Akira (Renato, 1988)
È il film simbolo dell'animazione nipponica di fine anni 80, ma soprattutto la testa di cuoio dell'invasione anime in Occidente, una manciata di anni più tardi. "La febbre gialla della nuova generazione", strillavano i poster italiani di Akira - giusto per far ricorso a vecchi luoghi comuni che avrebbero fatto piangere di gioia il leghista Fontana - appesi all'esterno dei cinema di tutto lo Stivale, in quel 1992 lì. Sia pure con quattro anni di ritardo rispetto alla sua uscita al di là del Mare del Giappone, qualcosa di nuovo e diverso era arrivato anche da voi. Un bagno di sangue, sullo schermo e nei conti di chi l'aveva messo in piedi, quel film da oltre un miliardo di yen. Fortuna che poi, equa e benevola, sarebbe arrivata la consacrazione dell'home video. Avreste avuto tutti, voialtri anime fan selvaggi della prima ora di inizio anni 90, un posterino di Akira (Katsuhiro Otomo, 1988) appeso in stanza, con Kaneda, la sua giacchetta rossa e il fucile laser. Avreste vissuto tutti nel culto di Akira, nell'attesa di poter leggere come diavolo andava a finire il suo manga. Nasceva, proprio come nella storia raccontata dall'anime, il mito di Akira. A Cosenza, Renato* [...]
Il cinema era mezzo vuoto. No, anzi, era completamente vuoto. Eravate in tre, massimo quattro. Cinque, toh, come in una squadra assortita di eroi giapponesi alla guida di un robot componibile. Era stato un quasi flop in patria, Akira (quanto meno in proporzione all'investimento plutofaraonico), figurati all'estero. Però c'era. Leggevi già il manga da un paio d'anni, a valle di una complessa partita di giro per cui l'originale giapponese era diventato Oltreoceano un albo a colori Marvel con le tinte (per la prima volta in digitale su un fumetto USA) di quel mostro di Steve Oliff, importato da noi nei volumetti di Glénat Italia. Casa editrice che però chiuse i battenti prima di completare l'opera: per leggere il finale di Akira si sarebbe dovuta attendere l'edizione Planet Manga, nel '98. Vatti a fidare dei gianfransuà, vatti. Ma comunque.
Akira è un anime particolare per tante ragioni. A cominciare dal fatto che il protagonista eponimo si vede sì e no per quattro secondi in due ore e quattro minuti di pellicola, e non spiccica mezza parola. I riflettori sono tutti per questo teppista, Kaneda, che si presenta sulla scena come solo un rEgazzino badassico del futuro può fare. In quanto leader di una gang non può essere bassista carismatico, ma come Harlock potrebbe rappresentare una delle poche eccezioni alla regola cardine della filosofia di vita alla base del movimento antristico. Con quella giacca rosso fuoco abbinata ai guanti dello stesso colore, da Char/Quattro Vagina di Z Gundam, ma meno cantante visual kei/glam rock. Ha una pillola gigante dietro le spalle, la faccia da giapponese come quelle che disegna Otomo (uno dei pochi mangaka a non rinunciare ai tratti reali del suo popolo, mettendo da parte gli stilemi classici di anime e manga fatti di capelli colorati e occhioni giganti con intere costellazioni di stelletriangolini rotanti al loro interno).
Ascolta un juke-box a CD, Kaneda, una roba abbastanza futuribile ma neanche troppo nel 1988. Giovane Fonzie coloratissimo del Giappone del domani, lui. Un juke-box popolato da classici: i Led Zeppelin, i Doors, i Cream. Teppismo del futuro, okkei, ma con solide basi musicali. Quello sguardo torvo di traverso, sopra la spalla, con cui saluta il pubblico: è un attimo, il futuro fantascienzo ha un nuovo eroe. Un orfano con seri problemi nel gestire le amicizie, ma scalciaculi come pochi. E mascelle, scalciamascelle pure, vedremo tra poco.
Il tempo di uscire da quel bar e fa la sua comparsa l'altra star del film. Non Tetsuo, la moto di Kaneda. Un esempio di design futuribile talmente riuscito, talmente pop costellato com'è di adesivi giganti (il logo Citizen cambia però, nel corso del film, più volte in Citezen per un qualche picco di deboscia dei disegnatori), che resta uno dei tuoi veicoli fantascienzi preferiti di sempre insieme all'APC di Aliens. Hai, non a caso, modellini di entrambi in abbondanza. In sella alla moto di Kaneda c'è Tetsuo, l'amico più giovane e di conseguenza intrappolato nel frustrante ruolo di minchietto della cumpa. Anche lui orfano, unito a Kaneda da un legame profondo, sviscerato dal finale del film. Dopo che i due avranno provato ad ammazzarsi con grande sfoggio di tecnologia. Vorrebbe essere fico e risoluto come Kaneda, Tetsuo. Vorrebbe guidare la sua moto, avere la sua giacca, sostanzialmente prendere il posto dell'unico volto amico che si è trovato in orfanotrofio, l'unico che si è preso dei ceffoni per difenderlo dai bulli. È un portatore poco sano di hybris, Tetsuo, e per questo destinato a un appropriato finale da tragedia greca, in cui sarà al contempo sia vittima che deus ex machina. O più che altro deus e basta: la machina, il satellite killer, l'avrà sfasciata per tempo.
Ma non c'è spazio per le chiacchiere (da bar, appunto), bisogna lasciar parlare l'azione e far cascare al suolo le mascelle degli spettatori. Bisogna mettere in scena una delle sequenze più iconiche della storia dell'animazione tutta, quella che ha trasformato Akira, il film, nel fenomeno di cui si parla da trent'anni e di cui si continuerà a parlare, boh, per sempre? Per quanto poco duri, la battaglia su ruote con la banda rivale dei Clown è qualcosa di indescrivibile, epico, bellissimo e raccapricciante tutto in una volta. Joker, qui ridotto a comparsa e privo dell'impronta da pneumatico in faccia con cui si presenta nel manga, apre le danze di ossa rotte, tubi di ferro in faccia, derapate e motociclisti che finiscono sui tavoli dei locali, come i ciclisti alla Coppa Cobram di Fantozzi.
Le sgommate di Kaneda, l'effetto di persistenza dei fari delle moto, la carrellata sui grattacieli di Neo Tokyo che si estendono verso l'infinito e oltre, Buzz Lightyear in vetro e cemento di una speculazione edilizia che ha costruito torri alte chilometri sopra edifici altissimi che sovrastano altri edifici altissimi. Fa effetto ora, ci vedi tutte le monetine da 100 yen impilate per arrivare a un budget da 1.1 miliardi; figuratevi nel buio di un cinema semideserto del 1992.
La Neo Tokyo del 2019 - lo stesso anno di Blade Runner, il futuro remotissimo che arriverà tra undici mesi e spicci - è una bestia strana. Sono passati 31 anni dal 7 luglio del 1988, dallo scoppio della terza guerra mondiale, dalla palla bianca enorme come un Tango di Galactus che ha ingoiato la vecchia capitale. Dalle sue ceneri, e con i crateri delle esplosioni ancora a bella vista, è nata una nuova megalopoli, bella solo se la guardi da molto lontano. Alle luci al neon, allo splendore dei grattacieli alti quanto l'Everest e forse più,
si affianca la sozzura della vita laggiù, tra le strade. Uguali a quelle della Tokyo di oggi, ma imbrattate ovunque. Graffiti, spazzatura, sangue e vomito. È tutto lercio, rattoppato, malato. È come se nella Tokyo odierna avessero fatto vivere solo degli studenti fuori corso calabresi per decenni carburati a red bull, canne e nduja.
Mancano 147 giorni alle Olimpiadi, i 30esimi giochi dell'era moderna. E fuochino, perché nel 2020 ci saranno proprio lì i giochi numero XXXII. Ma a Neo Tokyo sono finiti i soldi per i lavori, il governo è in mano a un comitato di imbracchiati come neanche le grandi intese del governo Letta, e la città brucia. Letteralmente.
Manifestazioni di protesta violente, represse dalla polizia con i lacrimogeni, gli idranti e un po' di calci in faccia e pestaggi. Nove anni più tardi, a Genova, avremmo avuto un assaggio di quella fantascienza distopica per fortuna lontanissima che certe cose da noi in un paese civile non accadono mica signora mia.
