Un anno dopo
C'era questa salita. Uno strappo con almeno il 20% di pendenza, che o in 4x4 o niente. Da ragazzini facevate le gare con tuo fratello a chi fosse riuscito ad arrivare in cima senza mai fermarsi, ma nessuno domava mai quella collina che portava alla vostra casa di campagna. Se Rocky si fosse allenato lì, pensavi, anziché sulla scalinata di Baltimora, non avrebbe mai affrontato Apollo. Solo che quel giorno non avevi tempo per fermarti. Correvi e correvi, con gli occhi appannati, il fiato corto. Superi qualcuno che non conosci, urlando di spostarsi, lasciarti campo. Non puoi fermarti, te, devi arrivare lì sopra il prima possibile. Dimentichi tutto: l'auto abbandonata ai piedi della collina, praticamente in mezzo alla strada, il fatto che indossi ancora la maglietta del pigiama, che le tue condizioni fisiche ti impediscono di correre in piano, figurati su per la schiena di quel triangolo isoscele fatto di terra e ulivi. Te lo ricorda, senza colpi in aria di avvertimento, una fitta di dolore atroce. Qualcosa si è rotto, senti, e non camminerai bene per mesi. Ma non hai tempo neanche per quello, e continui. Forse si sono sbagliati, ti dici. Forse si può ancora fare qualcosa.
Ma sono bugie, e lo sai.
Tua madre aspetta fuori, gli occhi incollati al pavimento. Non c'è più tempo per niente. Rallenti, ti fermi, crolli sulle ginocchia. È il 22 settembre di un anno fa, l'ultimo giorno della tua vita precedente [...]
Un'ora prima sei a casa. Hai postato un video scemo su un mangianastri a forma di Soundwave dei Transformers e stai scrivendo la sceneggiatura del nuovo numero di Icon 1 e la Squadra Alpha. Icon 1 sta giusto dicendo qualcosa sui pugni presi in faccia: su quelli che ti stendono, per quanto tu possa essere forte, perché non te li aspetti, non li vedi arrivare.
Squilla il telefono. Vieni in campagna, ti dicono. Vieni, tuo padre si è fatto male.
Infili il pezzo inferiore della tuta, dimenticando quello superiore, prendi le chiavi, corri. Perché non hanno chiamato un'ambulanza?, ti chiedi. Cosa stanno aspettando? Le risposte che ti fanno capolino nella testa non ti piacciono per niente.
Corri, corri come un pazzo, spingendo l'auto più che si può e grattandone il fondo a ogni dosso. Ti arriva un'altra telefonata. Tua madre piange. "Preparati", ti dice, e lì capisci. Sei fermo a un semaforo, piangi così forte da non vedere niente, prima di riprendere la corsa.
Ma lì sopra, nella casa dove andavate a giocare da ragazzini, dove tenevi i Topolino e gli Alan Ford, tuo padre non c'è più. La persona forte e vitale che era stato fino a quella mattina era andata via. Lasciando dietro di sé solo una cosa, a terra, che non era più lui.
La prima cosa che pensi, accasciato sulle ginocchia mentre una morsa ti serra la gola, è che avresti voluto dirgli tante cose, tanti grazie, soprattutto, e non hai fatto a tempo. Che non lo potrai fare più.
Avverti qualcosa che si sgretola, portato via dalle lacrime: sono i pezzi della tua esistenza, per come l'avevi intesa fino a quel momento. Quel giorno, un anno fa, muore anche il ragazzo che ti eri convinto ancora di essere. Si mettono in moto una serie di eventi che ti avrebbero portato fino a oggi, confuso, diverso. Nel giro di pochi mesi avresti conosciuto la depressione nera, avresti perso il lavoro e le speranze di liberarti un giorno da questo fottuto chip, avresti visto andare in frantumi quello che avevi costruito negli undici anni precedenti, chiedendoti fino a che punto l'universo avrebbe trovato divertente prenderti a calci.
Nulla sarebbe stato più lo stesso, e per la maggior parte del tempo non ti sarebbe importato. Lo scorso inverno eri troppo preso dall'idea che non ci fosse più un posto per te, che forse era il caso di uscire di scena.
Sì, avete letto quello che avete appena letto.
Non sei più quello di prima, non fai più ridere, ti scriveva nel frattempo la gente sensibile dell'Internet, su FB e sui forum. E se non pensavi Fottuti bastardi egoisti è solo perché che ci vuoi fare, è Internet: a nessuno frega niente di niente, tranne a quelli a cui frega davvero.
Poi però ti sei rialzato. Hai smesso di subire, sei uscito dal rullo dell'onda che ti sbatacchiava inerte sulla spiaggia da mesi. Hai fatto delle scelte; difficili, ma le hai fatte. Hai provato a ricostruire, usando come mattoni e calce l'amore di tua figlia e l'affetto di chi ti vuole bene. Non credevi fosse possibile, ma ti sei rimesso in piedi. Con lo sguardo vuoto di Joe Yabuki quando ne ha presi troppi e non gli importa di prenderne altri. Peggio non può andare, ti dicevi, ed era vero. Vai avanti. Fottiti ad andare avanti.
A volte pensi a com'era prima, al te stesso la mattina di quel 22 settembre di un anno fa. Ti sembrano passati secoli, perché è così. Non sai dove andrai, cosa ne sarà di te. Beh, nessuno lo sa mai davvero. E quello che questo evento traumatico del tutto inatteso ti ha insegnato è che non abbiamo davvero tempo per le cazzate e le recriminazioni, i rancori e le gelosie. Afferrate per le spalle le persone a cui volete bene e abbracciatele forte. Dite loro quello che sentite di voler dire: non siamo eterni, non ci sono replay. Fatelo e basta.
Sabato, a Modena Nerd, hai conosciuto Mario Alberti, il talentuoso disegnatore Bonelli che ha realizzato, tra le altre cose, Frontera, il brossuratino a colori di Tex che hai dato da leggere a tuo padre l'ultima volta che l'hai visto, due giorni prima. L'ultima cosa che gli hai detto è stato chiedergli di leggere quel volume di Tex. Nel rivedere le tavole originali di Alberti ti son venuti giù i lacrimoni che non cacciavi da tempo.
Mario, ovviamente, è una persona mite e gentile, visibilmente innamorata del suo lavoro: a Giovanni sarebbe piaciuto tanto.
Ma sono bugie, e lo sai.
Tua madre aspetta fuori, gli occhi incollati al pavimento. Non c'è più tempo per niente. Rallenti, ti fermi, crolli sulle ginocchia. È il 22 settembre di un anno fa, l'ultimo giorno della tua vita precedente [...]
Un'ora prima sei a casa. Hai postato un video scemo su un mangianastri a forma di Soundwave dei Transformers e stai scrivendo la sceneggiatura del nuovo numero di Icon 1 e la Squadra Alpha. Icon 1 sta giusto dicendo qualcosa sui pugni presi in faccia: su quelli che ti stendono, per quanto tu possa essere forte, perché non te li aspetti, non li vedi arrivare.
Squilla il telefono. Vieni in campagna, ti dicono. Vieni, tuo padre si è fatto male.
Infili il pezzo inferiore della tuta, dimenticando quello superiore, prendi le chiavi, corri. Perché non hanno chiamato un'ambulanza?, ti chiedi. Cosa stanno aspettando? Le risposte che ti fanno capolino nella testa non ti piacciono per niente.
Corri, corri come un pazzo, spingendo l'auto più che si può e grattandone il fondo a ogni dosso. Ti arriva un'altra telefonata. Tua madre piange. "Preparati", ti dice, e lì capisci. Sei fermo a un semaforo, piangi così forte da non vedere niente, prima di riprendere la corsa.
Ma lì sopra, nella casa dove andavate a giocare da ragazzini, dove tenevi i Topolino e gli Alan Ford, tuo padre non c'è più. La persona forte e vitale che era stato fino a quella mattina era andata via. Lasciando dietro di sé solo una cosa, a terra, che non era più lui.
