1987 fuga dalla sala giochi new york


Quando andiamo a Sorrento da mia nonna sono molto contento perché passo tutto il tempo con mio cugino che è l'unico cugino grande che c'ho e siccome è pure grosso sembra ancora più grande. E visto che i genitori sono ricchi a Marco ci comprano sempre tutto e l'altro giorno quando siamo arrivati mia zia ha detto a mia madre Oh, ma lo sai che Marco di là c'ha l'amiga? e mia madre si è fatta rossa in faccia e ha detto ma non è troppo presto? [...]

Marco quando eravamo ancora piccoli tipo due anni fa c'aveva sempre tutti i giocattoli prima di me e io ero contento perché almeno ci giocavo un poco non li guardavo solo sulle pubblicità di topolino e poi dicevo ai miei Perché a me no? e quelli a volte me li compravano, se no sembravamo più poveri e a natale ci facevamo brutta figura coi parenti. 

Mia zia ha detto che il nuovo computer commodore amiga a Marco ci serve per studiare e mia madre ha fatto una faccia che a questa storia mi sa che non ci crede più che ce l'avevo detta quando mi hanno comprato il commodorsessantaquattro e poi ha visto che l'unica cosa che ho studiato erano i codici per far uscire sullo schermo la pallina che rimbalza. E a me manco rimbalzava forse ho sbagliato a scrivere dopo dieci pagine non lo so.


Mio cugino Marco tiene i dischetti dell'amiga in una scatola di scarpe e per questo puzzano ma sono giochi bellissimi e li andiamo a prendere alla Nasciua di Sorrento che è un posto dove vendono le fotocopiatrici e i videogiochi fotocopiati e ce li portiamo a casa, li copiamo e li riportiamo al negozio e ci diciamo alla signora dietro la cassa che non funzionano e ce ne prendiamo un altro. Mio zio dice che non è una cosa onesta anche se a quelli un altro po' e li chiude la finanza.


Quando abbiamo finito di giocare a defender of the craun, che è un gioco dove devi ammazzare il nemico e buttarlo giù da cavallo e andare con una principessa tettona che probabilmente è eduig fenec anche se non si vede, con Marco ce ne andiamo in giro per Sorrento sul suo motorino ciao verde in due anche se lui ha tredici anni e io dodici a dicembre forse e l'altro giorno ci hanno fermato i vigili e appena hanno visto Marco hanno detto ANCORA TU? e io pensavo ora ci frustano come fantozzi. 


E poi ci hanno chiesto il documento ma io c'avevo solo il tesserino degll'agesci e Marco invece della carta d'identità nel portafogli c'aveva una foto di Ramba nuda e il generale colonnello dei carabinieri al posto di blocco ha detto meglio che ve ne andate se no vi arresto, pozz iettà o sangue. Marco, ci ho chiesto, ma perché gettare il sangue che significa ma lui ha detto tieniti, ed è partito con una penna forte che stavo finendo a terra e il sangue ce lo lasciavo davvero ai carabinieri insieme alla foto di Ramba sequestrata.


E dopo una ventina di penne siamo arrivati sotto a piazza delle rose dove c'è una vecchia che vende le sigarette americane di contrabbando solo che in quel momento non c'era e Marco ha chiesto a una signora affacciata Signò, ma Claudia ogg' nun ce sta? E quella ha risposto No, sta CHIUSA. E allora Marco ha chiesto E sapit quann rape? E quella Checcazz ne sacc' ie, iatevenne guagliò. E io capivo solo un po' di quello che dicevano nella loro lingua e ho pensato chissà come sta il Maestro Gigino, se c'ha ancora la panza come st'estate, come va con Sabrina.


Ieri pomeriggio con Marco siamo andati a vedere Robocop, un film su un poliziotto robot che spara alla gente e nessuno ci può fare niente anche se all'inizio lo scassano di mazzate, perché lui è fortissimo come un Terence Hill assassino. La signora alla cassa non ci voleva fare entrare perché non c'abbiamo quattordici anni ma Marco ha iniziato a dire ad alta voce che a quel film un po' zozzo i miei primi 40 anni l'aveva fatto entrare con cinque suoi compagni di classe anche se uno è figlio di un brigadiere e la signora ha risposto qualcosa che non ho capito, non quella del sangue un'altra e ci ha fatto entrare. Marco dice che quel film è una cazzata perché hanno aspettato un'ora per vedere una tetta se lo sapevano se ne stavano a casa a vedere i film che fanno tardi su italia 7.


Il film Robocop invece è molto bello, anche se Robocop senza maschera è Gigi Sabani.