Kaneda e i suoi, la banda che nel manga si chiama Capsule, dando un senso al pillolone sulla giacca del leader, si trovano in mezzo alle macchinazioni dell'esercito guidato dal Colonnello Shikishima, della polizia, di un gruppo di terroristi/ribelli/freedomfighter (scegliete voi), di scienziati dediti al misterioso progetto Akira,
legato a tre giovani esper diventati vecchietti, il più risoluto dei quali è un Brunetta un po' meno mostruoso. L'incontro/scontro tra uno di questi giovani anziani e Tetsuo cambia per sempre il destino del ragazzo. Prima dei titoli di coda, entrerà a far parte anche lui del club, diventerà mostrobambino, cyborg, Superman, dio. Urlando il nome di Kaneda cinquanta volte.
Intanto, alla caserma di polizia Bolzaneto-ku, si fa della macelleria messicana, proseguendo con i pestaggi. Non pagherà nessuno, è fantascienza distopica, non fate caso.
Kaneda e gli altri sono "vagabondi", sbandati e teppisti, ma comunque studenti, in una scuola per reietti che si allontana il più possibile dall'immaginario asettico e competitivo dei licei giapponesi dipinti in mille manga e anime. Anche qui sozzura, svacco, deboscia, praticamente l'istituto tecnico industriale di Cosenza durante un'occupazione.
Perché questi ragazzi hanno da smarmittare sulle loro moto, leggere i manga, dormire, prendere a colpi di catene i rivali. Possono mica stare lì ad ascoltare vecchi che parlano di robe vecchie.
Hanno tutto un giro di amiche, i Capsule, Kaneda con la sua maglia rosa del giro d'Italia e gli altri. Giovani vaiasse da sgabello di sala giochi, che fumano e ronzano attorno al più carino, Yama(gata), quello col monte Fuji stilizzato sia sulla t-shirt viola dalle maniche tagliate, sia sulla sua moto in tinta.
Ma in tutto questo si fa largo l'altra figura tragica dell'anime. La povera Kaori, che in quanto priva di ampie dosi di filadelfìa, ma innamorata di Tetsuo, farà una fine bruttissima, povera stella. E cosa può farci? Poco poco.
Proprio per portare la sua bella a fare un giro, Tetsuo ruba la moto di Kaneda. Vuole prenderne il posto, no? Uscire dalla sua ombra, superare il suo leader e tutore e amico, l'unico surrogato di fratello maggiore che si ritrova. Uccidere il suo maestro, per ora solo in senso figurato, tra un attimo vedi. Così ha questa bella pensata di farsi un paio di penne nel territorio dei Clown, che non l'hanno presa benissimo per il sangue versato nel primo round. La povera Kaori viene denudata e presa a pugni in faccia, stanno per bruciare la moto di Kaneda,
ma l'action hero, talmente testosteronico che se ne fotte di averci una maglietta di Barbie, arriva in soccorso dell'amico e li sfonda tutti. Numero da circo, il salto al volo sulla moto in corsa condito da un calcio in bocca. Sooca, Van Damme.
Solo che per Tetsuo non c'è più niente da fare. Basta, ho mal di testa!, prova a urlare, visto che di spot vintaggi si parla, ma non funziona. Non gli frega neanche più di Kaori, nonostante quello che ha subìto, perché le emicranie sono troppo violente. Qualcosa sta cambiando in lui, e non è una fascinazione improvvisa per i guanti da saldatore.
Kaneda, intanto, è sempre più invaghito di Kei (Kay), membro del movimento terrorista di resistenza guidato da Ryu (Roy) e dai suoi baffetti, e in realtà al soldo di uno degli esponenti del governo. Il più avido e vigliacco: terroristi mossi dallo stato per mantenere lo status quo, altra fantascienza inverosimile.
L'esperimento numero 28, il pericolosissimo Akira di cui tutti parlano, sta frattanto per risvegliarsi e portare di nuovo distruzione, morte e promesse inverosimili di abolire la riforma Fornero anche se non ci stanno i soldi.
Il culto del "grande Akira", là fuori, è forte e apprezzatissimo dalla polizia, che esprime il suo plauso con calci e manganellate. Nel 1988, Shoko Asahara è solo il leader di un movimento religioso riconosciuto dal governo, la sua Verità Suprema, e ha in mente di candidarsi al parlamento. Gli attacchi al sarin nella metropolitana di Tokyo (1995, 12 morti e 6.000 intossicati) sono ancora lontani, nel futuro prossimo ma non troppo degli anni Novanta.
La storia del film, pur essendo scritta e diretta dallo stesso autore del manga, diverge dal fumetto. E non potrebbe essere altrimenti, visto che Katsuhiro Otomo era al lavoro su Akira dal 1982 e avrebbe chiuso il tutto solo nel 1990, due anni dopo l'uscita della pellicola. 2.000 pagine che coprono un arco temporale molto più ampio e raccontano inevitabilmente molto di più. 2.000 pagine che, se non le avete lette, vi state facendo un torto grandissimo.
Eppure, ADESSO, l'anime sembra avere un senso molto più compiuto rispetto a quando lo vedesti per la prima volta al cinema, o nelle innumerevoli visioni successive in VHS (videocassetta comprata in edicola, parte di un'apposita collana, letteralmente consumata a furia di farla girare, al punto che alla fine si vedeva lammerda). Merito di una maggiore consapevolezza della storia nel suo insieme, dopo averne letto per intero il manga? Può essere. Seguire la storia in originale, e con dei sottotitoli meno fantasiosi rispetto all'adattamento italiano, di certo aiuta. Alla scorsa Lucca Comicsandtuttoilresto, Dynit ha promesso un nuovo giro al cinema per Akira per la prossima primavera, con la scusa del trentesimo anniversario, accompagnato da un nuovo doppiaggio. Magari è la volta buona.
In tutto questo, Akira, il rEgazzino col caschetto, ancora non si vede. Non è più un essere umano, se mai lo è stato davvero, ma una serie di vasetti di tonno callipo con dentro organi sparsi.
Tetsuo, con i capelli pieni di gel telecinetico e un drappo rosso da imperatore al collo, ciulato al manichino di un negozio, è ormai totalmente privo di controllo. Prende a gridare Kanedaaaaaaaaaaaa!!!
E quello gli risponde Tetsuoooooo!!!, provando a ucciderlo con un fucile laser, si diceva. Kaneda! Tetsuo! Renato! Poi i militari del Colonnello fanno piovere dal cielo il raggio della morte del satellite killer, Tetsuo lo distrugge con un saltello nello spazio,
e soppianta l'arto amputatogli con una mano cyborg. Gli è sempre piaciuto Guerre Stellari.
Ma poi diventa mostrobambino, tutto esplode, in una sorta di nuova conflagrazione totale:
il bianco di un secondo Tango gigante avvolge Neo Tokyo, mandandola in frantumi come una pallonata potente di collo contro una porta finestra.
Le acque dello tsunami invadono tutto (per i brividi del senno di poi, da quella parte), ciao allo stadio olimpico, ciao pure a tutto il resto.
C'è spazio solo per un po' di flashback spiegoni, in cui finalmente vediamo la faccia ordinaria di Akira, e i suoi giovani amici esper quando ancora non erano stati vecchiettizzati dagli esperimenti.
Kaneda sopravvive. Kei pure. Kai(suke), il membro della banda con la cravattina rossa da Enrico Ruggeri, anche. Dovevi averci culo, per superare la nuova devastazione portata dal Frangetta. Oppure un nome che iniziava per K. E la star dell'anime? La moto di Kaneda?
Sopravvive anche quella. Mezza sfasciata, ma ancora funzionante. Kei, Kai e Kaneda vanno incontro al proprio incerto futuro, mentre Tetsuo si fa un big bang personale, crea un proprio universo e lo popola solo da sosia di Lamù. Chiamalo stronzo.
E l'altra moto? Quella del povero Yamagata? Era talmente cessa, in confronto alla sua, che Kaneda la schianta contro un muro. Così, per cazzimma.
