Soul: il senso della vita, Miyazaki, Cavandoli e questa grande balla che i bambini non possono capirlo

Soul Pixar recensione docmanhattan Antro

E alla fine poi è successo. Il momento Bing-Bong®, la scena commovente che ormai ci si aspetta in ogni pellicola Pixar, è diventata il fulcro di un film, il senso di una pellicola che, toh, ti parla del senso della vita. È un film coraggioso, Soul? Per gli standard dell'animazione USA e Disney in particolare, certamente. È un film poco masticabile per i bambini, come hai letto in giro un po' ovunque negli ultimi giorni? Per niente [...]

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La vita, l'universo e tutto quanto. Ma prima la morte

Quanto la Pixar si sia allontanata dal selciato dei classici Disney lo testimoniano tanti aspetti diversi, dalla principessa iconoclasta di Ribelle al progressivo abbandono della struttura canonica con un cattivo da sconfiggere. Ma più di ogni altra cosa, credi, lo dice questa fissazione di Pixar per la morte. La morte e quello che viene dopo, per chi resta (Coco, Onward) e ora proprio per chi tira le cuoia, con Soul.

Il cinema di Pete Docter, che dal 2018 è anche chief creative officer di Pixar al posto di Lasseter, non è solo un cinema d'animazione dei buoni sentimenti, che punta a colpire lo spettatore cercando quel nervo scoperto che abbiamo tutti, da qualche parte, dentro. 

Non sono solo le pellicole di un Frank Capra dell'animazione che ti mettono sotto il naso ciò che impari e ciò che perdi quando cresci (i primi due Toy Story, di cui ha scritto insieme ad altri il soggetto; Inside Out), che sottolineano a tradimento quanto la vita possa essere brutale (la sequenza flashback, da lacrimoni veri, di Up). 

I film di Docter hanno quel grado di sensibilità che va al di là della morale da film d'animazione, del pistolotto per i bambini al termine del quale al genitore basta aggiungere un "Giusto. È proprio così. Prenditi il giubbino che andiamo".

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Miyazaki: e poi non succede niente

Guardando Soul, e riguardandolo una seconda volta (ci arriviamo tra un attimo), c'era qualcosa che ti mancava. Un tassello del puzzle che proprio non riuscivi ad afferrare, anche se era lì, a un passo. Questa storia su quello che c'è dopo (e prima) della vita, su quello che si fa per dare un senso alla propria esistenza, e sulle cose meravigliosamente normali in cui quel senso puoi riuscire a trovarlo, era troppo costruita sulla magia sinestetica del momento.

Le note di pianoforte - qui tanto più, parlando di un pianista jazz - a dar forza e sostegno insieme a delle sequenze mute, che ti travolgono come uno schiacciasassi emotivo. Come in quella scena dal dottore in Up, o come...? Poi hai capito. 

Ti sei ricordato di un'intervista in cui Pete Docter spiegava l'influenza subita dall'animazione giapponese, e in particolare dai film Ghibli. Docter, supervisore del doppiaggio della versione inglese de Il castello errante di Howl proprio ai tempi di Up, racconta che negli USA il pubblico è abituato "alla carota del 'Dopo che succede?' appesa davanti agli occhi degli spettatori. Tutto è funzionale a far progredire la trama. Nel cinema di Miyazaki, invece, non necessariamente succede qualcosa, dopo. Ci sono questi momenti bellissimi, veri, come l'acqua che scorre. E noi abbiamo cercato di inserire momenti del genere, nel film".

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Il film era Up, e Docter e il produttore Jonas River sottolineavano il desiderio di realizzare un film che "respirasse", non si limitasse "a un boom-boom-boom". Nella citata scena del dottore, Up respira così forte da sottrarre l'aria nei polmoni di chi guarda.

Docter, è evidente, non si è fermato lì. Ecco cosa ti ha colpito così tanto, in Soul: non è la storia particolare, è il fatto che la pellicola respiri, appunto. Si fermi a contemplare il bello e te lo annodi attorno alla gola. Quei momenti, quando le gag con il gatto o gli inseguimenti si fermano, Soul respira a pieni polmoni. 

E lì, in quei frangenti che lo rendono un gran bel film, è quanto di più prossimo si possa creare in California alla sensibilità di un film Ghibli. Cosa c'è di profondamente diverso, secondo te? Il finale. Tranquilli, niente spoiler.

