Lonza in Translation: la ragazza del ramenificio
Che Ramen Girl sia una co-produzione nippoamericana lo capisci dopo i primi quattro secondi. Ma anche dopo i primi tre. Con quell'impostazione da commedia alla De Filippo propria di tutti i film in agrodolce nippi, ma con quei momenti tipici propri di tutti i film in agrodolce ammerrigani. Insomma, una pellicola che riesce in qualche modo a unire il peggio dei due mondi cinematografici. Cosa ci sarà dunque di buono in questo filmetto con Brittany Murphy (attrice talmente cessa, con quelle occhiaie da drogata, quel naso largo e quegli occhi a palla, che rimane un mistero come abbia fatto Hollywood a tramutarla in starlette da venti e passa commediole del menga), questa roba in cui i protagonisti continuano a parlarsi in lingue diverse, senza capitare una fava di quello che si dicono? Assolutamente nulla. Però dopo un'ora e mezza di ramenifici e scodelloni di ramen in tutte le salse, ti è venuta una voglia tale di vero ramen nipponico che il primo ramenificio che incontri te lo mangi intero. Con gli sgabelli, l'insegna e tutto il resto.
In foto, una scena del (si perdoni il termine) film. La Murphy è una ragazza drogata e juventina che viene mollata a Tokyo. E invece di andarsi a sparare tutto quel che le resta ad Akiba, come avrebbe fatto qualsiasi persona dotata di raziocinio ludowanker, si fissa sull'apprendimento della sacra tecnica del ramen. Seguono scene da maestro Miyagi, ma molto più umilianti. Un anno di duro apprendistato dopo, ancora non capisce una mezza parola di giapponese. Complimenti, honoka.
In foto, una scena del (si perdoni il termine) film. La Murphy è una ragazza drogata e juventina che viene mollata a Tokyo. E invece di andarsi a sparare tutto quel che le resta ad Akiba, come avrebbe fatto qualsiasi persona dotata di raziocinio ludowanker, si fissa sull'apprendimento della sacra tecnica del ramen. Seguono scene da maestro Miyagi, ma molto più umilianti. Un anno di duro apprendistato dopo, ancora non capisce una mezza parola di giapponese. Complimenti, honoka.
Già, la Brittany è davvero un(mezzo)cesso come scrivi tu, eppure (oltre a possedere le conoscenze giuste in quel di Hollywood) si è distinta in passato in almeno tre episodi memorabili: 1- nel video "Faster Kill Pussycat" di Paul Oakenfold canta (bene) ed è pure discretamente gnocca (merito della fotografia?); 2- appare in Sin City di Rodriguez-Tarantino, uno dei film più belli del decennio (peccato solo per l'insostenibile doppiaggio made in Italy); 3 (il più importante)- in 8 Mile gliela da a Eminem dentro una fabbrica tra tubature oleose, cavi dell'alta tensione & tapirulan. Hai detto niente.
RispondiEliminaMi par però di ricordare, che oltre all'uomo dell'ottavo miglio, in quel film, tranne che alla Basinger la donna Panda Murphy gliela molla un po' a tutti.
RispondiElimina..Una mera questione tempistica. Se il film fosse durato un quarto d'ora in più in effetti ci avrebbe provato pure con la Basinger. Tutto lì. Annoterei questa inclinazione naturale del soggetto quale punto a favore, ad ogni modo.
RispondiEliminaRIP. Sarà stato il troppo ramen.
RispondiEliminaNoi, comunque, abbiamo sempre creduto in lei...
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RispondiEliminaA parte la stupidità manifesta della protagonista il film tutto sommato era gradevole. La cosa che rendeva più sopportabile e divertente il tutto era la somiglianza del sensei col compianto Bombolo, (che almeno stavolta poteva menare qualcuno vendicandosi di tutte le legnate presa da Tomás Milián).