Tiene in piedi anche una festa di merda - 2

Senza esclusione di colpi Bloodsport 1988 Van Damme

NOTA: la prima parte la trovate qui. 

Domenico Mammone fissò con occhi ciechi i palmi delle sue mani, aperti davanti al mento. Volse lo sguardo spento a destra e a sinistra, poi abbassò le palpebre e si ritirò in un attimo di meditazione, nel quale riuscì a sfiorare quel tanto che bastava il ricordo degli insegnamenti del suo illuminato maestro. Solo grazie a questi fu in grado di bloccare a mezz’aria il pugno sferrato dal suo avversario e di rifilargli un calcio nella panza. [...]

Senza esclusione di colpi Bloodsport 1988 Van Damme

Teh, bastardo di un imbroglione!, pensò. O meglio, pensò di averlo pensato. Si accorse di averlo in realtà gridato, e il fatto di trovarsi con l’auto di servizio a un semaforo, con i finestrini abbassati e circondato dagli sguardi severi degli altri automobilisti che lo scrutavano, lo precipitò all’istante fuori dalla sua perfetta interpretazione mentale della scena più celebre di “Senza esclusione di colpi” (Bloodsport, 1988). 

Domenico Mammone, detto Mimmo, quel film, l’aveva visto ventidue volte. 

Nei momenti di sconforto, si immaginava spesso protagonista del combattimento finale di uno dei film del suo idolo, Jean-Claude Van Damme, il guerriero di Berchem-Sainte-Agathe. Quasi sempre era Frank Dux, accecato dal perfido e scorretto coreano Chong Li nell’insuperato capolavoro del 1988 diretto da, boh, uno, non ricordava. Ma c’era Van Damme, l’attore più forte di tutti i tempi, e questo a Domenico Mammone bastava. Per sentirsi un po’ meglio, per sfuggire a quella pallosa realtà così lontana da quello che avrebbe voluto fare davvero nella vita. E cioè il Navy Seal, grosso modo. 

Nato a Catanzaro, Domenico aveva cullato per anni il sogno di una carriera avventurosa nel più avventuroso dei corpi militari. Voleva entrare nel Reggimento Lagunari "Serenissima”, la forza di proiezione dal mare, la fanteria anfibia. Per sbucare dall’acqua con le sue pinne e combattere il terrorismo e il crimine. E i pescatori di frodo, o qualunque cosa facessero i lagunari, non lo aveva mai capito con esattezza. Sarebbe stato un fante da sbarco, un eroe d’azione, un… un… un cazzo. Le prove selettive erano andate malissimo, e magari il fatto di esser alto un metro e sessanta scarso per ottantacinque chili - approssimati per difetto e non calcolati mai la domenica, quando a casa c'era la parmigiana - non aveva aiutato. 

Ma era diventato un carabiniere, una divisa era comunque una divisa, e la sua, Mammone, la portava con onore e rispetto. L’Arma era l’Arma. Glielo avevano spiegato e promesso per ANNI quelle pubblicità fuorvianti su Topolino, pagine di reclutamento per un corpo militare pubblicate su un settimanale letto soprattutto da ragazzini in età da scuola dell’obbligo. Una divisa, un futuro, un tuo posto nella vita. 

Certo, se per l’ultima cosa non lo avessero spedito proprio a Cosenza, tra tutte le destinazioni possibili, sarebbe stato anche meglio. Era a meno di un’ora da casa, ma dove si girava girava leggeva su qualche muro “CZ merda”. Non era semplice. 

Così come non era semplice avere a che fare con il collega con cui l'avevano accoppiato, Leonello Spitazen. Heidi, com’era stato soprannominato in caserma. Uno, perché aveva il senso dell’umorismo tipico di chi effettivamente è stato cresciuto da un nonno anziano e scorbutico sulle Alpi, il che era davvero il triste background di quel ragazzone pallidissimo. Due, perché Spitazen odiava la pizza, e Mammone prima di incontrarlo non aveva mai creduto potessero esistere persone del genere. Tre, perché una volta Spitazen aveva detto che Van Damme era un coglione e sbruffone francese.