Poi siamo andati alla sala giochi acli new york che mi piace tantissimo perché hanno sempre tanti giochi nuovi e spero sempre che magari un giorno incontro Mimmo Merlino venuto da Portici con la circumvesuviana apposta per me, per distruggere qualche gioco e continuare le lezioni di Santa Maria in mezzo ai cassoni coperti di cenere. 


Alla sala giochi acli new york Marco si spara un sacco di pose che dice che è lui un campionissimo e tutti lo chiamano Marco dell'Attico, perché vive all'ultimo piano del suo palazzo, ma mentre giocavo a blec taiger è entrato Tatore il Delinquente e ha detto Uè, guard là, Marco o Chiattone! E tutti nella sala giochi acli new york hanno iniziato a ridere e io ho avuto paura che morivamo perché Marco stava perdendo il controllo.

Quando Marco perde il controllo è capace che mangia anche sei panzerotti o calzoni e beve un'intera bottiglia di cocacola che poi fa un rutto che lo sentono fino a salerno, oppure che si fa tutto rosso in faccia e ti prende a capate gridando Moccamammt e altre parole di maleducazione in dialetto che quando le sente mia madre mi dice sempre stai attento non diventare come Marco che quello nella vita può fare solo lo scaricatore di porto. E io ci dico Ma scusa mamma zio fa le barche e c'ha tanti soldi e l'hanno intervistato pure in televisione e sono andati in vacanza in america st'estate e noi sempre a Santa Maria e lei risponde che l'importante è la dignità. 


Io non ho ancora ben capito che cos'è ma non ci compri l'Amiga 500 e neanche i giochi fotocopiati della nasciua, forse.

Ma ieri pomeriggio alla sala giochi acli new york panzerotti non ce n'erano e avevo paura che Marco prendeva a capate Tatore il Delinquente che ha sedici anni e si dice abbia ucciso a sputi un nemico che gli aveva scritto sul motorino con l'uniposca Tatore Esposito è nu bucchì. Così Tatore ci faceva uccidere morti tutti e due e l'ultimo gioco che avevo giocato nella mia vita avevo pure fatto una figura di merda che avevo perso subito il gettone al secondo livello.


Ma Marco non ha detto niente e Tatore il Delinquente ci ha chiavato uno schiaffo forte sulla nuca e si è messo a giocare al posto suo a Operescion Uolf e poi mi ha guardato e ha detto E stu calabres e merd chi è? E allora il controllo l'ho perso io e ci ho dato un calcio in culo forte e quello ha sbattuto con la panza contro il cassone e ha smitragliato per sbaglio le infermiere. E allora ho capito che bisognava combattere e mentre sudavo freddo ho ripassato in fretta i film di bruslì che ho visto. 


Ma poi mi è sembrato di vedere sopra la cassa del drogato che cambia i gettoni il maestro Gigino da casavatore, come il fantasma anziano che c'è in Guerre Stellari che sembra san francesco di paola... Obigliòc! ha detto Marco mentre quelli si avvicinavano e dicevano guerrieri giochiamo a fare la guerra. Il maestro Gigino da sopra la cassa della sala giochi acli new york mi diceva invece M'arraccumann! e allora ho fatto quello che fanno i veri uomini di undici anni forse quasi dodici e siamo fuggiti.


Tatore e la sua banda, Careca, Sampei il pescatore, Mezzarecchia e Uomolupo, ci hanno inseguiti fino quasi ai confini di Sant'Agnello  forse sparandoci non lo so ma siccome il ciao di Marco l'ha truccato il meccanico Ciro Mandrake e dice che c'ha messo un motore da formula 1 usato anche dalla ferrari a montecarlo l'anno scorso li abbiamo seminati e io gridavo felice la sigla dell'eitìm e urlavo la cosa del sangue gettato e Marco ha detto stattaferm! Fermo che finiamo a capasott! 


Tornando a casa di nonna siamo passati davanti ai carabinieri e il generale quando ci ha visto si è messo la mano in faccia. Marco dice che forse stava diventando cieco per la foto di Ramba. 


Dopo cena mio padre mi ha chiesto se lo volevo comprato pure io, il computer commodore amiga. Ma non solo perché ce l'ha Marco, ha detto, perché te lo meriti, te l'avevo promesso. E io per poco non piangevo e non sapevo che dire per la felicità e allora non ho detto niente. 


Sono rimasto fermo e contento solo dentro come Robocop, ma senza morire scassato di mazzate e sparato prima. 



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Commenti

  1. Ecco come iniziare alla grande una giornata. Grazie per questo post splendido, per un attimo sono volato via da tutto.

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  2. Bellissimo racconto, ricco di quel "ringere" che ti scalda il cuore, soprattutto se la giornata che ti aspetta è bella pesante.

