Neon(ostalgia)
Attraversi un vicolo sotto un cielo stellato di luci al neon, in una giungla di vapore e ombrelli trasparenti. È l'una di notte, ma a nessuno sembra importare: i clienti continuano a sciamare fuori dalle izakaya, barcollando. I buttadentro dei locali da fine felice, armati di cartellette, agitano capigliature bionde da pupazzi. Sull'asfalto bagnato si riflettono i fanali dei taxi e i cartelloni luminosi. Tiri su il cappuccio della felpa perché ricomincia a piovere forte [...]
Mentre cammini, per smaltire l'alcol della serata karaoke e riacquistare l'udito, ti fermi a pensare al contesto, al suo essere scena tipica da anime, manga, drama. Sotto lo sguardo severo di un corvo gigante, pensi alla Tokyo di oggi e al significato che ha ancora per quelli come te, per la tua generazione. La grande Mecca, le quinte di un teatro permanente fatto di storie animate, fumetti e videogiochi fruiti per più di trent'anni. Il luogo di cui non hai mai abbastanza e mai potresti averne, dove tutto è kawaii, strano, accattivante, colorato, aromatizzato a qualcosa. Un futuro vintage da Blade Runner messo su appena vengono giù due gocce di pioggia.
E poi pensi che la tua è una generazione prossima alla mezza età, magari per i ragazzi è diverso. E li vedi, i membri più giovane della cumpa del viaggio; vedi come percepiscono il Giappone in modo differente da te. Un modo se vogliamo più specifico e diretto, frutto di una fascinazione che, laddove pure esiste ed è forte, non ha avuto bisogno di sedimentarsi per anni e anni prima di esplodere.
In altre parole, i ragazzi che vengono in Giappone ora a diciotto, vent'anni sono diversi da quelli come te che hanno dovuto aspettare almeno due lustri in più per arrivare qui. Dieci anni di un Giappone solo immaginato, senza YouTube, le dirette e tutto il resto. Al massimo intuito in qualche foto sbiadita. Meglio? Peggio? Li vedi più informati da subito, i ragazzi. Più capaci di fare e decidere e spostarsi, ed è una cosa sicuramente positiva. Sanno già cosa aspettarsi: si stupiscono magari meno, ma da Tokyo prendono quello che vogliono.
Una Tokyo che è diversa dalla tua, semplicemente perché è quella contemporanea di cui leggono nei manga e che vedono negli anime di oggi. Amare il Giappone attraverso la sua cultura pop da decenni, come fanno tanti italiani della tua età, significa aggiungere uno strato extra, la nostalgia.
Nostalgia per un mondo che non esiste in gran parte più, visto in storie che hanno ormai trenta o quarant'anni. O mezzo secolo. Viviamo, da appassionati, un'indistinta nostalgia per il Giappone di epoca Showa (fino all'89) esattamente come la vivono i giapponesi. Un tutto unico, bello e ingiallito, cristalizzato nel tempo come un locale elegante di tonkatsu di Harajuku, ancora con la moquette a terra.
Ieri sei stato in un negozio pieno di vecchi gadget di Lamù. Eri un bambino quando seguivi quella serie, ora hai la barba tendente al bianco. È triste, come lo può essere fermarsi davanti a un libro di Snoopy e pensare quanto sia passato dalla creazione dei Peanuts, che il suo creatore non ci sia più, che non ci sia più buona parte del suo primo pubblico.
Pensi che l'unico modo per non lasciarsi trascinare a fondo dalla malinconia, che fa assolutamente parte dell'esperienza e la orienta, sia pensarla proprio come i giapponesi. Che il culto dei classici ce l'hanno in modo moderato, tolte alcune eccezioni con i pugni a razzo. Tanto che in un "museo" di uno dei nomi più importanti dell'animazione giapponese, come quello Toei, hanno solo gadget legati all'ultimissimo anime. Il resto è storia, e memoria, e background personale.