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"I bambini non lo capiscono", disse chi non capiva i bambini

Il che ci porta alla seconda parte del discorso. Stai andando lungo, scusate, ma credi valga la pena di approfondire questo punto. Non scenderemo ovviamente nei dettagli per non spoilerare niente a nessuno, ma hai come idea che il finale, in un anime giapponese, l'avrebbero gestito in modo diverso. Molto diverso. E allora ti ricordi che è pur sempre un film Pixar per famiglie, e al netto del coraggio mostrato nella scelta dell'argomento e nella sensibilità con cui è stato trattato, il target di una pellicola costata 150 milioni e destinata originariamente al grande schermo, è quanto più vasto sia possibile. Il che, sì, include ovviamente anche i bambini.

Hai letto in giro un po' ovunque, sui social, le lamentele di chi non considera Soul un film adatto ai bambini. Hai pensato subito fossero scritte da chi bambini sotto mano non ne ha, o se ce li ha è abituato a fargli vedere solo minchiatine e li sottovaluta terribilmente. Ma per non fare il saputo, hai provato a sperimentare empiricamente la tua teoria. Dopo aver visto una prima volta Soul con Effe, di sera, il giorno dopo lo hai sottoposto alla tester di sei anni a disposizione, la collaudatrice PiKi.

Ci sono state un paio di domande durante la visione? Sì. Ma quelle ci sono sempre, PiKi sa che sono vietatissime e rimandate al dopo solo quando siete al cinema. Ha capito il film? Sì. Se l'è goduto? Sì. Ne ha colto il senso più profondo del guardarsi alle spalle, fare un bilancio della propria esistenza e dare il giusto peso ai propri sogni divenuti ossessioni? No, ovvio che no, ha sei anni. Ma questo non significa che non abbia capito il film, la sua storia, le motivazioni dei suoi personaggi.

Esiste, banalmente, questa cosa chiamata livelli di lettura, per cui ad età diverse si colgono aspetti diversi di una storia. Ma è stato così per Toy Story 3, è così un po' per tutto, quando chi un film per famiglie lo mette in piedi si premura e degna di strutturare la trama in un certo modo. Del resto, da bambini Fantozzi ci faceva ridere e basta. Poi finisci a lavorare in un ufficio e capisci quanto sia tutta vera verità.

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Linee

Un'altra cosa a cui hai pensato, durante la visione di Soul, è stata la Linea di Osvaldo Cavandoli. Tu come tutti i tuoi coetanei, credi. Per nosotros cresciuti con i cartoni animati di questo personaggio nato da una linea (e a sua volta nato da un Carosello delle pentole a pressione) e intento per metà del tempo a trasformare quella linea in pezzi di mondo - per l'altra metà inveiva contro il suo creatore - è impossibile non collegare i Jerry e Terry di Soul ai cartoni animati di Cavandoli.

Negli USA ovviamente quei personaggi hanno fatto pensare più che altro alle facce di Joan Miró e Pablo Picasso, e Cavandoli non è stato l'unico a sperimentare con quel tipo di animazione, certo: non sai insomma quanto si tratti di un "omaggio" voluto o di un collegamento mentale facile soprattutto per il pubblico italiano. 

Sia quel che sia, credi sia importante ricordare che quelle soluzioni visive c'era chi in Italia le aveva già adottate cinquantuno anni fa. Cosa avrebbe detto La Linea della faccenda? Probabilmente AHBLABLABBLABAHBLA! Agitando il pugno.

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Manca qualcosa, a Soul. Di piccolo, e non sapresti dire esattamente cosa, ma gli manca qualcosa, nel suo tentativo in buona parte riuscito di sorprenderti. E allora perché cinque presidentPerché comunque se le merita. Perché anni fa non credevi si sarebbe arrivati a pellicole del genere, con il logo Disney sopra. E i tentativi coraggiosi, pur con i vincoli necessari del caso, di allargare il campo, vanno premiati. 

E allora: dove ci porteranno Pixar e il suo CCO Docter, ora che siamo già stati oltre la morte? Beh, in Italia, con Luca di Enrico Casarosa, a giugno. Ma più in generale, il discorso si fa interessante. Abbandonare progressivamente gli elementi classici da classico dell'animazione che ci si può lasciare alle spalle, osando dove si può e pure dove non immaginavi si potesse farlo, non fa che rendere le prospettive intriganti. 

