Johnny Mnemonic (1995)
È l'ottobre del 1995; hai ancora per poco vent'anni. Sei stato a vedere questo film che aspettavi da mesi, in una sala semivuota. Indossi la maschera della grande delusione: sei Johnny Delusional, come il brano degli FFS di vent'anni dopo. Hai appena visto l'ospite di SuperFantaScienzo di oggi, Johnny Mnemonic, tratto da un racconto parte di uno dei tuoi libri preferiti di sempre. E non hai ancora modo di sapere, fino a quando non arriveranno i divvuddì, fino a quando non proverai a guardarlo una seconda e una terza volta, che in originale è infinitamente peggio. Ventuno anni più tardi il pasticcione di Gibson, Longo e dei produttori Sony, la domanda resta: c'è qualcosa da salvare in Johnny Mnemonic (a parte Dina Meyer)? [...]
E questa, più o meno, è la tua faccia di quel pomeriggio lì. Nel '95 hai già letto La notte che bruciammo Chrome due volte, e anche se Johnny Mnemonico non è il tuo racconto preferito dell'antologia, comunque sei intrippatissimo per quel mondo, per quel tipo di ambientazioni (non ti è più passata), per le storie di Gibson, di conseguenza per il film. Hai letto su Ciak (figurati i tempi analogici) che la sceneggiatura della pellicola è dello stesso William Gibson, cosa può mai andare storto? Cioè, e a parte tutto?
Figlio di una famiglia di italoamericani di Long Island, Robert Longo era un chitarrista di band punk diventato regista di videoclip di successo barra fotografo barra artista a vario titolo. Lui e Gibson vogliono tirare fuori dalle venti paginette del racconto un film stiloso, girato con due soldi. Ma nessuno dà loro il milione e mezzo di dollari che gli servono. Come i due ricordano in questa lunga chiacchierata su Wired USA, è solo quando ne chiedono 30 che trovano degli investitori, vengono presi sul serio e non accolti con una risata di naso. La Sony ha in mente un lancio multimedialissimo, perché è la metà degli anni 90, tutti parlano di Internet, tutti sono interessati di nuovo al cyberpunk. C'è da fare uscire il videogioco in CD-ROM del film, per dire, per fare i supermodernissimi. Arriverà nei negozi tre mesi prima della pellicola e sarà bizzarramente legato al racconto originale, non alle sgambate di Keanu Reeves vestito come Di Maio e con gli occhialoni buffi e i denti digrignati. Naturalmente questo vorrà dire che, una volta girato, il film verrà montato a membro di segugio, tagliando buona parte dell'ironia che Gibson e Longo c'hanno infilato dentro e lasciando la parola all'azione, alle mimmate, ai dialoghi di un Reeves che nell'edizione italiana era miracolato del doppiaggio, ma in originale fa davvero un po' ridere. Come e più di Pippi Calzelunghe.
Non si poteva trasformare un racconto di venti pagine in un film di un'ora e mezza (in realtà più lungo: a un'ora e 36 si è scesi in sala di montaggio sforbiciando tutto lo sforbiciabile), forse. Ma il fatto è che pur conservando l'idea di fondo della storia originale, il film di Johnny Mnemonic aggiunge tanto altro, pescando a piene mani anche da un romanzo del '93 di Gibson, Luce Virtuale (il Ponte dei LoTek, per dirne una, viene da lì). Non c'è Molly Millions, personaggio che sarà ripescato da Gibson nella Trilogia dello Sprawl, per una banale questione di diritti: i diritti di Neuromante erano in mano ad altri. Al suo posto c'è Jane, aspirante guardia del corpo interpretata da una giovane Dina Meyer, subito dopo Beverly Hills, ma prima di Dragonheart e Fanteria dello Spazio. Tosta uguale. Ci sono i LoTek del racconto, come snocciola lo spiegone infinito a video all'inizio, e c'è questa storia nuova della Nerve Attenuation Syndrome (NAS), un'epidemia da sovraesposizione a radiazioni elettromagnetiche. Che sarebbe pure uno spunto interessante, non venisse trattato in modo così pedestre.
Scorre come un action movie da serata Italia 1 Action di quel periodo, Johnny Mnemonic, essenzialmente. E trenta milioni saranno pure venti volte la somma che Longo e Gibson avevano in mente per il loro progetto, ma sono comunque pochi per realizzare a metà anni 90 un film di fantascienza che non sembri una poveracciata.
