppure sentilo là: perfetto. 
Ma lo stesso vale per molti altri aspetti della pellicola, messa in cantiere ai tempi come film riciclone del sulla-carta-più-quotato Le pistole non discutono di Mario Caiano, per sfruttarne troupe, location e pure un po' di attori. È il 1963 e quella che segue è una storia nota. Enzo Barboni va a vedere La sfida del samurai (Yojimbo) di Akira Kurosawa, ne resta folgorato e spinge Leone a fiondarsi al cinema pure lui. Anche per il regista romano è amore a prima vista e nasce l'idea di realizzarne una sorta di remake western. Si trova la casa di produzione, la Jolly Film, che non ripone come detto grande fiducia né nel film, né nello stesso Leone come regista. Ma al cineasta poco importa, l'importante è che Il magnifico straniero (titolo provvisorio con grossa strizzata d'occhio a I magnifici sette di John Sturges) si farà. A Leone manca solo il suo Toshiro Mifune, il suo samurai solitario con la colt, gli stivali e un cappellaccio in testa.
E pure lì: quando vedi arrivare sulla scena Joe, con il suo poncho verde e la barbetta, quella faccia da cintura nera degli scalciaculi, l'aria impassibile, quella smorfia appenna accennata di stoico sfastidio nelle rughe d'espressione che gli circondano gli occhi. Cool come il polo nord, anche in sella a un mulo. Quando viene sventolata la bandiera verde del via nella feroce sequenza di primi e primissimi piani che contraddistingue tutto il film, non puoi fare a meno di pensare che Joe, il gringo con lo sguardo di ghiaccio, sia nato con la faccia di Clint Eastwood. E invece no, Eastwood è stato tipo la quarta o quinta scelta, e alla fine hanno preso lui perché costava molto meno di un James Coburn o Charles Bronson, e perché non aveva risposto con una pernacchia alla lettura del copione, come aveva fatto sostanzialmente Henry Fonda.
Joe arriva a San Miguel - paesino di confine che, con l'inopportuno senno di poi, lo vedi bene che è piazzato nelle brulle colline spagnole a nord di Madrid e non davvero-davvero in Nuovo Messico - e la situazione in questo luogo di frontiera è subito chiara: come Sanjuro Kuwabatake tre anni prima, il ronin col poncho si ritrova in mezzo a una lotta di potere tra due clan rivali. Viene accolto da risate di scherno e pistolettate da tamarri di provincia, da bulli da quattro soldi con le voci di Ferruccio Amendola e altri nomi storici del doppiaggio italiano d’antan. Bulli che non hanno ancora capito chi hanno davanti, che pestare i piedi a Joe è come rompere il cazzo a Ken il Guerriero. Cioè, se vuoi puoi farlo, solo che dopo muori.
Con gli occhi ridotti a due fessure che danno sul mosonofattituoi, Joe si ambienta un attimo, fa la conoscenza dei suoi due alleati, ovviamente i due soggetti più improbabili e apparentemente innocui di tutta San Miguel, l'oste senza clienti Silvanito (José Calvo) 
e il becchino Piripero (Joseph Egger), che parla con la voce da vecchietto del West di Lauro Gazzolo.
Joe chiede a Piripero di preparare tre casse e va a regolare i conti. “Volevo dire quattro casse”, correggerà il tiro pochi istanti dopo, ottenuta giustizia per il suo mulo e orizzontalizzati i quattro bulletti del quartierino.
Da quel poco che dice e da quel tanto che non dice, capisci che Joe è fatto così. Il tempo di veder apparire sullo schermo l'altro co-protagonista, il sigarillo che tiene in bocca anche quando dorme, letteralmente, e San Miguel è ai suoi piedi. L'uomo venuto da chissà dove, col capello perfetto da surfista pettinato degli anni 60, ordisce la sua trama di doppi e tripli giochi, con un unico scopo dichiarato: metter via quanta più grana possibile prima di tagliare la corda.
Il modo in cui si susseguono gli eventi, dal massacro dei soldati messicani in poi, ha qualcosa quasi di teatrale. Joe complotta di qui, Joe inganna di là, cos'accadrà, cos'accadrà, carburante perfetto nella situazione già altamente esplosiva di un paesino in cui la gente si spara addosso per sfizio. 
È lo scenario superclassico poi riutilizzato dal secondo Mad Max e da un milione di altre storie, sono mille numeri di Tex e il Tex perfetto: un nido di serpenti in cui arriva il buono a far giustizia. Solo che qui il buono non c'è, Joe è solo uno che si fa i fatti propri per intascare dollari giganti. Un serpente dal sangue più freddo degli altri, che riesce a stare a galla, in quel mare di melma, solo perché è anche il più furbo.
Quando incontra la sua nemesi Ramón Rojo, un grande Gian Maria Volontè, questi snocciola a Joe un "vecchio proverbio messicano": "Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto". Ci sarà tempo per verificare la bontà di questo adagio popolare. Ma cosa incrina l'indefesso menefreghismo di Joe? Come sarà per Max Rockatansky e tanti altri, forse lo sguardo di una donna,
quella Marisol (Marianne Koch) che omaggia per sbaglio di un cazzotto nei denti, forse semplicemente il fatto che non è davvero uno stronzo cazzisuoi, ma uno che le ingiustizie può sopportarle solo fino a un certo punto. Chi te lo dice.
Così, dopo aver fatto il bello e il cattivo tempo e pure quello cosìcosì a San Miguel, dopo aver preso per il naso i Baxter e i Rojo mungendo entrambi, nello scambio dei prigionieri, che segue la manieristica sagra di pistolettate al cimitero, succede qualcosa:
le lacrime del piccolo Jesus, allontanato insieme a suo padre da Marisol, presa per sé dal villanzone Ramón.
L'occhio della madre, la carrozzella. Sapete come vanno certe cose. Di fronte al quadretto di commozione familiare, tremendamente struggente su una scala da zero a mariadefilippiarmageddon, le carte in tavola cambiano. 
Il drammone spezza l'aria ferma della sfida da O.K. Corral, guastando lo spettacolo a Joe, in teoria lì solo per bersi un bicchierino. Ripeti, magari è solo il fascino di Marisol, magari è il ragazzino disperato da neorealismo fintomessicano, magari è solo che, come spiegava poco prima, Joe è un uomo d'azione, non capisce la pace, perché non si può amare "ciò che non si conosce e in cui non si crede". Il dado è tratto, la colt scalpita
Due parole per l'altra donna del film, Consuelo, matriarca dei Baxter e portapantaloni della famiglia - che accoglie il figlio rapito con un'affettuosa cinquina a mano aperta. Donna forte che morira come il resto del clan, per uno sfortunato frontale con del piombo caldo -
e torniamo sullo sguardo di Marisol, eterea madonnina sofferente scalza, dal trucco troppo perfetto per una donna di un buco d'inferno sulla frontiera. Ah, dimenticavi: solo un caso che Marisol sarà anche il nome di uno dei personaggi (la spagnola di cui si invaghisce Leo) nel primo film di Verdone, Un sacco bello? Può darsi di no, visto che quel film l'ha prodotto Sergio Leone.
Joe il menefreghista, si diceva, aiuta l'allegra infelice famiglia a fuggire, mollando loro pure un pacco di quei dollaroni guadagnati facendo il furbo: è nato un eroe,
e come premio il suo piano va all'aria e i Rojo lo coricano di mazzate. Vai a far bene. Ma lui si rimette in piedi a fatica e sguscia via, trova il suo Q in Piripero, che gli fornisce pistolone e dinamite, e torna a salvare quanto di più prossimo a un amico si è fatto in città, Silvanito, con quella faccia da bidello buono.

