Tokyo Magnitude 8.0 e il terremoto per i giapponesi
Ti ha sempre fatto strano come un paese ad alto rischio sismico come il Giappone utilizzi quel tema nel mondo dell'entertainment. Strano su una scala da zero alla giostra simula-terremoto che hai provato a un Tokyo Game Show anni fa, con i piatti finti e il tavolino di plastica che volavano, lì per dare uno scossone (ahah) alle vendite della popolare serie di videogiochi Zettai Zetsumei Toshi della Irem. D'altraparte hanno fatto lo stesso con l'atomica e la devastazione della Seconda Guerra Mondiale: Godzilla è nato nove anni dopo lo sgancio di Little Boy e Fat Man. E così, prima che il terremoto e il maremoto del 2011 cambiassero le carte in tavola, terrorizzando un paese e il mondo intero, c'era anche caso che Fuji TV mandasse in onda una serie anime in 11 episodi che ipotizzava un sisma devastante che colpiva la capitale giapponese: Tokyo Magnitude 8.0, realizzata dagli studi Bones e Kinema Citrus e trasmessa per la prima volta nel Sol Levante nell'estate del 2009. Un sisma dell'ottavo grado della scala Richter, una magnitudo mai registrata prima in Giappone, scuote Tokyo e... [...]
...e no, a differenza di quello che potrebbe far pensare il titolo, Tokyo Magnitude 8.0 non è un disaster movie in versione anime in senso stretto. Ad eccezione di un paio di scene in cui vengono giù altrettanti landmark della città - tra cui, manco a dirlo, la solita, sfigatissima Torre di Tokyo - la serie non mette a fuoco il quadro generale, la città ferita e i suoi milioni di abitanti, ma zooma fino a concetrarsi sulla storia di due bambini e della giovane donna che decide di aiutarli.
Mirai Onosawa è una ragazzina delle medie sull'orlo della depressione. I suoi non hanno alcun programma per le imminenti vacanze estive, sua madre lavora troppo, suo padre è un debosciato, suo fratello un piccolo, allegro rompiballe come da tradizione.
È quindi con l'entusiasmo di un ergastolano che Mirai porta Yūki sull'isola di Odaiba, per visitare una mostra di robot. Quando arriva il sisma, i due fratelli si ritrovano bloccati sull'isola artificiale, dove incontrano Mari Kusanabe, madre trentenne che lavora come pony express.
La donna - che non sa cosa ne sia stato di sua madre e di sua figlia, visto che i telefoni non funzionano - decide di riaccompagnare a casa Mirai e Yūki, attraversando a piedi la città devastata dal terremoto e da una serie di incendi scoppiati in vari quartieri.
Quello che colpisce di Tokyo Magnitude 8.0 è quanto lontano sia il clima della storia da un circo dello spacco di un Michael Bay a caso. Fatta salva la paura e la ressa subito dopo le prime scosse, la narrazione procede in modo quasi sereno. Nonostante i morti, i crolli, i palazzi cappottati o inceneriti dalle fiamme, è come se gli autori abbiano voluto trasmettere la compostezza e la risoluta pacatezza e determinazione con cui il popolo nipponico ha storicamente affrontato cataclismi di varia natura, rinunciando alla facile spettacolarizzazione del dramma. Sì, è bizzarro scriverlo di una serie sul terremoto, ma è così. Non mancano i momenti toccanti, ma sono trattati in modo delicato, rispettoso come i veli che coprono quelle salme.
Le vittime, la paura che tra queste ci siano i propri cari, il senso di smarrimento di una megalopoli privata dei suoi mezzi di comunicazione e di trasporto, restano sullo sfondo, perché questo è il piccolo racconto di una donna forte e coraggiosa e dei due bambini di cui si fa carico, cercando di farsi forza per trasmetterne un po' anche a loro. Di un'Odissea in formato pocket, un viaggio a piedi verso casa, aggrappati alle poche notizie che può darti un telegiornale o il più analogico dei passaparola.
Che gran bel personaggio, Mari, working class hero che manda avanti la famiglia dopo la morte del marito e non esita un attimo quando si tratta di aiutare due giovani, perfettissimi sconosciuti. Lungo il loro cammino, man mano che le notizie sulla situazione dei rispettivi quartieri si fanno più preoccupanti,
Mirai scioglie la sua misantropia da adolescente complessata e impara ad apprezzare la tenacia e l'allegria del fratellino capatosta. Tutto sembra procedere tranquillamente verso il lieto fine, quasi che il dramma e la sofferenza portate da quel gigante che ha scosso le fondamenta della capitale appartengano solo agli altri, siano una nota triste in background, a basso volume, che i tre protagonisti riescono appena ad ascoltare. In genere è lì, quando ti sei rasserenato un attimo, che ti colpisce nello stomaco la bastardata. E infatti.
Arriva così, quando pensi che oramai non arriverà più, e ti immalinconisce tutto il finale, momento tristallegro che dà il commiato all'empatia che si era generata, sia pur lungo l'arco di sole 11 puntate, con questo eterogeneo terzetto di esseri umani. Nel complesso, una storia gradevole, dal taglio e dalla sensibilità, oseresti dire, molto, molto giapponesi.