* La faccenda di Renato, certo. È una storia raccontata già altrove tante volte, ma c'è sempre qualcuno che te ne chiede conto. Perché, da queste parti, Akira e Renato sono sinonimi? E perché, di conseguenza, con il termine Akira si intendono sia il film che il manga, Tetsuo, Kaneda e praticamente qualsiasi altra cosa riguardi l'opera di Otomo? Long story short: 1992, esce il film in sala, dicevamo. Uscendo da scuola, si passava davanti a un cinema. Una tipa di un'altra classe, che conoscevi forse di vista, forse neanche, ti si avvicina e ti chiede una roba del tipo: "Te che segui queste cose, i manga, 'ste cose giapponesi... Cosa vuol dire Akira?". Le rispondi che è solo un nome proprio. "Tipo, boh, Renato", aggiungi. Il giorno dopo, scendendo lungo la stessa strada, la vedi che spiega a una compagna di classe, con la sicumera di una sedicenne invasata dal kami dei PDF: "Oh, c'è questo film giapponese a cartoni animati che parla di uno che si chiama Renato".
Il cinema era mezzo vuoto. No, anzi, era completamente vuoto. Eravate in tre, massimo quattro. Cinque, toh, come in una squadra assortita di eroi giapponesi alla guida di un robot componibile. Era stato un quasi flop in patria, Akira (quanto meno in proporzione all'investimento plutofaraonico), figurati all'estero. Però c'era. Leggevi già il manga da un paio d'anni, a valle di una complessa partita di giro per cui l'originale giapponese era diventato Oltreoceano un albo a colori Marvel con le tinte (per la prima volta in digitale su un fumetto USA) di quel mostro di Steve Oliff, importato da noi nei volumetti di Glénat Italia. Casa editrice che però chiuse i battenti prima di completare l'opera: per leggere il finale di Akira si sarebbe dovuta attendere l'edizione Planet Manga, nel '98. Vatti a fidare dei gianfransuà, vatti. Ma comunque.
Akira è un anime particolare per tante ragioni. A cominciare dal fatto che il protagonista eponimo si vede sì e no per quattro secondi in due ore e quattro minuti di pellicola, e non spiccica mezza parola. I riflettori sono tutti per questo teppista, Kaneda, che si presenta sulla scena come solo un rEgazzino badassico del futuro può fare. In quanto leader di una gang non può essere bassista carismatico, ma come Harlock potrebbe rappresentare una delle poche eccezioni alla regola cardine della filosofia di vita alla base del movimento antristico. Con quella giacca rosso fuoco abbinata ai guanti dello stesso colore, da Char/Quattro Vagina di Z Gundam, ma meno cantante visual kei/glam rock. Ha una pillola gigante dietro le spalle, la faccia da giapponese come quelle che disegna Otomo (uno dei pochi mangaka a non rinunciare ai tratti reali del suo popolo, mettendo da parte gli stilemi classici di anime e manga fatti di capelli colorati e occhioni giganti con intere costellazioni di stelletriangolini rotanti al loro interno).
Ascolta un juke-box a CD, Kaneda, una roba abbastanza futuribile ma neanche troppo nel 1988. Giovane Fonzie coloratissimo del Giappone del domani, lui. Un juke-box popolato da classici: i Led Zeppelin, i Doors, i Cream. Teppismo del futuro, okkei, ma con solide basi musicali. Quello sguardo torvo di traverso, sopra la spalla, con cui saluta il pubblico: è un attimo, il futuro fantascienzo ha un nuovo eroe. Un orfano con seri problemi nel gestire le amicizie, ma scalciaculi come pochi. E mascelle, scalciamascelle pure, vedremo tra poco.
Il tempo di uscire da quel bar e fa la sua comparsa l'altra star del film. Non Tetsuo, la moto di Kaneda. Un esempio di design futuribile talmente riuscito, talmente pop costellato com'è di adesivi giganti (il logo Citizen cambia però, nel corso del film, più volte in Citezen per un qualche picco di deboscia dei disegnatori), che resta uno dei tuoi veicoli fantascienzi preferiti di sempre insieme all'APC di Aliens. Hai, non a caso, modellini di entrambi in abbondanza. In sella alla moto di Kaneda c'è Tetsuo, l'amico più giovane e di conseguenza intrappolato nel frustrante ruolo di minchietto della cumpa. Anche lui orfano, unito a Kaneda da un legame profondo, sviscerato dal finale del film. Dopo che i due avranno provato ad ammazzarsi con grande sfoggio di tecnologia. Vorrebbe essere fico e risoluto come Kaneda, Tetsuo. Vorrebbe guidare la sua moto, avere la sua giacca, sostanzialmente prendere il posto dell'unico volto amico che si è trovato in orfanotrofio, l'unico che si è preso dei ceffoni per difenderlo dai bulli. È un portatore poco sano di hybris, Tetsuo, e per questo destinato a un appropriato finale da tragedia greca, in cui sarà al contempo sia vittima che deus ex machina. O più che altro deus e basta: la machina, il satellite killer, l'avrà sfasciata per tempo.
Ma non c'è spazio per le chiacchiere (da bar, appunto), bisogna lasciar parlare l'azione e far cascare al suolo le mascelle degli spettatori. Bisogna mettere in scena una delle sequenze più iconiche della storia dell'animazione tutta, quella che ha trasformato Akira, il film, nel fenomeno di cui si parla da trent'anni e di cui si continuerà a parlare, boh, per sempre? Per quanto poco duri, la battaglia su ruote con la banda rivale dei Clown è qualcosa di indescrivibile, epico, bellissimo e raccapricciante tutto in una volta. Joker, qui ridotto a comparsa e privo dell'impronta da pneumatico in faccia con cui si presenta nel manga, apre le danze di ossa rotte, tubi di ferro in faccia, derapate e motociclisti che finiscono sui tavoli dei locali, come i ciclisti alla Coppa Cobram di Fantozzi.
Le sgommate di Kaneda, l'effetto di persistenza dei fari delle moto, la carrellata sui grattacieli di Neo Tokyo che si estendono verso l'infinito e oltre, Buzz Lightyear in vetro e cemento di una speculazione edilizia che ha costruito torri alte chilometri sopra edifici altissimi che sovrastano altri edifici altissimi. Fa effetto ora, ci vedi tutte le monetine da 100 yen impilate per arrivare a un budget da 1.1 miliardi; figuratevi nel buio di un cinema semideserto del 1992.
La Neo Tokyo del 2019 - lo stesso anno di Blade Runner, il futuro remotissimo che arriverà tra undici mesi e spicci - è una bestia strana. Sono passati 31 anni dal 7 luglio del 1988, dallo scoppio della terza guerra mondiale, dalla palla bianca enorme come un Tango di Galactus che ha ingoiato la vecchia capitale. Dalle sue ceneri, e con i crateri delle esplosioni ancora a bella vista, è nata una nuova megalopoli, bella solo se la guardi da molto lontano. Alle luci al neon, allo splendore dei grattacieli alti quanto l'Everest e forse più,
si affianca la sozzura della vita laggiù, tra le strade. Uguali a quelle della Tokyo di oggi, ma imbrattate ovunque. Graffiti, spazzatura, sangue e vomito. È tutto lercio, rattoppato, malato. È come se nella Tokyo odierna avessero fatto vivere solo degli studenti fuori corso calabresi per decenni carburati a red bull, canne e nduja.
Mancano 147 giorni alle Olimpiadi, i 30esimi giochi dell'era moderna. E fuochino, perché nel 2020 ci saranno proprio lì i giochi numero XXXII. Ma a Neo Tokyo sono finiti i soldi per i lavori, il governo è in mano a un comitato di imbracchiati come neanche le grandi intese del governo Letta, e la città brucia. Letteralmente.
Manifestazioni di protesta violente, represse dalla polizia con i lacrimogeni, gli idranti e un po' di calci in faccia e pestaggi. Nove anni più tardi, a Genova, avremmo avuto un assaggio di quella fantascienza distopica per fortuna lontanissima che certe cose da noi in un paese civile non accadono mica signora mia.
Kaneda e i suoi, la banda che nel manga si chiama Capsule, dando un senso al pillolone sulla giacca del leader, si trovano in mezzo alle macchinazioni dell'esercito guidato dal Colonnello Shikishima, della polizia, di un gruppo di terroristi/ribelli/freedomfighter (scegliete voi), di scienziati dediti al misterioso progetto Akira,
legato a tre giovani esper diventati vecchietti, il più risoluto dei quali è un Brunetta un po' meno mostruoso. L'incontro/scontro tra uno di questi giovani anziani e Tetsuo cambia per sempre il destino del ragazzo. Prima dei titoli di coda, entrerà a far parte anche lui del club, diventerà mostrobambino, cyborg, Superman, dio. Urlando il nome di Kaneda cinquanta volte.
