La bici di un uomo che non si chiamava Mario, forse
L'altro giorno eri in giro per Milano. A un semaforo, accanto all'uscita di una fermata della metro, c'era questa bici legata a un palo. Una bella bici da uomo bottecchia, con le ruote grandi, senza parafanghi. Una bella bici che, a giudicare dalla ruggine che ne aveva morso catenaccio e campanello, era lì da anni. E? E c'è che questa cosa delle bici abbandonate ti ha sempre messo addosso una tristezza senza nome. Ti sei sempre chiesto chi e perché le abbia lasciate lì, cosa sia successo ai loro proprietari.
E così, mentre il semaforo era ancora rosso, mentre eri lì che respiravi a pieni polmoni sotto la pioggia sottile e una luce al neon flickerante l'afflato di una città sempre dinamica, lo spirito del posto in cui hai sognato a lungo di vivere quando eri rEgazzino perché lì facevano le riviste di videogiochi e l'Internet ancora non c'era, insomma mentre ti imbottivi di monossido di carbonio, hai immaginato che il proprietario di quella bici si chiamasse Mario. E che Mario fosse un giornalista: uno degli ultimi cronisti di guerra veri, spedito lontano da casa per raccontare la storia con la s minuscola in diretta tv. E che da quel paese lontano, poi, Mario non avesse più fatto ritorno. Magari si era innamorato di una donna del posto. O magari lì era morto, lasciando ad aspettarlo vicino all'uscita della metro solo i ricordi sbiaditi degli altri pendolari e quella specie di Hachiko con canna in alluminio e ruote del 28.
E? E niente, poi il semaforo è diventato verde e hai attraversato. Quello che non hai ancora detto, di questa piccola storia, è che a quella bici, come accade a tutte le bici abbandonate, avevano fregato il sellino e una ruota. La morale è che alla gente non gliene frega niente della fine che hai fatto. E anche se sei morto, ti incoolano lo stesso, ecco.
E così, mentre il semaforo era ancora rosso, mentre eri lì che respiravi a pieni polmoni sotto la pioggia sottile e una luce al neon flickerante l'afflato di una città sempre dinamica, lo spirito del posto in cui hai sognato a lungo di vivere quando eri rEgazzino perché lì facevano le riviste di videogiochi e l'Internet ancora non c'era, insomma mentre ti imbottivi di monossido di carbonio, hai immaginato che il proprietario di quella bici si chiamasse Mario. E che Mario fosse un giornalista: uno degli ultimi cronisti di guerra veri, spedito lontano da casa per raccontare la storia con la s minuscola in diretta tv. E che da quel paese lontano, poi, Mario non avesse più fatto ritorno. Magari si era innamorato di una donna del posto. O magari lì era morto, lasciando ad aspettarlo vicino all'uscita della metro solo i ricordi sbiaditi degli altri pendolari e quella specie di Hachiko con canna in alluminio e ruote del 28.
E? E niente, poi il semaforo è diventato verde e hai attraversato. Quello che non hai ancora detto, di questa piccola storia, è che a quella bici, come accade a tutte le bici abbandonate, avevano fregato il sellino e una ruota. La morale è che alla gente non gliene frega niente della fine che hai fatto. E anche se sei morto, ti incoolano lo stesso, ecco.
per l'illustrazione si ringrazia il sempre gentilerrimo antrista ManuelP82
purtroppo è la triste realtà del mondo moderno, dovremmo tornare tutti a un vita più umanamente compatibile. In tempo di crisi ci si dovrebbe aiutare invece ci si f...e a vicenda più di prima. Quando vedi queste cose capisci che al mondo sei solo e quando hai i tuoi c...i non c'è nessuno che ti viene ad aiutare ti devi tirare fuori dal fango da solo. Paola
RispondiEliminadritto per dritto!
RispondiElimina[oh, no! ho commentato da anonimo! riposto, così cancelli senza pietà quello di prima]
RispondiEliminamagari Mario aveva lasciato lì la bici PROPRIO perché gli avevano incoolato la ruota e il sellino e riportarla a casa e aggiustarla sarebbe costato più tempo/fatica/soldi rispetto a lasciarla lì...
Belli questi momenti di condivisione. Addio Mario, non ti ho conosciuto ma ti voglio bene lo stesso.
RispondiEliminaMeraviglioso...il doc che preferisco, alla fine, anche se non parla di pubblicità fuorvianti e di cartoni top anni '80 :)
RispondiEliminaA tradimento il doc mi ci fa un post serio e mi sento in colpa perchè io ero lì lì pronto a sganasciarmi dalle risate e invece sono più vicino alla lacrimuccia (ma senza frigna frigna tipo signorina Croft), ché il doc saggiamente mi ha taciuto i dettagli della storia (dandomi solo le indicazioni essenziali per il disegno).
RispondiEliminaMai fermarsi ai semafori a Milano, mai. Le allucinazioni da monossido di carbonio fanno di questi scherzi.
RispondiEliminaSecondo me la bicicletta era di Luigi.
RispondiEliminaTra un post "di ridere" e l'altro, c'è sempre quel momento di riflessione e di malinconia che ci sorprende. E a me piacciono tanto queste perle, caro Doc :)
RispondiEliminaSettimana scorsa sono tornato da una 5 giorni a Amsterdam. Giringirando per la città vedi centinaia di biciclette legate ordinatamente o ammassate. Molte di queste sono ricoperte di ruggine e con le ruote sgonfie e capisci da quanto sono li abbandonate a loro stesse ... MA ... a nessuna di queste manca mai un pezzo! Abbiamo troppo una mentalità diversa :S
RispondiEliminaP.S.