Tecnicamente, la qualità delle animazioni è discreta - se togli i passanti in CGI che arrancano a due all'ora sullo sfondo - il character design un po' spartano, ma è una scelta stilistica. Credi. Su Mari funziona, sui rEgazzini e le comparse un po' meno, ma nel complesso, e tenendo da conto che si tratta di una serie TV, il risultato è gradevole. Trasmessa anche in Italia da Rai 4 e Man-Ga, Tokyo Magnitude 8.0 è raccolta in un doppio blu-ray con librettino di approfondimento che si trova in giro a meno di venti euro. Se vi interessa il tema, e non siete scaramantici e con un biglietto per Tokyo già in tasca, buttateci un occhio.
Dicevi all'inizio del rapporto che l'arcipelago giapponese ha con la rappresentazione del terremoto. Pensavi che dopo quello che è successo nel 2011 le cose sarebbero cambiate. L'uscita dell'ultimo capitolo della serie Zettai Zetsumei Toshi (il 4, per PS3) venne cancellata dopo il sisma del Tōhoku (magnitudo di grado 9, quindi più alta del terremoto ipotizzato in Tokyo Magnitude 8.0, per la cronaca) e il maremoto che si è portato dietro. Credevi non se ne sarebbe riparlato più. Ma negli ultimi mesi la serie è stata riesumata e quel quarto capitolo dovrebbe uscire a breve. Dopo la grande paura, le lacrime e l'incubo radioattivo di Fukushima, il Giappone torna a scherzare col fuoco sismico. D'altronde i giapponesi, come popolo, come insieme organico di persone che provano a remare quasi sempre tutte nella stessa direzione, hanno questa cosa meravigliosa che non li spezzi. Si rimboccano le maniche e si rimettono in piedi.
Venti anni fa, durante un lungo viaggio in treno, ti ritrovasti a far due(cento) chiacchiere con una tua coetanea che era appena tornata da Kobe per un programma di scambio dell'università. Si era trovata lì durante lo spaventoso sisma del '95. Tra le sensazioni, il terrore e i ricordi più vari che quell'esperienza le aveva lasciato, c'era questa cartolina: subito dopo la scossa principale, quando la terra tremava ancora per quelle di assestamento, c'era un signore anziano in camicia che partecipava alla rimozione delle macerie di una casa distrutta. Quest'uomo sugli ottant'anni, magro come un fuso, che tirava su tegole spaccate e pezzi di finestre. Quella non era la sua casa e non conosceva chi la abitava. La ragazza italiana, stupita dalla scena, si guardò intorno e vide che quel signore non era solo. C'era gente di ogni età a fare altrettanto, così, senza quasi rendersene conto, poco dopo stava raccogliendo detriti anche lei. Mentre, pochi mesi più tardi, ti raccontava queste cose, la ragazza del treno si commosse. Te, nell'ascoltarla, anche. La solidarietà, nella sua essenza più pura e disinteressata, ti fa questo effetto. Gli angeli del fango, la catena umana di pescatori a Lampedusa per salvare quei figli disperati d'Africa. Ma stai scivolando lentamente fuori tema. Solo, non sarebbe bello se fossimo tutti sempre così?
...e no, a differenza di quello che potrebbe far pensare il titolo, Tokyo Magnitude 8.0 non è un disaster movie in versione anime in senso stretto. Ad eccezione di un paio di scene in cui vengono giù altrettanti landmark della città - tra cui, manco a dirlo, la solita, sfigatissima Torre di Tokyo - la serie non mette a fuoco il quadro generale, la città ferita e i suoi milioni di abitanti, ma zooma fino a concetrarsi sulla storia di due bambini e della giovane donna che decide di aiutarli.
Mirai Onosawa è una ragazzina delle medie sull'orlo della depressione. I suoi non hanno alcun programma per le imminenti vacanze estive, sua madre lavora troppo, suo padre è un debosciato, suo fratello un piccolo, allegro rompiballe come da tradizione.
È quindi con l'entusiasmo di un ergastolano che Mirai porta Yūki sull'isola di Odaiba, per visitare una mostra di robot. Quando arriva il sisma, i due fratelli si ritrovano bloccati sull'isola artificiale, dove incontrano Mari Kusanabe, madre trentenne che lavora come pony express.
La donna - che non sa cosa ne sia stato di sua madre e di sua figlia, visto che i telefoni non funzionano - decide di riaccompagnare a casa Mirai e Yūki, attraversando a piedi la città devastata dal terremoto e da una serie di incendi scoppiati in vari quartieri.
Quello che colpisce di Tokyo Magnitude 8.0 è quanto lontano sia il clima della storia da un circo dello spacco di un Michael Bay a caso. Fatta salva la paura e la ressa subito dopo le prime scosse, la narrazione procede in modo quasi sereno. Nonostante i morti, i crolli, i palazzi cappottati o inceneriti dalle fiamme, è come se gli autori abbiano voluto trasmettere la compostezza e la risoluta pacatezza e determinazione con cui il popolo nipponico ha storicamente affrontato cataclismi di varia natura, rinunciando alla facile spettacolarizzazione del dramma. Sì, è bizzarro scriverlo di una serie sul terremoto, ma è così. Non mancano i momenti toccanti, ma sono trattati in modo delicato, rispettoso come i veli che coprono quelle salme.