Un'altra raffica di primi piani stretti nel 2,35:1 della pellicola e lì, nel Nuovo Messico a nord di Madrid, va in scena l'ultimo duello. C'è quella teoria popolare sul fucile e la pistola da confutare:
un po' di lamiera per confezionarsi un giubbotto antiproiettile D.I.Y. e tanto lavoro per Piripero, a San Miguel non c'è più nessuno a farsi la guerra. Villanzoni 0 - Joe Tanti. Per un pugno di dollari è un film che ti confonde con i suoi volti abbronzati e scolpiti nella roccia, indugiando su quelle facce sudate, ma che a tratti non nasconde la sua anima più artigianale e quasi naif. Nel massacro dei soldati messicani, in minuti e minuti di comparse falciate dalla mitragliatrice, non si vede una sola goccia di sangue. Allo stesso modo, è un film d'altri tempi, senza l'ombra di una parolaccia o di una scena sopra le righe. Ma, così com'è, e quale che sia stata la serie di eventi che l'hanno portato ad essere così, è un western perfetto, il prototipo di una storia che può funzionare (e avrebbe funzionato, in tante trasposizioni successive) sempre, geneticamente incapace di invecchiare. Un classico dei classici, ispirato a un'opera straniera ma a sua volte fonte infinita di ispirazione. 

