Volevamo diventare tutti come Mimmo Merlino, anche senza la via
E allora io ci ho detto Ma' mi dai 600 lire che voglio comprarmi un cono zaccaria e lei mi ha detto ma non ne hai già mangiato uno stamattina? e io sì ma mi serve il calcio per le ossa. Che questa cosa del calcio per le ossa non so cosa significa ma funziona quasi sempre. Solo che le 600 lire in realtà mi servivano per superare una liana e diventare come Mimmo Merlino [...]
Io quando vengo al mare qui a santa maria del cedro non è che sono molto felice perché il mare è lontanissimo e ci dobbiamo andare in bicicletta ma poi al ritorno la mia bici brucia perché ha il sellino di plastica e mio padre dice non fare storie andare in bici fa bene domani magari ci mettiamo un telo sopra. Solo che poi il giorno dopo si sono rubati le tre biciclette con tutto il telo e mio padre ha detto Ah allora andiamo di nuovo a piedi fa bene pure quello.
Le uniche cose belle quando vengo al mare qui a santa maria del cedro sono tre. La prima cosa bella è che Lino il figlio grande dei vicini di torre del greco ha un sacco di fumetti di supereroi e me li fa leggere e mi ha fatto pure un disegno di uno che è tipo Superman ma amico di Capitan America e mo' non mi ricordo come si chiama.
La seconda cosa bella è che il maestro Gigino da casavatore ci insegna a combattere con i bastoni per uccidere tutti i nostri nemici quando a settembre torniamo a scuola. Lui dice che ha combattuto con i monaci in giappone e nel bronx dove una volta l'hanno circondato in 47 e lui li ha sconfitti tutti cantando una canzone dei Bigìs di quelle che sembra che gli hanno strizzato i coglioni. Il maestro Gigino dice che nella vita bisogna avere paura solo delle ragazze coi capelli rossi tutto il resto no che lo puoi sconfiggere con le arti marziali come faceva bruslì che infatti c'aveva una moglie bionda.
La terza cosa bella è che il bar di Vincenzo è sempre aperto e io e i miei amici Ciro, Luigino e Ruttazzo ci andiamo a passare tutto il pomeriggio e a volte pure la sera quando c'è la Corrida in TV e mia madre si distrae e non dice ma dove è finito quello mo', sparisce sempre, sempre. Il bar di Vincenzo è un bar dove nessuno mangia i gelati o beve le bibite come la sevenàp, tutti giocano a qualcosa. Ci sta un giubox ma fanno partire sempre i righeira e a un certo punto il signor Vincenzo dice Guagliò, m'aveit scasstt tre quart dcazz! che il signor Vincenzo è straniero viene da vicino Bari.
Poi ci sta un biliardo con dei signori che fumano e che si scambiano dei soldi che sembra il monopoli però colle facce da delinquenti. Mia madre dice sempre non entrare lì dentro che se no ti ammazzo e io ci dico mamma non ti preoccupare se entro mi ammazzano i signori che fumano con le facce da delinquenti e comunque una volta il signor Vincenzo mi ha detto Ma tu ce vin a ièsse? Chitemmù ghiss da dè.
Poi soprattutto ci stanno i videogiochi all'ingresso e nel portico davanti e sono tanti e sono sempre diversi che li cambiano in continuazione visto che li scassiamo. Il mio videogioco preferito è il figlio di Pac-Man e Spaianter e forse pure il gioco delle olimpiadi che non so il nome. Siccome non abbiamo mai tanti soldi il tempo lo passiamo soprattutto a guardare gli altri che giocano. Ruttazzo si mette vicino a chi sta giocando e gli dà un sacco di consigli e ci chiede se gli fa fare la pallina o il cannone o il livello fino a quando quello ci risponde gentilmente Uagliò ma chi te sape c'ha scassat a uallera, che dice mio padre in napoletano vuol dire Vattene per piacere lasciami giocare.