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  3. Bello. Bello. Bello.
    Nostalgia Canalis, azione e citazioni a go-go, dal Campionissimo al Maestro, da Robocop (quella cosa di Gigi Sabani è inquietante, lo sai?) ad Operation Wolf...
    I like it!

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  4. L'amiga è sempre l'amiga. Mi ha consacrato ai posteri grazie al mio ingresso nei ram jam... È valsa la pena rischiare la vita se poi la ricompensa è stata lei, doc 😂

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  5. Bellissime "reviviscenze" della gioventù! Mancava solo la citazione di Highlander e avrei cominciato a zampillare dagli occhi come Raffaella Carrà al Drive In!! Ricordo che a Treiso con mio fratello e Andrea Antoniotto (©) capitò la stessa cosa: dei bulli ci volevano menare, dopo averci presi a spigate (giuro!). Ma siccome io facevo Yoseikan Budo e avevo visto tutti i film di Karate Kid, nonché Amerigan Ninja, le spigate le avevo schivate e poi come i veri uomini, via a scappare con le BMX giù per le vie del paese!!

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    1. E' che avevano finito i nunchaku!! ;)

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    2. Spighe... tipo di grano? Come arma? In una sala giochi?

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    3. Aspetta, scusami sono un cretino. E' che sto facendo 6 cose contemporaneamente ed ho confuso il tuo racconto con quello del Doc. Tu non hai parlato di sala giochi, quindi potevate benissimo essere all'aperto ed avere spighe a portata di mano...

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    4. Nessun problema, anche io non sono stato troppo chiaro. Il fatto è che a Treiso, ridente paesino delle Langhe, non c'era una sala giochi ma solo un bar con due / tre cabinati e un juke box che trasmetteva solo canzoni di Tony Esposito. Noi della "cumpa" ci andavamo spesso e lì erano stanziali dei barotti del posto che ci rompevano le scatole in quanto noi cittadini non avevamo il diritto di sconfinare nel loro territorio.

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  6. Doc immagino che a scrivere queste righe un po' di commozione ti sia salita

    Dopo cena mio padre mi ha chiesto se lo volevo comprato pure io, il computer commodore amiga. Ma non solo perché ce l'ha Marco, ha detto, perché te lo meriti, te l'avevo promesso.

    E' salita a me per una scena simile e un papa' che nn c'e' piu.
    Grazie

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    1. Mi sale sempre, ogni volta che ci penso, anche se sono passati due anni.

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    2. succedra' anche quando di anni ne saranno passati 5 o 10 o 20 o 100...
      come dice il Maestrone
      Finnche' non verra' il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo...
      un'abbraccio

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  7. Quando leggo le parole scritte in Napoletano, m'fai muri' !!

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  8. Dov'è il pulsante per il preorder del libro? AdoVo!

    PS: piccolo refuso, credo, in mentre sudavo freddo ho ripassato in fretta i film di bruslì che HAI visto. Deformazione "professionale", la seconda persona? :D

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  9. grande!!! ....giovane terronismo nei gloriosi anni 80... le sale giochi con i tipi poco raccomandabili (a Palermo, gli "scanazzati") ...i Carabinieri padri di famiglia, i giochi copiati... e il mio ricordo di un padre che aveva saputo di alcune mie mattane, dodicenne a scuola media (qui c'è chi può confermare gli episodi) e, entrando a casa all'ora di pranzo, mi disse solo un "non mi sono mai vergognato per te così tanto, ma chi ca**o ti credi di essere?"

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  10. Bello! L'Amiga... Ricordo che l'avevano un paio di miei compagni di scuola delle medie ed era una specie si santo graal per noi che non l'avevamo,e non l'abbiamo mai avuta...
    Comunque questi racconti sono speciali,basta cambiare le coordinate geografiche e si adattano a tutti noi

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    1. E' proprio quello che stavo pensando io. Cambiano i contesti, cambiano i dialetti ma le situazioni sono sempre quelle.

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  11. Ah, il cugino grande con l'amiga <3 grazie Doc

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  12. Ah..... che bella sorsata di gioventù!!! Grazie

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  13. Doc sei unico. È fantastico...ritrovarci poi il maestro, Mimmo Merlino e company lo rende ancora più godibile :-)))))).

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  14. Si ringe sempre, con questi racconti del Doc. Grazie!

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  15. Storie avventurose di vita vissuta... Ale, ma il prode Marco adesso cosa fa di bello?

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  16. Ogni volta che leggo questi racconti del Doc mi immagino il foglio di carta ciclostile dei temi con quella grafia e quello stile da ragazzino di prima media che cerca di raccontare alla prof le sue avventure fuori dalle mura scolastiche. Ed ogni volta sono sorpreso dalle analogie con la mia esperienza di adolescente in quegli anni a chilometri e chilometri di distanza. Lo dico e lo ripeto Doc (da ragazzino delle medie): ci devi farci un libro!

