Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco di Netflix: quello che ne pensi
Stamattina hai scritto su IGN Italia la tua sul Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco di Netflix. Sul secondo lotto di puntate della prima stagione, arrivato sulla piattaforma qualche giorno fa, e più in generale su tutto questo reboot, con il suo evidente problema di target. Ecco l'incipit e il link, per gli antristi che non frequentano i socialcosi [...]
Il 23 gennaio sono approdati su Netflix gli altri sei episodi della prima stagione di Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco, remake in CGI dello storico anime tratto dal manga di Masami Kurumada, grande protagonista dei pomeriggi televisivi di milioni di italiani negli anni 90. Le prime sei puntate, lo scorso luglio, avevano risolto in quattro e quattrofiuco di Tisifone il torneo della guerra galattica e l'arrivo dei cavalieri neri, aggiungendo degli spunti narrativi apprezzatissimi (uh, guarda), come il tombino simpatico e il nuovo villain, Vander Graad. E avevano pure scatenato un vespaio di polemiche per la trasformazione in donna di Andromeda (come quota rosa della squadra dice che non bastava la sua armatura).
Questa seconda parte si sciroppa in un niente la parte dei Cavalieri d'Argento e propone un rematch con i tizi neri di Graad. Il tempo di dire Va' che fighi i Cavalieri d'Oro e ciao, è tutto finito. Un po' meglio della prima parte, ma solo perché non ci voleva questo grande sforzo, e perché l'arrivo di tante vecchie conoscenze induce un attimo a ridestarsi dal torpore in cui ti precipita sul divano il tutto.
Guardare questo remake da vecchi fan della serie classica vuol dire ovviamente sbattere immediatamente il muso con l'edulcorazione totale del materiale originale. In questa versione di Saint Seiya, Pegasus e gli altri (i cui nomi sono un mix di quelli originali, di quelli italiani storici e di nomi nuovi a membro di Asterione del Segugio, come "Nero di Phoenix". Ikki trasformato in un vino pugliese) non versano quasi mai una goccia di sangue, non affrontano il dolore, la sofferenza prossima al martirio, i voli ripetuti in un burrone che vivevano nell'anime, una puntata dopo l'altra. Mancano totalmente all'appello l'epicità e il dramma, oltre a quei duecento litri di sangue da versare pro capite ad episodio.
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Grazie del link, Doc.
RispondiEliminaMi pare quindi di capire che la serie prosegua nella sua corsa all'insegna dell'insipido, eh?
Questa mattina ho letto tutto il tuo articolo su IGN (complice telegram che fa lo spione ;) ) e devo dire che mi trovo al 100% in accordo con quello che scrivi a proposito di questa serie.
RispondiEliminaIn realtà quello che tu dici in questa recensione mi pareva chiaro già dalla serie scorsa, il fatto cioè che non sia probabilmente fuori luogo il contesto edulcorato e scemotto che leva del tutto l'epicità alla storia (la STORIA, quella cosa che ci deve comunque stare in una serie per poterle dare un senso), ma soprattutto perchè non si capisce l'operazione (anche commerciale) che sta dietro a questa produzione.
Ora...
Chi mi conosce o ha letto i miei commenti, sa che sono un fan del classico (non solo delle robe di quando ero piccolo, ma dei classici in generale, tipo le storie dei supereroi anno 40, per dire) e con me il remake edulcorato e scemotto perde comunque male a mani basse, a prescindere. Tuttavia comprendo la necessità o lo scopo di rimaneggiare vecchi brand a favore di nuove tendenze per poter far conoscere/vivere/rivivere/evolvere un personaggio, come nel caso del già citato She-ra. Ci sono nuove generazioni di fan che hanno nuove esigenze e quindi vanno in qualche modo incuriositi. Capisco infine perfettamente anche che Netflix non fa serie appositamente per me (avrei preferito una serie più vicina al fumetto, oppure avrei sfruttato - come in Omega - una nuova generazione di personaggi, tanto che li devi snaturare), ma non capisco a questo punto per CHI Netflix abbia allora fatto questa cosa.
