Il Buio in Sala di Leo Ortolani, Cassidy Omnibus, Dragonero le Origini, Low
Puntata infrafinesettimanale di Microletture, che prende il posto del consueto Sondaggismo, per una ragione molto semplice: parlare subito di questi venti chili di fumetto, divisi in modo diseguale in quattro volumi, così poi li puoi archiviare. Di che si tratta? Dell'attesissimo volume con le recensioni di Leo Ortolani sui film, Il Buio in Sala; dell'Omnibus con le prime sei storie della mini Bonelli Cassidy, di Pasquale Ruju; del librone a colori con la prima storia di Dragonero, Le Origini; del primo volume di un fumetto di Rick Remender che ti ha fatto prendere un coccolone (ed è molto bello. Il fumetto, non il coccolone), Low. Vamonos! [...]
A Leo Ortolani vogliamo tutti bene. Ma tutti, eh. Ché è il più grande autore comico nostrano degli ultimi vent'anni, e per vent'anni te e i fan della prima ora come te se lo sono goduto al massimo. Tutti quei numeri di Rat-Man, Venerdì 12, le parodie. Hai sempre pensato, però, che Leo potesse avere anche di più. Raggiungere quel pubblico da libreria che legge Zerocalcare e non compra altri fumetti. Hai sempre trovato profondamente ingiusto - su una scala da zero a gente che non comprava Lukas - che il suo libro Due figlie e altri animali feroci non sia diventato un bestseller e un caso editoriale di potenza medjugorje, visto quanto era divertente E profondo. Tutto questo per dire che sei ultrafelice che con le recensioni dei film nerd il Leo stia facendo il giro dell'Internet, anche tra i non fedelissimi, e che queste abbiano portato al libro in oggetto. Una raccolta di tutte le risate fatte con le recensioni apparse sul suo blog, più diverse inedite, realizzate per l'occasione. Quella su Valhalla Rising di Refn, per dire, c'ha una gag clamorosa. Non vedrete mai più allo stesso modo gli anziani in fila alla posta.
Si può essere d'accordo o meno con un punto di vista su un film, lo sappiamo, e tutta la cosa delle recensione è partita del resto dal fatto, come spiega lo stesso Leo nell'introduzione, che non gli era piaciuto Avengers e si sentiva solo al mondo. Oh, nessuno è perfetto. Ma leggere questo tipo di recensioni è una cosa che prescinde da qualsiasi gusto personale: ci si siede e si ghigna gino alla fine. Un'ultima nota, un piccolo dettaglio, tanto sapete tutti che figata astrale sia questo libro (e se non lo sapete sappiatelo, e accattatevillo): una cosa che ti fa impazzire dei fumetti di Leo è che se c'è una canzoncina, la riproduce onomatopeicamente alla perfezione. Il coro dei pompieri di Altrimenti c'arrabbiamo? Ci sono tutti i bom bobbo-bom e i lalla lalla lalla al posto giusto. Respect.
Capolavorò. Peccato per lo scivolone di stile di far scrivere una delle prefazioni (le altre le hanno disegnate Zerocalcare, RRobe e Giacom Bevilacqua) a quel cialtrone lì, ma che ci vuoi fare.
Cassidy è una miniserie Bonelli scritta da Pasquale Ruju, 18 numeri pubblicati tra il 2010 e il 2011. In questo primo Omnibus dei tre previsti sono raccolte le prime sei storie di Raymond Cassidy, a spasso per gli USA degli anni 70 a bordo di una Dodge Aspen. Solo che Ray non è un eroe Bonelli come tanti, anzi, non è manco un eroe. È un rapinatore, un criminale con un suo senso dell'onore, che però non gli impedisce di ammazzare un sacco di gente a sangue freddo quando potrebbe diventare un pericolo. Un gangster tornato in vita grazie a un etereo figuro dopo esser stato imbottito di piombo, e con 18 mesi davanti a sé per "mettere a posto le cose", di qualunque cosa si tratti. Un criminale da film francese degli anni 70, anche bello feroce, solo che qui siamo in Arizona, a Las Vegas e in California.