Intanto, alla caserma di polizia Bolzaneto-ku, si fa della macelleria messicana, proseguendo con i pestaggi. Non pagherà nessuno, è fantascienza distopica, non fate caso.
Kaneda e gli altri sono "vagabondi", sbandati e teppisti, ma comunque studenti, in una scuola per reietti che si allontana il più possibile dall'immaginario asettico e competitivo dei licei giapponesi dipinti in mille manga e anime. Anche qui sozzura, svacco, deboscia, praticamente l'istituto tecnico industriale di Cosenza durante un'occupazione.
Perché questi ragazzi hanno da smarmittare sulle loro moto, leggere i manga, dormire, prendere a colpi di catene i rivali. Possono mica stare lì ad ascoltare vecchi che parlano di robe vecchie.
Hanno tutto un giro di amiche, i Capsule, Kaneda con la sua maglia rosa del giro d'Italia e gli altri. Giovani vaiasse da sgabello di sala giochi, che fumano e ronzano attorno al più carino, Yama(gata), quello col monte Fuji stilizzato sia sulla t-shirt viola dalle maniche tagliate, sia sulla sua moto in tinta.
Ma in tutto questo si fa largo l'altra figura tragica dell'anime. La povera Kaori, che in quanto priva di ampie dosi di filadelfìa, ma innamorata di Tetsuo, farà una fine bruttissima, povera stella. E cosa può farci? Poco poco.
Proprio per portare la sua bella a fare un giro, Tetsuo ruba la moto di Kaneda. Vuole prenderne il posto, no? Uscire dalla sua ombra, superare il suo leader e tutore e amico, l'unico surrogato di fratello maggiore che si ritrova. Uccidere il suo maestro, per ora solo in senso figurato, tra un attimo vedi. Così ha questa bella pensata di farsi un paio di penne nel territorio dei Clown, che non l'hanno presa benissimo per il sangue versato nel primo round. La povera Kaori viene denudata e presa a pugni in faccia, stanno per bruciare la moto di Kaneda,
ma l'action hero, talmente testosteronico che se ne fotte di averci una maglietta di Barbie, arriva in soccorso dell'amico e li sfonda tutti. Numero da circo, il salto al volo sulla moto in corsa condito da un calcio in bocca. Sooca, Van Damme.
Solo che per Tetsuo non c'è più niente da fare. Basta, ho mal di testa!, prova a urlare, visto che di spot vintaggi si parla, ma non funziona. Non gli frega neanche più di Kaori, nonostante quello che ha subìto, perché le emicranie sono troppo violente. Qualcosa sta cambiando in lui, e non è una fascinazione improvvisa per i guanti da saldatore.
Kaneda, intanto, è sempre più invaghito di Kei (Kay), membro del movimento terrorista di resistenza guidato da Ryu (Roy) e dai suoi baffetti, e in realtà al soldo di uno degli esponenti del governo. Il più avido e vigliacco: terroristi mossi dallo stato per mantenere lo status quo, altra fantascienza inverosimile.
L'esperimento numero 28, il pericolosissimo Akira di cui tutti parlano, sta frattanto per risvegliarsi e portare di nuovo distruzione, morte e promesse inverosimili di abolire la riforma Fornero anche se non ci stanno i soldi.
Il culto del "grande Akira", là fuori, è forte e apprezzatissimo dalla polizia, che esprime il suo plauso con calci e manganellate. Nel 1988, Shoko Asahara è solo il leader di un movimento religioso riconosciuto dal governo, la sua Verità Suprema, e ha in mente di candidarsi al parlamento. Gli attacchi al sarin nella metropolitana di Tokyo (1995, 12 morti e 6.000 intossicati) sono ancora lontani, nel futuro prossimo ma non troppo degli anni Novanta.
La storia del film, pur essendo scritta e diretta dallo stesso autore del manga, diverge dal fumetto. E non potrebbe essere altrimenti, visto che Katsuhiro Otomo era al lavoro su Akira dal 1982 e avrebbe chiuso il tutto solo nel 1990, due anni dopo l'uscita della pellicola. 2.000 pagine che coprono un arco temporale molto più ampio e raccontano inevitabilmente molto di più. 2.000 pagine che, se non le avete lette, vi state facendo un torto grandissimo.
Eppure, ADESSO, l'anime sembra avere un senso molto più compiuto rispetto a quando lo vedesti per la prima volta al cinema, o nelle innumerevoli visioni successive in VHS (videocassetta comprata in edicola, parte di un'apposita collana, letteralmente consumata a furia di farla girare, al punto che alla fine si vedeva lammerda). Merito di una maggiore consapevolezza della storia nel suo insieme, dopo averne letto per intero il manga? Può essere. Seguire la storia in originale, e con dei sottotitoli meno fantasiosi rispetto all'adattamento italiano, di certo aiuta. Alla scorsa Lucca Comicsandtuttoilresto, Dynit ha promesso un nuovo giro al cinema per Akira per la prossima primavera, con la scusa del trentesimo anniversario, accompagnato da un nuovo doppiaggio. Magari è la volta buona.
In tutto questo, Akira, il rEgazzino col caschetto, ancora non si vede. Non è più un essere umano, se mai lo è stato davvero, ma una serie di vasetti di tonno callipo con dentro organi sparsi.
Tetsuo, con i capelli pieni di gel telecinetico e un drappo rosso da imperatore al collo, ciulato al manichino di un negozio, è ormai totalmente privo di controllo. Prende a gridare Kanedaaaaaaaaaaaa!!!
E quello gli risponde Tetsuoooooo!!!, provando a ucciderlo con un fucile laser, si diceva. Kaneda! Tetsuo! Renato! Poi i militari del Colonnello fanno piovere dal cielo il raggio della morte del satellite killer, Tetsuo lo distrugge con un saltello nello spazio,
e soppianta l'arto amputatogli con una mano cyborg. Gli è sempre piaciuto Guerre Stellari.
Ma poi diventa mostrobambino, tutto esplode, in una sorta di nuova conflagrazione totale:
il bianco di un secondo Tango gigante avvolge Neo Tokyo, mandandola in frantumi come una pallonata potente di collo contro una porta finestra.
Le acque dello tsunami invadono tutto (per i brividi del senno di poi, da quella parte), ciao allo stadio olimpico, ciao pure a tutto il resto.
C'è spazio solo per un po' di flashback spiegoni, in cui finalmente vediamo la faccia ordinaria di Akira, e i suoi giovani amici esper quando ancora non erano stati vecchiettizzati dagli esperimenti.
Kaneda sopravvive. Kei pure. Kai(suke), il membro della banda con la cravattina rossa da Enrico Ruggeri, anche. Dovevi averci culo, per superare la nuova devastazione portata dal Frangetta. Oppure un nome che iniziava per K. E la star dell'anime? La moto di Kaneda?
Sopravvive anche quella. Mezza sfasciata, ma ancora funzionante. Kei, Kai e Kaneda vanno incontro al proprio incerto futuro, mentre Tetsuo si fa un big bang personale, crea un proprio universo e lo popola solo da sosia di Lamù. Chiamalo stronzo.
E l'altra moto? Quella del povero Yamagata? Era talmente cessa, in confronto alla sua, che Kaneda la schianta contro un muro. Così, per cazzimma.
* La faccenda di Renato, certo. È una storia raccontata già altrove tante volte, ma c'è sempre qualcuno che te ne chiede conto. Perché, da queste parti, Akira e Renato sono sinonimi? E perché, di conseguenza, con il termine Akira si intendono sia il film che il manga, Tetsuo, Kaneda e praticamente qualsiasi altra cosa riguardi l'opera di Otomo? Long story short: 1992, esce il film in sala, dicevamo. Uscendo da scuola, si passava davanti a un cinema. Una tipa di un'altra classe, che conoscevi forse di vista, forse neanche, ti si avvicina e ti chiede una roba del tipo: "Te che segui queste cose, i manga, 'ste cose giapponesi... Cosa vuol dire Akira?". Le rispondi che è solo un nome proprio. "Tipo, boh, Renato", aggiungi. Il giorno dopo, scendendo lungo la stessa strada, la vedi che spiega a una compagna di classe, con la sicumera di una sedicenne invasata dal kami dei PDF: "Oh, c'è questo film giapponese a cartoni animati che parla di uno che si chiama Renato".