La prima cosa che pensi, accasciato sulle ginocchia mentre una morsa ti serra la gola, è che avresti voluto dirgli tante cose, tanti grazie, soprattutto, e non hai fatto a tempo. Che non lo potrai fare più.
Avverti qualcosa che si sgretola, portato via dalle lacrime: sono i pezzi della tua esistenza, per come l'avevi intesa fino a quel momento. Quel giorno, un anno fa, muore anche il ragazzo che ti eri convinto ancora di essere. Si mettono in moto una serie di eventi che ti avrebbero portato fino a oggi, confuso, diverso. Nel giro di pochi mesi avresti conosciuto la depressione nera, avresti perso il lavoro e le speranze di liberarti un giorno da questo fottuto chip, avresti visto andare in frantumi quello che avevi costruito negli undici anni precedenti, chiedendoti fino a che punto l'universo avrebbe trovato divertente prenderti a calci.
Nulla sarebbe stato più lo stesso, e per la maggior parte del tempo non ti sarebbe importato. Lo scorso inverno eri troppo preso dall'idea che non ci fosse più un posto per te, che forse era il caso di uscire di scena.
Sì, avete letto quello che avete appena letto.
Non sei più quello di prima, non fai più ridere, ti scriveva nel frattempo la gente sensibile dell'Internet, su FB e sui forum. E se non pensavi Fottuti bastardi egoisti è solo perché che ci vuoi fare, è Internet: a nessuno frega niente di niente, tranne a quelli a cui frega davvero.
Poi però ti sei rialzato. Hai smesso di subire, sei uscito dal rullo dell'onda che ti sbatacchiava inerte sulla spiaggia da mesi. Hai fatto delle scelte; difficili, ma le hai fatte. Hai provato a ricostruire, usando come mattoni e calce l'amore di tua figlia e l'affetto di chi ti vuole bene. Non credevi fosse possibile, ma ti sei rimesso in piedi. Con lo sguardo vuoto di Joe Yabuki quando ne ha presi troppi e non gli importa di prenderne altri. Peggio non può andare, ti dicevi, ed era vero. Vai avanti. Fottiti ad andare avanti.
A volte pensi a com'era prima, al te stesso la mattina di quel 22 settembre di un anno fa. Ti sembrano passati secoli, perché è così. Non sai dove andrai, cosa ne sarà di te. Beh, nessuno lo sa mai davvero. E quello che questo evento traumatico del tutto inatteso ti ha insegnato è che non abbiamo davvero tempo per le cazzate e le recriminazioni, i rancori e le gelosie. Afferrate per le spalle le persone a cui volete bene e abbracciatele forte. Dite loro quello che sentite di voler dire: non siamo eterni, non ci sono replay. Fatelo e basta.
Sabato, a Modena Nerd, hai conosciuto Mario Alberti, il talentuoso disegnatore Bonelli che ha realizzato, tra le altre cose, Frontera, il brossuratino a colori di Tex che hai dato da leggere a tuo padre l'ultima volta che l'hai visto, due giorni prima. L'ultima cosa che gli hai detto è stato chiedergli di leggere quel volume di Tex. Nel rivedere le tavole originali di Alberti ti son venuti giù i lacrimoni che non cacciavi da tempo.
Mario, ovviamente, è una persona mite e gentile, visibilmente innamorata del suo lavoro: a Giovanni sarebbe piaciuto tanto.
Doc certe volte volte è dura ,così dura che ti sembra di avere una ferita aperta che sanguini,la speranza è che le cose belle della vita alla resa dei conti facciano valere la pena,e ti accorgi che si vive davvero di emozioni e di ricordi,il resto sono davvero solo problemi e rotture di coglioni
RispondiEliminaUn abbraccio forte forte Ale
Un abbraccio...
RispondiEliminaSiamo qua anche per sostenerti e se serve aiutarti a rialzarti! Non ti conosco di persona, ma mi sento di definirti un amico e gli amici si vedono non solo per le cazzate ma anche nelle difficoltà! Un abbraccio tipo stretta di pitone!
RispondiEliminaDa amico ti posso dire che sei una bella persona che costruisce il suo mondo in modo coraggioso, anche quando questo mondo si sgretola, e sei da ammirare per questo e per l'esempio che dai a Pia.
RispondiEliminaUn abbraccio forte e sai dove trovarmi.
PS: tra qualche hanno gireranno per Lucca due piccole cosplayer di Beauty e Reika bellissime.
DOC Ti voglio bene, non sai quanto
RispondiEliminaDoc, non so veramente che dirti... Sfortunatamente non ti conosco di persona ma ti mando un abbraccio da qua ugualmente.
RispondiEliminaChe dire Doc... Un abbraccio fortissimo...
RispondiElimina...
RispondiEliminaChe pugno nello stomaco. Ancora una volta emerge il tuo spessore. Fa male pensare che sia arrivato un momento di sconforto così, ma - lo scrivo a costo di essere banale - ricorda sempre tutto quello che hai fatto e soprattutto le persone che hai intorno, in particolare quella per la quale sei proprio indispensabile.
E qui siamo millemila a volerti bene
Mi dispiace tantissimo Doc. Mi piacerebbe poter fare qualcosa per tirarti su, per esserti vicino: davvero.
RispondiEliminaC'e una sola direzione ed é 'avanti', succeda quel che succeda.
RispondiEliminaUn abbraccio, Doc
La tua sensibilità è cosa rara in quest'epoca imbarbarita. Ho riso ma ho anche scoperto mille nuove cose grazie a te. Forza!
RispondiEliminaSono atterrato su questo blog perché sono un inguaribile nerd, ho letto diversi post che mi hanno divertito o soddisfatto la mia curiosità, ma tra tutti, i miei preferiti sono quelli delle storie di vita irreale. Se negli altri è il Doc che parla, in questi c'è Alessandro, un uomo che deve averne passate tante, ma che non perde mai la bussola e ci mostra com'è possibile rialzarsi nonostante il dolore trascini nel fondo. Ti ringrazio per la fiducia che, nonostante tutto, riponi nei nostri confronti, popolo informe e senza volto dell'internet che troppo spesso perde la propria umanità. Ti si vuol bene anche per questo. Un abbraccio e forza per tutto.
RispondiEliminaDoc io non ti conosco , ma ti seguo da tempo. Posso capire che tipo di valori hai da ciò che scrivi ed affermo senza dubbio che sei una bella persona. Un abbraccio
RispondiEliminaMi sono venuti gli occhi lucidi a leggerti.
RispondiEliminaCome hai ragione DOC. Quanto tempo perso dietro a cose importanti mentre le COSE DAVVERO IMPORTANTI ci sfuggono poco a poco. Penso ad esempio a quanto possa essere stupido rimanere incollato al cellulare in un momento dove magari tua figlia ti vuol fare vedere l'ultima sua creazione al Didò. Mi è recentemente capitato e poco dopo ci ho pensato pentendomene parecchio. Certi momenti non tornano. Oppure quando glissiamo per il "poco tempo che abbiamo" una chiacchiera in più dei genitori/nonni/parenti che magari vorrebbero avere un'occasione maggiore dei 2 minuti al telefono per parlare con te. Ah questo tempo.. Dicevi bene l'altro giorno su un tuo post, ora ognuno è sempre più perso dietro ai fatti suoi, salienti o no che siano. Trovare il tempo per le cose importanti è quindi fondamentale ma molto difficile nella società attuale dove è molto facile perdersi in fuffa per millemila motivi.
Doc io ti ringrazio perchè le tue parole dovrebbero fare aprire gli occhi a tutti. Grazie per il tuo coraggio e per andare avanti a modo tuo e grazie soprattutto per avercele raccontate. Spero prima o poi di poterti incontrare e fare 2 chiacchiere di persona.
Sei un grande Doc, sei una bellissima persona, non so davvero esprimere cosa ho provato leggendo queste righe, ma vorrei solo abbracciarti.
