Badass Bastards: The Lost Platoon 2, parte 4

Sì, le illustrazioni di Francesco Codolo sono talmente bellissime su una scala da zero a bellissime che a un certo punto, senti, chi diavolo se ne frega del nuovo capitolo di quella roba lì a puntate. Siamo d'accordo. Ma se avete un quarto d'ora libero, trovate di seguito anche quello: perché è giunto finalmente il momento di saperne di più su Banshee. E dopo un mese era pure ora, che diamine. Ah, per tutti quelli che chiedono uno spin-off a fumetti su Wendy Khane, chissà. Magari in futuro. Mai dire mai, come si dice; basta che non glielo andate a dire al Governatore di The Walking Dead, o si incazza. Di brutto. Peraltro devi averci da qualche parte già pronto tutto il background di Wendy prima del suo arrivo su Cressida. Da qualche parte nella tua testa, in mezzo a tutto il resto..

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«Ma hai visto quanto è figa? Cazzo aspetti, l'invito?».
A decidere per tutti alla fine era stato Galassi, il receptionist della NLI, mentre leggeva la Gazzetta.
   Il primo Badass Bastards: The Lost Platoon era praticamente pronto, ma il publisher che aveva acquisito in corsa i diritti di pubblicazione, il gigante dei media Multiversal, non vi aveva portato né all'E3 (fine giugno, Los Angeles), né alla Gamescom (metà agosto, Colonia). Avevate in pratica bucato le due più grandi fiere del videogioco del mondo occidentale per, com'era?, preservare il fattore sorpresa del titolo.
   E il piano funzionava alla perfezione, perché nessuno stava più cagando voi e il vostro gioco: le ultime news riguardanti Badass Bastards su siti e riviste specializzati risalivano a un anno prima. Ma in seguito a una telefonata con il publisher in cui, in un inglese stentato, erano volate parole grosse, il vostro amministratore delegato Claudio Martini aveva deciso di fare di testa sua e ordinato l'organizzazione immediata di un press tour. I nomi importanti della stampa videoludica europea il vostro gioco dovevano vederlo, e fanculo alla Multiversal. Con tutto che il mondo intero era in vacanza e riuscire a trovare qualche sfigato che si venisse a prendere questa botta di caldo a Milano negli ultimi giorni d'Agosto non era mica semplice […]


Armeggi con i file, apri e chiudi programmi che non ti servono, controlli che tutti gli album nella cartella degli MP3 siano stati rinominati nell'ordine giusto: cognome dell'artista - nome - titolo album - anno. Faresti qualsiasi cosa per non fissare l'orologio del mac lì in alto e realizzare che è passato un minuto dall'ultima volta che l'hai fatto, e che in totale fa già un'ora dalla prima, e Banshee non ha ancora risposto al tuo ultimo messaggio.
   Per non pensare che hai rovinato tutto.

   Silvia Pupazzini, la vostra PR, era ancora in Messico, e perciò all'ordine di Martini si era limitata a rispondere inviandovi via mail una selezione mirata dei suoi contatti, rimediati ai tempi in cui lavorava in Nintendo. Tale selezione mirata includeva cinque giornalisti che il prode lead designer GianMaria Ferri in persona avrebbe scarrozzato per un paio di giorni in mezzo all'afa terrificante e a nugoli nella Milano deserta di tarda estate. Un paio di chili a testa di gadget realizzati per l'occasione - una maglietta con un bellissimo art di Wendy con gli occhialini da vista, un mouse personalizzato, spillette, una coppia di altoparlanti da PC in cartoncino montabili - pernottamento al Bulgari, cena da Nobu. In mezzo, da qualche parte, quel coglione di Ferri aveva fatto vedere loro anche qualcosa di Badass Bastards, sbagliando tutto quello che c'era da sbagliare quando si era avventurato nella descrizione dei personaggi. Ma nei press tour, questi viaggi organizzati per mostrare un gioco alla stampa, mostrare il gioco alla fine conta poco e niente: devi far divertire i ragazzi, così scriveranno grandi cose di quello che non hanno fatto a tempo a vedere. Il feroce programma di captatio benevolentiae includeva anche un'amichevole del Milan a San Siro con posti in tribuna rossa, primo anello, e proprio lì era nato il problema. 