I giovani d'oggi si stancano subito di una cosa, se poi un ragazzino ha la fortuna di avere genitori ex-fan avrà già visto la serie classica, e questa gli sembrerà superflua (credo). E commercialmente? Come sfrutti una serie di questo genere? Dubito che un ragazzino possa permettersi 300€ di myth clot oppure che un genitore lo compri a suo figlio per farlo giocare (piuttosto se lo tiene).
Ma Netflix, i produttori, la Toei ecc.. non fa ricerche di mercato e soprattutto, un cartone animato deve avere perforza una storia decelebrata per poter essere venduto? Boh, sarò vecchio...
Sono d'accordissimo sul fatto che non si debba restare attaccati morbosamente al passato. Quel che mi lascia perplesso è che una serie per ragazzi ad oggi è già tarata per non scuotere la "zona di conforto" di quello che si reputa sia ammissibile per una data età. Quando ero piccolo, vedere scene forti o "difficili" nei cartoni o nelle serie (i "telefilm" di allora) poteva anche darmi un certo shock, ma nel medio/lungo termine ha sempre alimentato la mia curiosità e la mia crescita. Se un ragazzino è in grado di capire "100", gli vuoi più bene dandogli un "120" da masticare che dandogli "80" in continuazione.
EliminaHo idea che la prospettiva sia diversa. Per me sono i produttori che non vogliono uscire dalla loro area di conforto. Quando si rivolgono ad un pubblico molto giovare la parola d'ordine è non essere controversi quindi limi tutti gli spigoli. Una volta secondo me l'autore ci metteva molto più del suo senza tante rotture di scatole.
EliminaRipensano all'ultimo post di Santini c'è un Ikki che non si fa scrupolo ad uccidere Agape in un modo terribile, avendogli comunque dato modo di ritirarsi prima dello scontro. Ikki riserva al suo avversario un trattamento brutale perché Agape dimostra la stessa ferocia verso il prossimo. Una sorta di contrappasso. Morale discutibile ma efficace a scuotere chi sta guardano e magari a farlo riflettere.
Adesso questo intento pericolo, per me, è evitato come la peste.
Articolo impeccabile. Una serie in cerca di target e non d'autore.
RispondiEliminaNon ricordo se parlando di questa serie o di qualcosa di simile si diceva che una delle cose più moleste di questa serie animata è il comparto grafico che, a parte le armature, fa veramente schifo rispetto alle animazioni classiche. Si diceva anche che a molti bambini questo modo di animare piace di più perché famigliare.
Proprio su quest'ultima cosa l'altro giorno mia Figlia mi ha stupito perché parlando di andare al cinema a vedere il secondo film dei Trolls lei mi ha espressamente detto che non è interessata perché non gli piace come è animato, preferisce l'animazione del cartone TV.
Personalmente credo ancora che l'animazione classica abbia ancora molto da dire e che le nuove generazioni vadano invogliate a scoprire le serie di una volta, anche solo per capire i loro gusti. Alla fine per mia bimba credo sia meglio la serie originale con la sua epicità e i disegni di Araki. C'è tanto sangue ma quello non ha mai trasformato in serial killer nessuno.
PS: la mia bimba mi chiede di vedere l'inizio della 1° puntata di Scrubs della seconda stagione in cui c'è il tipo che suona la chitarra e canta Overkill. Le piace molto il brano.
Drakkan tua figlia ha già capito tutto.
EliminaRock n'Roll!!!!
Alla mia piccola e' piaciuto un sacco.
RispondiEliminaMa ha sette anni e mezzo, appunto.
In quanto a me...pensavo peggio, dai.
Se lo scopo era convincere i vecchi fan a vederselo insieme ai propri pargoli, almeno con me hanno centrato l'obiettivo.
Quello volevo, e quello mi aspettavo.
E mi ritengo soddisfatto, almeno da quel punto di vista.
Poter vedere con lei un cartone che adoravo.