E così la Pechino del gennaio 2021 è una roba talmente grezza e posticcia, praticamente l'equivalente di un ristorante giapponese gestito da cinesi nati e cresciuti a Bergamo, che nei videogiochi coevi si vedeva di gran lunga di meglio. Per girare Terminator 2, quattro anni prima, di milioni di petroldollari ne avevano spesi 100, giusto per fare un paragone. Con un budget grosso modo uguale, 28, hanno girato Blade Runner, ok, ma quattordici anni prima.
Così, se la storia è quella che è, orfana di qualche spunto interessante che ai produttori Sony non interessava (torniamo a parlarne tra un attimo), anche il cast è quasi tutto accozzaglia da film di serie B, C1, C2, serie D ex interregionale. Reeves - sulla crestissima dell'onda grazie a quella sua unica espressione - a parte, s'intende. Facce da milioni di filmetti come quella di Udo Kier (Ralfi) o del villanzone yakuza con il pollice laser Shinji, il canadese di origini nipponiche Denis Akiyama, che in carriera ha doppiato tutta una serie di personaggi dei cartoni Marvel, compresi - e come ti sbagli - Silver Samurai e Sole Ardente.
L'altra star è Takeshi Kitano, piazzato lì da Sony per vendere il film in Giappone, dove Johnny Mnemonic è uscito prima ed era pure più lungo, perché ci sono delle scene extra che riguardano il personaggio di Kitano, Takahashi, e la storia di sua figlia. Per buona parte del tempo, Kitano fa questa faccia. Per risparmiare, in alcune riprese l'hanno sostituito con un cartonato. Gibson, per la nippocronaca, considera la cut giapponese molto più vicina al "suo" film rispetto a quello che è uscito nel resto del pianeta.
Hai perso il filo? Hai perso il filo. Finiamo il discorso del cast con un intenso primo piano di Dina Meyer (che recita malissimo e tette zero, per andare sul tecnico, ma quanto ti piaceva)
e con quella sagoma di Ice-T. Uno che è partito dalle gang, è finito nell'esercito, ha inventato praticamente il gangsta rap con 6 in the Mornin' nel 1986 e, per una sorta di legge del contrappasso, è stato condannato a fare il poliziotto minchione a vita nel telefilm Law & Order - Unità vittime speciali. La cosa buffa è che il personaggio che interpreta in Johnny Mnemonic, J-Bone il capo dei LoTek, è praticamente identico a quello che fa in Tank Girl, uscito lo stesso anno. Giusto con la faccia un po' meno da cane. Per quello c'era la recitazione di Keanu Reeves. A proposito della quale:
No, Internet non funziona e non funzionerà così tra tre anni, ma così è come vi vedono da fuori quando giocate ai giochini scemi con Oculus Rift o PlayStation VR. Sappiatelo.
Infine, per ultimo ma proprio per ultimo, last but sarebbe meglio scordarsene, il predicatore pazzo cyborg killer con il coltello a crocifisso di Dolph Lundgren. Street Preacher, il predicatore della strada. Ivan Drago dopo una crisi mistica e una chiacchierata con Terminator. La gag finale del suo "ritorno", post-carbonizzazione, è probabilmente una delle poche tracce di quello che Gibson e Longo volevano dal film,
perché tutto il resto non c'è più. C'è solo Johnny, "Johnny e basta", il suo collettone, la corsa da un personaggio all'altro per tirare avanti la storia, le esplosioni, i coltelli piantati in fronte e le frecce in gola. E la sua memoria da 80 gigabyte portata in overclock a 160 per infilarci dei dati da 320 e rischiare di esplodere. Nel 1995 era tantissima roba, oggi usiamo hd portatili da svariati tera e neanche ci bastano mai, sempre lì a cancellare qualche vecchia serie. Nel racconto originale, che è dell'1981, Johnny dice che nel cervello ha "svariati megabyte". La vera fantascienza è questa, quella sotto le nostre dita e davanti ai nostri occhi, tipo, solo che tendiamo a dimenticarcene. C'è una sola cosa (a parte Dina Meyer) che ti è piaciuta davvero in Johnny Mnemonic, ed è lui:
il delfino Jones è esattamente come te lo aspettavi, più figo di come appariva sulla copertina dell'edizione metà anni 90 de La notte che bruciammo Chrome. Anche se Gibson l'aveva reso anche qui un reduce eroinomane in fissa col nazismo, e i produttori hanno piallato via tutto. Minchia scherziamo, oh, poi non sembra mica la versione cibernetica di Flipper se lo facciamo tossico.
