Poche rivelazioni, molta massa

Le novelization dei videogiochi fanno spesso e volentieri cagare. Che ne vien fuori una descrizione con approccio verosimile di roba altamente inverosimile (Metal Gear Solid di Raymond Benson), un pistolotto pazzesco in duecento puntate su un background narrativo vergine quanto le amiche di Schicchi (i cinquanta romanzi su Halo), un sacco di carta sprecata. Mass Effect: Revelation, però, no. Mass Effect: Revelation è diverso. Scritto dal ras degli sceneggiatori del gioco, l'uomo con poche vocali Drew Karpyshyn, getta con disinvoltura luce su vari aspetti solo accennati nella prima puntata di quella meravigliosa epopea sci-fi cui nelle vacanze ti sei dedicato con tanto impegno (quando non stavi sul tetto a sterminare trilioni di vespe). Spiega cosa facesse quel pirla del Capitano Anderson prima che gli venisse ciulata la nave, perché Saren fosse di suo tanto stronzo, da voce cacchio sia saltata fuori la Sovereign. Ottima anche la traduzione, opera (testo e revisione) di due colleghi, Todeschini e Gaburri; anche se manca in più punti uniformità con le scelte adottate, in sede di localizzazione, nel gioco. Lì ci sono i thurian e i salarian e l'Antro di Chora, qui i turiani, i salariani e il Chora's Den. Vabbé, una sottigliezza per la quale non viene mica giù il Presidium.

In foto, la cover dell'edizione italiana. Il secondo romanzo, già edito negli Stati Uniti di MacDonald's, arriverà presto anche da noi. Che poi, pure se si arriva al cinquantesimo volume, qui almeno la storia è un attimo più interessante e degna rispetto a quei fottuti Spartan e ai paperini cui danno la caccia.

TASSO DI TACHIONI: Alto. Non sarà Asimov, ma l'uomo codice fiscale
Karpyshyn non è nemmeno l'ultimo degli stronzi.

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