Va detto che comunque suona bene, oh.
Ciao doc... Siamo sicuri che l'uscita nelle sale nel 1992 non sia stata "un'idea di Stefano Accorsi"?
RispondiEliminaMi tocca uscire dal lurk perché l'occasione del primo commento non credo mi capiterà ancora!
RispondiEliminaGrande, immenso film, lo vidi cinema dell'oratorio appena uscito (eravamo in 6) e ovviamente non ci capii un piffero! La molto amabile compagna mi ha regalato il cofanONE con il fumetto completo che si distanzia parecchio dal film, ma caso raro, preferisco l'adattamento on screen alla carta, nonostante resti un manga immenso.
Tetsuoooooooo! Renatooooooooooo! Grande al solito :D
RispondiEliminaCom' era che diceva il mio professore di lettere? Per le vere opere d'arte il tempo non passa mai. E infatti.
RispondiEliminaPer il resto, ovvero Renato, Doc i veri fanzi qui del bloggo sapevanolo ! Io c'era quando spiegavicelo ! Avanti così che tra un pò tutti insieme a guardare i cantieri !
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RispondiEliminaDa un punto di vista squisitamente tecnico (regia, fotografia, animazioni) rimane un lavorone assurdo, invecchiato benissimo, ma la sceneggiatura è un minestrone montato alla cacchio di cane e credo che sia il motivo principale per cui non ha sfondato in patria.
RispondiEliminaAh, comunque blob-Tetsuo mi ricorda troppo il mostrone finale di Watchmen, con tanto di giga-esplosione annessa (1985)
Vuoi vedere che...
buffo, stavo proprio pensando ad akira in questi giorni ed al fatto che personalmente non mi piaccia per niente rispetto al pensiero generale di questo covo di deboscia...
RispondiEliminasaro' una brutta persona forse
Film notevole che introdusse tante cose nuove nel mondo dell'animazione giapponese come il sincrono esatto con il parlato, per la prima volta la bocca si muoveva rispettando esattamente le parole che ne uscivano.
RispondiEliminaIl film l'ho visto la prima volta in VHS, comprata da mio cugino in edicola. L'ho rivisto altre volte tra cui una al cinema qualche anno fa perché si festeggiava i 25 anni dall'uscita o dall'uscita al cinema da noi, non ricordo. La cosa che ricordo è che ad un certo punto era pure fuori fuoco tanto fregasse qualcosa al multisala della proiezione, tanto i 4 che ricordi tu in sala ora sono diventati 5. Gli altri devono vedere Natale da Chef o simili, che scherziamo.
Il fumetto non l'ho letto ed è tra le mille mila cose che vorrei recuperare.
ho letto il fumetto, ma devo dire che mi ha confermato il valore del film che trovo, secondo la mia opinione, migliore.
RispondiEliminaMa le non m'invecchia mai, Dottore con Brunetta e i guanti da saldatore, decide come al solito, che non ce n'è per nessuno! :D
RispondiEliminaLo avranno detto nell'ovunque, ma l'idea della moto di Kaneda, "La moto per soli geni" (cit.) dai, è chiaramente ispirata, alle moto di Tron, del motolabirinto!
Me le avete viste, tuttle scene cartoon, che citano la mitica inquadratura con frenata di Kaneda?
http://i.imgur.com/GH75rO4.gifv
Infine, per me che i cosplay hanno cancellato gli eventi dedicati alla Nona Arte, trasformandoli in ungaypride, ma di cattivo gusto (mi sto approfittando di questo spazio, per essere sarcastico/impolitically corrett, mica? O:) )
Devo ammettetere, che sono rimasto sempre abbacinato, da questo cosplay Kaneda/Joker, non plus ultra :o
https://www.dropbox.com/s/1p9holno6ozz0m1/Akira.jpg?dl=0
Ciao. Io sono di Genova.
Registrato su RaiTre durante Cose (Mai) Viste, ho visto e rivisto il VHS diverse volte ma non sono mai riuscito a farmi piacere questo anime, sebbene non possa non riconoscere la portata eccezionale che ha avuto su tutto quanto è uscito dopo. Forse è quel pessimismo tipico giapponese che aleggia per tutta la pellicola, quella mancanza di speranza, l'ineluttibilità del destino... Insomma sembra già tutto già scritto e stabilito. Però potenza visiva e spettacolarità restano al top!
RispondiEliminaIo mi ricordo alcune mamme che avevano portato i loro bimbi a vederlo per poi scappar fuori alla scena di pestaggio con tentato stupro, urlando E' UNA VERGOGNA!!
RispondiEliminaCose belle...
L'albo a fumetti della Glenat, poi, e' stata una cosa ancora piu' assurda. La mia scuola lo consigliava tra le LETTURE ESTIVE!!
Erano avanti...
Questo film ha un po' avuto la stessa sorte di Blade Runner: la prima volta l'ho trovato un po' pesante.
E anche lui l'ho rivalutato col tempo.
Visivamente parlando, comunque, iconico come pochi.
Il manga, poi, letto tutto quando Planet Manga.
Che ci volete fare: con certa fantascienza sono stato parecchio tardivo...
noi vecchi antristi come il minollo sapevamo già, però fa sempre ridere risentire la storia!
RispondiEliminaPerò, tu ex-sedicenne cosentina che hai dato inizio alla leggenda, se ci leggi palesati e promettiamo che non perculeremo!
PS: fosse stato acquistato dalla Mediaset, sarebbe diventato davvero Renato asd
Scusate: volevo dire QUANDO PLANET MANGA LO HA PUBBLICATO.
RispondiEliminaLa fretta...
Comunque io mi ricordo di questa rivista sugli anime e il Giappone in generale (testata boh, parliamo di almeno 10-12 anni fa) in cui c'era un box con una fake news/trollata che diceva tipo che Mediaset nell'imminente messa in onda di Naruto avrebbe forse rinominato il protagonista "Renato". Il mio amico proprietario della suddetta rivista era effettivamente allarmato, ma a me era sembrata subito una presa in giro.
RispondiEliminaDoc, non è che c'era il tuo zampino?
Se trattavasi di Digital Japan, molto probabile :D
EliminaAhah, mi sa che era proprio quella! Tormentoni antristici ante litteram, su Rieducational channel!
EliminaNon vorrei dire stupidate ma Akira fu la prima uscita di Digital Japan.
EliminaIl primo fu Babil Junior - La Leggenda
Elimina[IMG]https://lh3.googleusercontent.com/zWfYuvOfGMrx-I5GYbRnCwOi7_vHA5oDGPHeJTi2Ptsxm9ColA0wzL9R5X77HKSDKHxv8H_n4KD4CwX2dRH11MYt2iZJVJ_2vPDGZA1Cr0E8A0EbSMD6e4bBsLAjAWncTpT3uMog0RvY7s13EAsy9qXvGVewUwoK2eEw0KytugDEUItPyqp27GeZ5ydXW8IPxjPs9s8fBGcOwD1eoM69OloLq3XcPzjCcJke8yBZvybnD-eDlFYFLiRUiohoX-tF7jjTVFAZvGRWaPY6-O-DnbwU_w5R3wfsUR-WJ2w4e_1wV6Xl3-0L5YISUgDyalQfB1GEhWxBBZ80Ol6iPB5lpPSOyg4qCrF0UscTEbgLsgAZFHk5XmeUkjjAlEHpR4UVVofSjmHD1yhHRHy8_Jm3bVOM8Zl7f8ynloe0Nhvy_aW2Ejx-Sx_7MMV48xi7Y_BsfYXt3rOeBYKkjlWtMgijMWGEX6M8HXkNe6IKloBqf8uvKQhAuc8innibUdCkTOLgQ2co8jFbqI4OYJdD_3Ky8Zm6Qhxj1oYtfoNH-U_DIouGP0ljnK8bwdEO8hQPLGE1lDA8E4v9CkzgN_TPfImzhjfB3k-Vy12lvAnB_hkg=w300-h410-no[/IMG]
E ce l'hò. :D
EliminaCe l'hò. ^^
EliminaDirò una cosa molto impopolare... Akira purtroppo, sebbene sia rimasto stregato dalla qualità visiva e tecnica che è da coccoloni è per molti versi lacunoso e lo dico pur non avendo letto l'opera originale. La sceneggiatura è strizzata, mal gestita e poco comprensibile in tanti passaggi, sopratutto nella gestione di alcuni personaggi secondari che arrivano, muoiono e tu non solo non sai nulla di loro, ma neanche ti importa niente di loro... però va dato a Cesare quel che è di Cesare. L'animazione l'ha rivoluzionata eccome.
