Vinyl, la nuova serie della HBO sul rock anni 70
Un episodio pilota intitolato semplicemente Pilot, ché tanto se hai un’ora e cinquantadue minuti diretti da Martin Scorsese, per una storia sul rock nella New York degli anni 70 nata da un'idea di Mick Jagger e scritta con il George Mastras di Breaking Bad e il Rich Cohen di Rolling Stone (la rivista), che diavolo d’altro ti servirà mai. Solo che alla HBO non bastava. Per fare le cose davvero in grande, per dare ancor più lustro a Vinyl, questa nuova serie TV creata per far pagare il mutuo, tra una stagione e l'altra di Game of Thrones, all’omino HBO e al suo esercito di donnine nude con un contratto da full frontal e sesso simulato, c’hanno buttato dentro di tutto. Compresi la Presidentessa e... Topo Gigio. No spoiler, tranZilli [...]
Si è detto tante volte, su questi lidi, come il grande gioco di prestigio delle serie TV moderne, quelle fatte bene, sia farti dimenticare la natura di quello che stai guardando. Cancellare dalla tua testa l’etichetta “serie TV”, darti a bere che quello che hai davanti è un unico, lunghissimo film, però a pezzi. Con le carte giuste - montaggio, colonna sonora, dialoghi non idioti - e un coniglio dal cilindro chiamato regia degna di questo nome, l’illusione funziona. Bene, qui sul palco c’è il dannato Houdini, Scorsese, e la passerella non è quella del Boardwalk Empire - non sei mai riuscito a farti piacere quella serie. E oh, ognuno - ma uno dei setting più intriganti che, per quanto ti riguarda, si potesse tirar fuori. Ne hai letto su centinaia di numeri di Rolling Stone, hai visto film e documentari e docufilm al riguardo, hai sentito i racconti di chi l'ha vissuta in prima persona, come la famiglia di tua moglie, ma la New York anni 70 continua ad affascinarti come poco altro.
Metti poi che questa storia nasce su input di un tale che quella scena lì l'ha vista da sopra un palco, quel tipo che di cognome fa Jagger. Narra la leggenda che un giorno di venti anni fa esatti, il buon Mick chiama Scorsese e gli fa "Oh, lo vogliamo mica tirar fuori un film come Casinò, però ambientato nel mondo del rock anni 70? Eh?". Undici anni più tardi, Scorsese chiama Terence Winter - produttore esecutivo e autore di Vinyl, che ha lavorato con il regista newyorkese anche per Boardwalk Empire e The Wolf of Wall Street - e gli parla di questa idea per un film discussa tempo addietro con Jagger. Altro salto nel tempo e sul palco dei maghi, lì, il film diventa l'episodio pilota di una serie. Ed eccoci qua, ad oscillare la testa sulle note della colonna sonora di questa prima-puntata-lunga-quasi-due-ore.
Fosse anche finita qui la tua esperienza con Vinyl, fossi per una qualche ragione costretto a fermarti a queste due orette meno qualcosa, ne saresti estasiato comunque. Non è un film in senso stretto, questo pilot che si chiama Pilot, perché aveva necessariamente da metter lì le sottotrame da sviluppare, gli toccava allestire la tavola anche per gli ospiti non ancora arrivati, però signori, ne ha tutti i filamenti elicoidali del DNA. La costruzione ad anello, il modo di appiccicare i flashback al presente, di costruire i suoi protagonisti. Il senso di completezza e di appagamento, quando termini i minuti spesi appresso a un’esperienza audiovisiva bella anche in sé, a prescindere dal resto. Ma ti rendi conto solo adesso di aver parlato finora soltanto del magnifico contenitore e non del contenuto. E allora dunque, dribblando gli spoileroni.
Bobby Cannavale (visto in Boardwalk Empire, Will & Grace e Ant-Man, e forse nipote in una dimensione parallela del compianto Enzo) è un discografico italoamericano dall’improbabile nome di Richie Finestra. Tutto il mondo di Richie, all’alba dell’acquisto della sua label, la American Century, da parte della tedesca PolyGram, è sul punto di collassare. Una delle più grandi band della storia del rock sta per rifilargli un clamoroso due di picche, col fatto che Robert Plant è uno a cui non piacciono le sòle, e dopo il concerto c'ha il camerino trasformato in un autodromo di formula 1. Il castello di carte di Richie e soci rischia di venir giù proprio un attimo prima che riescano a rifilare il bidone ai crucchi, ma per fortuna poi le cose… No, niente, è una serie HBO: si complicano, chiaro. E tra un’orgia a casa di un incrocio tra il Drugo Lebowski e Mario Brega, e le scoperte (non solo) musicali della ragazza biondina che alla American Century porta i sandwich e le droghe pesanti, arriva il sangue. E tutto prende fuoco, come lo stoppino di quello zippo mostrato in slow motion, metafora semplice, certo, ma in quel contesto rock molto azzeccata. Accendini al vento, come in un concerto di claudiobagliò, solo che questi sono i cacchio di Led Zeppelin, si mostri rispetto.