La serie aveva il grande pregio di presentare una trama completamente orizzontale: ciascun numero si chiudeva con il cliffhanger che lo legava al successivo, il che rende la lettura di questo mastodontico cartonato molto scorrevole. Le storie sono piacevoli e anche il mood anni 70 è sfruttato discretamente bene, giusto con qualche nota stonata (il discorso delle Harley che voglion dire libertà, in bocca al figlio di Ray). Lo stile dei disegni in questi sei numeri è piuttosto eterogeneo. Ti sono piaciuti molto quelli di Maurizio Di Vincenzo (numero 1), i neri "vintage", da fumetto italiano anni 70, di Gianluigi Gregorini (no. 4) e il tratto di un bravissimo Andrea Borgioli (no. 5).
Un fumetto d'intrattenimento divertente, che si legge tutto d'un fiato nonostante le 600 e passa pagine, con un personaggio bonelliano diverso dal solito. Ah, tra parentesi, uno di questi giorni devi spiegare in quali condizioni folli riesci a leggere la sera a letto per non svegliare il piccolo terremoto.
La prima storia di Dragonero, il romanzo a fumetti da cui tutto è partito, riproposto in un volume cartonato a colori disponibile da molti mesi, ma che sei riuscito a leggere solo ora. La storia di Vietti ed Enoch, disegnata da Matteoni e ora arricchita dai colori di Francescutto, è una classica avventura fantasy, con tanto di party variegato e mostrone finale da stendere. Però è una gran bella storia. Scritta con passione e disegnata benissimo. Introduce i protagonisti di quella che diventerà poi la serie di Dragonero, presenta il loro mondo, ti trascina per 320 pagine in un'altra dimensione. L'unica cosa che non ti è piaciuta sono le battute acide di Alben il luresindo, soprattutto quando zittisce la sorella di Ian in quel modo, ma oh, gli anziani. Sapete come sono fatti.
Ti ha fatto strano inoltre ritrovare il concetto di Barriera e di Estranei di GoT riproposto con il Vallo ai confini dell'Erondar, ma anche Ciccio Martin ha preso in prestito tanti elementi dal fantasy classico, ci sta. Il fantasy, del resto, è questo genere con tanti paletti già piantati, tanti elementi già noti a tutti. Perciò non c'è bisogno di spiegare più di tanto chi sia un orco, che carattere abbiano gli elfi dei boschi o quanto incazzoso sia un coboldo che non ha ancora mangiato. La bravura di un autore fantasy sta nel riproporre il tutto in un'altra veste (Terry Brooks) o arricchendolo con altri elementi, come la tecnologia e i macchinari di Dragonero, le sue cavalcature volanti da Flash Gordon, le atmosfere a volte da western alla Tex.
Se non avete mai letto Dragonero, è il punto di partenza naturale. Ma va benissimo anche come volume a sé, visto che in quelle vesti è nata questa storia anni fa.
Dicevi all'inizio del coccolone. Stavi scrivendo Rim City, eri tipo alle prese con la sceneggiatura del terzo numero. Ti incuriosisce su Comixology la cover di un fumetto chiamato Low. Prendi il primo numero, lo leggi e quasi ci resti: un'altra storia che parte da un mondo sottomarino in cui l'umanità ha trovato rifugio. Storia che vira subito verso tutta un'altra piega, ma lo spunto di partenza ha almeno un paio di elementi in comune con Rim City. A quel punto potresti comprare anche gli altri, ma hai paura che questo ti possa spingere a cambiare la storia che vuoi raccontare. Così tiri dritto, e non lo fai. Hai letto il primo volume di Low, pubblicato dalla Star e contenente i primi sei numeri della serie realizzata per la Image da Rick Remender e Greg Tocchini, solo ora. Sì, fortunatamente l'idea della cupola è uno dei pochi veri punti di contatto, perché poi Low va in tutt'altra direzione. Phew. Del resto altro non era che una variazione del tema "mondo post-apocalittico, i sopravvissuti si infilano da qualche parte", non avevi mica inventato la ruota. C'è solo un'altra cosa, più avanti, che ti ha dato un brivido simile, ed è quel fatto dei libri. Ma pure lì: postapocalittico e conoscenze perdute vanno a braccetto da una vita.