RispondiEliminagrazie
RispondiEliminaNon ho nulla da dire perché a nulla servirebbero troppe parole. Un abbraccio.
RispondiEliminaCiao Doc.
RispondiEliminaNon so cosa dire, se non che nel mio piccolo voglio farti sentire la mia vicinanza.
Un abbraccio.
Mio nonno era uno scorbutico.
RispondiEliminaDi quelli che si è "distrutto" la vita a causa di questo, isolandosi sempre di più col passare del tempo. È invecchiato male e si è sentito male. Per vecchi ricordi di gioventù non gli sono mai stato troppo attaccato, non lo sono mai andato a trovare finché non è morto.
E non ho sentito quasi nulla.
Poi, curiosando fra le foto ne ho trovata una della mia infanzia con lui che mi sorrideva.
Mi sono sentito male.
Doc, fatti forza. Devi farlo per tua figlia.
Da un lurkerone.
Non so chi sei, ma quello che hai scritto mi ha fatto venire in mente una cosa che ho pensato di raccontarti: un mio caro amico ha perso la madre da piccolissimo, il padre risposò una donna gelida, distante, severa, priva di sentimenti. Mai un abbraccio, una parola, punizioni sì. E’ stato cresciuto da questa donna, il padre è morto quando lui aveva 18 anni. Qualche anno fa la madre adottiva era in ospedale, si sapeva che non ce l’avrebbe fatta. Lui mi parlava, diceva che gli spiaceva di non averle mai detto che, anche se non aveva affetto per lei, le era comunque grato per averlo cresciuto e che lo aveva cresciuto bene. Lo convinsi a farlo, anche se lei era pressoché priva di conoscenza. Lo fece, lei morì uno o due giorni dopo, lui mi disse che era certo che lei lo avesse sentito, mi ringraziò per averlo convinto.
EliminaDopo un paio di settimane, si trovò a dover svuotare l’appartamento dove lei viveva in affitto, mi chiese di dargli una mano. L’appartamento rappresentava tutto quello che di questa donna mi era stato detto. Non c’era nulla di “personale”, non un ricordo, niente che non fosse un oggetto generico, era come svuotare un palcoscenico con (pochi) oggetti di scena.
Finchè in un cassetto, sotto alcuni documenti, trovai una spessa busta, chiusa con un elastico. La aprii e restai immobilizzato. Non sapevo cosa fare, o meglio, sapevo cosa fare, ma non sapevo come dirglielo. Alla fine lo dissi: “Guarda”.
Non saprei assolutamente descrivere la sua espressione, l’intensità di quello che provò in momento, che mi arrivò forte come un’onda. La busta era piena di foto di lui, da piccolo e da grande, di foto dei figli e della sua famiglia (il mio amico è sposato e ha due figli). Tante. Erano l’unica cosa – l’unica – che fosse personale in tutta la casa, l’unica cosa che esprimesse amore.
Credo tu possa immaginare – almeno vagamente – cosa ha provato.”
Niente, volevo solo raccontarti questa cosa.
Scusa la lunghezza.
EliminaGrazie Ale, si tratta di pensieri sofferti ma è comunque grande la sensibilità che ne traspare così come il coraggio e la voglia di rialzarsi. Sei veramente un grande e non scordarlo mai!!! Alle volte si viene qui per ridere senza troppi fronzoli ma quando ci si imbatte in certi pensieri e si ha lo spunto per riflettere su questi temi, il confronto con te diventa ancora più prezioso...ribadisco, grazie mille e sii fiero di te stesso!!! Un abbraccio forte e ricorda che questa banda di deboscia ti sostiene e ti vuol bene davvero!
RispondiEliminaMi sono commosso. Un abbraccio
RispondiEliminaUn grande abbraccio Doc!
RispondiEliminaCi sono passato anch'io tre anni fa Doc, temo sarà una cicatrice che mi rimarrà per tutta la vita, ma ora, quando ci penso, è un motivo per ricordare ciò che c'è stato di bello, il dolore, per quanto sembri impossibile, dopo un po finisce sepolto sotto tutti i ricordi che scaldano il cuore.
RispondiEliminaTi auguro di stare sempre meglio, giorno per giorno.
Un abbraccio forte.
Continua il tuo cammino, che sia in salita o in pianura, correndo o passeggiando...capita (a tutti) di cadere, l'importante è rialzarsi...e purtroppo succede che i nostri compagni di viaggio ci lascino per continuare altrove il loro cammino..Ma non è vero che non puoi parlargli...Fidati. Un abbraccio forte
RispondiEliminaUn abbraccio, complimenti per la forza che hai saputo trovare.
RispondiEliminaHo pianto.
RispondiEliminaNon riesco ad esprimere per scritto i sentimenti che mi ha scatenato questo post...
RispondiEliminaUn abbraccio forte, Doc!
"La vita è così. Fa schifo."
RispondiEliminaTeniamo botta doc. Bene o male, qualche risata ce la siamo fatta. Almeno quelle teniamocele strette.
Qualsiasi commento sarebbe fuori luogo.
RispondiEliminaMassima stima, denti stretti e avanti.
"non fai più ridere, ti scriveva nel frattempo la gente sensibile dell'Internet" e Sticazzi?
RispondiEliminaSe qui si ride, si ride tutti insieme, oppure niente! No, non mi faccio illusioni, questa comunità che hai messo su è una cosa meravigliosa, ma tutti noi troviamo la maggior parte della forza necessaria a rialzarsi nelle persone che ci stanno intorno.... Eppure... Un sorriso, una stupidata, una bambinata, ma anche momenti seri, riflessioni, crescita, l'Antro è tutto questo. È una piccola, piccolissima parte della nostra vita, e per quanto piccolo sia, hai il nostro sostegno, anche quando ti (ci) sembra insignificante.
Torneranno i prati e saremo lì, tutti insieme.
Un abbraccio, da una persona a cui anche durante l'ultimo anno, hai regalato tanto.
Michele
RispondiEliminaCon mio padre non ho il problema di dirgli quello che provo , ma di farglielo sentire perchè è diventato sordo come una campana e di apparecchio acustico non se ne parla !!
concludo ribadendo che la vita è "come i piatti misti: prendi quello che ti interessa , e butta via il resto"( Grosso guaio a Chinatown).
E ricordarsi sempre che l' importante non è "far fuori le guardie", ma" sembrare stupidi "( Dante, Inferno canto.. no aspetta, sempre grosso guaio a chinatown).
toccando ferro mio padre sta benissimo e lavoro con lui tutto il giorno.. dopo i tuoi lutti ho imparato forse ad apprezzarlo ancora di più.
EliminaDetto questo, papà comprati sto caxx di apparecchio acustico che sono stufo di sgolarmi!
ciao Doc.
RispondiEliminaAnche a me è successo da poco (Gennaio), in maniera meno drammatica ma è sempre dura.
Grazie per le tue parole significano molto.
Un abbraccio lungo finché serve.
RispondiEliminaNon siamo amici, non ci "conosciamo". non nel senso "classico". Ci siamo scambiati giusto qualche e-mail. Leggo il blog ma commento poco. Forse perché mi sento come quando entro a casa di una persona per la prima volta anche dopo anni. Quando ti sembra di essere sempre il solito cinghiale in una sala da tè.
EliminaA me però sembra di conoscerti da una vita.
Detto questo: perdonami l'invasione dello spazio personale Doc: gli abbracci son due. Lunghi finché servono.
Un abbraccio, Doc
RispondiEliminaDoc ricordo che un anno fa oggi mio papà era in ospedale con una gamba rotta,ricordo anche i tuoi post struggenti che mi hanno fatto piangere in quel periodo nel quale ero già un po' fragile.
RispondiEliminaLeggere certe cose fa pensare,leggere in quale baratro eri caduto e sapere che hai rischiato di non venirne fuori più è pesantino.
