L'Amiga e i conigli
Lì per lì non l'avevo nemmeno riconosciuto. E' un tranquillo sabato mattina prefestivo di paura, in un McDonald's con i nipotini di Paola, tra bambinetti urlanti e patatine che volano. Poi quest'omone mi si fa incontro con un gran sorriso. "'Mbé - mi fa - non mi saluti?". "E no che non ti saluto, se non so chi sei", penso io. Era Marco. O meglio, era la versione ingrassatissima di Marco. Quindici anni prima, io e Marco eravamo parecchio amici. Si trascorrevano i pomeriggi sull'Amiga in compagnia di Franco Baresi World Cup Kick Off e Sensi Soccer. Scassavamo i joystick Quick Shot II a ritmi da record, e lui riusciva a inventarsi sempre trucchi nuovi con l'after touch per segnarmi su calcio d'angolo. Al citofono lo riconoscevi da quel "Ueila" pronunciato proprio così, senza accento.
Non lo vedevo da un casino di tempo, Marco. Allora era un ragazzo simpatico, ma anche parecchio strano. Voglio dire: quale perversione mentale può spingere una persona a disegnare cazzi negli ascensori? Beh, Marco non saprebbe rispondere a questa domanda. Ma si è dedicato comunque a questa attività per buona parte della sua esistenza. Incidendo con le chiavi, scarabocchiando a penna, abbozzando a pennarello cazzi stilizzati di tutte le dimensioni nell'ascensore del suo palazzo (ma non solo). Recentemente, però, un amico comune mi diceva che era cambiato. Dopo aver scoperto che al secondo piano abitava una studentessa parecchio gnocca, avrebbe deciso che non era una bella cosa, quello che faceva. E si sarebbe messo in testa di convertire quei cazzi, tutti quei trent'anni di cazzi, in conigli. Saldo attuale, mi dicono: cazzi 86, conigli 32.
Non lo vedevo da un casino di tempo, Marco. Allora era un ragazzo simpatico, ma anche parecchio strano. Voglio dire: quale perversione mentale può spingere una persona a disegnare cazzi negli ascensori? Beh, Marco non saprebbe rispondere a questa domanda. Ma si è dedicato comunque a questa attività per buona parte della sua esistenza. Incidendo con le chiavi, scarabocchiando a penna, abbozzando a pennarello cazzi stilizzati di tutte le dimensioni nell'ascensore del suo palazzo (ma non solo). Recentemente, però, un amico comune mi diceva che era cambiato. Dopo aver scoperto che al secondo piano abitava una studentessa parecchio gnocca, avrebbe deciso che non era una bella cosa, quello che faceva. E si sarebbe messo in testa di convertire quei cazzi, tutti quei trent'anni di cazzi, in conigli. Saldo attuale, mi dicono: cazzi 86, conigli 32.
È la metafora più bella della morte del punk.
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