Lorenzo il Magnifico, il gioco da tavolo per fare comunella con Giovanni delle Bande Nere
Nuovo giro di Antro Board, la rubrica sul mondo dei giochi da tavolo, questa volta alle prese con un titolo tutto italiano, Lorenzo il Magnifico. Un gioco in cui metti a lavorare la famiglia, gestisci le risorse e se non stai attento ti becchi pure un cazziatone del Vaticano. Ma puoi fare amicizia con Lucrezia Borgia (sort of) [...]
LORENZO IL MAGNIFICO
2-4 Giocatori
49 euro
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Creato da Virginio Gigli, Flaminia Brasini e Simone Luciani (con le illustrazioni di Klemens Franz), Lorenzo il Magnifico è un gioco strategico complesso, per chi ama, in qualsiasi ordine, la storia rinascimentale, il dominio, l'accumulo di risorse, il nepotismo.
Quella qui sopra è la ricca dotazione di contenuti, con tutta una serie di elementi in legno, 116 carte e un tabellone bello solido, oltre a delle bustine trasparenti extra per riporre meglio i singoli pezzi quando si mette via il gioco. E se è pur vero che un libro non si giudica dalla copertina, e un gioco da tavolo nemmeno, lasciate dire che lo stile adottato per la scatola è bellissimo.
E visto che questi scatoloni poi si ammucchiano sugli scaffali a casa delle persone, non è affatto male quando lo stile del contenitore è curato quanto quello del contenuto. Fine del pistolotto, andiamo avanti.
Questo è il setup iniziale di una partita a due: alcuni elementi del tabellone dedicati alle partite in tre o quattro giocatori vengono coperti da apposite tessere.
Ogni partita copre tre periodi, divisi in due turni ciascuno. Si gioca quindi su sei turni complessivi, il che porta via un lasso di tempo di circa due ore. Un'ora se si gioca in due e si conosce già bene il gioco. Ciascun giocatore ha una sua plancia, un set iniziale di risorse (legni, che sembrano dei piccoli Pac-Man marroni, pietra e servitori) e quattro familiari, tre del proprio colore e uno neutro.
Durante ogni turno di gioco, il lancio dei tre dadi determina il valore dei familiari corrispondenti a quel colore, e questo comporta quale tipo di azione essi possano compiere. Si possono piazzare ad esempio i familiari in uno degli slot appositi delle quattro torri di sviluppo, prendendo la carta corrispondente, se si ha il valore adeguato (incrementabile con l'uso dei servitori).
Le carte sono di quattro tipologie: sviluppo territori (verdi), edifici (gialli), personaggi (azzurri) e imprese (viola). Le carte hanno tutte un costo, vari effetti (immediati o permanenti) e si dispongono sulla plancia del giocatore, andando a influenzare la raccolta di risorse e il numero di punti vittoria da contare a fine partita.
Ci sono poi altri spazi dove piazzare i vostri familiari, ché la politica non è poi cambiata molto dai tempi di Lorenzo a oggi. Il Mercato, ad esempio, che fornisce alcuni bonus, o il Palazzo del Consiglio, che determina anche l'ordine dei turni nel turno successivo.
E poi c'è il Papa che ti fa il ripiglio.
Ogni giocatore ha infatti tre dischetti colorati da usare su altrettanti segnapunti: Punti Vittoria, Punti Militari e Punti Fede. Alla fine dei round 2, 4 e 6 c'è il Rapporto in Vaticano e bisogna dimostrare il proprio sostegno nei confronti della chiesa.
Non basta aver comprato un'azalea e due biglietti della riffa parrocchiale, dice.
Ognuno dei tre periodi in cui è diviso il gioco ha infatti un target in Punti Fede: se il giocatore non l'ha raggiunto, si becca una scomunica e ne subisce gli effetti negativi fino a fine partita. Per accumulare Punti Vittoria contano infatti i Territori conquistati, le Imprese compiute, i Personaggi influenzati, la Forza militare e le Risorse accumulate. I fattori in ballo sono quindi diversi, e solo dopo qualche partita, acquisita dimestichezza con le carte, si riesce ad elaborare una propria tattica.
Sulla confezione si parla di un gioco di strategia senza l'incidenza della fortuna: in realtà esiste un elemento aleatorio, ma vale per tutti. Il lancio dei dadi determina semplicemente il valore dei familiari. Ci vuole più che altro sale in zucca, e la capacità di focalizzarsi sulla via da prendere.
