Perché Frank Miller è il filo che unisce Lone Wolf and Cub, Daredevil e le Tartarughe Ninja
Ti piacciono i collegamenti. Ti piace soprattutto quando opere che ti piacciono, diversissime, sono legate tra loro. Dal caso o, come qui, semplicemente da una catena di gusti di chi ci ha messo mano. Capita così che rileggendo in queste settimane Lone Wolf and Cub, ti sia venuto a genio di ricostruire esattamente com'è che Miller se n'è invaghito già ai tempi di Daredevil. E, già che c'eri, di ricordare anche come questo ha portato alla nascita delle Teenage Mutant Ninja Turtles [...]
Che Frank Miller sia un fan di Lone Wolf and Cub, colossale - in tutti i sensi - manga di Kazuo Koike e Goseki Kojima, è cosa nota a tutti. Ha realizzato le copertine dell'edizione americana del manga, usate anche da noi, e lo ha citato più volte come sua fonte d'ispirazione. Un'ispirazione evidente soprattutto in opere come Ronin (1983), ovvio, ma presente praticamente in tutta la sua produzione. Quei ninja ovunque, pure sui tetti di Sin City? Ecco.
Ma Lone Wolf and Cub viene pubblicato negli USA solo nel 1987, dalla First Comics (che lascia per strada l'opera, nel '91, causa fallimento). E Miller riempie di ninja la sua run di Daredevil già a inizio '81. Com'è possibile? E più che altro, com'è successo?
Facciamo un passo indietro. Nel 1970, sulle pagine del magazine Weekly Manga Action, comincia la serializzazione di questo gekiga intitolato Kozure Okami, cioè "il lupo con il suo cucciolo". Si trasformerà in un'epopea di 28 volumi lunga sei anni, con le avventure dell'impassibile Ogami Itto, un kaishakunin, cioè un boia dello shogun, caduto in disgrazia e divenuto gelido e infallibile sicario a pagamento. Con un pargolo tenero e sveglissimo, Daigoro, al seguito.
Quel manga diverrà celebre in tutto il pianeta con il titolo internazionale di Lone Wolf and Cub e darà vita a otto diversi film (contando il settimo, l'apocrifo pasticciotto USA Shogun Assassin, aka Shogun il giustiziere, ottenuto mescolando alcune delle pellicole giapponesi originali) e ad alcune serie televisive.
Tempo addietro, scrivevi che il sesto film, Lone Wolf and Cub: White Heaven in Hell, detiene una sorta di record, perché lì Ogami Itto (interpretato da Tomisaburo Wakayama) uccide da solo 150 nemici. Il John Matrix di Schwarzenegger, in Commando, si è fermato a 81. Per dire.
La prima delle due serie TV, invece, i tuoi coetanei dovrebbero ricordarla bene. La serie televisiva di Kozure Okami, andata in onda in Giappone tra il ’73 e il ’76, in Italia viene ribattezzata in modo spiccio Samurai e trasmessa nei primi anni Ottanta.
Prima di tornare a Daredevil e a Miller, una curiosità: lo sceneggiatore del manga Lone Wolf and Cub, il Kazuo Koike di Lady Snowblood e Crying Freeman, un contatto con gli eroi Marvel l'aveva peraltro già avuto anni prima, visto che tra il 1970 e il 1971 aveva scritto i testi di Haruku.
Cioè una versione manga delle avventure di Hulk (fonte foto). Il che ci riporta sull'altra sponda del Pacifico, a un ragazzo del Maryland di poco più di vent'anni, chiamato Frank Miller.
Miller scopre i manga proprio attraverso Lone Wolf and Cub. In questa intervista, che risale al 2008, Miller spiega che fu la sua ragazza dell'epoca, nel 1980, a prestargli un numero del manga Kozure Okami (Lone Wolf and Cub): "Scoprii il lavoro di Goseki Kojima e poi iniziai a studiare tutto il resto".
Negli anni, racconta l'autore, il suo rapporto con il manga si evolverà dall'esserne "totalmente rapito" a un atteggiamento più critico, soprattutto nei confronti dei contenuti del fumetto giapponese. Ma qui siamo ancora all'inizio, in piena fase di innamoramento.
Fase durante la quale Miller si trova in mano le redini di una testata in declino e a rischio chiusura, chiamata Daredevil.
Miller inizia a lavorare alla Marvel ventunenne, nel '78, facendo il tappabuchi. Disegna così due numeri di Peter Parker, The Spectacular Spider-Man (27–28, febbraio-marzo 1979) in cui è presente Daredevil, e s'invaghisce del personaggio. Crede abbia delle potenzialità, per via del suo potere e del modo in cui lo porta ad affrontare il mondo, e chi lo disegna a rappresentarne le azioni.