Quando impariamo finalmente a giocare a un gioco ce lo tolgono e ne arriva uno nuovo anche se puzza già di sigarette e c'è pure già la cenere nel portacenere di metallo vicino ai bottoni. Ciro dice che li fanno apposta così per vendere le marlboro ma non so se è vero perché su quello di Quberto c'era una cicca di camel. Noi non siamo molto bravi a giocare ai giochi nuovi perché nessuno li conosce e metti duecento lire ed è già finito e allora Ruttazzo inizia a prendere a calci il cassone urlando bastardi! finché il signor Vincenzo da dietro il bancone non ci dice Chitemmù, ca veng ddè e t'acceit, che vuol dire non lo so cosa vuol dire ma è brutto.
L'unico che è fortissimo anche con i giochi nuovi è Mimmo Merlino. Merlino non è davvero il suo cognome ma tutti lo chiamano così anche a Portici perché è un mago con i videogiochi e una volta la mamma di Ciro che era venuta a prendersi il figlio per le orecchie l'ha visto giocare e gli ha detto Guagliò, sei proprio grande! Dovresti diventare un giocatore professionista! E noi abbiamo riso forte e ci abbiamo detto ma no signora madre di Ciro lo sanno tutti che con i videogiochi i soldi si spendono soltanto nessuno può diventare un giocatore per lavoro tranne quei signori là in mezzo al fumo con le facce da delinquenti.
Mimmo Merlino distrugge ogni gioco e alla fine lascia le sue iniziali MRL. Un giorno ha giocato al figlio di Pac-Man così a lungo che il signor Vincenzo ammirato a un certo punto gli ha detto M'ascusé ohu sii brav ma te na scé che e chioude, chitemmù. Una volta Ciro l'anno scorso gli ha detto Ah ah ah MRL vuol dire Merluzzo?, ma quello l'ha guardato come si guarda una busta che galleggia in mezzo al mare e ha continuato a giocare. A Portici Mimmo Merlino è il re delle salette coi giochi e gli elenchi telefonici dei bar e Ciro dice che c'è pure una strada con il suo nome, via mimmo merlino, e tutti i ragazzi quando passano di lì si inginocchiano.
Quando l'ho raccontato a Sasà Baratta dopo le vacanze l'anno scorso, mi ha detto che Mimmo Merlino lo conosce pure lui che l'ha visto in vacanza a guardiapiemontese ed era famossissimo pure lì e lo applaudivano anche le vecchie andate a telefonare ai parenti per dirci se il nipote aveva cacato. Solo che non so se è vero perché Sasà ha detto che Mimmo Merlino era alto un metro e novanta e c'aveva almeno trent'anni, una benda sull'occhio ed era reduce dal vietnam.
Ora siccome pure noi vogliamo diventare bravi come Mimmo Merlino pure senza la via gli abbiamo chiesto di insegnarci a giocare ai giochi nuovi e c'è questo gioco nuovo del circo che si chiama non mi ricordo in cui alla fine devi saltare sulle liane come tarzan boy e io ci provo e ci provo ma cado sempre. E sono arrivato con le seicento lire duecento per la partita e quattrocento per la lezione ma Mimmo Merlino non c'era e ho chiesto dov'era al signor Vincenzo e e dice il signor Vincenzo Che cazz ne sacc ghe. Allora sono uscito e l'ho trovato che metteva i pacchi in una 127 carica di venti tonnellate di valigie e biciclette perché stava per partire e io ci ho detto ma Mimmo la liana!
Allora lui ha disegnato la liana sul vetro sporco della macchina e mi ha detto Vedi? Non devi saltare quando è vicina ma quando si sta avvicinando ed è ancora qui. E mi ha dato un buffetto sulla nuca e si è allontanato come solo i campionissimi che c'hanno una via loro sanno fare e io ho pensato quanto è forte Mimmo Merlino.
E poi il signor Vincenzo siccome i gelati a cono non li vuole nessuno ha chiamato me, Ciro e Ruttazzo e ha detto Ohu guagliò visto che mi avete fatto ricco con quelle macchinette de merd e visto che sto gelato non lo vuole nessuno ve ne regalo una vaschetta a testa, cacacazz. E io mi sono mangiato quasi una vaschetta intera di gelato alla nocciola che mi piace tanto e mia madre ha detto Ma sei pazzo mo lo sai che mal di pancia ti viene! ma io ci ho risposto ma no mamma tranquilla io ora so anche il segreto della liana ho otto anni non mi succede nulla ma che dici ah ah ah. Ahia.