Le vittime, la paura che tra queste ci siano i propri cari, il senso di smarrimento di una megalopoli privata dei suoi mezzi di comunicazione e di trasporto, restano sullo sfondo, perché questo è il piccolo racconto di una donna forte e coraggiosa e dei due bambini di cui si fa carico, cercando di farsi forza per trasmetterne un po' anche a loro. Di un'Odissea in formato pocket, un viaggio a piedi verso casa, aggrappati alle poche notizie che può darti un telegiornale o il più analogico dei passaparola.
Che gran bel personaggio, Mari, working class hero che manda avanti la famiglia dopo la morte del marito e non esita un attimo quando si tratta di aiutare due giovani, perfettissimi sconosciuti. Lungo il loro cammino, man mano che le notizie sulla situazione dei rispettivi quartieri si fanno più preoccupanti,
Mirai scioglie la sua misantropia da adolescente complessata e impara ad apprezzare la tenacia e l'allegria del fratellino capatosta. Tutto sembra procedere tranquillamente verso il lieto fine, quasi che il dramma e la sofferenza portate da quel gigante che ha scosso le fondamenta della capitale appartengano solo agli altri, siano una nota triste in background, a basso volume, che i tre protagonisti riescono appena ad ascoltare. In genere è lì, quando ti sei rasserenato un attimo, che ti colpisce nello stomaco la bastardata. E infatti.
Arriva così, quando pensi che oramai non arriverà più, e ti immalinconisce tutto il finale, momento tristallegro che dà il commiato all'empatia che si era generata, sia pur lungo l'arco di sole 11 puntate, con questo eterogeneo terzetto di esseri umani. Nel complesso, una storia gradevole, dal taglio e dalla sensibilità, oseresti dire, molto, molto giapponesi.
Tecnicamente, la qualità delle animazioni è discreta - se togli i passanti in CGI che arrancano a due all'ora sullo sfondo - il character design un po' spartano, ma è una scelta stilistica. Credi. Su Mari funziona, sui rEgazzini e le comparse un po' meno, ma nel complesso, e tenendo da conto che si tratta di una serie TV, il risultato è gradevole. Trasmessa anche in Italia da Rai 4 e Man-Ga, Tokyo Magnitude 8.0 è raccolta in un doppio blu-ray con librettino di approfondimento che si trova in giro a meno di venti euro. Se vi interessa il tema, e non siete scaramantici e con un biglietto per Tokyo già in tasca, buttateci un occhio.
Dicevi all'inizio del rapporto che l'arcipelago giapponese ha con la rappresentazione del terremoto. Pensavi che dopo quello che è successo nel 2011 le cose sarebbero cambiate. L'uscita dell'ultimo capitolo della serie Zettai Zetsumei Toshi (il 4, per PS3) venne cancellata dopo il sisma del Tōhoku (magnitudo di grado 9, quindi più alta del terremoto ipotizzato in Tokyo Magnitude 8.0, per la cronaca) e il maremoto che si è portato dietro. Credevi non se ne sarebbe riparlato più. Ma negli ultimi mesi la serie è stata riesumata e quel quarto capitolo dovrebbe uscire a breve. Dopo la grande paura, le lacrime e l'incubo radioattivo di Fukushima, il Giappone torna a scherzare col fuoco sismico. D'altronde i giapponesi, come popolo, come insieme organico di persone che provano a remare quasi sempre tutte nella stessa direzione, hanno questa cosa meravigliosa che non li spezzi. Si rimboccano le maniche e si rimettono in piedi.
Venti anni fa, durante un lungo viaggio in treno, ti ritrovasti a far due(cento) chiacchiere con una tua coetanea che era appena tornata da Kobe per un programma di scambio dell'università. Si era trovata lì durante lo spaventoso sisma del '95. Tra le sensazioni, il terrore e i ricordi più vari che quell'esperienza le aveva lasciato, c'era questa cartolina: subito dopo la scossa principale, quando la terra tremava ancora per quelle di assestamento, c'era un signore anziano in camicia che partecipava alla rimozione delle macerie di una casa distrutta. Quest'uomo sugli ottant'anni, magro come un fuso, che tirava su tegole spaccate e pezzi di finestre. Quella non era la sua casa e non conosceva chi la abitava. La ragazza italiana, stupita dalla scena, si guardò intorno e vide che quel signore non era solo. C'era gente di ogni età a fare altrettanto, così, senza quasi rendersene conto, poco dopo stava raccogliendo detriti anche lei. Mentre, pochi mesi più tardi, ti raccontava queste cose, la ragazza del treno si commosse. Te, nell'ascoltarla, anche. La solidarietà, nella sua essenza più pura e disinteressata, ti fa questo effetto. Gli angeli del fango, la catena umana di pescatori a Lampedusa per salvare quei figli disperati d'Africa. Ma stai scivolando lentamente fuori tema. Solo, non sarebbe bello se fossimo tutti sempre così?
visto ai tempi quando era uno sconosciuto fansub...
RispondiEliminavisto si fa per dire; stoppato a metà serie quando m'hanno spoilerato più o meno il finale.
