iBoy (2017)
Tratto da un romanzo del 2010 di Kevin Brooks con lo stesso titolo, iBoy è un film nominalmente di fantascienza prodotto da Netflix e interpretato da Maisie Williams (l'aspirante ninja fu-fu Arya Stark di Game of Thrones) e da quel clone in miniatura di Chris Evans con le recchie a coppino lì, Bill Milner (il giovane Magneto di X-Men - L'Inizio). Una pellicola che in realtà va infilata dritta nel faldone dei film di super-eroi, in quanto incentrata su un giovane vigilante (nella lingua di Arrow: vigiléndi) con il nome e le origini più improbabili dopo Giovinazzo l'Uomo-Tafano. Gli hai dato cinque lire di confidenza perché durava poco (siamo sotto l'oretta e mezza) e perché volevi vedere quanto stupido potesse essere un film in cui il solito studente sfighé riceve dei super-poteri perché gli esplode in faccia un telefonino e dei pezzi di quello smartcoso gli si conficcano nel cranio. No, davvero. La risposta? Premessa scema a parte, non è un film così stupido, e non c'è la minima traccia di umorismo e gigioneggiate [...]
Hey girls, iBoys, Superstar DJs, Here we go. "iBoy" è esattamente il nome da pirla che si sceglierebbe un rEgazzino bullizzato a scuola e invaghito della compagna di classe carina (vabbè) quando all'improvviso diventa un tecnopate in grado di interfacciarsi con qualsiasi dispositivo digitale, vedere la matrice, hackerarti pure la radiosveglia. Praticamente un incrocio tra il videogioco Watchdogs e il Mago Silvan. Origini ai confini della caricatura, dunque, fermo restando che son cinquantacinque anni che ci sciroppiamo uno che fa tutte quelle cose perché l'ha morso un ragno, per dire. Il punto è che con una sinossi del genere, e con un titolo ruffianoscemo così, iBoy avrebbe impiegato molto meno di due secondi a diventare un Il computer con le scarpe da tennis degli anni 10, un Il ragazzo invisibile londinese wassup bro bellaraga di 'sto cockney.
Magari con una mezza riflessione a ufo sulla pervasività degli smartcosi che sanno tutto di noi, da puntata illegittima di Black Mirror. E invece in iBoy non c'è l'ironia e non ci stanno riflessioni sociotecnologiche. Una fotografia freddissima, da pubblicità della vodka, abbraccia le vite di questi ragazzi di un palazzone popolare londinese circondato dai grattacieli volto nuovo della metropoli. iBoy è una storia di violenza e vendetta, perché a questo Peter Parker dell'angleterra non gliene frega una well-loved di aiutare gli altri e tutto il resto del manuale del giovane supertipo. Vuole colpire chi ha fatto del male a una persona a lui cara, e si mette d'impegno per riuscirci.
Così, pure se abbiamo sul bancone tutti gli ingredienti da supergiovane, compreso l'essere un orfano allevato da un parente molto più grande di lui (va' Miranda Richardson!), Tom ti diventa in tempo zero un determinatissimo vigilante digitale, un vigitale. E lì, con quella cazzimma grim & gritty da produzione inglese, iBoy avrebbe pure di che campare, sembra quasi trovare una sua ragione d'esistere, molto più prossimo concettualmente e in un paio di casi anche nel reparto costumi a un Lo chiamavano Jeeg Robot che a un Amazing SpiderCiuffo qualsiasi. Anche perché pur sempre di un film con budgettino di fichi secchi parliamo.
Peccato per quel finale squallido - nonostante un sempre apprezzabile Rory Kinnear, il primo ministro filosuino di Black Mirror - con quella pistola che passa di mano come in una gag da La pallottola spuntata. E peccato pure che non ci sia altro, sotto quel pagherete caro, pagherete tutto da giovine incazzatissimo e spietato. D'altra parte, se sei un rEgazzino preso a calci dalla vita, fanno qualcosa di molto brutto a chi ti sta vicino e scopri contestualmente di essere digitalmente onnipotente, vuoi che la vendetta non sia la prima cosa che ti passa per la testa? Da grandi poteri derivano grandi chitemmù.
Guardabile, dalle parti del sei meno meno, il che è già molto più di quanto ti aspettavi da un film con un titolo e una sinossi così di-ridere. Con un piccolo sforzo in più, e un finale diverso, veniva fuori decisamente messo meglio, ma ci sono dei modi molto più noiosi per trascorrere un'oretta e mezza sostanzialmente aggratise. Nel senso che no, non è per vedere iBoy che stai pagando l'abbonamento a retepellicole.