Certe volte al bar del signor Vincenzo se ne va l'elettricità perché dice la mamma di Ciro che è tutto illegale e si ruba la corrente comunale e allora non possiamo giocare ai videogiochi e ci stanno solo i percorsi con le buche per vincere le biglie con il volante e il biliardino. Noi al biliardino facciamo i tornei che durano anche sei ore perché l'ultima pallina è la pallina della vittoria ma siccome ci mettiamo la stecca di un mottarello o dei ghiaccioli a incastro trovata a terra per non far cascare il gettone, quella pallina non finisce più. Chi tiene la stecca del portiere del biliardino dice sempre tocca qua senti quanto è caldo! per darti una botta sul dito con i piedi del portiere ah ah ah ma noi ottenni non ci caschiamo mica è uno scherzo che solo qualche stupido bambino di sette anni ci può cadere, ah ah ah.
A me l'anno scorso l'hanno fatto tre volte.
Io quando vengo al mare qui a santa maria del cedro non è che sono molto felice perché il mare è lontanissimo e ci dobbiamo andare in bicicletta ma poi al ritorno la mia bici brucia perché ha il sellino di plastica e mio padre dice non fare storie andare in bici fa bene domani magari ci mettiamo un telo sopra. Solo che poi il giorno dopo si sono rubati le tre biciclette con tutto il telo e mio padre ha detto Ah allora andiamo di nuovo a piedi fa bene pure quello.
Le uniche cose belle quando vengo al mare qui a santa maria del cedro sono tre. La prima cosa bella è che Lino il figlio grande dei vicini di torre del greco ha un sacco di fumetti di supereroi e me li fa leggere e mi ha fatto pure un disegno di uno che è tipo Superman ma amico di Capitan America e mo' non mi ricordo come si chiama.
La seconda cosa bella è che il maestro Gigino da casavatore ci insegna a combattere con i bastoni per uccidere tutti i nostri nemici quando a settembre torniamo a scuola. Lui dice che ha combattuto con i monaci in giappone e nel bronx dove una volta l'hanno circondato in 47 e lui li ha sconfitti tutti cantando una canzone dei Bigìs di quelle che sembra che gli hanno strizzato i coglioni. Il maestro Gigino dice che nella vita bisogna avere paura solo delle ragazze coi capelli rossi tutto il resto no che lo puoi sconfiggere con le arti marziali come faceva bruslì che infatti c'aveva una moglie bionda.
La terza cosa bella è che il bar di Vincenzo è sempre aperto e io e i miei amici Ciro, Luigino e Ruttazzo ci andiamo a passare tutto il pomeriggio e a volte pure la sera quando c'è la Corrida in TV e mia madre si distrae e non dice ma dove è finito quello mo', sparisce sempre, sempre. Il bar di Vincenzo è un bar dove nessuno mangia i gelati o beve le bibite come la sevenàp, tutti giocano a qualcosa. Ci sta un giubox ma fanno partire sempre i righeira e a un certo punto il signor Vincenzo dice Guagliò, m'aveit scasstt tre quart dcazz! che il signor Vincenzo è straniero viene da vicino Bari.
Poi ci sta un biliardo con dei signori che fumano e che si scambiano dei soldi che sembra il monopoli però colle facce da delinquenti. Mia madre dice sempre non entrare lì dentro che se no ti ammazzo e io ci dico mamma non ti preoccupare se entro mi ammazzano i signori che fumano con le facce da delinquenti e comunque una volta il signor Vincenzo mi ha detto Ma tu ce vin a ièsse? Chitemmù ghiss da dè.
Poi soprattutto ci stanno i videogiochi all'ingresso e nel portico davanti e sono tanti e sono sempre diversi che li cambiano in continuazione visto che li scassiamo. Il mio videogioco preferito è il figlio di Pac-Man e Spaianter e forse pure il gioco delle olimpiadi che non so il nome. Siccome non abbiamo mai tanti soldi il tempo lo passiamo soprattutto a guardare gli altri che giocano. Ruttazzo si mette vicino a chi sta giocando e gli dà un sacco di consigli e ci chiede se gli fa fare la pallina o il cannone o il livello fino a quando quello ci risponde gentilmente Uagliò ma chi te sape c'ha scassat a uallera, che dice mio padre in napoletano vuol dire Vattene per piacere lasciami giocare.