Finito il tuo pippone sul perché Low e Rim City sono grazie al cielo due storie differenti, cosa ti è piaciuto di Low? Un po' tutto. Remender scrive dei dialoghi meravigliosi, una fantascienza a volte un po' criptica, ma mai scontata. Qui ci ha buttato dentro di tutto, dai gladiatori a un erotismo sfrenato, dai selvaggi alla Mad Max che vogliono le risorse e sono disposti a uccidere chi le controlla ai macchinari strani di un futuro remoto, però ogni cosa ha un minimo di personalità. È una serie, racconta l'autore nella prefazione, nata in un periodo in cui vedeva tutto nero, perciò la protagonista è un faro di positività, una donna che affronta con speranza qualunque porcheria il mondo le tiri in faccia. I disegni (e i colori) di Greg Tocchini sono invece, al contempo, uno dei punti di forza e il tallone d'Achille (tallone da killer) del volume. Ti spieghi: le tavole di Tocchini sono BELLISSIME, semplicemente bellissime, una roba da Alfons Mucha del fumetto di oggi, ma in termini di storytelling sono spesso un po' confusionarie, e si fa fatica a capire cosa stia succedendo. Il che stranamente contribuisce a rendere esotico il fascino della serie, vero, ma quando non si esagera.
Aaaanyway, gran bel fumetto, scritto da un autore che ha sempre qualcosa di interessante da dire, pure quando si tratta di mettere in piazza il proprio approccio con il problema "sono un dannato pessimista e non riesco a smettere". Sei a bordo anche per i prossimi volumi.
E a proposito di fantascienza bizzarra, mancano solo tre giorni alla fine della campagna del nuovo fumetto Radium, The Shadow Planet: daje (e fate girare il link, please).
Bene, deboscia, finito. Voialtri cosa state leggendo/avete letto negli ultimi tempi? Ah, dimenticavi:
Il Buio in Sala Bao, 17x24, 192 pagine, 17 Gigioni |
Si può essere d'accordo o meno con un punto di vista su un film, lo sappiamo, e tutta la cosa delle recensione è partita del resto dal fatto, come spiega lo stesso Leo nell'introduzione, che non gli era piaciuto Avengers e si sentiva solo al mondo. Oh, nessuno è perfetto. Ma leggere questo tipo di recensioni è una cosa che prescinde da qualsiasi gusto personale: ci si siede e si ghigna gino alla fine. Un'ultima nota, un piccolo dettaglio, tanto sapete tutti che figata astrale sia questo libro (e se non lo sapete sappiatelo, e accattatevillo): una cosa che ti fa impazzire dei fumetti di Leo è che se c'è una canzoncina, la riproduce onomatopeicamente alla perfezione. Il coro dei pompieri di Altrimenti c'arrabbiamo? Ci sono tutti i bom bobbo-bom e i lalla lalla lalla al posto giusto. Respect.
Capolavorò. Peccato per lo scivolone di stile di far scrivere una delle prefazioni (le altre le hanno disegnate Zerocalcare, RRobe e Giacom Bevilacqua) a quel cialtrone lì, ma che ci vuoi fare.
Cassidy Omnibus #1 (di 3) SBE, 18x24, 608 pagine, 25 proiettili |
La serie aveva il grande pregio di presentare una trama completamente orizzontale: ciascun numero si chiudeva con il cliffhanger che lo legava al successivo, il che rende la lettura di questo mastodontico cartonato molto scorrevole. Le storie sono piacevoli e anche il mood anni 70 è sfruttato discretamente bene, giusto con qualche nota stonata (il discorso delle Harley che voglion dire libertà, in bocca al figlio di Ray). Lo stile dei disegni in questi sei numeri è piuttosto eterogeneo. Ti sono piaciuti molto quelli di Maurizio Di Vincenzo (numero 1), i neri "vintage", da fumetto italiano anni 70, di Gianluigi Gregorini (no. 4) e il tratto di un bravissimo Andrea Borgioli (no. 5).
Un fumetto d'intrattenimento divertente, che si legge tutto d'un fiato nonostante le 600 e passa pagine, con un personaggio bonelliano diverso dal solito. Ah, tra parentesi, uno di questi giorni devi spiegare in quali condizioni folli riesci a leggere la sera a letto per non svegliare il piccolo terremoto.
