Ascension e l'analisi del finale di Westworld (no spoiler)

Oggi, nel Circolino dei Telefilm, parliamo di questa miniserie del 2014 di SyFy con Tricia Helfer, Ascension, che poteva essere il nuovo Battlestar Galactica (ma non lo è stato) e del discusso finale di Westworld. Niente spoiler su Ascension, la parte spoilerosa di Westworld è invece nascosta sotto l'apposito tastino, perciò tranZillissimi [...]

Cosa sarebbe successo se JFK avesse spedito nello spazio cinquant'anni fa una gigantesca astronave diretta verso Proxima Centauri? Se in gran segreto una piccolissima fetta d'America fosse stata mandata nello spazio a morire, ma con la consapevolezza che i loro figli avrebbero visto un giorno un nuovo mondo? Miniserie in sei episodi (ma trasmessi da SyFy nel 2014 in tre serate) ora su Netflix, Ascension ha questo spunto intrigante per quanto pochissimo credibile - un'arca del genere decollata senza farlo sapere a nessuno? - e meriterebbe la visione anche solo per il sempre marmoreo culo di Triciona Helfer che si intravede per mezzo secondo alla fine della prima puntata. Tutta la prima parte (episodi 1 e 2) si sviluppa attorno alla morte di una ragazza, una Laura Palmer dello spazio, nata a bordo della Ascension.

La narrazione percorre quindi due binari: cosa avviene sul nostro mondo, oggi, quando un uomo, figlio di uno degli artefici del progetto, viene messo a conoscenza del segreto, e quanto succede sulla Ascension, dove il primo omicidio dalla partenza sconvolge il già precarissimo status quo di questi poveri tizi che sono vestiti ancora come negli anni 60 e che non sanno una mazza di quanto è successo in loro assenza sul nostro pianeta ("Non sanno chi sono i Clash". Ma per loro fortuna manco chi sono le Spice Girl). E fin qui il tutto sembrerebbe una versione semplificata e in scala ridotta di Universo (Orphans of the Sky) di Robert A. Heinlein, con la sua nave generazionale, miscelata con il vero Progetto Orion, portato avanti negli USA alla fine degli anni 50 per spedire la gente su un altro pianeta grazie alla propulsione nucleare. Ma alla fine della prima parte (episodio 2) di Ascension arriva il plot twist e le cose si fanno decisamente più interessanti. Per un po'.

Il finale, con il vero scopo della missione e il destino di una ragazza nata a bordo che, per amor di suspense, ha proprio quel nome, ti ha sgonfiato tutte e cinque le ruote (quella di scorta compresa), lasciandoti voglia zero di vedere altre puntate di Ascension. Il che rappresenta peraltro un falso problema, perché SyFy ha staccato la spina alla fine di questa prima miniserie, passando ad altre produzioni fantascienze come l'interessante The Expanse. Però i primi due episodi di Ascension meritano. Basta arrivare fin lì, prenderli come un film da un'ora e mezza e tirar giù la saracinesca. Tricia Helfer santa ieri, comunque, a prescindere.

E passiamo a Westworld, alla sua raffica di sorpresoni-spiegoni con cui si è chiusa questa prima stagione in dieci episodi. E siccome è impossibile parlarne senza scendere nel dettaglio, chiedi cortesemente alla regia di uscirti il tastino spoiler, grazie. 