Quando impariamo finalmente a giocare a un gioco ce lo tolgono e ne arriva uno nuovo anche se puzza già di sigarette e c'è pure già la cenere nel portacenere di metallo vicino ai bottoni. Ciro dice che li fanno apposta così per vendere le marlboro ma non so se è vero perché su quello di Quberto c'era una cicca di camel. Noi non siamo molto bravi a giocare ai giochi nuovi perché nessuno li conosce e metti duecento lire ed è già finito e allora Ruttazzo inizia a prendere a calci il cassone urlando bastardi! finché il signor Vincenzo da dietro il bancone non ci dice Chitemmù, ca veng ddè e t'acceit, che vuol dire non lo so cosa vuol dire ma è brutto.
L'unico che è fortissimo anche con i giochi nuovi è Mimmo Merlino. Merlino non è davvero il suo cognome ma tutti lo chiamano così anche a Portici perché è un mago con i videogiochi e una volta la mamma di Ciro che era venuta a prendersi il figlio per le orecchie l'ha visto giocare e gli ha detto Guagliò, sei proprio grande! Dovresti diventare un giocatore professionista! E noi abbiamo riso forte e ci abbiamo detto ma no signora madre di Ciro lo sanno tutti che con i videogiochi i soldi si spendono soltanto nessuno può diventare un giocatore per lavoro tranne quei signori là in mezzo al fumo con le facce da delinquenti.
Mimmo Merlino distrugge ogni gioco e alla fine lascia le sue iniziali MRL. Un giorno ha giocato al figlio di Pac-Man così a lungo che il signor Vincenzo ammirato a un certo punto gli ha detto M'ascusé ohu sii brav ma te na scé che e chioude, chitemmù. Una volta Ciro l'anno scorso gli ha detto Ah ah ah MRL vuol dire Merluzzo?, ma quello l'ha guardato come si guarda una busta che galleggia in mezzo al mare e ha continuato a giocare. A Portici Mimmo Merlino è il re delle salette coi giochi e gli elenchi telefonici dei bar e Ciro dice che c'è pure una strada con il suo nome, via mimmo merlino, e tutti i ragazzi quando passano di lì si inginocchiano.
Quando l'ho raccontato a Sasà Baratta dopo le vacanze l'anno scorso, mi ha detto che Mimmo Merlino lo conosce pure lui che l'ha visto in vacanza a guardiapiemontese ed era famossissimo pure lì e lo applaudivano anche le vecchie andate a telefonare ai parenti per dirci se il nipote aveva cacato. Solo che non so se è vero perché Sasà ha detto che Mimmo Merlino era alto un metro e novanta e c'aveva almeno trent'anni, una benda sull'occhio ed era reduce dal vietnam.
Ora siccome pure noi vogliamo diventare bravi come Mimmo Merlino pure senza la via gli abbiamo chiesto di insegnarci a giocare ai giochi nuovi e c'è questo gioco nuovo del circo che si chiama non mi ricordo in cui alla fine devi saltare sulle liane come tarzan boy e io ci provo e ci provo ma cado sempre. E sono arrivato con le seicento lire duecento per la partita e quattrocento per la lezione ma Mimmo Merlino non c'era e ho chiesto dov'era al signor Vincenzo e e dice il signor Vincenzo Che cazz ne sacc ghe. Allora sono uscito e l'ho trovato che metteva i pacchi in una 127 carica di venti tonnellate di valigie e biciclette perché stava per partire e io ci ho detto ma Mimmo la liana!
Allora lui ha disegnato la liana sul vetro sporco della macchina e mi ha detto Vedi? Non devi saltare quando è vicina ma quando si sta avvicinando ed è ancora qui. E mi ha dato un buffetto sulla nuca e si è allontanato come solo i campionissimi che c'hanno una via loro sanno fare e io ho pensato quanto è forte Mimmo Merlino.
