Revenge, la recensione (e la videorecensione): deserto, sangue, pop

Revenge recensione
Giorno 6 arriva al cinema Revenge, pellicola di Coralie Fargeat con la particolarità di essere il primo rape and revenge movie scritto e diretto da una donna. Hai avuto la possibilità di vederlo in anteprima qualche settimana fa, e siccome era agosto ed erano giorni in cui smanettavi con After Effects, oltre alla consueta recensione testuale ne hai tirato fuori anche una videorecensione. Il tema: la trasformazione di una bambolina in tacchi a spillo in un'incazzatissima Rambo al femminile [...]

Tranquilli, sono solo due or... quattro minuti.

Come spiega la mia versione più barbuta nel video qui sopra, il rape and revenge movie è un sottogenere che ha avuto grande fortuna soprattutto negli anni 70. Da Lady Snowblood a I spit on your grave, passando per chi di quel ramo del lago dell'exploitation di serie B ha fatto rimescolo e cinema di massa. Tarantino e la sua Beatrix Kiddo, per dire, in Kill Bill ripercorrono tutte le tappe del rape and revenge, pur senza lo stupro: una donna viene creduta morta dai suoi aguzzini, ma incredibilmente sopravvive e, uno dopo un altro, capannizza il fondoschiena dei bastardi per vendicarsi.
La francese Coralie Fargeat dimostra di aver studiato bene la lezione di Tarantino e confeziona un film che colpisce visivamente per mestiere e taglio così pop. Per quei colori supersaturi, che dagli orecchini a stella di Jen, la protagonista, rimbalzano su una vetrata, su un casco, ovunque non ti aspetti in uno scenario desertico come quello in cui si aggira la pellicola. Per alcune soluzioni davvero notevoli, come un piano sequenza sul finale da brodo di giuggiole per cinefili.
E poi c'è il sangue. Tanto, tantissimo. L'anima splatter di Revenge, figlia del genere di appartenenza, è tirata al limite. La Fargeat se ne frega del realismo ed esagera sapendo di farlo. La scena dell'albero e i litri di sangue versati faranno storcere il naso ai debunker da poltroncina, una delle categorie umane meno utili in un cinema dopo gli spiegatori. Ma c'è che non tutto dev'essere realistico per forza.
C'è che il cinema non è un documentario, e se e quando decide di trattare in modo elastico la realtà per raccontare una storia, l'importante è la storia o come la racconti. 
E soprattutto, in questo caso, il messaggio che quella storia vuole portarsi dietro. Giusto per buttare lì un esempio facile: nessuno dovrebbe fare le pulci a Django Unchained perché la sparatoria finale è fisicamente implausibile (#eppure).
Il rape and revenge movie anni 70 è, come tutto l'exploitation, la fiera della carne esposta, del nudo gratuito, del sesso e violenza. Lo stupro che innesca il tutto è quasi sempre esplicito, così che lo spettatore possa godersi meglio la vendetta e la morte a rate dei colpevoli. Ma una donna che scrive e dirige un film del genere nel 2017 trasforma il tutto in una riflessione non solo sulla violenza sulle donne, ma anche sul modo in cui le donne stesse vengono percepite. Basti guardare a come lo stupro è raccontato. O a come Jen (un'ottima Matilda Lutz) è due personaggi in un solo film, Lolita alla Kubrick con lecca-lecca prima e guerriera poi. La metafora delle ali spiegate al vento per rinascere, presente anche ma non solo in un certo simbolo esageratissimo in Revenge,
la trasforma attraverso il sangue e il fuoco in una Lara Croft incazzata e feroce.
Ovviamente la cosa ha scatenato i commenti delle peggiori bestie dell'Internet, perché viviamo a tal punto in una società sessista che un film con un personaggio femminile forte che si vendica (di per sé, si diceva, tutt'altro che una novità), ma pensato e girato da una donna, diventa calamita per hater frustrati che darwinianamente sono un grosso peso per l'umanità. Di quelli di cui è pieno Facebook, insomma.
Ma al di là di tutto, c'è che Revenge è un bel film. La prova provata che anche con una manciata di attori e un tema e una storia già utilizzatissimi, puoi raccontare qualcosa di interessante e di visivamente stilosissimo, infilandoci pure qualcosa su cui far riflettere.

(Gente, fate sapere cosa ne pensate del video, ché, tempo permettendo, magari si bissa con il doppio formato anche per qualcos'altro). 