Alle declinazioni del collaudato genere principessa pensa la casa madre, Pixar può continuare a fare quello per cui è nata. Essenzialmente, ogni volta che rimbalza nel suo logo quella lampada da tavolo, cercare di stupire.

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Commenti

  1. Recensione perfetta. Non potrei cambiare una singola virgola. Aggiungo che, in inglese, Aoyade è favoloso nella piccola parte che gli hanno dato.

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  2. Premesso che lo voglio riguardare per un giudizio più equilibrato, concordo sul premiare assolutamente lo sforzo, ma a tratti mi è sembrato raffazzonato, magari proprio come il Jazz e la cosa probabilmente è pure voluta (o un filino paracula).
    Senza fare spoiler, seguendo l'ottimo spunto della "ghiblata in un film americano", finisce che prima le cose le spieghi magari troppo, poi troppo poco ma poi va bene così volemosebene: certo, perché gli spunti sono ben altri, ma allora perché perdersi nei pipponi iniziali (con un bel meh sulla precostruzione delle personalità)?
    Sembra abbiano voluto tenere il piede in due e più scarpe, sensazione avvertita più volte durante la visione.
    Morale: felice e ispirato alla fine della visione, bing bongato a più riprese, ma manca davvero qualcosa a questo film, e secondo me quel qualcosa è proprio una bella Storia come quelle che ci hanno regalato con gli ultimi film, non che debba esserci per forza, ma probabilmente me lo aspetto io da un prodotto del genere a causa delle maledette aspettative che inevitabilmente abbiamo appena entriamo in un cinema o apriamo disney+.
    4 Presidentesse e mezzo per il coraggio, 4 senza, probabilmente a rialzo dopo una seconda e terza visione, sono sicuro che, al contrario di altri film, sicuramente lo riguarderò con più interesse.
    Di certo, ennesimo centro in casa Pixar, in attesa di guardare Onward che se non vado errato arriva per la befana su D+.

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    1. Condivido questa recensione.
      I disegni, le animazioni e la colonna sonora sono spettacolari. Le ambientazioni sono poetiche e realistiche allo stesso tempo, tanto che anche una stazione della metropolitana ti fa venire nostalgia della vita terrena. Tuttavia, per i miei gusti, mi ha lasciata con l'impressione dell'esercizio di stile.
      Ho sentito la mancanza di una storia valida e ben costruita, compensata dallo spiegone iniziale e dalle regole del great before inutilmente complicate ai fini narrativi perché poi alla fine entrano in gioco alcuni espedienti.

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  3. Concordo in tutto. E a me ha portato fino alla commozione la bellezza delle immagini, quanto ora con la CGI si arrivi a rappresentare così profondamente la realtà, quasi un'opera ultrarealista.

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  4. Prendetemi pure per PDF ma l’intento non è quello: la spiegazione del respiro narrativo e dei pieni e dei vuoti, dei momenti contemplativi, insomma lo stile volutamente tendente alla varietà tensiva nell’animazione giapponese in generale (ivi incluso il Ghibli, fatto da due persone che venivano dalla Toei) fu spiegato nel 1999 da Francesco Filippi in “Mazinga Nostalgia” dopo aver colto lo spunto già abbozzato da Raffaelli cinque anni prima in “Le anime disegnate”. Filippi ha spiegato di nuovo questo stile del discorso (discorso in senso narratologico) nel suo recente “Fare animazione”. Il concetto di “tensivo” è spiegato bene da Daniele Barbieri, che parla di fumetti (in “Semiotica del fumetto”, 2017), ma il discorso si può forse allargare all’animazione (giapponese).
    Faccio queste proposte di lettura perché per capire bene l’animazione e in essa quella giapponese - non solo a valle, ma anche a monte del processo produttivo - Filippi è un pilastro.
    Aggiungo che Docter pensa di essere influenzato da Miyazaki e/o Takahata perché ha visto i film Ghibli, ma in realtà quello che avviene nei film Ghibli a livello tensivo e dimque di pieni e vuoti è una struttura profonda del racconto animato giapponese in generale. Quindi Docter ha assorbito anche molto altro, nel “pacchetto”...
    Buon anno a tutti!

