Cyborg, lo shock del futuro. La rivista cyberpunk troppo avanti

Cyborg rivista cyberpunk anni 90

Continua il nostro viaggio estivo nella 
storia del fumetto italiano degli anni 90La tappa di oggi è un momento se vogliamo breve, ma assolutamente significativo, di quella storia: il coraggioso esperimento della rivista Cyborg di Daniele Brolli, "lo shock del futuro", il magazine cyberpunk. Con i suoi fumetti, i suoi articoli, e i suoi racconti inediti di William Gibson, Philip K. Dick e Stephen King tutti inventati [...]

Cyborg rivista cyberpunk anni 90

È il gennaio del 1991. Hai quindici anni e hai sempre amato la fantascienza, ma da tempo stai recuperando tutti i grandi classici del genere, in qualsiasi formato, alimentato dalla ricchissima collezione di Urania del padre del tuo migliore amico, e dalla videoteca gestita dal padre di un altro amico. Sì, ti ha detto bene.  

Il cyberpunk ha da tempo sfondato gli argini del sottogenere letterario, e attraverso i manga e la loro declinazione anime - dicevamo qui, a proposito di Akira - si prepara a invadere definitivamente l'immaginario collettivo, passando dagli USA. Nella primavera del '92 arriverà al cinema anche da noi proprio il film di Akira; di lì a poco sarà la volta di Johnny Mnemonic, Ghost in the Shell, New Rose Hotel, Matrix...  

Nel gennaio del '91, però, questa rivoluzione non ha ancora preso forma. È nell'aria, e nel petto di ogni appassionato di romanzi di fantascienza, ma non è ancora mainstream. In edicola ancora non c'è nemmeno Nathan Never, che debutterà l'estate successiva. 

Cyborg rivista cyberpunk anni 90
Il che rende Cyborg, "lo shock del futuro" della Star Comics, un esperimento. Un azzardo coraggioso. Un magazine talmente avanti da risultare per molti versi ancora attuale oggi. Quasi trent'anni dopo.
Ai tempi compri qualsiasi cosa la Star porti in edicola, grosso modo. Così vieni a sapere che a gennaio, oltre a Gli Incredibili X-Men 7, L'Uomo-Ragno 64 o Star Magazine 5, si materializzerà dal giornalaio sotto casa tua il primo numero di una nuova rivista. "Il futuro è adesso", recitano le pubblicità sugli altri albi Star, "e la Star Comics è pronta a raccontarvelo nella prima rivista di fantascienza degli anni 90".

Quel primo numero si apre con una cover pazzesca di Davide Fabbri, che non ha perso un'oncia del suo fascino ipnotico, della sua potenza. Te li immagini ancora a combattere, quei due lottatori del futuro. Immortalati tra le corde di un ring, corazze color lilla ed esoscheletri rotax. 

Cyborg rivista cyberpunk anni 90

Daniele Brolli viene da riviste come Linus, Alter e Frigidaire, e di Cyborg è direttore responsabile e ideatore. Nell'editoriale del primo numero, spiega: "Il futuro è già cominciato. La ragnatela informatica, i linguaggi computerizzati, le realtà virtuali, i mondi digitalizzati... sono solo alcuni elementi di un universo contemporaneo che è sprofondato nel futuro".

I fumetti di Cyborg sono completamente diversi da quello a cui, allora, sei abituato. Essendoti perso la stagione delle riviste, ti ritrovi catapultato dagli albi Marvel e dai western che porta a casa Giovanni a storie come La Matrice Stellare di Brolli e Davide Fabbri, Helter Skelter di Francesca Ghermandi, Cybernauta di Onofrio Catacchio o Fondazione Babele di Massimo Semerano e Marco Nizzoli. 