"Veramente sarebbe belga", gli aveva risposto Mammone, trattenendo a stento l’ira che gli montava in gola quando si trovava davanti qualcuno che evidentemente era un fan di Steven Seagal e di quegli altri tizi che facevano solo film per mezze seghe, e non aveva il coraggio di ammetterlo. Spitazen aveva risposto qualcosa, ma quel dialetto imprecisato era troppo stretto, e Mammone non aveva capito. Manco gli importava granché, del resto.

Quella sera, Domenico stava tornando in caserma con l’auto di servizio, ed era solo. Cioè, nell’abitacolo dell’Alfa Romeo 155 mille e otto nera c’erano soltanto lui e quel viscido di Chong Li da prendere mentalmente a calci nella panza. Strappato al suo collaudatissimo sogno a occhi aperti da quell’imbarazzante contrattempo al semaforo, Domenico stava tagliando ora per il quartiere di Commenda, quel cespuglio di palazzi degli anni 70 tutti fondamentalmente uguali, spartiti nel centro da una villetta presidiata militarmente da anziani rancorosi e bambinetti col super santos. 

Come tutte le sere, quel quartiere, a un tiro di vabbèstudiodomani dall’Università, era pieno di ragazzi. Ventenni che bevevano una birretta o mangiavano il gelato, facevano conoscenza, vivevano il loro essere ancora sufficientemente giovani e spensierati, al punto di starsene pure in mezzo alla strada, liberi e belli e felici, e vi sciacquate un attimo dalle balle, ‘sti rincugghiuniti, oh? 

Domenico non perse tuttavia la calma. Si disse che domani sarebbe stato comunque un altro giorno, dai. Due secondi dopo aggiunse See, è arrivata Rossella O’Hara di ‘sta minchia, e rise da solo. Spitazen non l’avrebbe capita.

Un giorno in cui magari pensare seriamente al suo piano B, mettere a frutto tutti quegli anni di allenamenti nel full contact karate, per insegnare quelle tecniche a una nuova generazione. Avere una palestra sua, degli allievi, essere per loro quello che erano stati per lui Van Damme e Gennaro Capachiuovo. Il grande maestro, il suo secondo padre, che aveva intravisto in Domenico le doti del grande atleta e leader. E se lo diceva il sensei Capachiuovo, l’unico che si narrava fosse sopravvissuto a un vero kumitè mortale come quelli di Frank Dux, pur essendo arrivato quarto, doveva essere ver.. Un urlo.

UN URLO? Qualcuno, anzi qualcuna, stava urlando. Un grido acutissimo e disperato, a quanto, cento metri da lì? Qualunque cosa stesse succedendo, una sola persona aveva in quel frangente l’autorità, la preparazione e i nervi saldi per intervenire e risolvere il problema. 

L’appuntato scelto Mimmo Mammone era pronto all’azione.

3 (Tre)

Dieci minuti prima, l’autrice di quell’urlo, Jenny Sbarazzi, non aveva la benché minima idea di quanto sarebbe accaduto di lì a pochissimo. E infatti scherzava tranquilla con le sue amiche Ester e Piera Patrizia. Cioè, tranquilla nonostante tutto fino a quel momento fosse andato per il verso storto, quella sera, e stesse cercando invano di reprimere la voglia di cavare gli occhi a Ester.

Ester Caucaso era sua amica dalle elementari e all’incirca in terza media aveva cominciato a fregarle i ragazzi, con la malizia tipica di una stronzetta con la frangia. E non aveva più smesso. Per farsi perdonare, un giorno, Ester se n’era uscita dal nulla con questa promessa. Le avrebbe presentato suo cugino Maurino, altrimenti noto come il Fiorello di Luzzi (CS). 

Jenny non è che si fidasse particolarmente delle parole di quella giuda traditrice, ma nelle ultime settimane le aveva fatto una testa così, e questa è la sera giusta, poi mi ringrazierai in ginocchio, vedrai che roba, mio cugino, vedrai. 

