Up: con la testa tra le nuvole (e il groppo in gola)
Sgombriamo subito il campo da equivoci: Up ti è piaciuto quanto e (parecchio) più di WALL-E.
Ma esattamente come nelle avventure fantaecologiste del robottino arrugginito, quello che ti sei gustato maggiormente del film sono stati i primi minuti. E anche qui, si trattava di minuti muti. Come descrivere, a chi ancora non ha visto il film, quella lunga sequenza che fa conoscere allo spettatore la vita di Carl e di sua moglie Ellie, quell'incredibile cortometraggio nel lungometraggio? Quale aggettivo usare? Poetica? Toccante? Semplicemente, bellissima?
Il resto del film è gradevole. Ci sono alcune gag parecchio riuscite e altre piuttosto telefonate, ma va dato atto a Pixar di aver prodotto quanto di meno fagocitabile dal mostro del merchandising fosse possibile immaginare. Cioé, a quale fottuto ragazzino interesseranno mai i pupazzetti di un boyscout ciccione e di Walter Matthau? Solo che per tutta la restante ora e mezza di pellicola hai continuato a pensare a quella sequenza lì. Con un groppo in gola che non avvertivi, a occhio e croce, dal 5 maggio del 2002. E allora calcolavi a quante parole, a quante frasi fuori posto, a quante scenette da Dr. Kildare del medico che entra e dice qualche frase che inizia per "purtroppo" avrebbe fatto ricorso un qualsiasi film hollywoodiano per descrivere la scena dell'aborto in casa Fredricksen. A Docter e Peterson sono bastati meno di due secondi di immagini mute, en passant, e qualche nota di pianoforte.
In foto: il film di Miyazaki che non ha diretto Miyazaki (ma avrebbe potuto benissimo farlo).
Poi, certo, quei due secondi della scena di cui sopra vogliono dire quattrocento ore di lavoro uomo/macchina per i minion cinesi incatenati ai computer da Pixar nei suoi dungeon aziendali. Ma non stiamo qui a sottilizzare.
TASSO DI TACHIONI: Up, chiaro.
Ma esattamente come nelle avventure fantaecologiste del robottino arrugginito, quello che ti sei gustato maggiormente del film sono stati i primi minuti. E anche qui, si trattava di minuti muti. Come descrivere, a chi ancora non ha visto il film, quella lunga sequenza che fa conoscere allo spettatore la vita di Carl e di sua moglie Ellie, quell'incredibile cortometraggio nel lungometraggio? Quale aggettivo usare? Poetica? Toccante? Semplicemente, bellissima?
Il resto del film è gradevole. Ci sono alcune gag parecchio riuscite e altre piuttosto telefonate, ma va dato atto a Pixar di aver prodotto quanto di meno fagocitabile dal mostro del merchandising fosse possibile immaginare. Cioé, a quale fottuto ragazzino interesseranno mai i pupazzetti di un boyscout ciccione e di Walter Matthau? Solo che per tutta la restante ora e mezza di pellicola hai continuato a pensare a quella sequenza lì. Con un groppo in gola che non avvertivi, a occhio e croce, dal 5 maggio del 2002. E allora calcolavi a quante parole, a quante frasi fuori posto, a quante scenette da Dr. Kildare del medico che entra e dice qualche frase che inizia per "purtroppo" avrebbe fatto ricorso un qualsiasi film hollywoodiano per descrivere la scena dell'aborto in casa Fredricksen. A Docter e Peterson sono bastati meno di due secondi di immagini mute, en passant, e qualche nota di pianoforte.
In foto: il film di Miyazaki che non ha diretto Miyazaki (ma avrebbe potuto benissimo farlo).
Poi, certo, quei due secondi della scena di cui sopra vogliono dire quattrocento ore di lavoro uomo/macchina per i minion cinesi incatenati ai computer da Pixar nei suoi dungeon aziendali. Ma non stiamo qui a sottilizzare.
TASSO DI TACHIONI: Up, chiaro.
quoto tutto, inizio sublime e poetico, il resto ordinaria amministrazione, a parte "scoiattolo" :-)
RispondiEliminaSì, "scoiattolo" è proprio una delle gag cui mi riferivo. Bellissima (come la voce di Alpha, del resto) :)
RispondiEliminaBellissimo. Non riesco a togliermi quella musichina (Giacchino è un grande) dal cervello.
RispondiEliminaUno dei pochi film d'animazione Disney che valga la pena vedere: anche se prima (per me) viene Wall-e
RispondiEliminaLa sequenza muta iniziale è sublime, ma lo è anche, per capacità di sintesi e di resa dell'inesprimibile, quella sul finire: la lettura dell'album fotografico.
RispondiEliminaE poi c'è il collare della vergogna ...
Il più bel film di animazione di sempre.