E poi il signor Vincenzo siccome i gelati a cono non li vuole nessuno ha chiamato me, Ciro e Ruttazzo e ha detto Ohu guagliò visto che mi avete fatto ricco con quelle macchinette de merd e visto che sto gelato non lo vuole nessuno ve ne regalo una vaschetta a testa, cacacazz. E io mi sono mangiato quasi una vaschetta intera di gelato alla nocciola che mi piace tanto e mia madre ha detto Ma sei pazzo mo lo sai che mal di pancia ti viene! ma io ci ho risposto ma no mamma tranquilla io ora so anche il segreto della liana ho otto anni non mi succede nulla ma che dici ah ah ah. Ahia.
Certe volte al bar del signor Vincenzo se ne va l'elettricità perché dice la mamma di Ciro che è tutto illegale e si ruba la corrente comunale e allora non possiamo giocare ai videogiochi e ci stanno solo i percorsi con le buche per vincere le biglie con il volante e il biliardino. Noi al biliardino facciamo i tornei che durano anche sei ore perché l'ultima pallina è la pallina della vittoria ma siccome ci mettiamo la stecca di un mottarello o dei ghiaccioli a incastro trovata a terra per non far cascare il gettone, quella pallina non finisce più. Chi tiene la stecca del portiere del biliardino dice sempre tocca qua senti quanto è caldo! per darti una botta sul dito con i piedi del portiere ah ah ah ma noi ottenni non ci caschiamo mica è uno scherzo che solo qualche stupido bambino di sette anni ci può cadere, ah ah ah.
A me l'anno scorso l'hanno fatto tre volte.
(source photo)
Trovare nell’Antro citata Torre del Greco,per un torrese è un’emozione non da poco.Granderrimo Doc,daje!
RispondiEliminaBellissimo... Bello, bello, bello. I miei (mio papà non c'è più ma il ricorso è ancora vivido in me) sono di Maierà e sentire nominare cerri luoghi come Santa Maria del Cedro mi riempono la memoria di infiniti ricordi di quando andavo al mare a Diamante e d'intorni.
RispondiEliminaMolto bello il finale,davvero bello:)
RispondiEliminabellissimo racconto!
RispondiEliminaChissà dov'è adesso, Mimmo Merlino...
RispondiEliminaSon sempre stato un tipo da montagna, mai piaciuto il mare; tuttavia, leggendo questo stralcio di vita, mi son ritrovato le Champ piene di sabbia.
RispondiEliminaGrazie per questo momento da estate bambina anni '70, Doc.
RispondiEliminaUna cosa sola: non ho ben capito il significato di "Ma tu ce vin a ièsse?" Devi essere paziente con noi meridionali di seconda generazione che vivono nel profondo nord... ;)
Significa “ma tu chi saresti?”
EliminaGrazie, Giusè!
EliminaNon si fanno i soldi, eh?
RispondiEliminaOggi Mimmo Merlino se lo contenderebbero per gli E - Games...anche se non so se se la caverebbe bene con le sfide online.
Lui C'HA IL MAME.
E gioca solo a quello.
Per caso era CIRCUS CHARLIE, quello delle liane?
Comunque...era un emozione quando uno grande insegnava a un pischello i trucchi del mestiere.
Tipo quando mi hanno fatto vedere come si faceva la gomitata in DOUBLE DRAGON.
O la "bolla" nel primo STREET FIGHTER.
Sicuramente circus charlie, oppure un suo clone. Ne giravano parecchi di quel gioco
EliminaI cabinati che arrivavano con le cicche di sigaretta già spente sopra mi mancavano.
RispondiEliminaI bar coi videogiochi a gettone, quanti ricordi.
Molto più a nord ma ricordi simili... grazie Doc
RispondiEliminaBruschettina per Quberto... quanti @#!?# per abituarsi alla diagonale :)
Pura poesia Guaglionica...
RispondiEliminaI post scritti dal Baby Doc mi fanno sempre venire l’allergia e lacrimare gli occhi, mannaggia alla pupazza!
RispondiEliminaIl tutto, traslato di 10/12 anni in avanti, mi ha bruschettato non poco.
RispondiEliminaAnche io conoscevo un "Mimmo Merlino" e tutti noi a guardarlo ammirati, come se fosse un Messia del videoludo.
Poi appena ho letto Guardia Piemontese mi si è conficcata una pitta (rigorosamente com mortadella) negli occhi.