Quando hai definito complesso Lorenzo il Magnifico, qualche riga più su, non ti riferivi tanto alle regole, che si spiegano nel giro di pochi minuti, ma all'interiorizzazione delle meccaniche, per così dire. Vale il solito discorso da relativamente profani del genere alla base della filosofia di questa rubrica: anche le regole degli scacchi le spieghi nel tempo di un caffè. Poi giocarci bene è un altro discorso.
(Nota a margine: c'è sempre qualche scacchista che s'incazza quando fai questo esempio, perciò d'ora in poi lo chiameremo Paragone Gambetto™. Così è deciso).
Acquisita sufficiente familiarità con i familiari di queste famiglie e le loro mire espansionistiche, si può passare al livello esperti, integrando le Carte Leader. Ogni giocatore ne riceve quattro e ciascuna garantisce abilità e azioni speciali da spendere durante il turno. La cosa figa è ovviamente l'elenco di figure assegnate a queste carte: Ariosto, Francesco Sforza, Brunelleschi, Leonardo, Botticelli, Santa Rita... e se non ve li ricordate tutti, nessun problema: c'è pure Pico della Mirandola.
È un gioco solido, Lorenzo il Magnifico, che ha superato egregiamente la prova pizza della Compagnia dell'Aneddoto (più si è presi dal gioco, più si rimanda la telefonata da cui dipende l'unica occasione di nutrirsi della serata). Il Munoz dice che la meccanica del bonus-malus a scadenze prefissate e in base al punteggio è stata ripresa da Grand Hotel Austria, degli stessi Gigli e Luciani; ma te sei quello nuovo, boh, prendete le sue parole per buone. O no, quello che vi pare, il Munoz tanto vive nel suo mondo e non se ne accorge.
Dicevamo: gestionale facile da spiegare ma profondo da giocare, meccaniche che funzionano, braccino nella distribuzione delle risorse (in gergo tecnico Strategico dalla coperta corta) e costruzione della propria partita basata su un proprio percorso, che non prevede il muover guerra agli altri giocatori (Alta interazione indiretta). Ti piace anche visivamente, ti mette nel mood giusto. L'unico difetto riscontrato è che alcune icone sono troppo piccole e devi strizzare gli occhi e poi sembri il cugino scemo di Clint Eastwood mentre giochi.
La prossima settimana invece parliamo di... dai, lo sapete che è una sorpresa.
Questo è proprio uno di quei giochi da tavola che non fa per me, da buon fruitore di giochi da tavola -degli amici da cui si scrocca-.
RispondiEliminaQuesto natale è stato condito da partite di Saboteur e Masquerade, per dire. Il primo, sopratutto, è abbastanza drogheggiante giocato in >=6 .
Prossimamente ci spetta una partita al nuovo gioco -dell'amico- dove bisogna terraformare marte, ma penso sia similare a questo che hai recenzito per quanto riguarda il genere di boardgame.
Comunque rubrica interessantissima e piena di spunti! Doc sempre al Top
Figo Saboteur.
EliminaE daje, che qua si gioca nel mio campo (e la palla la porto io, alè).
RispondiEliminaLorenzo, Lorenzo...ottima prova d'autore degli Acchittocca, con un "rinforzino" non indifferente dato dal nome di grido di Luciani. Le personalità si sentono tutte in un titolo che cita in più occasioni i precedenti lavori del trio (Grand Austria Hotel. Marco Polo). Lorenzo contende ai due giochi citati il posto sulla mensola, sgomitando per farsi valere. Personalmente metto Lorenzo in cima alla lista, ma è una opinione del tutto soggettiva.
Stretto come il deretano di un puffo (cit. Caparezza), costringe a una ottimizzazione sul filo di lana delle proprie possibilità, a pensare con due mosse di anticipo e a tenere in tasca un piano B per ogni evenienza.
Il numero finito di carte, assieme al fatto che escano sempre tutte durante la partita (ancorché in finestre temporali parzialmente indeterminate) gli ha valso l'accusa di poca longevità. Al contrario, io penso che questa caratteristica stimoli il cercare di massimizzare la propria strategia in funzione delle carte che si sa che devono ancora presentarsi (poi io non lo faccio mai perché non c'ho sbatti, ma oh, dice che si può fare).