Bellissimo anime comunque, finale bastardo a parte.
Molto più importante l'ultimo paragrafo che non tutto l'articolo.
RispondiEliminaAl solito, grande prova di scrittura. E di cuore.
Grande Doc.
Cito a memoria un brano del piuttosto divertente "Autostop con Buddha".
RispondiElimina"La città dove lavoro si trova praticamente sopra un vulcano attivo. La bocca del vulcano è a pochi chilometri di distanza ed una volta un mio collega di qua mi disse che si calcolava che quando il vulcano avrebbe eruttato, almeno metà della popolazione cittadina sarebbe rimasta uccisa. Non disse 'se' il vulcano avesse eruttato, disse 'quando'. "
Trovo che questo paragrafo descriva perfettamente una cultura nata in un lembo di terra in cui è evidente che "l'ambiente ti vuole uccidere".
Una piccola e noiosissima nota a margine, da uno che si spacca la testa tutti i giorni sulla sismica degli edifici.
RispondiEliminaIl Giappone è molto più sismico dell'Italia, ok, ma noi non viviamo propriamente in un'isola felice: i terremoti nella nostra penisola sono una costante in ogni luogo. Cosa cambia da qui a là? La consapevolezza. In Giappone anche i bambini dell'asilo sono perfettamente addestrati al corretto comportamento in caso di sisma (spesso le vittime ci sono per comportamenti sbagliati più che per i crolli), in Italia si fa finta che non esista il problema finché non succede il disastro.
La consapevolezza, diffusa ad ogni livello della società, si fa sentire soprattutto sui tecnici. In viaggio in Giappone ho visto dettagli sismici incredibili (io sono come i maniaci sessuali, che quando vedono passare una donna la immaginano nuda: quando vedo una casa la "spoglio" fino alla struttura), in Italia è una contina guerra di nervi: "Eh, ingegnere, ma quanto ferro!" "Ma lo sa quanto costa portare al laboratorio i cubetti di calcestruzzo e le barre di acciaio? 300 euro (su lavori per un milione...)!" "Questo pilastro non mi piace qui, eliminalo!" "Ma tanto la Lombardia non è zona sismica!" (lo dicevano anche dell'Emilia...)
Un cartone animato che "scherza" su un argomento come il terremoto ha una funzione sociale importantissima: i ragazzini lo vedono e mentre seguono la vicenda interiorizzano l'eventualità, in modo da non ritrovarsi spaesati come noi quando lo vivranno sulla propria pelle.
Non molto tempo dopo il terremoto dell'Aquila ero rimasto colpito dalla notizia di un sisma in Giappone di intensità non so quante centinaia di volte più potente: un solo morto, perchè si è staccata l'insegna di un negozio e lo ha colpito in testa. Quella era sfiga, la nostra è malattia cronica...
Concordo con te.
EliminaEros Miari, un grande della promozione alla lettura per ragazzi mi ha insegnato, durante un corso professionale, che di storie ne esistono tante, quelle di qualità sono però quelle che trasmettono esperienze. Sono quelle che ci danno pezzetti di strumenti che possiamo utilizzare durante la nostra vita (come ad esempio gestire determinate situazioni/emozioni).
Quest'opera "scherza" (cit.) sul terremoto, provate a leggere "Sette minuti dopo la mezzanotte", "Il coraggio della libellula", "Skellig".
Credo che il principio alla base sia lo stesso.
Doc oggi è uscito niente di interessante in edicola?
RispondiEliminaÈ una domanda tracobetto? :D
EliminaSono cose che fanno riflettere. Alle volte la forza di una cultura la si vede proprio in frangenti catastrofici come questi.
RispondiEliminaNaaaa, solo un articolo sui lego in guerre stellari
RispondiEliminaNon sapevo sarebbe uscito ieri. Grazie per avermelo ricordato!
EliminaBellissimo post.
RispondiEliminaconsiglio a te e anche a tutti gli antristi interessati i post di un collega sul tema:
http://alemontosi.blogspot.jp/2013/07/il-terremoto-in-giappone-visto.html
http://alemontosi.blogspot.jp/2013/07/linfanzia-travolta-dal-sisma-tokyo.html
http://alemontosi.blogspot.jp/2013/07/giappone-conoscere-il-terremoto-e-i.html
Ciao,
Marco
Dico la banalità : credo che l'utilizzare le paure più vicine (il nucleare, il terremoto) in questo contesto serva anche per esorcizzare, tanto più se si considera l'addestramento della popolazione al rischio sismico (e le imponenti costruzioni di sicurezza di cui Tokyo è dotata, ad esempio).
RispondiEliminaTrovo che, per temi, "Tokyo Magnitude" sia la versione "moderna" di "Una Tomba per le lucciole", con la storia dei due fratelli in cerca della sopravvivenza (annesso finale straziante).
Mmmh... Spiacente ma da persona che ha vissuto l'11/3/2011 sulla propria pelle, che ha fatto volontariato nelle zone colpite dallo tsunami e tutt'ora vive in Giappone e segue gli avvenimenti, temo che la realta' del Giappone sicuro, dei Giapponesi operosi che si rimboccano le maniche, dei Giapponesi solidali sia una bella facciata che nasconde tante altre storie che non vengono raccontate. Di fatto tutto il mondo e' paese, forse la studentessa che raccontava l'aneddoto con le lacrime agli occhi non sa che durante il terremoto del '95 i piloni delle autostrade, teoricamente antisismici, crollarono per colpevoli lacune costruttive.