Con la vecchia serie non avrei potuto farlo.
Su tutto il resto sono d'accordo con te, Doc.
L'originale era proprio tutta un'altra cosa.
Chi si aspetta scene come l'ultima puntata sui Saintini e' fuori strada. E rimarra' comprensibilmente deluso.
Qui le uniche duegoccedisanguedue sono quella che scende da Eris dopo la Pegasus Rolling Crush, e la chiazza sul petto di Esmeralda dopo che suo padre l'accoppa sotto gli occhi di Ikki.
Persino Lost Canvas, presente su Retepellicole, ha un taglio decisamente piu' cupo.
Per il resto, con le opportune differenza, la storia sempre quella e'.
In certi passaggi l'ho trovata persino piu' fedele al manga, rispetto al vecchio cartone.
Il fumetto era piuttosto sbrigativo sui Silver saints, a quanto mi ricordo. L'anime la tirava piu' in lungo.
Non che fosse un male, eh.
La parte "inedita" con Guraad l'ho trovata inifluente. Magari hanno voluto ammodernare un po' la cosa, con l'idea di usare la tecnologia per far sprigionare il cosmo artificialmente...
Vuoi non usarlo per fare dei super soldati? E poi si sa, se agli yankee non gli metti eserciti, tank ed elicotteri non sono contenti.
Riguardo a Shaun...scelta prevedibile. Cosi' come era prevedibile che toccasse a lui.
In effetti a vedere tizi che lanciano proiettili luminosi e altri tizi che volano in aria dopo averle prese a me ha ricordato piu' le Winx, che i cavalieri.
Il punto e': certe scene come il sangue a ettolitri, i tuffi di testa nei crepacci e i solchi scavati di faccia funzionerebbero ancora o sarebbero solo una parodia involontaria?
Resta il fatto che gli spiegoni e il tombino chiacchierone che vuol fare il simpa devono MORIRE TIPO SUBITO.
C'e' di meglio? Senza dubbio.
She - Ra, come dici tu, ne e' un ottimo esempio.
Li' hanno preso un cartone commerciale al massimo e lo hanno trasformato in una serie totalmente nuova. Con un bell'intreccio e personaggi ben caratterizzati e sfaccettati.
Oppure KIPO, tanto per citarne uno recente.
Bene quindi deduco che pugnazzi nel petto con la mano che sfonda armatura e gabbia toracica qui non si vedono...
RispondiEliminaPenso a questo Saint Seiya di Netflix e mi viene in mente, più che il nuovo She-Ra, la versione animata de Le Bizzarre Avventure di Jojo, che per chi non lo sapesse ha finora coperto le prime 5 parti del manga, pubblicate tra il 1987 e il 1999. Al contrario dell'opera di riscrizione radicale fatta con la guerriera della Filmation, Jojo è fedelissimo al manga, giusto con qualche ritocchino qua e la.
RispondiEliminaUno poi si chiede come mai il Saint Seiya della Netflix è diventato questa cosa nè carne e nè pesce e la risposta che mi sono dato è questa: Jojo è ancora fresco oggi perchè, Phantom Blood a parte, ha un approccio "pop" e moderno, vuoi per le citazioni continue, vuoi per i combattimenti lunghi e spettacolari o per il fatto di essere fruibile facilmente, vedi anche il proliferare di meme relativi a Jojo o il fatto che su Youtube ogni benedetta canzone citata da Araki (Hirohiko, non Shingo) ha la sezione commenti piena zeppa di fan della serie.
Il problema dei Cavalieri, invece, sta secondo me nel fatto che già al tempo della pubblicazione del manga in Giappone (fu serializzato su Shonen Jump dal 1986, per intenderci quando su quella stessa rivista Ken il Guerriero stava soffiando la terza candelina e Dragon Ball la seconda, e l'anime arrivò più tardi nello stesso anno) era una storia che si reggeva su un impianto da vecchia scuola, che nei pieni anni '80 presentava situazioni che sembravano prese da dieci anni prima (orfanelli ecc., senza manco la scusa del setting postnucleare).