Dragonero - Le Origini SBE, 19x26, 320 pagine, 28 khame adverte |
Ti ha fatto strano inoltre ritrovare il concetto di Barriera e di Estranei di GoT riproposto con il Vallo ai confini dell'Erondar, ma anche Ciccio Martin ha preso in prestito tanti elementi dal fantasy classico, ci sta. Il fantasy, del resto, è questo genere con tanti paletti già piantati, tanti elementi già noti a tutti. Perciò non c'è bisogno di spiegare più di tanto chi sia un orco, che carattere abbiano gli elfi dei boschi o quanto incazzoso sia un coboldo che non ha ancora mangiato. La bravura di un autore fantasy sta nel riproporre il tutto in un'altra veste (Terry Brooks) o arricchendolo con altri elementi, come la tecnologia e i macchinari di Dragonero, le sue cavalcature volanti da Flash Gordon, le atmosfere a volte da western alla Tex.
Se non avete mai letto Dragonero, è il punto di partenza naturale. Ma va benissimo anche come volume a sé, visto che in quelle vesti è nata questa storia anni fa.
Low #1 Star Comics, 17x26, 176 pagine, 15 polpi |
Finito il tuo pippone sul perché Low e Rim City sono grazie al cielo due storie differenti, cosa ti è piaciuto di Low? Un po' tutto. Remender scrive dei dialoghi meravigliosi, una fantascienza a volte un po' criptica, ma mai scontata. Qui ci ha buttato dentro di tutto, dai gladiatori a un erotismo sfrenato, dai selvaggi alla Mad Max che vogliono le risorse e sono disposti a uccidere chi le controlla ai macchinari strani di un futuro remoto, però ogni cosa ha un minimo di personalità. È una serie, racconta l'autore nella prefazione, nata in un periodo in cui vedeva tutto nero, perciò la protagonista è un faro di positività, una donna che affronta con speranza qualunque porcheria il mondo le tiri in faccia. I disegni (e i colori) di Greg Tocchini sono invece, al contempo, uno dei punti di forza e il tallone d'Achille (tallone da killer) del volume. Ti spieghi: le tavole di Tocchini sono BELLISSIME, semplicemente bellissime, una roba da Alfons Mucha del fumetto di oggi, ma in termini di storytelling sono spesso un po' confusionarie, e si fa fatica a capire cosa stia succedendo. Il che stranamente contribuisce a rendere esotico il fascino della serie, vero, ma quando non si esagera.
Aaaanyway, gran bel fumetto, scritto da un autore che ha sempre qualcosa di interessante da dire, pure quando si tratta di mettere in piazza il proprio approccio con il problema "sono un dannato pessimista e non riesco a smettere". Sei a bordo anche per i prossimi volumi.
E a proposito di fantascienza bizzarra, mancano solo tre giorni alla fine della campagna del nuovo fumetto Radium, The Shadow Planet: daje (e fate girare il link, please).
Bene, deboscia, finito. Voialtri cosa state leggendo/avete letto negli ultimi tempi? Ah, dimenticavi:
... a me è sempre parso di capire che al buon Leo fosse piaciuto Prometheus... è quello il problema! XD
RispondiEliminaIl tomone Bao di Leo Ortolani l'ho comprato senza alcuna esitazione, fa morire dal ridere. Per esempio la recensione di Daiard nella sua semplicità è geniale. Poi la copertina Variant è qualcosa di stupendo.
RispondiEliminaPer il resto ho un arretrato inquietante e mi devo dare una grossa calmata a coprare volumoni che non ho il tempo di leggere. Detto qusto mi attira molto il tomone bonelliano.
PS: "gente che non comprava Lukas" è stupendo.
PPS: per il prossimo sondaggio siamo d'accordo.
Io sto finendo, oltre a svariati libri tra cui cito giusto il finale, un po confusionario, dello strigo Geralt con "la signora del lago", coi fumettoni finisco il percorso con Enoch e Lilith mentre ho frenato molto su altri fronti avendo praaticamente chiuso le serie manga che seguivo. Mi rimangono one punch e sto droppando terraformars per palese mancanza di interesse :)
RispondiEliminaaggiungo che già solo con le copertine low mi attizza fortissimo...