A un tratto, rapito dalla storia del signor Finestra, probabilmente l’inventore della legge della maniglia, hai avuto come l’impressione che Vinyl volesse tentare tutto, troppo e subito. Nel name dropping feroce dettato dal tipo di ambientazione si infilano facce e pezzi di storia della musica col ritmo di una minigun: gli Slade, i Neon Boys, il soul, le radici del rap, le origini del rock - con nientedimeno che The Originator in salma e ossa, Bo Diddley e la sua chitarra quadrata - il punk newyorkese, la new wave italiana, il free jazz punk inglese, neanche la nera africana.
Ma il senso di spaesamento è durato poco, perché la New York di inizio anni 70 era quello, il crocevia di ogni nota suonata nell’universo, il posto da cui passava tutto, in cui tutto nasceva e moriva. Una dimensione in cui coesistevano rock and roll, hard rock, glam, proto-punk e qualsiasi altra cosa si potesse tirar fuori da un pentagramma e da una chitarra elettrica. Il risultato è quindi non solo una colonna sonora mostruosa (con una nuova playlist ogni settimana su Spotify) ma un ritratto - anche grazie alla collaborazione dei signori di cui sopra ai testi - che non si limita a un’estetica fatta di basettoni, camicie attillate, donne in abitini superseSSi e capelli afro, ma ti trascina nel sordidume dei localini con un tappeto di benvenuto in siringhe all’ingresso. Nei concerti punk dove volano bottiglie e cazzotti. Into the ghetto, dove la musica cambia e la gente, nelle notti calde, balla in strada perché c'ha il ritmo nel sangue. Fa colore vedere le classi sociali ben distinte, le tribù metropolitane, i neri di là e i mafiosi italoamericani di una decina d’anni prima, nel passato di Richie, dall’altra parte, ma è quello che era. La New York degli anni 70, se non la guardavi da un attico su Central Park come quello di Richie, era perlopiù un luogo sporco e pericoloso, con le sue stazioni della metro luride e i vicoli terreno di caccia di pusher e papponi. La casa del Giustiziere della Notte, non la cartolina per turisti di oggi.
E cosa succederà al signor Finestra, ora che i casi della vita l’hanno portato a mescolarsi con quel mondo, tirandolo via dalla città vissuta dal finestrino di una Mercedes, sotto la pioggia e le luci delle auto in coda, come in un film di Michael Mann? Ora che ha trovato (forse) l’illuminazione, dopo aver ascoltato una band in grado di dare un nuovo significato all’espressione "bringing down the house"? Lo scopriremo presto. E scopriremo anche come sono l’Andy Warhol e la sua Factory in salsa HBO, se la serie saprà reggere il peso e portare avanti il discorso di un esordio del genere, o quale sia il passato di Devilish Devon, la moglie di Richie, sua santità la Presidentessa. Vai omino della HBO, hai la missione della tua vita: facci sognare.
Quei bravi ragazzi |
Metti poi che questa storia nasce su input di un tale che quella scena lì l'ha vista da sopra un palco, quel tipo che di cognome fa Jagger. Narra la leggenda che un giorno di venti anni fa esatti, il buon Mick chiama Scorsese e gli fa "Oh, lo vogliamo mica tirar fuori un film come Casinò, però ambientato nel mondo del rock anni 70? Eh?". Undici anni più tardi, Scorsese chiama Terence Winter - produttore esecutivo e autore di Vinyl, che ha lavorato con il regista newyorkese anche per Boardwalk Empire e The Wolf of Wall Street - e gli parla di questa idea per un film discussa tempo addietro con Jagger. Altro salto nel tempo e sul palco dei maghi, lì, il film diventa l'episodio pilota di una serie. Ed eccoci qua, ad oscillare la testa sulle note della colonna sonora di questa prima-puntata-lunga-quasi-due-ore.