Poi c'è anche il discorso combattimenti, e tiro nuovamente in mezzo il manga: quando Saint Seiya finisce (nel 1990, se ricordo bene) su Shonen Jump c'erano Freezer e Son Goku che demolivano Namek, e da lì a poco sarebbero arrivati Yusuke Urameshi contro Toguro minore e ovviamente Jotaro e Dio Brando che si prendono a rullocompressorate al Cairo; tutti combattimenti, come dicevo prima, piuttosto lunghi e stracolmi di colpi di scena laddove in Saint Seiya gli scontri sono brevi.
Insomma, brevemente, è una serie che se vuoi farla conoscere ad un pubblico non fatto da nostalgici la dovresti aggiornare...ma il problema è come aggiornarla. Omega fu quel buco nell'acqua giustamente sbertucciato da pubblico e critica, 'sta roba di Netflix non sarà un disastro ma è sciapa... non è che forse il problema è che le generazioni più giovani di Saint Seiya proprio non vogliono saperne? Brutto a dirsi, ma temo che il punto sia questo.
C'e' da dire che Jojo ha avuto una trasposizione animata piuttosto tardiva.
EliminaAi tempi della prima pubblicazione italiana avevano fatto giusto una serie di OAV, tra l'altro di qualita' non proprio eccelsa.
Nel senso che somigliavano ad un brutto clone di Ken, nella struttura.
Tra l'altro il manga di Saint Seiya, almeno nella parte del Santuario e di Poseidone, non lo considero un gran che. La parte di Hades mi e' piaciuta parecchio, invece.
Molto meglio il cartone.
Che poi la maggior parte degli shonen hanno ripreso la formula del quintetto di combattenti. Tra cui lo stesso Jojo e Yu Yu Hakusho.
Ecco, di quest'ultimo non ho mai compreso fino in fondo il motivo di tutto il suo successo.
L'ho letto, per carita'. E ho anche apprezzato la parte del torneo.
Ma trovo che non presenti nulla di particolarmente originale o nuovo.
Scopiazza (male) a destra e a manca, e si chiude in una maniera che inconsistente e' dir poco.
"C'e' da dire che Jojo ha avuto una trasposizione animata piuttosto tardiva."
EliminaIl mio punto è proprio questo. Tra l'inizio della serializzazione di Phantom Blood e l'anime di David Production passa un quarto di secolo. Prima dell'anime, Le Bizzarre Avventure di Jojo era una serie che aveva sì riscosso successo in Giappone, ma che all'estero era al massimo un fenomeno di culto se non totalmente sconosciuta. Ora invece è uno dei primi titoli che vengono in mente se si pensa agli shonen. E, ripeto, l'anime ha finora riproposto le prime cinque parti in maniera pressochè fedele.
Per quello mi chiedevo perchè i Joestar sono riusciti ad assumere rilevanza internazionale dopo decenni mentre i Cavalieri arrancano, con gente ansiosissima di ricevere notizie su un eventuale adattamento di Stone Ocean (e parliamo di una delle parti più deboli di Jojo!), mentre Netflix sforna 'sta serie nell'indifferenza generale.
Ps. ovviamente concordo sia su Yu Yu Hakusho, che poteva tranquillamente finire col torneo, che con la superiorità dell'anime di Saint Seiya sul manga (sempre sia lodato Shingo Araki).
Grazie Doc della recensione: mi sono fermato all'incipit (senza proseguire con il resto dell'articolo) perché era già evidente che sta cacata d remake non era assolutamente cosa per me.
RispondiEliminaPasso decisamente oltre senza rimpianti
Forse il problema sta nel fatto che una volta il commercio era asservito ad una storia. Ci si affezionava ai personaggi e poi si comprava tutto quello che c'era dietro. Ora invece sembra che le serie siano solo un mero espediente di propaganda per vendere cose o prodotti (o fare abbonamenti, boh). Credo che il calo di qulità sia visto anche in questo senso...