RispondiEliminaNon ho visto Tokyo Magnitude 8.0, ne ho sentito parlare, ma immagino che si basi sulle aspettative puramente teoriche delle simulazioni fatte al computer in caso di evento catastrofico. Simulazioni che pero' non tengono conto di troppe variabili per essere, a mio avviso, realistiche: si e' visto bene nel caso della centrale di Fukushima, teoricamente a prova anche di uno tsunami di quella portata.
Nel bene o nel male, tutto il mondo e' paese. ;-)
Ciao Daniele.
EliminaVivendo lì, e soprattutto avendo vissuto lì il sisma del 2011, di sicuro ne sai molto, ma molto più di me. Una sola cosa: non ho parlato di Giappone "sicuro", ma solo dell'attitudine del popolo. Va da sé che, come ogni generalizzazione, va presa per quello che è: una generalizzazione. Ma è un dato storico che quel Paese in meno di trent'anni è diventato nel secondo dopoguerra, e per varie concause, una delle più grandi potenze economiche del pianeta. Il che, se vogliamo, vale anche per la Germania, d'accordo. Ma tornando al fronte sicurezza e antisismicità effettiva, non affrontato nel post: ne so grossomodo zero. So però che le vittime nel 2011 le ha mietute in grandissima parte lo tsunami. Se, per assurdo, ci fosse stato solo il sisma, pur nella sua magnitudo spaventosa (9 gradi scala Richter), non avremmo assolutamente avuto un dramma di tali dimensioni. Ora, con tutti gli scongiuri del caso e tenendo conto degli edifici storici che impreziosiscono le nostre città, mi chiedo cosa avrebbe provocato un terremoto di quella magnitudo in Italia, quando ne sono bastati di molto meno forti per sbriciolare purtroppo interi paesi e zone industriali. Il tutto, ovviamente, al solo scopo di portare argomenti alla discussione, eh, sia chiaro. Quanto a TM8.0, sì, un disclaimer all'inizio di ogni episodio spiegava che gli eventi erano frutto di simulazioni al computer. Ma ci son andati giù pesante lo stesso.
Ciao Doc!
EliminaIl discorso sul Giappone sicuro, e in generale la mia risposta, non era riferita a te ma anche ai commenti: so, per esperienza, che non appena certi temi vengono trattati arrivano piu' o meno i soliti commenti. Come il paragone con l'Italia, un classico.
Ci sono tanti italiani che si sono rimboccati le maniche dopo i cataclismi (ben sapendo che non avrebbero ricevuto alcun aiuto dallo Stato... Sappiamo come funzionano le cose da noi), cosi' come ci son giapponesi che son caduti in depressione in preda allo sconforto.
Parlando storicamente, poi, se il Giappone non fosse diventato avamposto americano in Asia non so come avrebbe fatto a rialzarsi, essendo privo di risorse.
Le vittime del 2011 non le ha fatte il terremoto per il semplice fatto che l'epicentro fu in mare: un terremoto di M9, tenendo presente che la scala Richter e' logaritmica, probabilmente raderebbe al suolo tutta Tokyo se si scatenasse sotto la citta'. Considera che i soliti studi parlano di una resistenza fino a M7.9 per una struttura modernissima come lo Sky Tree, non voglio immaginare cosa succederebbe a tutti gli edifici un po' piu' vecchi.
Certo che il paragone dal punto di vista architettonico con l'Italia e' imbarazzante, ma 1) se la gente se ne frega delle normative antisismiche, volente o nolente, c'e' poco da fare 2) in Giappone continuare a buttar giu' per ricostruire piu' moderno, a norma, e' un business che serve a non ingolfare la macchina edilizia, che a sua volta viene ben oliata da lobbies, yakuza e politica. Insomma, non c'e' niente di nobile in tutto cio', niente di ammirevole. Perche' la realta' poi e' questa:
http://www.japantimes.co.jp/news/2015/11/02/national/scope-of-asahi-kasei-data-falsification-spans-300-piling-projects-sources/#.VjeO6jZ95E4
Quindi finche' non ci sara' il cataclisma, si vive nell'illusione della sicurezza.
Grazie per il link, Daniele, molto interessante come tutto il tuo intervento. Ma toglimi una curiosità: eri tu che mi spiegavi a marzo, quella sera a Shinjuku, come il modello economico giapponese, in mancanza di forza lavoro, è prossimo al collasso? Ricordo una discussione molto, molto interessante sull'argomento, ma non sono sicuro di averne parlato con te...
Elimina@Daniele
EliminaSono d'accordo con te sul fatto che le persone reagiscono in varia maniera: tanti italiani si danno da fare, tanti giapponesi si lasciano prendere dallo sconforto (del resto dei privati cittadini, per quanto "preparati", non sono un corpo speciale dell'esercito e quindi possono anche cadere nel panico...); gli intrallazzi tra politica, mafia, lobbies, ecc ci sono qui come là; infine, la loro abitudine di demolire e ricostruire produce città più sicure ma non è così applicabile da noi (pensa a demolire e ricostruire, che so, la Cappella Sistina... là ho visto pochi monumenti veramente antichi e non ricostruiti più volte).