Nuotando in uno stagno per lui nuovo e dalle acque ormai fin troppo ferme in patria, dopo essersi scelto un nome d'arte anglofono come si usava al tempo per vendersi meglio al pubblico USA (Bob Robertson, in ricordo di suo padre Vincenzo, in arte Roberto Roberti), con quattro soldi e una troupe riciclata, Sergio Leone insegnò agli americani cos'era e come funzionava un film western. Aveva d'un colpo solo reinventato la ruota, ed era solo l'inizio di quel viaggio.
Ah, Marisol e Leone non sono gli unici collegamenti con Un sacco bello di Verdone. Chico il torturatore dei Rojo, il tizio grosso con le treccine?
È Mario Brega.  
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Commenti

  1. "Dritto al cuore, Ramon!" e il resto è storia...

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  2. Beh ma ti piace vincere facile... ;-)
    con un film così l'unico commento possibile è un clap clap.
    Onore al merito per la miriade di citazioni, l'occhio della madre e la carrozzella su tutte.

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  3. E qua si piange facile, anch'io condividevo i western con mio padre.

    O forse era lui a condividerli con me, poco importa.

    Ricordo che il suo sogno mai realizzato era guidare una mandria come in "scappo dalla città, la vita, l'amore e le vacche", ma penso che anche sparare in faccia ai cattivi lo avrebbe divertito parecchio.

    Il film in questione non era il suo preferito, lui stravedeva per John Wayne. Ma Clint era (ed è) Clint.

    Lo straniero dagli occhi di ghiaccio e compagnia.

    Grazie davvero e il film per me è sempre un capolavoro. Un caso che questo film venga rispolverato nell'anno della celebrazione di Ritorno al Futuro? Chissà! :)

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    1. Ditto. E mio padre, in gioventude, il Duca l'aveva anche incontrato di persona, al festival del cinema di Sorrento.

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  4. Anche io vedevo i western assieme a mio papà, Per un pugno di dollari non lo vedo da tanti anni e adesso mi hai fatto venir voglia di rivedermelo.
    L'idea di una rassegna di film western mi piace, un'occasione per rinverdire il ricordo di gran bei film visti o per scoprire western che magari non conosciamo.
    Un western che ho amato molto è "Il ritorno di Ringo" con la buon anima di Giuliano Gemma.

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  5. Madonna santa che amarcord...
    E' un po' che non rivedo la trilogia del dollaro, mi sa che appena finita DareDevil un ripassino lo faccio =)

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  6. " e alla fine hanno preso lui perché costava molto meno di un James Coburn o Charles Bronson, e perché non aveva risposto con una pernacchia alla lettura del copione, come aveva fatto sostanzialmente Henry Fonda."
    La cosa bella è che poi hanno finito col lavorarci tutti e tre con Leone.

    Mario Iron Fist Brega era l'attore feticcio di Leone, compare in quasi tutti i suoi film, e lui ed Eli Wallach sono stati a tanto così dal lasciarci le penne ne Il Buono, il Brutto e il Cattivo nella scena della liberazione dalle manette di Tuco.

    Sul film, che dire che non sia già stato detto?
    Che senza di esso Marty McFly non avrebbe usato un altro nome nel 1885 e che sarebbe stato orizzontalizzato da Cane Pazzo.
    (rimanendo sul discorso che è stato ispiratore a sua volta).

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    1. * avrebbe usato (elidere il non)

      Mi autocorreggo.

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    2. Verdone raccontava di come Brega dopo essersi mangiato tutti i soldi di un film andasse da Leone implorandolo "A Sergio e famme lavorà"

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  7. E pensare che da bambino odiavo il fischio di quei film...chissà perché, forse per fare un dispetto a mio padre :-(
    Adesso, con occhio da adulto, prendo a cinquine virtuali il me stesso bambino...

    Mi piace pensare che questa nuova rubrica ci accompagnerà nel lungo viaggio verso l'uscita di Red Dead Redemption 2 :-)

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    1. In RDR 2 la battuta: "Jack Marston.... lo sai di chi sei figlio tu? Di una grandissima..." è quotata a 0,50.

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    2. Si può dire che anche quel fischio venga citato nella stessa sezione di Marisol di "Un Sacco Bello", che ha la colonna sonora (fischiata) di Morricone, così come il clima agostano richiama le ambientazioni desertiche da western.
      L'impronta di Leone in quel film è evidentissima, per stessa ammissione di Verdone. Non si è intromesso tecnicamente nella regia, ma lo ha "condotto per mano" e il mestiere che c'è in quell'opera prima si vede.

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    3. Per mano e anche a manate in faccia, quando Verdone non s'impegnava abbastanza per apparire trafelato :)

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    4. Verdone è stato un grande in quella pellicola. Ancora oggi fa ridere e piangere insieme.

