BoJack Horseman, la stagione 4 (no spoiler)
Back in the 90s i was in a very famous tv show. Te, invece, back in febbraio stavi dimmerda e osservavi la tua vita finire in pezzi, senza riuscire ad afferrare la sabbia che ti scivolava lentamente tra le dita. Non puoi parlare di BoJack Horseman e del senso che ha per te questa serie animata senza pensare al come e perché le sue prime tre stagioni ti hanno messo sotto come un TIR. Guardare un cartone su un cavallo depresso quando sei depresso può non sembrare dall'esterno questa grande idea, però magari finisce che ti innamori di una delle più bislacche, incredibili e spiazzanti produzioni (animate e non) di tutti i tempi. E pur con tutti i distinguo - non hai mai avuto a che fare con il furto dell'ultima lettera dell'insegna di Hollywood, per dirne una. Non che ricordi, almeno - ti ci rivedi dentro, come sui cartelloni a specchio di Secretariat. Che superi il punto di non ritorno, durante quella maratona a base di tizi mezzi cavallo, mezzi cani e mezze gatte, e ti ritrovi a contemplare il senso della vita dopo l'ennesima battuta scema di Mr. Peanutbutter o l'ennesima minchiata senza capo né coda di Todd. Le aspettative per questa quarta stagione di BoJack Horseman, dopo il cazzotto nello stomaco rifilato da un Mike Tyson incazzato con cui si chiudeva la precedente, non potevano che essere perciò altissime. Troppo alte? [...]
Per quel che ti riguarda, nonostante questi 12 nuovi episodi - approdati su retepellicole giorno 8 - siano scivolati via troppo in fretta, hai avuto quel che ti aspettavi. Si fosse conclusa lì, con quello che è successo alla fine della terza serie, l'avventura della star alcolizzata e tossicomane BoJack, sarebbe stato tutto facile: un posto per la serie nell'olimpo delle migliori opere del genere umano, accanto al Moby Dick di Melville e alla figlia dei signori Cockburn, e via. Ma continuare, riprendere il filo da lì, dal veleno che tutto ammorba, significa dover necessariamente ricostruire: ridare all'esistenza di BoJack un qualche senso, perché la carta dell'autodistruzione era stata già sfruttata al massimo nella toccante, deprimente stagione 3.
E la stagione 4, allora, ci si mette d'impegno per trovarlo, quel senso, portando avanti al contempo le sottotrame relative agli altri personaggi. Il rapporto di Princess Carolyn con il suo lavoro e la sua voglia di famiglia (ah, ecco perché il suo assistente si chiama...), Todd e le conseguenze del suo essere sempre troppo disponibile con tutti, i difficili equilibri del matrimonio tra Diane e Mr. Peanutbutter. Ma il grosso del tempo se lo ciuccia la famiglia di BoJack: sua madre e un altro personaggio che aveva fatto una capatina alla fine della season precedente. E la storia di Beatrice Sugarman in Bojack è amara esattamente quanto ci si sarebbe aspettato da questa madre supertabagista e sempre distante, rancorosa e scazzata nei flashback precedenti del piccolo BoJack vestito come Paperino. L'agghiacciante figura del nonno e la sorte di sua moglie, la nonna di BoJack, sono quanto di più prossimo al momento Sarah Lynn ci sia in tavola per questa stagione. Il cameriere, se ve lo state chiedendo, è sempre Tyson, a cui avete appena rivolto con piglio da suicida una battutaccia su sua madre mentre infilava i guantoni.
E poi ci sono le trovate geniali e i siparietti fulminanti, anche stavolta usciti in ampie dosi dal word processor di Raphael Bob-Waksberg e dei suoi minion, lì a Hollywoo. La battuta sulle tre Carrie fatta dal solito ristoratore italiano davanti a Princess Carolyn in quel momento è spietata, le gag sulla campagna di Mr. Peanutbutter o sulle sedute nell'ufficio di Diane folli, il modo in cui si chiude la puntata sulla pronipote del futuro che racconta la storia della sua famiglia di gatti esilarante. Da una serie che si era inventata l'episodio muto sottomarino ti aspetti di tutto, eppure alcune idee sono a tal punto raffinate da spiazzarti e lasciarti piacevolmente colpito. La coabitazione gomito a gomito di BoJack e dei fantasmi del suo passato nella seconda puntata, ad esempio, i piani temporali sfasati della decima, o la sorpresa che si porta dietro l'undicesima e soprattutto il modo in cui viene snocciolata.