   L'inviato della bibbia dei videogiochi, la prestigiosa rivista inglese Limit (un tizio allampanato con gravi segni di disordine da stress post-traumatico da sparatutto), il tedesco di un sito dal nome impronunciabile e il fotomodello spagnolo per una qualche ragione mandato dal quotidiano a El Pais a scrivere di un hobby di cui conosceva qualcosa solo per sentito dire, avevano accettato entusiasti anche prima di arrivare al terzo giro di birra durante l'aperitivo. Ma la francese di passare la serata allo stadio non voleva proprio saperne.
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A Day in the Life of Marcello “Marcio” Casalgrande


Non ho più sue foto. Le ho strappate tutte. Non guardatemi così: si chiama rabbia da abbandono. Non ho più suoi dischi o suoi vestiti. Ha rivoluto tutto indietro. L’unica cosa che mi resta di lei è una piantina in ufficio. Una cazzo di violetta africana. 
E siccome era lì lì per seccare, e non potevo permettermi di perderla, ho studiato tutto lo studiabile sulla Saintpaulia Ionantha. Ho scoperto così che l’aspirina tiene su le piantine, e gliene do due compresse al giorno. La mia violetta africana è la più sana di tutta la fottutissima Lombardia.

Rileggi le poche righe con cui hai riempito l'altro giorno il file marcio.txt.
Un'ora e trentotto minuti. Niente.
   Qualcosa ti stringe fortissimo la gola.

Eravate seduti all'interno di un locale sui Navigli, un posto in cui suonano dal vivo, non c'è troppo casino, non hanno le solite quattro birre di merda. Nel deserto post-atomico della Milano di fine agosto non c'era un'anima viva in giro, ma i pochi sopravvissuti alle radiazioni sembrava si fossero radunati tutti lì. C'era una cantante sul palco del Mambo quella sera, un'artista svizzera che alternava brani in inglese e in francese. Tu bevevi un po' imbarazzato una Bonne Esperance, lei ti parlava della sua vita a Parigi, degli studi, del ragazzo farmacista. Della sua rivista di videogiochi tutta al femminile Elle Joue, perennemente in perdita ma tenuta in vita dal suo editore per dimostrare la sua apertura mentale in vista delle prossime amministrative, nelle quali intendeva ricandidarsi. Del suo nome, scelto dai genitori perché al loro primo appuntamento erano andati al cinema a vedere Paradise di Stuart Gillard.
   Poi tu hai detto qualcosa, anche se non riesci a ricordare cosa, e lei ha riso.

Due ore prima, Martini non aveva trovato altra soluzione che sbolognarti la giornalista francese. Eri lì alla reception, avevi già beggiato l'uscita, quando te l'eri visto arrivare di corsa, tutto trafelato:
   «Zainer, devi portare la francese da qualche parte per un paio d'ore. La rompicoglioni non vuole venire a vedere il Milan».
   Avevi provato a obiettare qualcosa, ma le tue scuse non erano suonate particolarmente convincenti. Eri l'unico che abitava in centro, Gloria era ancora a Forte dei Marmi dalla sorella, non avevi un cazzo d'altro da fare per la serata. Il tackle affondato da Galassi, sprofondato a tre metri da lì sulla sua poltrona, aveva fatto il resto.
   Solo che la rompicoglioni non era una rompicoglioni. Si chiamava Phoebe, aveva i capelli corti, gli occhi verdi da furbetta ed era pure simpatica, con quel suo inglese arrotondato dall'accento. E insomma stavate lì, a parlare di videogiochi che conosceva solo lei e a ridere, di quelle cose di cui uno ride solo se ha bevuto abbastanza, quando la cantante svizzera attacca con questo pezzo triste e bellissimo. E per un istante Phoebe ti ha guardato da dietro la sua bottiglietta, e tu lì, immobile, chissà che ti sei pensato.

