La letterina di auguri alla truppa, anche senza evidenziatore

E al di là del fatto che ogni anno c'è che vi arrivano tremila email e SMS (sì, esistono ancora, e solo per questo scopo, pare) con su scritto Buon Natale!, pure da quelli del gas, pure da aziende che non sapevate esistessero, e vi dite vabbè, e buttate tutto, resta che non può esserci ufficialmente un Natale senza la letterina di auguri dell'Antro per tutta la qui presente cumpa di debosciati. E vogliamo mica interrompere la tradizione? No, infatti [...]

Non è stato un anno semplice. Eufemismone. Non lo è stato per tanti di noi, per alcuni più di altri. E poi magari, va detto, arrivi a una certa età che del Natale non ti frega più manco tanto, ti mette solo il magone, perché chi te lo rendeva speciale da moccioso magari non c'è più. Ed è solo uno spot del pandoro, un consumo sfrenato di energia elettrica per far lampeggiare i balconi come piste di atterraggio, neve finta e decorazioni ovunque ormai a partire da fine ottobre, pure prima di allouino, un altro po' e si comincia direttamente a settembre. Ok.

Però.

Però sarà una questione di imprinting, sarà quello che vuoi, ma dentro, tutti noi, in un qualche momento, abbiamo BISOGNO di sentire quella malinconia lì. E allora ti ritrovi a sperare che nevichi davvero, anche se in Calabria oggi fanno tredici gradi. A sorridere come uno scemo al primo accenno di vorrei cantare insieme eccetera magicarmonia. O a fissare un albero di Natale che ti saluta in codice morse da dietro una finestra, su un palazzo. Sentinella colorata nel buio di un qualche salone che immagini privo di gatti. O con dei gatti impazziti. O boh, i gatti non sono importanti, in effetti, stai divagando.

Lo sentite, proprio ora? Quel calore al centro del petto, che non è il vicsvàporub? Ecco. Dicevi: ce n'è bisogno. Ne usciremo migliori, si scriveva con l'entusiasmo e l'innocenza scacciapaura dei bambini, sui balconi, la primavera scorsa. Non ne siamo ancora usciti, e di certo non siamo migliori. Ma in questi giorni, e oggi, soprattutto oggi, è diverso. 

Sono gli auguri che ti ha fatto ieri il signore dell'edicola, e come te li ha fatti. O la signora della cartoleria: hai chiesto delle coccarde e voleva venderti un evidenziatore, ma ok. È quella frase che capita venga detta pensando davvero quelle parole. Augurando davvero a quello sconosciuto di stare bene, di sentirsi ok, almeno un po', almeno un giorno. Con i suoi cari, ovunque siano. Con le persone a cui vuole bene. Felice. E pure un po' triste, se è necessario, perché fa parte del gioco. Domani sarà tutto passato, saranno solo carte regalo accartocciate, ma adesso siamo ancora in tempo per sentirlo.

È per questo che, a nome tuo e di Effe, vuoi augurare di cuore a tutta la qui presente banda di cultori della deboscia Buon Natale. Mettendoci quello che magari un testo non riesce a comunicare proprio bene-bene, e poi ci sono già le cartoline con gli alberelli che arrivano per posta e le catene di auguri via whatsapp fatte partire dalla zia Cenzina, d'accordo. 

Però, davvero, buon Natale, ragazzi, e grazie per quest'altro anno passato insieme.

Vi si vuol bene. Tanto. 

PS
E ora basta, ché se no ti commuovi, e c'hai un protocollo da aspirante bassista carismatico da rispettare. Eghe. Facciamoci due risate, via, ripescando un grande classico del Natale antristico, il PRESEPE COI ROBOTTONI. 

NATALE NERD 2020