Jenny amava smodatamente Rosario Fiorello, e la prospettiva di qualcuno che gli somigliasse anche solo vagamente, pur se proveniente da Luzzi, uno dei tre paesi che nell’area urbana cosentina erano e sarebbero stati per sempre noti per quella rima con la parola peni (non proprio peni, però), l’allettava. Ci credo, non ci credo, s’era messa allora in tiro come manco per un veglione di Capodanno. Così tanto trucco in faccia non l'aveva usato neanche cumulando tutte le uscite degli ultimi tre mesi. Sembro una cacchio di testimonial Pupa, aveva pensato, fissandosi davanti allo specchio. Ma aveva dei bei capelli biondi naturali, aveva un bel fisico, e aveva una gran voglia di vedere quale stronzata le avesse raccontato Ester questa vol…

Solo che Maurino era in effetti uguale sputato a Fiorello. Alto, ancora con la coda da cavallo dei tempi del karaoke, addirittura con una giacchetta celeste pastello con le spalline larghe, per essere meglio nel personaggio. Gli andava data un’aggiustata, ok, una bella aggiustata, pensò nel vederlo avvicinarsi, illuminato da un gran sorriso, ma non lo immaginava davvero così. Era… identico. Solo leggermente biondo. 

A Jenny non sembrava vero. E infatti non lo era.

“SCHCSHA PEL RITARTO, ASBEVE”, aveva detto Maurino, presentandosi quaranta minuti dopo rispetto all’orario concordato, lì davanti alla gelateria Mery. E mentre Jenny cercava di capire cosa volesse dire quell’Asbeve, in meno di mezz’ora Maurino aveva inanellato tre rutti forti, uno sommesso e celato malissimo sbattendo un piede a terra, tre bestemmie assolutamente gratuite, così, d'atmosfera, e due grattate di pacco plateali. Ma già alla prima Jenny aveva capito che no, non era la sua anima gemella, quel biondo di Luzzi.

E insomma, un altro giro di lancette più tardi, perso il Fiorello biondo che se n'era andato in giro a chiedere del fumo, Jenny stava descrivendo a Piera Patrizia ed Ester l’accaduto. E quando quest’ultima, ridendo come una ladra, le aveva dato dell’esagerata, Jenny se n’era uscita con un "Mavangùlu, va'" così forte che l’avevano sentita a cinque metri di distanza pure due signore che portavano a spasso i cani. Scusate, aveva detto Jenny alle signore e ai loro pastori tedeschi dallo sguardo severo, mentre quelle due iene delle sue amiche si davano di gomito e ridacchiavano sotto i baffi.

A ridere si erano messe così alla fine tutte e tre, e n’era venuta fuori una serata a suo modo memorabile lo stesso. Una di quelle da raccontare, pensò Jenny, ignorando che l’evento che non avrebbe MAI dimenticato in vita sua non si era ancora verificato, in effetti. Tre secondi prima che succedesse, e che lei urlasse con tutta l’aria che aveva nei polmoni, Jenny sentì uno strano rumore metallico sopra di lei, come di un cucchiaio passato su una grattugia per il formaggio. E sollevò lo sguardo.

Cinque minuti prima, l’autore di quel rumore, Gionatan Capisciolto, noto a tutti, compresa sua madre, come Johnny the Head, riaprì gli occhi. Doveva aver perso i sensi. E lo desumeva dal fatto che si trovava steso sul pavimento appiccicaticcio del bagno della ragazza di cui era innamorato. E sì, anche dal fatto che gli si andava gonfiando sull’occipite un bernoccolo di quelli importanti, e che la padrona di casa, la summenzionata Iris, dall’altro capo della porta gli stava chiedendo: “Johnny?! Johnny?! Tutto bene, là dentro? Abbiamo sentito un tonfo...”

Johnny non rispose. Si rimise in qualche modo in piedi, si massaggiò il retro del cranio dolorante e girò lentamente lo sguardo verso il water. Il mostro era ancora lì. 

C’era una sola cosa che poteva fare.