Cyborg rivista cyberpunk anni 90
E mentre ti innamori del tratto di Giuseppe Palumbo (Miracoli), scopri storie truci, disperate, sexy, malate, tetre. Non hai ancora letto Dick, e venendo dagli scenari solari di Asimov, beh, è uno "shock del futuro". Pure quello. E bello grosso.
I redazionali del primo numero raccontano di questo nuovo romanzo di Michael Crichton intitolato Jurassic Park (ci si potrebbe fare un film, sai?) e del mondo da trattare con i guanti (in lycra) della realtà virtuale. E poi c'è un racconto inedito di William Gibson, "Inferno". Tratto da Mississippi Review 34. Nel numero due di Cyborg ce ne sarà uno di Philip K. Dick, nel tre uno di Stephen King, nel quattro di James Ballard. E poi Burroughs, Vonnegut.

C'è solo un piccolo particolare: sono tutti falsi.

Quello del finto inedito d'autore tradotto da una qualche rivista USA è un gioco che Daniele Brolli porta avanti da Frigidaire: sono tutti racconti scritti da lui, imitando di volta in volta lo stile dell'autore in questione. Cinque anni più tardi, nel '96, verranno raccolti nell'antologia Segrete Identità (Baldini & Castoldi).

L'avventura dello spillato Cyborg si conclude però troppo presto. Il magazine non vende e la testata chiude con il settimo numero. Solo sette uscite, con cui si fa appena a tempo a presentare ai lettori altri fumetti interessanti come Vampiri nelle città (di Brolli, Del Vecchio e Toffolo) o Rodax Call-Boy (di Otto Gabos e Tiziano Bergamini).

Cyborg rivista cyberpunk anni 90

È però solo un arrivederci. Cyborg cambia casa editrice, e dal novembre del '92 torna in edicola con un brossurato di Telemaco Comics. Il claim sulla testata - lo shock del futuro - è sempre lo stesso, lo stile delle storie (come Primo in classifica, di Marcello Albano, Giorgio Lavagna e Giovanni Liani, o So long baby di Piero Dall'Agnol) idem. 

Le tavole a colori di Ramarro, il super-eroe masochista creato da Giuseppe Palumbo qualche anno prima, spaccano il mondo per quanto sono belle. Rodax Call-Boy disegnato da Toffolo continua ad essere una delle cose più cyberpunk che leggerai in quegli anni, fino all'avvento di Ghost in the Shell di Shirow, e le rubriche spaziano ora molto di più. Accanto alle storie degli hacker, così, si parla della scena emergente delle posse e dell'hip-hop, dell'attualità (la situazione nei Balcani, i naziskin), di videogiochi e fumetti mainstream.

In allegato a ogni numero ci sono gli albetti dello strepitoso The One di Rick Veitch (Marvel/Epic). Come lettore, non potresti trovarti meglio. Ma anche qui, non dura.

Cyborg rivista cyberpunk anni 90 Ramarro Palumbo

A partire dal sesto numero si tira dentro Concrete di Paul Chadwick (Dark Horse). Ottima serie, per carità, ma pessimo segnale: le storie tradotte costano meno di quelle scritte e disegnate in casa, la barca prende di nuovo acqua. Nel numero 7, Concrete si piglia anche la cover: si sta provando ad attirare un tipo di pubblico diverso, quello che compra compulsivamente qualsiasi fumetto arrivi dagli USA. Il numero successivo del Cyborg di Telemaco, l'8, è anche l'ultimo. 

Dieci anni fa, le storie di Cyborg sono state raccolte in un Omnibus dalla Comma 22, casa editrice fondata nel 2001 dallo stesso Brolli.

Sfogliare oggi quegli albi, quasi tre decenni dopo, non ti regala solo quella frustata di ricordi che ti danno un po' tutte le pubblicazioni a fumetti anni Novanta di questa carrellata da nostalgia estiva. Si nota ancor di più, col senno di poi, quanto Cyborg fosse avanti. Come proposta, come reinterpretazione in una chiave nuova, inedita e ancora disperatamente fresca come il cyberpunk, del classico formato rivista antologica. 

Il tutto così italiano, per dirla alla Stanis La Rochelle, e così in anticipo, che scarseggia l'abbondanza di influenze manga e di cose-di-Giappone che il cyberpunk si tirerà dietro, un battito di ciglia più tardi. Zero insegne luminose in katakana, o zaibatsu. Perché si viene da Gibson e inevitabilmente da Blade Runner e tutto il resto, ma quelle di Cyborg sono storie italiane. Abbastanza cyber, decisamente molto punk.