Due dei protagonisti: l'ambiziosa Jamie (Juno Temple) e le bottigliette di birra e coca-cola |
Bobby Cannavale (visto in Boardwalk Empire, Will & Grace e Ant-Man, e forse nipote in una dimensione parallela del compianto Enzo) è un discografico italoamericano dall’improbabile nome di Richie Finestra. Tutto il mondo di Richie, all’alba dell’acquisto della sua label, la American Century, da parte della tedesca PolyGram, è sul punto di collassare. Una delle più grandi band della storia del rock sta per rifilargli un clamoroso due di picche, col fatto che Robert Plant è uno a cui non piacciono le sòle, e dopo il concerto c'ha il camerino trasformato in un autodromo di formula 1. Il castello di carte di Richie e soci rischia di venir giù proprio un attimo prima che riescano a rifilare il bidone ai crucchi, ma per fortuna poi le cose… No, niente, è una serie HBO: si complicano, chiaro. E tra un’orgia a casa di un incrocio tra il Drugo Lebowski e Mario Brega, e le scoperte (non solo) musicali della ragazza biondina che alla American Century porta i sandwich e le droghe pesanti, arriva il sangue. E tutto prende fuoco, come lo stoppino di quello zippo mostrato in slow motion, metafora semplice, certo, ma in quel contesto rock molto azzeccata. Accendini al vento, come in un concerto di claudiobagliò, solo che questi sono i cacchio di Led Zeppelin, si mostri rispetto.
A un tratto, rapito dalla storia del signor Finestra, probabilmente l’inventore della legge della maniglia, hai avuto come l’impressione che Vinyl volesse tentare tutto, troppo e subito. Nel name dropping feroce dettato dal tipo di ambientazione si infilano facce e pezzi di storia della musica col ritmo di una minigun: gli Slade, i Neon Boys, il soul, le radici del rap, le origini del rock - con nientedimeno che The Originator in salma e ossa, Bo Diddley e la sua chitarra quadrata - il punk newyorkese, la new wave italiana, il free jazz punk inglese, neanche la nera africana.
Ma il senso di spaesamento è durato poco, perché la New York di inizio anni 70 era quello, il crocevia di ogni nota suonata nell’universo, il posto da cui passava tutto, in cui tutto nasceva e moriva. Una dimensione in cui coesistevano rock and roll, hard rock, glam, proto-punk e qualsiasi altra cosa si potesse tirar fuori da un pentagramma e da una chitarra elettrica. Il risultato è quindi non solo una colonna sonora mostruosa (con una nuova playlist ogni settimana su Spotify) ma un ritratto - anche grazie alla collaborazione dei signori di cui sopra ai testi - che non si limita a un’estetica fatta di basettoni, camicie attillate, donne in abitini superseSSi e capelli afro, ma ti trascina nel sordidume dei localini con un tappeto di benvenuto in siringhe all’ingresso. Nei concerti punk dove volano bottiglie e cazzotti. Into the ghetto, dove la musica cambia e la gente, nelle notti calde, balla in strada perché c'ha il ritmo nel sangue. Fa colore vedere le classi sociali ben distinte, le tribù metropolitane, i neri di là e i mafiosi italoamericani di una decina d’anni prima, nel passato di Richie, dall’altra parte, ma è quello che era. La New York degli anni 70, se non la guardavi da un attico su Central Park come quello di Richie, era perlopiù un luogo sporco e pericoloso, con le sue stazioni della metro luride e i vicoli terreno di caccia di pusher e papponi. La casa del Giustiziere della Notte, non la cartolina per turisti di oggi.
E cosa succederà al signor Finestra, ora che i casi della vita l’hanno portato a mescolarsi con quel mondo, tirandolo via dalla città vissuta dal finestrino di una Mercedes, sotto la pioggia e le luci delle auto in coda, come in un film di Michael Mann? Ora che ha trovato (forse) l’illuminazione, dopo aver ascoltato una band in grado di dare un nuovo significato all’espressione "bringing down the house"? Lo scopriremo presto. E scopriremo anche come sono l’Andy Warhol e la sua Factory in salsa HBO, se la serie saprà reggere il peso e portare avanti il discorso di un esordio del genere, o quale sia il passato di Devilish Devon, la moglie di Richie, sua santità la Presidentessa. Vai omino della HBO, hai la missione della tua vita: facci sognare.
Ah, dimenticavi. In mezzo a tante tope:
ma, sbaglio o il protagonista è tipo il sosia del Doc?
RispondiEliminaIl nasone e l'aria stanca ci sono.
EliminaBobby "Gyp Rosetti" Cannavale?Sold.