[CONTINUA]

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Commenti

  1. Bellissimo Doc!...😁...ho paura per quello che potrebbe accadere dopo 🤣

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  2. già alla seconda puntata iniziano i filler... ma che lavori, alle serie tv marvel?! E ora che dobbiamo aspettarci per settimana prossima?

    Che poi il twist del "Fiorello di Luzzi" era scontato per noi antristi di lungo corso, dato che Luzzi è famosa per UNA cosa!

    Seriamente, dai, bellissimo il racconto di Mammone, che nonostante un fisico "appesantito" è riuscito ad entrare nei carramba e "salvarsi le gambe"... gli è andata discretamente di lusso!

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  3. Mi sto veramente appassionando!!! Doc sei eccezionale, hai tratteggiato i personaggi alla grande, hai un talento favoloso, non vedo l'ora di leggere il seguito. Buona Pasquetta a tutti gli Antristi!!!

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  4. Doc ora serve l'emoticon su twitch del Fiorello biondo di Luzzi XD
    Tornando al nostro eroe io dico che....











    entra in scena Mr Hankey!
    Scusate. Troppo South Park

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  5. Bwahahah Fiorello bestemmiante mi ha steso... che suspense!

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  6. Van Damme come Hercule Poirot! Frank Dux grande atleta ma ancor più grande cazzaro! Il ponte di San Luis Rey era a Cosenza, e non l'avevo mai saputo!

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  7. Ottimo, fila via che è un piacere, questo racconto/romanzo, doc! Chissà se pure il vero Fiorello è biondo e si tinge di nero da sempre (almeno fino a quando non gli sono venuti i capelli bianchi e ha iniziato a sfoggiarli con nonchalance) 😄Pare che persino Elvis non fosse poi così moro...

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  8. grande Doc! ...il Biondo di Luzzi, prepotentemente in scena.... sarà che ho 47 anni, ma questo scenario di inizio anni novanta me lo ricordo bene... cognomi incredibili, come sempre, ma personaggi assai veritieri...ani, proprio veri, credo....

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  9. Wow, la storia orchestrata su piani narrativi plurimi mi ha preso di sorpresa, ecco perchè mi piace.
    Curioso di vedere come continua/finisce.

    N.B. ffrom the 90's:
    - Colpi proibiti era stato registrato con logo Mediaset (forse ancora si chiamava Fininvest?) su una VHS da 240 min insieme a roba varia. Una ragazza con la scusa che al padre piaceva Van Damme mi chiese di prestagliela e con quasta "ce n'era". Non le prestai mai la cassetta fingendo di dimenticare sempre a casa perchè su quattro ore di roba, oltre a quel film c'erano anche cose nerd che al tempo mi avrebbero fatto deridere da tutto il quartiere e alla tipa che trovava scuse per parlarti non si poteva prestare... roba che era meglio se ci registravo un porno...
    - Il "Fiorello tarpano" a Penisville, tra il 93 e il 95 era uno stile di vita, tipi come lui se ne trovavano ad ogni angolo, roba che non si salvavano neanche nonni e padri di famiglia. Il ero metal e non facevo testo....
    - Sono più che sicuro che Mimmo l'appuntato sia stato trasferito a Penisville nel periodo che andava dal 2006 al 2008. Era di certo lui....

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  10. È come la prima apparizione di Gus Fring in Better Call Saul.

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  11. Eh, purtroppo é una triste realtà con cui tocca fare i conti, quando si cresce.
    Quella di non riuscire (quasi) mai a far quel che si vuole, nella propria vita.
    E soprattutto quel che si desiderava tanto da piccoli.
    Magra consolazione, quella di girare in tondo come un fesso immaginando di essere il miglior combattente di arti marziali del mondo...

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  12. Se c'è una certezza nella vita è che se il Doc inserisce in una storia un biondo di Luzzi (CS) non si tratta di un personaggio positivo.

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    1. Peraltro leggo che gli abitanti di Luzzi sono circa 9000, non esattamente una metropoli.
      Tutti biondi, suppongo.

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  13. Aspetto con ansia la terza puntata sperando in una seconda stagione...

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