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  8. OT: Doc, scusa, ma i Riassuntoni Classic di Game of Thrones non li vedremo più? Stiamo smascellando per la prossima dose, non lasciarci a secco... non possiamo disintossicarci!

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    1. Sì, è vero. Sono mesi che prometto di riprendere la rubrica, ma il problema è che manca il tempo. È una delle robe più time-consuming dell'Antro: un'ora di episodio, almeno tre, tre e mezza per fare tutto. E di questi tempi non è facile trovare quel tempo. So che la risposta è sempre la stessa, ma "appena possibile".

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    2. E noi, appena possibile, non vediamo l'ora ;)

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  9. Aspetto trepidante le rece degli altri due capitoli della trilogia del dollaro. Non ,mi deludere Doc!

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  10. Grandissimo Volontè, ma Ramon era davvero TROPPO sudato e un pò di schifo, sinceramente, me lo ha sempre suscitato... preferisco Sentenza :D

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  11. Mio padre era più un tipo da Mad Max e gli western li aveva già visti tutti ai cinema parrocchiali della sua infanzia. "Da... mi raccomando Conan il Barbaro" e io "Si, il segreto dell'acciaio..." vabbè.

    Anni dopo un bonellide Tex accese in me la curiosità per il west che non avevo mai avuto dai tempi dei soldatini e iniziai a guardare tutti i classici del passato (Jhon Wayne e la sua camminata a chiappe strette) e naturalmente Sergio Leone. Siamo comunque ad un capitolo importante della storia del cinema, un grande classico da gustarsi nelle serate invernali

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  12. Idem con patate, anche io, come praticamente qualsiasi ragazzo italiano nato negli anni 70/80 ho ereditato questa passione da mio padre, cresciuto con i film di Leone. E molto spesso questa passione arriva da un nonno con una passione per i film di Ford e compagnia.

    Detto questo non sono d'accordo con l'analisi. Joe é vittima di un mulo permaloso, se il mulo non se la legava allo zoccolo finiva tutto a tarallucci e vino, sicuro.

    No, scherzi a parte, filmone, di questa storia tra la versione originale ed i successivi remake é la versione che preferisco, ma quella con Bruce Willis non mi dispiace.

    Per il resto spero che questa rubrica abbia vita lunga, anche perché gli spaghetti western sono ha delle cose migliori prodotte dall'Italia negli ultimi 60 anni

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  13. "Fate molto male a ridere. Al mio mulo non piace la gente che ride."

    Presenza fissa nella mia top-ten di frasi "mosoqatzeevostri".

    "Per un pugno di dollari" è uno dei film che traccia la differenza tra il cinema e le altre arti narrative. Vedi questo film e capisci che non può funzionare se non come film.

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  14. Certo che non è da tutti aver "reinventato" un genere (per la serie "L'allievo che supera il maestro")...sudore, mosche, primissimi piani: da quel momento in il western, tutto il western, non sarebbe mai più stato lo stesso.

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  15. Il western come genere non mi ha mai entusiasmato.
    Ma dopo questo post ammetto che mi è salita la curiosità.
    Anche questa volta complimenti per il pezzo.

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  16. Sono rimasti così folgorati dal film di Kurosawa che poi si sono scordati di pagare i diritti. XD

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  17. Cavolo Doc. Adesso me li devo riguardare tutti e tre.
    Ho iniziato a 15 anni circa con "Per qualche dollaro in più" quasi per caso (mio padre mi diceva sempre che erano bei film, mia mamma diceva "Eccheppalle ancora 'sti western" e non si guardavano mai, così una sera che lo davano in tv mi son messo da solo in salotto mentre la famiglia guardava altro in tinello). All'epoca ero rimasto folgorato dalla visione di Pulp fiction ed ero convinto che Tarantino fosse un genio che aveva inventato dal nulla un genere. Alla fine del film, a bocca aperta ho pensato "Eccolo lì Tarantino, è tutto lì dentro: solo con meno sangue".
    Quentin rimane comunque un genio che ha inventato un genere, ma lì ho cominciato a capire che quel genio poggiava sulle spalle di alcuni giganti, uno dei quali è il grande Leone.

    PS: sbaglio o pure "Ancora vivo" con Bruce Willis era un remake di questo film, ma ambientato all'epoca dei gangster? (Willis forse era l'unico la cui faccia di ghiaccio poteva tenere testa a quella del gringo senza nome...)

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    1. Se non sbaglio Tarantino si ispira di bestia a Sergio Leone,mi confondo o il finale di Django è musicato con una colonna sonora di un western all'italiana?
      Comunque gran film,Grandi Clint e Volontè,un capolavoro di atmosfere,primi piani e sguardi belli e terribili,mio papà mi ha insegnato a vederli (come Mad Max,007,BLADE RUNNER,STAR WARS ecc ecc) e quando capita li guardiamo ancora insieme

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    2. [ROVINATORE]


      "Djangoooo!!! Lo sai di chi sei figlio? Sei figlio di una gran..."
      BOOOOM!!!

