Ghost in the Shell 2.0, la recensione
Una cosa per volta. Prima la parte facile, il perché Ghost in the Shell (1995) di Mamoru Oshii abbia a) spazzato via completamente te la prima volta che l'hai visto, b) cambiato per sempre la percezione degli anime in Occidente e c) cambiato il volto della fantascienza tout court. Poi quella difficile. Cioè come lo stesso Oshii, tredici anni dopo, abbia fatto di tutto per farti andare storto il suo capolavoro con questa versione 2.0 del film, altrimenti nota come "la Lucasata"[...]
Mai, mai, scorderai. Ed è venuta l'apocalisse atomica e son morti quasi tutti. No, aspe', riavvolgi: mai, mai scorderai quel pomeriggio e quella videocassetta prestata dallo stesso amico (grazie ancora, Antonello!) per merito del quale hai visto Alita, Venus Wars e un sacco di altri film anime, negli anni (90) della grande riscoperta del genere e della lettura matta ma non disperatissima di tonnellate di manga. Per te, che solo qualche anno prima avevi scoperto Gibson e il cyberpunk, è stato come fermarsi a contemplare il mare un secondo prima che un'onda alta sei metri si abbatta sulla spiaggia. Non avevi mai visto niente del genere. Sì, c'era già stato il manga, pubblicato su Kappa Magazine, ma il film di Oshii, pur raccontando la stessa storia del manga di Masamune Shirow, riusciva ad essere qualcosa di completamente diverso.
La Motoko Kusanagi su carta era la tipica eroina sexy di Shirow: occhi da cerbiatta, peratissima, occasionalmente alle prese con lesbocyberammucchiate con le amiche in un ambiente virtuale. Tosta, determinata, ma anche ironica, capace di sfanculare il direttore della Sezione 9 con un "Che palle, nonno!", prima di tirarsi un bicchierino di sake. Il Maggiore Kusanagi nel film non ride mai. Non è, essenzialmente, una donna, ma una macchina, un'intelligenza umana calata in un corpo completamente meccanico, che vive con malinconico distacco emotivo la sua condizione. Un ginoide che non sbatte MAI le palpebre, per rendere ancora più inquietante il suo sguardo artificiale, eroina d'azione con un corpo prodotto in serie, che arriva perciò facile a mettere in dubbio la propria natura.
Se il ghost, l'anima, è tutto quello che ci rende vivi, come può Motoko esser sicura che i suoi siano veri ricordi, e non semplici innesti, come per quel povero netturbino usato come galoppino dal Burattinaio? Che dentro la propria scatola cranica di metallo viva davvero e ancora un cervello umano? Un essere sintetico esistenzialista, Roy Batty degli anni 90 che insegue la necessità di sentirsi viva come meglio può. Le cyberammucchiate sul manga, qui le immersioni, con quel riuscito accostamento metaforico tra la genesi del suo corpo nelle vasche di un laboratorio e il lento ritorno in superficie, la rinascita, rito a cui il Maggiore Kusanagi si dedica ogni volta sfidando il rischio di finire in fondo al mare, come una sirenetta di metallo, se le si scassano i meccanismi che la tengono a galla.
Il dualismo uomo-macchina, il rapporto tra l'anima e il suo guscio contenitore, accompagna tutto il film. Si parte da un contrasto molto forte e come tale particolarmente d'effetto: nei primissimi minuti della pellicola, quando Batou, in collegamento con Motoko, si lamenta del ronzio nel suo cervello, lei risponde con una battuta che venne censurata nella prima versione in inglese dell'anime: “Sono nel periodo mestruale”. Solo pochi secondi più tardi, sui titoli di testa viene mostrato il processo di creazione del suo corpo, bambola meccanica che difficilmente avrà mai problemi di ciclo. Ti è sempre piaciuta molto anche la scena sulla barca: in uno dei due o tre momenti in cui il film si concede una pausa in stile videoclip, facendo accompagnare solo dalle musiche (da brividi il main theme, coro nippobulgaro che si sente su titoli di testa, coda e a metà film) un'infilata di scene. La barca, dicevi: mentre scivola in uno dei canali di questa sorta di Hong Kong (non troppo) del futuro che Oshii ha scelto come setting, vede dal basso una donna seduta al tavolo di un bar. Una donna identica a lei, un clone uscito dalla stessa catena di montaggio: gli inconvenienti dell'usare un corpo prodotto in serie e fondamentalmente di proprietà della Sezione per cui lavori.
Ora, non vuoi partire con un pippone pseudofilosofico non strettamente necessario, ma sul sé e la sua percezione, sul concetto di quello che siamo davvero, dentro, tolto l'aspetto analogico della carcassa che lo contiene, si potrebbero intavolare mille discorsi. Tanto più oggi, tanto più quando in Rete riversiamo una versione migliorepeggiore di noi stessi. Qual è il nostro vero io? Chi pensa le cose che stai per scrivere, o quello che hai scritto, che a volte, probabilmente, scavalca in modo inconscio i paletti del corpo analogico, esprimendo davvero sogni, desideri, paure?
Son tutti bravi a dipingere un quadro più colorato e dai contorni più netti di sé davanti a una tastiera, ma se una persona "normale" in Rete è uno stronzo rompicoglioni, metti, è perché di suo è davvero uno stronzo rompicoglioni, e non c'è niente che, una volta attaccato a un computer o a uno smartphone, gli impedisca di comportarsi come tale. “La vita è solo un nodo che nasce nel flusso delle informazioni”, dice il Burattinaio nel film. E ancora: “Quando i computer hanno reso possibile il dislocamento delle memorie, avreste dovuto pensare attentamente al significato di tutto ciò. E alle sue implicazioni”. Avrebbero dovuto pensare di più agli stronzi rompicoglioni, quando hanno inventato Internet. Il Burattinaio, ecco. Di suo l'inafferrabile falco maltese attorno a cui ruota questa storia di macchine e macchinazioni politiche. L'hacker, l'IA ribelle, il Prometeo digitale ribellatosi ai suoi dei e padroni di carne. Mokoto si fonderà con lui/lei, diventando un'entità nuova e unica: un essere umano senza più un vero corpo che si sentirà finalmente libera, in grado di sfruttare le enormi possibilità della Rete, solo grazie all'assist di un'intelligenza artificiale.