Ciò su cui concordo di meno è quando dici che se la gente se ne frega delle normative antisismiche c'è poco da fare: a mio avviso invece c'è moltissimo da fare su questo punto, e proprio su questo verteva il mio paragone con l'Italia: da spettatore esterno (poi tu che vivi lì sicuramente mi smentirai) ho l'impressione che ci sia una sensibilizzazione maggiore sull'argomento, dalle esercitazioni nelle scuole (qualcuno ne ha mai fatta una qui in Italia? io no, ma vivo in una zona "non sismica", quindi...) all'attenzione dei progettisti (guardandomi intorno a Tokio, l'impressione che ho avuto è stata di edifici generalmente ben concepiti, poi non sono entrato nei dettagli ma qui troppo spesso mi domando "Ma questa casa come fa a stare su? non sotto sisma, proprio a stare in piedi!...)
Poi, contro un sisma di magnitudo 9 c'è purtroppo ben poco da fare: in ingegneria si chiama "accettazione del rischio": è impossibile realizzare una costruzione completamente antisismica, si può solo fare qualcosa che crolla per un sisma più forte di quelli che statisticamente arrivano in zona. (e se poi invece arriva?...)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaIo sono ingenere strutturista, e sono anche stato in Giappone ( anche se in ferie e non per lavoro). Ho sbirciato dentro più cantieri giapponesi possibile e sapete cosa vi dico? non c'è storia proprio con i nostri cantieri per ordine e pulizia.
Eliminaper quanto riguarda la sismicità del territorio, siamo ad anni luce di differenza. Quel che rende l' Italia a rischio è il quantitiativo di costruito storico, più vulnerabile; ma non è vero che in Italia la gente se ne frega, se ne fregava una volta, ma adesso piaccia o non piaccia la musica è cambiata.
Lo stesso accadde con l' antincendio nell' 82 post cinema Statuto ed adesso l' italia è il paese con il minor numero di morti ogni 1000 abitanti per incendio tra tutti i paesi sviluppati.
Gli edifici post 2009 che si sono presi il sisma emiliano si sono comportati benissimo; quelli dopo il 2003, benino.
Il problema è che ci trasciniamo dietro 50 anni di storia di ignoranza, di finzione di non sismicità, ma insomma in questi ultimi anni sono stati fatti passi da gigante.
Direi anche che la colpa , pur essendo prevalentemente politica, è anche scientifica perchè la sismicità di alcune zone è stata decisamente sottostimata ( mi riferisco alla ex zona 4).l
Detto questo, certo il Giappone ha le sue mancanze; ad esempio a seguito del sisma di Kobe si cominciarono a realizzare muri di contenimento in terra armata perchè si erano comportati meglio di quelli in cemento armato. Con il tempo tale metodo costruttivo ( economico ma lento da realizzare ) è tornato in disuso finchè mi pare nei primi ' 2000 è arrivato un altro bel sisma e sono saltati moltissimi muri in CA.. Insomma tutto il mondo è paese.
Ma in linea di massima lì il problema sismico è logicamente molto più sentito , perchè i sismi sono più frequenti e potenti di qui.
Legare poi il collasso strutturale a sismi di tale o tal altra magnitudo è un errore sotto parecchi puinti di vista, in quanto sismii simili possono avere effetti profondamente diversi sulla base di quali frequenze abbiano più energia, e della direzionalità del sisma stesso. inoltre gli edifici con dettagli costruttivi sismici in genere si lesionano senza collassare anche per sismi superiori a quelli di progetto.
Infine , ricordo che nel 2011 mostrarono i giapponesi durante il sisma assolutamente tranquilli. Questo è logico per le seguenti ragioni.
1) fuggire in strada è la cosa peggiore da fare e loro lo sanno bene.
2) i sisimi in giappone sono frequenti e soprattutto
3) la gente sa che le costruzioni nelle quali abitano sono state costruite con criteri antisismici
cosa che non possiamo dire noi nel 90% dei casi
Infine correlare il sisma della scala richter con la resistenza degli edifici ha poco senso , tanto per cominciare al distruttività del sisma dipende dalel frequenze nelle quali c'è più energia; poi dalla posizione relativa tra epicentro e superficie; infine anche dalla direzionalità e dalla componente verticale del sisma.
Ricordo che il sisma dell' Emilia abbia manifestato un periodo di ritorno come minimo doppio rispetto al periodo di ritorno di progetto della maggioranza delle strutture progettate post 2009; ed una componente di sisma verticale in alcuni casi pari a 10 volte l' accelllerazione verticale di progetto. Eppure la stragrande maggioranza delle strutture nuove sono rimaste non dico in piedi, non dico lesionate,dico praticamente INTONSE. Forse vuol dire che finalmente anche in Italia si inizia a recepire il messaggio.
Elimina@Doc: yes sir, sono io, sono io!!