Per fortuna che ti sei rialzato,comunque ci sono tante mani allungate che ti possono tirare fuori
il buco che lascia la morte di un padre non si riempie mai e per quanto io abbia sempre avuto un ottimo rapporto con lui ad oggi mi ritrovo a pensare che avrei voluto chiedergli un sacco di cose che all'epoca non gli ho chiesto perchè ero troppo stupido per saper fare le domande giuste e lui troppo indulgente per farmelo notare.
RispondiEliminaoggi ho una figlia. solo ora capisco. tutto. ogni espressione, ogni smorfia, ogni sorriso, ogni mezza parola, ogni sacrificio e ogni scelta. non potevo capire prima.
mi spiace un sacco.
sul guidare come un matto ricordo solo che arrivai in ospedale prima io dell'ambulanza. partendo insieme. ricordo di non aver mai rallentato nemmeno con il rosso pieno.
Grazie infinite, come sempre, per quello che ci doni ogni volta con i tuoi post, siano essi scherzosi, umoristici, nostalgici, tristi, drammatici, riflessivi...Grazie, sei un grande!!! Un abbraccio !!!
RispondiEliminaChe dire, pelle d'oca per parole così belle e sincere che penso ti siano costate fatica. Ti abbraccio fortissimo sappi che in questa manica di debosciati puoi sempre trovare conforto. Lo so sono banalità, ma a volte anche quelle servono ad alleggerire il peso del fagotto che ci portiamo dietro da quando veniamo al mondo.
RispondiEliminaDoc è sempre brutto dover dire in questi casi "ti capisco, so cosa stai provando, so quello che ancora ti aspetterà" perchè ci sono passato prima di te. Ti posso garantire, però, che il tempo e le persone che ti vogliono bene veramente saranno una cura infallibile (sembra retorica ma non lo è). Life goes on...
RispondiEliminaUn grande abbraccio!
Non la leggo adesso . Ricordo come stavo dopo,l'anno scorso, troverò il coraggio e lo farò in un momento migliore. So che comunque ti avrei mandato un abbraccio .
RispondiEliminaLo faccio così, a prescindere,empaticamente , lievemente.
Anche se non ci conosciamo ti sono vicino
RispondiEliminaIl primo anno è veramente il più duro, poi però scatta qualcosa dentro che ci dice di resistere e andare avanti.
RispondiEliminaCome i nostri cari erano indispensabili per noi, anche noi siamo indispensabili per qualcun'altro che ci vuole bene, ed è per loro che non dobbiamo arrenderci.
Un abbraccio Doc, un abbraccio forte.
PS.: ricordati la storia del wrestler Dustin Carter ;)
Un abbraccione Doc. Forza e coraggio
RispondiEliminaCredo che nessuno abbia immaginato quanto sia stata dura per te.
RispondiEliminaLeggiamo le tue pagine per distrarci e ci aspettiamo che tu sia sempre "leggero" come ti immaginiamo.
Tieni duro e in bocca al lupo per tutto.
Un abbraccio Doc....
RispondiEliminaTi conosco solo dal video, Doc, ma penso che tu sia una persona eccezionale, coraggiosa e tenace. Devo ringraziare la armature di iron man, se ti ho incontrato, scoprendo l'Antro. :)
RispondiEliminaHai ragione, Doc. Per quanto possa valere, noi ti siamo vicini e ti ringraziamo sempre di tutto il tempo che dedichi a farci trascorrere qualche minuto di allegria o di riflessione. Se ti serivsse una mano, siamo qui. E quando deciderai di prenderti una pausa più o meno lunga resteremo al tuo fianco, e sarebbe una ben misera ricompensa per quello che ci hai dato in questi anni. Ti auguro di essere sereno il più possibile.
RispondiEliminaUn abbraccio Doc...
RispondiEliminaCi sono persone che vorrei poter abbracciare tutti i giorni e tu sei una di quelle. Ci si vede poco ma e' come se si fosse sempre vicini e se non riesco a supportarti e' colpa mia , che non riesco a restituuire tutto quello che ho ricevuto. Allora solo un altro grazie ed un altro abbrarracio. E come nel finale di Hibama " fin quando ci saremo andra' tutto bene ". Grazie Dic
RispondiEliminaUn abbraccio Doc
RispondiEliminaDopo un anno di nuovo i lacrimoni, di nuovo quel dolore che è tuo, che accende, riaccende il dolore che è mio, la voglia di piangere come ho pianto 9 anni fa quando il mio di padre si è spento. Piano piano, ogni giorno di lui c'era sempre meno ma ancora resisteva, ogni giorno era sempre più del giorno dopo. L'ultima cosa che ha mangiato è stato un cucchiaino di yogurt, imboccato da me. Poi la telefonata, di sabato, che mio padre non avrebbe fatto perdere un giorno di lavoro a nessuno, mai, fino alla fine. Muratore dall'eta di 10 anni e lettore di Tex, ogni tanto leggeva anche Zagor ma li c'erano troppe stronzate per lui.
RispondiEliminaNon rileggo cosa ho scritto, scusa se non si capirà molto, ma voglio dirti di tenere botta Alessandro e spero che i casini si stiano risistemando in qualche modo
Ciao
Quando ci siamo visti a milano per Campus party avevo perso mia madre da 6 mesi, e tuttora il mio cervello è grippato, si inceppa, si spegne.
RispondiEliminaHo rimpianto di non averle detto cose,e da li in pou sono cambiato anche io, dico sempre a chi voglio bene che gliene voglio, ho fatto qualche salto nel buio anche io ( campus party è un esempio... Che peró non mi ha dato un lavoro come speravo) e mi sono rimesso in piedi.
E leggere queste cose di te mi aiuta sicuramente a rimanere in piedi, un abbraccio Ale, un abbraccio enorme.
Forza, doc, non mollare.
RispondiEliminaPer quanto vale, ti si è vicini Doc. Anzi, Ale.
RispondiEliminaE' la terza volta che leggo il post e cerco qualcosa di intelligente da scrivere.
RispondiEliminaNiente, non c'è verso.
Mi limito a mandarti un abbraccio virtuale, unendomi ai mille altri che ti stanno arrivando e che meriti, sperando che possano servire a darti un po' di forza.
Immaginaci come i terrestri con Goku e tira questa megakamehameha in faccia alla vita!
Ti devo tirare le orecchie, caro Doc, perché oltre ai fottuti bastardi egoisti ci sono state anche altre persone, me compreso, che ti hanno fatto coraggio, sostenuto e, a volte, spronato ad andare avanti e cercare di non farsi abbattere dal dolore e dalla perdita. Gente come me che ha perso il padre troppo tempo fa. Peccato che il mio non fosse una persona speciale come il tuo, ma solo un uomo normale con tanti difetti, grandi sogni e debiti ancora più grandi. Inutile dirti che non sei il solo preso a calci dalla vita e che i pensieri di mollare tutto e farla finita sono balenati tante volte anche nella mia testolina. Eppure, proprio come accadrà anche a te, quando pensi di aver toccato il fondo e che peggio di così non possa andare, a quel punto succede qualcosa. Piccoli segnali, qualche cambiamento e la vita ricomincia a girare, i ricordi fanno meno male e si comincia a intravedere una luce in fondo al tunnel. Così almeno sta succedendo a me, per l'ennesima volta, dandomi una speranza per il futuro e per mio figlio, aiutandomi a trovare una ragione, un motivo per vivere e tirare avanti. Ti mando un grande abbraccio e ti chiedo di non abbandonarti alla vita. Sei un uomo (ma ragazzo dentro) dotato di grande talento e sensibilità e presto tornerai a trovare il tuo posto nel mondo (mentre già lo hai nel cuore di molti antristi). Forza Doc!
RispondiEliminaUn abbraccio Ale, perché non ci sono parole che tengano...
RispondiEliminaPer quel che vale, siamo con te.
Ti vogliamo bene.
Ho passato anch'io un periodo di depressione nera.
RispondiEliminaÈ finito dopo qualche anno ma mi sento sempre come se non ne fossi uscito mai.
Solidarietà Doc e non mollare.