Grazie Doc
Matteo
Dimenticavo di dire che IO ero un mimmo merlino. Potevo stare un pomeriggio intero a giocare a gyruss, combat pilot, ecc. Con solo un credito. Ovviamente sapevo come uccidere la vecchia di kung fu master e le luane di circus charlie le facevo tranquillo amche al terzo giro.... 😱
RispondiEliminaPoi è arrivato pitfall che quando l'ho finito non mi ha fatto continuare e riniziare a livello più difficile, cioè era finito, finito. Se volevi giocare di nuovo dovevi pagare e ricominciare ma il livello di sfida era sempre lo stesso. È stata l'inizio della fine. Ho capito che mi avevano fregato e che avevo perso i miei soldi anche se ero stato bravo.
RispondiEliminaLo stesso a Splendor Blast, con la variante di non bloccarsi ma di andare avanti all’infinito senza nemici, senza campo di gioco, tutto nero. Toccava spegnere il cabinato, resettando tutto... che sòla.
EliminaRicordo un titolo di Videogiochi (Gruppo editoriale Jackson), circa 1984, che rimase impresso al me decenne, chissà perché: "Il malcostume degli end-game"
EliminaMa se era il gioco delle olimpiadi probabilmente era Track Field,per il resto la nostalgia Canalis si è impadronita di me.
RispondiEliminaPiu probabilmente Hyper Olympics, che poi è lo stesso!
EliminaSuggerisco una petizione per elevare un monumento a futura memoria per il cono Zaccaria.migliorerrimo gelato degli anni Ottanta, ma anche dopo.
RispondiEliminaQuando una partita costava 200 lire... GME
RispondiEliminaMi ricordi i tempi dell'Astragame di Milano, la terra promessa del cabinato. Oggi c'è Zara in quel posto che una volta ospitava una quantità smodata di cabinati da fare invidia alle sale giochi giappe. Ci andai un po' di volte quando facevo le medie.
RispondiEliminaRiusci a finire con uno o due gettoni il gioco dei GI Joe, soprattutto perché il mio accompagnatore ci spese un capitale e accoppavano sempre lui, uno scudo umano che mi lasciò parecchi bonus.
L'altro ricordo era il cabinato di Golden Axe alla piscina sopra le colline di San Colombano al Lambro dove mio cugino e un suo amico giocavano sempre in coppia con il nano e la tipa. Ci giocai parecchio anche io.
Io all’Astragame non sono mai andato non so neanche poi perché,però ricordo come fosse una sorta di “terra promessa”
Elimina<3
RispondiEliminaGrazie a questo post ho forse capito perchè a Penisville tutti negli anni '80 si ostinavano a chiamare "cannoncini" le "vite" dei videogiochi...
RispondiEliminaMi è salito un sacco l'hype nel leggere la tag "inseguendo 2"!
RispondiEliminaSPOILAAAAA!
EliminaMammagaricecasca :D
Tra 30 anni qualcuno scriverà su un neuro-fantascienzo-blog un racconto simile a questo. Racconterà la sua infanzia del 2018, piena di aneddoti, personaggi strani e videogiochi fichissimi. Solo che quello sarà un racconto di cose accadute solo dentro il loro smartphone e di amici che erano solo nomi di una chat mai incontrati nella realtà!
RispondiEliminaViva l'infanzia analogica porca tr**a! Almeno era tutto vero! Compresi i miti da sala giochi che stavano due ore a giocare a Popeye con 100 lire con il pacchetto di sigarette arrotolato nella manica e lo zoccolo di legno perennemente mezzo sfilato!
Evocativo è dir poco , qui si tratta proprio di tornar indietro nel tempo
RispondiEliminaAdoVo!
RispondiEliminaInseguendo 2 -> brododigiuggiole.
Sasà Baratta detto Rombo di tuono (ma non perché sa giocare a pallone) best chara eva!
Bellissimo racconto che mi ha portato indietro nel tempo dove c'era anche da me un Mimmo Merlino e un Sig. Vincenzo che parlava straniero e... c'era anche mia madre...
RispondiEliminaGrazie.
Quando ho letto che Mimmo stava caricando dei pacchi sulla 127 ho avuto un flash e mi sono visto la 126 dell’attentato a Borsellino ed è partito il viaggione... meno male che poi ha continuato in modo diverso..