Tutto scorre, le cose cambiano, la metropoli e il suo nippomegamondo sono oggi quelli in cui si legge One Punch Man e queglialtrimanganuovi che nonsaicomesichiamano, e preso così questo luogo è in grado di continuare a stupire chiunque, indipendentemente dall'anno di nascita.
Tempo di crescere, in ogni caso, e ci sarà della nostalgia al neon per tutti.
Ecco appunto... venti anni fa era un mio sogno andare in Giappone a vedere quel creatore di mondi... ora quel desiderio é sicuramente meno urgente e già con meno aspettative...
RispondiEliminaquesto tuo post capita a fagiuolo, Doc: la prossima settimana sarò a Tokyo, in cerca anche di un gashapon di Sakurambo... sapresti indicarmi l'indirizzo del negozio dei gadget di Lamù succitato, pliz?
RispondiEliminaÈ in corso il 40° anniversario del manga: per questo si trovano gadget di Lamù in tanti negozi di giocattoli, come Kiddyland a Harajuku.
EliminaUn post che mi ha profondamente toccato e di questo posso solo ringraziarti. Non sono mai stato in Giappone, ma come dici giustamente appartengo alla generazione che ha cominciato a “conoscerlo” dagli attacchi di Vega in poi, a costruire un immaginario nipponico un po’ come costruivamo una finta Los Angeles di poliziotti tutti uguali o reduci pittoreschi. Mezza età prossima fermata, mostri robot non ce ne sono più. Come diceva quella poesia... si alza il vento, bisogna tentare di vivere?
RispondiEliminaIo più dal Giappone in sé sono sempre stato affascinato dai giapponesi (tanto che ho anche svolto delle interviste a quelli che abitavano a Torino per un corso di antropologia dell'Università). Sono un popolo ricco di contraddizioni e sempre in bilico tra passato e moderno, con un rispetto forte per le tradizioni ma anche la voglia di innovare e di cambiare, anche se mai troppo repentinamente, ma forse perché sono già avanti di loro. Poi la capacità di adattamento alle situazioni e di affrontare (e risolvere) i momenti più difficili mi ha sempre affascinato. Vedendo l'italico immobilismo e decadimento architettonico e istituzionale, con gente "attaccata" alle proprie posizioni per non perdere la poltrona e vedendo la capacità nipponica di ripartire e risorgere dalle proprie ceneri in ogni ambito, rimango ogni volta esterefatto dalla differenza culturale che si percepisce. Certo, non è tutto rosa e fiori, c'è una forte pressione sociale che porta ad una competizione esasperata in ambito scolastico (e come sappiamo hanno un tasso di suicidi tra gli adolescenti estremamente elevato) e poi professionale, inoltre è una società estremamente maschilista e misogina, anche se forse negli ultimi anni qualcosa sta cambiando.
RispondiEliminaSono comunque chiusi verso gli stranieri e molto nazionalisti. Però hanno delle caratteristiche di rettitudine e di onestà (anche intellettuale) ammirevoli e che me li fanno apprezzare particolarmente.
Per me rimarrà sempre la terra promessa il Giappone. Quel luogo magico dove coesistono GitS e Ogami Itto nello stesso istante, la patria di quegli anime dove spesso c'è quello con un occhio guercio o coperto dal ciuffo perché Date Masamune fa ancora molto figo dopo 400 anni. Insomma un luogo che sarà anche cambiato ma che mi attrae ancora dopo tanti anni.
RispondiEliminaIl Giappone è e srà empre òegato alla nostra infanzia, alla gioventù... ora che ho i capelli quasi bianchi e, a 45 anni, iniziano i primi impercettibili scricchiolii...