Gli elementi di base della serie sono sempre gli stessi, in altre parole, ma è come se il dosaggio fosse differente. C'è sicuramente meno tristezza e disperazione e, incredibile a dirsi, per quel discorso di necessaria ricostruzione che si faceva prima, c'è al contrario speranza. Non le solite speranze di BoJack che durano mezza puntata, l'infatuazione per una nuova donna o qualcos'altro di inafferrabile da cui precipiterà di nuovo nel suo limbo di noia, alcol e autocommiserazione. Speranza vera. Qualcosa sta cambiando nella vita dell'uomo cavallo, che quel senso delle cose sembra infine ritrovarlo, insieme alla stima di chi lo circonda (oh, Secretariat è pur sempre stato un successo clamoroso, pasticciaccio degli Oscar a parte) e a un po' di luce per il futuro, dopo essersi scrollato di dosso quella polvere di stelle vecchia di vent'anni. E qui le cose si fanno strane di nuovo.
Perché anche tu, come BoJack, stai provando a ricostruirti una vita. Dopo che gli ultimi mesi hanno travolto e calpestato quella che avevi. Hai dovuto cercare pure te un senso per il tutto, per andare avanti, per provare a ricominciare, travolto da una serie di eventi messisi in moto proprio durante la Grande Depressione dello scorso inverno. E l'hai trovato, ovviamente, nella stessa cosa in cui lo trova l'uomo cavallo. Più o meno. Nella puntata finale della serie, BoJack ironizza sul fatto che per un vecchio e logoro espediente narrativo, le opere di fiction sullo sfondo improvvisamente ti fanno capire quello che stai cercando invano di focalizzare da tempo, puntando la tua attenzione nella direzione giusta. Per la seconda volta in pochi mesi, la serie dell'ex star di Horsin' Around è riuscita a farti riflettere e, tra una gag assurda e l'altra, a farti sentire meno solo. Come fai a non amarla, questa serie, a non considerarla speciale per quanto è speciale? Semplice, non puoi. Sì, è una valutazione estremamente personale. Sì, questo è un blog personale. Se cercavate qualcosa di oggettivo, siete nel posto sbagliato. Ma in genere è colpa di Facebook, tranquilli.
Le aspettative alte, dicevi. E il rischio che qualcuno si aspetti la Luna, trovi invece, boh, Ganimede e ne rimanga un po' deluso. Ma Ganimede è un satellite molto più grande, in fine dei conti, oltre che un "sinonimo di vagheggino e damerino", pare. Se volevamo che le avventure di BoJack continuassero - e cacchio, sì che lo volevamo - questo era esattamente l'unico modo per far sì che succedesse. Cos'è che diceva il criceto produttore Bel Baffetto / Cuddlywhiskers nella terza stagione? "Only after you give up everything, can you begin to find a way to be happy". Vero, si avverte come una mancanza di coesione tra alcuni episodi, anche per gli standard fuori dagli standard della serie, perché le storie da portare avanti sono tante e il tempo è relativamente poco per farlo, ma alla fine della giostra ti ritrovi a conoscere tutti questi personaggi meglio e ad averli un po' tutti a cuore. Perché la storia del cavallo antropomorfo depresso resta uno degli show più umani mai visti, per quanto possa suonare incredibile a chi non ne ha mai visto una puntata. Dopo l'amarezza e la disperazione e i discorsi sulla propria inutilità, sul veleno e la sua tossicità per gli altri, alla fine c'è la speranza. Non è un mondo poi così brutto, quello là fuori, nonostante tutto. A Hollywoo come altrove.
BOJACK HORSEMAN - LE STAGIONI 1-3
Per quel che ti riguarda, nonostante questi 12 nuovi episodi - approdati su retepellicole giorno 8 - siano scivolati via troppo in fretta, hai avuto quel che ti aspettavi. Si fosse conclusa lì, con quello che è successo alla fine della terza serie, l'avventura della star alcolizzata e tossicomane BoJack, sarebbe stato tutto facile: un posto per la serie nell'olimpo delle migliori opere del genere umano, accanto al Moby Dick di Melville e alla figlia dei signori Cockburn, e via. Ma continuare, riprendere il filo da lì, dal veleno che tutto ammorba, significa dover necessariamente ricostruire: ridare all'esistenza di BoJack un qualche senso, perché la carta dell'autodistruzione era stata già sfruttata al massimo nella toccante, deprimente stagione 3.