Hey girls, iBoys, Superstar DJs, Here we go. "iBoy" è esattamente il nome da pirla che si sceglierebbe un rEgazzino bullizzato a scuola e invaghito della compagna di classe carina (vabbè) quando all'improvviso diventa un tecnopate in grado di interfacciarsi con qualsiasi dispositivo digitale, vedere la matrice, hackerarti pure la radiosveglia. Praticamente un incrocio tra il videogioco Watchdogs e il Mago Silvan. Origini ai confini della caricatura, dunque, fermo restando che son cinquantacinque anni che ci sciroppiamo uno che fa tutte quelle cose perché l'ha morso un ragno, per dire. Il punto è che con una sinossi del genere, e con un titolo ruffianoscemo così, iBoy avrebbe impiegato molto meno di due secondi a diventare un Il computer con le scarpe da tennis degli anni 10, un Il ragazzo invisibile londinese wassup bro bellaraga di 'sto cockney.
Magari con una mezza riflessione a ufo sulla pervasività degli smartcosi che sanno tutto di noi, da puntata illegittima di Black Mirror. E invece in iBoy non c'è l'ironia e non ci stanno riflessioni sociotecnologiche. Una fotografia freddissima, da pubblicità della vodka, abbraccia le vite di questi ragazzi di un palazzone popolare londinese circondato dai grattacieli volto nuovo della metropoli. iBoy è una storia di violenza e vendetta, perché a questo Peter Parker dell'angleterra non gliene frega una well-loved di aiutare gli altri e tutto il resto del manuale del giovane supertipo. Vuole colpire chi ha fatto del male a una persona a lui cara, e si mette d'impegno per riuscirci.
Così, pure se abbiamo sul bancone tutti gli ingredienti da supergiovane, compreso l'essere un orfano allevato da un parente molto più grande di lui (va' Miranda Richardson!), Tom ti diventa in tempo zero un determinatissimo vigilante digitale, un vigitale. E lì, con quella cazzimma grim & gritty da produzione inglese, iBoy avrebbe pure di che campare, sembra quasi trovare una sua ragione d'esistere, molto più prossimo concettualmente e in un paio di casi anche nel reparto costumi a un Lo chiamavano Jeeg Robot che a un Amazing SpiderCiuffo qualsiasi. Anche perché pur sempre di un film con budgettino di fichi secchi parliamo.
Peccato per quel finale squallido - nonostante un sempre apprezzabile Rory Kinnear, il primo ministro filosuino di Black Mirror - con quella pistola che passa di mano come in una gag da La pallottola spuntata. E peccato pure che non ci sia altro, sotto quel pagherete caro, pagherete tutto da giovine incazzatissimo e spietato. D'altra parte, se sei un rEgazzino preso a calci dalla vita, fanno qualcosa di molto brutto a chi ti sta vicino e scopri contestualmente di essere digitalmente onnipotente, vuoi che la vendetta non sia la prima cosa che ti passa per la testa? Da grandi poteri derivano grandi chitemmù.
Guardabile, dalle parti del sei meno meno, il che è già molto più di quanto ti aspettavi da un film con un titolo e una sinossi così di-ridere. Con un piccolo sforzo in più, e un finale diverso, veniva fuori decisamente messo meglio, ma ci sono dei modi molto più noiosi per trascorrere un'oretta e mezza sostanzialmente aggratise. Nel senso che no, non è per vedere iBoy che stai pagando l'abbonamento a retepellicole.
iBoy
Recensito da: DocManhattan Data: Jan 31 2017
Voto:
Recensito da: DocManhattan Data: Jan 31 2017
Voto:
Non l'ho ancora visto e vorrei vederlo..ma mi pare la reazione più umana possibile , per un protagonista con quell'età, quella di volersi vendicare...realistica come potrebbe essere la reazione di lo chiamavano Jeeg Robot per un disgraziato della periferia di Roma.
RispondiEliminaDi certo uno che ottiene super poteri nel 99% dei casi non si mette una maschera di pipistrello/di ragno per andare a menare i criminali XD
Doc certo che hai fegato a vedere ste cose eh :-D
RispondiEliminadopo "la guerra dei cloni" il Doc digerisce direttamente anche un panino col poroton
EliminaCome ho scritto, bisogna trattenere la risata sul nome e sulle origini del protagonista, ma per il resto è guardabile. Per i miei standard, molto più di altra roba fatta con budget cento volte (letteralmente) superiore. :)
EliminaCioè gli esplode un telefono in faccia e quindi diventa un robot tipo? Wow..... Doc mo lo guardo!!!
RispondiEliminaSto provando a vedere The OA su Netflix. Ho visto la prima puntata ed effettivamente ha tanti cambi di rotta e mentre mi causava una serie potente di alzate di sopracciglio mi ha comunque stimolato a vedere la seconda.
RispondiEliminaVediamo se riesco a finirlo.
droppata a metà serie, letta la sinossi di dove va a parare e.....graaaaande bluff guarda prova ma una porcata a mio avviso
Eliminaè una serie che si fa guardare fino alla fine...solo per vedere quanto in basso nel wtf e nel ridicolo possa scendere.
EliminaNew Age da discount e ore buttate via.
EliminaRaramente mi sono visto tutta una serie solo per vedere dove andava a parare nonostante lo sospettassi e nonostante non fossi convinto.