Ad agosto io ho perso mia madre, più o meno improvisamente come te.
RispondiEliminaDue settimane fa mia moglie ha scoperto di avere una recidiva dell'ernia che solo 6 mesi fa la ha quasi portata sulla sedia a rotelle.
Se per tanti che ti hanno letto questo post è stato un pugno in faccia, io ci ho messo pure l'altra guancia...
Il migliore abbraccio che uno sconosciuto ti possa mandare.
quoto, di tutti i commenti il tuo è quello in cui mi identifico meglio. Da bambino e da ragazzo ogni tanti mi chiedevo perchè lo sguardo degli adulti era diverso, perchè (quasi tutti) ne hanno passate tante.
Eliminaun abbraccio a te, a Doc e a tutti quelli che ne hanno bisogno, ma si... pure un autoabbraccio
Un abbraccio da una lurkatrice seriale che gliene frega. E da persona che ha imparato a convivere con la depressione, due umili consigli: tieniti impegnato e, quando ti balenano certe idee, pensa a Piki.
RispondiEliminaIl dolore non passa, e quel vuoto enorme purtroppo non si riempie. L'unica cosa che accade con il passare degli anni è farci l'"abitudine", nel senso che il tuo cervello ma soprattutto il tuo cuore realizzano l'assenza. Ma i tuoi pensieri si dirazionano verso di lui ogni qualvolta ti ritrovi in una situazione in cui lui avrebbe dovuto esserci e in quei momenti la lama trapassa ancora il cuore e brucia, caxxo se brucia. Questo è quello che la mia esperienza personale mi ha insegnato dopo che mio papà è venuto a mancare.
RispondiEliminaPer quanto possiamo provarci a metterci nei tuoi panni, anche avendo la stessa taglia e le stesse misure, certe esperienze per quanto similari vengono vissute in modo diverso da ognuno di noi. L'elaborazione del lutto e tutto quel che comporta fa parte di questo.
RispondiEliminaQuel che è perduto ormai è perduto, non possiamo fare altro che accettarlo ed andare avanti.
Se non altro fallo per tua moglie, tua figlia, e lo dico egoisticamente, anche per noi lettori del tuo blog.
Un abbraccio!
Forza, ti siamo tutti vicini!
RispondiEliminaUn abbraccione forte Doc!!!
RispondiEliminaTieni duro Ale, forza!
RispondiEliminaUn abbraccio Doc, ricorda sempre che comunque vada qui ti si vuole bene <3
RispondiEliminaSenza parole, Doc. Senza parole. :(
RispondiEliminaCerca di farti forza, Doc, ovviamente in primis per i tuoi cari che ti sono accanto, ma sai anche che c'è un esercito di tuoi affezionati antristi che fanno e sempre faranno il tifo per te! ^__^
RispondiEliminaTi si vuole bene, Doc. Quando ci fai ridere e anche quando ci fai piangere.
RispondiEliminaE dillo che vuoi solo far uscire i lurkers, allora!
RispondiEliminaMoltissimi pat pat, forza Alessandro!
Sono, questi, tristi anniversari.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Un abbraccio, anche da qui.
RispondiEliminaScrivo raramente nei commenti ma quello che hai passato e che stai passando, è uno muro che anche io so di dover scalare prima o poi. Mio padre è stato ed è ancora la figura più importante per me e soprattutto quello spartiacque che mi fa credere, a 37 anni, di essere ancora un giovane che può pensare alle cazzate. Tu hai la fortuna di avere una famiglia ed una figlia che ti ama e per la quale, se sarai bravo, sarai per lei quello che tuo padre era per te.
RispondiEliminaUn abbraccio!
...un anno fa Ti scrivevo qualcosa, forse che "non ci sono parole", oggi - dopo che il 17 giugno anche mio padre se ne è andato - potrei dirti tante cose... Leggendo ciò che scrivi, mi sembra di vedere me stesso, chiamato da mio fratello alle 2 del mattino a correre, solo per trovarlo già andato, tra i lampeggianti dell'autoambulanza e la necessità di esser subito uomo, forte, adulto... più di prima...
RispondiEliminaTi abbraccio...
Ciao Ale
RispondiEliminaricorda che ti siamo sempre tutti vicini e che questo covo di deboscia ti vuole bene :)
ce la puoi fare!ew
RispondiEliminaLa morte di tuo padre mi fece scrivere qui sull'antro della mia paura, vivendo all'estero, di non poter fare neanche quella salita di corsa quando sarà. Poi mi scrisse via mail un altro antrista, più grande ma italiano all'estero come me. Con le stesse mie paure e ansie. Non ci siamo sentiti molte volte ma non essere soli ci ha aiutato. Ti rendi conto di cosa hai creato Alessandro? Un luogo che rende le persone più serene. Una piazza. Non fai ridere? Tu sei uno che ha unito persone nelle comuni gioie, porco mondo! Ti vogliamo tanto bene anche da Bruxelles 😘
RispondiEliminaun abbraccio ti vogliamo bene
RispondiEliminaBuongiorno doc. Golevo ringraziarti da parte di tutta la mia famiglia x averci fatto scoprire miyazachi. E x avermi tenuto compagnia dal 2010. Solo gesù cristo sapeva tenersi sulle spalle il dolore degli altri, quindi nn lovposdo fare certo io. Quindi, sojo affaracci tuoi. Sono sicuro, peró , che saprai trasformare il letame in fiori e frutti. X molti di noi sei un totem. Un fiume sotterraneo un albero nascosto. Sei acqua agitata che passa dappertutto. Ancora grazie, doc.
RispondiEliminaScusa gli errori ma sono in balia dei miei bimbi coetanei della tua
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RispondiEliminaLa vita sa essere infame specialmente con le persone di buon cuore. Un abbraccio
RispondiEliminaMi dispiace per i momenti bui, Doc. Bravissimo ad aver stretto i denti e ad essere andato avanti.
RispondiEliminaNon riesco a formulare pensieri particolarmente pregnanti e che non sembrino inutili e inadeguati davanti a cose così gigantesche, importanti e dolorose.
Non potendolo fare dal vivo, purtroppo posso abbracciarti solo virtualmente. Ma l'abbraccio è sincero. Tutti gli antristi sono qui per te, Doc, lo sai sì? Che ci sia da ridere o da piangere, lo si può fare assieme, sempre.
(In questi mesi/giorni, in giro per l'internet, ho visto tantissime manifestazioni di egoismo da parte dei "fan" di certe pagine fb, o siti, o canali Youtube. Gente che sclera se le attività - hobby totalmente gratuiti, eh - vengono sospese per un po'; gente che recrimina se uno youtuber esula per un po' dai temi portanti del proprio canale per girare video più frivoli, o peggio lo insulta. Come al solito, "laggente stanno male", Doc. Là fuori è pieno di barbari ignoranti incapaci di mettere le cose in proporzione. Da dove siano arrivati non si sa, dovremmo cambiare le guardie alla frontiera del mondo :P Comunque, è tutta gggente di cui non vale la pena di curarsi. I fan veri non sono egoisti e stron*i, Doc. I fan veri col tempo diventano amici e ti rispettano. Chi non lo fa, è un poveraccio di cui non ci importa una mazzafionda. Giusto? ;) )
Su depressione e perdita di persone care hanno già detto gli altri tante cose che mi sento di condividere appieno.
RispondiEliminaMi sento umilmente di aggiungere che io, in quanto fruitore, quando vengo su questo spazio continuo a ridere, a volte a riflettere, non di rado a commuovermi e anche a impararmi le cose, come e più dei primi tempi che avevo scoperto il blog.
E che una delle (tante) cose che uniscono me e i miei figli è anche leggere l'Antro.
Un abbraccio.
Un abbraccio doc.
RispondiEliminaIl post che non ti aspetti, perchè certe cose restano in mente solo a chi le vive giorno dopo giorno. Noialtri però si può offrire spalle virtuali e amicizia vera. Forza Doc!!!