Del resto, si fa presto a dimenticare che siamo tra il '91 e il '93, e il mondo era ancora così analogico. Il Web stava ancora emettendo i suoi primi vagiti. E, nel caso, a ricordarcelo sono pagine come questa:


il nuovo tecnologico, la porta sul domani, ai tempi, era il Videotel. Se ne parla anche in questo redazionale, in calce a un articolo sui videogiochi curato dalla redazione di Game Power (vi è piaciuta la madeleine di ieri su Instagram, sì?). 

"Cyborg entra nella matrice, connettiti anche tu! A pag. *numerivari# di Videotel". Qui lo shock è più che altro del passato, ma oh, era quello il futuro che passava il convento, nel '93. E sembrava già così dannatamente, beh, il domani.

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Commenti

  1. Ma quello in copertina è Kor One o somiglia solo?

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    1. Nope, La Matrice Stellare, di Brolli e Fabbri. Kor One (di Capone e De Angelis) nasce su L'Eternauta l'anno dopo, nel '92.

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  2. confesso di non aver colto all'epoca il fascino della rivista ,col senno di poi vedo quanto fossero moderni e bravi

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  3. Ragazzi, il videotel... che cadde in disuso tipo l'anno dopo ;o)
    Mi ricordo una specie di pub a Milano in piazza Baiamonti che aveva installato un minitel ad ogni tavolo per fare chat e giochini. Fallito immediatamente!
    Però i gianfransuà il loro Minitel l'hanno usato ben oltre il 2000! Avanti come pochi...

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    1. Ahah, tipo i telefoni nel night club squallido del secondo Fantozzi.

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    2. Ci sono andato una volta in quel locale!
      Eravamo dei rEgazzini, credo quinta liceo, ci siamo divertiti come dei fessi a dare nomi falsi e fingerci qualcun altro, tanto checcefrega questi chi li rivede più.
      Poi un/a certo/a "Pussycat" ha chiesto il nostro numero, che ci voleva conoscere, si era innamorato/a (va detto che ci credeva delle ragazze parecchio disinibite...) e quei deficienti dei miei amici hanno scritto il mio numero di casa.

      Qualche settimana dopo, nel cuore della notte, squilla il telefono. Tutti svegli, pietrificati dal terrore, oddio vuoi vedere che è morta la nonna. Risponde mio papà: "Pronto... CHI??!!... Boh" e riattacca.
      Mia mamma dal letto: "Ma chi era?", mio papà: "Boh, Pussycat..."

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  4. Ricordi... Io non ero più un ragazzo ma ero un fan di Gibson (tentai di presentarmi ad una festa di carnevale mascherato da "cowboy di interfaccia". Ovviamente nessuno capiva...) e il fumetto era dannatamente interessante. Peccato davvero che sia durato così poco. Adesso mi hai messo la pulce in testa, e dovrò andare a scavare nei miei fumetti d'epoca per ritrovarlo, sempre se nulla di irreparabile è successo nei miei molti traslochi. E il videotel. Il miei tentativi giovanili di cracking risalgono ad allora. Poi sono rinsavito e passato dall'altra parte. Una domanda a chi ricorda, ma è li che c'era un personaggio chiamato "whyet polase"?

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  5. una curiosità: ma spacciare racconti propri come se fossero di autori famosi non viola la legge? (Da avvocato, mi rispondo da solo: sì!). Come ha fatto l'autore a non avere rogne?

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  6. '91 avevo 19 anni, comprai 3 o 4 numeri di Cyborg, capii subito che Brolli non me la raccontava giusta, ma che belle che erano le storie, su tutte Fondazione Babele. Bello, bellissimo. Quanti fumetti belli in quegli anni, belli belli.