Il problema è che gli autori sono stati molto furbi, hanno piazzato rivelazioni col contagocce nei punti giusti, hanno fatto crescere interesse attorno a un concetto misero misero, che di suo è già un'impresa, hanno messo sul piatto un cattivo interessante per poi... mandare tutto in vacca col finale più telefonato, banale e pretestuoso potessero tirar fuori.
Odioso, davvero, alla fine ti monta la rabbia: verso gli autori per come hanno gestito quel m&£ç@ di finale e verso te stesso che ti senti derubato di 8 ore di vita.
Drakkan fatti un favore e lascia perdere, sul serio.
Bé dai, il finale non spiega tutto tutto. Primo: come ha fatto a guarire da quella cosa li. Secondo: dov'è stata tutto il tempo prima del grande ritorno.
EliminaRagion per cui, se dovessero farla (dubito), mi guarderò la seconda serie.
Ci sta che il finale non spieghi tutto-tutto, non lo pretendo anzi mi piace che qualcosa resti in sospeso e concettualmente a discrezione dello spettatore.
EliminaCioè, a me è piaciuto pure il finale di Lost, vedi tu...
Quello che m'infastidisce è la totale inutilità della storia una volta giunta alla fine: non ti lascia niente, un finale ridicolo, svuota tutta la serie di contenuti (parere personale eh?)una delusione pazzesca. Felice che almeno a te abbia lasciato un minimo interesse, buon per te davvero, io mi sento solo derubato del mio tempo.
Oh succede.
Ci mancherebbe, la delusione per il finale ci sta. Ma il fatto che comunque ti sia visto tutte le puntate fino alla fine vuol dire che la serie non è da buttar via. Almeno, non completamente.
EliminaNon è stato malaccio,come hai detto tu mi ha ricorda parecchio Lo chiamavano Jeeg Robot (come concetto,non come qualità).
RispondiEliminaStoria di superpoteri ambientata nello squallore della giungla urbana dei quartieri malfamati.
Non conta che sia periferia romana o cockney,conta il desiderio di voler uscire da quello squallore di quelle vite e l'usare i neo acquisiti superpoteri per il proprio tornaconto,che sia arricchimento come in Jeeg o vendetta come in iBoy.
Personalmente come produzione Netflix sui supereroi l'ho trovata molto più apprezzabile di quella cavolata di Luke Cage.
Chissà quanti supereroi sono nati col Samsung Galaxy Note 7 che esplodeva XD
RispondiEliminaNon l'ho visto, ma un certo rimando a Lo Chiamavano Jeeg Robot è evidente fin dal trailer. Magari me lo recupero. E niente, era per dire che per una volta sono e saranno "gli altri" ad assomigliare ad una innovativa produzione italiana :)
RispondiEliminaLa battuta sul "vigitale" mi è sembrata una di quelle battute che fa Crozza quando imita Mentana, con successiva risata e scuse.
RispondiEliminaQuesto per dire che mi ha fatto rotolare sul pavimento appena l'ho letta.
"Da grandi poteri derivano grandi chitemmù"...applausi a scena aperta!!!
RispondiEliminaL'ho intravisto proprio ieri sera scorrendo la lista delle news di netflix, magari a tempo perso uno sguardo glielo concedo.
Telefoni che esplodono? Il mondo dovrebbe essere pieno di iboy dopo questo 2016
Vista l'altro giorno, pensando di metterla mentre facevo un pisolo sulla poltrona.
RispondiEliminaInvece mi ha tenuto sveglio.
Mi ha divertito e intrattenuto.
Ciliegina, un accenno ad un momento fondamentale de "Il ritorno delle Jedi". Ovviamente senza la voce di JEJ e con battute molto piu' grevi... :P
Il regazzino che siccome c'ha i suppapowah anziché diventare superhirotelefunken vuole fare il supermazzo a chi gli stà é una bella pensata, ma mi sembra di capire che qualche problema nel finale ci sia, peccato, però penso che lo guarderò lo stesso se capita.
RispondiEliminaInvece tre giorni fa ho visto The Boy and The Beast, un cartone molto bello che mi ha perfino sorpreso, Doc, prova a darci un occhio se ti capita.
Ok. In pratica il "Cyberpunk", ma con gli innesti "per caso"...
RispondiElimina"Cyberrandom"! :D
In ogni caso questo ragazzino è un cretino,puoi accedere all'internetto a preferenza?
RispondiEliminaMini bitcoin come se non ci fosse un domani e ingaggi un sicario sul Dark Web,problem solved!
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSe per le serie Netflix Original ho 80 su 100 ottime aspettative (non tutte ripagate), questi film scrausi mi lasciano uno dopo l'altro l'amaro in bocca, mi sembrano tutti mero riempitivo per il catalogo e nulla più.
RispondiEliminaQuesto non mi attira proprio...
OT: Dal 1 Febbraio sarà disponibile a catalogo il film di Ratchet & Clank, finalmente potrò vedermelo, e non dimenticate di settare l'inglese.
#ciaone FaviJ