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  5. Bellissima recensione Doc. Dopo le mie ultime visioni di film pixar, in particolare di Coco, so già che, quando sarà il momento, mi cadrà una trave nell'occhio. Ma non è solamente questo il punto. Sono curiosissimo di vederlo per tutto quel sottotesto, quel detto non detto che ormai la pixar sta facendo suo, appunto i vari livelli di lettura, e per il jazz naturalmente.
    Ma Disney+ mi manca, e mi sa che aspetterò la pubblicazione in altri luoghi, da tirchio quale sono (eppure 9euro per il film al cinema sicuro li avrei spesi).

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  6. Riguardo alla questione Linea: una puntata della docuserie "Pixar - Dietro Le Quinte" è dedicata a colei che ha ideato i Jerry e Terry. Non viene citato espressamente Osvaldo Cavandoli (anzi, la ragazza dice che la sua proposta erano delle "statue di fil di ferro"), ma la ragazza è italiana, almeno d'origine, perché cita il fatto che durante il viaggio in Italia per la documentazione per Luca ha approfittato per ritrovare i parenti. Quindi magari un'ispirazione inconscia c'è stata.

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    1. Ecco, questo è molto interessante. Lei si chiama Deanna Marsigliese. Non so quanto siano prossime le origini italiane, ma è una traccia.

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    2. Avrei detto francese, più che italiana (vado via...)

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    3. Secondo me l'ispirazione è più a Saul Steinberg piuttosto che a Cavandoli. Principalmente per una questione di notorietà in terra americana. Steinberg, che era rumeno ma aveva studiato in Italia, ha realizzato numerose copertine del New Yorker ed un'infinità di vignette iconiche.

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    4. Può essere, le caricature di Steinberg sono state alla base del lavoro di Eric Goldberg per il Genio in Aladdin. Magari Cavandoli e Steinberg hanno avuto le stesse influenze e non lo sappiamo. O magari è tutta una coincidenza.

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  7. Bravissimo come sempre Doc. Hai colto la mia stessa idea sul finale. Di primo acchito pensi che non abbiano voluto "osare" ma poi ti ricordi che il pubblico è composto anche da bambini e pensi, va bene così Comunque si avverte proprio il cambio di direzione e ben venga.
    Tempo addietro pensare che in un film Disney ci fosse la morale del "raggiungere il proprio sogno e avere quel sapore di incompiutezza, perché la felicità è il tragitto della nostra vita" sarebbe stato fantascienza.

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  8. Viesto ieri sera, stamattina guardo un po' di recensioni, la prima che mi propone Google è piena di sciocchezze: oltre al solito "non è per bambini" in chiusura si insinuava che Disney l'avesse passato su D+ senza sovrapprezzo perché conscia che il prodotto non sarebbe stato all'altezza dela sala. Vabbè.

    SPOILER QUI SOTTO
    Inizialmente ho pensato che il finale fosse una concessione facile, e che sarebbe stato più coerente abbracciare la morte, però 1) Il tema del film non era quello, si parla di trovare una ragione per vivere, non di accettare la dipartita (quello forse era più Coco); 2) Mi avrebbe deluso anche di più se fosse finito col trionfo al Club, o con una morale banalotta tipo "la fama non dà la felicità, la mia vera vocazione è insegnare". Pensandoci bene un finale aperto in un film di animazione è molto molto coraggioso.