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  7. All'epoca non arrivava dove vivevo, ma un paio di numeri feci in tempo a leggerli. Peccato non abbia avuto miglior destino perche', come ha sottolineato il Doc, il prodotto era avantissimo . Be Seeing You in the Net

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  8. Ho recuperato entrambe le serie qualche anno fa, una proposta editoriale molto audace. In un articolo si proponeva l'uso della realtà virtuale per creare degli ambienti che non obbedivano alle leggi della fisica. Cyborg non è invecchiata perchè non proponeva solo tecnologie, ma anche modelli di pensiero -mappazz0ne-

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  9. Bei ricordi...Cyborg prima e seconda serie li comprai anni dopo, per preparare la Tesi sul fumetto. Cyborg n.3 lo comprai due volte, perché la copia che avevo la prestai ad un amico e non mi fu mai restituita. Palumbo a colori spaccava di brutto, ma Fabbri in bianco e nero e retini era favoloso. Peccato per la serie iniziata col numero 8 di (vado a memoria non avendo i numeri sottomano) Masiero e Vignola e mai conclusa ( la storia di Vigliola era stata interamente disegnata da Olivares per la prima serie, ma mai pubblicata a causa dello stop) - Doc, a questo punto aspetto i tuoi commenti anche sulle serie di supereroi ( Examen di Brolli e Di Giandomenico, per esempio) posteriori a Cyborg della Telemaco ;)

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  10. Grazie Doc! I ricordi scorrono copiosi. Tu eri quindicenne, io ne avevo solo 11. 1991, un anno fumettistico interessante, che mi regalò anche L'Ultima Caccia di Kraven e Born Again di Devil in appendice ai Fantastici Quattro. Qualche mese prima avevo conosciuto per la prima volta Palumbo, Brolli, Semerano ecc. in un portfolio che Lupoi aveva allegato come omaggio in un numero dell'Uomo Ragno Star (" Corsa all'Oro") in cui i suddetti fumettisti reinterpretavano alcune classiche cover e scontri del Ragno. Fu particolare per me venire a contatto con autori italiani, dal segno così particolare e diverso dagli USA o dal comico stile Disney. Nelle bio allegate agli autori scoprii che Palumbo aveva creato il primo supereroe italiano, Ramarro, su Frigidaire e questo mi spinse a sfogliarne un numero in edicola, che poi rimisi a posto perché non ci capivo molto. Poi vidi la pubblicità in quarta di copertina, quella che hai messo nella tua gallery, e mi salii il fomento. Erano gli anni in cui usciva al cinema Atto di Forza, facevano capolino in edicola manga di fantascienza... anche se "cyberpunk" per me era un'etichetta vaga (che proprio Cyborg mi aiutò ad approfondire nei suoi articoli) si respirava in giro voglia di fantascienza. Purtroppo con la distribuzione a singhiozzo riuscii a beccare solo il secondo numero e... fu uno shock vero per me. Tematiche molto più mature rispetto a quelle a cui ero abituato. I riferimenti erotici della Fondazione Babele mi lasciarono basito, e lo stile particolarissimo del Nizzoli di quei tempi, che citava Moebius alternandolo con omaggi ai manga (tra i personaggi di sfondo a volte vedevi Lupin inseguito da Zenigata e Mitsuhiro era palesemente ispirato al Kaneda di Akira), con un gruppo di sboccati artisti del futuro il cui divismo multimediale gossipparo sembra quasi ambientato nei nostri giorni... poi c'era il robusto Matrice Stellare, con lo statuario e indimenticabile cyborg Norman che da lottatore dello spazio e pirata evolve in un vero e proprio cyber-supereroe... c'era il Cybernauta di Catacchio che scorazzava tra le sprawl gibsoniane del futuro e un vero e proprio cyberspazio... c'erano i Folli del Presidio di Brolli e Fara, che mixavano la space opera heinleiniana e robottoni giapponesi. E c'era il mitico Helter Skelter, per me una novità assoluta per il suo umorismo gore mixato ai cartoni, visto che non potevo sapere che la grandissima Francesca Ghermandi in realtà stava riprendendo lo stile del Mattioli di Squeak the Mouse che lessi solo anni dopo recuperando Frigidaire. E come dimenticare Miracoli del grande Palumbo? Coi numeri successivi la testata aveva grandi progetti: voleva riunire tutti i personaggi in una sorta di mega crossoverone all'americana, a cui avrebbe fatto da preludio la storia Dream Master.