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Commenti

  1. In realtà in kill bill lo stupro ci sarebbe anche, si finisce col dimenticarlo forse perché poi il film vira su tutt'altra vendetta, ma il tipo dell'ospedale si faceva pagare per andare con le ragazze in coma. Un signore.
    Di questo film nemmeno sapevo l'esistenza, letta comunque volentieri la recensione, io i video tendo a non vederli, magari è un formato che puoi utilizzare per i film più attesi (o magari piace a tutti tranne me).

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    1. Ma nel film non avviene. E comunque la revenge non è per gli stupratori. A parte quello, comunque, Kill Bill è un rape and revenge moderno fatto e finito.

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    2. L'ho pensato anche io ma non è quello il punto del film. La vendetta nasce dal massacro nella chiesa e lo stupro, reiterato, della donne in coma è uno dei modi che Tarantino usa per esasperare la situazione.

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    3. La mia era solo una puntualizzazione da pdf, prendetela come tale ;)

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    4. La revenge è anche per lo stupratore "per interposte persone", è il primo che viene fatto fuori.

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  2. Sembra figo, mi sa che mi hai convinto. Sangue tanto davvero? (chiedo per la morosa, eh, io non mi lascio impressionare... insomma).

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    1. Tanto-tanto. Ma come dice la regista in un'intervista - e ripete il barbuto nel video - è talmente tanto da avere un effetto grottesco. Molto tarantiniano, appunto.

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  3. Mi hai incuriosito. Non avendo visto il film posso dire che la fotografia "esagerata" alla Bay mi piace quando si accompagna ad un contesto così esagerato e ci sta. Ammetto di amare come Tarantino ha reinventato exploitation senza amare troppo il genere.

    La doppia recensione, video e scritto, è una idea carina perché permette di centrare tutti i gusti in fatto di fruizione accontentando lettori e amanti del video. Detto questo non saprei se consigliarti di fare due prodotti complementari che possano spingere a fruirne in entrambi i formati o fare due cose identiche.

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    1. È una giusta domanda. Fare la stessa recensione in video e a schermo, però, è palloso. Per me e per chi si sorbisce entrambi i formati. Meglio, quando possibile, sfruttare le potenzialità diverse dei due media: avventurarsi in pistolotti e giochi di parole come al solito nel testo, concentrarsi su qualcosa di più veloce e discorsivo nel video. Come detto, tempo permettendo.

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  4. Scrivo solo per una considerazione spicciola sugli hater e su chi si nasconde dietro un monitor (e una tastiera) per insultare, sfottere, denigrare gli altri. In che brutto mondo viviamo. Sono discorsi da vecchio moralista e bacchettone ma una volta c'era più rispetto o almeno c'era la presunzione che ci fosse, avendo contatti sociali più reali. Ora manca sia quello virtuale che quello applicato al mondo concreto. Una volta il bullo ti aspettava ai giardinetti (rigorosamente accompagnato dal papà, chissapoi perché, non potevi andare da solo?) ora ti attacca da casa per mette in piazza le tue insicurezze e debolezze, sfrutta la tua ingenuità per colpirti più duro e rovinarti l'esistenza. Con l'aggravante che rimane tutto lì, in bella mostra, non si esaurisce con un confronto "alla pari". E lo dice uno che è stato preso in giro per tutti gli anni delle medie e superiori. Stavo male, mi chiudevo in me stesso, ma sapevo che quel mondo (la scuola) stava lì, potevo evadere con i libri e i videogiochi, potevo andare in montagna a camminare e dimenticarmi tutto. Oggi che sono tutti connessi, con i social, i thread e gli hashtag, come si fa?

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    1. Si fa che o ci fai la buccia, perché hai le spalle abbastanza larghe o la fortuna di avere accanto persone che ti aiutano, o il bullismo ti insegue anche sullo smartphone. E i ragazzini che si tolgono la vita per i bulli telematici non sono purtroppo pochi.

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    2. Da insegnante (come terzo lavoro, ok, ma pur sempre insegnante), ti abbraccio fortissimo, Doc. Continua ad andare Brooklin dalla parte del Bene.

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    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    4. C'è da dire che anche nelle brutture non è tutto un si stava meglio prima o si stava meglio quando si stava peggio...
      Uno degli aspetti "positivi" dell'essere tutto in piazza è che c'è la possibilità di "farci la buccia" (per chi ce la fa, ovvio) proprio perchè tutto palesato.
      Quando il mondo non era ancora andato avanti ed era più analogico, spesso era impossibile farci la buccia, perché un certo tipo di bulli agiva alle spalle dietro la facciata di ipocrisia e poi arrivavano le tranvate di fiducia ingenuamente mal riposta: di esempi del genere ne sono pieni le storie e ne sono piene le vite di tanti (credo).
      Purtroppo non sono i mezzi a generare il problema, ma solo le persone e queste - come massa - non credo siano mai cambiate: oggi, come 30 anni fa, come 100 o come 2000.