RispondiEliminaZione, tu che sei un cultore del genere robotico, se vai a spulciare i vari aneddoti relativi alle varie serie vedi che la storia era sempre asservita al commercio di un prodotto. Per citarne qualcuno Jeeg nasce perché serve un robot magnetico da vendere ai bambini, Gundam deve essere bello colorato così si vende meglio o l'Arcadia, cambiano sponsor del cartone, deve cambiare aspetto perché anche il nuovo sponsor deve vendere delle astronavi.
EliminaVa detto anche che negli anni '70, '80 e nei primi '90 c'era sicuramente una sensibilità diversa al tema della violenza che è andato crescendo fino a contagiare il Giappone. In Giappone la censura digeriva tutto e proponeva sia scene estremamente violente sia scene in cui la tensione erotica era palpabile (come fai a dimenticare Occhi di Gatto).
Le serie animate che si sganciano un po' dalla logica di prodotto sono quelle tratte da manga di successo perché la serie essendo tratta da un fumetto segue la storia di quest'ultimo. Poi succede quello che dici tu, soprattutto se la serie è piena di personaggi che possono diventare pupazzetti.
Si, scusa, rileggendo il mio post ho capito chemi sono espresso male.
EliminaSo benissimo che l'animazione giapponese di quegli anni ha una forte componente commerciale (è comunque lavoro), per dire Jeeg e Goldrake non hanno mai fatto team up perchè non si sono messe d'accordo le rispettive TV.
Quello che volevo dire è che mi sembra che una storia ben congeniata era essenziale per vendere un prodotto. Ok le tv, gli sponsor, le ditte di giochi e tutto il resto, però la storia che ti facesse provare un po di empatia con i personaggi o che ti veicolasse qualcosa c'era sempre, tipo era il secondo step. Non so se hai mai giocato a Warhammer, questo gioco di eserciti con miniature e tutto il resto; ti scegli l'esercito e compri il libro delle regole per giocare con quella determinata razza di guerrieri, la prima cosa che trovi nel libro è la storia di quel popolo, molto dettagliata. Diciamo che se a prima vista l'esercito ti colpisce, leggendo la storia ti identifichi molto di più con quel modo di comabattere e diventa il TUO esercito.
Il fatto che ancora oggi siamo tutti molto legati a questi cartoni è probabilmente dovuto, oltre all'aspetto commerciale, a qualcosa ci hanno trasmesso in maniera efficace, non credo che un prodotto come questo di netflix sia altrettanto indicato, ma questa è una mia personale idea ;)
Ho capito cosa dici ma per me per me è leggermente diverso.
EliminaIl primo aspetto è quello che scrivevo nei commenti precedenti. Le storie erano più adulte e controverse con personaggi che spesso si collocavano tra bene e male perché le sensibilità erano diverse e la censura era molto più di manica larga. Adesso i personaggi tendono ad essere più manichei, i buoni sono sempre buoni mentre i cattivi sono cattivi sempre. La violenza è edulcorata e la tensione sensuale assente a meno che il prodotto non sia per ragazzini più grandi o adulti, in quel caso sangue a litri e fanservice come se non ci fosse un domani.
Il marketing studiava molto meno a tavolino i bisogni dei bambini e usava i cartoni solo come spot lasciando più libertà agli autori. Finché le vendite tiravano e i genitori non rompevano andava bene più o meno tutto. Adesso mi sembra che le aziende siano più invasive in tal senso volendo evitare a priori qualsivoglia polemica.
L'altro aspetto è che noi abbiamo avuto modo di vedere certi cartoni animati da bambini e da bambino riesci a guardare ed affezionarti a cose di una bruttezza inenarrabile come Bing (un coniglio che vorresti prendere a colpi di cric fino a renderlo irriconoscibile tanto è insopportabile).
Warhammer lo conosco e nella ludoteca dove gioco ad X-Wing c'è gente che ci gioca perché la versione 40.000 è ritornata di moda.