      La colonna sonora era quella di Trinità...

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    3. E qui mi beccherò, giustamente, del PrecisinoDellaFungia...
      Ma per dovere di CronacaDellaFungia, appuntamente, la frase pronunciata da Steven è "Djangooooooo, sei un impertinente figlio di..." KABOOOM!!

      Amo questo blog e tutti i suoi annessi e connessi personaggi. VI LOVVO.

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    4. Hai ragione... Il fatto è che io Django me lo sono visto in inglese, non ricordo bene come sia stato tradotto... :)

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  18. Riccardo-Pd / @Agorick (twitter)10 novembre 2015 alle ore 11:28

    Da piccolo non li sopportavo poi col tempo ho cominciato ad apprezzarli quasi tutti questi cosiddetti "spaghetti western" ( consiglio tra essi il semi sconosciuto "il grande silenzio" di Corbucci girato tra le Dolomiti(..) ) apoteosi una decina di anni fa visitando il deserto di Tabernas in Almeria, con sottofondo Morricone, set per svariati film, non solo western(leggi Indiana Jones e altri).

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  19. "devo pagare le tasse ed alcuni conti in sospeso, faccio il cattivo in un film western, mi pagano bene e uso pure uno pseudonimo "John Wells"....tanto, chi andrà mai a vederlo?" G.M. Volontè....

    Sarà poi El Chuncho in "Quien Sabe?".... eccezionale!

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    1. Nonchè Brett Fletcher in Faccia a Faccia di Sergio Sollima, il padre di Stefano Sollima, a mio avviso uno dei capolavori dello spaghetti western.

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    2. eh già, Volontè dove lo mettevi dava il meglio.... per me il più grande attore italiano....

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  20. in un intervista con nonmiricordochi, sostenevano che Kurosawa poi fece causa a Leone per le ovvie similarita` tra i due film. pare che ne uscirono con un accordo (una fetta dei guadagni dalla distibuzione giapponese del film a Kurosawa), perche` poi l'avvocato di Leone fece notare che a sua volta Yojimbo era simile ad "Arlecchino servitore di due padroni". L'intervistatore terminava dicendo: in un certo senso, Goldoni ha salvato al carriera di Leone".

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    1. Sì ma alla fine hanno versato un sacco di royalties a Kurosawa (a cui Per un pugno di dollari era anche piaciuto)

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    2. mi pare che nell'intevista citassero qualcosa come il 20% dei guadagni dalla distribuzione del film in giappone ...

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    3. Errore. "La sfida del samurai" trae ispirazione non dal goldoniano "Arlecchino servo di due padroni", bensì dal romanzo "Piombo e sangue" di Dashiell Hammett.
      Fu Leone che si interessò al film perchè gli ricordava l'opera di Goldoni.
      Spero di aver fatto chiarezza.

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    4. "Leone has cited these alternate sources in his defense. He claims a thematic debt, for both Fistful and Yojimbo, to Carlo Goldoni's Servant of Two Masters—the basic premise of the protagonist playing two camps against each other. Leone asserted that this rooted the origination of Fistful/Yojimbo in European, and specifically Italian, culture. The Servant of Two Masters plot can also be seen in Hammett's detective novel Red Harvest."
      https://en.wikipedia.org/wiki/A_Fistful_of_Dollars#Legal_dispute

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  21. Gian Maria Volontè bisognerebbe dedicargli una piazza!

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    1. A Roma si sono limitati ad una via. Taglia via Corrado Mantoni ed è giustamente parallela a via Ferrucio Amendola (true story).
      Per quelli della mia generazione il quartiere andrebbe rinominato "delle Bruschette".

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  22. "pestare i piedi a Joe è come rompere il cazzo a Ken il Guerriero"
    Applausi ininterrotti.
    Comprendo anche io la componente nostalgico-patriarcale riferita al western. Indimenticabile la visione di "Per un dollaro d'onore" insieme a mio padre

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  23. Che poi è il film che Biff Tannen guarda con le due smandrappate nella jacuzzi e da cui Marty nc Fly prenderà ispirazione nel terzo episodio... che filmone! Lo rivedo sempre con piacere insieme alla "bilogia" di Trinità.

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    1. Oltre all'ispirazione, Marty gli ha preso pure il nome e i vestiti.
      Non quella cinesata rosa e rossa del 55, quella in loco.
      Poncho soprattutto XD

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  24. A me Silvanito ha sempre ricordato Occhetto...