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  9. Pienamente d'accordo con te, Doc.
    Finito giusto di vedere l'altro ieri.
    Beh, mi é piaciuto. E molto.
    Ormai la Pixar é una garanzia.
    Le mie parti preferite? Prima di tutto, la rappresentazione del cosiddetto "altro mondo", ma con una differenza.
    Si parte sempre da una dipartita. Ma stavolta, più che voler mostrare cosa c'é dopo la morte, si vuol mostrare cosa c'é prima della vita.
    E spesso sono la stessa cosa. Non a caso i due "settori" sono correlati ed interconnessi a più riprese.
    E poi il contrasto tra i due protagonisti.
    Scorpiamo che anche chi ha decenni, forse secoli di "non-vita" sul groppone può dare qualche lezione in merito anche a chi di vita sulle spalle ne possiede parecchi lustri.
    Anche se in fondo non gliene é mai importato molto, tutto preso com'era dalla sua passione.
    E' vero. Conta soprattutto VIVERE, nel senso più autentico che può avere questo termine.
    Ma con l'avanzare degli anni, spesso sono l'attaccamento e la costanza a tenerti in vita.
    Credo che molti, senza le loro "magnifiche ossessioni", sarebbero morti da anni.
    Poi un colpo di sfortuna può sempre capitare, eh.
    Belle le strizzatine d'occhio ai grandi personaggi del passato e agli aneddoti famosi (tipo la spheega pazzesca dei Knicks. 22 jazza davvero di brutto, e non solo in senso musicale!).
    Paradossalmente e a dispetto di tanti celebri maestri sarà proprio una persona normale, persino insignificante, che deve il suo talento all'unica cosa per cui sta perennemente in fissa a far capire a 22 quanto sia affamata di vita. E di viverla.
    Difetti? Si. E anche in questo la penso uguale.
    Al netto di qualche incongruenza narrativa (ma come hai sottolineato tu, non é il caso di fare i pignoli) che però non guasta, ce n'é uno bello grosso.
    E proprio nell'ultima parte.
    Non voglio arrivare a dire che toppa clamorosamente nel finale, perché sarebbe ingiusto.
    Senza spifferare nulla...ritengo che se gli sceneggiatori avessero optato per una certa scelta, a dispetto di tutto, avrebbero fatto il botto.
    E invece...
    Avrebbero dovuto osare un pò di più. O forse é stata la Disney a metterci lo zampino (di Topolino).
    Film come Coco o Il Viaggio di Arlo (capolavoro assoluto, almeno per me. E che avrebbe meritato davvero maggior fortuna. E invece non se l'é filato di pezza nessuno) li ho trovati ben più coraggiosi.
    Non se la sono sentita. Oppure qualcuno glielo ha impedito (propendo vivamente per la seconda ipotesi).
    Ma va bene anche così. Un film va giudicato per quel che é, non per quello che avrebbe potuto essere.
    Promosso a pieni voti, pur mantenendo qualche leggerissima riserva.

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  10. Ciao Doc, grazie per la recensione, che mi ha dato vari spunti di riflessione, ma che non mi sento di condividere.

    Io l'ho guardato con i miei due figli più grandi, 3 e 5 anni, a loro è piaciuto (bello il gatto!) e il più grande ha anche capito la vicenda... entrambi si sono spaventati con i mostri di sabbia e ci sono rimasti davanti tutto il tempo... ma a me proprio non è piaciuto.

    Non mi è piaciuto il tono da omelia che questo film ha dalla prima all'ultima scena.
    (E non che sia contro alle omelie, anzi, quando sono belle mi piacciono, ma questa non mi è piaciuta, proprio perchè faceva finta di non essere un'omelia. E allora ci rimango male...)

    La volontà di insegnarmi qualcosa era talmente evidente che ha oscurato anche la bellezza oggettiva di alcune scene da te citate.

    "Up", ad esempio, da questo punto di vista è totalmente diverso: insegna le stesse cose, o cose molto simili, ma senza essere un'omelia, anzi.
    "Insideout" è un po' a metà strada, già lì il tono da omelia iniziava a farsi sentire, ma restava un film godibile.

    Portate pazienza se esco dal coro, ma per me Soul è stata una delusione. (E a Natale una delusione fa più rumore.)

    (Tra l'altro stamattina riascoltavo gli assoli jazz-o-quasi degli aristogatti, del libro della giungla e della sirenetta... e mi sembra che non ci sia paragone...)

    Un abbraccio a tutti e buon anno!

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  11. Non so, il film è stupendo, ma il finale mi ha lasciato l'amaro in bocca. Mi è risultato come incompiuto.
    Fermiamoci un secondo però per parlare del suono che fa l'anima quando entra nel "nucleo", è il rumore delle zanzariere elettriche quando bruciano un insetto. Dopo aver sentito quel rumore mi è venuta l'angoscia per tutto il film.