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  17. Doc,non mi uccidere di coppini,lo sai che non sono il tipo da precisinerie fungiformi,ma essendo di Torre del Greco (NA,a qualche km da Sorrento e da Santo pecoriello)mi sento etnicamente legittimato o quasi :D
    Comunque,la grafia corretta è “sapit quann arap?”con la A iniziale.Voce del verbo “arapì” cioè aprire.
    Basta,finite le precisinerie,puoi anche rispondere “uaglió,c’haj accis a salut,puozz jettà o’sanc”🤣

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  18. Dimenticavo:stupendo questo “inseguendo 2”(due e mezzo dopo la minisaga estiva?),inseguendo sempre più in là!!

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  19. :D bellissima!! Mio babbo allora, per non sbagliare tra il vecchio C64 e il nuovo Amiga appena uscito (non sarà un computer troppo difficile?) comprò un C128D...

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  20. "L' Amiga? Ma non e' troppo presto?"
    Eh, si. Che poi ci vuole niente a iniziare a farsi laddroga e a rubare i soldi e i motorini e a spaccare i vetri delle finestre. Che poi si prendono le malattie e nascono i bambini malformati. E poi si litiga e i figli crescono male.
    Grandissimo pezzo, Doc. Ma prima di tutto una cosa...
    RAMBA.
    OH. MY. GOD.
    RAMBA.
    Mado', che mi hai tirato fuori.
    Altro che Commodore 64 vs Spectrum, altro che Amiga vs PC vs Atari ST...
    La vera diatriba di fine anni 80 era una sola:
    CICCIOLINA VS RAMBA!!
    Si sa, qui in Italia bisogna fare due blocchi contrapposti di ogni cosa. Pure per le pornostar.
    Io preferivo Ramba, comunque. Era piu' tanta.
    Comunque...qui si fa per ridere, ma quanta verita'.
    Conosco bene la sensazione. Quando sei convinto di avere le spalle parate e ti rendo tragicamente conto che il tizio/fratello/cugino/amico/attaccato in tua compagnia, che ha la fama di essere un duro, dimostra di contare un ghezzo e un barattolo, o giu' di li'.
    Arriva il kaposthrunz del rione con tanto di banda al seguito, gli ammolla due schiaffazzi in the la fazza e il tipo...MUTO. Perche' si sta squagliando dal terrore. E tu capisci che di li' a poco tocchera' a te, e sei SOLO.
    Qui il protagonista puo' contare sui suoi maestri spirituali, e dei loro insegnamenti di cui ha fatto tesoro.
    Comunque, era tutta una questione di conoscenze. Come sempre.
    Senza le amicizie o i contatti giusti, c'erano posti dove non potevi nemmeno PENSARE di entrare. Tipo il baretto malfamato (ma anche no, tutto dipendeva dalla cricca che bazzicava in base al periodo. Che poteva variare in base a rogne e sgazzi con i vari gestori. Per salvare la pelle dovevi imparare i FLUSSI MIGRATORI DEI BRANCHI DELLE TESTE DI MEENKIA) dove pero' c'era il videogioco che ti piaceva tanto. Ma se passavi di li' venivi aggredito se solo osavi avvicinarti.
    E questa roba accadeva anche nei paesini alle porte di Milano (che a quei tempi essere alle porte di Milano significava trovarsi in coolo ai lupi e immersi nella nebbia, nella campagna e nel nulla).
    E' una cosa che si ripete ciclicamente, ma...piu' ci penso e piu' lo trovo assurdo. Per me c'era un sacco di gente fuori di testa, ai tempi. Se non delinquenti fatti e finiti (non per dire, eh. Ma alcuni di loro fanno dentro e fuori da San Vittore ancora adesso). Che avevano deciso di applicare la "difesa del territorio" in cittadine di qualche centinaio di anime, manco fossimo nei Queens o nel Bronx.
    Assurdo.
    Mi ci sono trovato in mezzo anch'io, certe volte. Ma continuo a non capirli, certi comportamenti. Ne' ad accettarli. Men che meno a giustificarli.
    Una situazione familiare o economica disastrata possono reggere come scuse fino a un certo punto. Forse facevano una vita talmente di melma che l'unica soddisfazione che avevano era quella di FARE DEL MALE. Spaccando e danneggiando tutto quel che capitava loro a tiro. Sia cose che persone. E quindi ritenevano lecito togliersi la soddisfazione in questione ogni volta che ne avessero voglia.
    Vi giuro che rischiavi meno ad andare nelle sale giochi del centro, nonostante circolassero voci terribili sul loro conto. Ne dicevano di ogni. A me, personalmente, non e' mai capitato nulla. Neanche in quelle dalla reputazione piu' pessima.
    La pre - adolescenza e' stato davvero un periodo magico e infernale allo stesso tempo, davvero. Magico perche' vivevi per le tue passioni, fantasticando ed esaltandoti per un niente. Infernale perche' spesso ti sei ritrovato ad aver a che fare con un mucchio di gentaglia che avresti fatto volentieri a meno di incontrare.
    Mi chiedo come cavolo abbiamo fatto ad uscirne tutti interi, certe volte. Che fosse una sorta di selezione naturale, anche se NON RICHIESTA?
    E comunque, qualcuno non ce l'ha fatta a diventare adulto...