RispondiEliminaSperiamo facciano uno spinoff sul krautrock.
Non ho idea di quale sia il motivo ma non desta il mio benché minimo interesse. Forse di quel periodo storico mi affascinava altro e poi il superlavoro mi rende apatico.
RispondiEliminaDetto questo ieri mi sono visto il nuovo episodio di Better Call Saul e mi ha un po' deluso. Puntata di transizione che sicuramente va letta nel complesso dell'arco narrativo. Mostruosamente divertente il neofita criminale deficiente che arriva con un Hammer H2 super tamarro.
e non scordarti le scarpette tamarre abbinate all'hammer tamarro, se nella prima serie quel personaggio non mi stava ne simpatico, ne antipatico, quando ho visto le scarpette ... ho iniziato ad augurargli del male (e non dico di più per non fare spoiler)
EliminaQuesta serie m'intriga da quando ne ho sentito parlare per la prima volta.
RispondiEliminaPer ragioni anagrafiche ovviamente non ho vissuto quel periodo, ma dopo che hai suonato una vita in una band con un certo tipo di rock volente o nolente ci entri in contatto. E un periodo così quando mai lo batti?
Poi Scorsese + Jagger + l'autore di Breaking Bad non può non tirare fuori qualcosa di EPICO.
Appena ci metto le mani sopra...so già che lo amerò.
R'n'R
Occhio che Winter non è autore di BB, ma di Boardwalk Empire e di alcuni episodi de I Soprano :)
EliminaSi sta parlando di Mastras, co-autore di questo pilota.
EliminaRitiro tutto allora
EliminaE' un po' che tengo d'occhio questa seria, dovro' decidermi a vederla. Ho solo qualche dubbio sul formato "pilota di due ore", che sembra rivolto agli spettatori piu' agguerriti (o sfaccendati). Delle pappardelle iniziali cosi' in genere mi fanno passare la voglia di vederlo. Vabbe', sforziamoci.
RispondiEliminaCuriosita': all'inizio pensavo che il protagonista fosse Javier Bardem. Non sono un gran fisionomista.
Sa di gran figatona,lo vedremo a brevissimo <3
RispondiEliminaAnni 70,NYC,musica figa,Scorsese alla regia,HBO.
Sembra abbia davvero tute le carte in regola per piacermi!
Così su due piedi mi sa di figaggine,poi parla del periodo in cui sono nati dei veri Mostri della musica,gente che dopo 50 anni sente ancora suonare le sue canzoni negli spot televisivi,voglio proprio vedere se tra 50 quei rottami che escono dai talent se li ricorda qualcuno..
RispondiEliminaBella la citazione di Battiato,il primo momento prima di leggerla tutta pensavo davvero che avevano buttato dentro la New wave italiana.. Comunque può interessare
Questa è da vedere assolutamente, il contesto, la musica e la presidentessa......impossibile non vederla. Ma su Sky l'hanno già data la prima puntata???
RispondiEliminaSì, dal 16, sottotitolata. La versione doppiata la trasmetteranno dalla prossima settimana.
EliminaOki allora la metto a registrare in italiano!!
EliminaMusica 70ies? Sold!
RispondiEliminaottima anteprima, Doc... sono davvero curioso di vedere come sarà reso uno dei periodi più grandi della musica rock (e - per gusti personali - spero sia resa bene anche la grande epopea del soul e del funk di quegli anni, tra George Clinton, Earth Wind & fire, Sly Stone etc.)...
RispondiElimina....ma il Camerino come un autodromo di formula 1 è pieno di curve a 90°???
grande Doc, attendevo la recensione di questa prima puntata! ho avuto modo di guardarmela a spezzoni e purtroppo non potrò seguire il resto "live" causa trasferta di lavoro lungalungalunga, ma appena rientro in un posto civilizzato dovrò recuperarla... anche solo per la colonna sonora scalciaculitiragiùinomi merita di essere vista! Contentissimo inoltre per la scelta di mandarla in onda in lingua originale subbata, sono ormai diventato intollerante al doppiaggio e la soluzione sottotitoli mi sembra la più adeguata. La presenza di Sua Gnocchezza Reale la Presidentessa poi, non fa che aggiungere la ciliegina sulla torta. Tanta invidia per chi se la riuscirà a gustare in diretta!
RispondiEliminaStai seguendo per caso anche Black Sails? altra serie con gnocca a palate (che non guasta mai) e discretamente divertente imho, sarà che pirati e galeoni hanno per me un fascino particolare... :)
Non guardo mai un Pilot se non stanno già uscendo gli episodi nuovi.