Primo post evah! :)
Corso Italia???
RispondiEliminaper dire, sta cosa l'ho letta ieri:
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/2013/04/08/italia/cronache/muore-in-un-incidente-stradale-sciacalli-gli-rubano-lo-stipendio-jfEPGIgquafi9Dl4NdSQHP/pagina.html
Mai vista una bici abbandonata in vita mia.... le fortune di non vivere in una grande città?
RispondiEliminaComunque, grandissimo Doc!!! A mio umile parere se ci toglievi il termine "incoolata" alla fine del post, si era al livello di uno di quei racconti brevi italiani da antologia.
Che poi bhe, nessuno vieta all'autore di aggiungere un po' di colore ad un racconto con certe scelte di registro o altro.
Bel post, che mi fa venire in mente...
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=PRz5ZuMTR7o
Ma poi, perchè fregare sempre una ruota e un sellino e snobbare il resto ?
RispondiEliminaChe ci sia qualche cospirazione dei Rettiliani dietro a tutto ciò?
La verita' e' che c'e' gente che le bici gli escono dal culo, e una volta inutilizzabile,fai prima a sostiturila , che andarla a recuperare e rimettere in sesto.
RispondiEliminaChe poi l'interland di Milano sia tipo il bronx delle biciclette,si sa,ma questa e' un'altra storia.
Anch'io una volta, anni fa,nella piazza della mia citta' mi sono imbattuto in una bellissima bici nuova legata ad un palo a cui avevano rubato una ruota...
RispondiEliminaPECCATO CHE LA BICI ERA LA MIA!!!
Doc,adoro quando fai sti post...
RispondiEliminaDoc,adoro quando fai sti post...
RispondiEliminaParole sante...
RispondiElimina1. Io, alla combo Mario+giornalista, ho pensato subito a QUEL Mario:
RispondiEliminahttp://static.televisionando.it/625X0/www/televisionando/it/img/Mario-serie-tv-di-Maccio-Capatonda.jpg
2. Molto probabilmente la bici è la mia, dato che non appena la lascio legata da qualche parte puntualmente non la ritrovo mai (in compenso ora ne ho una recuperata anni fa da un fosso, pimpata e che "va come una viola", come si dice dalle mie parti).
3. La vignetta è bellerrima *.*
Posso compensare?
RispondiEliminaIeri (o l'altro ieri, non so di preciso) un mio amico trova questo.
E. Restituisce. Tutto.
Forse, dico forse, qualcuno, persino oggi, ancora non è disposto ad approfittare delle saponette cadute nelle docce degli altri.
C'è comunque un paio di dettagli carmici (di altro segno aritmetico, tanto per compensare il gesto):
- Lui, l'avvocato, neanche una mancetta.
- Il commento della quasi totalità della gente: "Coglione, io mi tenevo tutto"
PS: Straquoto 'Angel per la 1 e la 3. La 2, per ora, ancora no, grazie al cielo.
RispondiEliminasi la vignetta è bella, però (pdf): 1) la bici è da donna; 2) è legata in un modo di ridere che a Mario l'avevano fregata prima che finisse di scendere le scale della metro
RispondiElimina@omoragno
RispondiElimina« La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile.»
Qui,ormai, ci hanno sollevato dal dubbio.
RispondiEliminaoramai chi vive onestamente è considerato un co...one! ma personalmente preferisco passare per co..ona perchè ogni giorno, alla mattina mi devo guardare allo specchio. chi è onesto è destinato ad essere l'agnellino sbranato dai lupi o c'è qualche angolo di terra che non è ancora marcia?
RispondiEliminaA Milano fottono le bici perché tanti comprano quelle rubate nei mercatini, se nessuno le comprasse i furti diminuirebbero drasticamente.
RispondiEliminaModestamente conosco uno dei migliori ciclisti di Milano (il Drali - con "il" davanti che qui siamo precisi) e se mi serve una bici vado da lui, super onesto e madrelingua milanese.
Quando vado il solo sentirmi chiamare "giuvinot" mi riempie il cuore di nostalgia.
é da ieri che rifletto su questo tuo post , Doc! E mi fanno male le ultime righe... Io non so nulla della tua vita, dei tuoi problemi ma sappi che qualunque cosa ti sia capitata ci sono le persone a cui vuoi bene che ti stanno vicine. Se hai un periodaccio sappi che non può durare per sempre, il sole tornerà a splendere e cerca anche di ritrovarlo dentro di te (oddio sto parlando come una specie di guru!!!) su con la vita!
RispondiEliminaPaola
Nella mia città (Ferrara), alcune biciclette le lasciano appositamente legate ai pali a memoria di ciclisti vittime di incidenti stradali!
RispondiEliminaMagari anche quella era lì per lo stesso motivo....
ah, c'era anche questo:
RispondiEliminahttp://qn.quotidiano.net/cronaca/2013/04/10/871456-viterbo-proprietario-muore-rubano-energia-elettrica.shtml
ok la smetto
Clap, clap, clap.
RispondiEliminaDoc, se ti può consolare conosco una persona che ha abbandonato una bici legata fuori dalla stazione FS. Un mio collega che voleva provare ad arrivare in treno a Milano e poi con la bici arrivare in ditta (vicinissma). Morale: dopo due settimane si è scocciato, ha ricominciato a venire in macchina, e quando gli ho chiesto della bici mi ha detto di averla mollata legata a un palo in stazione.
RispondiEliminaMooolto più bella la tua spiegazione!