EliminaTi confermo le teorie di allora: la prospettiva attuale e' (mi pare) di un restringimento della popolazione del 25% entro il 2050 e nel 2055 tipo 2 cittadini su 5 saranno over 60. Gia' ora per tutta Tokyo si leggono diversi annunci di ricerca personale non specializzato (es: dipendenti del McDonald's) perche' e' il tipo di impiego che va sparendo piu' rapidamente, vista anche l'alta alfabetizzazione. Quindi ragionando in prospettiva si cerchera' sempre piu' questo tipo di manodopera, ma scarseggiando le mani disponibili il costo del lavoro diventera' altissimo per le imprese, le quali gia' soffrono la competitivita' estera.
La soluzione che attuano ovunque e' di aprirsi all'immigrazione, ma si sa che il Giappone e' avverso al verbo "aprire". Quindi puntano tutto sul richiamare le donne a lavorare (non basta che facciano figli, dato che gia' la natalita' e' ai minimi), piu' hanno questo sogno forse impossibile della sostituzione della manodopera con l'automazione. Funzionera'? Direi proprio di no, dato che gia' con l'attuale debito pubblico sara' difficile garantire il welfare a tutti gli anziani.
@capuleius: il mio intervento e' stato breve, da dire ci sarebbe tantissimo; la mia frase sul "c'e' poco da fare" inizia con un "se": certo che da fare ce n'e' parecchio, eccome! ;-) Specie a livello preventivo. Ma se non viene fatto, c'e' poco da lamentarsi poi, quello intendo.
@Riccardo: come detto sopra, quanto scritto e' stato sbrigativo e quindi impreciso.
Il dato della resistenza dello Sky Tree in gradi Richter e' un dato sbandierato all'inaugurazione, sempre per quell'"illusione della sicurezza" di cui parlavo; so bene anche io la differenza dei terremoti, diramazione e tipologia delle onde ecc.
Il discorso e' interessante ma non ho tempo di portarlo avanti; la sicurezza e la tranquillita' che tanto anche il terremoto del 11/3 non fosse niente di che di cui parli e' stato anche uno dei motivi per cui lo tsunami ha fatto tante vittime.
L'11/03/2011 ero a Tokyo da 3/4 ore e per fortuna a Tokyo, per quello che ho visto, non si era crepata una singola piastrella.
EliminaNel mio piccolo posso dire che in generale gli abitanti di Tokyo che ho visto io non si sono spaventati minimamente. A Milano, che non è zona sismica, ho visto persone che andavano a dormire in macchina perché hanno visto oscillare il lampadario. Loro saranno anche abituati ma noi facciamo ridere.
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Eliminacomunque è possibile realizzare un edificio che non collasserà mai per il sisma. basta realizzare un edificio che sprofonderà nel terreno, o capppotterà , prima di collassare. Una specie di gerarchia delle resistenze spinta all' eccesso...
Eliminama il concetto è importante; l' unico modo di evitare nel modo più assoluto possibile un tipo di collasso è predisporre un collasso tale da avvenire prima di quello da evitare e il cui verificarsi escluda a priori il meccanismo da evitare. . ad esempio, se io ho una collana di anelli di ferro, l' unico sistema per evitare che ri sompa un anello di ferro se tirio la collana è... aggiungere un anello di vetro alla catena. Chiaro il concetto? ;)
questi meccanismi sono utilizzati regolarmente in antisismica
@ drakkan: prova a starnutire in faccia ad un giapponese e poi vediamo chi è ridicolo.. ma questo lo saprai meglio di me.
Drakkan: certi paragoni con l'Italia non hanno molto senso. Troppa differenza in troppi campi, dalla prevenzione in giu'.
EliminaA Tokyo non avrai visto panico (in effetti), ma dipende da dov'eri. Se vuoi posso raccontarti tante storie di chi in quei momenti era a 200 m d'altezza o dentro una metropolitana.
Tieni comunque presente che eravamo a centinaia di km dall'epicentro, a Sendai non erano cosi' tranquilli.
Beh, per restare in metfora, un anello di pongo (che si tira e si plasticizza prima di frantumarsi) è meglio di uno di vetro ;)
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Elimina@Riccardo Thiella
EliminaParlando dello starnuto apri un mondo che mischia un numero imprecisato di fissazioni culturali giapponesi. Mi hai ricordato anche l’usanza barbara di tirare su col naso, lo trovavo agghiacciante ed estremamente disgustoso. Ho avuto vicino in treno uno che è andato avanti un'ora a tirare su col naso. Gli volevo dire “E’ maleducazione soffiarsi il naso dalle tue parti ma per favore vai in bagno e nella tua intimità liberati dal centinaio di ettolitri di muco che ormai avrai accumulato, lo dico per il tuo bene e per evitare di farmi vomitare”.
@Daniele
Allo scoppiare del terremoto ero a circa 30 metri da terra in un albergo a Shiodome e l'edificio si muoveva parecchio. Effettivamente quelli che stavano all'ultimo piano del grattacielo di fronte non si saranno divertiti. Le oscillazioni di quel palazzo erano uno spettacolo dell’ingegneria antisismica, sarebbe stato bello avere lì con me qualche mio amico che progetta strutture in metallo e fa anche stress analysis, si sarebbero commosso.