      Nathan

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    5. Quello che dici, caro Nathan, è giusto ma essendo nel passato la platea più circoscritta dopo un pò la cosa in qualche modo si esauriva, anche perché i bulli o comunque una parte di loro, con la fine del periodo scolastico obbligatorio sparivano e non li vedevi più. Magari ne incontravi degli altri, più subdoli e ambigui, ma proprio perché ormai ci avevi fatto la buccia sapevi come affrontarli e comportarti. Ora la diffusione è sicuramente maggiore, le storie sono messe in piazza e tutti possono vederle e commentarle. Sono sempre presenti, un tarlo continuo e asfissiante e spesso non c'è il modo di oscurarle. Ciò genera una pressione continua che stronca anche gli animi più robusti. Onestamente non so se ce l'avrei fatta a sopportare le brutture della società attuale. Una volta potevi sparire e alienarti dal mondo, nessuno ti cercava e potevi ricominciare da un'altra parte. Ora non so se ci riuscirei se fossi nella condizione degli anni giovanili...

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    6. la sindrome "ai miei tempi c'era più rispetto ed educazione" colpisce inesorabilmente tutte le generazioni quindi bisognerebbe accorgersene e prendere sempre le dovute distanze. Io per es. sono cresciuto nell'era pre social e "ai miei tempi" i bulli non si presentavano col papà ma ti aspettavano in una zona isolata assieme ad altri 3-4 vice bulli e vedevi la tua breve vita di 9enne scorrere davanti agli occhi, poi le botte, la fuga o raramente l'imprevedibile colpo di fortuna...
      A giudicare dalla cronaca nera, probabilmente il bullismo social è a suo modo altrettanto pericoloso ma non di più di quello precedente, uguale.

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  5. Sembra interessante, appena riesco gli darò di scuro uno sguardo, carina l'idea del video racconto, la quoto anche per le prossime volte se ci sarà la possibilità. Ora una domanda importante, ma dove hai preso la maglietta fighissima che indossi? 😊 la vorrebbi troppissimissimo

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    1. Tokyo. E non avete visto quanto è figa dietro (c'è Joe) :D

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  6. Matilda Lutz è un nome perfetto per un Diabolik in cui - anche se la cosa è implicita , considerato che si tratta di un fumetto mainstream per famiglie - Dk ed Eva sono complici di una ragazza che si sta vendicando del figlio mascalzone di un mammasantissima . Testi di Gomboli/Faraci/Dixon/Baron e disegni di Prenzy.
    Probabilmente il film è interessante come dici, ma gli anni ed i chilometri sono tali che oggi non riuscirei a rivedere nemmeno Cane di Paglia. Caducità, 'nuff said. Ormai sono il Pubblico Perfetto per cose come il Kraken che balla la macarena in Hotel Transilvania Tre. E' bello sapere che là fuori ci siano registe che affrontano la questione con tutti gli strumenti del cinema. Se non urtica dove la pelle è più sottile, non lascerà il segno.

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  7. Bella ed interessante recensione, normalmente non amo le recensioni video visto che preferisco leggere (sono un matusa, che vuoi farci ...) ma questa invece l'ho apprezzata molto e l'ho vista molto volentieri.

    Come dicevi sopra eviterei di 'leggere' in un video la tua stessa medesima recensione (come capita in altri siti, cosa che non apprezzo per nulla), dovrebbero essere due cose un po' diverse tra loro e, se possibile, complementari: in questo caso direi che, come ti capita spesso, hai fatto un ottimo lavoro.

    Grazie per l'impegno e buona giornata.

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    1. Concordo con Daniele, gran bel lavoro Doc.

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    2. Doc, oltre i complimenti di rito, devo riconoscere che anche tu, purtroppamente, cominci ad avere la barba bianca (e a tagliarla sul collo)!