E la stagione 4, allora, ci si mette d'impegno per trovarlo, quel senso, portando avanti al contempo le sottotrame relative agli altri personaggi. Il rapporto di Princess Carolyn con il suo lavoro e la sua voglia di famiglia (ah, ecco perché il suo assistente si chiama...), Todd e le conseguenze del suo essere sempre troppo disponibile con tutti, i difficili equilibri del matrimonio tra Diane e Mr. Peanutbutter. Ma il grosso del tempo se lo ciuccia la famiglia di BoJack: sua madre e un altro personaggio che aveva fatto una capatina alla fine della season precedente. E la storia di Beatrice Sugarman in Bojack è amara esattamente quanto ci si sarebbe aspettato da questa madre supertabagista e sempre distante, rancorosa e scazzata nei flashback precedenti del piccolo BoJack vestito come Paperino. L'agghiacciante figura del nonno e la sorte di sua moglie, la nonna di BoJack, sono quanto di più prossimo al momento Sarah Lynn ci sia in tavola per questa stagione. Il cameriere, se ve lo state chiedendo, è sempre Tyson, a cui avete appena rivolto con piglio da suicida una battutaccia su sua madre mentre infilava i guantoni.
E poi ci sono le trovate geniali e i siparietti fulminanti, anche stavolta usciti in ampie dosi dal word processor di Raphael Bob-Waksberg e dei suoi minion, lì a Hollywoo. La battuta sulle tre Carrie fatta dal solito ristoratore italiano davanti a Princess Carolyn in quel momento è spietata, le gag sulla campagna di Mr. Peanutbutter o sulle sedute nell'ufficio di Diane folli, il modo in cui si chiude la puntata sulla pronipote del futuro che racconta la storia della sua famiglia di gatti esilarante. Da una serie che si era inventata l'episodio muto sottomarino ti aspetti di tutto, eppure alcune idee sono a tal punto raffinate da spiazzarti e lasciarti piacevolmente colpito. La coabitazione gomito a gomito di BoJack e dei fantasmi del suo passato nella seconda puntata, ad esempio, i piani temporali sfasati della decima, o la sorpresa che si porta dietro l'undicesima e soprattutto il modo in cui viene snocciolata.
Gli elementi di base della serie sono sempre gli stessi, in altre parole, ma è come se il dosaggio fosse differente. C'è sicuramente meno tristezza e disperazione e, incredibile a dirsi, per quel discorso di necessaria ricostruzione che si faceva prima, c'è al contrario speranza. Non le solite speranze di BoJack che durano mezza puntata, l'infatuazione per una nuova donna o qualcos'altro di inafferrabile da cui precipiterà di nuovo nel suo limbo di noia, alcol e autocommiserazione. Speranza vera. Qualcosa sta cambiando nella vita dell'uomo cavallo, che quel senso delle cose sembra infine ritrovarlo, insieme alla stima di chi lo circonda (oh, Secretariat è pur sempre stato un successo clamoroso, pasticciaccio degli Oscar a parte) e a un po' di luce per il futuro, dopo essersi scrollato di dosso quella polvere di stelle vecchia di vent'anni. E qui le cose si fanno strane di nuovo.
Perché anche tu, come BoJack, stai provando a ricostruirti una vita. Dopo che gli ultimi mesi hanno travolto e calpestato quella che avevi. Hai dovuto cercare pure te un senso per il tutto, per andare avanti, per provare a ricominciare, travolto da una serie di eventi messisi in moto proprio durante la Grande Depressione dello scorso inverno. E l'hai trovato, ovviamente, nella stessa cosa in cui lo trova l'uomo cavallo. Più o meno. Nella puntata finale della serie, BoJack ironizza sul fatto che per un vecchio e logoro espediente narrativo, le opere di fiction sullo sfondo improvvisamente ti fanno capire quello che stai cercando invano di focalizzare da tempo, puntando la tua attenzione nella direzione giusta. Per la seconda volta in pochi mesi, la serie dell'ex star di Horsin' Around è riuscita a farti riflettere e, tra una gag assurda e l'altra, a farti sentire meno solo. Come fai a non amarla, questa serie, a non considerarla speciale per quanto è speciale? Semplice, non puoi. Sì, è una valutazione estremamente personale. Sì, questo è un blog personale. Se cercavate qualcosa di oggettivo, siete nel posto sbagliato. Ma in genere è colpa di Facebook, tranquilli.