In realtà la violenza non mi è parsa edulcorata... Si menano di santa ragione tutto sommato. Qualche trovata degna (interessante i Cavalieri pronti a sacrificare Atena per il bene dell'umanità e i tormenti interiori di Isabel, nonché i già citati cavalieri neri), in un mare di banalità/semplificazione con qualche atroce caduta di stile (i Cavalieri d'argento che invitano Castalia a bere). Purtroppo il problema di fondo dei CDZ e' che Kurumada non aveva più voglia già alla serie di Nettuno (una mera sequela di combattimenti cloni) e si vede drammaticamente con la serie di Ades tirata via laddove altri ci avrebbero ricavato duecento puntate.
RispondiEliminaOk. Questa serie non è pensata per me, è pensata per i miei figli.
RispondiEliminaPerò sai che c'è? Io in questi giorni ho messo su per i miei figli la prima puntata dei Cavalieri dello Zodiaco, quelli veri, disegnati a mano dalla coppia Araki/Himeno e truppa di assistenti, niente 3D ma solo chine, pennelli, acquerelli ed ettolitri di stile.
Ho involontariamente evocato una scimmia delle dimensioni di un asteroide che ora gravita intorno al computer di casa mia.
Avevo paura che fosse troppo violento per i pargoli: l'altro giorno il grande è tornato da scuola con un disegno di Cassios con un orecchio mozzato e il rivolo di sangue che fuoriesce dalla testa. Ok: violenza digerita e rispedita al mittente con un Fulmine di Pegasus.
io purtroppo ho 2 grossi problemi:
RispondiEliminaa) non riesco a farmi piacere l'animazione giapponese realizzata in CGI. per quanto quella americana stile "pixar" renda bene, quella jappa mi fa proprio cagare (scusate la brutalità)
b) sono troppo affezionata al prodotto degli anni 80 per farmi piacere la roba nuova. l'unico spin-off che ho apprezzato è il Lost Canvas, ma purtroppo non l'hanno concluso.
ergo, ho droppato questa serie a metà del primo episodio
la prima parte l'ho vista, pure...capirari per le 4 puntate in croce che sono non ci vuole poi molto ma la domanda che mi ponevo era sempre: ma perchè non ti rivedi la serie originale invece di perdere tempo qua...
RispondiEliminaA me invece sta piacendo.
RispondiEliminaSicuramente un'altra cosa rispetto alla serie classica, ma proprio per questo interessante.
I cavalieri neri come qua resi hanno più senso dei cloni che poi si sovrapponevano alle versioni "oscure" di Ade; il collegamento ad un esercito umano lo vedo anche come un rimando all'incipit di episode g, dove aiolia interagisce con situazioni più mondane (a memoria mi pare un esercito ed un reattore nucleare) e meno divine.
L'idea dei giusti e dei lealisti al grande tempio è interessante, perché evita di far fare la figura dei babbioni a metà dei cavalieri: ora non sono più stati (solo) raggirati dal grande sacerdote, ma pur sapendo che isabel è atena, anzi proprio per questo, pensano di doverla uccidere.
Sono molto curioso di vedere come verrà sviluppato il discorso della profezia (qua accenato facendo rimandi a lost canvas), per capire se effettivamente quella nota tra i cavalieri di oggi sia la vera profezia od una versione distorta diffusa dal grande sacerdote.
Insomma, per me, se una serie "retelling" comunque mi spinge ad aspettare i prossimi episodi per saperne di più, non può che essere positiva.
Che poi alcune cose siano "a tirar via' un po' spiace, ma da un altro punto di vista è funzionale a dar spazio in maniera ancora più rilevante del passati al messaggio di non mollare, non farsi prevaricare.
Con l'aggiunta nuova che non esiste predestinazione, bensì semplice determinazione e credere in se stessi: seiya continua a rialzarsi non perché è lui speciale, ma perché fintanto che lo farà potrà fare tutto, così come ciascuno di noi.
Questo è un bellissimo messaggio per un dodicenne... come per un quarantenne (e forse ultimamente sono più i secondi che se lo stanno scordando).
Nathan