E poi c'è Batou, che probabilmente è il legame più forte con il manga, visto che conserva i tratti comportamentali della sua versione cartacea: iperprotettivo nei confronti del Maggiore e non sempre convinto dalle sue decisioni, alla bisogna perfino un pelo ironico. Con quell'ironia un po' triste che gli è consentita nel mondo alla deriva di un film dal profilo così malinconico. D'altronde lui non è un cyborg quasi al cento per cento come Motoko, e in questo mondo la percentuale di tessuti organici che ti porti ancora dietro fa la differenza. Il novellino della Sezione 9, Togusa, è il meno cibernetico di tutti, e Motoko se lo porta in missione apposta durante la caccia al Burattinaio: da un corpo organico non ti aspetti gli errori che una macchina può commettere. Brutta storia i difetti di fabbrica.
Ghost in the Shell, si diceva all'inizio, e l'impatto da gigameteorite avuto sul pianeta. Sia come alfiere insieme ad Akira e a pochi altri di un nuovo modo di vedere agli anime, epicentro della anime-manga mania che travolge gli USA in quegli anni. Sia, più in generale, come capolavoro della fantascienza. Non è un caso se a Ghost in the Shell guarderanno di lì a poco, oltre che Spielberg e tanti altri, anche e soprattutto le Wachowski per il loro insalatone di successo noto come Matrix, saccheggiando tutta una serie di spunti visivi che la gente con l'anello al naso, gli esperti di fantascienza ventenni dell'Internet che non sanno una cippa di niente ma sono convinti di essere dei guru del genere, sono convinti li abbia inventati Matrix. Per dirne una, lo stesso "effetto Matrix", lo schermo pieno di numeri verdi mostrato durante l'intro con la creazione di Motoko. Trovata visiva di grande impatto, ma talmente sputtanata dalla Matrix-mania e talmente associata al film delle Wachowski che sarà una delle prime cose che Oshii toglierà di mezzo nel confezionare la sua versione 2.0 del film.
Parlando della qual cosa. Tutto nasce nel 2007. Oshii sta lavorando con lo studio Skywalker Sound di Ciccio Lucas agli effetti sonori di The Sky Crawlers, quando gli viene in mente di rimetter mano a Ghost in the Shell. L'idea originale è quella di dare una rinfrescata solo al comparto audio, affidandosi sempre a Skywalker Sound, ma non ti puoi avvicinare troppo a qualcosa di George Lucas senza venirne contagiato. Non sappiamo se anche Oshii abbia preso a indossare sempre e solo camicie di flanella inguardabili e a vendere la roba a Disney, ma dagli effetti sonori si è passati anche al video, con la sostituzione di alcune scene. Ora, Ghost in the Shell già in versione 1.0 faceva ampio uso della computer graphic, e finché si fosse trattato di sostituire al 3D originale un 3D migliore non ti avrebbe dato troppa noia. Vuoi cambiare le animazioni sui titoli di testa, le mappe olografiche, il corpo 3D di Motoko che ruota nella vasca, i pesci nell'acquario a inizio film, un elicottero? Fallo.
Quello che non capisci proprio è che DIAVOLO di bisogno ci fosse di sostituire anche delle scene 2D. Quella del nuoto, il finale con la Motoko nel suo nuovo corpo che guarda dall'alto la città e, SOPRATTUTTO, la sequenza iniziale, il numero da killer con la mimetizzazione ottica:
hanno ammazzato una delle tue scene anime preferite tipo di sempre, lì nella top 5 insieme a quella derapata di Kaneda. Con un pupazzone 3D inutile. Col risultato che non solo questi inserimenti si sposano con il charadesign bidimensionale bene quanto il parmigiano sul creme caramel, ma anche che, per quanto ne dicesse Oshii nel 2008, anziché rendere più moderne quelle scene 2D si è garantito loro un invecchiamento precoce. Il 2D non invecchia, i pupazzoni 3D sì. Una comparativa scena per scena dei cambiamenti, a ogni modo, la trovate qui. Le altre novità della versione 2.0 sono soprattutto le luci, ora molto più calde e meno verdi, per allontanare quel cacchio di effetto Matrix, grazie tante gaijin ricopioni dimmerda, e i dialoghi ri-registrati da capo al pari di effetti e colonna sonora. Nel nuovo doppiaggio giapponese, peraltro, il Burattinaio ha ora una voce femminile, il che cozza un attimo con quella idea di superamento di una roba troppo organica come il concetto di gender che c'era nell'originale. Nella versione italiana del 2.0 i doppiatori sono tutti nuovi e fa un po' impressione sentire Batou con la voce di Terminator e Optimus Prime (Alessandro Rossi).
La domanda da un milione di dollari del giorno, a questo punto, è evidentemente capire quanto il nuovo brutto (perché l'audio rimasterizzato e in 6.1 è il nuovo bello) danneggi lo status di capolavorò assoluto del film. La risposta, per quanto ti riguarda, è sorprendentemente "poco o niente". Ti dispiace un frappo per quella scena all'inizio, vero, ma son solo pochi secondi. Tutte le scene con una dimensione aggiunta, se le metti in fila, non superano probabilmente il minuto, minuto e mezzo. Il resto è il capolavorò di sempre, ma nella gioia dei 1080p da spararsi in retina. Ghost in the Shell era, è, sarà sempre uno dei pochi membri di un club super-esclusivo, quello dei film di fantascienza che hanno dato un volto alla fantascienza, sfruttando al meglio il materiale di partenza (il manga di Shirow) e mettendoci enormemente del suo. Di quei film che hanno contribuito a cucire un quadratino colorato aggiuntivo per quel variopinto patchwork che è il nostro immaginario fantascienzo, coperta di Linus policroma di ogni bravo nerd che si rispetti. Astenersi puttanate americane superderivative, perditempo e soggetti convinti che non ci possa essere nulla di filosofico in un cartoneanimatogiapponese.