Gli ultimi minuti dell'ennesima visione di questo film brutto scorrono via così, perso nei tuoi pensieri. Perché stai rivedendo Johnny Mnemonic, che è invecchiato pure male?
Ok, per scrivere questo post, per sbarrare un'altra casella nell'elencone infinito di SuperFantaScienzo. Ma perché ne hai comprato il raggioblù, se non ti piace? Vallo a sapere cosa ti dice la testa.
Takahashi si redime in punto di morte, la malvagia corporation farmaceutica PharmaKom brucia, in una fine metafora dei buoni che sconfiggono la zaibatsu malamente, e tu pensi distrattamente a quel giorno del '90, o forse del '91, in cui tornavi da scuola e nell'autobus c'era un tizio grande che conoscevi di vista e che leggeva questo libro fantascienzo dal titolo strano, La notte che bruciammo Chrome. Dovevi troppo leggerlo.
Una giapponesina in più per il Delfino Jones (e per Dina Meyer). Dolore per il resto, sostanzialmente. Soprattutto quando Reeves parla, anziché starsene zitto e digrignare i denti un po' gialli. Varie e poco eventuali:
L'anime che scorre a casa dei ricercatori che ingaggiano Johnny è Demon City Shinjuku - La città dei mostri.
Nel magazzino pieno di scatoloni, Johnny chiede degli "iPhone della Thompson". Ha profetizzato Johnny Mnemonic il melafonino, nel 1995? Si parla forse di "eye-phone" e sono sbagliati i sottotitoli? Boh.
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E questa, più o meno, è la tua faccia di quel pomeriggio lì. Nel '95 hai già letto La notte che bruciammo Chrome due volte, e anche se Johnny Mnemonico non è il tuo racconto preferito dell'antologia, comunque sei intrippatissimo per quel mondo, per quel tipo di ambientazioni (non ti è più passata), per le storie di Gibson, di conseguenza per il film. Hai letto su Ciak (figurati i tempi analogici) che la sceneggiatura della pellicola è dello stesso William Gibson, cosa può mai andare storto? Cioè, e a parte tutto?
Internet tra tre anni. Minchia bisogna fare qualcosa per i pop-up pubblicitari |
Non si poteva trasformare un racconto di venti pagine in un film di un'ora e mezza (in realtà più lungo: a un'ora e 36 si è scesi in sala di montaggio sforbiciando tutto lo sforbiciabile), forse. Ma il fatto è che pur conservando l'idea di fondo della storia originale, il film di Johnny Mnemonic aggiunge tanto altro, pescando a piene mani anche da un romanzo del '93 di Gibson, Luce Virtuale (il Ponte dei LoTek, per dirne una, viene da lì). Non c'è Molly Millions, personaggio che sarà ripescato da Gibson nella Trilogia dello Sprawl, per una banale questione di diritti: i diritti di Neuromante erano in mano ad altri. Al suo posto c'è Jane, aspirante guardia del corpo interpretata da una giovane Dina Meyer, subito dopo Beverly Hills, ma prima di Dragonheart e Fanteria dello Spazio. Tosta uguale. Ci sono i LoTek del racconto, come snocciola lo spiegone infinito a video all'inizio, e c'è questa storia nuova della Nerve Attenuation Syndrome (NAS), un'epidemia da sovraesposizione a radiazioni elettromagnetiche. Che sarebbe pure uno spunto interessante, non venisse trattato in modo così pedestre.
Siccome è una procedura molto pericolosa, l'upload di dati avviene con tecnologia Hayo e Madò. Sul serio. |
E così la Pechino del gennaio 2021 è una roba talmente grezza e posticcia, praticamente l'equivalente di un ristorante giapponese gestito da cinesi nati e cresciuti a Bergamo, che nei videogiochi coevi si vedeva di gran lunga di meglio. Per girare Terminator 2, quattro anni prima, di milioni di petroldollari ne avevano spesi 100, giusto per fare un paragone. Con un budget grosso modo uguale, 28, hanno girato Blade Runner, ok, ma quattordici anni prima.