Le aspettative alte, dicevi. E il rischio che qualcuno si aspetti la Luna, trovi invece, boh, Ganimede e ne rimanga un po' deluso. Ma Ganimede è un satellite molto più grande, in fine dei conti, oltre che un "sinonimo di vagheggino e damerino", pare. Se volevamo che le avventure di BoJack continuassero - e cacchio, sì che lo volevamo - questo era esattamente l'unico modo per far sì che succedesse. Cos'è che diceva il criceto produttore Bel Baffetto / Cuddlywhiskers nella terza stagione? "Only after you give up everything, can you begin to find a way to be happy". Vero, si avverte come una mancanza di coesione tra alcuni episodi, anche per gli standard fuori dagli standard della serie, perché le storie da portare avanti sono tante e il tempo è relativamente poco per farlo, ma alla fine della giostra ti ritrovi a conoscere tutti questi personaggi meglio e ad averli un po' tutti a cuore. Perché la storia del cavallo antropomorfo depresso resta uno degli show più umani mai visti, per quanto possa suonare incredibile a chi non ne ha mai visto una puntata. Dopo l'amarezza e la disperazione e i discorsi sulla propria inutilità, sul veleno e la sua tossicità per gli altri, alla fine c'è la speranza. Non è un mondo poi così brutto, quello là fuori, nonostante tutto. A Hollywoo come altrove.
BOJACK HORSEMAN - LE STAGIONI 1-3
concordo su tutto: una serie meravigliosa e questa stagione ne è l'ulteriore conferma. la parte sulla madre è da pelle d'oca.
RispondiEliminaSono d'accordo. E' la migliore rappresentazione che mi sia mai capitato di vedere sullo stato della madre (non specifico di più per non fare [rovinatori]). Mentre lo guardavo la pelle d'oca era tangibile.
EliminaPiccolo link per chi si chiedesse chi sia la figlia dei signori Cockburn.
RispondiEliminahttps://www.google.it/search?q=olivia+cockburn&client=ms-android-huawei&prmd=inv&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwjzwZmJ3pzWAhUKCMAKHTl2DdEQ_AUICSgB&biw=360&bih=567
E niente devo trovare il tempo per vedermela questa serie prima o poi, ormai sono curiosissimo di seguire le vicende di Bojack.
RispondiEliminaNient'altro da aggiungere a quanto esposto dal Doc: altra stagione di Bojack, altro capolavoro.
RispondiEliminaAh, dirotto un attimo l'attenzione su Rick & Morty e su quanto sia fantastica la terza stagione; per dire, io pensavo che fare di meglio del terzo episodio fosse impossibile. Poi è arrivato il sesto episodio. E poi il settimo, quello appena trasmesso.
Oh, l'avevo detto che il sesto era una roba pazzesca :D
EliminaIl mio problema con l'uomo cavallo è essenzialmente di carattere estetico (si, lo so che è da menti limitate ma non posso farci niente): magari è una questione da "via il dente via il dolore" ma non riesco ad approcciarmi a una serie animata col coolo dei piedi, con questo stile assurdamente povero (minimal?).
RispondiEliminaMi rendo conto che è un problema mio e che una serie come questa punta tutto sui contenuti, ma oh...dovrò obbligarmi a vederla prima o poi...
E non hai visto Castlevania (sempre su Netflix). Lì davvero siamo nel decadente XD
EliminaInfatti mi manca...dici che è proprio il caso di passare oltre senza pensarci?
EliminaTi basterebbe la puntata quasi completamente muta della seconda stagione, poi penseresti che tanto male come animazione non è! :) E' un capolavoro quella puntata!
Elimina@MisterZoro: esattamente lo stesso mio problema. Che poi è lo stesso delle varie serie animate di Star Wars. Uno non pretende Raffaello, ma per lo meno a livello Simpson/Griffin si dai
Elimina@Sakugochi: allora non sono l'unica brutta persona in giro per l'internet!
EliminaMi sento meno solo, grazie!
Grazie a tutti per le dritte, prima o poi riuscirò a mettermici di buzzo buono
è una scelta di stile, che può piacere o meno, non si mette in dubbio.
Eliminama non è "animata col coolo". è come dire che "les demoiselles d'avignon" sono disegnate male.