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Al grande circo dell'E3 di Los Angeles non mancano che una manciata di settimane. Lì in California, oltre al tuo infelice eloquio, durante la conferenza pre-fiera della Multiversal all'L.A. Theater, dovrete portare anche un trailer del gioco.
   Da un trailer mostrato in un evento del genere può dipendere la futura riuscita commerciale di un titolo. Lo sai tu, lo sanno tutti.
Imbrocchi il filmato giusto, cioè sufficientemente carico, con il mix di immagini e soundtrack adatto, e generi attesa in chi lo guarda. Attesa che trasmetterà per osmosi ai lettori della sua rivista o del suo sito, mettendo in moto, più o meno consapevolmente, il perverso meccanismo dell'hype. Tutti vorranno saperne tutto, del gioco di cui parla quel trailer lì, e la pressione continuerà a salire fino alla sua uscita. Quando i giocatori, in fila come tante pecorelle, si precipiteranno a comprarlo nello store MediaPlanet o Jupiter più vicino. A quel punto, indipendentemente dalla qualità del gioco stesso, il più sarà fatto.
   Se vendi, il publisher è contento. Se vendi, al publisher non gliene frega un cazzo se su qualche sito si scrive che l’entusiasmo per quel titolo non è assolutamente giustificato.
   «Quanti minuti ci servono?» ti chiede Elpidio Zampa, il vostro responsabile grafico. E, dall’espressione, capisci che teme la risposta che stai per dargli.
   «Sette. Almeno sette» rispondi, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi. «Ma un paio, come al solito, riusciamo a limarli via tra loghi vari, finestra di lancio a tutto schermo a caratteri cubitali, dissolvenze. Restano cinque minuti buoni da riempire».
   E con quello che avete completato finora, le sequenze utilizzabili al netto di tutto quello che avete dovuto buttare per la svolta gore assunta dal progetto, ne avete al massimo per 100 secondi. A essere ottimisti.
   «In pratica, abbiamo meno di un mese per fare tutto», dice Zampa, mentre lo sconforto si diffonde, come un virus, in tutto l’open space.
   Meno di un mese, per tirare fuori un trailer che rappresenti il gioco, nella sua nuova natura, e sia talmente cool da far sbavare i nerd sociopatici piovuti a Los Angeles da tutto il pianeta.
   Meno di un mese all'E3 e non avete ancora in mano niente di vagamente mostrabile al pubblico. Siete decisamente nella merda. Ma in questo momento non te ne frega assolutamente niente.

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Avete trascorso il resto di quella serata a parlare di tutto e di niente, poi si è fatto tardi e l'hai riaccompagnata in albergo. «Sono stata bene», ti ha detto mentre usciva dall'auto. «Magari ci si vede in giro a qualche fiera. Intanto, se ti va, puoi aggiungermi su Messenger: il mio nick è Banshee».  

Un'ora e cinquantadue. Ma che diavolo ti è saltato in testa? Stai per chiudere il computer e andartene a casa, quando vedi lampeggiare l'icona.
   «Anche tu», ti scrive.
   In italiano. E il tuo mondo ti precipita addosso.


[CONTINUA tra due settimane. Come sempre un gigantesco grazie a Francesco Codolo per la sontuosa illustrazione di Wendy Khane che apre anche questo post. I lavori di Francesco li trovate sul suo blog. Wendy è viva e lotta insieme a noi. Anche se è morta]
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Commenti

  1. E il gesto del Minollo dov'è?

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  2. quando dai miei speaker è partita le vent nous porterà è stato un genuino momento emozione.

    bello. bello (anche tutto il capitolo eh? :) )

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  3. quando dai miei speaker è partita le vent nous porterà è stato un genuino momento emozione.

    bello. bello (anche tutto il capitolo eh? :) )

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  4. forse non dovrei dirtelo, perchè rovino il momento emozione che sicuramente hai regalato agli antristi con questo capitolo molto sentito...ma Phoebe mi ha fatto ricordare di una storia che ho vissuto personalmente anni fa, molto simile a questa.
    solo che la mia di Phoebe un giorno ha deciso che questo mondo non le piaceva più così tanto. mi hai aiutato a ricordarla nel migliore dei modi. grazie ale