Così, se la storia è quella che è, orfana di qualche spunto interessante che ai produttori Sony non interessava (torniamo a parlarne tra un attimo), anche il cast è quasi tutto accozzaglia da film di serie B, C1, C2, serie D ex interregionale. Reeves - sulla crestissima dell'onda grazie a quella sua unica espressione - a parte, s'intende. Facce da milioni di filmetti come quella di Udo Kier (Ralfi) o del villanzone yakuza con il pollice laser Shinji, il canadese di origini nipponiche Denis Akiyama, che in carriera ha doppiato tutta una serie di personaggi dei cartoni Marvel, compresi - e come ti sbagli - Silver Samurai e Sole Ardente.
L'altra star è Takeshi Kitano, piazzato lì da Sony per vendere il film in Giappone, dove Johnny Mnemonic è uscito prima ed era pure più lungo, perché ci sono delle scene extra che riguardano il personaggio di Kitano, Takahashi, e la storia di sua figlia. Per buona parte del tempo, Kitano fa questa faccia. Per risparmiare, in alcune riprese l'hanno sostituito con un cartonato. Gibson, per la nippocronaca, considera la cut giapponese molto più vicina al "suo" film rispetto a quello che è uscito nel resto del pianeta.
Hai perso il filo? Hai perso il filo. Finiamo il discorso del cast con un intenso primo piano di Dina Meyer (che recita malissimo e tette zero, per andare sul tecnico, ma quanto ti piaceva)
e con quella sagoma di Ice-T. Uno che è partito dalle gang, è finito nell'esercito, ha inventato praticamente il gangsta rap con 6 in the Mornin' nel 1986 e, per una sorta di legge del contrappasso, è stato condannato a fare il poliziotto minchione a vita nel telefilm Law & Order - Unità vittime speciali. La cosa buffa è che il personaggio che interpreta in Johnny Mnemonic, J-Bone il capo dei LoTek, è praticamente identico a quello che fa in Tank Girl, uscito lo stesso anno. Giusto con la faccia un po' meno da cane. Per quello c'era la recitazione di Keanu Reeves. A proposito della quale:
No, Internet non funziona e non funzionerà così tra tre anni, ma così è come vi vedono da fuori quando giocate ai giochini scemi con Oculus Rift o PlayStation VR. Sappiatelo.
Infine, per ultimo ma proprio per ultimo, last but sarebbe meglio scordarsene, il predicatore pazzo cyborg killer con il coltello a crocifisso di Dolph Lundgren. Street Preacher, il predicatore della strada. Ivan Drago dopo una crisi mistica e una chiacchierata con Terminator. La gag finale del suo "ritorno", post-carbonizzazione, è probabilmente una delle poche tracce di quello che Gibson e Longo volevano dal film,
perché tutto il resto non c'è più. C'è solo Johnny, "Johnny e basta", il suo collettone, la corsa da un personaggio all'altro per tirare avanti la storia, le esplosioni, i coltelli piantati in fronte e le frecce in gola. E la sua memoria da 80 gigabyte portata in overclock a 160 per infilarci dei dati da 320 e rischiare di esplodere. Nel 1995 era tantissima roba, oggi usiamo hd portatili da svariati tera e neanche ci bastano mai, sempre lì a cancellare qualche vecchia serie. Nel racconto originale, che è dell'1981, Johnny dice che nel cervello ha "svariati megabyte". La vera fantascienza è questa, quella sotto le nostre dita e davanti ai nostri occhi, tipo, solo che tendiamo a dimenticarcene. C'è una sola cosa (a parte Dina Meyer) che ti è piaciuta davvero in Johnny Mnemonic, ed è lui:
il delfino Jones è esattamente come te lo aspettavi, più figo di come appariva sulla copertina dell'edizione metà anni 90 de La notte che bruciammo Chrome. Anche se Gibson l'aveva reso anche qui un reduce eroinomane in fissa col nazismo, e i produttori hanno piallato via tutto. Minchia scherziamo, oh, poi non sembra mica la versione cibernetica di Flipper se lo facciamo tossico.
Gli ultimi minuti dell'ennesima visione di questo film brutto scorrono via così, perso nei tuoi pensieri. Perché stai rivedendo Johnny Mnemonic, che è invecchiato pure male?
Ok, per scrivere questo post, per sbarrare un'altra casella nell'elencone infinito di SuperFantaScienzo. Ma perché ne hai comprato il raggioblù, se non ti piace? Vallo a sapere cosa ti dice la testa.