RispondiEliminaE la mia malinconia corre verso un qualsiasi pomeriggio di autunno del 1983... a Palermo, su una delle più forti emittenti locali, trasmettevano Lamù per la prima volta (alle 17,30...e subito dopo c'erano Lupin e l'Uomo Tigre)... qualche ora prima, su Raidue all'interno di Tandem, avevamo visto un episodio di Doraemon... Il Giappone, per me, era quello... la Tokyo delle periferie, della scuola di Tomobiki... dei negozietti di cibo da strada... ma anche quello dei bassifondi alla Joe Kabuki... i giochi elettronici, la tecnologia....sì, lo so che venivano dal Giappone... ma non ero così interessato... pochi anni dopo, alle medie, ero già un Megane di quart'ordine...
Proprio ieri rivedevo un epico finale di episodio di Lamù: quando arriva il Natale e i vecchio buon Moroboshi si accorge di quanto è bella Lamù, chiedendole di tornare a casa ssieme, passeggiando mano nella mano... ci si commuove, cacchio..... dieci Balene Giuseppine su dieci...
Bello il titolo di questo post, potrebbe ben diventare il sottotitolo del blog tutto.
RispondiEliminaeh doc hai scritto un bellissimo pezzo,la freccia che hai scoccato ha raggiunto il nostro cuore,come dicono i malvagi gianfransuà Bravò,Bravò
RispondiEliminaQuando la nostalgia al neon lascia il passo alla nostalgia a LED.
RispondiEliminaPer quanto abbia 30 anni, pure io incomincio, piu che una nostalgia, a sentire di essere quasi un reduce di un tempo che non c'è più. Vedere che certo idoli come Ken o i CDZ siano ricordati solo dai fan, quando sembra ieri che erano sulla bocca di tutti.
RispondiEliminaE di come i tuoi gusti, con le serie basate sulle imprese di uomini sanguinanti e virili, siano passati di moda per lasciare posto a ragazzini capelloni anoressici.
Evocativo e pittoresco come sempre Doc, mai stato in Giappone,paese che mi affascina molto, ma grazie ai tuoi racconti/video/foto è come averne visto almeno uno scorcio.
RispondiEliminaDomanda a latere: come mai questo culto verso il robot di Koji?
Non è stato il primo robot gigante, ma resta il più amato dai giapponesi.
EliminaE poi un post come questo, senza farlo apposta, te lo leggi con "I Guess That's Why they Call it the blues" di cui ovviamente non senti le parole ma la musica ahimé sì.
RispondiEliminaMalinconia mode on, che non fa male a quelli del '75 con qualche baffo bianco.
Sempre ammesso che il Giappone che ho in mente io sia mai esistito...
RispondiEliminaQuando ero ragazzino per i piu' era un paese lontano, esotico e misterioso di cui si sapeva poco e niente.
Che conoscevi solo tramite i prodotti che arrivavano qui.
E cioe' anime degli anni 70, manga degli anni 90 e videogames degli anni 80.
E su quello mi sono costruito un'immagine idealizzata.
Vai poi a capire il perche'.
La maggior parte dei miei coetanei era in fissa per gli USA. Per i grandi i giapponesi erano con la macchina fotografica a tracolla che scattavano foto cosi' copiavano (anche i monumenti!).
Io ho sempre avuto un'attrazione istintiva per le cose orientali. Ho sempre guardato a Est. E non solo per cartoni, fumetti o videogiochi.
Anche per le arti marziali. O la filosofia Zen, con la meditazione trascendentale.
Potra' sembrare strano, ma...sono convinto che alcuni nascano orientali nell'animo. Anche se vivono in occidente.
Altrimenti...come potresti appassionarti a qualcosa che non c'entra nulla con la tua cultura di riferimento?
Se non c'e' qualcosa gia' dentro di te, delle corde che possono essere toccate e fatte vibrare, una cosa non ti puo' colpire e coinvolgere.
E' una questione di sintonia. Di lunghezza d'onda.