EliminaOnestamente le recensioni cinematografiche di Ortolani non riescono a strapparmi nemmeno un sorriso. Chiaramente non siamo ai livelli infimi di Stefano Disegni,ma boh...non mi convince. E non è tanto questione delle sue opinioni,è proprio che se non fosse stato per i musetti a scimmia avrei smesso di leggerle subito invece di provare ad andare avanti per vedere se miglioravano.
RispondiEliminaLow invece finora è una gran bella serie ed uno dei fiori all'occhiello del catalogo Image; di Remender raccomando anche Deadly Class.
Ho anch'io in canna "Il buio in sala". Il bello di iniziare a leggere un libro con la certezza che lo amerai alla follia.
RispondiEliminaHo anch'io in canna "Il buio in sala". Il bello di iniziare a leggere un libro con la certezza che lo amerai alla follia.
RispondiEliminal'unico difetto di "il buio in sala" è che ha pochissime recensioni inedite, a parte 3-4 le altre sono tutte apparse su suo sito
RispondiEliminaovviamente non è bastato a fermarmi dal comprarlo e rileggermi tutte le recensioni un paio di volte :D
Quando lessi la sinossi di Low stavo per linkartela, per dire tipo "Ehi, guardà qua che piccolo il mondo!".
RispondiEliminaMa essendo giunto alla stessa conclusione (è solo lo spunto della tana subbbaqqquea, sort of cit., - che non è manco cosa nuova nello scifai - poi cambia), ho lasciato perdere, anche per non passare per quello che "Aricopiò! Tana!" :D
Comunque m'aveva incuriosito, ma per il portafoglio non è periodo di iniziare cose nuove (che già ci so cascato con troppe serie, per ora, e mo mi tocca stringe i denti per non mollarle, ma ce la sto facendoLa).
Ortolani, come accennato un paio di settimane fa, preso; e ora pure letto. È il solito Ortolani, che non delude mai.
Letto pure Catwoman, prima di consegnarlo alla Signora. Niente male, mi sa che pure i prossimi...
Sapevo anch'io che le "recinzioni" (cit.) inedite non sarebbero state tante, ma un libro così del Venerabile non lo si poteva lasciare sullo scaffale.
RispondiEliminaE poi in copertina variant Mad Maxa ancora più irresistibile: #einfatti... Sto leggendolo con calma, per gustarmelo (e in alcuni casi rigustarselo) fino in fondo :)
-Parodia di Don Pippotte su Topolino: non male, mi è piaciuto molto l'inserimento di elementi piuttosto surreali.
RispondiElimina-Saga di Paperon de Paperoni di Don Rosa su Tesori International: chevelodicoaffà
-Dylan Dog 357, Vietato ai minori: gran bella storia, in generale mi piace il rilancio che stanno facendo della testata, anche se va detto che non sono un dilandoghiano accanito, né della prim'ora.
-Daredevil collection, L'uomo senza paura: bellissimo, disegni pazzeschi e ottimo recupero figlio ovviamente del fatto che mi sono appassionato alla serie Netflix.
-Il Collezionista di Toppi per la Cosmo: vedi Saga di Paperon de Paperoni.
-N° 20-21 di Adam Wild: mi piange il cuore se penso che al 26 chiude, per me con questi due numeri si è toccato l'ampice, nel 21 ci sono tavole da paura. A proposito Doc, so che avevi preso il primo numero, sei sceso dal carrozzone dello scozzese?
Il problema di "Due figlie e altri animali feroci " è che ne hanno stampato poche copie e sono state distribuite peggio. Nella zona di Catania, per dire, ne hanno portato UNA sola copia
RispondiEliminaLeo è l'unico che riesca a far finire Age of Ultron con una citazione Fantozziana ;)
RispondiEliminaNei giorni scorsi ho letto il #1 del nuovo Doctor Strange e mi è piaciuto moltissimo, per tono, immaginario e tipo di storie. Sono felice del fatto che con l'uscita dei film alcuni personaggi ricevano dei boost (e poi perché Strange è nella mia top 5, quindi qualsiasi roba ne esca mi rende sempre felice come il tanga di Devin Brugman).
