Io ho abbastanza paura

All'improvviso, il dramma. Da una parte uno dei miei scrittori preferiti, dall'altra Second Life, il finto-fenomeno che mi sta più sui coglioni. Che fare?
Urge un passo indietro: riavvolgiamo il nastro. Dovete sapere che icsèll, come rivista, mi piace davvero pochino. Tanti argomenti potenzialmente interessanti, ma presentati male, con testi abbastanza sciatti e l'impaginazione tipica dei supplementi della Repubblica (l'esatto contrario di rollinstòn, che invece presenta pochi argomenti di mio interesse, ma che alla fine leggo ogni mese un po' tutta). Perciò, pur continuando a comprarla,
icsèll al massimo la sfoglio. Quando, nella pila di riviste consegnatami ieri dal mio edicolante/sosia di Ahmadinejad, ho pescato l'ultimo numero, ho iniziato a sfogliarlo con aria svogliata, incoraggiato esclusivamente dalla cover dedicata alla mia cantante degli anni 90 preferita.
Quand'ecco che mi imbatto nella stilettata al cuore, nel colpo a tradimento. Ammaniti che parla del finto-videogioco basato su una finta-community in cui i veri abitanti, al netto dei curiosi da un giro e via, sono solo poche centinaia di migliaia (per amor di sintesi: a WoW, Second Life, gli fa una pippa). Ne parlano tutte le cazzo di riviste del pianeta, si diceva, vuoi che non lo faccia un contenitore per i gggiovani come
icsèll?
Il mio dramma personale si consuma in una manciata di minuti. Alla fine decido: lo leggo, e vaffanculo. Ma l'intro ("Niccolò Ammaniti è davvero uno che non 'ha paura'... di giocare") mi gela ogni parvenza di entusiasmo. No, proprio non ce la faccio...

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