Doc il tuo articolo ha colpito come un missile perforante!!! Anche io sono in fase di età avanzata e spesso mi ritrovo stretto nella morsa dellanostalgia/malinconia!!! Un giorno ci verrò anche io... un abbraccio da un coetaneo !!!…
RispondiEliminaChe dire? Non avrei saputo esprimere meglio ciò che anch'io provo... e davvero a volte mi sembra impossibile che ci siano ormai 30 anni a separarci dalle vicende di quegli anime che abbiamo guardato fino a consumare i fosfori dei nostri cinescopi
RispondiEliminaL'Epoca Splendente e' ciò che ci ha fatto innamorare del Giappone ed un Super Santos fatto di persone , facce, pioggia e corvi giganti . Ma in quella Neonstalgia non ci si invecchia.
RispondiEliminaDopo il malinconico e super riflessivo post del Doc ho letto con piacere anche alcuni commenti molto significativi che vanno tutti dritti al cuore dell'argomento. Inutile dire che quell'epoca del decennio degli Ottanta per noi "Seventies ingrigiti" è stata decisamente la più bella e splendente. Per noi "pionieri catodici" è stato scoprire fotogramma per fotogramma un nuovo mondo dove tutti noi abbiamo desiderato di andare a scoprire dal vivo prima o poi. Ovviamente la realtà Giapponese per chi ci è stato è molto differente da quanto si è immaginato ma spesso invece coincide con quella idealizzata nei nostri sogni e lì scatta la magia! Personalmente quando sono andato ho vissuto esperienze che mi hanno fatto immergere per esempio nell'atmosfera di un izakaya di Kichijoji preso paro paro dal manga di G.T.O. mentre altre le ho trovate molto diverse da quello che pensavo come per esempio la cordialità delle persone incontrate, che ho reputato spesso costruita per l'occasione e quindi abbastanza destabilizzante per l'estroversia italica. Per qualcuno infine il sogno nipponico si è tramutato in realtà, facendone anche una scelta di vita. Per altri è rimasto un bel sogno da coltivare o un obiettivo da completare prima o poi. Per quelli della mia generazione il Giappone è come un imprinting che ti rimane a vita scolpito nelle retine come i bei ricordi d'infanzia, perchè di bei ricordi si tratta. Di quegli infiniti pomeriggi attaccati alla TV per vedere le gesta dei nostri eroi, la merenda da gustarsi obbligatoriamente davanti allo schermo dopo i compiti mentre magari la mamma o la nonna stava preparando la cena... ecco! in quella frazione felice della nostra vita c'è tutto quel mondo ideealizzato fatto di casette di periferia, futon e pentole di riso da trangugiare una ciotola alla volta, i giardinetti con l'immancabile tubone di cemento, le infinite staccionate o i tralicci della luce in bella vista, le anziane con i Geta da lancio e mille altre scene... Quel Giappone idealizzato da noi ragazzi è quindi la sublimazione dei nostri giorni felici e della giovinezza. Ed ora che siamo "meno giovani" apprezziamo ancora di più tutto quello che abbiamo vissuto seppur lasciando trasparire la nostalgia e la malinconia tipiche di chi non può riportare indietro la lancetta dell'orologio.
RispondiEliminaHai colto il punto, caro Arcadia, il "distillato" di Giappone che entrava catodicamente e quotidianamente nelle case di quelli come noi che sono già negli anta ha cresciuto la passione per questo luogo remoto, elevandolo a meta preferita dei nostri pellegrinaggi mentali. Come sostieni giustamente, quella rappresentazione di quartieri dalle case base circondate da mura, con i piccoli parchi caratterizzati dai tubi di cemento e dagli alberi di ciliego, le scuole costruite sempre secondo lo stesso crisma, con i cortili e i campi sportivi adiacenti tutti uguali, i ponti sui rivi con le sponde incolte, i piccoli ramen-ya o i caratteristici shrine, magari ubicati sulle sommità di una collina, hanno plasmato la nostra fantasia, dando vita a dei luoghi virtuali che ci sembravano esistere da sempre e verso i quali siamo attirati. Forse era la pace e la tranquillità che emanavano quei posti (che spesso contrastavano con la baraonda creata dai vari Ranma o Ataru), nonché il candore e la pulizia che si percepiva, che ci hanno fatto desiderare di cercarli e trovarli dal vero. Personalmente quando sono stato ad Osaka ho respirato queste atmosfere, ricordo ancora in un tardo pomeriggio con il sole che stava tramontando dietro una piccola collina mentre passava un treno di aver pensato di trovarmi in un tipico cartone animato, pensando che prima o poi sarebbe spuntato Doraemon con un suo chusky.