RispondiEliminaアキラ resta un capolavoro di immersione visiva e sonora anche nella VHS Pezzotta che recupera molto senza sottotitoli. La colonna sonora era talmente potente te che mi convinse ad uno sconsiderato acquisto ( 50 carte all`epoca per il Nipponico CD 1989) che ancora troneggia nella mia collezione. Akira/Renato è un viaggio che tutti dovremmo fare.
RispondiEliminaVRRRRRRRRRRRRRRRRRR :D
EliminaHo ancora il VHS, nuff said.
RispondiElimina(nel quale, a memoria, aspetto correzioni, la scena di Kaori&deiBruti era stata direttamente "saltata")
Aver rivisto quelle immagini mi ha fatto pensare a dove stia andando l'animazione oggi.
RispondiEliminaSalire sulla moto con Renato...
Comunque spero bene in una riedizoine degna di questo nome.
No, vabbé... l'ultima immagine entra con onore nella cartella dei miei wallpaper! LOLLONE xD
RispondiEliminaLa colonna sonora di Ren...Akira è veramente qualcosa di mostruosamente bello, la canzone di quando le gang si scontrano sulle moto la metto come intro ai concerti, e funziona davvero!
RispondiEliminaancora posseggo l'edizione Glenat, fu amore a prima vista da quando un mio amico mi prestò il numero 2.. invece il film, tecnicismi a parte, non mi ha mai detto molto: troppo sbrigativo e molti personaggi fondamentali sono solo accennati (vedi Lady Miyako). C'è da dire che anche il manga dopo il risveglio di Akira (inteso come risveglio psichico) svacca tantissimo, non ho mai capito cosa ha spinto Otomo a passare dall'atmosfera cyber dei primi numeri a quella dopobomba, imho così la storia ha perso gran parte del fascino "futuribile" originale.
RispondiEliminaA volte mi domando se questo film non sia un po' "sovrastimato". Anzi non il film...la trama! Perchè il film è proprio bello. Quelle luci, quel dettaglio, la regia. E' la trama che mi sembra così banale. Forse perchè continuano a copiarne elementi quindi c'è un po' di Renato in ogni anime sci-fi un po' serio.
RispondiEliminaLeggevo (leggevamo) il fumetto, con la certezza di non vedere mai il film. Poi il miracolo. Pochi fan dentro un cinema a capirci nulla (rimane una delle traduzioni più ad minchiam della storia, seconda solo alla prima traduzione di Neuroamte) ma eccitazione a mille. Concordo, il film non può reggere il paragone del fumetto come trama, ma come impatto, con quel connubio quasi perfetto di immagini e musica nei momenti migliori, era devastante. Certo che il film poi conviene guardarselo con una traduzione umana... Quella inglese non è poi male.
RispondiEliminaPardon Neuromante....
EliminaLa colonna sonora è incredibile ancora a distanza di tutti questi anni...
RispondiEliminaChe capolavoro che sei andato a tirare fuori Doc, che capolavoro...
RispondiEliminaIo ringrazierò sempre Ghezzi perchè lo vidi su Rai3 in piena notte una anno dopo la sua uscita.
Più lo si guarda e più si è felici nel constatare che gli anni non gli pesano affatto, basta vedere le immagini della metropoli che hai postato è si resta senza fiato. Incredibile.
Siamo nel 2017 e almeno nel mio caso dovrei rimanere sbalordito dalle recenti opere di stampo fantascentifico eppure non è cosi, la maggior parte di quello che vedo magari mi diverte ma non mi lascia un bel niente.
Poi arrivi Tu con questo post su Akira e mi gaso a mille grazie solamente alle immagini e ai tuoi commenti.
Permettimi di citare un anime che non è al livello di Akira ma che mi piace moltissimo e cioè Armitage, mi piacerebbe sapere che ne pensi.
Si in realtà siamo nel 2018...
Elimina...passati i 40 fà male gasarsi così...
Armitage III fu un altro dei DVD allegati a Digital Japan Magazine, rivista di cui si parla altrove in questo thread. Diretta (e con i film in allegato selezionati) dal qui presente. Bello.
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EliminaAltro film che ha fatto la nostra infanzia...
RispondiEliminaE come poteva non farlo, era esplosivo, come temi, come animazione, era un'esplosione unica.
Quella VHS da edicola ce l'ho ancora (anche se dubito si veda ancora qualcosa) ricordo che sul bordo campeggiava la scritta blu/azzurra FANTASCIENZA, credo che la collana fosse Il Grande Cinema di Fantascienza, o una cosa simile.
Sempre meravigliosi ricordi... ^^'
io ho il ricordo vivissimo della distruzione ,nel manga,di neotokyo ,erano una 20ina di pagine che mi lasciarono letteralmente a bocca aperta,lì compresi il potere di un foglio di carta di carta e di un pennino,quell'uomo Otomo solo con carta e penna aveva fatto una cosa così incredibilmente spettacolare,come neanche in un film di holliwood si riusciva a vedere.senza dubbio la forza scorre molto potente nei fumetti !!per quanto riguarda il film, da lettore del manga l'ho sempre trovato troppo compresso,troppi personaggi,troppi eventi in solo 2 ore ,c'era materiale per la canonica serie di 26 episodi ,per il resto invece era semplicemente eccezionale!!!!!!!!ragazzi è difficile uscire dagli anni 80 se sono di questo livello.
RispondiEliminagli anni 80 giapponesi eh,non i nostri!
EliminaIo avrei una domanda, da possessore (in cantina) della serie glenat\marvel.
RispondiEliminaVale la pena di recuperare la versione in B\N o e' tal quale?
L'edizione Glènat è incompleta. Leggerlo nei volumoni b/n a fine anni 90 (stesso formato di quelli originali) faceva tutto un altro effetto, comunque, per quanto fossero fighi i colori della versione USA.
EliminaDoc fosse mi sbaglio, ma mi ricordo che la planet prima di iniziare l'edizione in b/n aveva comunque pubblicato i restanti volumi a colori nello stesso formato e grafica della glenat.
Eliminascusa Doc, come incompleta? nei 38 albi non veniva coperta tutta la storia?
EliminaÈ così. Ha pubblicato i due numeri restanti, il 37 e il 38, prima di far partire la Akira Collection. Ma Andrea chiedeva dell'edizione Glénat. E quella è incompleta. Ammesso non intendesse quella + i due volumi restanti editi da PM.
Eliminasi, avevo completato la serie con i 2 della marvel, ma ovviamente non avevo ricomprato la serie in b\n perche' temevo che a parte il b\n non avessero ripristinato nulla... e si, si vede che la traduzione e' fatta dall'americano, quindi se la versione collection fosse stata tradotta ex novo potrei pure recuperarla usata, ma non ho capito per l'appunto se e' stata rifatta
EliminaAnche io ho la vhs di Akira da qualche parte. Ai tempi, se eri un fan dell'animazione giapponese, era tipo d'obbligo. L'ho guardato un paio di volte, poi ho mollato il colpo e rinunciato a capirci qualcosa. Tuttora mi chiedo che diavolo di senso avesse la trama °_° Prima o poi mi leggo il manga, sperando mi chiarisca un po' le idee...
RispondiEliminaVisivamente, comunque, tanta roba, eh!
Secondo me (come ho scritto nel mio commento qui sotto), più che la trama in sè sono le traduzioni in italiano ad essere incomprensibili: è difficile seguire una vicenda se i personaggi pronunciano un'accozzaglia di parole che spesso sembrano sparate a caso...
EliminaCapolavorò assolutò, registrato da un mio amico da una messa in onda notturna della RAI e letteralmente consumato, prima di comprarlo in DVD e consumare pure quello.