Nel cofanetto raggioblù, comprato per una ventina di carte dagli amazzonici, Ghost in the Shell 2.0 era affiancato dal secondo film della serie, Ghost in the Shell 2: Innocence (2004, sempre di Mamoru Oshii), ma di quello parliamo settimana prossima. Vai a mettere un po' di cereali nel ghost, ché lo shell è affamato.
Mai, mai, scorderai. Ed è venuta l'apocalisse atomica e son morti quasi tutti. No, aspe', riavvolgi: mai, mai scorderai quel pomeriggio e quella videocassetta prestata dallo stesso amico (grazie ancora, Antonello!) per merito del quale hai visto Alita, Venus Wars e un sacco di altri film anime, negli anni (90) della grande riscoperta del genere e della lettura matta ma non disperatissima di tonnellate di manga. Per te, che solo qualche anno prima avevi scoperto Gibson e il cyberpunk, è stato come fermarsi a contemplare il mare un secondo prima che un'onda alta sei metri si abbatta sulla spiaggia. Non avevi mai visto niente del genere. Sì, c'era già stato il manga, pubblicato su Kappa Magazine, ma il film di Oshii, pur raccontando la stessa storia del manga di Masamune Shirow, riusciva ad essere qualcosa di completamente diverso.
La Motoko Kusanagi su carta era la tipica eroina sexy di Shirow: occhi da cerbiatta, peratissima, occasionalmente alle prese con lesbocyberammucchiate con le amiche in un ambiente virtuale. Tosta, determinata, ma anche ironica, capace di sfanculare il direttore della Sezione 9 con un "Che palle, nonno!", prima di tirarsi un bicchierino di sake. Il Maggiore Kusanagi nel film non ride mai. Non è, essenzialmente, una donna, ma una macchina, un'intelligenza umana calata in un corpo completamente meccanico, che vive con malinconico distacco emotivo la sua condizione. Un ginoide che non sbatte MAI le palpebre, per rendere ancora più inquietante il suo sguardo artificiale, eroina d'azione con un corpo prodotto in serie, che arriva perciò facile a mettere in dubbio la propria natura.
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Il dualismo uomo-macchina, il rapporto tra l'anima e il suo guscio contenitore, accompagna tutto il film. Si parte da un contrasto molto forte e come tale particolarmente d'effetto: nei primissimi minuti della pellicola, quando Batou, in collegamento con Motoko, si lamenta del ronzio nel suo cervello, lei risponde con una battuta che venne censurata nella prima versione in inglese dell'anime: “Sono nel periodo mestruale”. Solo pochi secondi più tardi, sui titoli di testa viene mostrato il processo di creazione del suo corpo, bambola meccanica che difficilmente avrà mai problemi di ciclo. Ti è sempre piaciuta molto anche la scena sulla barca: in uno dei due o tre momenti in cui il film si concede una pausa in stile videoclip, facendo accompagnare solo dalle musiche (da brividi il main theme, coro nippobulgaro che si sente su titoli di testa, coda e a metà film) un'infilata di scene. La barca, dicevi: mentre scivola in uno dei canali di questa sorta di Hong Kong (non troppo) del futuro che Oshii ha scelto come setting, vede dal basso una donna seduta al tavolo di un bar. Una donna identica a lei, un clone uscito dalla stessa catena di montaggio: gli inconvenienti dell'usare un corpo prodotto in serie e fondamentalmente di proprietà della Sezione per cui lavori.
Ora, non vuoi partire con un pippone pseudofilosofico non strettamente necessario, ma sul sé e la sua percezione, sul concetto di quello che siamo davvero, dentro, tolto l'aspetto analogico della carcassa che lo contiene, si potrebbero intavolare mille discorsi. Tanto più oggi, tanto più quando in Rete riversiamo una versione migliorepeggiore di noi stessi. Qual è il nostro vero io? Chi pensa le cose che stai per scrivere, o quello che hai scritto, che a volte, probabilmente, scavalca in modo inconscio i paletti del corpo analogico, esprimendo davvero sogni, desideri, paure?
Son tutti bravi a dipingere un quadro più colorato e dai contorni più netti di sé davanti a una tastiera, ma se una persona "normale" in Rete è uno stronzo rompicoglioni, metti, è perché di suo è davvero uno stronzo rompicoglioni, e non c'è niente che, una volta attaccato a un computer o a uno smartphone, gli impedisca di comportarsi come tale. “La vita è solo un nodo che nasce nel flusso delle informazioni”, dice il Burattinaio nel film. E ancora: “Quando i computer hanno reso possibile il dislocamento delle memorie, avreste dovuto pensare attentamente al significato di tutto ciò. E alle sue implicazioni”. Avrebbero dovuto pensare di più agli stronzi rompicoglioni, quando hanno inventato Internet. Il Burattinaio, ecco. Di suo l'inafferrabile falco maltese attorno a cui ruota questa storia di macchine e macchinazioni politiche. L'hacker, l'IA ribelle, il Prometeo digitale ribellatosi ai suoi dei e padroni di carne. Mokoto si fonderà con lui/lei, diventando un'entità nuova e unica: un essere umano senza più un vero corpo che si sentirà finalmente libera, in grado di sfruttare le enormi possibilità della Rete, solo grazie all'assist di un'intelligenza artificiale.
E poi c'è Batou, che probabilmente è il legame più forte con il manga, visto che conserva i tratti comportamentali della sua versione cartacea: iperprotettivo nei confronti del Maggiore e non sempre convinto dalle sue decisioni, alla bisogna perfino un pelo ironico. Con quell'ironia un po' triste che gli è consentita nel mondo alla deriva di un film dal profilo così malinconico. D'altronde lui non è un cyborg quasi al cento per cento come Motoko, e in questo mondo la percentuale di tessuti organici che ti porti ancora dietro fa la differenza. Il novellino della Sezione 9, Togusa, è il meno cibernetico di tutti, e Motoko se lo porta in missione apposta durante la caccia al Burattinaio: da un corpo organico non ti aspetti gli errori che una macchina può commettere. Brutta storia i difetti di fabbrica.