EliminaDoc, che dire. Questi ultimi post sono bellissimi, oltre ad essere interessantissimi spunti di riflessione. Avere un'immagine del giappone come quella che si aveva negli anni '80 penso sia ormai impossibile. L'hai detto tu, sappiamo già troppo. Spesso anzi sento di pareri di chi sembra saperne pregi e difetti, rimarcando questi ultimi come insormontabili e/o stucchevoli (non che non ce ne siano, in un popolo strano come quello giapponese). Ma ecco, quel filo di magia, per chi come me è cresciuto a pane, anime e videogame, penso sia e rimarrà incrollabile. Non è questione di sapere che ad Akihabara riempirò la seconda valigia portata vuota per comprarmi cose, oppure che per qualunque cosa potrò controllare la guida nerd per tokyo (#winkwink). E' questione di feeling, e il sogno di mettere piede in un futuro non troppo lontano sul suolo giapponese, bè, è, molto personalmente, eccitante.
RispondiEliminaChe serie di post stupendi, Doc, fai crescere ancora piu' la voglia di far parte di uno degli giappantro tour prima o poi (chissa').
RispondiEliminaSulla scia del post e dei commenti sopra su come il Giappone sia entrato nelle nostre vite quotidiane di bambini e sia stato assorbito in maniera quasi osmotica dal nostro cervello vi voglio raccontare del mio stupore la prima notte a Tokyo: per un fortunato caso di overbooking invece di finire nell'hotellino a due stelle ci avevano spediti in un mega hotel vicino al Tokyo dome con camera al diciottesimo piano. La prima cosa che faccio e' affacciarmi alla finestra per ammirare lo skyline di Tokyo per la prima volta...e mi accorgo, con una buona dose di sorpresa, che il paesaggio di fronte e' tutt'altro che nuovo, ha anzi un'aspetto fortemente famigliare! Mi ci sono voluti diversi secondi per capire il perche' di quella assurda sensazione, ma in fondo avrei dovuto aspettarmelo. Io a Tokyo, come praticamente tutti voi antristi, ci ho vissuto da piccola per almeno 10 anni ogni giorno, piu' o meno dalle due alle sei del pomeriggio!
Viviamo, da appassionati, un'indistinta nostalgia per il Giappone di epoca Showa (fino all'89) esattamente come la vivono i giapponesi.
RispondiEliminaUna riflessione assai interessante, Doc. Grazie!
RispondiEliminaottima riflessione!
bhe, sicuramente al giorno d' oggi con google maps, video blog, guide piu' o meno virtuali e siti vari l'approccio al viaggio in giappone è molto cambiato ( io ci andai nel 2008 e mi sembra passato un secolo, con la mappa di carta, i bigliettini con i posti dove andare, la guida con le frasi piu' importanti, niente cellullare..) e indubbiamente le nuove generazioni avranno meno meraviglia e stupore e sicuramente anche meno ingenuita' come potevamo averla noi (nati negli anni '70).
comunque in un modo o in un altro la terra del sol levante continua ad attrarre come una calamita', forse ora (soprattutto con il continuo successo di manga ed anime..e degli all can you eat ;) ) ancora piu' di prima.