RispondiEliminaPoi il Moby Dick di Artibani e Mottura nel formato librone deluxe (la panini/disney offre a 9.90 eurosoldi prodotti davvero pregevoli come formato e qualità) che mi ha profondamente affascinato (inevitabile poiché miscelava sapientemente due dei mie personaggi preferiti: il Capitano Achab e lo Zione) e infine l'albo speciale su Groot; di una tenerezza disarmante, uno degli albi più "entertaining" dell'ultimo periodo.
Una chiusa sul buio in sala: giovedì ho incontrato Leo, Rrobe, Bevilacqua e Calcare e ho le firme di tutti sul libro. Quando potrò avere anche la tua? =D
Pazienza. Non la virtù, la rockstar.
RispondiEliminaAle, mi incuriosiva la miniserie Silent Dragon della DC.... la conosci ? Vale la pena darci un'occhiata ? A proposito del Buio in Sala: sto ancora morendo per le astronavi a forma di, ehm, quelle che assomigliano a un..... insomma quelle nella recensione di Man of Steel.....
RispondiEliminaDomandona: ma quel Kurahee non ricorda troppo questo?
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=W_8K2KnTvis
Stavo per dirlo io!
EliminaQuando ho visto la citazione mi è salita la bruschetta e ho pensato che avrei comprato l'albo solo per quella c:
"We stand alone together"
Low è fantastico, uno dei fumetti più belli degli ultimi anni. Le tavole sono dei piccoli capolavori; è vero, a volte sono fin troppo "egocentriche" e si dimenticano della loro funzione narrativa, ma chissene... Alcune reinterpretazioni di elementi classici come le sirene, gli scontri nell'arena o l'armatura devastante, sono geniali. La cosa che più mi ha affascinato, oltre all'aspetto grafico sbalorditivo, è l'idea di questa protagonista cazzutissima, tipo Ripley ma più figa e per di più madre, ed è l'unica ad avere un' inestinguibile barlume di speranza che fa da motore per gli eventi in cui si va a cacciare. Singolare anche il fatto che l'autore sia riuscito a infilare, in un fumetto che parte da un mondo sommerso, ambientazioni così diverse e così ben caratterizzate. Lo straconsiglio a tutti.
RispondiEliminaHo letto il Dylan dog "vietato ai minori" che contiene alcune immagini piuttosto forti, piaciuto abbastanza. Il numero 3 di ut: Non saprei, non è che ci sto capendo molto. Capitan America bianco: Disegni bellissimi e storia sul passato di cap che scorre bene nonostante le troppe didascalie. Il numero 1 di (dare)devil ho dovuto comprarlo su internet dopo aver girato 2 fumetterie e non so quante edicole. Ad ogni modo la variant e' bellissima e sono contento dell'acquisto: Storia interessante e disegni magnifici. Ovviamente prenderò il 2. Ho visto una graphic novel che si intitola: Da quassù la terra è bellissima. Mi piacerebbe vederlo dal vero.
RispondiEliminaHo finito di legger il Maxi Nathan Never: la seconda storia L'eroe della folla ha un cattivo piuttosto figo, soprattutto esteticamente; letto poi High School DxD Demoni al lavoro, volume unico che procura le stesse ghignate della serie, e il più recente Dylan Dog: gran bella la copertina, la storia è molto bella come spunto poi però penso risenta un po' del dover essere narrata in 98 pagine. Infine, un libro consigliato per tutti i fan di DragonBall che mastichino un po' di inglese: 30DBYEARS - Celebrating thirty years of Dragon Ball, scritto da admin e affiliati del sito Kanzenshuu, si scarica gratis da Amazon
RispondiEliminaA me (opinione personalissimissima) lo stile di disegno di Luca Enoch non piace per niente. Ma nulla eh: i volti, le anatomie, l'inchiostrazione, le ombre, l'uso dei retini... Proprio non ci siamo. E poi Lilith è un fumetto pieno di spiegoni chilometrici, che (tutti mi dicono) appesantiscono la narrazione.