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  25. Bel articolo doc, solo un osservazione (scusa il momento PDF): manca la scala di valutazione, ok che qua siamo a livello CAPOLAVORO, ma una bella serie di facce di Joe direi che sarebbe perfetto.
    Non vedo l'ora di leggere le recensioni degli altri 2 film della trilogia del dollaro, Per qualche pugno di dollari credo di averlo visto un miliardo di volte

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    1. Ci avevo pensato, ma per la trilogia del dollaro sarebbe stata una monotonia di cinque su cinque. Magari in seguito, se ci sarà un seguito.

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  26. Mitici Egger e Gazzolo, in Per Qualche Dollaro in Più avrebbero creato un altro memorabile vecchietto, ovvero il Profeta.

    Una cosa che mi colpisce della celebre scena del mulo e in generale di come il western, negli anni '60, alzò continuamente l'asticella di quello che si poteva mostrare al cinema, partendo dal mulo e arrivando alla carneficina finale de Il Mucchio Selvaggio passando per Django è che in quella scena Clint Eastwood secca senza problemi quattro persone. Se si pensa che solo dieci anni prima Gary Cooper in Mezzogiorno di Fuoco dovette affrontare lo stesso numero di avversari...

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  27. 'Nel massacro dei soldati messicani, in minuti e minuti di comparse falciate dalla mitragliatrice, non si vede una sola goccia di sangue'
    …che vuoi farci, la mitragliatrice di Volontè, si vede benissimo, spara di continuo ma… non c'é alcun nastro di munizioni...

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  30. Vergognosamente mi sono avvicinato ai western e alla trilogia del dollaro in particolare, solo grazie a Red Dead Redemption. Una volta visti chiesi scusa a mio padre per non averlo mai ascoltato. Inoltre oggi è il compleanno di Morricone, 87 anni di pura genialità.

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  31. Felice Doc che dedichi uno spazio anche al "cappellone", come lo chiamano e chiamavano in Toscana i nostri vecchi il Western.

    Doveroso iniziare con Leone

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  32. La primissima cosa che ho guardato appeno iscritto a Netflix. Amore, amore e ancora amore per la Trilogia del dollaro, che anche per me è una passione trasmessa (da mio nonno, pace all'anima sua).

    Ah doc, a proposito di Tex... https://pbs.twimg.com/media/By8WM9uIEAAJlyr.jpg

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  33. Momento Mariomerolo (C) di enormi dimensioni.
    Anche mio padre era un grande appassionato di western e quindi la trilogia del dollaro la si è vista ennemila volte. All'inizio a rate, visto che mi addormentavo quasi subito. Restando in tema di stranieri senza nome, dato che a lui non piaceva "quella roba spaziale di mostri" l'unico altro punto di contatto nelle nostre visioni televisive era Samurai .

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  34. Il grande Mario Brega recitò anche nei film successivi della Trilogia, ne il "Il buono, il brutto, il cattivo" interpreta un sadico torturatore mica da ridere.
    A questo punto spero di leggere qualcosa anche sugli altri due.
    E magari anche su "Giù la testa" e "C'era una volta il west".
    Andrebbe bene anche "Lo chiamavano Trinità", noi figli di padri appassionati del west siamo di bocca buona Doc :)

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  35. Ed il nome della rubrica? "Rubrica-senza-nome-2"?

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    1. beh... una rubrica senza nome ci sta... e bruschette negli occhi di ghiaccio !

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    2. "La rubrica dagli occhi di ghiaccio" suona meglio.

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    3. per un pugno di bruschette sull' occhio ! LOLZ

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  36. I western li guardavo con il mio compianto nonno, grande appassionato...speriamo che Netflix crei una categoria apposta :)
    ps: ehi doc ma è la settimana della bruschetta? Ieri il primo gig è bel di cui ho memoria, oggi questo...domani don camillo?

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  37. Rivisto un mese fa col furfante.pieno di scene fighissime , personaggi immortali scolpiti nel marmo, frasi iconiche sempre attuali MA ( e dico MA anche se mi prendete a pernacchie)
    a mio avviso la trama fa acqua da tutte le parti, ed il motivo è principalmente Marisol e il mambino frignante.
    Voglio dire , il tema è un duro in cerca dei soldi? Capisco liberare la donna, ma perchè cedere tutto il conio difficilmente guadagnato? Non ha senso, cosiccome non ha senso che nessuno si accorga del doppio gioco di Clint, tutti gli credono sempre e comunque come dei tontoloni.
    E in un film da duri i tontoloni fanno ridere.