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  5. Ale io ti amo, piu va avanti Badass Bastard e piu mi piace, non resisto con questa cadenza, lascia perdere tutto il resto e dedicati solo a questo! XD

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  6. Doc ma un commento sulla notizia del giorno?

    http://www.badtaste.it/articoli/la-disney-acquisisce-la-lucasfilm-star-wars-7-arriva-nel-2015

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  7. mrmik:
    :*

    Macphisto:
    Magari domani.

    akiraamon:
    Rovinarlo? Mi hai fatto commuovere. :(

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  8. E' solo da un po' che seguo questo blog e sto cercando di recuperare ma devo dirtelo: sei dannatamente bravo. Oramai preferisco cominciare a leggere te piuttosto che la solita rassegna stampa, in ufficio. :)

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  9. OT / nota di servizio
    Nobu è stato una grande delusione, niente di eclatante; non si mangia male ma sono super disorganizzati anche se i camerieri sono in metà di mille a servire (nell'ordine hanno sbagliato a portarmi la birra e il piatto). Non è anche così giappo come sembra.

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  10. Angelo:
    Grazie e benvenuto.

    Drakkan:
    Fanno fusion. Ci sono stato un paio di volte, anni fa, e ne sono uscito abbastanza deluso pure io.

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  11. Vaffancuore, questo finora è decisamente il pezzo migliore.
    Adesso devo uscire di casa tutto commosso.

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  12. akiraamon: mi spiace, anche se non ci conosciamo di persona.
    Ci sono rimasto un po' di merda, ma anche secondo me hai fatto bene a condivere.

    Doc: ottimo come sempre!

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  13. Bel capitolo e canzone bellissima (non conoscevo questa versione). Il mix risultante è ottimo :)

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  14. La storia mi sta piacendo un sacco. Mi permetto solo di notare che gli occhialetti da segretaria su femshep... ehm, Wendy sono un po' buffi. (Nel futuro postatomico non esiste più la LASIK? ;)

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  15. Bella la descrizione di quell'ora e 52 di graticola, in attesa di Banshee. Brau!

    @akiraamon : L'Antro, non solo cose di ridere, ma anche di pensare e da ricordare e condividere! ;)

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  16. Solitamente non leggo i romanzi a puntate, figurati poi se su Internet, ma ieri sera, collegandomi al tuo blog per la rivelazione del gesto del Minollo :-) ho lasciato a riguardo il primo commento del post, buttandoci distrattamente un occhio, leggendolo alla fine tutto e recuperando poi le prime tre parti. Sei bravo, non c'è che dire, hai un tuo stile moderno e non gratuito con il quale riesci a rendere intriganti le vicissitudini di un povero cristo di programmatore e le dinamiche intorno alla creazione di un videogioco, un argomento di certo non facile da trattare a livello narrativo, tra l'altro descrivendo con poche pennellate personaggi estremamente folli e al tempo stesso realistici. Bello il meccanismo a cappello che hai costruito sulla storia con la giornalista francese, con un colpo di scena emozionante. I miei complimenti, davvero.

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  17. Tempo di merda per Lucca. Almeno mi sono consolato con questo quarto episodio, che ho aspettato di leggere in treno.

    Grazie Doc, come sempre. Mi autografi il file pdf con i 4 episodi a Lucca?

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  18. @akiramoon:anche se non ci conosciamo, ti abbraccio!
    @Doc:avevo temuto che il protagonista avesse una cotta per Sean Cassidy!

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  19. Quell'Anche io mi ha catapultato indietro di millemila anni, ai tempi delle cotte e degli innamoramenti, pieni di battiti saltati. E akiraamon: il colpo di graziEATUTTIEDUE.

    E continuo a lodare i link multimediali, che è qualcosa che mi manca tanto nei libri analogici e che gli fai fare sempre l'atmosfera azzeccata.

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  20. @scott,crisciam, massimo, omoragno

    grazie amici antristi

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  21. @akiraamon:sai quale è il nostro motto, no?:Antristi Uniti!

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  22. Mi piace!e gran bella illustrazione!

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