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  11. Tutto purtroppo andò a ramengo quando, nel bel mezzo dell'estate, annunciarono la chiusura nel numero 7. Io piansi, perché la adoravo, anche se era diversa da tutto il resto che compravo... forse proprio perché era diversa. E' triste che una rivista così accattivante e tutto sommato non meno costosa di un albo supereroistico non attirasse attenzione sufficiente per sopravvivere almeno un anno...ma ricordo anche che le edicole di quegli anni erano molto competitive e affollate di roba. Nathan Never era sicuramente più accessibile e più comprensibile nel suo scenario rispetto all'anarchia di autori che venivano da Frigidaire e dall'esperienza di Valvoline. Nelle storie di Cyborg non c'erano eroi, ma personaggi amorali o poveracci risucchiati in trame più grandi di loro, in un mondo in cui tutto era pericoloso e irto di eventi straordinari, in cui la ricchezza più sfavillante si accompagnava alle discariche a cielo aperto colme di mutanti.. in cui potevi stordirti con droghe e perfino sesso virtuale, si smerciavano bio-software capaci di potenziare la mente o regalare superpoteri... poi vabbé, leggevo i racconti di Brolli ed ero convinto che fossero veri, soprattutto quelli in cui copiava Borroughs in effetti erano talmente tanto ben imitati che era arduo non crederci. Grazie ai corposi redazionali scoprii per la prima volta Dan Simmons ed Hyperion, Gundam (c'era un articolo sull'F-91) e il trucchetto del fischietto in regalo nella ciotola di cereali per imitare la frequenza delle linee telefoniche e non pagare per telefonare, che mi introdusse alle gesta degli hacker anni Ottanta.

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  12. Per quanto riguarda la successiva incarnazione by Telemaco, brossurata elegante e non più in b/n, ricordo i colori accesi e la violenza del Ramarro di Palumbo, che non facevano sfigurare i vecchi racconti su Frigidaire. Oltre a Helter Skelter c'erano le gag di Igor Iguana e mr. Colucci, poi sempre la conturbante Fondazione Babele e il continuo di Rodax Call-Boy e Primo in Classifica interrotto dalla fine dello spillato Star. C'era anche un vecchissimo supereroe italiano, Radar, ripensato in forma revisionista, simile al Marvelman di Moore. C'erano anche recensioni (cattivissime) di tutto quello che usciva nel panorama fumettistico anni Novanta e (mi pare sul numero 8) venne pubblicata la recensione di Grant Morrison del capolavoro di Talbot, The Adventures of Luther Arkwright, che la stessa Telemaco andò poi a pubblicare. Una recensione assolutamente folle, piena di ricordi autobiografici di Morrison e disquisizioni varie alternate a geniali osservazioni sul fumetto in sè. Poi ovviamente i vari The One e Concrete che hai già citato. Allegato al primo numero uscì una specie di agendina postdatata nel futuro, che si divertiva a fare previsioni satiriche sul nuovo secolo, con epidemie e crisi economiche in USA e roba del genere... ci sarebbe da risfogliarla e vedere quante previsioni ci hanno preso davvero.

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  13. Ricordo anche io le recensioni cattivissime e che - tante zucche tante sentenze - da lì a poco non mi sono sembrate così centrate: la roba della Malibu era grezza - la Ghermandi o Catacchio avrebbero fatto di Mantra un cult - però mi sarebbe piaciuto il Radar revisionista scritto e disegnato come il primo anno di Prime e lo stupore del recensore per il flop del Barkerverse Marvel - che a suo dire era disegnato meglio della maggior parte dei fumetti Vertigo - indica, secondo me, che non aveva capito in cosa, anche graficamente, era una novità il Bergerverse. Qualche anno dopo le stesse considerazioni erano nel volumetto Marvel Italia con il Man-Thing di DeMatteis/Sharp che aveva chiuso dopo una manciata di numeri, come prima di lui lo Hellstorm virato in Vertigo di Ellis/Manco.