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  8. Se devo essere sincera, questo film non lo stavo prendendo in considerazione per una prossima visione, poi ho visto il tuo video (e letto la recensione qui sopra), mi hai convinta. Caro Doc, mi hai messo in circolo un bel po' di curiosità, lo vedrò.
    Ah, la maglietta è stramegafigherrima! ^_^

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  9. Avevo letto un articolo con tutti i commenti idioti e senza senso degli haters e francamente mi avevano indispettito non poco per le stesse ragioni che citi tu nella video recensione quando ripeti il messaggio del film 'libertà di essere donna' . Bella la recensione old style ma intrippa anche la video perché in qualche maniera è come se ne stessimo parlando di persona. Da applaudire il tuo sforzo di renderle simili ma differenti. Grazie Doc, grazie di spronare tutti a fare sempre un passo in più! La maglietta è belliffima.

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  10. Vai doc, unisciti a noi youtuber anziani e conquistiamo il tubo :p

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  11. caro dottore, che ti devo dire, la grande pecca del film è che una volta visto il trailer non ti aspetti molto altro (se non appunto qualche ettolitro di sangue in più), mi ha ricordato la recensione di ghezzi/guzzanti per "suore di menare": "je menano in due in quattro, arrivano due e je menano a due per vorta" "dopo che jai menato, ncianno più i denti, stanno per tera, nè che je poi sartà sopra" "un firm de genere costrutito a tavolino cazzotto pe cazzotto".
    e invece...

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  12. Avevo già adocchiato il trailer di questo film e mi stuzzicava, soprattutto per la trasformazione della protagonista che già dal trailer risultava la classica lolita tutta occhioni e lecca lecca che pecca probabilmente di ingenuità ma dopo ciò che le accade cambia radicalmente. E niente adesso Doc mi confermi di aver fiutato bene e me lo devo andare a vedere assolutamente.

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  13. Il film non mi diceva granchè, mi immaginavo (non so il perchè) fosse una bischerata, leggendo e guardando la rece mi hai incuriosito e lo vedrò.
    Ottima l'idea del video, ma devi essere bravo a miscelare scritto e video perchè ci sono cose che scritte rendono meglio (tipo i tui giochi con le parole), detto questo il video l'ho gradito molto (detto da che spesso i video preferisce saltarli).
    Mi unisco ai complimenti per la maglietta, con Joe sul retro veramente bella.

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  14. Buono a sapersi, Doc.
    Sono giorni che lo vedo pubblicizzato sulla Gazza e non ne sapevo niente.
    Ma fammi capire: c'e' gente che si incazza solo perche' vede su uno schermo la storia di una donna che si vendica sui suoi aguzzini?
    Perche' pensano che sia inaudito per una donna vendicarsi di chi abbia abusato di lei per il semplice fatto che tanto si sa che quando succede se la sono andata a cercare?
    No, fammi capire.
    E comunque il tema, come dici tu, non e' certo una novita'.
    Ma e' presumibile che, alla luce dei recenti scandali (e delle successive, clamorose scoperte) ci sia parecchia gente col dente avvelenato. Su entrambe le sponde.
    Sul cyber - bullismo...
    Ammetto di non essere molto ferrato sulla cosa. Al confronto di quello che vedevo io ai tempi delle scuole (pestaggi e maltrattamenti veri) gli insulti via social li paragono a fastidiose scorr...flatulenze, e nulla piu'.
    Ma suppongo che per chi ci vive, in mezzo ai social, un insulto via Twitter o Facebook sia paragonabile alle prese in giro reali.
    Ma c'e' un altro aspetto, mi sa.
    La' dove il bullismo era un fenomeno circoscritto, con i social rischia di estendersi ancora di piu'.
    Nel senso che un ragazzo che viene preso di mira in una scuola rischia di venire denigrato e considerato una "preda facile" anche dai prepotenti di altri quartieri o istituti.
    Se ci pensi puo' diventare un incubo. E una cosa pericolosissima.
    Specie se alle minacce e agli insulti seguono reali ripercussioni con botte e maltrattamenti.
    Purtroppo abbiamo in giro un sacco di gente che non si rende minimamente conto della gravita' di quello che fa.
    Tutto ha un peso. E delle conseguenze.
    Sia le parole quanto le azioni.
    E ci sono un sacco di ragazzi che ogni anno si tolgono la vita per colpa di tutto questo.
    Ai miei tempi come oggi.

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    1. Il bullismo telematico estende il raggio non solo geograficamente, ma esponenzialmente, per così dire. Chi è preso di mira, spesso, lo è davanti a tutti. Conoscenti e sconosciuti. E a volte il bullismo social è estensione di quello IRL, che esiste comunque. Un ragazzo viene perseguitato a scuola E sui social quando ne è fuori. Davvero un incubo.

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  15. Ma che bella analisi ! Anche ben espressa, in un buon italiano (sono professore d'italiano in Francia), cosa rara oggi. Complimenti !