Takahashi si redime in punto di morte, la malvagia corporation farmaceutica PharmaKom brucia, in una fine metafora dei buoni che sconfiggono la zaibatsu malamente, e tu pensi distrattamente a quel giorno del '90, o forse del '91, in cui tornavi da scuola e nell'autobus c'era un tizio grande che conoscevi di vista e che leggeva questo libro fantascienzo dal titolo strano, La notte che bruciammo Chrome. Dovevi troppo leggerlo.
Una giapponesina in più per il Delfino Jones (e per Dina Meyer). Dolore per il resto, sostanzialmente. Soprattutto quando Reeves parla, anziché starsene zitto e digrignare i denti un po' gialli. Varie e poco eventuali:
L'anime che scorre a casa dei ricercatori che ingaggiano Johnny è Demon City Shinjuku - La città dei mostri.
Nel magazzino pieno di scatoloni, Johnny chiede degli "iPhone della Thompson". Ha profetizzato Johnny Mnemonic il melafonino, nel 1995? Si parla forse di "eye-phone" e sono sbagliati i sottotitoli? Boh.
Comunque Dina Meyer. Hai già scritto che? Sì, l'hai già scritto.
Ricordo pochissimo di questo film, e forse mi sa, così a naso, che è meglio se resta un ricordo sbiadito dal tempo. Grande occasione mancata.
RispondiEliminaZozzeria tipicamente anni '90, che brutto decennio quello!
RispondiEliminaComunque la Meyer funziona meglio quando è (poco) vestita, ancora mi è rimasta impressa la celeberrima scena della doccia in Starship Troopers... e ancora devo capire se in bene o in male... ehm...
L'unica cosa che ricordo è il delfino. Per il resto, vuoto totale. Che dite, è meglio così?
RispondiEliminaEra abbastanza cialtrone come film. Effettivamente incarnava molto bene i canone del film di Italia 1 Action. Visto ai tempi e ricordato solo per il titolo figo e niente più.
RispondiEliminaLa Meyer bellissima.
E niente l' estetica anni ' 90 è da prendere e bruciare , altro che Google Chrome.
RispondiEliminaFrancamente di quegli anni si salva poconiente, pure le donne plastificate con le extension bionde erano inguardabili,
I film del rinascimento disney fanno abbastanza pena pure loro.
Sui giochi di ruolo , dominava vampire the masquerade, per me anatema puro del mio modo di giocare.
Si salvano solo i videogiochi.. grandi anni quelli per il mondo videoludico. Francamente sarebbe da tirare indietro 10 anni l' orologio e far finta che non sono mai esistiti , ma poi come faccio con Final Fantasy Tactics?.
Ah beh Doc bentornato alla quotidianità , devo dire che la mancanza di antrate a gamba tesa tutti i giorni mi deprimeva la settimana.
Dina Meyer, da Aron Spelling le è stato attribuito il ruolo di zozzocognata e da allora non è più uscita dalle fantasie di noi boys of the nineties.
RispondiEliminaParlando del film ricordo solo la terribile scena (nel senso di pessimamente realizzata) dell'uomo fatto a fette dall'unghia laser e la costante monoespressione beota del protagonista in tutte le scene del film.
Non posso dimenticare che avendo perso la pellicola quando era passata per il cinematografò, attesi la trasmissione sull'allora Tele+ per poterlo registrare e vedere insieme ad un piao di amici appassionati.
Il verdetto unanime fu "cagata pazzesca" e poi dimenticato al pari di tanti altri filmetti del periodo. Ricordo però che la mia morosa di allora che adorava Reeves mi chiese di prestarle il VHS e una volta restituitomi il tutto mi disse "ma che razza di film ha fatto Chianorivs???"
ha fatto un film tipo tanti di quelli che ha fatto dopo, poveraccio... ne ha imbroccati pochissimi!!! :D
EliminaAndai di corsa a vederlo al cinema a Roma ma non avevo ancora letto il libro. Hai ragione su tutto eppure appena trovo il raggio blù ad un prezzo economico me lo compro.
RispondiEliminaE' uno dei film (brutti) che mi ricorda troppo un periodo in cui senza internet giravo come un pazzo per Roma alla ricerca di VHS di film inediti made in HK, Cyberpunk, Anime etc.
Quanta vecchittudine...