Jim Shooter, l'allora Editor-in-Chief della Casa delle Idee, lo mette a disegnare la testata a partire dal numero 158 di Daredevil (maggio 1979), su testi di Roger McKenzie e con le chine di Klaus Janson.
Per un anno e mezzo e una manciata di numeri (la testata è ancora bimestrale, all'epoca), Miller affina il suo stile su storie noir con qualche supercattivo nel mezzo.
Le sue vignette sottili che coprono in larghezza tutta la pagina, la frammentazione alla Steranko di un'espressione di Ben Urich in una serie di strisce verticali affiancate.
Ma poi, visto che le vendite comunque fanno pena, e che Miller vorrebbe fare di più e con delle storie diverse, l'editor Denny O'Neil decide di tentare il tutto per tutto e molla a Miller il controllo totale della testata. Vuoi fare qualcos'altro? Fallo, tanto peggio non possiamo andare.
A partire da Daredevil 168 (gennaio 1981), Miller, sempre affiancato alle chine da Janson, diventa autore anche delle storie della testata.
E qual è la prima cosa che fa un giovane disegnatore-sceneggiatore in fissa con un manga di ronin, samurai e ninja? Crea una storia di amore e morte con una ninja chiamata Elektra (anche se qualcuno, sulla copertina di quel numero 168, ci infila una lettera in più: Elecktra...), e poi circonda Matt Murdock di clan ninja (La Mano e i Casti) e gli affianca un vecchio maestro come Stick.
Sostanzialmente, trasforma un fumetto di serie B con comparsate del Dottor Octopus in un noir metropolitano in cui volano i sai, Kingpin è un nippofilo e i ninja sconfitti spariscono in una nuvola di fumo.
Nella costruzione di molti combattimenti, l'influenza di Lone Wolf and Cub è evidente anche dal punto di vista estetico. Lo scontro letale tra Bullseye ed Elektra sul celebre Daredevil 181 è quasi tutto muto, con lo scambio dei colpi accompagnato solo dalle onomatopee.
Frank Miller lascia Daredevil con il numero #191 (febbraio 1983), ma si porta dietro anche altrove quelle influenze, tanto a livello di temi quanto di stile.
Nel settembre dell'82 aveva lanciato, su testi di Chris Claremont, la prima mini-serie personale di Wolverine. Quattro numeri in cui, guarda un po', Logan vola in Giappone per i suoi affari con il clan Yashida e Lord Shingen.
Tra l'83 e l'84, con Ronin (DC Comics), Frank Miller passa direttamente a raccontare la storia di un samurai senza padrone come Ogami Itto, riprendendo pure il tratteggio di Goseki Kojima. Ninja, katana e shuriken accompagneranno buona parte della sua produzione successiva, dicevamo, ma la chiusura del cerchio sono le copertine di Lone Wolf and Cub che gli vengono affidate per la prima edizione USA del manga, come detto nell'87.
Qualche tempo prima, nel 1984, tra i tanti fan di Daredevil che hanno contribuito a risollevare le vendite dell'albo, che sotto la cura Miller è tornato anche alla periodicità mensile, ci sono due ragazzi che vivono nel Massachusetts. Si chiamano Kevin Eastman e Peter Laird, e nel maggio di quell'anno hanno stampato da soli 3mila copie di un fumetto in bianco e nero autoprodotto: Teenage Mutant Ninja Turtles.
I due fingono di avere una casa editrice, e in copertina hanno scritto "Mirage Studios" per darsi un tono; hanno pubblicato quel numero autoprodotto con i soldi di un rimborso fiscale, e non hanno ovviamente idea di quale fenomeno diventeranno le loro Tartarughe Ninja. Il loro fumetto mescola varie idee pescate da albi di successo in quel periodo, come i mutanti Marvel (e in particolare i Nuovi Mutanti di Claremont) e ovviamente il Daredevil di Miller.
Non tutti lo sanno, ma l'omaggio di Eastman e Laird arriva al punto di far condividere a Daredevil e alle TMNT le STESSE origini.
Come raccontato da Splinter in quel primo numero di Teenage Mutant Ninja Turtles, è la medesima sostanza radioattiva che priva Matt Murdock della vista e gli potenzia gli altri sensi a trasformare, in quello stesso incidente stradale, quattro tartarughine domestiche in Leonardo, Donatello, Raffaello e Michelangelo.