RispondiEliminaLa trama era un po' compressa e sono stati sacrificati personaggi importanti come Lady Miyako (però quante volte l'abbiamo vista in Nathan Never, con il nome strategicamente cambiato in Minako...? XD ), però funziona, anche se avrei voluto sapere qualcosa di più sul passato dei bambinivecchietti e su cosa ha portato al disastro causato da Akira. Il manga invece lo trovo a tratti eccessivamente prolisso: se non ricordo male (correggetemi se sbaglio) Neo-Tokyo veniva distrutta DUE volte da Tetsuo (quindi, contando i danni di Renato, un totale di tre volte), il sospetto di brodo allungato scorre potente in me.
Per il resto, oggi come allora di questo film rimane agghiacciante l'adattamento italiano: lady Miyako era diventata un uomo (vabbè che compare per mezzo secondo quindi anche chissene, però un uomo vestito da sacerdotessa shintoista fa riderissimo...), poi c'erano certe perle meravigliose di dialoghi nonsense. Ricordo il Colonnello che, da solo nella stanza davanti a un monitor, si lascia andare ad un'imprecazione di rabbia e, invece che "Maledizione!", grida "Idiota!" (ma idiota chi?!), oppure uno dei ragazzi della banda di Kaneda, vedendo gli elicotteri dell'esercito che atterrano, si chiede spaesato: "Ma... Sarà l'esercito? O forse... gli elicotteristi?" (gli elicotteristi?!?!)
Mi fa piacere sapere che c'è l'intenzione di fare un nuovo doppiaggio, anche se... una traduzione più accurata... Non avranno mica intenzione di affidarla a...........
No eh, mi tengo gli elicotteristi tutta la vita :D !!!
Si, come già dissi prima la traduzione italiana è semplicemente pietosa. Io ebbi la fortuna di vederlo praticamente subito dopo in inglese, e recuperai il senso del film. nonché diversi punti di sanity (questa solo i vecchi giocatori come il sottoscritto la possono capire....)
EliminaMi sento un po' colpevole a dire che di Akira ho visto soltanto il riassunto in 8 minuti di MrMassy81: https://www.youtube.com/watch?v=p6Eq7sBk82g
RispondiEliminae che mi sa che comunque alcuni passaggi della trama mi fossero rimasti poco chiari... un po' perché avevo difficoltà a distinguere i personaggi, ma non solo...
Gig, per cortesia, evitiamo di spammare ogni volta link esterni, soprattutto superflui. Un riassunto comico di una serie mi sta benone, ma uno di un film in otto minuti? A che serve?
RispondiEliminaScusa Doc, non ho capito... che differenza c'è fra il riassunto di una serie ed il riassunto di un film?
EliminaPer quanto riguarda il "a che serve", bé, direi che serva un po' come il leggere i vari riassunti che si trovano sull'Antro, cioè informarsi col sorriso riguardo ad un certo film/serie, senza doversi necessariamente riguardare la serie completa.
Media diverso tra un video ed un blog, ma alla fine il tipo di contenuto è simile, no? Certo, l'Antro non si limita a riassunti, ma offre tanti interessanti "trivia"... comunque mi paiono a grandi linee similari, sbaglio?
Diciamo che questo genere di link a me sembrano valide espansioni per chi sia incuriosito dall'argomento proposto dall'Antro e "ne voglia ancora un po'".
Ovviamente non posto mica link per scaricarsi i film completi, non ci penso nemmeno!
Comunque se a te link a riassunti non fanno piacere, cercherò di ricordarmelo.
Ma in casi come questo, visto che è l'unica cosa di Akira che avessi visto, potrei dire "purtroppo ho visto solo il riassunto X, e quel che ne ho pensato è stato Y" senza fornire link, oppure sarebbe meglio proprio evitare il commento?
Giusto per capirsi...
(A proposito del capirsi, un'altra cosa della tua risposta che non mi è chiara: per "riassunto comico di una serie" intendi qualcosa in pochi minuti -tipo i video di MrMassy81, Lilletta Ely, Stefano Piffer- o dici quelli episodio per episodio, tipo Il Trono del Muori)?
Nel caso specifico: il riassunto di una serie che dura 70 episodi ha un senso due volte. Per chi la serie la ricorda e vuole farsi due risate, per chi non l'ha vista e non ha xx ore da perderci dietro. Se di un film devo ascoltare per otto minuti un tizio che ne parla, ci aggiungo un'ora e mezza e me lo guardo.
EliminaDetto questo.
Il problema generale è che il 90% dei tuoi commenti contiene link esterni. Non va bene. La netiquette vorrebbe che si chieda al padrone di casa se inserire un link esterno o meno: tu lo fai ogni volta, quasi sempre verso video YT. Che è un'altra roba, che la gente, se vuole, si cerchi per fatti suoi. Tu lo fai armato delle migliori intenzioni, "le valide espansioni", ma non vanno bene. Soprattutto - e non è il caso di Mr. Massy, tanto meno di Lilletta che è un'amica, sia chiaro - linki contenuti di gente che mi sta sul pazzo. Perché regalare link, visite, clic a tipi che non stimo? Mi ero ripromesso di dirtelo più volte, in un paio di casi ho cercato di fartelo capire, ora andiamo giù diretti che si fa prima. Basta link esterni. SOPRATTUTTO se si tratta di roba di YT.
Grazie.
Ma certo Doc, fai bene a dire le cose chiaramente. Pacatamente mi raccomando, ma chiaramente.
EliminaCome potrei anche solo ipotizzare che un certo youtuber X che mi può essere capitato di linkare due o tre volte, ti stia antipatico (proprio lui!), se tu non me lo dicessi?
Comunque ok, devo ricordarmi che non ti piacciono i link esterni, soprattutto quelli a YT.
Ritengo di essere una persona forse a volte un po' pesante, e con una memoria che ogni tanto fa un po' cilecca, ma educata... sicuramente non desidero agire in modo contrario al padrone di casa!
Comunque, da quando hai detto chiaramente che non volevi PDFfate tipo segnalazioni di errori di battitura e simili, ho smesso di farle -al limite eccetto robe DAVVERO plateali, ma in tal caso di solito sono già arrivati altri prima di me-, cercherò di trattenermi anche in questo.
Ciao! :-)
Effettivamente, mi sa che mesi fa tu avessi già detto qualcosa contro i link esterni. Però non mi era proprio venuto in mente, finché tu non me lo hai ricordato.
EliminaScusa, Doc.
Orpo, mi sa che ho postato qualche link pure io, allora mi contengo!
EliminaChe film, che film.
RispondiEliminaUn'opera d'arte per me, con i suoi lati negativi e positivi, ma che, come pochi altri anime movie, mi ha steso e rapito.
Naturally, visto scaricato con sottotitoli fansub, alcune cose mi sono sfuggite, forse anche il film in alcuni punti non è chiaro probabilmente. Per questo da un un annetto sto prendendo i mattoni della akira collection. Non l'ho ancora finita (6 volumi, 150 goleador a volume, mica tanto direte vossia), ma sono lì lì, e, che dire. Pazzesco.
PS: ormai anche per me Renato è sinonimo di Akira
Infatti ormai per me ci sono solo più Akira Pozzetto, Akira Zero, ecc.
EliminaE quindi Renato Kurosawa, Renato Toryiama, ecc.
Eliminaio l'ho sempre guardato su tv regionale ( telecapri mi pare) e si interrompeva sempre a Tetsuo mostrobambino che urlava "kaneda" e niente credevo fosse un finale aperto XD
RispondiEliminaClasse '81, presente! E quanti ricordi... Conobbi Akira grazie a un trafiletto su La Grande Avventura dei Fumetti (encomiabile enciclopedia a fascicoli DeAgostini) del '90 o giù di lì.
RispondiEliminaNon sapevo che il film fosse uscito in Italia, finché una sera, sdraiato sul divano in preda all'influenza, vidi il trailer: credevo che fosse un'allucinazione da febbre, non solo perché erano le immagini più incredibili che avessi mai visto, ma anche perché non ci credevo che un film animato jappo circolasse nelle sale nostrane.
Qualche anno dopo ancora noleggiai la vhs, ma ero un marmocchietto impressionabile e mollai la visione alla scena muta con Tetsuo che versa le budella sull'asfalto (e un po' perché non ci capivo una mazza della trama).
https://www.youtube.com/watch?v=WntVXc_l3ds
Pentito, passai molti anni a cercare la vhs, e finalmente (ero ormai in terza liceo, nel '98) riuscii ad acquistarla in contrassegno presso la gloriosa Prima Video di Bologna. Ora ho l'edizione a 3 Dvd della Storm, ma custodisco ancora gelosamente quella videocassetta, insieme ad altre, in un mobiletto accanto al mio letto.