RispondiEliminaCaro Ale, ormai dopo tanti anni passati su questo blog, posso affermare di "conoscerti" bene. Ne sono certo. Anche perché, quando vedo le foto del me stesso prima bambino, poi adolescente ed infine uomo e padre, raramente ho mai visto un vero sorriso di felicità.
RispondiEliminaAnche nelle occasioni più belle, mi rendo conto di pensare che sono solo attimi di felicità che saranno poi travolti da tanti momenti brutti. Probabilmente è una forma latente o forse conclamata di depressione. Oppure semplicemente di paura. Paura di non essere all'altezza del compito di educare i bambini, paura di lasciarli improvvisamente soli, paura di non avere abbastanza mezzi economici per fargli vivere una vita dignitosa. Paura di vivere.
Ecco, nelle tue foto, anche di tanti anni fa, ho spesso visto lo stesso tipo di sorriso...e mi ci sono rivisto dentro con tutte le scarpe. Poi, leggendoti in questi post di vita vera, ho capito che siamo molto simili. La nostra forte sensibilità ci porta a fare anche dei pensieri estremi come quelli che ti sono balenati nella mente poco tempo fa...anch'io li ho fatti.
E quindi, posso dire che ti conosco, stavolta senza le virgolette.
Un forte abbraccio
Un abbraccio, Alessandro!
RispondiEliminaHai ragione.
RispondiEliminaSolo un anno ma sembra passata una vita.
Bisogna tenersi stretti i ricordi, perche' il tempo e' un grandissimo bastardo.
E' una persona muore veramente quando ci si dimentica completamente di lei.
Puo' rivivere invece in un gesto, una parola, uno sguardo a cui noi abbiamo assistito. Perche' li abbiamo vissuti. E li abbiamo fatti nostri.
Si. Rivivere. Anche solo un istante. Come le foglie sollevate dal vento.
Una gigantesca pacca sulla spalla, Doc.
Caro Doc, inevitabilmente - e assai egoisticamente, invero - ogni volta che parli di tuo padre io penso al mio, e al rapporto con lui, che non sarà mai come quello che avevi tu con lui. E mi chiedo cosa farei io nella tua situazione. Forse non starei male come te, forse chissà.
RispondiEliminaÈ un mondo molto ingiusto e vorrei tanto aiutare un amico virtuale come te, tra i pochi capaci di tenermi sveglio fino alle tre di notte solo a ridere.
Non è bello dire "almeno un papà l'hai avuto", non lo è per un cazzo, però non so, è un po' quel che sento.
Tieni stretti i ricordi belli, stringi i denti, hai tanti amici dentro e fuori questa bestia chiamata L'Internet...
Un abbraccio. Spero di offrirti una birra al prossimo antroraduno milanese. Stefano
"come quello che avevi tu con lui" intendevo tu con tuo padre, eh (ecco che succede a scrivere per flusso di coscienza...)
EliminaNon mi sono nemmeno reso conto di mettermi a tremare, mentre leggevo. Perché è una cosa che sento particolarmente dato che per te è un anno, per me uno e una settimana e, anche se non sono passato dentro a tutto quello a cui sei passato tu, ti capisco molto bene.
RispondiEliminaUn abbraccio, Doc
Grazie Doc perché nonostante tutto continui comunque a condividere i tuoi pensieri con noi debosciati.
RispondiEliminaDoc, non scrivo mai e non ci siamo mai visti, ma ormai ti conosco anche troppo. Grazie per tutto quello che ci dai. Un abbraccio
RispondiEliminaCiao Doc.
RispondiEliminaIo non ricordo di preciso quando son capitato qua, ma ricordo benissimo che mi hai salvato.
Non so a che tipo di racconto, rece od altro mi sia aggrappato, ma me ne hai tirato fuori.
Ho ritrovato interessi seppelliti da tempo e me ne hai presentati di nuovi, giorno dopo giorno.
Sei stato una scintilla Alessandro, ti prego non mollare.
Un abbraccio anche da parte mia.
RispondiEliminaQuesto Antro è un posto speciale, dove ci si sente a casa. Grazie per averlo creato, Doc... e per averlo tenuto sempre aperto nonostante i casini grossi e gli spettri. Hai regalato a tutti un po' di luce... e noi, con il nostro affetto, speriamo di averne regalata un po' a te!
RispondiEliminaUn abbraccio forte, Doc
RispondiEliminaFinito di leggere mi appare: ti potrebbe interessare "una vita da mo' vediamo", del 2015, sui tuoi 40 anni. Lo rileggo, sembravi soddisfatto tutto sommato, più fiducioso... Penso che un giorno capiterà anche a me e non so come sarà. Sinceramente, tra tutte le perdite che metto in conto, ce ne è solo una che spero di non avere mai nella mia vita...
RispondiEliminaTieni duro Ale, noi siamo sempre con te. Con rispetto
RispondiEliminaGrazie Doc, aprire il tuo cuore con tutti noi è un gesto immenso, che fa bene a tanti tuoi lettori. Per quel che vale sappiamo che tuo padre sarebbe ancora più orgoglioso di te adesso, per tutto quello che stai affrontando e come lo stai facendo e sicuramente quel piccolo pezzo di te che è Piki ti amerà ancora di più quando capirà cosa hai fatto per te e per lei in questo anno. Internet è cattivo, ma permette anche a persone lontane e sconosciute di affezionarsi e supportarli l'un l'altro tramite le pagine di un blog: tu con noi lo fai da sempre, nonostante tutto, noi possiamo solo ricambiare dicendoti di tenere duro, di andare avanti, e di ricordare in un angolino della tua testa che la gente che ti vuole bene riempirebbe uno stadio. Kia Kahn, Doc.
RispondiEliminaSolo tanto tanto rispetto ed in grande abbraccio.
RispondiEliminaAngelo
Non so cosa scrivere in situazioni come questa, dico solo che tutti i debosciati qui presenti ti saranno sempre vicini.
RispondiEliminaForza Doc!
Un abbraccio
RispondiEliminaGioco a fare lo sborone, ma mi sciolgo come il cioccolato su determinate cose, e forse per questo motivo che non sono buono a parlare quando ci sono in ballo forti emozioni come queste.
RispondiEliminaDoc, tu forse non ti rendi conto di quanto bene fai con i tuoi articoli.
Ti auguro altrettanto bene, buona fortuna.
Per quel poco che possano contare le cose dette da persone che magari hai incontrato una volta sola o che nemmeno conosci, un abbraccio, e grazie come sempre per le "confidenze" che ci regali
RispondiEliminaforza Doc! e per qualsiasi cosa non temere! adesso in quest istante,nella mia vita, sono abbastanza nella melma ma se non sono ancora affogato è anche grazie a te. potrei farti gli esmpi concreti di come alcuni dei tuoi post mi abbiano salvato il cervello, ma spero di potertelo dire un giorno di persona. Doc non mollare noi stiamo con te!
RispondiEliminaCiao doc, dopo tanti anni, dopo essere stato per tantissimo tempo il più giovane dell'altro (cit.), non posso che considerarti un vero e proprio mentore, di saggezza, conoscenza, divertimento e insegnante nell'imparare cose. hai creato una vera e propria famiglia, che ride per le stesse cose, si rende forte e cresce ogni anno di piu. Detto questo, sappi che lantro ci sarà sempre, come c' è stato quest'anno, forse il più duro di sempre. Un abbraccio, un giro su una delle tue macchine del fighetto so che potranno migliorare un po' la giornata. Ps: ho visto la foto con la barba, io e la mia girl approviamo 😁 Un abbraccio
RispondiEliminaHo vissuto una situazione personale molto simile alla tua, perdendo la mamma, e "quanno te more mamma so razzi amari" quindi il post di venerdì mi ha commosso e spiazzato.
RispondiEliminaDa completo estraneo voglio solo dirti: tieni duro, tieni duro, tieni duro; non hai idea di quanto sostegno e risate dai alle persone.