Ghost in the Shell, si diceva all'inizio, e l'impatto da gigameteorite avuto sul pianeta. Sia come alfiere insieme ad Akira e a pochi altri di un nuovo modo di vedere agli anime, epicentro della anime-manga mania che travolge gli USA in quegli anni. Sia, più in generale, come capolavoro della fantascienza. Non è un caso se a Ghost in the Shell guarderanno di lì a poco, oltre che Spielberg e tanti altri, anche e soprattutto le Wachowski per il loro insalatone di successo noto come Matrix, saccheggiando tutta una serie di spunti visivi che la gente con l'anello al naso, gli esperti di fantascienza ventenni dell'Internet che non sanno una cippa di niente ma sono convinti di essere dei guru del genere, sono convinti li abbia inventati Matrix. Per dirne una, lo stesso "effetto Matrix", lo schermo pieno di numeri verdi mostrato durante l'intro con la creazione di Motoko. Trovata visiva di grande impatto, ma talmente sputtanata dalla Matrix-mania e talmente associata al film delle Wachowski che sarà una delle prime cose che Oshii toglierà di mezzo nel confezionare la sua versione 2.0 del film.
Parlando della qual cosa. Tutto nasce nel 2007. Oshii sta lavorando con lo studio Skywalker Sound di Ciccio Lucas agli effetti sonori di The Sky Crawlers, quando gli viene in mente di rimetter mano a Ghost in the Shell. L'idea originale è quella di dare una rinfrescata solo al comparto audio, affidandosi sempre a Skywalker Sound, ma non ti puoi avvicinare troppo a qualcosa di George Lucas senza venirne contagiato. Non sappiamo se anche Oshii abbia preso a indossare sempre e solo camicie di flanella inguardabili e a vendere la roba a Disney, ma dagli effetti sonori si è passati anche al video, con la sostituzione di alcune scene. Ora, Ghost in the Shell già in versione 1.0 faceva ampio uso della computer graphic, e finché si fosse trattato di sostituire al 3D originale un 3D migliore non ti avrebbe dato troppa noia. Vuoi cambiare le animazioni sui titoli di testa, le mappe olografiche, il corpo 3D di Motoko che ruota nella vasca, i pesci nell'acquario a inizio film, un elicottero? Fallo.
Ghost in the Shell (1995) |
Ghost in the Shell 2.0 (2008) |
Ghost in the Shell (1995) |
Ghost in the Shell 2.0 (2008) |
La domanda da un milione di dollari del giorno, a questo punto, è evidentemente capire quanto il nuovo brutto (perché l'audio rimasterizzato e in 6.1 è il nuovo bello) danneggi lo status di capolavorò assoluto del film. La risposta, per quanto ti riguarda, è sorprendentemente "poco o niente". Ti dispiace un frappo per quella scena all'inizio, vero, ma son solo pochi secondi. Tutte le scene con una dimensione aggiunta, se le metti in fila, non superano probabilmente il minuto, minuto e mezzo. Il resto è il capolavorò di sempre, ma nella gioia dei 1080p da spararsi in retina. Ghost in the Shell era, è, sarà sempre uno dei pochi membri di un club super-esclusivo, quello dei film di fantascienza che hanno dato un volto alla fantascienza, sfruttando al meglio il materiale di partenza (il manga di Shirow) e mettendoci enormemente del suo. Di quei film che hanno contribuito a cucire un quadratino colorato aggiuntivo per quel variopinto patchwork che è il nostro immaginario fantascienzo, coperta di Linus policroma di ogni bravo nerd che si rispetti. Astenersi puttanate americane superderivative, perditempo e soggetti convinti che non ci possa essere nulla di filosofico in un cartoneanimatogiapponese.
A scanso di equivoci: il manga NON è incluso |
Un film visionario, dei protagonisti "vivi " oltre ogni limite , Batou che diventa una specie di fratello maghiore per te che guardi . Andrebbe visto obnligatoriamente una volta all'anno ....
RispondiEliminail 2.0 non esiste
RispondiEliminaSaranno vent'anni che non rivedo GitS. Certo il film era spettacolare, ma nel complesso preferisco il manga, dove la protagonista e' disegnata meglio, ha maggiore personalita' e simpatia, lontano dalle elucubrazioni esistenziali dell'anime.
RispondiEliminaQuello che mi da' un po' fastidio di "revisioni" come questa e' che generalmente non sono concepite per essere un'alternativa all'originale, ma per sostituirlo in toto. Anche la versione '95 si trova in Bluray, forse dovrei procurarmela fintanto che posso...
Maledetto Lucas!!!1!!Ichi!!
Elimina/agitailpugno
ti quoto e ti stra quoto
Eliminainnanzi tutto grazie al Doc per avermi "erudito" dell'esistenza di questa versione 2.0. il film ce l'ho in vhs e dvd xchè Masamune Shirow per me negli anni in cui pubblicava qualcosa era uno dei pochi autori giapponesi che non mi indisponevano. GITS è uno dei miei manga preferiti. il film è vero che ha tutte queste qualità che dice il DOC ma è anche un pò "pesantuccio" ma credo che sia proprio il caso di procurarsi il blu-ray come dice Azel nella sua versione originale. grazie ancora.
EliminaPoverino nn è colpa sua è che ormai ha cambiato tutto il cambiabile e nn sa più a cosa metter mano, e per fare nuove edizioni butta dentro di tutto e di più.
EliminaChe poi diciamoglielo a Ciccio Lucas, che nn ha da inventarsi altre menate, che alla gente gli basta vederselo in HD e va bene così.
io ho recuperato le versioni "despecialized" per avere finalmente il VERO star wars in hd....
Eliminail vero Star Wars in HD ancora non esiste. Si aspetta con pazienza un'edizione con entrambe le versioni (cinematografiche e modificate) di ogni film accuratamente restaurate.
EliminaPDF: Togusa e non Tosaga.
RispondiEliminaSuperato il momento pdf, inevitabile visto che la squadra di Motoko è quasi di famiglia, parliamo un attimo del mondo di GitS.