No, non c’eri arrivato. Non ti aspettavi che l’uomo in nero di Ed Harris fosse William/Billy trent’anni dopo, amareggiato, incazzato e ricchissimo, dopo aver preso in mano le redini dell’azienda del suocero e aver acquistato una grossa fetta di Delos e del parco Westworld. E no, non avevi letto le teorie che giravano su Internet, per la semplicissima ragione che non ti piace leggere cosa gli altri pensano succederà in un telefilm, perché ti toglie tutto il divertimento. Specie dopo che un superfan di questi perdigiorno da Reddit ti ha spoilerato settimane fa il cacchio di plot twist di Bernard, ammazzandoti mezza stagione così, in uno schiocco di dita. Ricapitolando, le ultime puntate di questa prima stagione ci hanno raccontato che:
- Dolores ha rivissuto nella sua testa, parlando presumibilmente da sola, l’incontro con Billy trent’anni prima; la storia seguiva quindi due piani temporali distinti.
- Bernard è una copia di Arnold, il socio di Ford, che per fermare l’apertura del parco ha messo su il massacro di “Wyatt”: Wyatt, l’unico personaggio mai incontrato dall’uomo in nero nel parco, non è mai esistito e la sua “programmazione” è stata infilata nella testolina di Dolores. Arnold si è fatto uccidere, attivando il programma killer con quel grammofono, per dimostrare la pericolosità degli host/residenti e quindi fermare il baraccone. Risultato del suo sacrificio: se ne sono sbattuti il belino, sciòmastgoòn, e l’amico l’ha rimpiazzato con un sosia robotico. Domanda: non c’è più in giro nessuno dai tempi dell’apertura che abbia conosciuto il desaparecido Arnold e si domandi che ci fa in giro per le sale di controllo trent’anni dopo un suo clone giovine con un altro nome? Boh.
- Tutta la storia del labirinto era, come ovvio, una metafora. Ford ha instillato in alcuni dei suoi pupilli, Dolores, Bernard e Maeve, i semi dell’autocoscienza. E ha lasciato che soffrissero, venissero uccisi e stuprati a nastro per anni e anni, non perché è un vecchio sadico bastardo (è solo un vecchio sadico assassino), ma perché in qualche modo genuinamente convinto che il dolore li avrebbe aiutati ad affrancarsi dalle proprie catene. Il che è poi successo, se non fosse che a) Dolores lo uccide alla fine prendendo la stessa pistola con cui ha ammazzato Arnold, l’oggetto che ha messo in moto tutto il suo flashbackone nell’amabile dialogo con se stessa, senza essere spinta a farlo stavolta dalla musichina, vero. Però più che una ginoide che acquisisce l’autocoscienza e vuole liberarsi da chi la tratta come un incrocio tra una schiava e una bottiglia in pet riciclabile al 100%, sembra una tizia invasata che sente una voce nella testa (la propria, anche se ci mette una vita per capirlo) e risponde comunque a una programmazione. b) La stessa Maeve, che sembra ed è l’host più indipendente e intraprendente, mette in piedi la sua rivolta con un esercito formato da, uh, due individui, ma sta rispondendo come le mostra Felix a un set specifico di istruzioni. È tutto scritto, rivoluzione inclusa. E il libero arbitrio allora dove sta? Lo scopriremo nella seconda stagione, visto che non è ancora chiaro da che parte voglia stare Bernard ora che tutto il contenuto della cella frigorifera dei vecchi modelli ha circondato gli ospiti della seratona di Ford e vuole farli presumibilmente a fettine. Ah, che Ford sarebbe uscito di scena in questo finale era scritto nelle stelle. Ma più che altro nel contratto, visto che Hopkins aveva firmato per una sola stagione.
- Armistice, la tizia col tatuaggio gigante del serpente (la norvegese Ingrid Bolsø Berdal, che sembra tipo una fratocugina di Charlize Theron), è decisamente la tipa badass televisiva dell’anno.
- Charlotte, la executive stronza che voleva far fuori Ford, togliendogli il controllo creativo del parco, ha parlato più volte di una versione più semplice di Westworld in arrivo per il loro pubblico. Il che presumibilmente includeva il pensionamento forzato di molti host e/o l’allargamento dell’offerta a nuovi mondi tematici, come testimoniato da quei samurai in uno dei laboratori. “È complicato”, dice Felix a Maeve, ed è una strizzatona d’occhio al film del ‘73, visto che ne Il Mondo dei Robot/Westworld oltre al selvaggio West con Yul Brynner c’erano pure le altre sezioni di Delos, l’antica Roma e il Medio Evo. Avrebbe senso mostrare nel futuro di questa serie altre ambientazioni? You don’t think so. Anche perché, al di là del fatto che narrativamente parlando c’è già fin troppa carne al fuoco, la vedi difficile rendere credibile un Giappone medievale lì in quel grosso spicchio di Monument Valley sottratto in qualche modo alla collettività per farci un pacco per straricchi. E, allo stesso tempo, poco economico costruire e testare lì i samurai per poi spedirli da un’altra parte.
- C’è un altro omaggio al film nel season finale: la scena in cui i tizi della sala di controllo restano bloccati lì. Nel film schiattavano per mancanza d’ossigeno.
- Tirando le somme, hai trovato questa prima stagione discreta. Con dei bei momenti, alternati a delle fasi eccessivamente lente e una sospensione dell’incredulità mandata più volte in gita fuoriporta. Ma quello, lo ripeti, è il meno in una serie con queste premesse. Ti è rimasta la voglia di guardare la seconda stagione, quando arriverà (ci vuole il 2018)? Beh, sì. Soprattutto dopo questo finale. Solo che ora che i buoi sono fuggiti dalla stalla, letteralmente, il rischio vaccata, evitato più volte in questi dieci episodi, resta concretissimo. Vedremo
- Ah, è comunque un peccato che Lili Simmons si sia vista così poco. Non potevano scegliere direttamente lei come prima Clementine? Mah.

Ok, peoplefromIbiza, sapete come funziona il Circolino: cosa ne pensate di queste serie? Quali altre serie state seguendo? Come vanno? NIENTE SPOILER. Se necessario, usate SEMPRE il tag [ROVINATORE] a inizio commento, lasciando un po' di righe vuote sotto prima di iniziare a scrivere. Chi sgarra non solo rimedia coppini digitali sulla nuca, ma rischia il ban a vita, ché qui non siamo come quei selvaggi su Facebook che non se ne fregano di niente e di nessuno, no? No.