RispondiEliminaEppure, posso dire che arrivati all'inizio della trilogia conclusiva ritengo Lilith il miglior fumetto mai pubblicato dalla Bonelli (tra quelli che ho letto ovviamente, e no, purtroppo non ho letto Lukas)? Le storie sono sceneggiate in una maniera superlativa, gli spiegoni non appesantiscono la narrazione ma la rendono più interessante, al punto che vorresti quasi ce ne fossero di più per approfondire, la protagonista e lo "Scuro" sono due personaggi che ti si azzeccano nella mente e tutti gli altri sono sempre tratteggiati molto bene, le trame sono interessanti sia in "verticale" (l'avventura del singolo numero) che in "orizzontale" (il mistero del triacanto che vuole svelare qualcosa ma non ci riesce mai completamente, lo "Scuro" che man mano diventa sempre meno "amico"...). La formula narrativa "alla Quantum leap" permette di cambiare totalmente ambientazione e periodo storico ad ogni numero, non annoiando mai e mantenendo comunque un'ottima coerenza interna; ho adorato le ucronìe che da inesistenti nei primi numeri si sono fatte impercettibili, poi più importanti e infine pesantissime da due numeri a questa parte. Infine, le storie narrate sono sempre un pretesto (vd il discorso sull'allegoria che faceva il misterioso professore col nome da vaso cinese a proposito di "300") per esprimere il punto di vista di Enoch su questioni senza tempo come la guerra, la schiavitù, il razzismo, la religione, l'ideologia cieca, ecc, e sono a mio avviso sempre riflessioni molto interessanti (più che in "Gea", dove in molti casi lo trovavo un po' semplicistico).
Insomma, consigliato a chi non l'ha mai letto (sarebbe un ottimo fumetto da libreria dopo la conclusione): se fosse stato disegnato, che so, da Nicola Mari sarebbe stata la serie Bonelli perfetta.
Per il resto, ho ordinato sull'amazzone "Kobane calling" di Zerocalcare, vedremo quando arriva.
Recuperata tutta la serie regolare di Martin Mystere che in gioventu' avevo solo spizzicato...i primi 100 numeri sono roba da annali del fumetto anche riletti 30 anni dopo!!!Dragonero le origini molto bello,io onestamente lo avevo preferito in bianco e nero,raccomando caldamente pure la serie regolare!Shadow planet gia' a bordo dalla prima ora...diamo st'ultima spintarella per regalarcelo!!!!!
RispondiEliminaÈ un secolo che non li rileggo, ma gli esordi di MM sono un capolavoro del fumetto italiano. Poi ok, troppe didascalie, alcuni disegnatori impresentabili, ma una fantasia rigorosa così la vorrei ritrovare in ogni cosa che leggo.
EliminaA proposito della chiusura del post: io e mia moglie abbiamo fatto vedere "Altrimenti ci arrabbiamo" al pargolo più grandicello: sono 2-3 settimane che corre per casa gridando cose tipo "Capo, sei in una botte di ferro!", "Nein! Nein!" o "Una teshhta rotta è sempre una teshhta rotta!"
RispondiEliminaSo' soddisfazioni.
Per me è come se iniziasse una "fase 2". E tale fase consiste nel decidere o no di comprare qualcosa di Leo. Finora a colpo sicuro compravo tutto (tranne le versioni a colori che non mi piacciono per niente tranne che per le copertine).
RispondiEliminaStavolta quel libro a 17 euro, sapendo che le recensioni le ho lette quasi tutte online non credo che lo comprerò.
Qualcuno sa che percentuale di recensioni nuove c'è dentro? Se come penso un 2-3% per invogliare allora passo! Tanto le ho tutte scaricare dal blog.
A memoria direi un 5%, però l'ho comprato perché i fumetti li preferisco in formato fisico e rilegati. E me lo sono fatto autografare (occhi a cuoricino come Zerocalcare)
Eliminasto leggendo *prometeus* una saga in cinque tomi edita dalla mondadori che mi ha prestato mio fratello e quindi non so se sia uscita in libreria o in edicola.
RispondiEliminaun bel mischione d complittismi e misteri, se la fine è all'altezza del resto è una lettura molto gustosa e inquietante (anche per chi non crede agli alieni).
Non sono in una fase fumetti... appena finito tutta la WorldWar Saga di Turtledove (bellina, ma quell'uomo ha bisogno di un editore molto più rigido) e ora mi aggiro in circa di qualche nuovo libro in attesa che partano le serie tv estive.