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  14. @Crepascolo: ricordo un breve commento di Lupoi, non ricordo su quale rubrica della posta degli albi Star, in cui rispondeva a un lettore che parlava proprio della nuova incarnazione Cyborg di Telemaco e menzionava una recensione negativa non ricordo bene su cosa (era Nathan Never o la Marvel 2099?), chiedendo il parere di Lupoi. Questi rispose che comunque quelli criticati avevano creato "un universo futuribile coerente, cosa che agli amici di Cyborg purtroppo ancora non è riuscito".

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    1. Nathan Never venne recensito sulla prima serie ( ricordo una tavola di Mari dal n. 7 "la zona proibita") pubblicata dalla Star Comics. La Marvel 2099 fu recensita sulla serie della Telemaco, credo proprio dallo stesso Brolli, in cui si calcò la mano specialmente sul Ravage di Stan Lee ( a posteriori direi che non avesse tutti i torti)

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    2. Io ricordo un lettore di un albo Star Comics sostenere che i creativi del 2099 si erano ispirati al Nat Never che aveva esordito poco prima ( 1991 ) ed il redattore della posta - forse Luca "Lucas" Scatasta - rispondere che sarebbe stato bello che negli USA qualcuno avesse letto e carpito gli stilemi di un fumetto nostrano.
      Ravage era uno zinzino imbarazzante nelle premesse - mi spiace per Jeff Bridges che gli aveva prestato il volto, è andata decisamente meglio a Rupert Everett - però è stato interessante per me vedere i tentativi di Pat Mills & Tony Skinner di cavarne un fumetto decente.
      Penso che l'universo futuribile di Cyborg avesse coerenza, ma non era customer oriented, peccato mortale per una rivista che si voleva mainstream. Non contava su personaggi in cui il lettore di cose come Spidey 2099 o Legs Weaver avrebbero potuto identificarsi. Persino il Ramarro di Brolli, con i suoi testi di sciamano post moderno, era diverso da quello del Frigo. Ora che ci penso il Ravage di Lee/Ryan - dirigente aziendale che incappa in una epifania e diventa un ribelle corazzato con roba da discarica - ha qualcosa del Superciuk di Magnus & Bunker. Le note sono sette...

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    3. Andando OT Ravage 2099 non si poteva vedere, in tutti i sensi. A partire dall'incarnazione postapocalittica a quando finisce a volare sul pipistrellone mutante.

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    4. Era il tentativo di Mills, Skinner ed un allora ispirato a Mignola Joe Bennett di portare il + lontano possibile Ravage - diventato nel frattempo un beast-man senza lampetti dalle mani - dalla impostazione dei compianti Stan Lee e Paul Ryan. I due autori inglesi avevano usato il personaggio in città nei numeri precedenti quando a disegnarlo era Grant Miehm, ma devono aver deciso di portarlo fuori in un tour per provocare una reazione nei lettori e stigmatizzare il nuovo disegnatore. Similmente Spider Man 2099 lasciò la città dopo il cataclismatico n. 25 ed il passaggio da Rick Leonardi ad una lunga teoria di sostituti come Roger Robinson e Joe St. Pierre.

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    5. Era il tentativo di Mills, Skinner ed un allora ispirato a Mignola Joe Bennett di portare il + lontano possibile Ravage - diventato nel frattempo un beast-man senza lampetti dalle mani - dalla impostazione dei compianti Stan Lee e Paul Ryan. I due autori inglesi avevano usato il personaggio in città nei numeri precedenti quando a disegnarlo era Grant Miehm, ma devono aver deciso di portarlo fuori in un tour per provocare una reazione nei lettori e stigmatizzare il nuovo disegnatore. Similmente Spider Man 2099 lasciò la città dopo il cataclismatico n. 25 ed il passaggio da Rick Leonardi ad una lunga teoria di sostituti come Roger Robinson e Joe St. Pierre.