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    1. Giusta disanima di un periodo della vita e di certa gente che si frequentava (volenti o nolenti) in quei periodi. Anche io mi ricordo di un super ripetente alle medie che faceva già il meccanico a 12 anni e che menava di brutto solo per il gusto di farlo. Una volta se l'è presa anche con me e, onestamente non so perché, visto che la mia prima reazione era di scappare come Speedy Gonzalez, quella volta mi sono difeso e alla fine ho anche guadagnato il suo rispetto. In ogni caso erano tempi forse più pericolosi ma meno subdoli e ipocriti di quelli presenti, dove cyberbullismo e stalking sono una piaga più grande di quanto fossero gli incontri casuali con questa umanità diversa. Inoltre ci hanno comunque insegnato ad affrontare la vita e a stare al mondo, lo stesso non so se si può dire dei giovani di oggi, senza fare un discorso da scontro generazionale.

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    2. Credo che li ci fosse un doppio senso che non hai colto. "È in camera con l'amiga" è stato percepito dalla madre come "È in camera con l'amiCa". Per quello arrossì in volto e domandò "ma non è troppo presto?" :D

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  21. Spero in una eventuale versione cartacea; va bene che il Doc ce lo farà leggere qua sull'Antro, va bene anche l'ebook, ma io voglio il libro da alloggiare in scrivania-comodino-libreria, un Super Santos 2 una stampa se la merita.

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  22. Gran bel racconto, come sempre, e con quello stile che lo rende geniale e si fa leggere in un baleno.
    Hai una memoria quasi eidetica per i ricordi d'infanzia: come fai? C'hai pure te il dito-punteruolo di RoboCop, che lo inserisci in un lettore ed appare Dick Jones che fa le penne con la moto e Tatore il Delinquente muto? :-)

    PS: suppongo che l'latra cosa da "ittare", detta dalla cassiera del cinema, fosse "puozz'itta 'o béleno amaro" (ndr: il veleno amaro)

    PS2: noto, quasi con commozione, che il monito materno sullo scaricatore di porto (al pari del "parapparà figur'e mmerd'"), travalichi i confini appenninici, e forse andini.