Dire che è animata col culo secondo me non rende giustizia alla serie. Castelvania è una serie di cui si può tranquillamente dire che è animata col culo perché vuole mostrare una animazione che pretende di essere d'impatto ma in realtà non lo è. Opere come BoJack vengono animate in un certo modo per una scelta grafica precisa figlia sia di uno stile essenziale sia del risparmio. Detto questo può non piacere.
Elimina"Opere come BoJack vengono animate in un certo modo per una scelta grafica precisa figlia sia di uno stile essenziale sia del risparmio".
EliminaE infatti è una scelta che non condivido e uno stile che non riesco a farmi piacere, motivo per cui non sono mai riuscito a reggere Beavis and Butthead, o recentemente i (per me) fuori tempo massimo Adventure Time, ma non posso farci niente, è così.
Ribadisco, farò prima o poi lo sforzo di vedere BH, soprattutto perché in parecchi (Doc compreso, quindi mi fido) mi dicono sia una perla per quanto riguarda la scrittura.
[PDF]Si ma quelle cui fai riferimento te son scelte stilistiche (che, ancora, è legittimo che possano non piacere). "Cattiva animazione" è qualcosa tipo He-Man, per intenderci, quando l'illusione di movimento e, appunto, animazione dei personaggi è resa male. Un altro esempio potrebbe essere la serie di Ken il guerriero, che, nonostante un design superlativo, è animata davvero in modo pessimo.
Elimina@MarKino: che ti devo dire l'animazione di Bojack Horseman la trovo eccessivamente grezza, sono sicuro si tratti di una scelta artistica fortemente voluta, ma questo non me la fa certo digerire meglio.
EliminaAl di là del discorso design che già di suo non mi fa venir voglia di vederla.
Non ho mai pensato di unire i due concetti, mi scuso se non mi sono espresso chiaramente in precedenza ;)
Io ho visto le prime tre stagioni e mi ha stregato.. veramente! Non c'è la risata facile alla Griffin (spesso basata su peti o rutti poi) ma c'è una ironia amara, per non parlare della malinconia di fondo..
RispondiEliminaCome sempre, grazie per la tua opinione, Doc. Continuerò a guardarla con la tua stessa speranza allora.
RispondiEliminaVista 2 volte ormai, e mi sa che presto procederò alla terza dato che ogni volta si nota qualcosa di nuovo.
RispondiEliminaSarebbe troppo facile fare degli spoiler anche involontari, quindi basta dire che rimane una serie stupenda sotto quei punti di vista che contano davvero, in particolare accadono una serie di cose davvero incredibili per il nostro cavallo antropomorfo preferito che, proprio alla fine, se ne accorge.
Rispetto alle stagioni precedenti ci può essere meno di qualcosa ma c'è anche molto più di qualcos'altro.
Bisogna pensarci un attimo alla battuta delle Carrie, giusto immaginarla o ascoltarla in inglese, riflettere sull'assonanza e ovviamente applicarla al contesto, o almeno è come la ho interpretata.
Bojack come tutte le belle storie ha un arco narrativo, una parabola di nonsense, depressione, cattiveria e, molto probabilmente, rivalsa, vorrei che durasse per più tempo possibile, ma, se la qualità rimane (speriamo fortissimo) questa, durerà il giusto.
P.S.: Doc, la truppa dei debosciati è sempre qui ;)
Thanks.
EliminaE vado per la seconda visione anch'io, sono già in astinenza.
La quarta stagione di BoJack è il serial migliore che abbia visto negli ultimi mesi (forse nell'ultimo anno), Rick & Morty incluso. Binge watched during the week end.
RispondiEliminaStasera attacco la stagione due di The Expanse.
Avevo visto i primi episodi della prima stagione e mi ero arenato. Da qualche giorno ho ripreso e mi sono finito la prima stagione.
RispondiEliminaBoJack è una serie non comune perché finge. Finge di non volersi prendere sul serio, finge continuamente di essere un'altra cosa, finge che i suoi personaggi siano solo stereotipi pronti a farti ridere o ringere con tocco animalesco. Questo fingere si sgretola quando incominci a guardare la serie dopo una brutta giornata. Vedi che sotto l'aspetto animalesco e surreale di molti personaggi c'è tanto di umano, tanto di reale più che in quelle serie di merda che fanno su Fox Life "coi sentimenti".