Ciao Doc, mamma mia quante cose abbiamo in comune... Anche io super appassionato di Gibson e Sterling in quegli anni lì, ho letto praticamente tutto quanto hanno scritto ed andavo in trip per realtà virtuale e futuro come profetizzato dai due. Mi sarebbe piaciuto vedere l'adattamento della Macchina della Realtà, profetizzante l'invenzione del computer almeno un secolo prima, nella Londra Vittoriana... Tornando al film pur essendo una ciofeca galattica lo ricordo sempre con nostalgia, per i tempi in cui ero ggiovane e aitante, per il Super Nes, per Dina Meyer stragnocca (anche se come scrivi tu con poco sen[n]o), per l'aria di futuro che si respirava in quegli anni, sembrava che tutta la società fosse destinata a grandi rivoluzioni tecnologiche (e qualcosa, effettivamente, è cambiato). Insomma non lo rivedrei nemmeno sotto tortura, anzi, complimenti per il coraggio, però non posso negare che mi riporti alla mente belle sensazioni. In più lo skyline che si vede mi ricorda tanto quello dell'Implacabile (coincidenza o riutilizzo mirato a risparmiare soldini)!?
RispondiEliminaUn film che negli anni 90 ho adorato, registrato su vhs dalla tv e guardato e riguardato, certo sente un pò gli anni e trasuda a palate clichè di quel decennio, ma per me lo avete castigato un pò troppo...
RispondiEliminaDa segnalare anche un incazzatissimo Henry Rollins
Minchia l'INTERNET!
RispondiEliminaComunque Dina Meyer.
Ho sentito più volte nominare questo film ma non l'ho mai visto,bene non ho perso niente allora
RispondiEliminaSempre pensato fosse un'occasione sprecatissima.
RispondiEliminaA parte per Reeves. Che esercitare la faccetta in ambito VR gli è servita da palestra per Matrix.
il racconto più bello di Chrome era hinterland.
RispondiEliminaBellissimo. Anche New Rose Hotel mi piaceva molto. E sì, prima o poi tocca parlare anche di quel film.
Elimina@Doc: vogliamo farci male fino in fondo?
EliminaMa sì, dai. Almeno ho una scusa buona per rileggere il racconto.
EliminaQualcosa da salvare di quel film? Per me Henry Rollins! Strano che non ne fai menzione, Doc, ma le risate di apprezzamento per il personaggio mi sono sfuggite anche un paio di mesi fa, quando l'ho rivisto con la discendenza.
RispondiEliminaOk, sono l'unico a non demonizzarlo, ma se escludiamo la trama e la recitazione (in un film, capirai... ) a me è piaciuta l'ambientazione. Quello è l'ambiente cyberpunk che mi sono sempre immaginato leggendo Gibson e Sterling (mancano all'appello proprio La Notte che Bruciammo Chrome e un paio di altri, ma sono sullo scaffale in attesa - The difference engine invece non mi è piaciuto). Rivederlo adesso con la progenie può far capire gli svariati ordini di grandezza fra quello che 25 anni fa si pensava fantascienza e quello che abbiamo oggi, come giustamente fai notare.
Mi rendo conto dei limiti della pellicola, ma a me non è dispiaciuto.
Certo che Reeves, a partire da PICCOLO BUDDHA in poi, nel ruolo dell'ELETTO che ha tra le mani (o nella capa) il destino del mondo ha preso la specializzazione...
RispondiEliminaL'ALTRO FILM non lo voglio nemmeno nominare, che mi si rivoltano le budella. Anche se, come hai detto nel tuo intervento, prima o poi tocchera' anche a lui. O meglio, a loro. Che dici, Doc: si fa il forfettario, che facciamo prima?
Visto una volta e mai piu' rivisto.
Filmetto banalotto e trascurabile.
La cosa VERAMENTE FASTIDIOSA sono i paroloni che ci hanno infilato un tanto al chilo, a casaccio, perche' cosi' fa piu' TENNOLOGGICO.
Roba che manco Paolantoni quando faceva il nonno multimediale a Mai Dire Gol (o era Mai Dire Lunedi'? Comunque...A LIVELL' E' RRAMM TENG' SESSANT' MEGGABBAITT...' CAPISC' INTERNETT, TU? NO? E ALLOR' 'CCA PARLI A 'FFA?!).