RispondiEliminaOk la metto in coda a Jessica Jones (che a me sta piacendo piu' di Devil).
RispondiEliminaSu Boardwalk Empire siamo sintonizzati: serie noiosissima, una delle poche che ho interrotto dopo un paio di stagioni.
dico la mia prima di leggere la recensione del doc che stimo molto.
RispondiEliminaDa amante della musica di quegli anni '70 (per dire le New York dolls e Johnny Thunders sono tipo uno dei miei gruppi/chitarrista preferiti insieme a Stooges e Dead Boys) ho goduto come una scimmia per la musica, ma alla fine della puntata mi sono chiesto: "Ma la serie dove è"? Mi spiego in sintesi: è un incrocio fra un film di Scorsese (neanche uno dei migliori) ed un documentario (di...Scorsese..) sulla scena pre punk a NY. Direte voi "cosa c'è di male?".. da una serie mi aspetto altro, e non so cosa ne sarà di Vinyl.
Il rischio è di avere un Boardwalk Empire 2 (qualche hint dai nomi coinvolti ce l'avevo anche prima), cioè una serie "formalmente" perfetta ma fredda, senza quel qualcosa che mi spinge a scar... vederla immediatamente.
Vedremo le prossime puntate.
mi astengo, per non essere sottoposto alle peggio cose, su qualunque giudizio sulla presidentessa.
Adesso leggo il Doc, rispettandone aprioristicamente il giudizio...
Letta la rece, siamo sulla stessa lunghezza d'onda, il Doc sul lato del bicchiere mezzo pieno io su quello del bicchiere (anche più che) mezzo vuoto.
RispondiEliminaVi consiglio di dare un occhio a American crime story: People vs. Oj Simpson
e in tema di pilot, se quello di Vinyl è una (più che) mezza delusione, quello di 11.22.63 è buono
Devo ancora vedere Pilot, ma ora ho troppo arretrato. 11.22.63 mi è piacuto, vediamo come si sviluppa. Il primo episodio mi ha tenuto sveglio per tutta l'ora e 20 (avranno tutti questa durata?) a un'ora in cui +/- qualsiasi serie mi spedisce da Morfeo... Non ancora brillantissimo, ma anche il romanzo ci metteva un po' a decollare. Doc pensi di guardarlo e parlarne?
EliminaIl fatto che siano solo otto episodi (o almeno così mi pare di ricordare) depone decisamente a suo favore. Recupererolla asap.
EliminaConfermo: 8 episodi. Lunedì trasmettono il secondo.
EliminaMe la segno...Potrebbe interessarmi
RispondiEliminaLa serie nasce rispettando le aspettative, mica cazzi dato che erano altissime. Un Film (quasi due ore non sono una puntata) che è un manifesto, i nomi che sono lo specchietto per le allodole per il pubblico e una storia che sarà. Di certo non è una serie per tutti e non ci sarà una seconda stagione a meno di, altamente improbabili visto la partenza, boom di spettatori.
RispondiEliminaUnica sorpresa: juno batte olivia 1:0
per me rischia di essere la serie più bella dai tempi di Breaking Bad, non fosse che l'HBO non m'è troppo simpatica e sono troppo di parte da fanboy di Scorsese e della musica rock anni '70
RispondiEliminafilm meraviglioso comunque, questo pilota
ma davvero compare Topo Gigio?
RispondiEliminae poi non ho capito: il format è una miniserie con un finale ben definito (mi potrebbe interessare) o la tipica serie a come va va da rinnovare fino alle calende greche basta che ci siano spettatori (pussate via!)???
Il giorno dopo il pilota, Hbo ha ordinato una seconda stagione. Quindi la risposta è la seconda che hai detto :D
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaChe altro dire ? Martn sembra tornato , ma forse non se n'era mai andato o perlomeno telefilmicamente parlando si era assentato in Boardwalk Empire 4 e 5 dopo una terza stagione perfetta .. in questo Pilot ( giustamente con la maiuscola ) altissimi livelli registici ..quei flashback ad occhi aperti come se li stessi vivendo te ( spettatore ) che guardi..una lunga scena bip bip spiazzante .. il finale allucinato con una cosa che non si era mai vista .Bobby Cannavale pienamente convincente .l'unico dubbio è vedere se il seguito regge senza le mani di Martin.. che regalo che ci ha fatto comunque !!
RispondiEliminaMesso in lista dopo aver letto, sperando di non aver logorato le camicie con il colletto a punta
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