Kengo: l'insostenibile impatto ambientale del Bushido


Un po' di tempo addietro si diceva di questi tipi di Light Weight, questo team di sviluppo giapponese fissato con i simulatori di duello al fil di katana rigidamente ossequioso delle regole del Bushido. Tipo, non colpire l'avversario alle spalle. Tipo, non buttare le cartacce. Tipo, non sputare in terra. Tipo, baldracca ci sarà tua sorella.
Dopo gli scarsi risultati ottenuti con il loro primo picchiaduro svizzero, Akira Nagai e i suoi minion non si sono però persi d'animo. E sono riusciti a contrabbandare sotto il marchio Square un altro Bushido Blade. Solo che in Bushido Blade 2 c'erano molte meno pippe sul codice di condotta dei samurai, e a un certo punto ti trovavi di fronte quella vecchia canaglia di Tsubame. Che, messa da parte la spadina brandita nel primo Bushido Blade, impugnava ora un M16. Sì, un fucile d'assalto. Armato di una katana o di una lancia, contro una tizia che ti svuota addosso un intero caricatore appena provi a muovere un sopracciglio. La via del Bushido secondo Chuck Norris. Defenestrata a calci in culo da Square, la banda di Light Weight continua però a credere nel suo progetto. O forse non c'ha un cazzo d'altro da dire al mondo dei giochini elettronici. Una delle due. Fatto sta che nel 2000 se ne esce con Kengo (in Occidente Kengo: Master of Bushido) per PS2. In Kengo scegli uno dei tre spadaccini nippomedievali da telefilm disponibili, una scuola, e quindi intraprendi la via del guerriero. Allenandoti contro dei tizi calvi con una spada di legno, ma anche e soprattutto temprando il fisico con una serie di allenamenti da Tana delle Tigri. Resta immobile in mutande sotto la cascata, spegni otto candele con un solo colpo di spada (e senza soffiare, sternutire apposta o sputare), prendi a legnate un tronco e, soprattutto, affetta con la katana dei bambù. Che quando uno si chiede da dove vengano tutti quei bambù usati come soluzioni d'arredo molto chic in alberghi, ristoranti e case di ricchi, vengono tutti da qui. Li hanno tagliati tutti a mano gli spadaccini in erba di Light Weight. Che la via del Bushido se ne fotte dell'impatto ecologico e delle conseguenze del disboscamento selvaggio con arma da taglio.
Se poi ti rompi proprio i coglioni di stare le ore a menare tizi calvi con una spada di legno, puoi sempre passare al torneo. Qui, scelto uno dei brutti ceffi del roster, affronterai con una katana vera prima dieci altri tizi calvi (che così assaggiano un po' di acciaio e la piantano di fare quelle facce da cazzoni), poi gli altri spadaccini. Le dinamiche di gioco cambiano completamente, perché, messi da parte la tattica attendista e il tempismo in parate e contrattacchi propri degli allenamenti con le spade finte, qui devi buttarti all'attacco. Mulinare la spada vorticosamente come in un Soul Calibur qualsiasi. Tre affondi, e il tuo avversario ti bacerà i piedi sprizzando sangue da tutti i pori. Il che è abbastanza divertente, se non consideri la grafica da pezzenti e il fatto che i due spadaccini spesso vadano clamorosamente a vuoto durante le combo (Light Weight, ai tempi, continuava a non capirne un cazzo di come si usa l'asse Z nei picchiaduro 3D). Ma la cosa più figa è quando infliggi un colpo letale al nemico, e la sua barra di energia prende a prosciugarsi rapidamente e senza che il povero cristo possa farci nulla. Allora lo vedi agitarsi lì, inconsapevole, nel tentativo di portarti attacchi inutili, mentre la vita gli scorre via dallo yukata, mentre lo fissi con il sopracciglio severo di Kenshiro. Sei morto, solo che ancora non lo sai, povero coglione di un medioevo nipponico presto senza più bambù.

In foto: l'igiene intima dell'apprendista samurai. Una bella doccia linfodrenante rassodante riposante sotto il monte Fuji. Ovviamente ai meno venti di un rigidissimo inverno giapponese, se no non vale.

TASSO DI TACHIONI: Bassino.

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