    Ancora complimenti. Un abbraccio

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  23. X Daniele:
    Penso succeda quando giungi al limite. O magari eri gia' rivoltato di tuo, quel giorno.
    Ma hai fatto benissimo: non si puo' sempre lasciar perdere. Sempre ammesso che le circostanze lo consentano. In caso contrario...c'e' sempre la fuga. E non e' affatto disonorevole. E a chi pensa il contrario...beh, ci provi lui a mettersi in DUE CONTRO DODICI (mi e' successo).
    Il problema, se mai, e' un altro.
    Il fatto e' che con certa gente non era mai finita, dopo.
    A noi "polentoni" questa cosa ci ha un po' spiazzato, almeno all'inizio. Era un tipo di logica che non riuscivamo a comprendere. Era un concetto sconosciuto. ALIENO.
    Il fatto di esser presi a insulti o peggio da uno che manco sapevi chi cavolo fosse.
    E perche'? Perche' magari la settimana prima avevi attaccato briga col fratello, con l'amico, col cugino.
    A metterti contro la persona sbagliata finivi per crearti tutta una serie di problemi con un mucchio di altra gente. Ti ritrovavi addosso un intero quartiere, alle volte. E tu eri DA SOLO.
    Ti dovevi guardare le spalle ogni volta che andavi in giro.
    E questa cosa finiva per essere logorante, per un ragazzino. Cosi', prima o poi, mollavi il colpo. Pur di essere lasciato in pace.
    O facevi cosi' o era la guerra, tutti i santi giorni.
    E stavi al gioco. Ti adeguavi al sistema. Facendoti andar bene un sacco di cose che facevano a pugni con la tua etica e il tuo modo di agire e pensare.
    QUESTA era la vera ingiustizia.
    Lo so, funziona cosi' dappertutto. Ma resta uno schifo lo stesso.
    Uno cresce a pane, Kenshiro e Uomo Tigre...e poi vede un branco di str...pigliare a botte un suo compagno di classe. E poi sente l'amico a fianco dirgli FATTI I C...TUOI! ANDIAMO VIA!
    E lui gli da' retta. Perche' sa che se intervenisse, se la prenderebbero pure con lui.
    E li vedi, i tuoi maestri, mentre ti allontani e giri la faccia dall'altra parte.
    Ti guardano e scuotono la testa. E ti danno del VIGLIACCO.
    Non e' giusto.
    E' proprio per questo che i bulli da social mi paiono innocui, al confronto. Poi ammetto di non avere i mezzi per giudicare appieno il fenomeno.
    Posso solo ipotizzare che cio' e' o sentiamo come nostro sia un'estensione del nostro stesso ego.
    In altre parole...siamo definiti da quel che abbiamo e che facciamo.
    Io mi definisco con quel gioco, quel vedo, quel che ascolto e quel che leggo. E anche con quello che pratico.
    In tempi di Facebook...probabilmente un profilo fa parte del nostro essere, come un cd, un videogame o un fumetto. E un attacco rivolto ad esso lo sentiamo come rivolto a noi.
    Io, che sul profilo non vado da due anni...se qualcuno vuole insultarmi, che faccia. Non me ne frega nulla, perche' per me il profilo conta meno di zero.
    E comunque...a me avevano preso un Commodore 16 coi punti della spesa. Si e' guastato dopo una settimana. Dei due anni che l'ho avuto, uno e mezzo lo ha passato in assistenza. Altro che Amiga...manco il C - 64 avevo, mannaggia la pupazza!!

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    1. Caro Red, se parli di faide non posso che essere ancora più d'accordo con te.
      Anche se, almeno dalle mie parti, erano meno presenti rispetto ad altri quartieri. C'era, è vero, il cugino o il fratello del bullo, spesso più grandi ma che essendo ripetenti plurimi te li ritrovavi comunque in giro per la scuola, i quali volevano fartela pagare per difendere l'onore del parente e allora ti prendevano di mira. Ma alla fine non è che fossero così fastidiosi, come dici tu, mollavi il colpo e (di solito) non si accanivano più di tanto.
      Personalmente stavo male perché più di pestaggi fisici, forse anche perché come ti dicevo un pò me la sapevo cavare, erano le prese in giro che pativo particolarmente. Mi davano del "pentolone" perché avevo la voce da baritono e parlavo a volume basso e poi mi canzonavano in gruppo. Questo mi irretiva parecchio ma non potevo farci nulla, dovevo fregarmene e andare per la mia strada, anche perché non potevo picchiare tutti (anche se, credimi, lo avrei fatto molto volentieri).
      Probabilmente per questo motivo sono più sensibile agli attacchi sui social: vedo dei ragazzini indifesi che vengono presi nella morsa di compagni crudeli e che subiscono delle angherie psicologiche alle quali non sanno rispondere e che li logorano nel profondo, creando delle cicatrici che poi portano a volte a compiere gesti assurdi.
      Per noi "scafati" è facile prendere le distanze, ma per le nuove generazioni che vivono una vita digitale non è semplice staccarsi o estraniarsi da ciò. Anche a me se insultano su fb mi faccio una bella risata e cancello il post. Altra cosa quando diventi lo zimbello di una comunità e non hai i mezzi per rispondere agli attacchi o per sfuggire allo stalking mediatico.