Ps
EliminaA chi, in modo molto itelligente e ponderato, dice "non sei più quello di prima, non fai più ridere" voglio rispondere con un serafico CHIVVESENCULA.
Un grande abbraccio, Doc, qui ti si vuol bene sul serio e si fa il tifo per te.
RispondiEliminaRicordo il post di 1 anno fa... Ricordo una frase di José Martí letta su un edificio: "Sólo es grande el hombre que nunca pierde su corazón de niño"...
RispondiEliminaE se hai il dubbio di aver perso lo spirito del "prima", a mio avviso non è così. Io, forse, avrei "mollato" per meno, confesso...
Ti sei sentito Joe Yabuki all'ultimo round; ma in questi mesi ti ho percepito come Harlock: ti ho visto condurre, come una nave nella tempesta, "quello che avevi costruito negli undici anni precedenti" (cit.). Non so chi altri ci sarebbe riuscito, quando l'Universo ti piglia sulle strisce e fa pure retromarcia.
Se questo blog fosse stato solo cazzeggio a vuoto, non sarebbe stato l'Antro. Sarebbe stato una roba per gli [SCHIOCCHINI] della rete (cito il post del 30 luglio 2016 a cui, con colpevole ritardo, dedico 92 minuti di applausi). E se "non fai ridere" i "nuddi ammescati cu nìende", fattene un vanto. L'Antro è una diventato una creatura complessa, un'elegia alla tua essenza, una dedica ai tuoi eroi. Chi non ha empatia tira dritto fregandosene di qualsiasi cosa gli accada. Ma non chi è una persona migliore, quale te, Doc.
Un abbraccio a te ed alla memoria del "tuo eroe" (cit.), che hai voluto condividere. Ci vuole molto spirito. Molta forza. Sei indistruttibile.
Ciao DOC, ancora una volta mi trovo qui a ringraziarti per aver voluto condividere con noi i tuoi stati d'animo. Non ti darò consigli su come affrontare un periodo difficile. Ci sono passato, ci sto passando. Posso solo comprendere quello che senti ed esserti vicino... almeno virtualmente.
RispondiEliminaSiamo in tanti ad averti letto, siamo in tanti a seguirti.
Solo una cosa mi sento di dirti, col cuore di un marinaio naufrago in tempesta... NON MOLLARE.
Sono stato a lungo indeciso se uscire dal lurking e scrivere qualcosa, perché tutto mi pareva fuori luogo. Però nell'ultimo anno, che per vari motivi é stato più solitario del normale, l'Antro mi ha tenuto compagnia durante le pause dal lavoro e mi pareva doveroso darti un sostegno, per quanto possa dartelo uno che non conosci
RispondiEliminaQuindi ti dico, Doc: daje tutta! Non mollare (che poi è quello che fai).
E GRAZIE, per i post cazzeggioni e per quelli riflessivi.
Un abbraccio.
Grazie Doc per aver condiviso tutto questo con noi.
RispondiEliminaNon ti curar di chi viene qui solo per essere intrattenuto, son solo turisti di passaggio.
Un abbraccio.
ciao Doc, grazie per aver condiviso tutto questo e non mollare... ah, con la barba stai da dio.
RispondiEliminaDoc, anzi Alessandro, anche se non ti conosco, che ti capiti sempre solo il meglio che ti possa succedere. Io e mia moglie ti leggiamo da sempre (proprio l'altro ieri siamo andati a rileggerci il pezzo su Interstellar, anche se non siamo d'accordo su quale fosse la Superminchiata...) e anche se apparteniamo a un mondo 'virtuale' hai contribuito, e contribuisci, a generare alcune delle nostre onde di interesse e curiosità. E le onde si diffondono e si propagano. Ho letto di Zero, la prima volta sul tuo blog, leggiamo i Riassuntoni sistematicamente, uso lo 'Stacce' (marchio registrato, ci mancherebbe) a volte, anche in classe (insegno italiano) per 'riacchiappare' la classe. Infine proprio poco prima di venire sulla tua pagina, dato che sono un bassista, pensavo: 'ma Doc, poi, col basso?'. Questo per dirti che sì, di sberle ne prendiamo e di pesanti, ma che spesso le persone che ci dedicano anche solo un pensiero positivo sono più di quelle che immaginiamo. Sembra un pensiero astratto, ma a volte, magari, può essere un appoggio per prendere fiato. Daje, Doc! :-)
RispondiEliminaNon è facile scrivere quello che hai scritto, non è facile leggerlo immagino quando duro sia stato scriverlo.
RispondiEliminaUn'abbraccio...
da grande tifoso della Roma molte volte parlando con i tifosi di varie faccende della vita di tutti i giorni, casini, problemi vari si torna alla Roma e ci diciamo che la nostra squadra è "la cosa più importante tra le cose meno importanti". Perchè nella vita le cose più importanti sono altre ragazzi, e doc noi deboscia non siamo così importanti quanto la tua salute o qualsiasi altra tua faccenda personale.
RispondiEliminaNoi siamo qui in super tranquillità, che facciamo il tifo. Un abbraccio
Sei una persona meravigliosa e dentro di te c'è la forza per ricominciare non una ma mille volte. Un abbraccio a te e a chi ti vuole bene.
RispondiEliminaUn abbraccio forte, Doc.
RispondiEliminaMi dispiace che tu ti senta così Doc...
RispondiEliminaL'ultimo anno e mezzo è stato parecchio difficile anche per me e la mia famiglia, ci sono stati momenti in cui abbiamo avuto bisogno di conforto. Il tuo blog ha avuto un ruolo tutt'altro che marginale nel darci quella leggerezza che faticavamo a trovare da soli.
Ti ringrazio Doc, a maggior ragione sapendo come ti sentivi, e ti dò un grande abbraccio: a un certo punto si comincia a risalire la china, noi stiamo ripartendo con un cauto ottimismo. Auguro di cuore lo stesso anche a te.
Sai, il mondo è pieno di Joe Yabuki, di quelli che prendono calci in faccia e cazzotti nello stomaco... noi siamo tra quelli... mi sei sempre piaciuto in quello che scrivi, e la mia convinzione si è rafforzata nel tempo nei nostri incontri al Comicon... mio padre si chiama Giovanni e mio figlio Alessandro... nomi che ci accomunano... forza Ale, ne hai tanta di strada da fare, serra sti pugni e dacci dentro!!!
RispondiEliminaDio, sto piangendo
RispondiEliminaDoc! Prima come adesso, a me quello che scrivi fa sempre ridere, commuovere e tutta la gamma di emozioni disponibili.
RispondiEliminaE se anche non scrivessi niente, ti ritengo uno di quelli che anche per il solo fatto di esserci rendono il mondo un filino meglio. Come qualcuno ha già scritto sopra, hai parecchio di cui essere fiero.
Per cui, un abbraccio forte da me e dalla mia maglia con la rosa dei venti. Che noi sappiamo essere in realtà uno Star Brand.
Doc, se non bastasse il diluvio di sentimento che ti stiamo inviando, ricorda che "c'è sempre Piki vicino a te, che ti fa sentire un re"
RispondiEliminaStay Trve _\m/
Ciao Alessandro, come spero ormai sai mal gestisco queste situazioni in virtuale, un abbraccio e grazie per tutto quello che mi hai dato scrivendo qui, si vede che c'è un pezzo di te in ogni cosa scritta e se ti si vuol bene un motivo ci sarà ;) Daje.
RispondiEliminaLa cosa più incredibile per me è vedere come nonostante tutto quello che ti è capitato in questo anno, hai comunque cercato di portare avanti questo blog, segno che per te noi lettori siamo qualcosa di più che numeri di un contatore di accessi che si aggiorna.
RispondiEliminaSpero con tutto il cuore che le cose per te migliorino, non posso dire altro che questo. Un forte abbraccio.
Solitamente sono un lettore silenzioso
RispondiEliminaVoglio soltanto dirti che seguendoti da qualche anno, sempre più spesso mi capita di parlare di te, con i miei amici, come se fossi una persona di famiglia
E anche se non ci conosciamo, non posso far altro che mandarti un grande e caloroso abbraccio.