RispondiEliminaFumetti proprio nulla, ma io vado a periodi tematici, quindi nulla di strano. :D
Cheers
Da vecchio Mystèriano (iniziai a leggerlo con "Un uomo chiamato Mhosis, n. 104, per poi recuperare tutto a ritroso con le ristampe) non posso che concordare. Serie fantastica allora e ancora di gran tenuta. A tutt'oggi, sui 6 episodi annuali, il livello è mediamente buono, con almeno un paio di picchi.
RispondiEliminaPiange il mio cuore anche per Adam Wild: il dittico sulla città perduta di Odwina ha un respiro avventuroso che non si trovava da tempo, per non parlare degli echi lovecraftiani. È davvero inspiegabile che in tutto il materiale (non sempre degno) che esce da Bonelli, proprio questa serie debba chiudere, quando ha evidentemente ancora molto da dire.
Luca Enoch. Io invece lo adoravo sin dai tempi di Sprayliz, che fu davvero una ventata di aria fresca ed ebbe il coraggio, in tempi cupi di omologazione a cui anche la corazzata Bonelli soggiaceva alla grande, di sollevare critiche alla cattiveria populista che allora iniziava a dilagare. Basta rileggere l'episodio "Rappresaglie" (1995) che prendeva di petto la spregiudicatezza e la ferocia del direttore di quel foglio che oggi, coerentemente, manda in edicola il "Mein Kampf".
Gea è state certamente una saga sbilanciata. All'inizio pareva una sorta di rilettura delle atmosfere di Sprayliz e la svolta apocalittica arrivò abbastanza imprevista. Riletta a distanza di tempo, IMHO, convince di più. Lilith invece è molto più coesa nel suo sviluppo. Questo primo volume della trilogia finale pare, se possibile, ancor più curato nel tratteggio e affascinante per quanto riguarda la trama. Ha ragione capuleius: rileggerlo, una volta compiuto, sarà entusiasmante.
Buio in sala: da una parte è un passo importante perché è la prima prova di Ortolani oltre l'esausto Rat-man (non me ne volere, Doc, ma anche l'ultimo numero è una pallida imitazione del topo che fu, per non parlare dei cicli precedenti... Walking Rat l'ho comprato proprio per fedeltà ma mi è parso davvero fiacchissimo, a tratti persino imbarazzante).
Tornando al Buio in sala, però, devo dire che non è tanto la scarsità di inediti a spiacermi, ma la scelta di "ritagliare" le griglie di Leo in una moltitudine di vignette, isolate sullo sfondo blu scelto (ma perché?) per i fogli del volume. Questa impostazione frantuma l'armonia della tavola originale e, inoltre, dilata la dimensione del tomo. Perché mettere alla prova le nostre già stracariche librerie (CollezionAntro docet) con un librone di quella mole, zeppo di fogli d'inutile azzurro, quando le stesse storie avrebbero potuto essere raccolte in un libro molto più snello e agile?
Dopo aver chiuso i primi 29 numeri di The Authority (dopo Millar e Ellis onestamente la serie prende una svolta noiosetta), adesso sono su From Hell. Devo fare pace con Moore dopo quella cagata atomica (e sono stato buono) del terzo volume della lega degli uomini straordinari.
RispondiEliminaCome libri sto chiudendo un ciclo di tre libretti della collana Grandandolo storia del Corriere e poi mi butto su L'asso della bottiglia, sul pilota della seconda guerra mondiale Pappy Boyington.
Con "From Hell" farai pace alla grande :D
EliminaE dopo esserti meravigliato per la storia, ti meraviglierai leggendo le appendici, dove scoprirai che ogni dialogo di ogni vignetta è stato realmente pronunciato da qualcuno e messo agli atti nel processo su Jack lo squartatore, e Moore è riuscito ad infilarli in una narrazione fluida, coerente e che porta avanti una sua personale tesi (che non dico per non spoilerare :P). Una cosa così l'ho vista fare solo ad Umberto Eco ne "Il cimitero di Praga", dove tante volte mi son detto "No, questo non può essere successo veramente, se l'è inventato", invece...
Ottime macroletture, le terrò da conto
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