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  12. Volendo giocare con il titolo, sintetizzerei dicendo che è un film molto più "di testa" che "di anima". Il che, intendiamoci, è un bene.
    Voto 5 perché - pur se imperfetto (le evitabilissime gag del gatto) ed a volte fuori fuoco (gli andirivieni nell'Ante Mondo) - ha avuto (imho) il coraggio di portare su schermo due temi finora poco o nulla esplorati:
    - la PROPRIA morte (e conseguentemente il senso della propria vita), laddove finora si era toccato esclusivamente il tema della morte tout court (da Bambi a Il Re Leone a Coco ovviamente);
    - il superamento del concetto del "realizza il tuo sogno" di disneyiana memoria, con la logica e naturale conseguenza che il mancato achievement significhi aver fallito (la scena del barbiere). Una morale che per certi versi definirei "capitalistica", e non a caso tu stamane confermi la rottura istituendo un parallelismo tra Soul e la cultura orientale.
    Un'ultima postilla (anche perché hai detto veramente tutto): da 1 a 10, quanti sbalorditivi Reznor & Ross alla colonna sonora, soprattutto per le sequenze astratte?

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  13. Finito di vedere poco fa. Devo farlo sedimentare un po' per dare un giudizio obiettivo. Trovo molto interessanti le varie analisi finora esposte. In generale ho trovato più godibili le scene con New York (di una bellezza sfolgorante) tanto che mi sono chiesto come sarebbe un film Pixar ambientato completamente in quel contesto, senza componenti fantastiche o astratte. Una parola sul finale: visto il tono degli argomenti trattati ero pronto a una chiusura "anticipata", senza le ultime scene. Sarebbe andata molto meglio. Il finale vero e proprio mi ha fatto quindi storcere un po' il naso. Ma poi ho pensato al solito bilanciamento tra istanze artistiche e realtà produttive. E quindi ci sta. Non ho più l'età, da tanto, per non sapere come va il mondo e che i compromessi sono necessari. Posto che ci siano, in ogni caso. Magari tutto il film è esattamente come gli autori lo volevano. In ogni caso, se compromesso c'è stato, non mi è sembrato particolarmente doloroso. Tutt'altro.

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  14. Ciao sono Neuromante. Dopo anni che ti seguo mi delurko e come padre di due bambini (5 e 12) posso dire che ero titubante nel vederlo perché ero partito col piede del "più per adulti che per piccini". Già alle prime scene di Terry e Jerry le due belve mi hanno reso orgoglioso urlando "Babbo ma è la Linea, quella che ci fai vedere te!" e mentre il piccino coglieva certe sfumature sulle paure ("Perché tutti la trattano male?") mentre mi avvicinavo al finale pensavo quale sarebbe stato quello meno scontato.

    Devo dire che mi ha spiazzato.

    Senza spoilerare beh poteva finire come era iniziato, oppure fare una delle due scelte di vita. Ma alla fine la frase che mi è balzata in testa sui titoli di coda è stata:

    HA DAVVERO IMPORTANZA?

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  15. Come condivido la tua recensione! Penso che sia uno dei film Pixar più belli che ho visto finora. Se non il più bello assieme a Up e Inside out.
    I borbottii della Linea di Osvaldo... in mezzo c'erano anche parolacce in milanese, che passavano la censura perchè alla Rai di Roma non capivano :D. C'è anche da dire che nemmeno Osvaldo Cavandoli è stato il primo ad usare quel tipo di soluzione visiva. 112 anni fa con Fantasmagorie Émile Cohl, creò una linea animata, poi diventata ufficialmente la prima animazione della storia. Penso che Cavandoli l'avesse fatto apposta come omaggio a sua volta dell'animazione dei primordi.

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  16. Eeeeeee niente io continuo ad essere il grezzo arido insensibile che si è rotto i mar0ni guardando Up! Che ho dopo ho anche stoppato quando sono arrivati i cani.
    Probabilmente quel vecchio acido è la mia proiezione in digitale,quindi no direi che non fa per me,devo anche dire che non sono un grande fan di queste animazioni,anzi....

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  17. un elogio autocelebrativo al nulla... dovevamo per forza fare qualcosa.. a qualsiasi costo.. il film risulta di poco spessore, pieno di spunti qualunquisti e poco profondi... forse dovevano per forza mettere qualcosa sulla piattaforma d+ dato che è rimasta praticamente al palo di nuovi contenuti..

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    1. Rispetto ovviamente il tuo parere, ma in realtà Soul è un film nato per il cinema. Ci hanno lavorato per quattro anni, che è il ciclo medio di lavorazione di una pellicola Pixar. Per l'emergenza Covid e le sale chiuse, Disney ha deciso di portarlo su D+, ma questo non vuol dire che sia nato per quella piattaforma.