Paradossalmente la roba che ricordo piu' volentieri e Dolph Lundgren nei panni del cyborg pazzo, assassino e semi-indistruttibile. Visto che con il cyber-spazio c'entra poco e niente. Nei panni, visto che ha recitare...ma almeno il buon Dolph, visto che praticamente faceva qualunque cosa gli sbattevano sotto al naso gia' da allora, almeno aveva il pregio di non prendersi mai troppo sul serio. Ma Rutger Hauer era tutt'un altra cosa...
Tirando in ballo un film che hai gia' recensito...STRANGE DAYS era mille, ma mille volte meglio.
Tra l'altro era uscito lo stesso anno, mi pare. Sbaglio?
"CAPISC' INTERNETT, TU? NO? E ALLOR'?"
EliminaLOL.
E sì, stesso anno:
Eliminahttps://docmanhattan.blogspot.it/2014/11/strange-days-recensione.html
Ah Johnny.. con la tua super memoria che ormai è quasi lo standard per una scheda SD da fotocamera digitale... nonostante tutto ha un fascino malsano che me lo ha fatto rivedere più volte (posseggo anche io il Blu Ray, vai a capirlo.. è come fermarsi a guardare gli incidenti. Non è bello, ma a volte lo fai anche se non vuoi...).
RispondiEliminaMa almeno sono rasserenato dal fatto che Ice-T alla fine è tornato a casa ed è ora Water-T. :D
Cheers
Ah, Gianni Memoria, come lo chiamavamo ai tempi!
RispondiEliminaVisto tempo dopo in videocassetta, l'ho sempre considerato un film figo, evidentemente non capivo una mazza e NON devo rivederlo per non rovinare il ricordo (quella vista di Pechino è in effetti agghiacciante...).
Ricordo che mi affascinava il cyberpunk, ero in fissa con Nathan Never e un film sui "ricordanti" mi sembrava tanta roba, c'era l'internet con realtà virtuale (ma meno male che non è così davvero, non si capiva niente!...), soprattuttamente c'era Takeshi Kitano, che avevo appena scoperto con Brother e che idolatravo (il Tarantino giapponese gente!! Solo che no, è molto PIU' di un Tarantino giapponese, ma questo l'ho scoperto col tempo). Mi rendevo conto già allora che la conclusione [SPOILER]
coi buoni che riportano l'ammore nel mondo distribuendo aggratise la cura per l'NAS grazie all'internèt
[FINE SPOILER]
era una c@zzatona col botto, però oh, c'erano i cyborg!!!
Riguardo gli HD fantascienzi dell'epoca, ricordo l'inizio di Eden di Hiroki Endo quando la "ricordante" str+#za dice: "Un file da 250 Mb? Non c'è problema, basterà cancellare i ricordi di mio figlio".
Ma no signora, non faccia così: le presto la mia chiavetta da 16 giga, che è piena al 90% ma il suo file ci sta alla grande...
Vorrei solo ricordare che da giovane mi chiamavano sempre johny mnemonic perchè , sostanzialmente, mi dimenticavo praticamente qualunque cosa , tipo... beh adesso non mi ricordo
RispondiEliminaNon avevi abbastanza RAM!!
EliminaPS: a proposito di cyberpunk degli anni 90, vogliamo parlare di questo?
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=fFK3do_bL60
Questo qui è il terzo pilastro del cyberpunk nipponico anni 80-90 gente (insieme ad Akira e Ghost in the Shell ovviamente), parliamone dai parliamone, che io lo aspetto da quando io e i miei amici ci siamo alzati in piedi al cinema urlando all'unisono "Alitaaa!!!" mentre Trinity vestita di pelle nera correva sui muri e prendeva tutti a cavucincù...
A me è pure piaciuto.probabilmente perché sono dislessico e si ventila l'ipotesi di un "chip di correzione dislessia" e poi la battuta sul sandwich. Tra le guest star c'è da citare quello'abominio vivente di Henry Rollins
RispondiEliminaNon ho mai letto il libro purtroppo e Jhonny lo vidi per la prima volta proprio una sera su Italia 1 e non mi era dispiaciuto come action fantascienzio e poi vabbè c'era la Meyer quindi ;)
RispondiEliminaA questo punto il prossimo film della rubrica potrebbe essere NIRVANA, no?
RispondiEliminaLo mancai al cinema con mia somma disperazione. Ché l'anno priva (o giù di lì) avevo visto Speed e Keanu Reeves era diventato il mio idolo indiscusso (di Speed poi comprai la vhs, e la mandai ad anello per tutti gli anni restanti di liceo e un po' di quelli dell'università, invero XD).