Se tu eri sulla costa a nord di Tokyo era tutto un'altra cosa. Dove il mare si è portato via delle intere cittadine credo che tutto il mondo è paese, che tu sia italiano giapponese o tedesco è probabile che ti spaventi o ti faccia prendere dal panico. C’è anche da dire che se un terremoto di quel tipo colpiva una zona a caso di quelle dichiarate sismiche in Italia rimaneva in piedi poco e niente.
@Daniele
Eliminaho letto il tuo commento in risposta al Doc e mi hai fatto venire i mente uno scenario alla GitS - Solid State Society.
Mi ricordo una scena veramente da ridere una sera ad Asakusa. C'era una comitiva di fintoamici-lavoro giapponesi col classico " capo " a cui tutti i " fintoamici-lavoro" ( fighetta cortese, panzone silenzioso eccetera) cercavano di risultar simpatici per forza, in parti colare un tipo sfighè che si sbracciava come un ossesso con un sorriso stampato che manco i tossici emanando divertimento forzato da ogni poro.
EliminaIl capo fintoamico capo non si scomponeva di una virgola difronte all' euforica gioia del collega-sottoposto-amico; ma ad un certo punto abbozzò per pietà un 10% di sorriso.
Quand'ecco che il sottoposto parte dal nulla caricando uno stanruto putente e come tutti i giapponesi non potè rimanere dritto con la schiena ma fece una specie di starnuto carpiato avvitato .
Immediatamente tutti gli altri fintoamici lavoro ( la fighetta cortese, il panzone veterano.. insomma i " tipi" umani c'erano tutti ) incluso il capo fecero un salto indietro di due metri e una faccia schifata che fossero piovuti escrementi non sarebbe stato peggio... ecco il poveraccio dello starnuto secondo me oggi è in miniera in myanmar..
...andando fuori tema e riallacciandomi alla frase finale sulla solidarietà direi che in parte l'ho persa anni fa quando mi fermai in tangenziale dove che un automobilista che si sbracciava...era vicino ad un self ed era rimasto senza benzina. Mi lasciò il numero come garanzia e gli regalai dieci o venti euro non ricordo... li per li pensai che era inutile riaverli ma il giorno dopo pensai che bastava fare una ricarica al mio telefono... ovviamente non mi ha mai risposto nè agli SMS nè alla chiamata :( ...un pezzo di parte buona morì in me! :D
RispondiEliminaOps...dovevo scrivere "dove a notte fonda c'era un automobilista"... :P
RispondiEliminaLacrime per il finale del pezzo.
RispondiEliminaMa lo vogliamo ricordare che qui c'erano imprenditori che si leccavano i baffi subito dopo il terremoto ?
RispondiEliminaLo vogliamo ricordare che per fare il figurone del salvatore della patria qualcuno ha fatto costruire dei villaggi in fretta e furia ( e alla cazzo di cane)
RICORDIAMOLO! E vogliamo anche ricordare che c'è gente,dopo tutto lo schifo che ha fatto,lo considera ancora il salvatore della patria?
EliminaComunque,gran bel pezzo Doc,soprattutto il finale,noi siamo troppo abituati a badare solo al nostro orticello
Doc, i complimenti per l'articolo te li hanno già fatti tutti quindi io mi limito a ribadirteli alla grande. Quello che ora, invece, mi interessa è: ma vent'anni fa Doc... quella tua coetanea italiana... eh... eh, Doc?! Ps: intervento volutamente imbecille di cui mi scuso a prescindere, ma tu cerca di prenderlo decontestualizzandolo! ;-)
RispondiEliminaHo visto quest'anime su Rai4, quando ancora era al comando l'illuminato Freccero e buttava Anime morning e Anime thursday a pioggia. Mi era piaciuto e lo ricordo ancora bello, seppure con qualche limitazione tecnico-stilistica. Alla fine è la storia che conta e mi era piaciuta, sia nelle parti più serene che nelle altre.
RispondiEliminaPoi oh, sulla considerazione finale del post, sfondi una porta aperta.
Non ho molto d'aggiungere.
RispondiEliminaForse sarò un "buonista" a scrivere così. ma ti ringrazio della segnalazione di "Tokyo Magnitude 8.0"... e per il pensiero finale!
Sono Emiliano e ti dico che be, non siamo poi così distantissimi dal Giappone che racconti qua.
RispondiEliminaCon le dovute proporzioni ovviamente.
E sì, sarebbe bello fossimo sempre così.
Ricordo per sommi capi questo anime e mi sento di consigliarlo a tutti.
RispondiEliminaPer una buona parte è proprio quello che ti aspetti. Poi c'è un twist e alla fine tutto è "diverso"! Per questo va visto fino alla fine.
Madonna quanto è triste il finale... T_T
RispondiEliminaSarebbe bellissimo. Sarebbe l'Alba dell'Era dell'Acquario.
RispondiEliminabel post.
RispondiEliminaspecie il finale.
P.S. Per curiosità mi sono andato a cercare la trama del manga (tanto avevo deciso che con un finale da farlo definire "bastardata" non lo avrei visto) e quello di "la tomba delle lucciole" citato nei commenti.
Mamma mia....