RispondiEliminaTraslando le coordinate dalla Calabria al Piemonte (e di conseguenza passando dal mare alla simil-montagna) sembra quasi il racconto della mia infanzia, biliardino compreso
RispondiEliminaIl bello di questi post è che hanno la solita valenza a tutte le latitudini. Bellissimi, evocativi, nostalgici e MarioMeroli come pochi. Sono stato un Mimmo Merlino ed anche un ragazzo imbacchiato ai videogames, mi hanno tirato tanti chittemmu (qui "vai a cahare brodo" et similia) ed ho messo i blocchi alle porte per giocare all' infinito.. Non entravo mai nella stanza del biliardo e facevo fatica a raccattare le 200 lire per i giochi a qualunque ora del giorno.. Mi sento bene.. mi sento negli anni '90, mi sento nuovamente un bimbo pieno di graffi e sogni.. Grazie DOC!!!
RispondiEliminaIl mimmo merlino del bar di quartiere dove sono cresciuto giù a Torino ti dava rispetto solo se a track and field "scendevi il lampadario al giavellotto".
RispondiEliminaIo, che da piccola non ero granchè videogiocara, ho avuto un paio di estati di gloria dopo essere andata a convivere: nella storica sala giochi del paesino in montagna io e l'Uomo, una sera di pioggia, provammo a giocare a House of the Dead III. Ci prese cotanta scimmia che diventammo mimmi merlini per i ragazzini, che ci osservavano con rispetto mentre attraversavamo, compatti e micidiali, quadri che loro non avevano mai raggiunto, coi due fuciloni in mano. Chissà se avessero saputo che, nel tempo libero dall'ammazzare zombie, entrambi eravamo prof alle medie.
RispondiEliminaGrazie Doc per queste perle, sono sempre molto apprezzate. Oggi purtroppo è un giorno triste perché mi hanno detto che mio figlio ha dei problemi e dovrà essere seguito in maniera specifica. Un genitore non vuole mai ammettere una cosa del genere ma ad un certo punto devi fare i conti con la realtà. I tuoi racconti mi rallegrano un pò, ma ho una grande tristezza nel cuore. In ogni caso mi riportano ai tempi di quando con papà si andava nelle fumose sale giochi e quanto fossi bimbo minkia, quando a volte un tipo molto più grande di me mi chiedeva di scambiare un gettone e io dicevo di sì perché mi sentivo importante, poi capivo che mi aveva applicato il cambio a suo favore, dandomi 50 lire meno...
RispondiEliminaTi sono vicino, Daniele. Se hai bisogno di scambiare due chiacchiere, sai dove trovarmi.
EliminaForza e coraggio, per te e per il tuo bimbo.
Ti ringrazio molto. Guarda, già solo il fatto di aver un posto come questo dove potersi distrarre ogni tanto fa tanto.
EliminaInseguendo 2?! Magari... bellissimo racconto pieno di nostalgia canalis, quasi quasi carico il Mame...
RispondiEliminaStraordinario, ho chiuso gli occhi per un istante, dopo la lettura e mi sono realmente ritrovato nel 1984, a 13 anni, al lido S. Francesco di Bari: c'era una piccola sala giochi vicino la reception, ne ho avvertita tutta l'atmosfera (il posacenere sui cabinati non li sopportavo) con l'immancabile, bravissimo mago che superava tutti i livelli di Lady Bug e Hyper Olympic.
RispondiEliminaGli anni 80 non sarebbero dovuti finire mai... Che ricordi ragazzi. Il gioco del circo lo avevo completamente dimenticato. Io l'unico a cui ero un po' mimmo merluzzo era wonder Boy.. Quello col biondo in skateboard in mezzo alla foresta
RispondiEliminaEdit... Ovviamente Merlino non merluzzo :-)
EliminaLeggi e vieni catapultato a 30 anni fa, nella sala giochi cittadina, di colpo ti vengono in mente i compagni del tempo... Grazie Doc. Grazie di cuore.
RispondiEliminaMetti il dito qua, è fantastico, e mi fa ricordare tante cose...
RispondiEliminaSpero che questo esperimento letterario vada avanti e possa tradursi prima o poi in un libro che regalerò a Natale a tutti i miei amici della sala giochi.
RispondiElimina