The End
In ogni caso, un film che ha lasciato un segno fortissimo nell'immaginario collettivo.
RispondiEliminaDa REN...AKIRA in poi molta gente ha iniziato a capire che l'animazione giapponese NON ERA ROBA SOLO PER BAMBINI (in realta' mai stata per bambini: molti dei cartoni che ci siamo sparati a sei/sette anni non erano assolutamente per quell'eta').
Certo che l'idea di una versione finalmente adattata come Ren...Akira comanda mi stuzzica parecchio...
Insomma, IL CANEDA e IL TEZZUO (rispettivamente con gli accenti sulla E e sulla U, perche' erano di Baggio quartiere Quinto Romano trapiantati a Neo-Tokyo) mi hanno sempre lasciato un po' perplesso...e dicevano che anche il sonoro era peggiorato, nella versione italiana.
Akira è un film visivamente spettacolare che, per disegni e animazioni, stacca di parecchio molte produzioni moderne.
RispondiEliminaAd una prima visione, però la trama appare a tratti confusa e inconcludente, spero davvero in un nuovo doppiaggio che renda giustizia perché “la moto per soli geni” proprio non si può sentire
Ah... quindi è così che è nato Renato!
RispondiEliminaComunque ricordo ancora la prima volta che ho visto Akira... Il finale mi fece slogare la mandibola.
Cavolo, che potenza! E' un'opera sempre attuale...
Fu di enorme importanza per la nostra generazione, a cavallo tra l'invasione televisiva degli 80 e l'uscita massiccia delle videocassette negli ultimi anni 90 ci fu questo periodo di vuoto assoluto dove solo Mediaset (allora Fininvest) tirava ogni tanto qualcosa di nuovo.
RispondiEliminaAkira fu una ventata d'aria fresca per tutti noi Otaku, io ricordo che mi piantai in videoteca finchè non riuscì ad affittare la videocassetta XD
Io c'era.
RispondiEliminaNel 1992, la prima sera di programmazione di Akira, a Palermo, con altri tre compagni di scuola.
Eravamo in pochi al cinema. Rimanemmo tutti sbalorditi.
Il film ci piacque moltissimo. Avevamo tutti 17 anni.
All'interno di un più ampio discorso sulla questione della “situazione cinematografica” in Italia in merito all'animazione giapponese ieri e oggi, evoco anche io questo episodio in un mio libretto che esce a febbraio, di 15 (seguito da due zeri) pagine... :-)
Idem per me, avevo 16 anni ed eravamo pochissimi a conoscere già il manga Glenat. Se sei il Marco Pellitteri di Mazinga Nostalgia grazie per il libro, che fu uno dei libri portanti su cui scrissi la tesi nel 2002/2003 a Ca Foscari (insieme ai Libri di Gomarasca)
Eliminavisto che l'hai citata,ma quanto è diventata una patonza Kelly Hu col tempo?
RispondiEliminaDevo confessare che questo film non l'ho mai visto nonostante ne conosca l'importanza, nella mia "wish-list" (dio, che inglesismo di merda) di film da recuperare da un bel po' gli ho sempre preferito altri lungometraggi.
RispondiEliminaLa notizia che dovrebbe tornare al cinema con un nuovo doppiaggio mi fa felice perché ne approfitterò, tanto possiedo una pazienza infinita.
All'epoca il film mi piaceva perchè sembrava fatto apposta per dimostrare, ai tanti detrattori degli anime di quegli anni, che i cartoni animati potevano raccontare anche qualcosa di più serio e complesso, pur con disegni e animazioni di grande qualità. Il problema purtroppo è che il tutto era fin troppo complicato, ricordo per esempio che mio cugino, guardando la vhs insieme a me, dopo 45 minuti se ne uscì con una domanda bellissima:
RispondiElimina"ma di cosa parla questo film?"
A ben vedere il tutto sembrava fatto non per gli spettatori di passaggio, ma per chi conosceva già la storia e i personaggi del manga ed era pronto ad apprezzare una variante con partenza in corsa.
Quasi quasi mi rivedo il film in bluray, visto che sono vent'anni che non lo guardo...
Ah, speriamo che il nuovo doppiaggio non sia affidato al Cannarsi:
https://docmanhattan.blogspot.it/2014/09/principessa-mononoke-recensione.html
Vidi Akira per la prima volta su tele + e rimasi piuttosto deluso.
RispondiEliminaSoprattutto perché, visto l'inizio, pensavo si sviluppasse come una sorta di Sons of Anarchy ante litteram!
Lo trovai anche difficile da seguire e capire.
Leggendo il manga e rivedendolo dopo anni, lo rivalutai parecchio, pur rimanendo per me un'opera un po' ermetica.
La moto rimane una figata astrale!
L'uscita di questo film per la cumpa otaku/nerd che frequentavo all'epoca, (radunata attorno ad un centro culturale giapponese di Milano nominato Studio 7) fu come la nascita di Gesù Bambino: era il primo film d'animazione giapppppponese dopo eoni ad uscire al cinema. L'evento radunò tutti ma proprio tutti infatti eravamo un numero spropositato (sto enfatizzando ovviamente) rispetto a quelli che si vedevano con assiduità. Andammo a vederlo al cinema di Piazzale Lodi (poltroncine in legno!) e manco a dirlo eravamo gli unici in sala. Il film l'avevamo già visto tutti in lingua nipponica con sottotitoli in inglese, girava infatti un cofanetto doppio (film su una vhs making sull'altra) comprato alla videoteca milanese di via Torino che si chiamava Taperunner, d'importazione diretta dal regno della regina Elisabetta II. lo shock della visione su grande schermo fu comunque enorme. Io personalmente lo rividi altre 2 volte. Bruschette bruschette bruschette.
RispondiEliminaNon vorrei passare troppo per PDF, ma secondo mia moglie è meglio scrivere: レナート
RispondiEliminae non レナト . :D
Avevo capito che Dynit avrebbe fatto un nuovo adattamento/traduzione (finalmente), ma non sapevo che sarebbe riuscito di nuovo al cinema. Ottimo, si andrà per la terza volta.
Mi ricordo di un pomeriggio, zapping e su una tv locale vedo un pezzo di Akira. Figata, ma che roba è?! avevo iniziato a leggere un po' di manga... Indaga indaga, scopro il nome e becco la VHS in videoteca dove noleggiavo di solito... papà me la compri? Beh, prima visione completa BASITO, non avevo idea fosse una roba tanto figa e diversa! E' tutt'oggi uno degli anime preferiti in assoluto.
RispondiEliminaIn che senso budget di 1.1 miliardo di yen ??? In euro quanto ? Grazie doc
RispondiEliminaM'avete chiamato ?
RispondiEliminaInutile dire che questo capolavoro così come il manga ha generato in quegl'anni la seconda scimmia filonipponica gigante in me.
Restai veramente flashato alla prima visione.
E ancora molto nelle numerose successive.
La moto, le scene di lotta, il futuro distopico, la memoria genetica. Kanedaaaaaaaaaaa !
No niente. Un imprinting.
Appena terminato di rivederlo.
RispondiEliminaImpressionante arti-visiv/amente.
C'è un gran lavoro dietro e si vede...la trama "concentrata" ammetto di ignorare quanto si discosti dall'opera cartacea...però caspita: m'è piaciuto, è avantgarde profetico:
- il macchinino di "chi ha incastrato roger rabbit";
- l'avambraccio del T600 rigenerativo;
- la fase di trasformazione as "obito"??
è pulp...
ascolto i "summoning-ashen cold" ed il mio senso, anche forzoso e cronologicamente errrato, lo riesco a scorgere....c'è.
kaneda?
RispondiEliminaper anni è stato "kenada!"(trauma stravolgere le mie certezze)..
-il macchinino di roger rabbit;
RispondiElimina-l'avambraccio del t600;
-la metamorfosi di Obito;
ci sarà una cosa che cosa la laqualquadracosa? :D
Fatto molto curioso ma nel fumetto c’è uno stadio olimpico per le Olimpiadi di Tokyo del 2020 che ci sarà davvero ! Immagino che per quell’occasione sarà inevitabile un evento dedicato ad Akira facendo gli scongiuri per evitare una vera palla di luce...
RispondiElimina