RispondiEliminaCosì, nell'attesa di un passaggio televisivo, raccattai in libreria la trasposizione libraria del film. No, non la raccolta di racconti di Gibson. Proprio la novelization di "Johnny Mnemonic" ad opera di Terry Bisson, "basato sul racconto e sulla sceneggiatura di William Gibson" (come recita il sottotitolo). Edito Sperling & Kupfer.
Comincia a leggerlo una sera e... e niente. Tirai mattina per finirlo! Tuttora lo ricordo come uno dei colpi di fulmine di lettura più appaganti mai avuti! Chissà come lo troverei, rileggendolo ora...
Da lì la convinzione che forse il cyberpunk poteva pure piacermi. E anni dopo, quando decisi di "provarci" seriamente, con la fantascienza letteraria (genere con cui ho un rapporto contrastato da, tipo, sempre), andai a cercarmi altre cose di Gibson. In primis "Luce Virtuale", che amai alla follia (pur capendoci il giusto, come mi capita spessissimo quando si parla di realtà virtuale per iscritto). Poi "Neuromante", che trovai indigeribile. Fine della mia love story col cyberpunk! XD Anche perché nel frattempo avevo visto l'anime di Ghost in the Shell senza capirci una beneamata fava, e la diedi su (I polizieschi cyberpunk di Richard Paul Russo pubblicati da Urania però mi piacquero assai).
Il film? Il film lo recuperai in seguito, su Italia 1. Mi deluse abbastanza (infinitamente meno interessante della propria stessa novelization, sarà possibile? °_°), ma a Keanu Reeves ho sempre continuato a voler bene, anche se di sfondoni cinematografici ne ha poi infilati una marea.
Conservo ancora intonsa l'agendina-organizer da super-fan che comprai ai primi anni di università, zeppa di sue foto plasticate ;D
Col casco e mentre digrigna i denti é uguale alla Bocca di Sauron
RispondiElimina> Nel magazzino pieno di scatoloni, Johnny chiede degli
RispondiElimina> "iPhone della Thompson". Ha profetizzato Johnny Mnemonic
> il melafonino, nel 1995? Si parla forse di "eye-phone" e
> sono sbagliati i sottotitoli? Boh.
propendo per l'errore nei sottotitoli, se non ricordo male in italiano era un "visore thompson"...
è stato un flop al botteghino e per la critica, Gibson lo ripudiò col tempo.
RispondiEliminaAnche se Strange Days lo supera di anni luce come regia (facile con Kathryn Bigelow) per me Johnny Mnemonic è il miglior film cyberpunk, quello più vicino al genere letterario originario (Gibson per intenderci).
E Matrix? ma per favore...
Criticare un vecchio film di fanta perchè ci sono riferimenti tecnologici obsoleti ha poco senso.
E' un film assolutamente da rivalutare e da rivedere dopo una lettura della trilogia dello Sprawl(la migliore): Neuromancer, Count Zero, Mona Lisa Overdrive.
quoto, seppur con molti difetti Johnny Mnemonic è un gran manifesto del cyberpunk
EliminaPenso che sia un film in questo caso criticato in quanto brutto (e manco poco), i riferimenti alla tecnologia obsoleta non sono motivo di critica ma solo di colore...ma vabbè ma tanto che parlo a fa...capisci d'internette te? no? :D
EliminaQuesta è una fantascienza che non tornerà più. Anche perché si è evoluta.
RispondiEliminaSono l´unico che del film si ricorda l´arma piú sgangherata mai concepita? I Maggiolini Molotov da sganciare in verticale dal ponte dei LoTec? Lagrime al solo pensarci...
RispondiEliminaRivisto in tv pochi anni fa. Non posso dire che mi sia piaciuto ma la trama m'è sempre rimasta impressa, delfino compreso. Quindi penso di poter dire che almeno la trama era proprio fica! Niente comparato a Gits ma nel suo piccolo interessante per quei tempi.
RispondiEliminaHo letto nella recensione il nome "Neuromancer" e per la milionesima volta mi dico che devo leggere quel libro...è una vita che lo dico ma poi me ne dimentico.
Chissà se è davvero bello o è solo famoso!
Blah blah blah... Comunque Henry Rollins. Ok, sono di parte ma ognuno ha la Dina Meyer che si merita.
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