Ne hanno fatto anche una espansione modulare, che però secondo me getta un po' troppa alea negli oliati ingranaggi del meccanismo della scatola base; pertanto, si può anche evitare.
Per concludere, ottimo german "medio" che nel mio caso ha sostituito Sua Maestà Caylus nelle preferenze dei gestionali (e non per demeriti di Caylus, è solo che non ce la facevo più ad alzarmi dal tavolo con il mal di testa...).
L'avevo detto o no che arrivavano i tedesc... german? Sì, il pregio credo sia proprio la semplicità d'ingresso. Ti accorgi solo dopo di quanto possa essere feroce :)
EliminaSembra molto carino, dubito pero che i gestionali vengano apprezzati dal mio gruppo di amici.
RispondiEliminaComunque ho fatto alcune partite a Citadels, in 3, 4 e 5 giocatori.
In 4 sembrava un po' lento , é stato più divertente in 5. In 3 le regole sono un poco diverse, e mi sembra sia piu teso e strategico . È comunque molto vario, tattico, appassionante e cattivo, un errore può rovinare la vittoria e puoi fare bastardate agli altri.
Per noi, poco avezzi ai giochi da tavolo, é una bella scoperta! Spero di leggerne presto un tuo parere Doc.
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RispondiEliminaNon ho idea di cosa sia successo ma non ho più trovato il commento. Forse ero stato caustico o sono pirla e non ho pubblicato il commento.
EliminaDetto questo scrivevo quanto non sopporti più i german con le loro meccaniche.
PS: SDA non mi ha consegnato ancora l'Isola di Fuoco nuova e potrò metterci mano solo tornato dalla montagna ma cascasse il mondo quando torno parità alcolica in birreria sotto casa.
Non ho più molte occasioni di boardgamare (chiedo scusa per il termine) che gli amici hanno prolato e/o espatriato, quindi il periodo natalizio, con il parentame, è rimasto uno dei pochi in cui far uscire l'animale da competizione seduta che letarga in me.
RispondiEliminaQuest'anno poca roba, un paio di novità in formato deck, ma niente di troppo entusiasmante.
Oltre ai soliti Tabù, Qwirkle e Uno, mi è capitato tra le mani un mazzo di Exploding Kittens (due in realtà: ho ricevuto una versione VM18, dove ho purtroppamente scoperto che la variante non influisce minimamente nelle meccaniche di gioco, è solo roba posticcia gratuita, fanservice se vogliamo, una scusa). Giochino facile, divertente per partitine veloci con i cuginetti, senza impiego di cervellotiche strategie.
L'altra novità (per me) è stata una partita a Deckscape: una delle versioni mazzocartacee delle Escape Room.
Collaborativo, come la versione live, abbiamo giocato in 6 mi pare. Carino, quasi tutti gli enigmi forse un pelino troppo semplici (almeno per me, non davo quasi il tempo agli altri di rispondere, a parte in un paio di enigmi), uno invece un po' tirato per le zampe, che pure dopo aver visto la soluzione eravamo tutti perplessi, ma nel complesso ci si passa una mezz'oretta o poco più (anche se nella tabella dei risultati sotto i 60 minuti vieni considerato genio... mah) in allegra compagnia.
Contro: non è rigiocabile. Una volta risolti (o verificati, dopo averli falliti), degli enigmi ormai si conosce la soluzione.
Pro: costa poco e ne esistono diversi mazzi, quindi esperienze ed enigmi nuovi. Magari mettendo su un giro di scambio o un acquisto collettivo, con 10 euro circa a mazzo, ognuno ne compra uno e si gioca tutti partite nuove.
Interessante.
RispondiEliminaLo avevo visto dal vivo e mi ero ripromesso di cercare informazioni in merito perchè ha tutto (titolo, estetica e meccaniche) che sembrano urlare TEDESCONE ma gli autori sono italiani.
Interessante. Grazie per avermelo fatto conoscere
RispondiEliminaMa in tutto questo, Lucrezia Borgia dove la veniamo a consocere? :)
RispondiEliminaMaliziOUso! (È una delle carte leader).
EliminaUno dei migliori lapsus del giorno... :))
EliminaCompletamente OT: ma hai già postato i murales dei personaggi anni '80 che ti avevo inviato? :)