E' grande, è grosso e picchia per tre (Chuck Norris Vs Mr.T)

Fai ottanta chilometri per portarla a un mare che non sia il solito mare, e siccome tu non sopporti né il mare, né il sole, né tutto quello che c'è rispettivamente intorno e sotto, sprofondi da subito in una sorta di torpore autoindotto sul lettino, all'ombra dell'ombrellone più grande che stabilimento balneare abbia mai conosciuto. Ti risveglia, qualche minuto dopo, una banda di vegliardi baresi, tutti intenti a magnificare il Nano. A dire che la sinistra dov'è? Che lui, sua maestà, sta facendo davvero quel che serve agli italiani. Vorresti solo chiedere loro "Cosa?", ma eviti il contatto diretto con la posse di ottuagenari, e ti butti nella lettura dell'Espresso. Che però ti precipita in un orrore senza nome mettendo in rassegna Bossi che va a batter cassa sull'onda del successo elettorale, la Rai che si martella i suoi di coglioni pur di romperli a Sky (e portare soldi a Mediaset. Che dovrebbe essere la concorrenza, ricordiamolo), la truffa del digitale terrestre coatto (sempre per portare soldi a Mediaset), i conteggi pinocchi di Tremonti. Su quello metti via. Scavi nella borsa alla ricerca di qualche libro che pur ti ricordavi di aver portato, e salta fuori questo volumetto comprato a Los Angeles: Chuck Norris vs Mr. T (Gotham Books, 12 petroldollari). Ora, della mania dei "Chuck Norris Facts" avevi avuto già modo di parlare a queste coordinate, ai tempi dell'uscita della prima pubblicazione italiana a tema. Nel frattempo la cosa è andata avanti, tanto da noi quanto oltreoceano, e il libretto di Ian Spector (uno degli alfieri di questo genere subletterario, già omaggiato da Norris con un paio di cause civili) rilancia, proponendo fact tanto sul vecchio Chuck quanto su un altro tamarro da antologia del piccolo schermo, Mr. T. Piccole perle come "Non c'è niente di cui aver paura tranne la paura stessa. E la paura ha paura di Chuck Norris". O "Una volta King Kong e Godzilla si sono affrontati a braccio di ferro. Ha vinto Mr. T". Il problema è che, a differenza dei libri italiani sull'argomento firmati da Mist e Dietnam, qui molti fact a) non fanno ridere, b) sono di un blasfemo pazzesco. Roba che il "Codice Da Vinci", al confronto, è una pubblicazione sponsorizzata dall'Opus Dei con prefazione di Bagnasco. 12 dollari buttati? Decisamente. Ma pur di non sentire la meglio gioventù pugliese degli anni trenta incensare il Nano e le sue ministre, andava bene davvero qualsiasi cosa. Qualsiasi.
 

Peccato non siano presenti nel libro facts sul cane che c'era nel cartone di Mr.T, anche lui munito di mohawk. In compenso non mancano un paio sui videogiochi. Tipo: "Gli autori del primo Mortal Kombat hanno avuto l'idea delle 'fatality' assistendo a un corso di diplomazia internazionale tenuto ad Harvard da Mr. T"

Commenti