Non faccio fatica a comprenderti: facce diverse, ferite diverse, ma sentimenti uguali.
RispondiEliminaPosso solo dirti che è vero: ne vale la pena. Vale la pena di rialzarsi e prendere ancora qualche calcio nei denti. Vale la pena di sputarlo, il sangue, e continuare ad arrancare, anche quando pensi che sarebbe bello che fosse tutto finito.
Che poi qualcosa c'è. Qualcosa che ti dice che la vita non è così male. Nel mio caso mia moglie e mio figlio.
Un abbraccio, forte.
Continuo a rileggerlo questo post, a distanza di giorni. Fa un male cane ogni volta, tocca qualcosa nel profondo, e anche se ormai lo so praticamente a memoria mi lascia sempre gli occhi un po’ umidi. Di nuovo un abbraccio Alessandro, purtroppo non mi viene davvero niente di più intelligente da scrivere, per quel che vale, anche se non ci conosciamo di persona, sono e siamo tutti con te.
RispondiEliminaCavolo Doc. Serve un disclaimer per i post a rischio lacrime, ero in riunione al lavoro e son dovuto uscire...
RispondiEliminaSiam sempre qui.
Ciao Ale. Fa male adesso come un anno fa. Io ci sono passato tanti anni fa, e poi sono stato preparato da mesi di angoscia & lacrime, non per questo meno dura. Ora che credevo fosse tutto più in equilibrio, la nuova mazzata estiva, Madre invecchia, serve badante fissa, nuovi mondi nuovi orizzonti mai piacevoli. Assediato da ogni lato. Ma la forza è quella che dici tu, e io ti mando anche stavolta un grande abbraccio.
RispondiEliminaProprio un paio di giorni fa concludevo con un mio amico che non possiamo e non dobbiamo ridurre la nostra vita ad una bacheca di Facebook, piena solo di foto delle vacanze e dei concerti fatte con i filtri #supermegagiga.
RispondiEliminaQuello che "di altro" ci capita è forse la parte più importante di quello che siamo. La sofferenza ci scuote e ci spinge a cambiare (a caro prezzo, questo è fuori da qualsiasi dubbio) a diventare delle persone migliori, più consapevoli, più forti. E' sconfortante e intimamente credo che nessuno (salvo rari casi di masochismo) desideri soffrire, pur consapevole della ricompensa. Siamo programmati per evitare il dolore. E questo forse ci fa ancora più male.
Tutto questo per dirti che il condividere con noi (che in fondo chi minchia siamo per te) la tua sofferenza fa di te una persona vera, molto più vera di tante che vedo tutti i giorni in carne ed ossa. Se così non fosse non mi sarei fermato a sprecare tempo per scriverti queste righe.
E allora Doc, nonostante tutto, nonostante quanto di brutto ti sia capitato, il fatto che tu sia ancora qui a parlarcene è già un buon motivo per vedere qualcosa di buono all'orizzonte.
Doc un anno dopo (all'epoca ero antrista da poco) ho sofferto di nuovo con te leggendo questo meraviglioso post.Perchè è questo:non triste,non luttuoso,ma pieno di forza e di amore per una figura fondamentale nella vita di ognuno di noi.
RispondiEliminaNon mollare mai
Forza Alessandro siamo tutti con te!
RispondiEliminaL'Antro Atomico (FC) è con te!
Tutti i Deboscia del Covo sono con te!
Non scordarlo mai; e se avrai bisogno di noi, noi ci saremo. Sempre. Come tu ci sei sempre stato per noi.
Un Grande Abbraccio e Vai Brooklyn©!
Grazie per avercelo voluto dire. Non sempre si ha bisogno di ridere, è buono anche condividere il fatto che la vita è pesantissima a volte.
RispondiEliminaSei piu'forte di quel che pensi.Un abbraccio,Alessandro!
RispondiEliminaGrazie. Una abbraccio
RispondiEliminaCiao Doc,
RispondiEliminanon dimenticare ciò che hai costruito in questi anni, sia con l'Antro che in famiglia. Non tutti hanno la forza di affrontare certi problemi, e tu addirittura ce ne parli. Hai un'energia e una positività incredibili, continua a combattere! Un abbraccio
Ne uscirai doc e aver retto il timone in questi tempi difficili senza mollare e condividendo con sincerità il tuo dolore è già un traguardo straordinario!
RispondiEliminaForza che Lucca è alle porte!
Un anno dopo sei di nuovo in sella, pensa a questo doc, e pensa che quell'affarino che gira per casa avrà bisogno di te ancora per un sacco di tempo. Tutto il tempo che hai.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaHo letto solo ora cosa hai scritto, non ti venivo a trovare su queste pagine da un pò.
RispondiEliminaDoc, per quello che ho visto su queste pagine in questi anni, per come fai trasparire quello che sei, anche poco, non posso che volerti bene, come tu fossi un amico d' infanzia che abita lontano lontano.. ma con il quale ne hai passate mille, indelebili.
Un abbraccio, Forte. Persi mio padre a 16 anni, ed ho sempre cercato di fare e comportarmi come se fosse sempre vivo e mi guidasse comunque. Lui non morirà mai. è con me. E spero sia un pensiero che ti dia forza. Ciao Doc...
Doc hai ragione, non sai quanto hai ragione, ma noi maschi meridionali siamo così, al papà non si confessa mai quanto gli si vuol bene perché, diciamocelo, è un po' da finocchi (sì lo so che è politicamente scorretto e tutte ste menate, ma lo sai che è così). Allora che fai? Io che ho sempre seguito il calcio con tiepidissimo interesse sono diventato tifoso sfegatato del Napoli, così posso parlare con mio padre di qualcosa che non siano i soliti convenevoli. E' il mio modo di dirgli "Papà ti voglio bene". Mi auguro che lui lo intuisca. Un abbraccio forte.
RispondiEliminaQuel che non ti uccide ti rende più forte.
RispondiEliminaE tu lo sei Doc.
Grazie per quello che hai scritto e un abbraccio virtuale!
doc, ti seguo da anni anche se non commento quasi mai, ti abbraccio... forza! dai che tra un anno ci racconterai che, nonostante tutto, le cose vanno meglio!
RispondiEliminaCiao Doc,
RispondiEliminaho provato un'esperienza praticamente identica alla tua il 30 Agosto dell'anno scorso.
E' difficile spiegare cosa si prova a perdere una delle persone più importanti della propria vita (se non la più importante), e in maniera così improvvisa, a una così giovane età. E' un dolore indescrivibile e inimmaginabile.
Come te mi sono rifugiato nei miei affetti, ragazza e amici in particolare mi hanno dato una forza che non pensavo di avere.
Ti sono vicino, un abbraccio.
Ciao Doc, ti seguo anch'io in maniera silente e sempre in ritardo, avevo colto qualcosa di questa tua condizione e mi dispiace molto. In tutti questi anni sei stato una fonte infinita di notizie, opinioni, curiosità e riflessioni.
RispondiEliminaGrazie lo dico io a te intanto!
Tieni duro che dal fondo si può solo risalire.
Da un paio di anni riesco a seguirti poco e arrivo quindi un po' (tanto) fuori tempo massimo.
RispondiEliminaPerò volevo dirti che mi dispiace e che, purtroppo, credo di comprenderti abbastanza bene.
Ci tenevo anche perché, per quanto possa forse sembrare paradossale, a volte leggerti ha dissipato, magari solo per il tempo di arrivare all'ultima riga di un post, qualche velo di oscurità.
Condivido molto di quello che hai raccontato...perdere certe persone sembra distruggere anche una parte di se stessi e della propria vita.
Se poi la sorte continua a prenderti a calci, ci si può sentire le ultime ruote dell'intero multiverso.
Per fortuna sei riuscito a riprendere la tua vita e tornare a regalarci momenti di allegria o a volte di commozione, come in questo caso.
Un abbraccio Doc