La cosa che mi ha sempre affascinato della filosofia che sta dietro a GitS è forse l'opposto di quello che dicevi tu ovvero il fatto che il ghost e il corpo (lo shell) non sono due entità indipendenti ma l'uno influenza costantemente l'altro.
Siamo quello che siamo nell'animo tanto in quanto le nostre membra sono fatte in un certo modo e ci riportano delle percezioni specifiche che se fossero fatte in modo diverso forse non ci darebbero. Forse il semplice filtro di uno schermo e di una tastiera (come in questo preciso momento) influenzano il nostro ghost tanto in quanto prolungamento del nostro corpo. La tastiera stessa si modifica tanto in quanto battendo sui tasti in modo unico e solo nostro la logoriamo lasciando una nostra “impronta”.
La stessa Motoko è Motoko perché ha un corpo meccanico, se non avesse un corpo di quel tipo il suo ghost si sarebbe evoluto in modo diverso. A vincere questo aspetto c'è il burattinaio che nasce non senza corpo ma con un corpo diverso ovvero un hardware specifico. La fusione porterà non a cancellare il corpo, elemento essenziale per l'esistenza, ma a modificarlo ancora. Il corpo finale è la rete, un corpo che influenzerà ancora il ghost in un modo ancora più imprevedibile.
"Togusa, non Tosaga"
EliminaVaglielo a dire al correttore ortografico.
Cosa sarà mai, a questo punto, un tosaga? Mistero.
Sull'interpretazione del legame tra ghost e shell non sono per nulla d'accordo (il corpo in serie di Makoto non fa la sua personalità, tanto è vero che la nuova Makoto Plus non batte ciglio - ahaha - anche nel corpo di bambina), ma è il bello di un film (e di una metaserie) così: ti fa pensare. Ognuno può leggerci in fondo quello che vuole.
EliminaSarei curioso anche io di sapere cosa è tosaga a questo punto.
EliminaVa detto che il pensiero che ho espresso pesca molto da SAC quindi potrebbe non essere allineato del tutto al film. Aggiungo però che è la stessa Motoko ad avallare in parte la mia interpretazione volendo Tugusa nel team. Lui essendo quasi del tutto umano (ha solo, come tutti, un cervello cibernetico) ha un punto di vista differenze, pensieri differenti, rispetto a chi scorrazza con un corpo in tutto cibernetico o quasi. In estrema sintesi ha un ghost che per certi tratti è differente da chi ormai ha poco di umano se non l’anima, ammesso che non sia stata modificata artificialmente anche quella.
Allargando il discorso il ghost si forma anche da una stratificazione di esperienze e di pensieri ad esse collegati e queste esperienze sono mediate dal nostro corpo. Molte volte ho letto delle cose molte bello su questo blog che non sono altro che delle esperienza in cui nel bene e nel male il corpo con le sue percezioni, non sempre gradite, la fanno da padrone. Questo è un punto di vista filosofico (di uno che non ha mai aperto un libro di filosofia) personalissimo quindi travalica il film stesso che per me ne è stato l’ispiratore.
Capisco, e come dicevo prima ci sta.
EliminaMa restando al film, Motoko spiega a Tugusa/tosaga che l'ha voluto nel team perché è il più organico di tutti e loro, e le macchine presentano sempre dei difetti. Più che di punti di vista, ne fa una questione di affidabilità "meccanica". Per il resto, il discorso di farebbe molto lungo, ma sì, un posto come questo, dove per anni ho scritto di tutto quello che mi piace/penso/sogno/ricordo, è una versione parziale di un backup cerebrale. Il ghost trasferito nella macchina. Quante possibilità ti dà la Rete, come dice la nuova Motoko (che sopra per qualche motivo ho ribattezzato Makoto. Ma lì il correttore non c'entra...) a fine film.
Bellissimo questo scambio di idee. La prossima volta che ci si vede, magari davanti ad un buon okonomiyaki, potremmo anche approfondire.
EliminaPS: magari Piki e MEle vedranno un mondo futuro dove questo discorso ha preso un "corpo" diverso e ci penseranno.
Condivido l'opinione di Drakkan, anche perchè il corpo di Motoko è tutto fuori che una roba prodotta in serie, anzi. E' un cazzutissimo prototipo militare, una one-off della Megatech Body, poi hanno buttato via lo stampo. Ed è questo che rende unica Motoko, la rende differente da tutti.
EliminaCustomizzato come tale, ma il modello base è un modello standard. Tanto è vero che, come detto, Motoko vede una tipa identica nel film, e questo non fa bene al suo mood virante al nero. Le immagini successive, con i manichini in vetrina, rafforzano il concetto. Bambola in serie.
EliminaMi sfugge la scena , è un pezzo che non lo riguardo. Mi ricordo la scena dell'ascensore in cui Motoko chiede a Batou se lei non assomigliasse al burattinaio, ma li il discorso è ben diverso. A che punto del film è, cosi vado a riguardarmela. Non mi garba parlare di cose che non mi ricordo bene. A mia discolpa dichiaro di non aver mai guardato il 2.0 se è una scena aggiunta li.
Eliminahttps://www.youtube.com/watch?v=wYVbQ-GQTxQ
EliminaLa scena famosa del barcone, con il coretto nippobulgaro di "Making of a cyborg" in sottofondo. Vai a 0:46 e guarda la reazione del Maggiore... ;)
Vero, non me la ricordavo la scena della copia nel bar. Un netto distacco dal manga, farina di Oshii indubbiamente. Il pensiero mio e di Drakkan, è più in sintonia con il "Verse" Shirowiano (Manga/Sac/Arise/Games).
EliminaSon decenni che non riguardo Ghost in the Shell, ma ricordo che quando lo vidi la prima volta, rimasi fulminato. La contapposizione tra Makoto ed il suo collega purista, che rifiuta gli impianti per mantenere la sua umanita` mi sembro` centrale. Inconsciamente mi aspettavo una risoluzione alla B-movie ammaricano, il trionfo dell'umanita` sulle fredde macchine ed invece no: Makoto e` semplicemente superiore in tutto, you puny human. WOW.