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  24. Eh si, Daniele.
    Concordo in pieno.
    Come dicevamo...qualcuno non riusciva a resistere. E non e' sopravvissuto a quel periodo. E di suicidi giovanili ce ne sono ancora oggi.
    "Pentolone", eh?
    Piacere...Fungo.
    Questo era il mio soprannome a scuola. Per via della capigliatura ribelle. Tu pensa.
    Mmh...decisamente preferisco Redferne.
    Lasciamo perdere che anch'io ne ho dovute mandar giu'.
    Lo ribadisco: certe volte mi chiedo come ho fatto a sopportare tutto questo senza impiccarmi pure io. O andare un giorno a scuola e fare una strage.
    Sono gesti da condannare, ma quando sento di qualche studente negli USA che spara all'impazzata e crivella di colpi tutti i compagni...non approvo, no di certo. Ma capisco.
    Penso che forse la colpa sta a meta', certe volte.
    In un certo senso siamo dei sopravvissuti. Per vivere dovevi farti degli anticorpi d'acciaio, sul serio.
    Oggi, proprio per la diffusione di internet e dei mezzi di comunicazione, si puo' riuscire a tenere l'attenzione molto piu' alta rispetto a prima.
    E abbiamo gente che se ne occupa finalmente. Sia psicologi che genitori.
    Non mi stanchero' mai di ripeterlo: NON STATE ZITTI. SE SUBITE ANGHERIE, PARLATENE. SEMPRE.
    Per fortuna non e' piu' come prima, dove passava tutto sotto silenzio. Perche' lo si considerava un male inevitabile. O un banco di prova per testare il carattere.
    Assurdo.
    Scusa, ma e' un argomento che mi sta particolarmente a cuore.
    Ho visto gente a cui similivesperienze hanno davvero rovinato la vita.
    Gente che non usciva piu' di casa. O che ha impiegato anni per smaltire tutta la rabbia e il rancore che avevano accumulato.
    E' giusto che certi ragazzi perdano anni, gli anni piu' belli, a tentare di rimarginare ferite cosi' profonde?
    No, non e' giusto. Non posso, non potro' mai accettare una cosa simile come normale.
    Una persona non deve cambiare lavoro, casa, citta'. O dover cambiare i propri comportamenti per ottenere il rispetto da parte di un branco di idioti. Piuttosto, ha il diritto di essere lasciata in pace. La vita e' gia' abbastanza dura.
    Purtroppo certa gente non vede oltre la punta del suo naso. E non si rende conto dei danni che fa, con la sua condotta. Altrimenti, smetterebbe immediatamente.
    Immagino che per i ragazzi di oggi un insulto in rete sia paragonabile ad uno reale.
    Lo ripeto: non state zitti.
    Oggi si puo' fare qualcosa.

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    1. Siamo proprio dei sopravvissuti, hai scritto bene. Le cicatrici ce le portiamo dentro ma, almeno per quanto mi riguarda, hanno lasciato solchi profondi. La mia incapacità di costruire dei rapporti di amicizia è frutto anche di ciò che ho vissuto negli anni giovanili e non sai che lavoro ho dovuto fare su me stesso per potermi integrare nella società. Lo sport mi ha aiutato molto, senza questo sfogo, anche se la chiamerei ancora di salvezza, sarei anche io un reietto della società. Ormai ho superato quei periodi ma ho un pò di timore per mio figlio. Spero che non debba mai patire quello che ho sofferto, cercherò di essere più presente di quanto fossero i miei genitori. Ma non ne faccio loro una colpa, erano anni diversi, la gente si spaccava la schiena per tirare avanti e non c'era molto tempo da dedicare ai disagi dei figli. Per fortuna, come scrivi giustamente, oggi si avverte una maggiore attenzione.

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  25. Guarda, Daniele...
    Certe coincidenze sembrano proprio assurde, ma giusto domani ho la prima riunione con gli insegnanti di prima elementare di mia figlia.
    E tra gli argomenti previsti bisognera' discutere di un suo compagno appena inserito che si sta rivelando un autentica grana. Disturba, e' sgarbato con le maestre e con la classe e insulta tutti. Senza contare che si estranea dalle lezioni e scappa fuori dalla classe alla prima occasione.
    Ora, io ho avuto un tipo simile a scuola, ai miei tempi, ce l'ho avuto. E me lo sono trascinato dietro fino alla terza media. Un rapporto che ricordava un po' quello tra Renton e Begbie di Trainspotting. Dipendeva da come gli girava. Un giorno ci andavi d'accordo e quello dopo era meglio che ci stavi alla larga.
    Una causa persa, proprio. Note, rimproveri e sospensioni gli facevano un baffo. Dalle medie in poi e' passato agli atti vandalici, per poi combinarne di ogni. Oggi e' in galera.
    A quanto pare, se ci vogliamo trovare un lato positivo nelle nostre esperienze e che sai gia' cosa aspettarti da certe persone, visto che lobhai passato sulla tua pelle.
    Difatti ho una mezza idea di andarci giu' pesante, domani. Vale la pena sprecare tempo, energie e risorse per un alunno che non ha la minima intenzione di collaborare?
    Per me no. La cosa migliore e' mandarlo via, perche' i teppisti in classe di mia figlia non ce li voglio.

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    1. È inutile essere ipocriti, anche io se avessi una situazione simile propenderei per allontanare un bimbo così. Anche perché pensare di trascorrere cinque anni con un tizio che disturba, distrae e rovina l'atmosfera della classe, nel periodo più importante della vita scolastica, quando si imparano le nozioni che saranno alla base della cultura e preparazione personale, è impensabile. Io ho avuto una breve esperienza durante il servizio civile con ragazzi disagiati, cercando di far prendere loro la licenza media. In alcuni casi era un'impresa disperata, soprattutto per il fatto che avevano famiglie disastrate dietro, che li abbandonavano a loro stessi, in mezzo ad una strada, senza curarsi troppo delle compagnie che frequentavano. Pensa che una volta per impressionarmi uno mi portò una pistola in classe, che ho subito requisito. Devo dire che è riuscito nell'intento. In ogni caso in bocca al lupo per domani.