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  16. Scrivo colpevolmente in ritardo su queste coordinate (e sotto questo bellissimo articolo) perché questi giorni è un po riesploso il lavoro e (meglio così) sto da un paio di giorni a testa bassa tra stampanti e grafiche, comunque…

    Comunque c’è che volevo assolutamente dire la mia su Cyboarg, la rivista così avantissimo che faceva il giro (e infatti), ma comunque esageratamente cool. Avrò avuto 10/11 anni e vidi per la prima volta la cover del numero 2 della rivista come pubblicità su un albo di supereroi (facilmente gli X-men) e ne rimasi folgorato. All’epoca ero abbastanza cioffane e comunque ammetto da sempre un certo grado di suggestionabilità e di coinvolgimento emotivo che mi caratterizzava (si, quella cosa che ti rende così paurosi i film d’orrore, così meravigliosi i libri fantasy e così epici i fumetti di supereroi).
    Ebbene la copertina del numero 2 di Cyborg mi rimase davvero in testa, con quel tipo energizzato che stride i denti. Siccome appunto i manga non erano arrivati (c’era però il background dei cartoni giapponesi) associai quello stile più che altro alle cose di Bisley e di certi fumetti americani pubblicati soprattutto da Play o Comic Art che da sempre mi affascinavano per quel disegno tutto innovativo e intrigante, quindi mai avrei pensato si trattasse di un fumetto italiano (che fino ad allora non avevo mai veramente letto, attratto dal colore e dalle tutine). Cercai quel fumetto in lungo e in largo, ma nelle edicole di Penisville non arrivava; alla fine trovai il numero 3 ad un chioschetto di giornali a Fabriano, sborsai i pochi soldi che avevo in tasca e lo presi inaugurando così una delle mie primissime incursioni nel fumetto italico.

    Va annoverato che quello era il periodo postumo alla stampa delle grandi riviste del fumetto “alto” come “Il Grifo” o “Corto Maltese” e stavano sempre più prendendo campo le riviste di “genere” tra le quali ricordiamo “Splatter” e “Horror”, nate dall’incredibile successo di Dylan Dogo e dal rinnovato interesse per il fumetto dell’orrore, oppure “Nero” della Granata Press (chi se mo ricorda) dedicato alle storie del crimine. Cyboard era la risposta fantascientifica a questo genere di pubblicazioni.

    Inutile dire che mi sono recuperato la serie completa in tempi più recenti approfittando dei mercatini locali che qualche anno fa ributtavano fuori qualsiasi cosa.

    Madonna che viaggio oggi ^_^

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  17. Cacchius! Pensavo di averli tutti, di entrambe le case editrici, e scopro solo adesso che mi mancano due numeri della edizione Star Comics! Temo che non recupererò mai i singoli numeri mancanti... :(
    Indubbiamente quella è stata una bella avventura, audace e visionaria come solo il cybepunk sa(peva) fare. Grazie dei ricordi, Doc! :)

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  18. Ai tempi c'era L'Eternauta e TIC la rivista dei curiosi.

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  19. Questa me la sono proprio persa. Il fumetto con cui ho iniziato la mia collezione è stato il numero 13 di Nathan Never, quindi credo fosse il '92, Cyborg era ormai avviata verso la conclusione.
    C'è da dire che all'epoca non ero ancora pronto per robe alla Frigidaire, con violenza e donnine, se anche mi fossi imbattuto in un numero lo avrei lasciato in edicola. Oggi invece me la leggerei volentieri, chissà se si trova ancora...

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    1. Vedo spesso su ebay, nei mercatini e nelle librerie dell'usato numeri sparsi dell'edizione Star a 2-3 euro. Più rari quelli Telemaco (e senza gli allegati). Bisogna cercare. Sennò su Amazon c'è ancora un omnibus in cui hanno raccolto tutte le storie.

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    2. A casa mia si trovano di sicuro
      Spero di suscitarvi invidia XD
      Ragazzi se li trovate ad un prezzo ragionevole comprateli, sono davvero una delle cose migliori che abbia trovato in edicola in quegli anni

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  20. Una domandina, ma una incursione sui fumetti Xenia come Bad Moon e Demo Hunter?

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  21. Quella si che era una rivista: c'era serietà, impegno e talento dalla prima alla quarta di copertina.
    Se ci fosse stata una giustizia sarebbe dovuta durare fino ad oggi.

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