    A mio avviso , pur essendo stato un film capolavoro, è il meno godibile della trilogia; ma bobbè sono passati 50 anni , è stato il primo di una lunga serie e prima era il vuoto e poi il western ( a me wayne fa schifo) ; onore al merito.

    Con questo nulla volgio togliere ad attori e regista, maestri assoluti , da Clint Eastwood ( da me votato nel sondaggismo come il duro più duro dei duri ) a Gian Maria Volontè ( il mitico Teofilatto... ma quanto bravo era? ) agli altri " minori".

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  38. I western li guardavo da bambino con mio nonno materno. Wester che lui chiamava "i càplòn" (i cappelloni in lingua emiliana). Adesso Doc mi hai fatto tornare la voglia di riguardarne alcuni. Mannaggia e grazie per le bruschette.

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  39. I western li guardavo da bambino con mio nonno materno. Wester che lui chiamava "i càplòn" (i cappelloni in lingua emiliana). Adesso Doc mi hai fatto tornare la voglia di riguardarne alcuni. Mannaggia e grazie per le bruschette.

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  40. Per Leone la coppia di poveri col bambino voleva simboleggiare la sacra famiglia, non a caso si chiamano Jesus José e Marisol

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  41. L'orda di ricordi ed emozioni che si è materializzata quando ho iniziato a leggere il post si è tramutata presto in lacrime che mi hanno accompagnato per tutta lettura della prima metà del post... Poi ho deciso di interrompere, riguardarmi il film una di queste sere e tornare a leggerlo integralmente.
    Però grazie doc per questa ennesima perla... è stato fantastico ritrovarmi nel passato tra le braccia di mio padre a vedere questo capolavoro.

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  42. Solo d'adulto sono riuscito ad apprezzare l'intera trilogia del dollaro...

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  43. Bellissima recensione Doc, per un bellissimo film a cui sono legato più o meno per i tuoi stessi motivi!

    Un'unica precisazione da PDF: se non mi sbaglio le location del film sono principalmente nei dintorni di Almeria, nel sud della Spagna (Andalucía).

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    1. Hanno usato ambedue le location, pare:
      http://www.imdb.com/title/tt0058461/locations?ref_=tt_dt_dt

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    2. Ah! Cavolo, non lo sapevo di Colmenar Viejo, grazie!
      #ilblogchetiimparalecose

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  44. So che su TOPOLINO 1612 -1613 (credo negli anni ' 80) era uscito un paio di storie con Paperino e Ancleto Mitraglia....intitolate "Per un pugno di fagioli" e "Per qualche fagiolo in più" ....chiaramente non a tema western

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  45. La trilogia del dollaro è un insieme di film dalla potenza evocativa devastante. Recentemente mi sono visto sul tubo un piccolo documentario di Verdone su Leone in cui racconta alcune cose di questo film e mi sono più volte emozionato.

    Secondo me un film così va oltre la classificazione di genere, definirlo western è corretto ma al tempo stesso riduttivo, quasi offensivo nel volergli trovare una etichetta che necessariamente gli va stretta. E' un capolavoro e basta.

    OT
    volendo andare leggermente fuori tema domenica sera si parlava con un mio amico il cui figlio di 6 anni si è appassionato di Guerre Stellari e la moglie non vuole farglielo vedere perché, appunto, un film di Guerra (per me brucia il cervello molto di più Peppa Pig e compagnia grugnante).
    Per perorare la causa del mio amico, oltre ad aver messo il film sulla TV prendendolo da Sky, gli ho detto: Quando mia figlia sarà grande alcuni film deve conoscerli se dico che “gli uomini si dividono in due categoria, quelli con la pistola carica e quelli che scavano. Tu scavi” deve capire al volo.

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  46. Wow Doc... Mi hai fatto tornare in mente quando, da bimbo, guardavo questi film con mio papà, il quale a sua volta mi raccontava che li proiettava in oratorio. Svaccati come non mai sul divano del salotto, con la tv in bianco e nero, io piccolo e lui enorme... Adesso mi viene voglia di rivedermeli insieme a lui ed al mio bimbo, come 30 anni fa facevo io con il mio papà, forse un po' meno svaccati ma con gli stessi occhi sgranati. Grazie!