BoJack alla fine della prima stagione chiede due volte a Diane se è una brava persona perché ha bisogno di qualcuno che lo assolva e lo fa in modo vero senza essere stucchevole, pomposo o per forza drammatico. Ci sono eserciti di sceneggiatori che si sognano una scrittura così efficace e realistica e stiamo guardano un cartone animato do a parlare è un cavallo antropomorfo star in declino di Hollywood.
E aspetta di arrivare alla stagione 2 ;)
EliminaSPOILER
RispondiEliminaStagione pazzesca, andrò subito in rewatch, puntate come la seconda e l'undicesima sono pugnalate tremende.
Temevo che arrivassero in ritardo per sfruttare il traino delle elezioni, ma fortunatamente sono stato smentito (Woodchuck Bergovitz e le sue mani mi hanno steso).
È indicativo del cambiamento il finale, nelle prime tre avevamo avuto sempre il tema della corsa e della fuga (il babbuino che fa jogging, la mandria di cavalli), ad indicare che BoJack non desiderava altro che cambiare, forzosamente, la sua vita. Qui abbiamo per la prima volta un BoJack sereno, tranquillo, speranzoso. Lo ha meritato.
Altra cosa che ho apprezzato è stato lo squarcio sul passato e vedere come BoJack abbia preso da entrambi i genitori: la natura gigiona ed egoistica del padre e il pessimismo disilluso dalla madre - sei BoJack Horseman, e non esiste cura per questo-.
Ora vado, ho una sessione di allenamento con i dentisti clown idrofobi che mi aspetta.
Doc, io l'ho appena iniziata, quindi salto a delfino tutto il post e lo leggo dopo stagione 3.
RispondiEliminaAnche a me non fa impazzire lo stile di animazione. Che d'altra parte è funzionale al tono, parecchio cinico e amaro. Che non è tanto la mia tazza di tè, anche se alcuni spunti mi sono molto piaciuti.
Vediamo come evolve
A me, che soffro di depressione da ormai 10 anni, il sesto episodio mi ha devastato. Tutti i pensieri che ronzano per la testa di BoJack sono praticamente quasi tutte le cose che continuano a girarmi in testa. Il finale, dove mente a Hollyhock, una batosta.
RispondiEliminaFine della seconda storia triste.
Bojack e' ognuno di noi alla fine del giorno, mentre spegni le luci di casa e guardi il passato e trattieni il respiro. Ogni nuova puntata una piccola perla di dolore da ferite che trovano un senso . Un grande abbraccio Doc .
RispondiEliminaDemi-bingiata in due sessioni.
RispondiEliminaVoglio la quarta. Ieri.
Quinta, pardon. Lapis.
EliminaHo visto la prima stagione, non mi ha acchiappato per niente. Ho provato con la seconda, ancora meno, non riesco proprio ad farmela piacere. La parte grafica non mi colpisce, ma anche le prime stagione dei simpson erano disegnate coi piedi. Ma erano fantastiche. Bho.
RispondiEliminaDopo la cupa conclusione della terza stagione, il bello di questa nuova serie è che restituisce a Bojack una responsabilitè e dignita d'azione. Mentre prima era praticamente diventato l'antagonista involontario di sé stesso, una persona che faceva del male agli altri senza rendersene conto o desiderarlo realmente, ora finalmente riesce ad esercitare una sua volontà, al netto di tutti i traumi e le delusioni del passato, cercando effettivamente di fare del bene.
RispondiEliminaEd è bello vedere i suoi tentativi così goffi dare, una volta tanto, dei frutti.
Anche gli altri personaggi hanno avuti degli sviluppi interessanti (ci sarebbe tanto da dire su PC, Todd, etc.), e nel complesso abbiamo avuto una notevole girandola di eventi.
Per finire, in tutto questo c'è stato anche spazio per qualche battuta. Quella sul melone Honeydew mi ha messo KO: “It’s the worst part of everything it’s in. It’s like the Jared Leto of fruits!”
Felice che non stiano steccando!
RispondiEliminaBella la 4a, me la sono divorata in un paio di giorni. L'unico appunto: a parere mio il "rientro" di Bojack è stato un pò...frettoloso? Mi ha dato quell'idea. Intendiamoci: le dinamiche dei parenti (splendida la penultima puntata incentrata sulla madre) sono mixate bene a tutto il resto, ma il ritorno di Bojack ad Holliwoo mi è parso un pò in sordina rispetto a come era finita la 3a stagione: si tratta pur sempre del protagonista.
RispondiEliminaAnche a me le prime due puntate sono piaciute meno. Dalla terza in poi si riprende.
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