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  16. Quando ho visto il trailer al cinema il mio primo pensiero è stato: "Una roba alla Russ Meyer, ma nel 2018 cazzo! Devo vederlo!", ed il secondo: "Eviterò come la peste blog, recensioni e soprattutto zone commenti che parlano del film, io ci tengo al fegato".

    Però oramai la vita scavalca, prepotentemente, sia l'internet dei giornali-blog che quello dei maledettissimi social, su questa e su mille altre cose, e quindi mi è toccato sentire il peggio del peggior maschilismo e della peggiore xenofobia (che col film non centrava poco o niente, ma, è risaputo, sta bene con tutto, come il prezzemolo), faccia a faccia, roba da mettersi le mani nei capelli, e perdipiù dalle persone più insospettabili in assoluto.

    Tutta sta pippa per dire che sì, il film mi è piaciuto, e che l'Antro rappresenta ancora un'oasi nel deserto.

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  17. Bella recensione, non conoscevo questo film. Non è però il mio genere

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  18. Il film pare piuttosto interessante, credo me lo guarderò.
    Ho molto apprezzato le due recensioni (testo e video), soprattutto perché si integrano a vicenda, non sono la stessa cosa riproposta due volte. Spero sto sistema verrà usato ancora almeno qualche volta
    ps: sta cosa della recensione video mi ha fatto venire in mente l'esperimento analogo fatto anni fa per microletture, e questo mi ha fatto rendere conto che è da un bel po' che non esce quella rubrica... tornerà, doc?

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    1. Da luglio. Ma sì, ovviamente torna appena accumulo un altro po' di fumetti.

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  19. La lentezza del mio agosto mi aveva tratto in inganno, pensavo mancasse da più tempo... Beh molto felice del futuro ritorno, grazie!

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  20. Ho visto stasera al cinema il trailer di questo film, ma non ti è sembrato con troppi spoiler?

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    1. In un rape and revenge movie non ti puoi aspettare granché in quanto a trama, perché è fondamentalmente sempre la stessa: rape prima, revenge poi. È come quella storia la racconti, il punto.

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  21. Il rape e revenge non sono mai riuscito a sopportarlo. A volte ho avuto l'impressione che non sia tanto l'insistere sullo stupro iniziale come giustificazione della vendetta, ma il contrario, che il sapere che ci sarà una vendetta da la scusa al regista (ed agli spettatori) di mettere in scena uno stupro. Ho visto l'originale "Non violentate Jennifer", e il senso di malessere mi ha accompagnato per un po'...No, mi sa che stavolta passo.

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  22. forse il primo o uno dei primi registi italiani a trattare il genere rape and revenge, fu Aldo Lado, autore del bellissimo 'L'ultimo treno della notte', che contiene scene abbastanza disturbanti, considerata anche l'epoca (metà anni 70). Fonte d'ispirazione fu probabilmente 'L'ultima casa a sinistra', di Wes Craven. Lado non ha girato tantissimi film, ma alcune perle nel genere giallo/thriller come 'Chi l'ha vista morire?', sono da recuperare (ambientazione veneziana molto angosciante). Lavorò con grandi attori, peraltro, come Adolfo Celi, Flavio Bucci, Enrico Maria Salerno.

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  23. Ciao Doc, mi aggiungo alla lista di feedback visto che li hai particolarmente richiesti.
    Anzitutto apprezzatissima l'idea del video + articolo: troppo spesso mi trovo a non poter vedere i video quando inizio l'articolo (metropolitana, riunione, auricolari dimenticati, etc...) e sono costretto a rimandare la lettura a più tardi (vedi recensioni dei trailer in iscota) e purtroppo qualche volta a dimenticarmela. Così almeno riesco a fruire l'articolo come voglio. (Paradossalmente anche se l'articolo fosse l'esatta trasposizione del video non mi disturberebbe. Una volta visto/letto uno non continuarei con l'altro).
    Tuttavia devo ammettere che ti ho sempre apprezzato molto di più da "scrittore" che da "youtuber", forse perché molte delle battute funzionano meglio da scritte, forse perché non amo (eufemismone) gli youtuber, chissà... Quindi secondo me c'è il grosso potenziale di avere l'articolo pieno di battute sceme come al solito e il video piu "serio" in modo che si possa condividere più facilmente con chiunque e chissà, magari riesci a raggiungere un target "cinefilo" che prima non raggiungevi. Prova ne è che questo video l'ho trovato probabilmente il più riuscito di tutti quelli che hai girato (e non me ne sono perso uno!)

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