Bastardi senza infamia e senza gloria


Di Bastardi Senza Gloria avevi sentito cose, le più varie. Tipo che molti tarantiniani lo avevano trovato una palla. Tipo che era piaciuto a chi Tarantino lo odia, quelli che lo odiano così per principio. Anche quando non si tratta di Quentin, ma del noto chitarrista e compositore napoletano Antonio Tarantino. Per principio.
Due ore e mezza di vita trascorse davanti al 40 pollici più tardi, sai che Bastardi Senza Gloria ha i suoi bei momenti, le sue lungaggini, i soliti dialoghi surreali di Tarantino, il solito mexican standoff (ma qui i due protagonisti lo sanno. Che è un mexican standoff, cioé. E lo chiamano proprio così. Ora, i cinefili parlerebbero di "citazione metareferenziale". La gente grezza come Andrea Maderna parlerebbe di "ammiccamento". Fa lo stesso), il solito cattivo grandioso (che meraviglioso basterdo), la solita topa con i piedi in bella vista che Tarantino ci si deve tirare le pippe, le solite cinquemila "citazioni" su cui i suoi fan si ci devono tirare le pippe mentali, il solito Stefano Filippo Brocchieri (qui nei panni di un allevatore francese di montagna che ovviamente, in quanto allevatore francese di montagna, parla un inglese da presentatore della bibbisì), le solite gag, i soliti colpi di scena, il solito bagno di sangue finale, il solito, grazie. No, senza ghiaccio, che c'ho l'ernia iatale e poi vomito.

In foto: no, la Kruger non si spoglia. Nemmeno una tetta. O il culo, che poi era l'unica cosa guardabile di Troy. Niente. Non so cose.

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