Un ninja, tanti tasti

Che poi Ninja Blade non ci prova neanche lontanamente a essere originale. Nel nome, nel personaggio, negli scenari, ma anche nell’autoclonazione spinta con cui imbottisce i suoi ultimi tre livelli di mostriciattoli e insettoni (un plauso ai responsabili della localizzazione del gioco: quale giocatore non vibra di terrore trovandosi dinnanzi a boss di fine livello chiamati “elicottero viscido”, “mosca putrida” e financo “chela veramente ma veramente brutta”) già passati al filo di spada in precedenza. Ninja Blade non usa i QTE. Ne abusa. Se ne fa una panza grossa così. E anche se tu li odi, i QTE, e ti sembra cretino premere tutti quei tasti come nel gioco del Simon dopo trent’anni che poi ne sbagli uno e devi ricominciare da capo tipo quando dovevi prendere a calci in culo il ciccione sul tetto di Shenmue 2 e ti incartavi a nastro, qui funzionano. Che il protagonista è un Ninja di quelli con manie di protagonismo, e affetta l’acciaio al volo e corre sulle ali di un aereo di linea in volo come Goemon, e attraversa in tuffo un mostro sul cielo di Tokyo come Megaloman, e come Devil lancia un rampino per sottrarsi con leggiadria a cadute e figure di merda assortite. E poi sarà che il gioco è ambientato davvero a Shinjuku (se ne distinguono le torri del Park Hyatt, il palazzo del governo metropolitano, il Takashimaya Building, e alla fine il centro commerciale Lumine arrampicato sulla stazione) e Roppongi, sarà che dura il giusto, sarà soprattutto che non è minimamente frustrante come Ninja Gaiden e Ninja Gaiden Secondo (che se guidi un superninja cool con i controcoglioni devi avere la sensazione di guidare un superninja cool con i controcoglioni. Non devi prendere i ceffoni a mano aperta dal primo fesso non morto di passaggio. Che altrimenti tanto vale far ritorno a idraulici mustazzi e archeologhe Jolie), Ninja Blade non è poi malaccio. Il ninjutsu riciclato non è mai brutto come lo si dipinge. In foto: il nostro cavalca dei pezzi di muro e dei veicoli volanti con una moto (don't ask), che scaglierà poi contro il mostrone con un bell’attacco speciale todomé (che fa rima con puré, ma anche con bidet, alé, macché, iacchité, ninjablé). Dopo i motorini a San Siro, le moto custom nel cielo di Shinjuku. Tema di fondo del gioco: la solita invasione dei soliti bacilli ultracorpi mostruosi/invasori/demoniaci, il solito rapporto conflittuale con la propria figura paterna, i soliti casini tipicamente giapponesi. TASSO DI TACHIONI: Checché (todomé) se ne dica, dignitoso.

Commenti