RispondiEliminae concordo, Matrix e` un film fantascienzo gran sopravvalutato: tra le altre scopiazzat- eh, pardon, influenze:
intere scene prese di peso da Dark City, il bullet time rubacchiato a Gondry ...
ed infine, un Off Topic: qualcuno ha visto "The Death of Superman Lives: what happened?", il documentario sul mancato film di Superman diretto da Tim Burton, con Nick Cage nel ruolo di Superman?
idee? Impressioni? Un post, magari? :) :) :)
Non posso che concordare.
RispondiEliminaTanto 1.0 era una rivoluzione epocale, quanto 2.0 era... 2.0: una inutile aggiunta di sovrastrutture markettare, destinate ad essere obsolete il secondo dopo che sono state pensate, ad un paradigma perfetto. Il 2.0 sta all'1.0 come un Apple Watch sta all'Amiga.
Mi ricordo ancora che, vedendolo al cinema Massimo di Torino durante una settimana dedicata all'animazione giapponese (grazie di esistere, Museo del Cinema), sul decollo degli orribili elicotteri in 3D mi parti un "MAVAFFANGULA!!" che avrebbe dovuto costarmi l'espulsione... non fosse stato per l'applauso del pubblico
Puoi passare a ritirare la tessera di "Mito" quando vuoi.
EliminaUno dei film che non ho ancora visto e che desidero vedere. Questa tua recensione poi mi ha fatto venire maggior voglia.
RispondiEliminaA proposito di Matrix, hai visto Animatrix, i cortometraggi animati?
Sono sempre stato convinto che il nome del maggiore Kusanagi fosse Motoko.
RispondiEliminaSe leggi sopra la discussione tra me il Doc risponde proprio al tuo quesito.
Eliminaah ok :-)
EliminaMa la mia era una domanda retorica per essere meno PDF :-)
Insieme ad Akira il film che mi è rimasto nel cuore di quel periodo. lo stile di Shirow cambiato in animazione realistica, quegli occhi piccoli per il canone anime eppure così espressivi, i silenzi, le prospettive. Era un'altra cosa rispetto al manga, ma stranammente Oshii aveva centrato il cuore dell'idea di Shirow. In qualche maniera era un film perfetto. Così perfetto che innocence non ha potuto fare a meno di deludermi, così zeppo di discorsi filosofici che facevano rimpiangere i silenzi del primo. Poi l'animazione non si discute.
RispondiEliminaIl 2.0 non ho mai avuto il coraggio di vederlo, anche se probabilmente sono un pochino meno attaccato al film di quanto lo sia al manga di Shirow, delle sue pippe (non solo?) mentali alternate alla caciara deformend e alla cura maniacale dei suoi disegni...
RispondiEliminaè che la freddezza del film, della stessa Motoko, da una percezione tutta diversa, di quel fantascenzio "inesorabile", forse forse in effetti più vicino a quel bruciatore di browser di Gibson, alle origini del cyberpunk vere e proprie, e al futuro del mondo in divenire.
No va, in definitiva sono attaccato anche al film, poche ciance. Forse è solo che mi "spaventa" sempre un sacco.
Ma mai come quegli orridi pupazzoni tridimensionali, brrr.
Mai vista la 2.0 e pare abbia fatto bene, Ghost in The Shell e uno dei miei film preferiti in assoluto con Porco Rosso.
RispondiEliminaSu VVVVID ci stanno le due serie di Stand Alone Complex, meritano pure loro a mio avviso.
Tutti col correttore automatico oggi o lapsus freudiano su Motoko/Makoto ?
RispondiEliminaGitS nel 95 è stato un cazzotto in quei punti che non pensavo nemmeno di avere. Qualcosa che si può tranquillamente paragonare a Blade Runner sotto tantissimi punti di vista e che ne estende la visione nell'ottica giapponese (quindi un po' meno cristologica di quella di Scott).
Ogni volta che lo vedo ho sempre i brividi alla parte "strumentale" che mostra parti della megalopoli.
Apprezzo tantissimo il talento visionario e anche un po' cervellotico di Oshii ma in effetti il 2.0 non ha aggiunto chissa cosa. Una rimasterizzazione dell'originale sarebbe stata sufficiente e forse più apprezzata.
Diciamocelo, anche l'analogico della videocassetta ha il suo fascino.
Quella del pupazzone 3D è una delle cose più assurde che si possano fare, come se il film di nikopol nn fosse mai esistito e nn ci avesse insegnato niente su come non utilizzare la computer grafica.
RispondiEliminaCaro doc., grazie per il bruschettone anche se non ricordavo di averlo ordinato! Scherzi a parte, personalmente ha un posto molto in alto nella personale classifica fantascienzia: il finale è uno dei più belli, inquietanti ed enigmatici (e tuttavia pieno di speranza) che abbia mai visto.
RispondiEliminaLo noleggiai l'estate nel 1999, proprio nell'anno del "famigerato" Matrix, perchè tra giappofili si vociferava che ci fosse molto più di un punto un comune. Tuttavia, questo non mi sembrò tanto un punto di demerito per i registi... per noi regazzini giappofili quattordicenni dell'epoca, già drogati di Evangelion e di teorie senza nemmeno aver mai visto tutti gli episodi, rappresentava una vittoria culturale. Erano gli anni della Disney in crisi in cui i giornali sparavano titoloni in cui decretavano la vittoria dei manga su tutti gli altri fumetti... una vittoria di Pirro, ora che Giappolandia sforna sempre meno titoli davvero interessanti e innovativi e le favole sono dappertutto e in tutte le salse!
La matrix-mania ci ha messo ancora di meno a spegnersi, con i due sequel al di là del bene e del male, e lo stesso film è davvero invecchiato malissimo... del resto si spacciava per il film del futuro, e invece era proprio l'ultimo film dell'ultimo anno dell'ultimo decennio del '900, un super-bignami di tutto ciò che all'epoca sembrava cool.
Che rimanga tra noi, ma quella coolness ogni tanto mi manca.