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  26. Thanks, Danie'.
    E anche se un po' in ritardo...crepi.
    Uno potrebbe dirmi che non e' la maniera di risolvere il problema, la mia.
    Perche' finiresti solo con l'accollarlo a qualcun'altro.
    Vero. Verissimo. Gli do pienamente ragione, anche perche' tempo fa l'avrei pensata uguale.
    Da papa', ho cambiato idea.
    Mi si conceda un po' di sano egoismo, una volta tanto.
    In primis penso al bene della mia piccola. Gli altri...che si arrangino.
    Credo che certe persone siano destinate a fare una brutta fine, purtroppo.
    Oggi pomeriggio vado, comunque. E vediamo cosa ne verra' fuori.

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    1. Di nulla, fammi sapere, a questo punto sono curioso di capire come procederanno.
      Purtroppo viviamo nel mondo reale, è inutile prendersi in giro.
      Possono parlarci di morale Cristiana, di senso civico, di Madre Teresa di Calcutta (santa donna), ecc. ecc. Però quando vedi che la gente non fa neanche finta di interessarsi al prossimo, figurarsi di rispettarlo, alla fine è normale che una dica ma chi me lo fa fare? Non c'è più riguardo per niente e nessuno, risulta difficile insegnare ai figli il rispetto di altri quando provi solo disprezzo per la maggior parte di loro... Esempio tipico ai giardinetti: c'è gente che fa rimanere i figli due ore sull'altalena, nonostante il fatto ti veda piazzato lì in attesa col tuo pargoletto, magari pure guardandoti con aria di sfida... Alla fine si diventa egoisti, nonostante i buoni propositi. Lo stesso vale per me: prima viene il mio piccoletto, che ha già alcuni problemi di suo, poi gli altri. Mi spiace ma il tempo del buonismo per me è finito.

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  27. L' incontro e' previsto tra un paio d'ore. Ti faro' sapere.
    Credo che piu' che una questione di buonismo o meno (ritengo che qui sull' Antro siamo tutti tra brave persone), sia il fatto che da padre di famiglia cambia tutto.
    All'improvviso...hai una ragione per lottare. Qualcuno da difendere.
    E se per cio' che riguardava te stesso eri disposto a passarci sopra...sulla tua famiglia non lasci passare nulla.
    Guai a chi te la tocca.
    Perche' sai che gente c'e' la' fuori.
    E di cosa sono capaci.
    E sai cosa puo' succedere se abbassi la guardia.
    Il merito e' anche dei nostri bambini.
    Ti fanno tirare fuori qualita' che non sospettavi nemmeno di avere.

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    1. Spero che sia stata adottata l'opzione più furba.
      Ieri nel compenso, visto che sono un pò malato e quindi più suscettibile del solito, ho quasi picchiato una signora che mi ha fracassato gli stinchi cercando di asfaltarmi con il passeggino mentre salivamo sul treno e poi ho seguito uno con l'auto che mi aveva tagliato la strada e poi affiancandolo per dirgli cosa ne pensavo del suo "stile di guida" ha pure abbassato lo sguardo!!
      Meno male che ho un figlio e il pensiero di non fare stupidaggini che potrebbero avere ripercussioni su di lui permette di tranquillizzarmi...
      Hai proprio ragione, i figli ti cambiano!

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  28. Vogliamo più democrazia, vogliamo più videogiochi fotocopiati per tutti.

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  29. Troppo forte questo racconto, Doc! Qua a Venezia-città di sale giochi vere e proprie, diciamo di quelle stanziali, ce n'erano forse 3 o 4 in tutto, oggi zero, ma andavano per la maggiore quelle 'nomadi' che arrivavano con le giostre (e arrivano tuttora, in misura molto minore), noi ancora rEgazzini dopo la messa domenicale ci rituffavamo nel vizio andando a giocare ai videogame fino all'ora di pranzo. Poi anche durante i pomeriggi della settimana, ma io le identifico soprattutto con le tarde mattinate domenicali invernali (le giostre rimanevano in loco grosso modo dal periodo prenatalizio fino alla fine del carnevale, anche oggi è così), poi si andava a pranzo, quindi alle 14.30 Tutto il calcio minuto per minuto, poi i finivano i compiti e, se avanzava qualche ora, di nuovo giù in campo (Cioè la piazzetta) a tirare due calci al pallone (meteo permettendo). La felicità, credo.

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