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    2. Già 5 anni fa Disney, causa delle previsioni di fatturato in discesa ed una fetta di mercato mancate (monopolizzata nel frattempo dai big dello streaming on demand), aveva messo in cantiere la sua piattaforma dando di conseguenza, a tutti i suoi prodotti, la valenza off/on line.
      Daccordo con te che se le sale fossero state aperte probabilmente avremmo staccato il costo di biglietto per vederlo sul grandissimo schermo, tuttavia (mia modesta opinione) l'uscita su D+ la vedo nel momento preciso di abbassamento degli introiti e di appeal della piattaforma che da quando è uscita non ha visto la crescita di portafoglio offerte in numerosità (che i vari Netflix, Amazon, ecc.. stanno dando).



      Tuttavia non puoi dissentire che da quando D+ è uscita non ha visto

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    3. hai ragione, concordo assolutamente con te che se non ci fossero state restrizioni avremmo staccato il costo di un biglietto per vederlo sul grandissimo schermo (ed il mio giudizio sulla pellicola non sarebbe cambiato), tuttavia Disney ha colto questo preciso momento di contrattura del fatturato piazzandoci là questo titolo e dando una spinta al portafoglio prodotti della piattaforma di per se poco movimentato se paragonato ai big dello streaming on demand.

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  18. resta il fatto che il messaggio principale del film è indirizzato agli adulti. è quello il dibattito in corso. c'è un interessante articolo de "il post" sull'argomento che condivido in linea di massima.

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    1. Uh, no, scusa. Qui si parlava di un'altra cosa. Ho letto l'articolo del Post (che è un resoconto di quanto scritto sull'argomento dai vari Collider, Variety, etc.) ed è un discorso interessante, ma qui si parla d'altro: della filastrocca presentissima sui social nei giorni scorsi. A, non B.

      Lo ribadisco perché altrimenti non ci si capisce, perdonami. Ma qui sopra, in questa roba che stai commentando, ho scritto: "Ne ha colto il senso più profondo del guardarsi alle spalle, fare un bilancio della propria esistenza e dare il giusto peso ai propri sogni divenuti ossessioni? No, ovvio che no, ha sei anni." E sì, quello è un discorso su B :)

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    2. capisco. ho letto il tuo passaggio. però non è il senso più profondo del film, è proprio il messaggio principale, non un sotto testo o una chiave di lettura più profonda. comunque pensavo ti riferissi ad altro e non ai discorsi sui social. scusa ma li non sono molto presente ora capisco cosa intendevi :)

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    3. Continuo a non essere d'accordo, ma lo scrivo perché mi piace discutere della cosa, eh. Prendilo per quello che è: giusto il mio parere in merito :) Il messaggio principale, il dare un senso alla propria vita, il non lasciarsi schiacciare dai sogni tramutandoli in ossessioni, può capirlo secondo me anche un bambino in età scolare. Lo ha capito la mia di sei anni, immagino quanto sia semplice per uno di dieci. E qui ribadisco che si continuano a sottovalutare le capacità di comprensione dei bambini su certi argomenti. In passato l'ho fatto anch'io, per carità.

      Ma l'effetto che fa a lei capire quel messaggio è lo stesso che può fare a me, che ho l'età di chi questa storia l'ha scritta, cioè più di quarant'anni? No, certo che no. E quello è "il senso più profondo" di cui parlavo, da cui l'esempio di Fantozzi. Calboni anche a sei anni lo capivi chi era perché faceva quello che faceva. Ma non del tutto, non fino a che non incontravi il tuo primo Calboni in carne e ossa.

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    4. ok non servono tutte queste precisazioni mica mi offendo se non sei d'accordo :) anche perchè mi sa che mi sono spiegato male dato che di quello che dici sopra sono d'accordo su tutto. infatti mio figlio di 10 anni l'ha capito il messaggio. colpa mia non ho letto attentamente: pensavo che il fulcro del discorso fosse che il messaggio sulla vita fosse un sottotesto e il film fosse comunque dello stesso tipo di up e inside out, mentre qui è il contrario. il pubblico di riferimento è diverso, poi chiaro che sia perfettamente godibile anche dai bambini. scusate mi sa che ho fatto un po' di casino con la punteggiatura :P...

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  19. La Pixar è riuscita a farmi piangere con un van scassato che si schianta su delle rocce. Credo non serva aggiungere altro......

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