PS: mi sa che è uscito un po' sconclusionato, tutta colpa dell'emozzzione!
Quello che penso dei Wacho-cosi e dei loro effettivi meriti l'ho scritto più volte. In questo caso, va detto, non hanno mai fatto mistero di essersi ispirati a GitS. Il che non rendeva ipso facto più originali le loro scelte, ok, ma almeno l'hanno ammesso subito.
EliminaPensa che in libreria da qualche parte ho persino "Matrix e la filosofia", in cui sviscerano tutti gli spunti del film! Peccati di gioventù! :) (Più che altro, a rileggerlo ora, mi sembra assurdamente cervellotico!).
EliminaPenso che a togliere tutta la parte zozzerellona e da pistola del manga abbia fatto sol che bene all'anime.
RispondiEliminaSai che sorpresa vedersi prima il film e poi andarsi a leggere il fumetto, con tutte quelle pose Manara.
Il manga è proprio su una scalinata sopra al film. Oshii è un grandissimo regista ma si prende troppe libertà nel rimaneggiare il materiale di base.. Intendiamoci, Il film è un capolavoro ma con l'opera originale ha pochissimi punti di contatto.
EliminaSon proprio due cose diverse, vero. È un male? Dipende dai punti di vista. Io son della scuola di pensiero "Frega un cacchio che Shining di Kubrick è diverso". Se ne esce un capolavoro, non fa male a nessuno. Il manga è sempre lì, chi vuole se lo può leggere. Ma, ripeto, è solo il mio punto di vista.
EliminaUn male? nahhh, Il capolavoro gli è uscito non per caso.Io penso vada bene anche cosi, casomai,il "problema" è che forse la Motoko del film non è la Motoko del manga mentre gli altri personaggi sono abbastanza simili.
EliminaPurtroppo non ho mai letto il manga, ma partendo dagli spunti nei vostri commenti mi viene da pensare che in fondo Motoko è sempre diversa in ogni sua "incarnazione" o forse è meglio dire "incyborghizzazione" ed è proprio la caratterizzazione scelta per Motoko che detta i ritmi all'opera di cui è protagonista ( o viceversa . a voi la scelta).
EliminaLa Motoko del film è seria, piena di dubbi filosofici sulla vita e l’esistenza; ed ecco il film che noi conosciamo: serio a tratti crudo.
La Motoko di Stand Alone Complex (fino al film Solid State Society) è meno impostata, pur essendo sempre determinata e ricca di spunti di riflessione ogni tanto si lascia andare a sorrisi e nella serie compaiono anche le sue amiche; infatti il tono della serie è meno cupo del film pur non tralasciando gli spunti sull’individualità e la complessità dell’esistenza.
La Motoko di "Arise" è decisamente più scapestrata e (mi dicono) più simile a quella del manga, ed infatti Arise parte con dei toni ancora diversi, per dare un vero e proprio giudizio su quest’ultima aspetto la conclusione della saga che dovrebbe essere pubblicata quest’anno.
Ah, GitS, che colpo...mai capito le critiche a Oshii, è vero che a volte si ripete (vedi Patlabor) ma resta sempre un signor regista. I titoli di testa della versione resteranno per sempre nel mio cuore, un mix praticamente perfetto di immagini, musica ed effetti...e particolari a parte è IMHO davvero difficile trovare una trasposizione cinematografica che sia al tempo stesso così diversa dalla controparte cartacea e così qualitativamente eccezionale come l'originale (mi viene da citare come esempio Il nome della rosa). A proposito di contributi all'immaginario collettivo, chi si ricorda il cartellone pubblicitario di GitS nel Syndicate del '93? :-)
RispondiEliminaPensa che a Taipei un professore universitario ha fatto lezioni solo su GitS
RispondiEliminaCe l'ho, il VHS originale (da qualche parte insieme a quello di Alita), ma sono tipo n. anni che il videoregistratore è sparito in una discarica. Peccato perché ho una gran voglia di rivederlo e poca voglia spenderci soldi o frugare nel torrente.
RispondiEliminahttp://www.vvvvid.it/#!show/100/ghost-in-the-shell
EliminaStreaming gratuito e legale.
wow, grazie.
EliminaOcchio che l'1.0 su vvvvid ha il doppiaggio nuovo, come quello del 2.0.
EliminaJust fyi ;)
Il manga che di fatto mi ha maggiormente impressionato all'epoca che di fumetti giapponesi nulla sapevo. Inutile dire che la visione del VHS mi fece eplodere il cervello, decretando la rottamazione dello shell ormai inutile.
RispondiEliminaLa scelta dei colori caldi almeno uniforma, nel bene e nel male, i due film. Però avrei preferito evitare questa scelta, così da distinguere meglio i due capitoli. Inoltre a mio parere identificavano meglio i due protagonisti, nel primo Motoko e nel secondo Batou
RispondiEliminaHo appena letto akira dopo aver visto il film poco tempo fa, ho finito la serie di cowboy bebop. Lacrime dappertutto, ma soprattutto quando esco di casa mi sento grida di tetsuo e kaneda dappertutto, è diventata un ossessione. Comunque questo preambolo è importante per sottolineare come mi stua addentrando poco alla volta nel mondo giappo degli anni 90, di quelli che non mandavano facilmente in TV (ergo Italia 1).
RispondiEliminaQuindi, domanda finale, è arrivato il momento di ghost in The shell. Mi vedo il primo originale tentando di non scassarmi un pochino per il troppo Matrix, o il secondo in hd? (Mentre attendo la risposta, faccio partire la playlist di cowboy bebop)
Scusami... vorrai dire Renatooooo!!!!!
Eliminagiusto!! :D Renatoooooooooo!!
EliminaComunque GITS 1.0 alla fine l'ho visto su vvvvid, e devo dire che, sebbene mi sia piaciuto un sacco soprattutto per musiche ed immagini, non mi ha lasciato basito o fatto gridare al capolavoro. Forse perchè ormai ne ho visti tanti di film che ne hanno seguito le orme, ma anche qualche approfondimento in più di trama e personaggio con qualche minuto in più di film non mi sarebbe dispiaciuto.