E se il Daredevil di Miller aveva Stick ("bastone") e la Mano, le Turtles di Eastman e Laird - in un fumetto che è molto più violento rispetto alla versione edulcoratissima di quei personaggi che proporrà la serie animata delle Tartarughe Ninja - hanno Splinter ("scheggia") e il Piede.
Quando nel 1970 Ogami Itto iniziava il suo viaggio, scegliendo di sottrarsi alla morte e di incamminarsi con il figlioletto verso il Meifumado, l'inferno buddhista, non credi immaginasse che quel percorso sarebbe finito tra le fogne di New York, a giocare ai videogiochi e mangiare tranci di pizza. Dal kaishakunin al cowabunga.
Eppure.
Forte, non sapevo delle origini condivise di DD e TMNT :D
RispondiEliminaChe bel post, Doc, ricco e appagante. Il contributo dell'arte giapponese al mondo è un argomento che mi affascina sempre. Ancora di più, ovviamente, quando si parla di manga e anime.
RispondiEliminaMoumentale, Lone Wolf and Cub. Avrei voglia di rileggerlo anche io.
Gran bel post, Doc. Complimenti.
RispondiEliminaDi quelli che piacciono tantissimo pure a me.
Avevo letto da qualche parte che il fluido radioattivo che faceva mutare le quattro celeberrime tartarughe (e il maestro Splinter) fosse proprio quello che in superficie, giusto un attimo prima, aveva ciecato il povero ragazzino Murdock donandogli però tutta una bella serie di poteri compensativi.
Però pensavo fosse una sorta di leggenda metropolitana. E invece...
Forse sarà solo una mia impressione, ma il manga di Hulk sembra bello.
La copertina é una pheegata pazzesca. a parer mio.
👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏
RispondiEliminaOttimo post ( può sembrare retorico , ma è il vecchio e godibile post dell'Antro che da um pò non leggevo su 'ste coordinate, nonché ascisse :) )
Sapevo ovviamente delle origini delle TMNT e di Devil, dovute ad un atto di devozione verso Frank Miller, ma non sapevo del collegamento tra le opere di Miller e Lone Wolf!
RispondiEliminaC'era un episodio del cartone del 2003 che si chiamava Lone Raph & Cub.
EliminaE io che ci scherzavo sulle origini simili di Daredevil e TMNT!
RispondiEliminaCome sempre, l'Antro mi impara le cose.
Questa cosa l'ho già scritta da qualche parte, chissà dove. Bo, la ripeto, al massimo mi prendo dell'arteriosclerotico.
RispondiEliminaLa Sposa di Kill Bill vol. 2 di Tarantino, dopo aver ritrovato sua figlia guarda insieme a lei "Shogun Assassin", tratto dal manga di Koike e Kojima, che in America ha le copertine di Frank Miller, quel Miller che dirigerà il suo Sin City insieme a Robert Rodriguez, da sempre sodale di Tarantino.
E -aggiungo ora- anni dopo Rodriguez si trova a dirigere il (godibilissimo, a mio avviso, pur senza essere perfetto) film di Alita, tratto dal manga di Kishiro che è dichiaratamente un fan sfegatato di Frank Miller, basti vedere il sorriso sgangherato e a 14000 denti di Makaku, ripreso dal volto pazzo del Joker de "Il ritorno del Cavaliere oscuro", lo stile a bianchi e neri alla Sin city dello spinoff "Ashen victor", i ninja che sbucano dalla sabbia del deserto in un combattimento di Alita "sintonizzata", ricalcati bellamente da vignette di Miller (non ricordo da quale fumetto), ecc.
Kishiro ispirato da Miller, a sua volta affascinato da Kojima, come quella storia di cerbiatti, leoni bianchi e colossal Disney, avete presente?...
PS: Quell'Hulk manga è fighissimo
Un post bellissimo. Thank you Doc
RispondiEliminaGrazie, ragazzi. Ho ancora tanti post da scrivere per questa rubrica. Un po' alla volta e ce li sciroppiamo tutti :)
RispondiEliminaLeggo in ritardo perché lungo la strada per il meifumado non prendeva internet. Lone Wolf è uno dei miei fumetti preferiti.
RispondiEliminaBellissimo post e anche a me piacciono tantissimo i viaggi. Tutto si contamina ed essere integralisti è sempre stupido perché nella cultura tutto nasce da un eterno rimescolamento. Credo che nel post che nel post in cui citavi un tuo articolo su The Mandalorian citavamo cosa hanno in comune Darth Vader e il Quirinale (nel caso interessasse è Date Masamune).