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  47. Questo film (come tutti quelli di sergio leone) e' strepitoso, clint e' un mito vivente, cosi' come morricone. Anche per me il genere western e' legato alle visioni con mio padre, mi piace sempre ricordare uno dei primi visti assieme anche se non di Sergio leone: Se incontri sartana prega per la tua morte. Non vedo l ora di leggere gli altri post del selvaggio west. Ta-ta-taratara-tara-ta-ta-ta-ta

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  48. Anche nel mio caso l'affetto per il western è forse l'unica cosa che "ho preso" da mio padre, a parte gli occhi.
    Lui è un grandissimo fan della Trilogia del Dollaro, non se n'è mai perso una replica in tv, e quando abbiamo avuto il vcr mi ha fatto registrare tutti i film, e ogni tanto se li riguardava a piacimento. Ora per fortuna ha sostituito le vecchie vhs scrausissime con i tanti dvd che gli abbiamo regalato io e mia sorella :)

    Devo dire che, pur essendo Lee Van Cleef/Sentenza una grandissima cosa, "Per un pugno di dollari" è il mio film preferito della trilogia (quello che IO mi riguardavo da sola in vhs nei momenti di noia adolescenziale XD). Penso che abbia una sceneggiatura geniale, un'asciuttezza che forse manca agli altri due, un ritmo sempre perfetto. In più c'è un Clint Eastwood giovane che, porca paletta!, è proprio bellerrimo! XD

    Comunque le cose che mi hanno sempre divertito un mondo di questo film sono la battuta sulle quattro casse, il personaggio di Piripero e il trucco del giubotto antiproiettile artigianale. Alla facciazza di tutte le genti col fucile del globo! :D :D :D

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  49. Noto con piacere, e con il mago(pancio)ne, che i nati nei '70 hanno un punto in comune di condivisione con il padre.

    "Già, ma tu non assomigli a quello che li incassa."
    Ma questa è un'altra storia.

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  50. Ciao DocManhattan,
    mi sono iscritto oggi ma è da un paio d'anni che ti seguo, credo di aver iniziato con l'avventura col cinghiale alla Tiger Jack. Curiosando nel blog ho letto un po' di tutto, dalle recensioni dei film alle Pubblicità fuorvianti, dalle cronache della tua Inter fino ai viaggi in Giappone e all'arrivo della piccola Manhattan. Quasi subito il tuo blog è finito nella barra dei preferiti ed è un appuntamento quotidiano. Tuttora mi chiedo quante ore durino le tue giornate e come tu faccia a scrivere così tanto. Finora non avevo mai commentato, anche perché tutti i tuoi follower fanno spesso gli stessi commenti che scriverei io. Oggi mi sono deciso ad iscrivermi e a commentare perché hai recensito qualcosa di unico. La trilogia del dollaro di Leone rappresenta per me IL cinema, la vetta assoluta ed inarrivabile della settima arte. Ed anche per me è un'eredità paterna. Approfitto per ringraziarti di tutte le risate da crampi alle costole che mi regali da un bel po' ormai, e anche per le riflessioni. Un salutone a te e ai tuoi Antristi senza i quali tutto ciò forse non sarebbe possibile. A presto :)

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  51. Grandissimo film, pure io sono un amante del genere western, vuoi che mio padre quando ne danno uno in TV anche su canali stranissimi non se lo perde mai, vuoi che ci sono cresciuto coi film western e in casa mia sentivo nominare più Sergio Leone, Trinità, Ford, Fonda, Bronson e ovviamente Wayne che non i nostri nomi.
    Oggi pur avendo per il momento meno di 30 anni, sono sempre legato a questo genere (mannaggia i miei amici non perdono mai occasione per dire che è un genere da vecchi), mi piace leggere tutti i mesi il buon numero di Tex, rivedermi questi grandissimi film più e più volte senza mai stancarmi. Gente rude, di poche parole, ma con le mani veloci. La massima espressione dell'uomo duro con cui sono cresciuto.

    Parlerai anche di altri film di questo genere? Di Leone nonostante per tantissimi il migliore sia Il Buono, Il Brutto e il Cattivo (capolavoro), non nego che il mio preferito è C'era una Volta il West, la prima volta che lo vidi mi conitnuavo a domandare, ma che cavolo vuole Armonica da Frank, per poi una volta scoperto BOOOM!

    In ogni caso Il Tulipano Nero ringrazierebbe.

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  52. Non ho una cultura nerd paragonabile a quella del Doc, ma praticamente ogni mia passione trova un qualche riscontro qui nell'Antro. Impressionante, è una fratellanza spirituale.
    Sergio Leone ancora insegna Cinema al 98% dei colleghi postumi, Morricone è sul podio dei musicisti "da film" d'ogni tempo, Clint è Clint, Volonté era Volonté etc.

    "Al cuore, Ramòn, al cuore..."

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  53. Joe inganna di là, cos'accadrà, cos'accadrà,...

    Applausi commossi.

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  54. Ho sempre odiato il western ma recentemente ho rivalutato il genere proprio grazie alla fantastica Trilogia del Dollaro,capolavoro nettamente superiore a tanti western hollywoodiani super finanziati

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