A proposito di Sky Crawlers... verrà mai trattato? In verità a me non era piaciuto per niente, però una recensione "nello stile del Doc" magari potrebbe farmelo vedere sotto un'altra luce...
RispondiEliminaSe ne parlava tempo fa, in qualche commento: mi interessavano molto sia il gioco (per Wii) che l'anime. Gioco comprato e mai provato, anime mai visto.
Elimina... forse è davvero meglio che cada nel dimenticatoio!:D
EliminaGhost in The Shell è stato il primo anime "adulto" che abbia mai visto e come tale lo porto sempre nel cuore.
RispondiEliminaFu grazie ad una VHS (uscita in edicola in una collana di anime giapponesi tra cui anche patlabor, ranma e altri) prestatami nel lontano 1998 da un collega di lavoro. Ne rimasi folgorato alla prima visione e rividi il film almeno 3 o 4 volte prima di restituire a malincuore il nastro.
Ho sempre usato Ghost In The Shell come esempio ogni volta che dovevo spiegare a qualcuno che gli anime non erano solo maghette e robottoni, ma erano un mondo vario in cui esistono produzioni dirette ad ogni età; e capolavori come Ghost In The Shell non potevano essere catalogati con il termine di "Cartoni" che dalle mie parti è sinonimo di "roba per bambini”.
Adoro nel film la parte nell’ascensore in cui Motoko mette in crisi Batou chiedendogli se lui abbia mai visto il suo cervello e, in caso scoprisse di essere un essere completamente artificiale privo di un cervello organico, si sentirebbe meno vivo di come si senta ora.
Per quanto riguarda la parte tecnica di questa edizione 2.0 sono completamente d’accordo con te Doc, il comparto audio ed il ridoppiaggio sono splendidi, mentre l’introduzione dell’animazione in cgi per la mitica scena introduttiva mi ha dato parecchio fastidio, mi hanno infastidito molto meno tutte le altre variazioni (comunque mi sono accaparrato la versione absolute in cui sono riportate anche la versione originale con doppiaggio storico e con doppiaggio rieditato).
Ecco, per colpa tua ( ;) ) mi sono rivisto dopo, boh, Nmila anni l'1.0 con doppiaggio vecchio, ed è in play l'1.0 con doppiaggio nuovo su vvvvivid.
RispondiEliminaSeguirà il 2.0.
3 volte lo stesso film. 3 film diversuguali.
Grazie ;)
A proposito di ridoppiaggio.
EliminaSinceramente trovo migliore quello storico, al netto di censure mestruali.
Premesso che non ho il manga a portata di mano per un confronto diretto, ma nel nuovo mi pare che alcuni dialoghi perdano di poesia, schiacciati dal morbo dello spiegone semplicistico, in altri si perda invece il senso delle frasi e infine, e più grave, ci siano persino errori concettuali.
Tipo quando Batou raggiunge in ritardo la cabina telefonica e chiede all'occhialuto dinoccolato "Hey tu, hai visto il camion della spazzatura?" quando
1) lo avevano appena incrociato raggiungendo la cabina,
2) non poteva ancora sapere che era stato il netturbino a fare la chiamata. Anche perché è l'omuncolo che glielo rivela subito dopo.
Nel vecchio doppiaggio Batou gli chiede invece se avesse visto qualcuno usare il terminale ed è l'omuncolo rivelargli di aver visto al telefono il netturbino.
Per dire.
Ho appena scoperto che i doppiaggi in realtà sono 3.
Eliminal'1.0 originale, l'1.0 con Commander, i dialoghi cambiati e Burattinaio uomo, il 2.0 con la voce da donna del Burattinaio.
Doc, o qualcuno più addentro, potete illuminarci al riguardo? A me ne risultavano 2.
Doc per quanto riguarda la serie invece? (Se mi sono perso un commento a tal proposito chiedo venia.)
RispondiEliminaParliamo asap anche di quella. E di Arise. E di tutto il resto :)
EliminaNota importante per definire il capolavoro che è, è anche il contributo delle musiche di Kenji Kawai, ormai un fedele di Oshii. Suoni tra il passato e futuro archeologico.
RispondiEliminaUn pò come Hisaishi Joe con i film di Miyazaki e/o Studio Ghibli.
Parlando di serie e musica, il main theme di Stand Alone Complex è qualcosa di epico.
RispondiEliminaNon immaginavo tutto il "caos". Non ho ancora visto il 2.0, l'ho sempre dato per scontato. Di fondo mi è bastato il primo.
RispondiEliminaNon ho mai visto il 2.0 perché temevo mi rovinasse il mito. Però forse è ora di darci un'occhiata...
RispondiEliminaDomanda: il comparto contenuti speciali, invece, rispetto alla versione in DVD deluxe, cosa contiene (o non contiene) da meritare una spesa?
RispondiEliminaMa soprattutto, esiste la versione 2.0 in DVD e non Bluray?
Grazie.
Lo sto riguardando su VVVVID, in questo momento. Certo che i testi per il doppiaggio li hanno fatti con google translator. Qualcuno mi spiega cos'è il barile in una mitraglietta? Sarà mica che hanno tradotto maccheronicamente dalla versione inglese "barrel" (canna, di fucile o pistola) ?
RispondiEliminaPensato anch'io la stessa cosa.
EliminaIl barile della pistola :D
Caro Dr. Manhattan, mi sono imbattuto nel tuo blog proprio guardando questo 2.0-Lucas-edition ( tra l'altro comprato anch'io dagli amazzonici ma totalmente inconsapevole del restyling, vuoi perché acquistato a scatola chiusa insieme a Innocence, vuoi perché non ho approfondito il contenuto di questo reboot) e devo dire che l'impressione che ho avuto è la stessa che hai avuto tu....mi è venuta voglia subito di avere la versione 1995 con quella sgranatura che aveva in dvd ma il fascino unico di un'opera prima,quel capolavoro dal quale come hai giustamente affermato, hanno attinto a piene mani i fratelli-sorelle Wacho per Matrix.
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